36: La porta della fede aperta ai Gentili

Atti 12:25-14:28

Nel capitolo 14, al verso 27, c’è un’importante puntualizzazione riguardo ai frutti del primo viaggio missionario, vale a dire che Dio aveva aperto la porta della fede ai Gentili. Questa è la prima volta che troviamo la frase: “la porta della fede”. I Gentili ora entrano nel Regno di Dio attraverso la fede e non più per mezzo della circoncisione. La fede è la resa assoluta di una persona alla grazia di Dio. Nell’arrendere noi stessi perdiamo tutto ciò su cui avevamo costruito la nostra vita. La fede è la porta stretta attraverso cui non possiamo portare nulla con noi. Pertanto la fede è in contrasto con qualsiasi altra forma di fiducia nel mondo. Si erge in opposizione alla magia di Elimas (13:6-8), alla giustizia autonoma dei Giudei ad Antiochia di Pisidia (13:45-46, 50) a all’idolatria dei Gentili a Listra (14:11-18).

          Concetto principale: Per lo Spirito e la Parola di Dio la porta della fede
                                                   è aperta ai Gentili.

          Mandati dallo Spirito santo. Dopo che Barnaba e Saul ebbero portato a Gerusalemme il denaro raccolto in Antiochia per i loro fratelli in Giudea, ritornarono ad Antiochia. Da Gerusalemme presero con sé Giovanni Marco, il figlio di Maria (la sorella di Barnaba; vedi Colossesi 4:10).

Ad Antiochia vivevano diversi profeti e insegnanti, tra questi c’erano Barnaba e Saulo. I  credenti avevano un forte desiderio di comprendere la volontà del Signore riguardo ai Gentili. Sentirono che la loro comunità era proprio l’inizio della chiesa non-giudaica. L’intero mondo dei Gentili doveva essere portato in soggezione al Regno di Gesù Cristo. Attesero e pregarono per la rivelazione della volontà di Dio. E digiunarono pure; questi credenti volevano vincere tutti i loro desideri per essere aperti alla rivelazione della volontà del Signore.

E davvero il Signore rispose alle loro preghiere. Lo Spirito santo ispirò quei profeti a mettere da parte Barnaba e Paolo per l’opera di predicazione del vangelo ai Gentili. Di nuovo digiunarono e pregarono, affinché con Barnaba e Paolo potessero sottomettersi completamente alla volontà del Signore per il mondo dei Gentili. Poi imposero le mani su questi due servi di Dio non solo come segno che che Barnaba e Saulo avrebbero eseguito la loro opera in comunione coi profeti e con l’intera comunità dei credenti di Antiochia, ma anche come segno del mandato dello Spirito santo. Per fede questi due avrebbero dovuto essere obbedienti alla vocazione dello Spirito e occuparsi solo di quello. In quello spirito partirono. Presero Giovanni Marco nel viaggio con loro come assistente.

          Il Vangelo e la magia. Dalla costa siriana passarono all’isola di Cipro. A Salamina proclamarono la Parola di Dio nella sinagoga dei Giudei. Il messaggio doveva essere portato prima ai Giudei. Le opportunità per parlare nelle sinagoghe erano a disposizione. Dio avrebbe aperto la via ai pagani. Percorsero l’intera isola fino a che giunsero a Pafo.

Pafo era la sede del governatore Sergio Paolo, un uomo saggio. Costui era influenzato da un Giudeo che si vantava di essere profeta e che praticava le arti magiche. Era una vergogna che fosse proprio un giudeo a portare i Gentili fuori strada. I Giudei conoscevano anche il patto del Signore nel quale avevano il privilegio di vivere nella giustizia mediante la fede nel Signore. Invece, Elimas aveva sedotto il proconsole con bugie. Non predicava la fedele sottomissione alla sua grazia nel suo patto; cercò invece di ottenere il controllo sulle potenze divine mediante la magia. Questo era esattamente l’opposto della rettitudine di vita nel patto.

Il governatore aveva sentito parlare dell’opera che Barnaba e Saulo stavano facendo. Li invitò a corte assai bramoso di udire la Parola di Dio. Ma Elimas si oppose a Paolo e Barnaba e cercò di dissuadere il proconsole dall’accettare la fede cristiana. Saulo, che nel mondo greco era chiamato Paolo era ripieno di Spirito santo e dell’ira dello Spirito. Fissando gli occhi su di lui ne vide il nemico di Cristo e lo chiamò figlio del diavolo, pieno di frode e nemico di ogni giustizia. Nel nome del Signore invocò le tenebre su di lui che divenne temporaneamente cieco. La Parola della grazia, che Paolo aveva il privilegio di portare, ebbe potere su questo mago e lo vinse. Impotente dovette essere condotto da altri, proprio l’opposto del cercare di controllare le potenze divine!

Sergio Paolo fu sopraffatto dal vangelo e gli si sottomise in fede. La manifestazione di potenza nell’accecamento di Elimas fu un fattore che contribuì alla sua conversione.

          Il vangelo e la giustizia autonoma. Salparono da Pafo sull’isola di Cipro a andarono in Panfilia, un distretto dell’Asia Minore. Quivi Giovanni Marco li abbandonò per tornare a Gerusalemme. Che si sia tirato indietro per le difficoltà del viaggio? O forse non era ispirato da zelo missionario e dubitava che il vangelo potesse essere predicato ai Gentili incondizionatamente? Che abbia sentito pure lui una certa gelosia giudaica verso i Gentili? Quale che sia stata la ragione Paolo ne ebbe un forte risentimento.

Passando attraverso la campagna giunsero ad un’altra Antiochia, una città della Pisidia e colonia romana. Tra i coloni vi erano molti Giudei che occupavano ruoli importanti nella città. Appartenevano alle famiglie notabili della città. Per questo motivo il Dio di Israele non era sconosciuto in Antiochia di Pisidia. Molti Gentili volevano servire il Dio d’Israele e perciò si associavano coi Giudei in un modo o nell’altro. E tuttavia la vita in città non era stata liberata da tutto questo. Come avrebbe potuto essere altrimenti? Gli stessi Giudei erano stati liberati dalla fede nella grazia di Dio. Siccome credevano di doversi guadagnare la loro giustizia vivevano una vita di schiavitù, un magro esempio per i Gentili.

Nel giorno di sabato Paolo e Barnaba entrarono nella sinagoga. Dopo aver letto dalla Legge e dai Profeti e capi della sinagoga chiesero loro se avessero una parola da rivolgere al popolo. Paolo si alzò, e ottenuto il silenzio, parlò loro. Volle dimostrare che Israele non aveva diritto a niente: Israele non poteva, né doveva guadagnare nulla perché Dio per primo aveva elargito la sua grazia al suo popolo. Per illustrarlo face una brava panoramica della loro storia. Per libera grazia Dio aveva scelto i patriarchi. Per la potenza della sua grazia aveva liberato il popolo dall’Egitto. Sebbene il popolo avesse peccato quarant’anni nel deserto eliminò sette nazioni e diede a Israele la terra di Canaan in eredità. Guidò il popolo per mezzo di giudici e del profeta Samuele. Quando chiesero un re diede loro Saul. E quando il primo re li portò fuori strada il popolo lo rimpiazzò con Davide, l’uomo secondo il cuore di Dio. L’intera conduzione del suo popolo era stata una manifestazione della  grazia.

Poi Paolo passò direttamente da Davide a Cristo. Dal seme di Davide Dio suscitò il salvatore Gesù proprio come aveva promesso a Davide molto tempo prima. Giovanni Battista aveva indicato Gesù e aveva parlato della sua gloria. Israele, però, non lo ricevette ma lo consegnò invece a morire sulla croce. Dio non avrebbe forse dovuto abbandonare il suo popolo per questa reiezione? Invece, malgrado tutto questo, Dio volle mostrare grazia al suo popolo in questo Gesù; infatti Dio lo resuscitò dai morti, una fatto che molte persone avevano testimoniato. Ed ora, nel suo nome, veniva proclamato il perdono dei peccati. Non era stato profetizzato dalle Scritture che il Redentore sarebbe stato Figlio di Dio e che sarebbe in effetti morto ma che nella tomba non avrebbe visto la corruzione ma sarebbe stato resuscitato dai morti? Era stato profetizzato anche che chiunque avesse creduto in Lui avrebbe ricevuto il perdono dei peccati. Paolo li avvertì di non indurire i loro cuori contro questa predicazione. Su di loro sarebbe venuto il giudizio, una minaccia anche questa profetizzata nelle Scritture.

Molti Giudei e i loro associati Gentili credettero. Paolo e Barnaba li esortarono ad aggrapparsi fermamente alla grazia di Dio e a non cercare altro fondamento per la loro vita.

La notizia di questa predicazione si sparse per tutta la città. In effetti in questa città c’erano un sacco di contatti tra Giudei e Gentili. Quest’ultimi richiesero che il sabato successivo venisse presentato lo stesso messaggio. Quel giorno quasi tutta la città si radunò per ascoltare Paolo e Barnaba predicare la Parola di Dio. Di nuovo i giudei nel loro orgoglio nazionalista si sollevarono in protesta contro questo messaggio evangelico. Parlarono male contro questi due uomini. Ma Paolo e Barnaba replicarono che in accordo con le promesse del Vecchio Testamento avevano esibito la Parola di Dio per prima ai Giudei (vedi 13:46); ora che i Giudei rigettavano il vangelo e non si consideravano degni di vita eterna, Paolo e Barnaba si sarebbero rivolti ai Gentili. In tutto compirono la Parola del Signore che aveva profetizzato che i Giudei sarebbero stati fatti essere una luce per i Gentili. I gentili furono felici di udire questo fatto: udirono e videro che Dio voleva mostrare loro grazia. Tutti i Gentili che erano ordinati a vita eterna diventarono credenti. Considerarono questo privilegio di udire la chiamata del vangelo come prova della grazia elettiva di Dio.

Da Antiochia la Parola del Signore si sparse in tutta la regione. Questo riempì molti Giudei di rabbia ancora maggiore. Sollevarono le donne di alta levatura sociale che erano associate coi Giudei e con i notabili della città affinché perseguitassero Paolo e Barnaba e li espellessero dalla nazione. A loro volta, questi due credenti scossero la polvere dai loro calzari in segno di protesta contro i loro nemici, simboleggiando che il giudizio dei Giudei sarebbe stato sul loro capo. I messaggeri del vangelo proseguirono oltre. I credenti di Antiochia e delle località circostanti non furono per questo costernati ma furono invece riempiti di Gioia a di Spirito santo. Lo Spirito li guidò nell’ulteriore comprensione della Parola di Dio e fece sì che vivessero nella gioia della fede.

          Il vangelo e l’idolatria. Da Antiochia Paolo e Barnaba passarono a Iconio nel distratto della Galazia. Anche lì predicarono il vangelo nella sinagoga e sia Giudei che Gentili li ascoltarono. Per molto tempo proclamarono lì la Parola di Dio con grande franchezza. Il Signore confermava la Parola della sua grazia con segni miracolosi facendo sì che molte persone credessero. Ma anche qui apparve il dissenso. Si scatenarono delle turbative e i nemici del vangelo complottarono di lapidare Paolo e Barnaba. I due si resero conto che fosse meglio lasciare la città. Ma lo Spirito della Parola di Dio rimase.

Proseguendo il viaggio Paolo e Barnaba giunsero a Listra, una città di quella parte della Galazia chiamata Licaonia. Qui l’elemento giudaico non era altrettanto forte: la popolazione era in maggior parte Gentile. Qui sperarono di lavorare in pace.

Listra adorava Giove e Mercurio, dèi greci e romani. Gli dèi dei greci e dei romani erano potenze umane divinizzate. L’adorazione di potenze umane è una forma di idolatria. Essi dovevano rendere ben disposte queste divinità portando loro dei sacrifici. In contrasto, gli apostoli predicavano il Dio vivente che aveva mostrato il suo favore in Gesù Cristo, favore che gli uomini accettano mediante la fede.

Un giorno Paolo si stava rivolgendo ad una folla in mezzo alla quale c’era un uomo che era stato storpio fin dalla nascita. Il suo cuore fu aperto ed egli vide che la grazia di Dio era venuta a redimere la vita. Sarebbe stata capace di guarirlo dalla sua condizione? Paolo percepì ciò che stava accadendo in quest’uomo e vide che aveva la fede necessaria per essere guarito. Paolo gridò a voce alta che tutti sentissero: “Alzati in piedi!” A quell’ordine l’uomo balzò su e cominciò a camminare. Fu una meravigliosa dimostrazione che la grazia libera la vita!

La guarigione fece una profonda impressione sugli abitanti di Listra ma risultò essere un’impressione sbagliata. Non aveva mostrato loro la grazia del Regno, che si riceve solo per fede. Al contrario, videro la guarigione come risultato di un potere in Paolo e Barnaba. Videro la fede come un potere umano. E nel loro modo pagano divinizzarono questo potere umano. Pensarono che gli dèi erano scesi fino a loro. Chiamarono Barnaba Giove (Zeus) e Paolo Mercurio (Hermes), perché era quello più eloquente. (Mercurio era il messaggero o portavoce delle antiche divinità). Il loro paganesimo non era stato spezzato, Volevano perfino offrire sacrifici a questi “dèi” per guadagnare il loro favore.

Rattristati, gli apostoli si stracciarono le vesti e si gettarono nella folla, gridando: “Vi abbiamo appena predicato che dovete rigettare gli idoli che vi siete fatti e volgervi al Dio vivente che ha fatto i cieli e la terra e tutti ciò che vi è in essi. Non dovete renderlo ben disposto verso di voi coi vostri sacrifici perché Lui è venuto in Gesù Cristo per conferirci il suo favore. In effetti, in tempi passati ha permesso che le nazioni pagane andassero per la loro strada perché avevano rigettato e dimenticato il suo patto. E tuttavia, anche allora vi ha mostrato la sua benignità. Quelle fu una testimonianza contro i vostri peccati. Ma ora Egli ha scelto di non rilevare la vostra colpevole ignoranza e vuole rivelarvi il suo pieno favore”.

Gli apostoli ebbero difficoltà a trattenere la folla dal sacrificare a loro. Ma poi l’umore della folla cambiò. Volevano adorare potere umano, non sottomettersi in fede alla grazia di Dio che era apparsa. Alcuni Giudei giunsero a Iconio da Antiochia e sollevarono la gente. Come risultato, Paolo fu lapidato e trascinato fuori dalla città. Lo credettero morto ma invece risultò che era ancora vivo. Dopo che i credenti si erano riuniti intorno a lui, si alzò e rientrò in città. Il giorno dopo lui e Barnaba partirono per Derbe. Dio aveva protetto Paolo perché doveva portare lui il vangelo ancor più lontano. Listra sembrò rigettare il vangelo, ma anche in quel luogo Cristo aveva stabilito il suo regno perché vi erano alcuni che credevano.

          L’organizzazione della comunità della fede. Dopo aver proclamato il vangelo a Derbe ritornarono a casa. Sulla via del ritorno visitarono i luoghi ove erano stati. Si occuparono dell’organizzazione della comunità di credenti nominando anziani in ogni comunità. I membri approvavano la nomina per alzata di mano. L’ufficio doveva essere considerato ovunque atto a dare direzione alla comunità e in questo modo queste furono modellate dentro l’unità. Paolo e Barnaba anche pregarono con le congregazioni e le esortarono a dimorare nella fede.

Dall’Asia Minore ritornarono ad Antiochia da dove erano partiti. Lì fecero un resoconto di tutte le grandi cose che Dio aveva fatto per mezzo loro e di come aveva aperto la porta della fede ai Gentili. Rimasero lì per lungo tempo con i discepoli. La prima irruzione nel mondo dei gentili (nel paganesimo) era stata fatta e i muri di separazione e di opposizione erano caduti.


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