14: La resurrezione e la vita

Giovanni 11

La resurrezione di Lazzaro non fa riferimento solo alla temporanea restituzione della sua vita sulla terra anzi, mette in luce la rivelazione del potere di Cristo sulla morte. Cristo ha quel potere perché restaura la vera vita in comunione con Dio. Nella potenza della sua grazia, regna sulla morte. Questo è il modo in cui ne parlò con Marta.

Non sappiamo dove e in quale stato Lazzaro fosse mentre era morto. Che sia stato nel cosiddetto “sonno dell’anima” o che abbia invece sperimentato la beatitudine che però fu cancellata dalla sua memoria dopo il suo ritorno in vita?

          Concetto principale: Il Cristo è la resurrezione e la vita.

          Per la gloria di Dio. Il Signore Gesù e i suoi discepoli dimoravano a Est, di la del Giordano, dove avevano trovato riposo e sicurezza. Mentre era lì fu raggiunto da un messaggio che lo avvertiva che a Betania qualcuno era seriamente malato. Quel qualcuno era Lazzaro, il fratello di Maria e Marta. Gesù desiderava tremendamente andare a casa loro perché con queste persone aveva una relazione veramente speciale come dimostra il tenore del messaggio: “Signore, colui che tu ami è malato”.

Maria e Marta devono aver pensato che Gesù sarebbe venuto immediatamente a guarire Lazzaro visto che la malattia aveva evidentemente preso un risvolto  per il peggio.

Quando Gesù ricevette il messaggio tutto ciò che disse fu che questa malattia non sarebbe terminata con la morte ma che sarebbe stata per una manifestazione della gloria di Dio. Rimase tranquillamente dov’era e non fece  precipitosi preparativi per partire. La sua risposta e atteggiamento devono aver sconcertato Maria e Marta perché quando i messaggeri ritornarono Lazzaro era già morto. Cosa avrà voluto dire con quelle parole? Nel loro profondo dolore devono aver cercato di aggrapparsi a quelle parole in fede ma il significato di quel messaggio era troppo profondo per loro. La morte e la dolorosa perdita parlavano troppo brutalmente. Non avevano altra prospettiva che Gesù sarebbe venuto a confortarle nel tempo che aveva deciso, ma Lazzaro era stato perso.

Gesù sapeva quello che stava facendo. Il Padre gli aveva fatto vedere lo scopo di questa malattia e della morte di Lazzaro. Uno dei segni più grandi e più miracolosi sarebbe avvenuto qui, vicino a Gerusalemme, di modo che Gesù sarebbe di nuovo stato rivelato ai Giudei. Questo miracolo avrebbe fatto precipitare la crisi. O avrebbero creduto in lui o avrebbero rigettato la salvezza che era apparsa in lui.

          Chi cammina di giorno non inciampa. Rimase di la del Giordano altri due giorni. Poi annunciò ai suoi discepoli che sarebbero tornati in Giudea. Ma i discepoli si tirarono indietro con orrore. A Gerusalemme avevano ripetutamente sperimentato ostilità e sapevano che c’erano lì grandi tensioni. Erano sicuri che il loro maestro sarebbe andato a morire.

Gesù rispose che stava camminando nella via di suo Padre: per questo era sempre nella luce. Pertanto non gli poteva accadere nessun danno: il Padre avrebbe trasformato la sua obbedienza fino alla morte in una benedizione eterna. Se non avesse fatto la volontà del Padre sarebbe stato come uno che cammina di notte e inciampa. Camminando nella luce del Padre avrebbe fatto la volontà del Padre fino alla fine. Se solo i suoi discepoli avessero visto ciò che lui vedeva avrebbero anch’essi camminato nella luce. Ma perché questo avvenisse avrebbero dovuto arrendersi completamente a lui e alla sua Parola in fede.

Poi disse loro che il loro amico Lazzaro si era addormentato e che sarebbe andato a svegliarlo. Quando ingenuamente i suoi discepoli gli rimarcarono che il dormire gli avrebbe fatto bene disse loro infine chiaramente che Lazzaro era morto. Aggiunse di essere contento di non essere stato lì a guarirlo perché ora avrebbero testimoniato un grande segno miracoloso. Più che mai prima di allora avrebbero visto la potenza della sua grazia al fine che avessero in lui una fede ancora maggiore.

Tuttavia i discepoli non percepirono ciò che Gesù vedeva. Tommaso, il più pessimista dei dodici, avvertì che la vita di Gesù sarebbe stata in pericolo. Ciò nonostante non potevano lasciarlo andare da solo. Non c’era niente che potessero fare se non morire con lui se necessario. Non avevano compreso che Cristo, poiché viveva in comunione con Dio, aveva potere sulla morte e perciò rimaneva sempre nella luce e sapeva ciò che stava facendo.

          Chi crede in me vivrà. Quando arrivò nelle vicinanze di Betania le voci del suo arrivo lo precedettero. A casa di Maria e Marta c’erano molti visitatori radunatisi lì per condolersi con le due sorelle. Molti erano venuti da Gerusalemme. A quanto pare Lazzaro vi aveva molte conoscenze. Gerusalemme distava da Betania solo mezz’ora e appena Marta udì che Gesù era nelle vicinanze uscì immediatamente a incontrarlo.

Marta disse a Gesù che suo fratello non sarebbe morto se lui fosse stato lì. Questo era meno un rimprovero e più una dichiarazione della sua fede. Dio aveva decretato così e lei sapeva che Gesù faceva sempre la volontà di suo Padre. Rendendosene conto, poteva ancora arrendersi a lui con tutta la sua fiducia.  Per questo aggiunse: “Ma anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà”. Con ciò espresse la speranza che ciò che era stato rotto potesse ancora essere riparato. Era come se combattesse per arrivare oltre i limiti della sua fede. Il modo in cui lo disse dimostra che credeva sebbene non senza qualche esitazione. E tuttavia, se non avesse creduto completamente quello che aveva detto, avrebbe realmente potuto credere che  la grazia di Dio, come era apparsa in Gesù, di fatto ripristinava la comunione con Dio e conquistava anche la morte? Non avrebbe potuto fedelmente aspettarsi di vedere quella vittoria sulla morte proprio davanti ai propri occhi?

Ma non aveva ancora raggiunto quel livello perché quando Gesù cercò di portarvela dicendo che suo fratello sarebbe risorto, ella replicò: “Lo so che resusciterà nella resurrezione all’ultimo giorno”. Poteva accettare la resurrezione come fatto futuro ma sperare contro ogni speranza che la resurrezione avvenisse adesso era troppo per lei. Non riusciva a vedere la potenza di Gesù malgrado fosse proprio davanti a lei. Allora, proprio per rivelarsi a lei completamente Gesù le disse: “Io sono la resurrezione e la vita”. Aggiunse che chiunque tra i viventi avesse creduto in lui non sarebbe mai morto. La morte non aveva potere su quelli che credevano in lui perché la morte non aveva potere su di lui. Al contrario, Colui che avrebbe riguadagnato per noi la comunione con Dio aveva vittoria sulla morte. Chiunque potesse vederlo in quella luce poteva aspettarsi di vedere la vittoria sulla morte, presente e futura.

Gesù volle portare Marta a quel livello di fede. Le chiese: “Credi tu questo?” La sua risposta affermò la sua resa totale: “Sì, Signore, io credo (tempo perfetto in greco) che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che doveva venire nel mondo”. Ella entrò di nuovo nella sua immediata presenza e procedette ad aspettarsi ogni cosa.

Su richiesta di Gesù mandò a chiamare Maria. Maria si alzò in fretta per andare ella stessa a incontrarlo. Ma gli ospiti pensarono che andasse alla tomba e la seguirono. Dietro a loro venne anche Marta. Il Signore Gesù era rimasto dove aveva incontrato Marta. Maria ripetè ciò che aveva detto sua sorella ma lui non replicò la discussione che aveva già avuto con Marta. Quando vide Maria e giudei che erano con lei che piangevano fu profondamente commosso. Vide il potere della morte e la sofferenza che aveva portato. La sua ira divampò contro quella sofferenza. La sua vita era talmente concentrata nel suo desiderio di vincere la morte che fu turbato quasi fino a piangere.

          Vittoria sulla morte. “Dove lo avete deposto?”, chiese, ed essi lo accompagnarono alla tomba. A quel punto non riuscì a trattenere le lacrime. Partecipò al dolore della razza umana e di tutta la sua sofferenza sotto il potere della morte. Mentre sperimentava quella sofferenza, prese anche su di sé la colpa che ne era la causa. I giudei si indicarono l’un l’altro che Gesù piangeva. Contrariati, alcuni di loro chiesero se non avesse potuto guarire Lazzaro. Non credevano in lui e non vedevano niente della gloria che sarebbe stata rivelata.

Profondamente commosso, Gesù giunse alla tomba; la sua collera divampò contro il potere della morte. Ordinò che togliessero la pietra che sigillava la tomba. Perfino in quel momento Marta non vide che il miracolo stava per accadere proprio lì in quel momento. Non era ancora pronta a riceverlo. Perciò rispose che la pietra non poteva essere rimossa perché suo fratello era già morto da quattro giorni. Gesù la rimproverò gentilmente: “Non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?” Quando ebbero rotolato via la pietra, ringraziò il Padre che lo aveva esaudito: gli avrebbe permesso di dimostrare la potenza della grazia. Aggiunse che non aveva dubitato che il Padre lo avrebbe esaudito. Non aveva forse sempre le stesse intenzioni del Padre? Aveva già pregato comunque, forse fin da dove era partito di la del Giordano, di poter compiere questo segno miracoloso e ringraziò il Padre ad alta voce in modo che la folla udisse che lui e il Padre erano uno e che lui era venuto a fare la volontà di suo Padre.

Poi chiamò Lazzaro in vita rivelando la vittoria sulla morte. Avrebbe fatto espiazione per il peccato e con ciò spezzato il potere della morte. Ha portato la vita eterna della comunione con Dio. Resuscitare Lazzaro fu un segno di questa comunione e anche una profezia della salvezza e della restaurazione della vita dei credenti. Meravigliati che avesse resuscitato Lazzaro, molti Giudei credettero in lui.

          Conviene per noi che un sol uomo muoia per tutta la nazione. Alcuni dei testimoni oculari andarono a riferire la cosa ai farisei. Come avrebbero reagito di fronte a questo potente miracolo? I farisei e i capi dei sacerdoti indissero una riunione nel sinedrio. Bisognava decidere qualcosa, subito. L’agire non poteva essere ulteriormente posposto. In seguito a questo segno miracoloso tutti avrebbero creduto in lui.

Si dissero l’un l’altro: “Se tutti crederanno in lui, egli causerà una ribellione contro i Romani; ciò diventerebbe un disastro e anche quel poco che ancora rimane della nostra indipendenza nazionale verrebbe perduto. Gerusalemme verrebbe distrutta insieme al tempio”. Credevano veramente quello che stavano dicendo? Il fatto che lui non fosse il Messia che essi desideravano era precisamente la ragione del loro panico.  Più  di qualsiasi altra cosa erano impauriti di perdere il controllo delle masse.

Il presidente della riunione, il sommo sacerdote Caiafa, parlò con particolare veemenza. Rimproverò i partecipanti per la loro codardia. Ora avrebbero dovuto decidere che Gesù di Nazareth venisse eliminato perché sarebbe stato meglio che un uomo morisse piuttosto che perisse una intera nazione. Ciò che Caiafa disse era vero, ovviamente, ma non nel senso in cui lui lo aveva inteso. Il suo spirito era ostile a Cristo e ciò nonostante lo Spirito santo fu qui all’opera. Il sommo sacerdote Caiafa, malgrado se stesso, divenne un profeta. Infatti era propio vero che Cristo sarebbe morto per la salvezza del popolo.

In quella sessione del sinedrio i membri decisero che Gesù avrebbe dovuto morire. La sola cosa cosa che restava da decidere erano i dettagli. Il tradimento di Giuda avrebbe provveduto proprio a questo. Il Signore Gesù si ritirò ancora per un po’ perché la sua ora non era ancora venuta sebbene si stesse avvicinando. Andò in una regione del deserto, in un villaggio chiamato Efraim, al confine tra la Giudea e la Samaria. Lì rimase nascosto per qualche tempo. Per mezzo della sua croce e della sua resurrezione si sarebbe presto rivelato come Colui che vince la morte.


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