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11: Divina reiezione

I Samuele 15

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La grazia di Dio verso il suo popolo governa tutto ciò che avviene nella storia raccontata in I Samuele 15.

Amalek doveva essere completamente distrutto perché fu la prima delle nazioni pagane — la prima a contrastare Israele nel deserto. Pertanto, Amalek era un tipo di tutte le forze ostili che contrastano la chiesa. Amalek odiava e rigettava la grazia che Dio dimostrava al suo popolo e la comunione del patto. Per quella ragione Amalek doveva essere distrutto.

Saul non si era votato alla giustizia della grazia. Quando risparmiò il meglio di Amalek dimostrò che la giustizia della grazia non era tutto per lui. A quel punto, rese manifesto che non poteva più essere servo di Dio. Dio non poteva usare chi non vedesse la gloria di quella grazia. La misericordia di Dio verso il suo popolo domina la storia della reiezione di Saul. Da quel momento in poi Saul fu specialmente un anti-tipo del Cristo.

Dobbiamo assicurarci d’avere una corretta comprensione del significato di quella reiezione. Il giudizio di Dio aveva già colpito Saul per la sua disobbedienza a Ghilgal prima della battaglia contro i filistei: gli fu detto che la corona non sarebbe stata ereditata dai suoi discendenti. Questa volta il giudizio fu che Saul stesso fu rigettato come re. In altre parole, la benedizione di Dio si sarebbe allontanata da Saul come re. Fu solo successivamente che Saul fu rigettato anche come persona.

Obbedire è meglio che offrire sacrifici, disse Samuele a Saul. Ma l’obbedienza in sé non è da contrapporsi con l’offerta di sacrifici. Infatti, non ci può essere vero sacrificio senza obbedienza. Quando Samuele disse che obbedire è meglio che offrire sacrifici stava parlando di sacrifici offerti da qualcuno che non sta vivendo per fede a causa della grazia, qualcuno che non è obbediente alla grazia di Dio. Questo è confermato da ciò che proseguì nel dire: “Poiché la ribellione è come il peccato di divinazione, e l’ostinatezza è come il culto agli idoli e agli dèi domestici”. Quando siamo ribelli, noi insistiamo a volere le cose a modo nostro; vogliamo comandare noi. Con ciò rigettiamo Dio proprio come fanno i pagani. Tale reiezione va mano nella mano con la simulazione del culto: un atto religioso nel quale sottomettiamo le potenze degli dèi alla nostra volontà.

          Concetto principale: Per il bene della sua grazia verso il suo popolo,
                                                  il Signore rigetta colui che si ribella.

          Disobbedienza. Un giorno Samuele venne da Saul con un comando da parte del Signore: avrebbe dovuto distruggere completamente gli amalekiti. Gli amalekiti avevano attaccato gli israeliti subito dopo che il Signore li aveva fatti uscire dall’Egitto. In Amalek bruciava un odio verso il popolo cui il Signore si era legato in un modo speciale. Pertanto, Amalek era un tipo di tutte le potenze ostili che sarebbero sorte contro il popolo del Signore.

È desiderio del Signore che la sua grazia sia onorata nel mondo e che ci inchiniamo in fede davanti alla gloria di quella grazia. Per aver bestemmiato la grazia di Dio, Amalek doveva essere punito, punito con la completa distruzione. Nella stessa maniera Dio distruggerà tutti quelli che non onorano la sua misericordia accettandola per fede.

Per mezzo di Samuele, il Signore disse a Saul che era stato unto re su Israele perché servisse il Signore nella sua grazia verso il suo popolo. Perciò ordinò a Saul di eseguire questo giudizio sugli amalekiti.

Saul mobilitò il popolo: duecentomila uomini di Israele e diecimila di Giuda. Con questo esercito attaccò gli amalekiti. Disse ai kenei, che erano discendenti del suocero di Mosè, di separarsi dagli amalekiti. Saul volle risparmiarli perché un tempo si erano astenuti dall’essere ostili a Israele. Jethro aveva onorato con sacrifici il Dio d’Israele.

Fino a questo punto, sembrò che Saul fosse in completa obbedienza. Con uno stratagemma vinse gli amalekiti e i suoi soldati li inseguirono e uccisero. Ma poi la disobbedienza si insinuò. Gli israeliti catturarono Agag, il re degli amalekiti, e Saul non lo mise a morte. Inoltre, su insistenza dei suoi uomini, Saul permise che il meglio del bestiame degli amalekiti fosse risparmiato. Tutto di Amalek avrebbe dovuto essere sottoposto al giudizio della grazia di Dio verso il suo popolo. Ma divenne chiaro ora che Saul non era motivato da uno zelo di far sì che quella grazia fosse rivelata. Questa è la ragione per cui cedette all’insistenza dei suoi uomini. Voleva anche glorificare se stesso nell’avere a corte un re sconfitto.

A quel punto Saul non poteva più essere servo del Signore nella sua grazia verso il suo popolo. Non poteva essere un tipo del Signore Gesù Cristo, che desiderò nient’altro che servire Dio nella sua grazia pattizia.

          Giudizio. Allora il Signore disse a Samuele di essere dispiaciuto d’aver fatto Saul re visto che si era allontanato dal seguirlo. Questo non significa che il Signore si sia rammaricato d’aver elevato Saul alla corona. Il Signore sapeva ciò che stava facendo fin dal principio; l’unzione di Saul aveva un suo proposito. Sarebbe stato rivelato a Saul che solo uno che si fosse arreso totalmente alla grazia di Dio avrebbe potuto servire il Signore in qualità di re.

Il Signore Gesù Cristo fece ogni cosa per amore del regno del favore di Dio. E noi, a nostra volta, possiamo servirlo solamente in fedele sottomissione. Il Signore aveva voltato le spalle a Saul come re perché era chiaro che Saul non onorava la sua grazia sopra tutto il resto. La benedizione di Dio non si sarebbe più posata sul trono di Saul.

Allora l’ira di Samuele si accese contro Saul per il suo il rigetto della grazia di Dio. Mentre rifletteva sul misfatto di Saul si rese conto di quanto  si scontrasse col suo amore per Saul e con le sue speranze per Israele sotto  la corona di Saul. Minacciava perfino la sua opera di un’intera vita che aveva dedicata all’onore della grazia di Dio in Israele. Combatté col problema tutta la notte nella speranza che il corso che gli eventi stavano prendendo potesse in qualche modo essere ribaltato. Se solo Israele avesse potuto evitare di essere maledetto a causa del governo di Saul!

Quando giunse l’alba Samuele si rese conto che la decisione del Signore era irrevocabile. Dio non poteva tollerare nessuno che cercasse di rubargli il suo popolo. La fedeltà del Signore verso il suo popolo richiedeva la reiezione di Saul dall’ufficio di re. A quel tempo Samuele non sapeva ancora esattamente come il Signore avrebbe recuperato l’onore della monarchia per mezzo di qualcun altro, qualcuno che sarebbe stato veramente un tipo del Cristo. Ma lo Spirito del Cristo viveva comunque in Samuele che dedicò volontariamente la propria vita alla rivelazione della grazia.

Samuele incontrò Saul e il suo esercito nella valle del Giordano, a Ghilgal. Saul gli andò incontro con esagerata allegria. Quando Samuele lo rimproverò, rispose che il bestiame era stato risparmiato per farne un’offerta al Signore. Che stupidaggine! Nulla che fosse riservato per il giudizio e messo sotto interdetto avrebbe potuto essere offerto al Signore. Forse Saul non capiva più nulla della giustizia del Signore?

Samuele tagliò corto e gli annunciò il verdetto del Signore. Saul cercò ancora di trovare una scusa. Allora Samuele replicò: “L’ubbidienza è migliore del sacrificio”. Solo in obbedienza saremo in grado di portare al Signore un vero sacrificio. Quando siamo ribelli, facciamo dèi di noi stessi e qualsiasi servizio diventa pura simulazione come il culto vano dei pagani. Siccome Saul aveva rigettato le richiesta della grazia non poteva più essere re.

Saul infine confessò il suo peccato. Però la sua non fu una confessione dal cuore perché gettò ancora la colpa sul popolo. Lui si era arreso all’insistenza del popolo. Poiché la sua confessione non veniva dal cuore Samuele rifiutò di adorare insieme a lui e di offrire ringraziamenti per la vittoria.

Quando Samuele volle andarsene, Saul lo afferrò per il lembo del suo mantello, che si strappò. Questo diede a Samuele uno scorcio profetico di ciò che stava per accadere e lo profetizzò: “L’Eterno oggi ha strappato da te il regno d’Israele e lo ha dato a un altro, che è migliore di te”. Il Signore non può usare nessuno per il quale la sua grazia non sia la cosa più importante. Perciò questa reiezione era irrevocabile. L’immutabile Dio d’Israele non mente. Non abbandona il suo popolo a causa dell’ingiustizia di qualche essere umano. Quando la sentenza è stata pronunciata per amore dell’onore della sua grazia, egli non muta, perché è fedele a quella grazia.

A quel punto Saul chiese a Samuele di onorarlo lo stesso davanti agli anziani accompagnandolo nella cerimonia d’adorazione. Samuele acconsentì, ma principalmente per eseguire il giudizio su Agag. Uccise  Agag e lo tagliò a pezzi, non solo a causa dei passati peccati degli amalekiti contro gli israeliti ma anche a motivo della crudeltà verso Israele di cui Agag stesso  era colpevole. Agag non sarebbe sopravvissuto per essere usato da Saul nella sua auto-glorificazione; doveva morire per l’onore della grazia del Signore.

Dopo queste cose, Samuele ritornò a Rama. Non vide mai più Saul. La comunione del Signore con Saul come re mediante il profeta Samuele era rotta. Samuele fece cordoglio per Saul, perché lo aveva amato. Il Signore voltò le spalle a Saul e si volse verso un altro uomo, un uomo che lo avrebbe servito nella sua grazia e sarebbe stato un tipo del Cristo.


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