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Davide

18: La sottomissione del popolo al loro re

II Samuele 1-5

Durante questo periodo, l’attitudine di Davide fu di totale dipendenza dal Signore. Salì a Hebron solo quando il Signore gli disse di farlo. Non fece alcuno sforzo autonomo per far sì che il popolo gli si sottomettesse come re.

Ovviamente il giudizio proprio di Davide ebbe un ruolo in queste faccende. La sua lode degli abitanti di Galaad era allo stesso tempo un invito a sottomettersi a lui come re. E la sua conquista di Gerusalemme fu un’operazione da grande statista. Dopo tutto, Gerusalemme era situata centralmente ed era vicina al confine tra Giuda e Beniamino. Eleggendo Gerusalemme a capitale Davide poté riconciliare la tribù di Beniamino (la tribù di Saul) al suo governo senza respingere la propria (Giuda). La conquista della vecchia cittadella dei Gebusei aggiunse immediatamente lustro alla sua reputazione.

Tuttavia, le azioni di Davide in questo periodo non devono essere spiegate primariamente come astute mosse politiche. Portano impresso il timbro della grazia di Dio che fece sì che Davide ponesse la sua fiducia nel Signore. Davide rigettava ogni ingiustizia; era spinto dalla consapevolezza che Sion avrebbe dovuto essere liberata mediante la giustizia. In tutto questo Davide fu un tipo del Cristo che sa che i suoi gli sono stati dati dal Padre. In Davide, il Cristo proseguì a rivelarsi e il popolo riconobbe il vero Re.

Solo nel caso dei figli di sua sorella Tseruiah (Joab e Abishai) Davide fu impotente e non eseguì la giustizia, — non perché erano suoi nipoti, ma perché erano i comandanti delle sue truppe. Il loro seguito non avrebbe permesso che li punisse. Tutto ciò che fece fu maledire la famiglie di Joab. Successivamente istruì Salomone d’assicurarsi che fosse fatta giustizia.

Certi passi di questi capitoli sono difficili da tradurre. Le parole in mezzo a II Samuele 1:9 possono essere tradotte “… perché sono preso da crampi mortali”. Il verso 18 dello stesso capitolo dovrebbe dire: “Ed egli disse loro d’insegnare ai figli di Giuda ‘L’Arco’”. Potrebbe essere che “L’arco” sia il titolo di una lamentazione che Davide aveva composto. Probabilmente le diede questo titolo perché è un cantico di battaglia.

II Samuele 5:8 dovrebbe essere tradotto: “Chiunque vuol battere i gebusei, getti gli zoppi e i ciechi nella cascata” (ovvero l’abisso). Con “gli zoppi e i ciechi” si fa qui riferimento ai soldati di stanza dentro la cittadella di Gerusalemme dal loro vanto superbo che perfino gli zoppi e ciechi avrebbero potuto difendere la cittadella. Da quella volta in poi, “Gli zoppi e i ciechi” divenne l’espressione per persone odiate. Uno poteva dire: “Gli zoppi e i ciechi non entreranno in casa”.

Si legge che Ish-Bosheth governò a Mahnaim per due anni e che Davide divenne il regnante su tutte le tribù poco dopo la sua morte. A quel tempo, Davide aveva già governato su Giuda ed Hebron per sette anni. Questi fatti suggeriscono che Abner non abbia fatto re Is-Bosheth immediatamente dopo la morte di Saul. Deve averlo fatto circa cinque anni più tardi quando aveva finalmente ripreso ai filistei un’importante porzione del territorio che era stato perso.

          Concetto principale: Il Signore sottomette il popolo al loro re.

          L’onore dell’unto del Signore. Due giorni dopo che Davide era tornato a Tsiklag, giunse lì un uomo con le vesti stracciate e terra sul capo: ovviamente un messaggero di cattive notizie. Egli informò Davide della sconfitta dell’esercito d’Israele e della morte di Saul e Gionathan. Quando Davide gli chiese come sapesse tutto questo egli rispose di essere stato nella battaglia e di essersi imbattuto nel re appoggiato alla sua lancia in preda a spasmi di morte con i filistei che lo stavano raggiungendo. Proseguì dicendo di aver ucciso Saul su sua pressante richiesta. Mostrò a Davide la corona di Saul e del braccialetti come prova della veracità del suo racconto. (A quanto pare quest’uomo era stato sul campo di battaglia e aveva sottratto i gioielli del re deceduto, ma il resto della sua storia era falso.)

Quando Davide e i suoi uomini udirono queste notizie, si stracciarono le vesti e fecero cordoglio per la morte di Saul e Gionathan, e pure per la sconfitta del popolo del Signore, i loro fratelli. Malgrado si trovassero in terra filistea, dove avevano trovato rifugio e rinnegato il popolo del Signore con la loro bocca, nel loro cuore erano ancora legati al popolo del Signore col suo destino e il suo re.

Davide deve essersi arrabbiato particolarmente quando seppe che il messaggero era un amalekita che viveva tra gli israeliti. Il messaggero sembra fosse convinto che la sua rivendicazione d’aver personalmente ucciso re Saul sarebbe stata ricevuta da Davide come buona notizia e che ne avrebbe ricevuto una ricompensa. La sua rivendicazione fu che aveva alzato la mano contro Saul, l’unto del Signore. Il Signore aveva certamente abbandonato Saul, ma l’esecuzione del giudizio su di lui apparteneva al Signore o a chiunque il Signore avesse chiamato a farlo, non all’amalekita. Che interesse aveva avuto questo straniero per uccidere l’unto del Signore? Per certo la sua azione impudente era un disonore per Israele e per il Dio d’Israele! Era forse permesso a chicchessia trattare con Israele e col suo re come gli pareva?

Davide deve anche aver sospettato che il messaggero mentisse. Tuttavia, l’uomo si era condannato accreditandosi il crimine. Sarebbe stato giudicato per le parole della sua bocca. Perciò Davide comandò ai suoi uomini che lo mettessero a morte. Così l’amalekita fu ucciso.

Il futuro re d’Israele non cercava il proprio onore e non aveva un desiderio personale di vendetta nei confronti di Saul. Non sarebbe asceso al trono per mezzo d’ingiustizia e spargimento di sangue. Tutto il popolo avrebbe saputo che Davide non cercava la propria gloria e che non aveva dato la propria benedizione ad un atto d’ingiustizia. In questo modo Davide fu un tipo dell’eterno Re d’Israele: il Signore Gesù Cristo.

Davide compose quindi un canto di lamento per Saul e Gionathan e ordinò che fosse insegnato ai figli di Giuda. “Come mai sono caduti i prodi?” lamentò Davide, “Quelli che erano la gloria d’Israele sono caduti. Non ditelo ai filistei, che non gioiscano della morte di Saul. Siano maledetti i monti di Ghilboa perché è lì che cadde lo scudo d’Israele. L’unzione del Signore avrebbe dovuto proteggere Saul dalle mani del nemico. Che eroi sono stati Saul e Gionathan! Rimasero fedeli l’un l’altro malgrado il peccato di Saul. Gionathan rimase fedele a suo padre, scesero insieme nella morte. Piangete, figlie d’Israele perché Saul ha portato prosperità a Israele”. Poi Davide ripetè: “Come mai sono caduti i prodi!” Pensando particolarmente a Gionathan, proseguì: “Io sono in angoscia per te, fratello Gionathan, il tuo amore per me era meraviglioso”, Chiude il canto ripetendo: “Come mai sono caduti i prodi”.

Davide fu capace di vincere i suoi peccaminosi desideri egocentrici perché era dedicato alla causa del Signore con tutto il suo cuore. Questo è il motivo per cui potè amare Saul che lo trattava come un nemico e apprezzare ciò che Saul aveva significato per il popolo di Dio.

Noi vinciamo i nostri peccati per fede nel governo della grazia del Signore. Il Signore Gesù Cristo vinse ogni tentazione con la fede. Per il suo Spirito, egli fu vittorioso in Davide. E per il suo Spirito sarà vittorioso anche in noi oggi.

          Re a Hebron. Ora che Saul era morto, Davide era nuovamente al sicuro in Israele. E dopo tutto quello che aveva sopportato nel paese dei filistei, bramò ritornare. Si rese conto, comunque, che era finalmente giunto il momento che Dio lo esaltasse ponendolo sul trono. Specialmente a questo punto, non voleva fare nulla senza prima riconoscere il Signore. Chiese al Signore se fosse dovuto ritornare e dove fosse dovuto andare. Il Signore gli disse di andare a Hebron. Perciò Davide e i suoi uomini andarono a Hebron con le loro mogli e le loro masserizie e vi si stabilirono.

Non passò molto tempo che gli uomini della sua tribù vennero da lui e lo unsero re su Giuda.  Qui Davide sperimentò il compimento iniziale della promessa del Signore. Gli fu permesso occuparsi dei bisogni del popolo del Signore come loro re. Deve averlo desiderato ancor più fortemente a causa della situazione confusa che c’era stata sotto Saul. Gli avrebbe il Signore permesso di ristabilire Israele dopo la sciagura? Dopo tutto, Davide era solo il re di Giuda; avrebbe dovuto aspettare fino a che il Signore gli avrebbe dato il controllo sul resto d’Israele.

Davide mandò messaggeri a Jabesh di Galaad per esprimere il suo apprezzamento per ciò che la gente di quella città aveva fatto per Saul. “Il Signore vi ricompensi per ciò che avete fatto”, dichiarò, “e anche io non vi dimenticherò!” Voleva rendere chiaro a tutto Israele che non aveva mai voluto ottenere il trono con la forza e che non aveva dimenticato le benedizioni che un tempo il Signore aveva dato per mezzo di Saul.

Aspettare divenne ancor più pesante per Davide quando Abner, il comandante in capo di Saul, cominciò a liberare Isarele dalla dominazione dei filistei. E quando abbe parziale successo fece re in Mahanaim (In Transgiordania) Ish-Boshet, figlio di Saul. Per Davide questo significava un nuovo ostacolo sulla sua via al trono di tutto Israele. Il Signore gli stava insegnando ad attendere.

          Guerra civile. Scoppiò una guerra tra il resto delle tribù e Giuda. Abner radunò un esercito e marciò contro Giuda. Davide non aveva mai inteso che ci fosse una guerra tra le tribù d’Israele sulla sua rivendicazione al trono. Tale conflitto sarebbe stato terrificante per chiunque odiasse i nemici del Signore e amasse l’intero popolo d’Israele.

Ciò nonostante, a Davide non era permesso voltare le spalle alla chiamata che il Signore gli aveva dato. Abner e i suoi uomini erano in ribellione contro la chiamata che il Signore aveva dato a Davide. Ci sarebbe dovuta essere una battaglia intorno alla benedizione del Signore data in Davide.

Abner propose che dodici soldati di ciascuna fazione si scontrassero in un corpo a corpo. Non esiste combattimento più feroce di quello tra fratelli. Senza alcuna considerazione per la loro vita questi ventiquattro guerrieri combatterono così ferocemente che morirono tutti. Poi si scontrarono i due eserciti. Abner e i suoi uomini furono sconfitti.

Mentre gli uomini di Joab inseguivano quelli di Abner, Abner uccise il fratello di Joab, Asahel che lo stava inseguendo. Abner lo aveva avvertito poco prima; non voleva ucciderlo perché la frattura tra Abner e Joab sarebbe divenuta insanabile. Pertanto i combattenti percepivano che la guerra civile era un abominio.

Quando fu sera Abner radunò i suoi uomini per organizzare la resistenza. Gridò anche a Joab: “La spada divorerà essa per sempre?” Richiamò l’attenzione all’amarezza che sarebbe necessariamente risultata da altro combattimento. Joab fece suonare la tromba e ordinò ai suoi uomini di fermarsi. Quella notte tornarono a Hebron.

Quella particolare battaglia era finita, ma la guerra civile continuò. La guerra non poteva terminare finché tutto Israele si fosse sottomesso al Signore il quale aveva scelto Davide perché fosse il pastore d’Israele. Come poteva Israele essere così ostinatamente cieco per così tanto tempo? In questa lotta Davide diveniva sempre più forte mentre la casa di Saul diveniva sempre più debole. Durante questa permanenza a Hebron il Signore benedisse Davide anche con figli.

          Negoziati. A quanto pare, Abner aveva in mente di diventare egli stesso il regnante d’Israele. Aveva preso per moglie la vedova di Saul Ritspah. Questo ammontava a una dichiarazione che voleva assumere il regno del suo padrone. Quando Ish-Boshet lo rimproverò per questo, Abner rispose arrabbiato che avrebbe portato tutto Israele sotto lo scettro di Davide poiché era ovvio che Il Signore aveva scelto Davide per regnare. Involontariamente Abner dovette riconoscere e sottomettersi all’elezione di Davide. Ish-Boshet non aveva sufficiente potere per per fare alcunché contro questa sfrontatezza di Abner.

Abner cominciò a dare adito alle sue intenzioni mandando messaggeri a Davide per discutere i termini della pace. Una delle condizioni che Davide pose fu che gli fosse prima restituita la figlia di Saul Mikal che era stata sua moglie ma che era stata data a qualcun altro. Amava ancora Mikal? O voleva rimuovere il disonore che aveva sofferto quando sua moglie era stata data a un altro? O volle rafforzare la sua posizione avendo di nuovo come moglie la figlia di Saul? Vari sono i motivi che possono aver portato Davide a fare questa richiesta.

Nel frattempo Abner aveva parlato con gli anziani d’Israele, in particolare con quelli di Beniamino, la tribù di Saul. Abner postulò che il Signore aveva indicato chiaramente che Davide sarebbe stato il liberatore d’Israele. Tutto Israele sembrava disposto a riconoscere Davide come re perché il Signore aveva volto il cuore della gente a Davide. L’innalzamento al trono di Ish-Bosheth era stato un atto di puro arbitrio. L’unico cui era permesso governare come re sul popolo del Signore era colui che il Signore stesso aveva scelto.

Abner fece togliere Mikal a suo marito e lo scacciò via vergognosamente quand’egli cercò di seguirla. Qui vediamo quanto dolore le persone possono infliggersi a vicenda con i loro soprusi — anche se appartengono al popolo del Signore.

Abner venne da Davide a Hebron con venti uomini. Davide lo ricevette amichevolmente e Abner promise che avrebbe unito tutto Israele nel patto con Davide.

Ad ogni modo, l’ascensione al trono di Davide non sarebbe stata raggiunta con questo percorso di macchinazioni umane. Il Signore segue sempre le proprie vie anche se in queste vie a volte usa i peccati degli uomini come canale.

Joab non era a Hebron quando Abner fece la sua visita. Quando ritornò da una razzia seppe di ciò che era avvenuto in sua assenza. Rimproverò Davide per aver lasciato andare Abner in pace affermando che era venuto a Hebron per spiare. Senza che Davide lo sapesse, Joab usò una menzogna per far tornare indietro Abner e lo assassinò alla porta della città per vendicare la morte di Asahel.

Quando Davide udì ciò che era accaduto dichiarò d’essere innocente del crimine di Joab. Ma non era nella posizione di permettere che la giustizia facesse il suo corso nei confronti di Joab perché gli uomini di lui si sarebbero ribellati contro questa decisione. Però maledì la casa di Joab: sarebbe sempre stata colpita da malattie e penuria. Provvide affinché Abner venisse seppellito a Hebron con onori.  Ordinò a Joab e al popolo di marciare davanti alla bara con le vesti stracciate mentre egli stesso la seguiva. Piangendo, la processione avanzò verso la tomba. Davide stesso compose un canto di lamentazione per Abner. Digiunò tutto il giorno e si lamentò della sua impotenza di vendicare questo crimine. Tutto il popolo riconobbe che Davide era innocente del sangue di Abner ed essi videro ancor più chiaramente che non aveva il desiderio di giungere al potere in Israele per mezzo di ingiustizia e crimine.

Pertanto il popolo era ora unito al Signore mediante il suo re. Per amore del Signore, dovevano considerare il re — capo del popolo.

          Re su tutto Israele. La morte di Abner aveva lasciato una forte impressione sul popolo. Ebbero tutti la sensazione che la casa di Saul fosse ora una causa persa. A casa sua Ish-Bosheth fu assassinato dai capi di due bande armate al suo servizio. Non aveva un successore: il figlio di Gionathan, Mefibosheth, che sarebbe stato il successivo in linea, era zoppo di entrambi i piedi a causa di un incidente.

Gli assassini di Ish-Bosheth portarono la testa del re morto a Davide, credendo che la loro azione lo avrebbe compiaciuto. Ma Davide rifiutò di essere coinvolto anche in questo nuovo crimine. Fece giustiziare i due uomini e comandò che fossero loro tagliati mani e piedi e i loro corpi appesi. La testa di Ish-Bosheth fu seppellita nella tomba di Abner.

Poi gli anziani di tutte le tribù vennero da Davide e riconobbero la sua chiamata come pastore d’Israele. Finalmente tutto Israele si sottomise al re scelto dal Signore. Il Signore stesso sottomise il popolo al loro re. Dopo sette anni di attesa a Hebron, l’obbiettivo era raggiunto: nel nome del Signore Davide ebbe il privilegio di essere il re e il liberatore d’Israele. E tutto il popolo fu convinto che Davide comprendeva che Israele poteva essere salvato solo per mezzo della giustizia. Al popolo fu concesso di vedere in Davide un tipo del Messia. Anche oggi il Signore stesso sottomette il popolo al Cristo, il loro re.

          La scelta di Gerusalemme. Uno dei primi atti ufficiali di Davide come re fu una spedizione militare contro la cittadella dei gebusei. Banché Gerusalemme fosse già nelle mani d’Israele, i gebusei occupavano ancora la fortezza della città. Davide aveva scelto Gerusalemme per capitale del suo regno. La città era posta centralmente, sul confine tra Giuda e Beniamino. Inoltre, la protratta occupazione della cittadella da parte dei gebusei era un’ignominia per Israele.

La guarnigione stanziata nella cittadella derideva Israele dicendo che “i ciechi e gli zoppi” sarebbero stati sufficienti per difenderla. Tanto sembrava imprendibile la fortezza. Ma lo Spirito del Signore stava operando in Davide e nei suoi uomini in guisa tale che la loro ira si accese contro quelli che si beffavano del Dio d’Israele. La Scrittura menziona a malapena una battaglia per questa cittadella. Per Davide fu come fosse stata aperta.

Davide fece di Gerusalemme la sua capitale. Il Signore stesso gli aveva dato la città. Più tardi il Signore dichiarerà di aver scelto Gerusalemme per rivelare lì il suo nome. Davide fortificò le mura della città e costruì un palazzo col legname mandatogli da Hiram, il re di Tiro. Vide che il Signore aveva stabilito il suo regno e che lo aveva fatto a motivo della sua grazia verso il suo popolo.

Quando i filistei seppero che Davide era diventato re su tutto Israele, si misero in marcia dalle pianure della Filistia per stabilire la loro superiorità. Ma il Signore concesse a Davide la vittoria. Poi il nemico marciò una seconda volta contro Israele. Su istruzione del Signore Davide marciò alle loro spalle; al suono di passi sulle cime dei balsami, li attaccò alle spalle e li sconfisse.

Il Signore stesso era venuto a liberare Israele. E il popolo comprese che Davide governava Israele col favore del Signore e in comunione con lui, portando liberazione al popolo di Dio.


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