46: Il mondo a venire

Apocalisse 21-22

La nuova Gerusalemme non è la chiesa, proprio come Gerusalemme non era il popolo d’Israele. La nuova Gerusalemme indica la nuova condizione in cui la gloria di Dio coprirà di nuovo tutte le cose: fa riferimento a ciò che le Scritture chiamano “il mondo a venire” in contrasto con “il mondo presente”.

Il mondo a venire, tuttavia, non è puramente futuro: non solo segue questa epoca ma è anche sopra di essa, pronto ad essere rivelato in qualsiasi momento. In un certo senso, quel mondo a venire è già diventato il presente. Con l’effusione dello Spirito santo il nuovo ed eterno testamento (vedi Ebrei 9;15; 13:20) è realmente iniziato: nessuna terza dispensazione del patto ha da seguire quella presente. La piena comunione con Dio è stata concessa con la dimora dello Spirito santo. I suoi effetti nella nostra vita sono ancora diluiti dal peccato che c’è in noi; tra l’altro, stiamo ancora aspettando il rinnovamento di cielo e terra, che è il risultato dell’effusione dello Spirito. Quel rinnovamento di cielo e terra è necessariamente collegato con l’effusione dello Spirito. È per questo che il profeta Gioele li collega inseparabilmente. Il mondo a venire è pertanto già cominciato ma stiamo ancora aspettando la rivelazione  della sua gloria. Per quanto riguarda la comunione con Dio mediante lo Spirito, essa è già qui, ma la trasformazione di cielo e terra deve ancora venire.

È pertanto incorretto pensare che quando è detto: “ecco, io faccio nuove tutte le cose” si intenda una nuova creazione. Proprio come l’effusione dello Spirito santo non significò una nuova creazione (ma piuttosto santificazione e rinnovamento), così non dobbiamo aspettarci una nuova creazione negli ultimi giorni (sebbene dovremmo in effetti cercare rinnovamento e glorificazione). Ci sarà anche glorificazione: ciò deve essere enfatizzato. Non solo il peccato e i suoi effetti saranno rimossi dalla terra ma ci sarà un’altra forma di esistenza, un’altra forma di vita. Ad ogni modo, la creazione originale era già stata strutturata con in mente una nuova forma di esistenza perciò una nuova creazione non è necessaria. Nella redenzione Dio non rinnega l’opera delle sue mani: la purifica e glorifica allo stesso tempo.

Si può dire ben poco circa quali saranno le caratteristiche della vita nel mondo a venire. In questi capitoli le Scritture ne parlano con un linguaggio preso in prestito dalla nostra vita presente. I Corinzi 15:44 parla della differenza tra “psichico” (corpo naturale) e “pneumatico” (corpo spirituale): un corpo “psichico” è seminato, uno “pneumatico” è resuscitato. Lo “psichico” è ora effettivamente corrotto dal peccato e perciò è diventato l’opposto di quello “pneumatico”, ma in origine lo “psichico” non era stato creato così. Una volta Dio ha creato una vita “psichica” santa in modo da poter da essa trarne una “pneumatica”. L’aggettivo “pneumatico” per la nuova forma di esistenza addita a una più intima comunione tra lo Spirito di Dio e la nostra vita di quella che era possibile con la nostra esistenza “psichica”. Questa comunione molto più intima rende impossibile una nuova caduta nel peccato.

La vita del  credente ha qualcosa di ambiguo. Da un lato, mediante l’effusione dello Spirito santo egli partecipa nel mondo a venire; dall’altro, egli vive ancora in questo mondo presente. Anche nella vita del credente l’effusione dello Spirito geme per il rinnovamento di tutte le cose.

Si noti che nella prima parte del capitolo 21 lo scrittore parla di nuovo cielo e nuova terra e della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da (presso) Dio. Poi, nella seconda parte di questo capitolo questa nuova Gerusalemme è descritta come già ora pronta in cielo. Ecco perché è possibile per lo scrittore parlare della continuata presenza delle nazioni (Gentili), e dire (22:2) che le foglie dell’albero della vita sono per la guarigione delle nazioni.

          Concetto principale: Il mondo futuro sta per venire.

          Il nuovo cielo e la nuova terra. Con la sua effusione a Pentecoste, lo Spirito santo è venuto a dimorare nei cuori dei redenti di Cristo e ci è stata data la più intima comunione con Dio.  Questa intima comunione avrebbe portato la glorificazione (trasfigurazione) della nostra vita. E poiché l’uomo è il capo dell’intera creazione, la glorificazione di cielo e terra era necessariamente legata a quel fatto. Di conseguenza, durante la festa di Pentecoste Pietro aveva citato la profezia di Gioele, nella quale il rinnovamento di cielo e terra è collegato nel modo più intimo con l’effusione dello Spirito. Noi stiamo ancora aspettando quel rinnovamento. Ciò non significa che sia stato posposto. Verrà molto rapidamente ma c’è ancora molto che deve essere fatto prima di quel momento. La vita sulla terra deve aver avuto la sua piena opportunità di rinnovamento.

A Patmos il Signore mostrò a Giovanni in visione ciò che un giorno avverrà. Quando successivamente Giovanni ricevette di nuovo tale visione vide un nuovo cielo e una nuova terra, con una nuova comunione tra di essi. Cielo e terra erano perfettamente uniti talché sulla terra gli uomini partecipavano della vita del cielo.

Deve certamente essere stata una delizia per Giovanni vedere quella gloriosa cosa nuova che Dio stava per introdurre. Dev’essere stata una festa per i suoi occhi. Della vecchia forma della terra non era stato lasciato nulla, nemmeno il mare con la sua implicazione negativa di separare le nazioni del mondo.

Mentre guardava vide una città uscire dal cuore del cielo e scendere da presso Dio. Questa era la nuova Gerusalemme, la nuova vita in gloria che Dio aveva preparato per il suo popolo. Dio aveva fatto quella nuova vita bella e gloriosa per il suo popolo proprio come una sposa è preparata bella per il suo sposo.

Nello stesso momento Giovanni udì chiara una voce dal cielo che diceva che ora Dio avrebbe dimorato col suo popolo per sempre. Quella comunione aveva portato con sé la glorificazione della  loro vita e di cielo e terra. Non ci sarebbe più stata tristezza o morte sulla terra. Cadere nel peccato sarebbe stato fuori discussione perché lo Spirito del Signore aveva preso completo possesso dei cuori dei credenti. Il vecchio stato di cose era andato per sempre. Giovanni ebbe a scrivere ciò che Dio aveva detto: “Ecco io faccio nuove tutte le cose”. La comunione per mezzo dello Spirito avrebbe sicuramente portato questo rinnovamento. Su questo Dio aveva impegnato la sua Parola.

Come se tutto fosse stato realizzato, Dio disse: “È fatto!”. E disse di essere l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. Era stato lui, dal suo amore, dal quale provenivano tutte le cose e al quale tutte le cose sarebbero di nuovo ritornate. Siccome il suo amore era il punto di partenza e l’arrivo di tutte le cose, all’assetato avrebbe dato da bere dalla fonte del suo amore. L’assetato avrebbe ricevuto l’acqua della vita: avrebbe significato vita eterna, e sarebbe stata gratis.

Tuttavia, questo rinnovamento di tutte le cose non includeva tutti gli uomini. Quelli che vincono per fede erediteranno tutto: saranno per sempre figli di Dio. Ma la parte di quelli che per timore del mondo di peccato rinneghino la loro fede non sarà sulla terra ma saranno gettati nello stagno di fuoco. Subiranno la morte seconda, l’oblio eterno.

          La nuova Gerusalemme. La nuova Gerusalemme, la gloriosa nuova vita, un giorno scenderà da cielo, da presso Dio. Già è in preparazione sotto la direzione del Signore Gesù Cristo ed egli si affretta a darla ai suoi.

Giovanni ebbe il privilegio di vedere questa nuova Gerusalemme. Un angelo lo trasportò via nello Spirito su di un alto monte dal quale la poteva vedere. Ed era effettivamente una città; i credenti vi vivevano insieme come in qualsiasi altra città. Correttamente diretta, la vita in una città può essere innovativa e appassionante. Nella nuova Gerusalemme la vita dei credenti giungerà al suo pieno sviluppo.

La città era coperta dalla gloria di Dio che produceva una radiosità che brillava come può brillare una pietra di diaspro purissimo. Lo Spirito di comunione portava alla città una gloria splendente.

La città aveva un muro alto con dodici porte, tre per ciascuno dei quattro lati. C’era accesso alla città da ciascuno dei lati, tuttavia, le entrate erano custodite da dodici angeli. Sulle porte c’erano scritti i nomi dei dodici apostoli. I credenti del vecchio e del nuovo patto trovavano comunione al sicuro insieme in quella città.

L’angelo che parlava con Giovanni misurò la città proprio davanti ai suoi occhi con una canna d’oro. La città era un cubo di proporzioni enormi proprio come il santissimo un tempo era stato un cubo perfetto. Le misure della santa dimora di Dio sono di misura eguale e perfetta. Tutto il popolo di Dio avrebbe goduto la sua comunione in quella vasta città.

Quando Giovanni si mise ad osservarla più da vicino vide che le sue mura erano una pietra di diaspro trasparente come il cristallo. La strade erano d’oro puro, lisce e splendenti come il vetro. I dodici fondamenti del muro erano pietre preziose scintillanti di vari colori. Ciascuna delle porte era fatta di una singola perla. La vita che Dio ha preparato per il suo popolo è più meravigliosa di quanto si possa immaginare.

          Regno eterno. A quanto pare in quella città non c’era tempio come quello che c’era stato a Gerusalemme. Ma non era neppure necessario visto che in quella città la vita è una di costante adorazione: qui Dio per mezzo di Cristo vive coi suoi eletti.

I sole e la luna non devono più risplendere: la gloria della comunione di Dio in Cristo è la sua luce.

Le nazioni che saranno salvate cammineranno in questa luce. Credenti di tutte le nazioni e razze passeranno su quelle strade. Lì conosceranno una unità che non avevano mai trovato sulla terra. Eppure, la loro vita sulla terra non sarà stata vana: i suoi frutti diventeranno manifesti nella nuova Gerusalemme. Re deporranno la loro gloria ai piedi di Cristo e del suo popolo. Che significato possono avere la più grandi ricchezze dei re paragonate con la gloria di questa città? Quelle ricchezze dovranno prima essere consacrate per poter essere accettabili lì. Pure, tutti i tesori della terra diventeranno glorificati nella nuova Gerusalemme. Verranno introdotti nella città da tutti i lati. Non sarà mai necessario chiudere le sue porte perché non ci sarà notte lì. Non vi sarà portata solo la gloria dei re ma anche l’onore delle nazioni. I credenti di ogni nazione porteranno con gioia i loro tesori dentro la nuova Gerusalemme per vederveli glorificati. Perfino i non  credenti vi avranno contribuito ma solo i credenti ne beneficeranno. Niente entrerà in quella città che la possa contaminare o risvegliare orrore ma vi entreranno solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello.

L’angelo mostrò a Giovanni il fiume puro dell’acqua della vita, trasparente come cristallo. Questo fiume fluiva dal trono di Dio e dell’Agnello. Quel trono era nella città: il regno sovrano della grazia di Dio è su di essa. Su ciascun lato del fiume c’era una strada e sulle rive del fiume l’albero della vita. Quell’albero porta nuovo frutto ogni mese e le sue foglie erano per la guarigione delle nazioni (Gentili). Il fiume e l’albero indicano la comunione che Dio darà per la guarigione della vita.

Dio, nella sua grazia, governerà su quella città per sempre. Nessuno sarà più maledetto. Ripieni di Gioia, i suoi cittadini serviranno il Signore; quotidianamente vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte. Col Signore Gesù Cristo regneranno in eterno come re su tutto ciò che Dio ha creato.

L’intera vita in quella città sarà radiosa e piena di splendore perché è il frutto della più intima comunione tra Dio e il suo popolo per mezzo dello Spirito santo. E poiché questa intima comunione tra lo Spirito di Dio e lo spirito dell’uomo è venuta, non sarà mai possibile che questa vita venga disturbata.

          Ecco, io vengo presto. Il Signore Gesù fece mostrare e spiegare tutte queste cose a Giovanni da un angelo. Giovanni ne fu così impressionato che cadde ai suoi piedi per adorarlo. Ciò colse di sorpresa l’angelo che gli disse di adorare Dio solo e che lui era semplicemente un conservo con Giovanni e tutti i credenti.

L’angelo esortò Giovanni a far conoscere la visione perché il tempo per la decisione sarebbe arrivato presto. Tutti dovevano essere pronti per la venuta della nuova Gerusalemme. Ciò implica il fare una scelta: o continuare nell’iniquità o crescere in comunione con Dio. Quelli che abbiano scelto di vivere per lui nella sua comunione entreranno attraverso le porte della città e mangeranno del frutto dell’albero della vita. Fuori della città staranno tutti quelli che hanno voltato le spalle al Signore.

Il Signore disse che sarebbe venuto presto. Sono ora trascorsi molti secoli, ma non dobbiamo pensare che il Signore ritarda il compimento della sua promessa. C’è molto che deve essere fatto ma il Signore viene presto, sta affrettando il corso degli eventi. Non toglieremo né aggiungeremo alcunché alla sua Parola ma la osserveremo fedelmente nei nostri cuori e pregheremo per la sua venuta. Se viviamo in stretto contatto col Signore la sua venuta non ci intimorirà; sarà motivo per celebrare!


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