11: Venuto a salvare

Giovanni 8

Non tratterò l’autenticità della prima parte di questo capitolo. Secondo la legge la donna colta in adulterio era meritevole di morte. Tuttavia Cristo non si mise al posto delle autorità che avrebbero dovuto pronunciare la sentenza. Non negò che secondo la legge di Mosè questa donna avesse dovuto essere lapidata ma contrastò lo spirito in cui i di lei  accusatori la menarono a lui. Sostanzialmente le loro accuse erano coerenti con la legge. Fu contro il loro legalismo e il loro odio impersonale per questa donna che Gesù prese le distanze.  Essi erano privi non solo di una consapevolezza dei loro propri peccati ma anche della misericordia di Dio. Di conseguenza nemmeno loro potevano mostrare alcuna misericordia ma esibivano invece un satanico piacere nella sua morte. Il loro interesse non era più rivolto al mantenimento della legge di Dio. Volevano il trionfo su questa donna colta nel peccato e con ciò gonfiare la loro opinione di se stessi. I loro cuori erano colmi di pensieri omicidi.

Che la pena di morte dovesse essere comminata era conforme alle ingiunzioni del vecchio patto. La rigida giustizia di Dio dovette essere rivelata mediante tale severa punizione. Tuttavia, Cristo avrebbe redento la vita dalla maledizione della legge e il suo trattamento misericordioso della donna fu una profezia del perdono che avrebbe contraddistinto il suo Regno. La santificazione della vita deve venire mediante la fede nel perdono dei peccati.

          Concetto principale: Il Cristo è venuto per salvare la nostra vita.

          Le autorità legaliste. Una mattina presto, mentre era ancora a Gerusalemme, Gesù si trovò nel cortile esterno del tempio. Stava insegnando alle gente che veniva a lui quando improvvisamente irruppe un gruppo di scribi che trascinavano con sé una donna che era stata colta in un atto criminale. Secondo la legge di Mosè questa donna avrebbe dovuto essere lapidata. Gesù si era spesso mostrato amico di collettori di tasse e di peccatori perciò la portarono a lui per vedere cosa avrebbe detto. Si sarebbe messo contro la legge di Mosè?

Il Signore Gesù lesse subito dentro di loro. Nella loro arroganza avevano passato il giudizio su questa donna come se loro stessi fossero senza peccato! Volevano la donna giustiziata per far apparire se stessi ligi alla legge e giusti. Erano incapaci di stemperare la giustizia divina con la misericordia divina perché non c’era niente di divino nel loro freddo, calcolato legalismo. Così, nel loro cuore erano omicidi indipendentemente da quanto tecnicamente corretta potesse essere stata la loro sentenza.

Ma gli scribi e i Farisei non hanno il monopolio dell’arroganza e del legalismo. Oh, come godiamo anche noi nel passare il giudizio sugli altri per sembrare comparativamente giusti!

          Scrivere per terra. Come avrebbe dovuto rispondere Gesù? Non era venuto per abolire la legge di Mosè ma neppure era lui l’autorità con giurisdizione sul processo. Se i Farisei speravano di attirarlo dentro quella trappola Gesù non avrebbe concesso loro quel piacere. Perciò si chinò e si mise a scrivere per terra, comportandosi come se nessuno gli avesse chiesto alcunché. Giudicare non era suo compito e loro non avrebbero dovuto cercare di forzare quel ruolo du di lui.

Non rimase in silenzio perché gli mancasse una risposta o perché non gli interessasse della legge o della donna. Il problema lo straziava anche mentre scriveva sulla sabbia. Percepiva la loro malevolenza e ipocrisia e la sua ira di accese contro di loro. E come gli fu chiaro che avrebbe dovuto fare espiazione per i peccati che esistevano nel cuore di tutti gli uomini. Perfino mentre la sua ira divampava prese la colpa del peccato su di sé e soffrì sotto il suo peso.

          Chi di voi è senza peccato. Che non gli mancasse una risposta fu evidente quando insistettero che dicesse qualcosa. Alzandosi in piedi, disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei!” Li confrontò coi loro propri peccati e svergognò la loro ipocrisia per la loro volontà di passare il giudizio su questa donna. Non lasciò alcun dubbio che vedeva nei loro cuori.

Le sue parole giunsero a segno. Tornarono in sé e ammisero a se stessi che non erano senza peccato in alcun senso. Nessuno di loro osò raccogliere una pietra; uno alla volta si allontanarono, cominciando dai più anziani.

Non si può dire che per la maggior parte di essi questa sia stata una vera confessione di colpa; più probabilmente furono imbarazzati dalla percezione di Gesù. Solo se siamo genuinamente svergognati a umiltà dalla grazia di Dio e smettiamo di proclamare la nostra grandiosità possiamo umilmente confessare i nostri peccati davanti a Dio e ricevere perdono.

          Il Figlio dell’uomo vi farà liberi. Mentre gli accusatori si sfilavano Gesù si mise di nuovo a scrivere sulla sabbia. Infine rimase solo la donna. Quando chiese alla donna: “Donna dove sono quelli che ti accusavano? Nessuno ti ha condannata?” Ella rispose: “Nessuno, signore”. Gesù le dichiarò: “Neppure io ti condanno; va’ e lascia la tua vita di peccato”. La grazia di Dio inondò la vita della donna. Ella era un’emarginata; aveva meritato di morire. Tuttavia, il Signore Gesù le rivelò che siamo tutti sotto la colpa dei nostri peccati ma per mezzo di Dio c’è perdono.

In fin dei conti, Gesù,  non ha dunque accantonato la legge di Mosè? Non era venuto per abolire la legge ma per compierla. Qual era stato il motivo per cui nel Vecchio Testamento  Dio aveva posto punizione così severa su questo tipo di trasgressione? Fu per insegnare a Israele che rigide richieste faccia la giustizia di Dio e come il suo giudizio venga sopra i nostri peccati. Il Signore Gesù era venuto a soffrire questo giudizio e a reintegrare la giustizia divina che era stata violata. Nella legge di Mosè, la pena di morte era richiesta per diversi peccati come segno che, a causa dei nostri peccati, noi meritiamo di essere banditi per sempre dalla comunione di Dio. Questo scopo della legge di Mosè è stato compiuto dalla croce di Cristo. Lì vediamo ciò che meritiamo a causa dei nostri peccati, ma lì egli scelse anche di fare espiazione per quei peccati.

Espiando i nostri peccati e desiderando portarci a conoscerli e confessarli, vuole farci liberi (vedi v. 32). È in questo modo che ci dà il perdono dei peccati e distrugge il potere che il peccato ha su di noi. Di queste cose parlò successivamente nel cortile esterno del tempio (v. 20). Ma proprio per questo gli anziani si adirarono con lui. Da chi intendeva farli liberi? Loro non erano schiavi, argomentarono, ma liberi figli di Abrahamo. Non si accorgevano di essere schiavi del peccato e figli del diavolo.

Il diavolo, bugiardo fin dal principio, ci illude a credere la bugia. Il diavolo impedì agli anziani di comprendere la verità riguardo ai loro peccati e alla grazia di Dio. Il Signore Gesù li rimproverò per questo. Non udivano ne riconoscevano la sua voce perché non conoscevano il Padre.  Gesù è il Vero e ci rivela il Vero. Se ascoltiamo, siamo svergognati dalle sue parole! Ma solo allora possiamo comprendere che è venuto a salvare il mondo, non a condannarlo. La condanna del mondo risiede nel fatto che non  crede nella sua Parola di Grazia.


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