37: Libertà della fede

Atti 15:1-34

Alcuni agitatori giudaizzanti venuti ad Antiochia dalla Giudea insistevano che la chiesa cristiana dovesse mantenere le pratiche farisaiche. In questioni cultuali il fariseismo è caratterizzato dalla ricerca della propria giustizia; in questioni politiche tende al nazionalismo. Sia l’aspetto meritorio che quello nazionalista erano portati avanti nel giudaismo. Richiedeva la stretta adesione alla legge di Mosè senza la quale non si poteva essere salvati. Più tardi Paolo si opporrà a questa riesumazione della predicazione dei meriti, in particolare nella lettera ai Galati. Quando questi agitatori giudaizzanti richiesero che i credenti Gentili fossero circoncisi e incorporati nella nazione d’Israele esibirono il loro carattere nazionalista. In contrasto, Paolo combatté specialmente per la giustificazione per sola fede, senza le opere della legge e per il carattere ecumenico della chiesa.

Uno avrebbe potuto individualmente aderire rigorosamente alla legge di Mosè senza imporre le sue richieste ai credenti tra i Gentili. È quello che faceva Giacomo il fratello del Signore che deve a questo fatto il suo soprannome “il Giusto”. Ciò non oscurava il vangelo perché è evidente che osservare la legge non era considerato necessario alla salvezza. Per Giacomo, osservare la legge mosaica era una decisione che ogni credente faceva entro al perimetro della libertà cristiana. Paolo giunse a questa stessa conclusione nella sua Lettera ai Romani. In quella lettera scrive in modo completamente diverso da quella ai Galati perché a Roma questa tendenza giudaizzante non era presente.

La decisione del concilio apostolico di Gerusalemme registrato in questo capitolo provvide una triplice norma: i credenti Gentili dovevano astenersi dall’idolatria, dall’immoralità sessuale e dal sangue in qualsiasi forma. Osservare le prime due richiesta avrebbe dimostrato la completa rottura col paganesimo, l’idolatria e l’immoralità sessuale erano infatti i due peccati principali del paganesimo. L’astensione dall’idolatria includeva il non prender parte a banchetti in templi di idoli, un requisito che successivamente causò una divergenza di opinioni nella comunità dei credenti di Corinto. L’immoralità sessuale era spesso scusata tra i Gentili ma anche a quel riguardo il vangelo era privo di ambiguità. Per quanto concerne la terza richiesta, Giacomo dichiara (nel verso 21) la ragione per la proibizione. In ogni città c’erano ancora sinagoghe o luoghi ove era predicata la legge di Mosè. A questo riguardo non era necessario rompere la continuità col passato: sarebbe stato uno shock eccessivo per i giudei e i proseliti (Gentili che erano già venuti alla fede nel vero Dio osservando la legge di Mosè) se nella comunità cristiana fosse stato permesso consumare sangue indipendentemente da come fosse stato preparato. Questa proibizione fu solo temporanea e dovrebbe essere tenuta distinta da quella di bere sangue non cotto, una proibizione data nel patto Noachide e valida per tutti i tempi.

Ma il punto principale della decisione presa a Gerusalemme è che gli apostoli basarono le loro tre decisioni sul riconoscimento che il patto del Signore era ora stato aperto a tutte le nazioni.

          Concetto principale: Per mezzo dello Spirito santo la libertà della fede
                                                   è  confermata.

          Insidie alla libertà. Nel periodo successivo al primo viaggio missionario alcuni fratelli dalla giudea vennero ad Antiochia. Questi uomini presero la parola nella congregazione e dissero che se una persona non era incorporata nella nazione d’Israele e non osservava la legge di Mosè non poteva essere salvata. Questo significava che tutti i credenti Gentili avrebbero dovuto essere circoncisi. Quei fratelli credevano che il patto di Dio era e rimaneva solo per Israele. Non vedevano che il Signore ora voleva estendere il suo patto a tutte le nazioni. Peggio ancora, volevano forzare anche sulla chiesa l’idea che l’uomo deve guadagnarsi la salvezza osservando la legge.

Questi fratelli non avevano un mandato dalla comunità cristiana o dagli apostoli e anziani di Gerusalemme. Tuttavia furono così decisi nelle loro azioni che confusero la congregazione di Antiochia. Paolo e Barnaba in particolare si opposero a questi zeloti. Per dirimere la faccenda Paolo e Barnaba furono mandati a Gerusalemme a consultarsi con gli apostoli e gli anziani.

Fortunatamente il Signore non aveva tenuto la salvezza ristretta ai confini d’Israele. Ciò che era avvenuto il giorno di Pentecoste aveva promesso ben altro. E neppure la nostra salvezza dipende dai nostri meriti. Per fede nel Signore Gesù Cristo possiamo servire Dio in libertà.

          Deliberazioni del concilio apostolico. Paolo e Barnaba e quelli che andarono con loro attraversarono la Fenicia e la Samaria raccontando nelle comunità cristiane ciò che Dio aveva fatto tra i gentili. Il loro messaggio fu ricevuto con gioia dappertutto. Nessuno pensò di chiedere che i Gentili fossero incorporati in Israele.

Quando arrivarono a Gerusalemme riportarono agli apostoli e agli anziani quanto enormemente Dio aveva benedetto la predicazione del vangelo fra i Gentili. Poi spiegarono la controversia che era spuntata in Antiochia. Fu indetta una riunione alla presenza della fratellanza di Gerusalemme per trattare con questa faccenda.

In quella riunione nacque una grande disputa intorno a questa questione finché Pietro non si alzò e parlò all’assemblea. Rammentò loro di come Dio lo avesse istruito di predicare la sua Parola ai Gentili e di come aveva dato loro il suo santo Spirito. I Gentili non erano più impuri ma erano purificati per fede nel Cristo. Se il Signore aveva ordinato le cose in questo modo gli uomini non avrebbero dovuto mettere alla prova lo Spirito del Signore nei Gentili ponendo su di essi un peso che non sarebbero stati in grado di portare. Dio non lo aveva richiesto né poteva farlo l’uomo. Sotto un tale peso la vita dello Spirito avrebbe avuto bisogno di una potenza molto più grande per rivelarsi. Gli uomini non avrebbero dovuto tentare Dio a dare tale rivelazione di potenza. Nemmeno i Giudei erano mai stati capaci di obbedire la legge di Mosè. Quella legge li aveva sempre convinti di peccato per portarli a Cristo. Ora che il Signore era venuto erano liberati dalla legge nel senso del Vecchio Testamento. “Insieme ai credenti Gentili” disse Pietro, “vogliamo essere salvati solo per fede nel Signore Gesù Cristo”.

L’intera assemblea fu fortemente colpita dalle parole di Pietro ma non ancora completamente convinta. Poi Barnaba e Saulo testimoniarono dei segni e miracoli che Dio aveva compiuto per mezzo loro fra i Gentili.

Quand’ebbero terminato, Giacomo, il fratello del Signore, si alzò in piedi. Giacomo osservava la legge di Mosè alla lettera e per questo era chiamato “il Giusto”. In questa controversia l’opinione di un uomo simile aveva grande autorità. Egli concordò con ciò che Pietro aveva detto e mostrò dal Vecchio Testamento  come Dio avesse già predetto nel suo patto che si sarebbe volto a tutte le nazioni. Pertanto propose che si richiedesse soltanto che i Gentili facessero una completa rottura col paganesimo. In aggiunta, dovevano astenersi dal sangue in qualsiasi forma. Sebbene questo comando non si applicasse letteralmente alle chiese del Nuovo Testamento, era stato talmente impresso nei Giudei e in quei Gentili che venivano regolarmente nelle sinagoghe che sarebbe stato uno shock troppo grande se fosse stata permessa la consumazione di sangue cotto nelle comunità cristiane.

          La decisione. La proposta di Giacomo ricevette l’approvazione generale, la decisione fu presa lungo quelle direttive. In questo modo la confessione che il patto del Signore aveva attraversato i confini di Israele fu mantenuta: una vita per fede poteva portare tutti noi a servire Dio in libertà.

I membri concordarono di mandare ad Antiochia un documento scritto con la loro decisione con Paolo e Barnaba accompagnati da Giuda Barsabba e Sila, persone autorevoli della congregazione di Gerusalemme. La comunicazione scritta dichiarava che era parso bene allo Spirito santo e ai capi della comunità di Gerusalemme di non aggravare i credenti Gentili con nessuna cosa che andasse al di là dei requisiti necessari. In questo modo furono convinti della guida speciale dello Spirito santo nel prendere questa decisione. Lo stesso Spirito santo aveva custodito la libertà della vita vissuta per fede. Quando la decisione fu annunciata alla congregazione di Antiochia, tutta la gente fu felice per l’incoraggiamento. Nella chiesa, la vita in libertà aveva trionfato per mezzo dello Spirito.

Giuda e Sila, ambedue profeti rimasero ad Antiochia per un po’ di tempo insegnando ed esortando.  Poi Giuda ritornò a Gerusalemme mentre Sila preferì rimanere ad Antiochia. A quanto pare era attratto dal prospetto di predicare il vangelo fra i Gentili.


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