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57: La sovranità del Dio d’Israele

Daniele 4

Sebbene in Daniele 4 ci sia una transizione dalla prima persona alla terza, l’intero capitolo è un proclama di Nebukadnetsar. Il suo riconoscimento del Dio altissimo non deve essere visto come il frutto di una vera conversione. Tuttavia, quando parlò del regno eterno di Dio, Nebukadnetsar non stava certo pensando solo di quello che chiamiamo il Regno della potenza di Dio. Non dobbiamo dimenticare che questo riconoscimento fu un risultato della Parola-rivelazione che gli arrivò per mezzo del suo sogno e dell’interpretazione di quel sogno da parte di Daniele. Dopo la Caduta, questa Parola-rivelazione è sempre connessa al Cristo. Dobbiamo rammentarcene quando leggiamo Daniele 4.

Daniele ammonisce Nebukadnetsar di rompere con i suoi peccati praticando la giustizia ed eliminando l’ingiustizia mostrando misericordia agli oppressi. Fintantoché il suo regno mostrasse qualche somiglianza col regno di grazia del Cristo, la sua pace sarebbe stata estesa. Il modello di governo regale di Cristo è la norma per qualsiasi governo sulla terra.

Ciò che fu rivelato a Nebukadnetsar del Regno di Cristo mediante il suo sogno precedente deve aver giocato un ruolo nei suoi pensieri lungo tutta la sua vita. È degno di nota che si sia prima riferito a Daniele col suo nome ebreo e poi abbia aggiunto: “chiamato Belshazzar dal nome del mio dio”. Qui abbiamo un riconoscimento dei giudei come popolo in mezzo al quale si trovava la speciale rivelazione di Dio.

Questa rivelazione a Nebukadnetsar è connessa alla venuta nella carne del Cristo. Mediante questa penetrazione della Parola del Signore, il mondo doveva essere preservato in modo che più tardi fosse in grado di ricevere il vangelo.

In contrapposizione all’auto-esaltazione di Nebukadnetsar, nella quale si liberò dal Dio vivente, rimane stabile il suo riconoscimento che l’autorità sovrana viene solamente inchinandosi davanti al Dio che, nel Cristo, si occupa del suo popolo e del mondo.

Il tipo di pazzia di Nebukadnetsar è collegata all’auto-esaltazione. Quando qualcuno si immagina d’essere un animale, tutta la sua autorità è stata persa.

          Concetto principale: Ogni autorità sulla terra dipende dal regno di grazia
di Dio per mezzo del Cristo.

          Un avvertimento in un sogno. Negli ultimi tempi del suo regno, Nebukadnetsar ebbe un sogno che lo riempì di paura. Vide un albero la cui cima giungeva al cielo. Questo albero, che poteva essere visto dalle estremità della terra, era pieno di foglie e di frutti. Le bestie della campagna vi trovavano ombra e gli uccelli del cielo facevano il nido sui suoi rami.

Poi dal cielo apparve un essere soprannaturale il quale comandò a gran voce che l’albero fosse tagliato. Si sarebbe dovuto lasciare solo il ceppo. A quanto pare, questo messaggero dal cielo pensava a un essere umano quando vide quest’albero, perché disse che doveva essere legato con catene di ferro e di bronzo fra l’erba dei campi, che avrebbe dormito sotto il cielo e che la sua parte sarebbe stata con gli animali. Il messaggero disse letteralmente che la mente di quella persona sarebbe stata così confusa che avrebbe creduto d’essere un animale.

Come disse successivamente Nebukadnetsar, il messaggero disse anche che questa cosa sarebbe successa sicuramente perché era una decisione dei santi. Daniele parlò di una decisione dell’Altissimo, ma per  la consapevolezza babilonese di Nebukadnetsar era una decisione del concilio degli dèi. Questa follia sarebbe durata sette periodi di tempo finché questa persona avrebbe riconosciuto che l’Altissimo ha sovranità sui regni degli uomini.

Nebukadnetsar sospettò che questo sogno fosse una rivelazione datagli da Dio che si era già rivelato a lui diverse volte. E percepì che quella rivelazione riguardasse proprio lui. Per questa ragione lo riempiva di paura. Il Dio che si era rivelato in Israele era spesso così vicino a Nebukadnetsar! È caratteristico di quel Dio che Nebukadnetsar venisse avvertito prima che il giudizio lo colpisse.

          L’interpretazione dello Spirito di profezia. Il re chiese l’interpretazione del sogno a tutti i saggi di Babilonia. Nessuno riuscì a fornirla. Il timore di questa profezia di giudizio aveva chiuso le loro menti. Nessuno di loro riuscì a cogliere la luce della rivelazione. Quanto è futile la chiaroveggenza dei non-credenti quando confrontata con la rivelazione del Dio vivente! Allora il re fece chiamare Daniele, che era il capo dei savi. Però, come straniero, Daniele non era mai diventato un membro regolare del loro gruppo.

Quando il re gli raccontò il sogno, Daniele vide la sua interpretazione per lo Spirito del Signore. Dapprima fu fuori di sé all’orrore di quel giudizio. Quanto terribile è Dio, che tuttavia si dona al suo popolo nella sua grazia!

Riportato in sé da una parola del re, Daniele disse che desiderava sui nemici del re il giudizio di quel sogno. Sfortunatamente, quel giudizio riguardava proprio Nebukadnetsar. Era lui l’albero. La pazzia lo avrebbe colto e lui sarebbe stato scacciato dal consesso degli uomini. Ciò gli sarebbe venuto addosso a causa della sua auto-esaltazione e sarebbe durato finché non si sarebbe umiliato davanti a Dio.

Da profeta di Dio, Daniele implorò il re che desse un taglio alla sua auto-esaltazione e mostrasse umiltà facendo misericordia agli oppressi. Se solo il regno di Nebukadnetsar avesse mostrato qualche somiglianza col Regno di misericordia di Cristo, Dio avrebbe allungato la sua pace. Me se avesse scelto di liberarsi di Dio completamente, il giudizio era sicuro.

In questo avvertimento fu concesso a Nebukadnetsar di ascoltare qualcosa di come sarebbe stato il Regno di Cristo. Poiché Cristo sarebbe stato realmente sottoposto a Dio, sarebbe stato sovrano su tutte le cose. Avrebbe avuto misericordia dei poveri. Tutti i re della terra si devono conformare a quel governo regale del Cristo.

          La venuta del giudizio. All’inizio Nebukadnetsar fu impressionato dalla rivelazione che aveva ricevuto. Ma tali sentimenti sono solo temporanei se non ci portano a tornare al Dio della grazia nel nostro cuore. Gradualmente il re si liberò dell’impressione che quell’episodio aveva provocato in lui.

Un giorno, circa un anno dopo, stava sul tetto del suo palazzo che dominava la città che aveva adornato di meravigliosi edifici. L’orgoglio gli si gonfiò nel cuore e gli fece dire delle parole per le quali si liberava del Dio dei cieli e della terra: “Non è questa la grande Babilonia che io ho costruito come residenza reale con la forza della mia potenza e per la gloria della mia maestà?!” Immediatamente udì una voce dal cielo che gli diceva che la sua autorità gli era tolta e che il giudizio sarebbe ora arrivato.

Tutto ad un tratto una peculiare pazzia venne su Nebukadnetsar, una pazzia che lo faceva sentire a agire come un animale. Fu scacciato dalla società umana. Visse come un animale. Capelli e unghie gli crebbero e ogni aspetto umano in lui degenerò.

Alle persone è data autorità; ogni persona ne ha. Ora colui che si era gloriato della sua autorità aveva perso tutta la sua autorità. Ciò che perse per prima fu l’autorità sulla propria mente. Il residuo di immagine di Dio che è ancora presente in ogni essere umano per amore di Cristo, in Nebukadnetsar fu completamente dissacrato e pervertito. Questo ci mostra a che punto il Signore a volte si spinga nel giudicare e punire la gente, anche se rimane un Dio di grazia. Eppure, per amore di Cristo ci fu misericordia anche in questo giudizio perché servì a recuperare Nebukadnetsar.

          Imparare una certa giustizia. Dopo i designati sette periodi di tempo, Nebukadnetsar ritornò in sé. (Non sappiamo quanto lungo sia stato questo periodo.) Il primo pensiero che gli venne in mente fu che avrebbe dovuto riconoscere il Dio che si era rivelato a lui come il Dio cui appartiene ogni sovranità. Quel Dio era il Dio d’Israele.

Ad ogni modo, Nebukadnetsar non riconobbe questo Dio come il solo vero Dio: lo vide solo come il Dio più grande. Nondimeno, si umiliò di nuovo davanti alla maestà di Dio. E per amore di Cristo il Signore ebbe misericordia di questo re pagano. Nebukadnetsar fu accettato di nuovo dalla gente e riguadagnò la sua autorità. I suoi consiglieri e i suoi grandi lo riconobbero e il suo governo regale assunse maggiore splendore di prima.

Qualche tempo dopo, Nebukadnetsar emise un proclama a tutti gli angoli del suo regno nel quale spiegò ciò che era accaduto. Si umiliò a tal punto che non cercò di nascondere l’esperienza umiliante che aveva subito. E riconobbe che ogni sovranità appartiene al Dio che si era rivelato al re per mezzo di Daniele, il quale era uno dei giudei. In questo modo fu tenuta viva nel mondo una qualche conoscenza del Dio vivente. Dio stava così  salvaguardando il mondo fino a quando il vangelo del Cristo, che sarebbe venuto, sarebbe andato a tutte le nazioni e il suo Regno avrebbe potuto essere stabilito tra tutti i popoli.


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