7: L’aprirsi della Galilea

Giovanni 4:43-54

Quando Cristo parlò della propria patria in cui non era stato onorato, non poteva intendere che la Galilea. (Vedi anche il suo commento in Luca 4:24.) Ciò nonostante ritornò apposta in Galilea per aprire quel territorio al vangelo. Dopo che aveva fatto battezzare molte persone dai suoi discepoli in Giudea, e dopo aver conquistato i Sichariti in Samaria, diresse ora la sua attenzione alla Galilea.

Sebbene l’ufficiale di Capernaum qui menzionato fosse al servizio di Erode Antipa, deve essere stato un giudeo perché Gesù lo incluse con gli altri quando disse: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete”. La Galilea non era stata dischiusa al vangelo della grazia.

Quando questo ufficiale credette con tutta la sua famiglia, si trattò di vera fede nella quale una persona si arrende a Cristo per la vita intera e con tutto ciò che possiede. In questo modo la Galilea si stava aprendo al vangelo.

          Concetto principale: Cristo apre la Galilea al vangelo.

          Vicinanza. Sebbene la parola del Signore Gesù avesse portato molto frutto in Sichar, Egli vi rimase solo due giorni. Era stato mandatio principalmente al popolo del patto. In Giudea molti erano stati battezzati. Ora si volse alla Galilea. L’opera lì sarebbe stata molto più difficile perché era il luogo ove era cresciuto. Ed era stato lui a dire che un profeta non è onorato nella propria patria. Siamo molto più inclini a onorare stranieri.

Quando arrivò in Galilea, le condizioni sembrarono più favorevoli di quanto si fosse aspettato perché i Galilei lo ricevettero con una certa aspettativa. Anch’essi erano stati a Gerusalemme alla festa di Pasqua e avevano visto i segni miracolosi che vi aveva fatto. Ora si aspettavano che facesse le stesse cose nel loro territorio ma quella non era il tipo di aspettativa che Gesù desiderava. Volevano solo i segni miracolosi e volevano credere nel suo potere di operare miracoli. Il sensazionalismo era ciò che chiudeva i loro cuori al vangelo della salvezza. Ma Cristo voleva i loro cuori. Come gli avrebbe il Padre dato l’opportunità di raggiungere i loro cuori col vangelo della grazia?

          Arrendersi in fede. Gesù tornò di nuovo a Cana dove aveva fatto il primo segno. Quel segno era stato osservato da un circolo privato di amici ed evidentemente non aveva circolato ampiamente. Rapidamente si sparse la voce che Gesù era in Galilea di nuovo. Raggiunse perfino Capernaum dove aveva già trascorso alcuni giorni prima di andare a Gerusalemme. A Capernaum viveva un ufficiale reale che aveva un figlio che stava morendo. Anche quest’uomo aveva saputo dei miracoli che Gesù aveva fatto a Gerusalemme. Si incamminò immediatamente per Cana, un viaggio di cinque o sei ore.

Quando trovò Gesù lo implorò che andasse con lui per guarire suo figlio. Qui c’era una diretta richiesta di un miracolo. Nella sua richiesta Gesù vide il peccaminoso desiderio di miracoli della Galilea. Si lamentò con l’ufficiale che la gente era disposta a credere solo dopo avergli visto fare qualche miracolo.

Era anche lui, l’ufficiale, motivato dal desiderio di vedere miracoli? Che estensione aveva la sua fede? Non si accorse Gesù di qualche dimensione più profonda in quell’uomo? In ogni caso, doveva venire chiaramente a galla perché Cristo desiderava i cuori dei Galilei, incluso il cuore di questo ufficiale che era egli stesso un Giudeo. Forse Gesù esitò per insegnargli una lezione.

Ma l’ufficiale non si lasciò smontare: “Signore “, disse, “Vieni con me prima che il ragazzo muoia”. Aggrapparsi tenacemente a Cristo in questa maniera era piuttosto inusuale ma anche la sua insistenza poteva essere nata dal suo estremo bisogno. Perciò Gesù lo mise alla prova dicendogli: “Và, tuo figlio vive”. E l’uomo andò, avendo creduto a Cristo. L’uomo deve esser venuto aspettandosi di vedere più di un mero miracolo. Deve aver visto che Cristo parlò con potenza e autorità. E se lo fece, la sua fede deve essergli stata impiantata da Dio. L’ufficiale riconobbe la vocazione di Gesù e si affidò alla sua Parola. Gesù lo aveva costretto ad arrendersi in fede. Questa fu fede senza vedere, vera fede, essendo certi di cose che si sperano, della grazia che speriamo di ricevere (Ebrei 11:1). L’ufficiale deve aver visto la potenza della grazia di Dio. Gli avrebbe il Signore fatto la grazia di salvare la vita di suo figlio? Credette che per mezzo della Parola di Cristo la grazia di Dio era venuta sulla sua casa anche se non ne aveva visto la “prova”. Similmente anche noi dobbiamo rimanere aggrappati in fede alla grazia di Dio anche se non sempre può essere vista subito nella nostra vita.

          La fede nella famiglia dell’ufficiale. Era circa l’una del pomeriggio quando quest’uomo aveva incontrato Gesù. Dopo il suo viaggio a Cana non potè ritornare subito a casa perché era il tempo più caldo della giornata. È assai probabile che non abbia potuto viaggiare neanche di notte e ciò lo costrinse a fermarsi fino al mattino presto del giorno dopo. Il giorno successivo, mentre stava ritornando a casa, i suoi servi gli vennero incontro con la buona notizia che suo figlio era guarito. Quando chiese a che ora avesse cominciato a stare meglio gli risposero che era successo il giorno prima esattamente all’una. Era accaduto esattamente nel momento in cui lo aveva detto Gesù. Che gioia per l’intera famiglia!

Ma accadde di più. I membri di questa famiglia videro il miracolo che era avvenuto ma credettero anche nella grazia che non avevano visto. Credettero nella grazia di Dio per Israele e per il mondo intero: credettero che che questa grazia era apparsa in Cristo. L’intera famiglia seguì il Signore Gesù nello spirito. Così c’era in Galilea una famiglia che credeva, niente di meno che la famiglia di un ufficiale di Erode Antipa. La Galilea era stata aperta al vangelo per quanto sterile quel campo fosse sembrato. Come deve aver gioito in questo il Signore Gesù!


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