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58: Come il vaso di un vasaio

Daniele 5

Probabilmente la storia che forma lo sfondo di Daniele 5 può essere ricostruita come segue. Nabonide fu l’ultimo re di Babilonia. Ma fu lontano per un considerevole lasso di tempo. Mentre era lontano, suo figlio Belshatsar era l’effettivo governante. Ritornando al suo trono, Nabonide fuggì davanti ai persiani che stavano avanzando e che conquistarono Babilonia senza trovare opposizione e che lo presero prigioniero. Però suo figlio mantenne un punto d’appoggio in una parte della città. Diversi mesi dopo, dopo che la maggior parte della città era stata conquistata, arrivò sulla scena Ciro. Sette giorni dopo il resto della città fu catturato di sorpresa e Belshatsar fu ucciso mentre la difendeva. Questo attacco di sorpresa fu lanciato durante la notte della festa che Daniele  5 racconta.

Non dovremmo raccontare questa storia come un giudizio personale su Belshatsar. Se usassimo un tale approccio, potremmo infatti attaccare alla storia un bel po’ di avvertimenti. (Ministri del vangelo hanno spesso predicato questa storia esattamente in quel modo.) Ci staremmo dimenticando che Belshatsar era il re, il rappresentante del regno babilonese che doveva essere fatto a pezzi.

Quando Belshatsar profanò i vasi del  tempio, divenne ovvio che il regno babilonese non lasciva più alcuno spazio ad aspettative che riguardassero il Regno di Dio. Benché questa nascente potenza mondiale fosse da tempo stata in opposizione alla volontà di Dio, Dio aveva ritenuto opportuno usarla per salvaguardare il mondo fino alla venuta del Cristo. Ma ora l’impero mondiale babilonese non poteva più servire a quello scopo.

Dobbiamo ricordare che il giudizio venne su Belshatsar perché profanò i vasi del tempio. Il Dio che aveva mostrato la sua grazia al suo popolo Israele mantenne il proprio onore. Così, anche se dobbiamo parlare di giudizio, dobbiamo parlare prima di tutto della grazia e della fedeltà di Dio che fa valere il suo patto. Il Cristo mantiene la sua gloria nella distruzione dei suoi nemici.

          Concetto principale: Dio mantiene la sua grazia nella distruzione
dei
suoi nemici.

          Bestemmiare il Dio del patto. Dopo Nebukadnetsar ci furono diversi altri re a Babilonia. L’ultimo fu Belshatsar. Era il figlio di un uomo che aveva preso il trono con la forza. Forse sua madre era della linea di Nebukadnetsar, il che significa che poteva ancora essere considerato uno dei figli di Nebukadnetsar.

I persiani avevano già conquistato larga parte di Babilonia. In una porzione della città, Belshatsar resisteva caparbiamente. Fu durante questo periodo che diede una grande festa alla quale invitò i suoi ufficiali di governo e le loro mogli. Dando quella festa dimostrò d’avere un’attitudine impertinente e sconsiderata. Nella sua intemperanza ordinò che fossero portati i vasi del tempio di Gerusalemme talché i suoi ospiti potessero bervi mentre onoravano gli dèi di Babilonia. Questi erano i vasi che Nebukadnetsar aveva portato via dal tempio, quei vasi che gli israeliti avevano usato a Gerusalemme per onorare il Signore , il Dio del patto. In questa azione fu derisa la grazia del Signore per il suo popolo e il nome del Signore fu profanato.

Il Signore aveva condannato questa potenza mondiale nella quale si adorava la grandezza dell’uomo. Tuttavia, egli scelse di preservare le nazioni fino al giorno della venuta del Cristo. Se fossero state lasciate a se stesse, le nazioni si sarebbero fatte a pezzi.

Ma il Signore non avrebbe permesso che il regno di Babilonia cadesse nel peccato di bestemmiare il Dio d’Israele. Se fosse stato permesso, Babilonia avrebbe portato alle nazioni distruzione anziché preservazione. Perciò, quando Belshatsar cominciò a bestemmiare, il giudizio del regno di Babilonia fu suggellato. Il Signore lo avrebbe presto reso chiaro a Belshatsar.

          Paura del Dio ignoto. All’improvviso, apparve una mano sopra il trono del re, una mano che scrisse alcune parole sull’intonaco del muro. Quando il re la vide avrebbe voluto fare un balzo, ma era paralizzato dalla paura. Le sua ginocchia tremavano. Il Dio che mostra grazia al suo popolo aveva pronunciato il giudizio su Babilonia. Ora stava scrivendo la sentenza sul muro! Ma Belshatsar non conosceva questo Dio, né voleva conoscerlo. È precisamente la paura dell’ignoto che porta su di noi un tale sentimento di orrore.

Belshatsar fece immediatamente chiamare i suoi savi perché gli leggessero e interpretassero le misteriose parole scritte sul muro. Avrebbe ricompensato grandemente l’uomo che fosse riuscito a farlo. A quanto pare la speranza di ricevere un’interpretazione ridusse in qualche modo la costernazione del re. Ma scoprì che nessuno dei suoi uomini poteva decifrare quelle parole. A quel punto la paura dell’ignoto lo sopraffece di nuovo. Anche i grandi del reame furono smarriti.

Qui vediamo la sensazione di orrore che soverchierà tutti quelli che non conoscono il Dio del patto. Senza la grazia che ci appartiene nel patto, egli ci rimane estraneo, riempiendoci di paura.

          Rivelazione per mezzo del profeta del Signore. Durante il tumulto causato da tutta questa costernazione, entrò la regina madre. Ricordò al re che c’era un altro savio cui poteva rivolgersi: Daniele, nel quale, come ella disse, c’era lo spirito degli dèi. Evidentemente Daniele era stato dimenticato dai successori di Nebukadnetsar. La regina madre, però, che potrebbe essere stata una figlia di Nebukadnetsar, ricordava chiaramente ciò che Daniele aveva fatto.

Quando Daniele fu fatto entrare, rifiutò i doni del re. Siccome serviva il vero Dio, non  profetizzava per guadagno. Ma era disposto a leggere la scritta e interpretarla. Ricordò al re come Nebukadnetsar si fosse esaltato e fosse stato abbassato finché aveva onorato il Dio che teneva nelle sue mani anche la sua vita. Quindi il giudizio su Belshatsar e sul suo regno furono rivelati in quelle misteriose parole sul muro.

Sul muro c’era scritto: Mene, Mene, Tekel, Ufarsin, che significa: contato, contato, pesato e diviso. I giorni di Belshatsar e del regno babilonese erano contati. Il Signore aveva pesato quel regno e l’aveva trovato mancante. Non c’era più nemmeno una sola benedizione per il Regno di Dio in Belshatsar o nel suo regno. Lui e la sua potenza sarebbero dunque state fatte a pezzi. Il suo regno sarebbe stato dato ai medi e ai persiani.

Sebbene Daniele avesse annunciato la fine di Belshatsar e la fine del suo regno, fu onorato sontuosamente. Verosimilmente il sentimento d’orrore di Belshatsar si placò una volta che seppe il significato delle parole sul muro.

          Il giudizio della grazia di Dio. Quella stessa notte i persiani sferrarono un attacco a sorpresa. Nella difesa di ciò che era rimasto della città, Belshatsar fu ucciso. La fine del regno babilonese era arrivata.

Il Dio di grazia giudicherà tutti quelli che si liberano da Lui e non vogliono servirlo nella sua grazia. Reciderà ogni vita in cui non trovi più niente del suo Spirito, ogni vita che trovi mancante. La sovranità e la vittoria apparterranno eternamente alla sua grazia, cioè al Cristo.


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