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56: La potenza della grazia a Babilonia

Daniele 3

La statua che Nebukadnetsar eresse nella pianura di Dura non era un idolo ma un simbolo della gloriosa potenza di Babilonia. I ogni caso, fu comandato che gli uomini l’adorassero. A quel punto quella potenza divenne un idolo. In più, Nebukadnetsar chiese ai suoi sottoposti di riconoscere gli dèi di Babilonia che gli avevano dato la vittoria. Gli dèi delle nazioni sconfitte non erano grandi come quelli di Babilonia. Che la potenza gloriosa di Babilonia sia centrale qui è evidente dal pomposo elenco di governatori e altri ufficiali e dall’altrettanto pomposa enumerazione di strumenti musicali.

Contrapposta a questa idolatria, il Signore rivelò la potenza della grazia nella liberazione dei tre uomini nella fornace ardente. Si noti cosa dicono questi tre uomini: “Ecco, il nostro Dio, che serviamo, è in grado di liberarci dalla fornace di fuoco ardente e ci libererà dalla tua mano, o re. Ma anche se non lo facesse, sappi o re, che non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo l’immagine d’oro che tu hai fatto erigere”. Non erano completamente sicuri che il Signore li avrebbe liberati. Se la liberazione fosse servita a rivelare il suo nome, Dio li avrebbe sicuramente liberati. Ma se la liberazione non fosse stata necessaria a quello scopo, sarebbero periti e Dio si sarebbe glorificato in qualche altro modo.

Da questa storia non possiamo concludere che Dio libererà sempre i suoi figli nel modo in cui liberò questi tre uomini. Dio non concede sempre una liberazione così spettacolare. Egli rivelerà il suo nome! La salvezza eterna è certa; la liberazione da quella fornace ardente era solo un segno di quella salvezza.

Possiamo essere inclini a pensare che il quarto uomo nella fornace sia stato il Cristo. Non lo si può stabilire con certezza sulle basi del dato scritturale. Ma anche se il quarto uomo fosse stato un angelo creato, la sua presenza era lo stesso una rivelazione della comunione di Dio, in Cristo, con la nostra vita e sofferenza. C’è qui pertanto una profezia dell’incarnazione della Parola. Per la loro comunione col Cristo, i tre uomini nella fornace di fuoco non furono in difficoltà. Nella “preghiera di Azaria (Abed-nego) e il cantico dei Tre Giovani” che è registrata negli apocrifi, si legge che la sensazione fu come se un vento fresco di un mattino coperto di rugiada stesse soffiando intorno a loro.

          Concetto principale: La potenza della grazia è rivelata a Babilonia.

          Auto-glorificazione. Nebukadnetsar aveva viaggiato in gran parte del mondo e aveva stabilito un impero mondiale. Quando ritornò, adorò la potenza che aveva acquisito. All’inizio del suo regno era stato impressionato dall’instabilità di tutte le cose. Ora adorava la potenza.

Gli venne un’idea: avrebbe eretto una statua nella pianura di Dura come segno della potenza di Babilonia. Poi, i rappresentanti e i governatori delle nazioni assoggettate sarebbero stati fatti venire e fatti adorare la statua. Nel farlo avrebbero riconosciuto la potenza di Babilonia come divina. Inoltre, avrebbero onorato gli dèi di Babilonia come superiori degli dèi delle altre nazioni quanto a forza.

Lì si ergeva la statua, alta quasi ventotto metri e larga tre, interamente ricoperta d’oro. Splendeva al sole. Tutti gli ufficiali che governavano nell’impero mondiale di Nebukadnetsar erano radunati davanti ad essa. Ad un certo segnale, quando la musica cominciava a suonare, tutta la folla cadde prostrata davanti alla statua. Tutte le nazioni erano state rese schiave: solo Babilonia era dio. Babilonia si reggeva sulla propria potenza. Era vero che gli dèi avessero aiutato, ma Babilonia non dipendeva dalla grazia del Signore.

Questo evento rappresentava una provocazione e una sfida al Signore, del cui nome Nebukadnetsar aveva già sentito parlare. Si sarebbe il Signore rivelato qui e avrebbe dimostrato che la potenza della sua grazia era più grande della potenza di Babilonia?

          Confessione della potenza della grazia. Nebukadnetsar credeva di aver generato lui questo piano, ovviamente, ma in realtà era stato diretto dal Signore. Nella glorificazione di Babilonia, Nebukadnetsar stava per incontrare la potenza della grazia. Dio ci guida anche quando pecchiamo. Punisce il peccato col peccato e fa in modo che il peccato culmini nel contrasto più nitido con la grazia.

Nebukadnetsar incontrò immediatamente opposizione. Tre uomini,  Shadrak, Meshak e Abed-Nego (i tre amici di Daniele) non si erano prostrati davanti alla statua. (A quanto pare Daniele stesso non era presente). Questi tre uomini, che erano rimasti in piedi in mezzo a tutte queste persone inginocchiate, furono visti immediatamente. L’intera folla era in ginocchio che adorava la grandezza di un uomo. Ogni volta che chiunque osi adottare un’atteggiamento contrario inginocchiandosi davanti a Dio e rifiutando di inginocchiarsi davanti alla gloria umana, si rende immediatamente cospicuo. Questo vale anche per il nostro tempo.

Nella moltitudine lì raccolta c’erano uomini che invidiavano i tre amici di Daniele. Nebukadnetsar li aveva posti in posizioni d’onore come governatori della provincia di Babilonia. I loro nemici invidiosi ora portarono accuse contro di loro davanti al re.

All’inizio l’atteggiamento del re fu simpatetico: invitò i tre a dimostrare semplicemente che in realtà intendevano conferire alla statua l’onore richiesto. Ma se avessero rifiutato, sarebbero stati sottoposti alla punizione che lui aveva decretato: sarebbero stati gettati nella fornace ardente. “Quale dio può liberarvi dalla mia mano?” Chiese il re con voce minacciosa, sfidando la potenza della grazia del Signore.

I tre uomini risposero che non avevano bisogno di scusarsi col re, non c’era nulla di cui dovessero difendersi. Avevano rifiutato di unirsi all’adorazione della potenza di Babilonia consapevolmente, per amore del Signore. Loro adoravano solo il Dio della grazia, il Dio d’Israele. Quel Dio era capace di liberarli mediante la sua grazia. E lo avrebbe certamente fatto se fosse stato necessario per la rivelazione e l’onore della sua grazia a Babilonia. Ma se non fosse stato necessario sarebbero periti. Allora il Signore avrebbe rivelato il suo nome in qualche altro modo. In ogni caso, i tre uomini rifiutarono di prostrarsi davanti alla statua. Misero il loro destino nelle mani del Dio vivente.

I tre sapevano che il Signore avrebbe loro concesso liberazione se fosse stato necessario per l’onore del suo nome. Il Signore libererà anche noi nello stesso modo se ciò serve il suo onore. Possiamo stare certi che ci darà la salvezza eterna mediante la fede in lui. Ma dobbiamo arrenderci nelle mani del Signore.

Saremo capaci di farlo come i tre che affrontavano la morte nella fornace ardente? Non dobbiamo essere abbagliati dalla fede dimostrata da quei tre. Il Dio che diede loro la grazia di essere fedeli la darà anche a noi se guardiamo a lui e non alla nostra forza.

          Comunione col Cristo. Il rifiuto dei tre uomini rese furioso il re. Proprio perché era stato così accondiscendente con loro adesso era doppiamente adirato. Comandò che la fornace fosse riscaldata sette volte di più del solito. Poi degli uomini robusti dell’esercito di Nebukadnetsar legarono Shadrak, Meshak e Abed-Nego completamente vestiti. Nella fornace i loro abiti avrebbero preso fuoco immediatamente.

L’ira di Nebukadnetsar era in realtà ribellione contro il Dio vivente. Il re stava entrando in collisione con la potenza della grazia. La collisione avvenne subito: quando i soldati condussero i tre condannati alla bocca della fornace infuocata e li gettarono dentro, i vestiti dei soldati presero fuoco dal calore. Le grida dei soldati mentre bruciavano a morte deve aver detto già a Nebukadnetsar qualcosa del Signore contro il quale stava ora combattendo.

Attraverso l’apertura alla base della fornace, dove il fuoco veniva alimentato, Nebukadnetsar guardò per vedere come i tre condannati sarebbero periti. Ma il re scattò in piedi inorridito quando vide che camminavano nel fuoco senza subire danno! E con loro c’era un quarto uomo le cui sembianze erano quelle di un figlio degli dèi! Nebukadnetsar chiamò i suoi consiglieri a vedere da vicino, a confermare ciò che stava vedendo.

Non sappiamo per certo chi fosse il quarto uomo. Forse era l’Angelo del Signore, cioè il Signore Gesù Cristo. Altrimenti dev’essere stato un angelo ordinario. In ogni caso, il Signore ha reso manifesto che nel Cristo egli è in mezzo ai suoi. Egli era coi suoi nelle fornace ardente in Babilonia.

I tre uomini non furono danneggiati dal fuoco. Dopo tutto, è la Parola della grazia che governa tutte le cose, anche la forza del fuoco. Poiché Dio era lì nel Cristo, con questi uomini, la loro situazione critica, dentro la fornace ardente, non causò loro alcun disagio. Al contrario, la presenza del Signore fu per loro una gioia! Qui vediamo qualcosa del Regno della grazia di Dio, nel quale egli preserva i suoi.

Al comando di Nebukadnetsar i tre uscirono dalla fornace. Il re e i suoi consiglieri poterono esaminare da sé che i loro capelli non erano bruciacchiati e i loro abiti non erano stati toccati dal fuoco. In realtà i loro vestiti non sapevano nemmeno di fumo!

Allora Nebukadnetsar dovette riconoscere la potenza del Dio della grazia. Capì che il suo regno non sarebbe stato in grado di resistere quel regno della grazia che il Cristo avrebbe stabilito sulla terra. Contrapposto al segno della potenza di Babilonia (la statua) si attestò questo segno della potenza della grazia del Signore.

          Il riconoscimento pubblico di Nebukadnetsar. Il re diede gloria al Dio di Shadrak, Meshak e Abed-Nego per questa miracolosa liberazione con la quale aveva risposto alla fedele professione del suo nome. Nebukadnetsar fece emettere un decreto in tutto il suo regno proibendo che alcuno bestemmiasse questo Dio. Chiunque avesse osato farlo sarebbe stato smembrato e la sua casa distrutta. “Non c’è alcun altro dio che possa liberare in questo modo”, proclamò il re. Dovremmo notare che Nebukadnetsar non riconobbe il Signore come l’unico vero Dio: disse solo che l’Eterno è superiore a tutti gli altri dèi.

Tuttavia, in accordo col consiglio di Dio, questo riconoscimento servì a uno scopo. Il mondo lasciato completamente a se stesso non avrebbe dovuto soccombere al peccato e non l’avrebbe fatto. Sarebbe stato preservato in modo che un giorno vi sarebbe stato predicato il vangelo della liberazione per mezzo di Cristo.


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