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35: Il profeta della penitenza

1 Re 22:52-II Re 1

Nel passo della Scrittura a cui volgiamo ora la nostra attenzione, sembra di leggere solo di giudizio e orrore. Leggiamo di fuoco dal cielo e di un inesorabile giudizio di morte. La prima volta che leggiamo questo passo sembra non esserci alcuna luce.

Tuttavia, dobbiamo prestare scrupolosa attenzione al fatto che qui appare di nuovo l’Angelo del Signore. È chiaro che ciò che è inteso in questo passo non è un angelo creato ma il Cristo, l’eterna Parola, il Mediatore del patto. Era dal tempo dei Giudici che non si rivelava direttamente. Era stato rivelato per mezzo di ombre e tipi, ma direttamente mai. Ora, all’apice di questa crisi, appare di nuovo. Il Mediatore della grazia va in cerca del suo popolo.

Il giudizio su Achaziah, quindi, è il giudizio della grazia di Dio sul suo popolo. Achaziah dovette essere rimosso di mezzo a loro in modo che il Signore potesse mostrare la sua grazia al suo popolo. Se guardiamo a questo passo in questo modo, irradia luce.

Non possiamo fare a meno di collegare questo passo con Luca 9:51-56, dove ci viene detto che i samaritani non ricevettero Gesù. Giacomo e Giovanni dissero: “Signore, vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi, come fece anche Elia?” Ma il Signore rispose: “Voi non sapete di quale spirito siete; poiché il Figlio dell’uomo non è venuto per distruggere le anime degli uomini, ma per salvarle”.

Dobbiamo stare attenti a non tracciare qui un falso contrasto tra Elia e il Signore Gesù, come se l’uno rappresentasse la legge e l’altro il vangelo. Nella Scrittura non c’è contrapposizione tra legge e grazia. Lo scopo del combattimento di Elia è niente di più e niente di meno che rivelare la grazia di Dio al suo popolo. Elia aveva conosciuto la quiete di Dio. Se mai potessimo dire di un essere umano che fu pieno di grazia, dovremmo dirlo di Elia. Noi diciamo che il Cristo è pieno di grazia, ma Elia fu un tipo del Cristo.

D’altro lato, non dimentichiamo che dal Cristo proviene il giudizio. L’annuncio della morte di Achaziah e il fuoco dal cielo provengono dal Cristo. Il libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse, ci dice come il Cristo giudica e giudicherà. L’errore dei discepoli a Samaria fu l’aver mancato di rendersi conto che il giudizio è sempre un giudizio di grazia, che è sempre inteso glorificare la grazia di Dio. Un giorno, il giudizio finale, introdurrà il trionfo della grazia.

In più, la vocazione del Signore Gesù Cristo qui sulla terra fu diversa da quella di Elia. Il Cristo è venuto a soffrire per il suo popolo per rivelare la grazia di Dio in nuova gloria. Per questa ragione non portò giudizio a quel tempo. E anche le circostanze erano diverse al tempo di Elia. La gloria della Parola di grazia era stata pienamente rivelata in Elia, mentre il Signore Gesù Cristo non era ancora stato riconosciuto dai samaritani.

Quando paragoniamo II Re 1:17 con altri dati a disposizione, vediamo che Giosafat probabilmente costituì suo figlio Jehoram co-reggente circa otto anni prima di morire, forse al tempo della sua campagna militare con Achab. Due anni prima di morire deve aver abdicato in favore di suo figlio. Non ne sappiamo le ragioni. I dati statistici dei regni dei re d’Israele di Giuda durante questo periodo non sono tutti calcolati dalla stessa prospettiva. In questo modo, in ogni caso, si possono armonizzare.

          Concetto principale: Il giudizio della grazia viene rivelato
affinché
il popolo creda.

          Evitare la Parola della grazia. Ad Achab succedette suo figlio Achaziah che camminò nelle vie di suo padre. A Samaria il culto di Baal fu mantenuto insieme al culto idolatrico collegato con i vitelli d’oro. Era proprio come se il Signore non avesse detto e fatto nulla per mezzo di Elia e degli altri profeti. Di conseguenza il Signore si volse contro Achaziah in tutto e rese futile la sua vita e il suo regno.

Dopo la morte di Achab, Moab si ribellò contro Israele. Moab aveva pagato il tributo a Israele fin dai tempi di Davide. Quando Davide e Salomone regnarono nel nome del Signore, i re delle nazioni circostanti furono loro assoggettati come segno che un giorno tutte le nazioni saranno assoggettate al regno di grazia di Cristo. Però, adesso il regno di grazia era rigettato in Israele e i re non riflettevano più l’immagine di Cristo, le nazioni si sollevarono contro Israele nella loro forza. Mentre accadevano queste cose il Signore stava litigando con Israele.

Fin dal principio, Achaziah deve aver avuto dei progetti per sottomettere di nuovo Moab. Ma fu impedito nella realizzazione di questi piani quando cadde da una finestra e si ammalò gravemente. Lì giaceva, costretto a letto e impotente. E non c’erano miglioramenti nelle sue condizioni. Era come se si trovasse davanti ad un muro oltre il quale non poteva guardare, ancor meno scavalcarlo.

In questa malattia il Signore lo stava confrontando. Si sarebbe ora sottomesso al governo provvidenziale di Dio e riconosciuto che nella sua malattia il Signore nella sua grazia lo stava cercando? Si sarebbe sottomesso alla grazia del Signore verso il suo popolo e anche arreso a questa grazia personalmente? Si sarebbe piegato e avrebbe confessato i suoi peccati?

Achaziah avrebbe potuto chiedere la Parola del Signore per mezzo del profeta Elia. Sapeva dove viveva Elia, come vediamo dagli sviluppi successivi. Ma Achaziah non voleva umiliarsi davanti al Signore. Non poteva e non voleva sottomettersi a nessuno. Che non volesse, né fosse capace di sottomettersi era il frutto del peccato dell’umanità, il peccato della casa di suo padre, e il suo proprio peccato.

E tuttavia, non poteva né voleva rimanere a letto in quel modo. Doveva sapere in un modo o nell’altro cosa gli riservasse il futuro. Perciò mandò messaggeri a Baal-Zebub [1], il dio delle mosche, il dio di Ekron, il dio che supponeva potesse svelare il futuro. Baal-Zebub sarebbe stato in grado di di dirgli se sarebbe guarito da questa malattia!

Notate che Achaziah non chiese la guarigione a questo Baal. Achaziah non poteva chiedere un favore a nessuno. La fede che è disposta a sottomettersi può implorare la guarigione, come più tardi fece Ezechia. Achaziah voleva solo sapere cosa gli sarebbe accaduto. E in questa conoscenza voleva ancora avere gli eventi in suo controllo.

Non dobbiamo solo puntare il dito ad Achaziah. Tutti noi siamo altrettanto restii e incapaci di sottometterci alla grazia di Dio e arrenderci ad essa. È pura grazia se ci è dato di farlo, se siamo capaci di arrenderci alla grazia ogni giorno della nostra vita e in tutte le sue circostanze.

          La risposta dell’Angelo del Signore. Il Signore confrontò Achaziah quando questi mandò i messaggeri a Ekron. Achaziah non poteva fare nulla senza che il Signore rovesciasse i suoi piani. Ad ogni modo, era la grazia del Signore che lo stava confrontando. Se solo Achaziah se ne fosse reso conto!

Fu l’Angelo del Signore a comandare ad Elia di incontrare i messaggeri e dare loro ordine di portare al re la risposta del Signore anche se il re non aveva voluto chiedere niente al Signore. Qui appare di nuovo l’Angelo del Signore, cioè il Cristo, il Mediatore del patto. Questo Angelo era quello che aveva parlato ai patriarchi e aveva guidato Israele nel deserto; era Colui che è Dio stesso e che conferisce al suo popolo la comunione con Dio. Questo Angelo, il Rivelatore della grazia di Dio, confrontò Achaziah affinché si sottomettesse alla grazia di Dio.

“È forse perché non c’è Dio in Israele che voi mandate a consultare Baal-Zebub?” Questa è la domanda che Elia doveva fare ai messaggeri. Non solo un Dio c’era, quel Dio viveva in Israele ed era vincolato a Israele col suo patto. Egli viveva in mezzo al suo popolo e successivamente, quando la Parola divenne carne, sarebbe diventato uno di noi. Così, prese su di sé le nostre infermità e i nostri peccati e portò le nostre pene. E avrebbe potuto prendere su di sé anche la malattia di Achaziah; avrebbe potuto confortarlo durante la malattia e far sì che la stessa operasse per la sua salvezza. Quando noi manchiamo di sottometterci quotidianamente alla grazia del Signore in tutte le cose, quando aggiriamo il Signore, stiamo rigettando la grande salvezza che ci è data nell’incarnazione della Parola.

Allo stesso stesso tempo, Elia doveva dire ai messaggeri di informare il re che non sarebbe guarito. Non si sarebbe alzato dal suo letto d’infermo; sarebbe certamente morto. Il Signore volle mettere fine alla vita infruttuosa di Achaziah. Si assicurò che Achaziah sapesse che la sua fine era prossima in modo che potesse ancora pentirsi e sottomettersi alla grazia del Signore. Allora la sua vita avrebbe potuto ancora diventare fruttifera per l’eternità. Si sarebbe sottomesso?

          Un fuoco consumante. Elia non aveva svelato la sua identità ai messaggeri, ma dalla descrizione che ne fecero i messaggeri seppe che era stato Elia a parlare loro. Descrissero il profeta come uno con un mantello di peli di cammello e una cintura di cuoio sui fianchi.

Elia era un profeta di penitenza. Col suo modo di vestire testimoniava a Israele che ogni lusso e ogni proprietà nella vita erano perse a causa del peccato. A suo tempo, il Signore Gesù le avrebbe ottenute di nuovo per noi col suo sangue, ma dobbiamo ammettere che le abbiamo perse.  Per questo Giovanni Battista venne vestito come Elia.

Nelle parole dei messaggeri, Achaziah fu di nuovo confrontato con la richiesta di pentimento, richiesta che proveniva dalla Parola della grazia. Era esattamente questa richiesta, la richiesta che si umiliasse, che Achaziah  voleva evitare.

Elia avrebbe dovuto essere eliminato perché Achaziah non tollerava di avere un tale figuro nel suo regno. Elia viveva su una montagna in mezzo a Israele come testimonianza al Signore, per chiamare Israele e il suo re a confessare i loro peccati. Il re mandò un capitano con cinquanta uomini ad arrestare Elia. Ora il re avrebbe usato la sua autorità per zittire la Parola di Dio! La Parola della grazia doveva venire rimossa da Israele!

A quanto pare questi uomini erano dello stesso parere del re perché il loro capitano gridò ad Elia: “Ehi, tu, uomo di Dio, il re ti ordina di scendere!” Presumibilmente si aspettavano che l’uomo di Dio si sottomettesse alla parola del re. In quel caso, il capitano deve aver deriso Elia quando lo chiamò “uomo di Dio”: non c’era posto per un vero uomo di Dio nel regno di Achaziah.

Elia rispose: “Se sono un uomo di Dio, come dici, scenda fuoco dal cielo e consumi te e i tuoi uomini”. Effettivamente il fuoco scese e li consumò. Fu un evento terribile. Ma assicuriamoci di comprendere correttamente la situazione: la grazia del Signore avrebbe dovuto avere la vittoria in Israele. Per questo, questa bestemmia dovette essere rimossa da di mezzo al popolo. La Scrittura dice che il nostro Dio è un fuoco consumante il nostro Dio. Lui vuole essere il Dio del suo popolo e perciò ogni iniquità deve essere spazzata via. In realtà, il giudizio fu un giudizio di grazia.

Achazia mandò un secondo plotone di soldati a catturare Elia. A quanto pare il capitano credeva di poter intimidire Elia perché gli disse: “Scendi subito!”. Anche lui e i suoi cinquanta uomini furono consumati dal fuoco. Finalmente il terzo capitano si arrese alla Parola del Signore in Elia. Lui e i suoi uomini furono risparmiati.

Un giorno il Cristo farà perire tutti gli empi. Allora la grazia del Signore trionferà, e il governo sovrano della grazia sarà confermato per sempre.

          Il giudizio di morte. L’Angelo del Signore disse ad Elia di andare col terzo capitano e di non temere. Come devono essere sembrati orribili questi eventi a Elia visto che lui amava ancora il suo popolo, gli israeliti,  nonostante i loro peccati! Deve essere stato per lui un grande conforto che l’Angelo del Signore lo abbia accompagnato e abbia parlato con lui. Tutto ciò che Elia faceva era fatto nel nome di quell’Angelo.

Pertanto, lo sfondo di questi eventi era ancora grazia e compassione. La chiesa deve essere consapevole di questo retroterra quando annuncia un giudizio di morte al mondo. Il questa faccenda la chiesa deve seguire il suo Signore.

Al comando dell’Angelo, Elia stette davanti al re. Ora poteva dirgli in faccia che sarebbe morto. È evidente che non supplicò più il re che si arrendesse alla grazia.

Achaziah udì la sua sentenza — il suo rigetto. La pula doveva essere bruciata. Achaziah doveva essere rimosso da di mezzo al popolo di Dio in modo che Dio potesse usare misericordia verso il suo popolo e fare in modo che un residuo fosse salvato.

Achazia regnò su Israele solo due anni. Siccome non aveva figli, divenne re al suo posto un altro figlio di Achab: Jehoram.

Note:

1 Il nome originale di questo dio era Baal-zebub (Signore Principe). Un titolo canaanita per Baal era Zebul. Il cambio da Zebul (Principe) a Zebub (mosche) potrebbe essere dovuto allo scehrno degli scribi. Nel Nuovo Testamento incontriamo il nome Beelzebul o Beelzebub, ove significa principe dei demoni.


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