2: Confessanti

Giovanni 1:35-52

La chiamata dei discepoli in Giovanni 1 fu diversa da quella che avvenne più tardi in Galilea. In quella occasione furono chiamati ad uno specifico discepolato ma nella chiamata di Giovanni 1 Cristo li portò a confessare il suo nome.

Cristo li conquistò e li reclamò per sé perché perché dimostrò loro di conoscerli. Per la sua luce riconobbero ciò che erano. Cristo fu rivelato loro e ciò li portò a conoscere se stessi. Chiamò loro tutti a confessare il suo nome invitandoli così alla comunione con suo Padre; però li chiamò uno ad uno in una maniera personale secondo la natura e la disposizione di ciascuno.

          Concetto principale: Mediante la sua chiamata, Cristo ci porta
                                                  a confessare il suo nome.

          Andrea e il suo compagno. Il giorno dopo che Giovanni battista aveva indicato alla folla il Signore Gesù come l’Agnello di Dio, lo vide passare di nuovo. C’erano con Giovanni due dei suoi discepoli. Uno era Andrea; il nome dell’altro non è stato registrato. Potrebbe essere stato Giovanni, l’autore del vangelo, e potrebbe aver omesso il proprio nome intenzionalmente. Di nuovo il Battista indicò Gesù come l’Agnello di Dio e lo annunciò quale espiazione per i nostri peccati.

I discepoli di Giovanni non compresero completamente le parole del loro maestro ma ora sapevano, quantomeno formalmente, che Gesù era il Messia. Volevano andare con lui e tuttavia non ebbero il coraggio di parlargli. Semplicemente lo seguirono per un tratto di strada quando improvvisamente Gesù si voltò e parlò loro. Chiese cosa cercassero.

Non potevano realmente rispondere a quella domanda. Cosa effettivamente stavano cercando? Non lo sapevano neppure loro. Volevano stare col Signore Gesù, parlare con lui, conoscerlo, ma non comprendevano l’anelito dei loro cuori. Non sapevano cosa volessero da lui esattamente in quel momento o, quantomeno, non furono capaci di esprimersi.

Imbarazzati chiesero: “Maestro, dove abiti?” Forse pensarono che se avessero potuto stare in una stessa stanza con lui sarebbero riusciti ad identificare cosa stavano cercando.

Senza che lo sapessero, il Signore Gesù li aveva conosciuti fin dal principio. Sapeva che il Padre li aveva fatti sentire irrequieti e soli. Sapeva, meglio di loro, che stavano cercando un contatto con Dio attraverso di lui e che, non appena avessero trovato Dio sarebbero anche stati in contatto con la vita stessa.

Come fu deliziato quando riconobbe la mano del Padre che stava spingendo questi uomini verso di lui! Li invitò a casa sua e poiché erano già le quattro del pomeriggio rimase con loro il resto della giornata. Non sappiamo esattamente di cosa abbiano parlato ma possiamo stare certi che si rivelò a loro. Mostrò loro che percepiva la loro solitudine e che poteva soddisfare il bisogno dei loro cuori. Nel suo amore Dio si diede a loro. Come Figlio di Dio li portò nella comunione del Padre. Divenne per loro una cosa talmente meravigliosa che successivamente ricordarono l’ora esatta in cui era avvenuto.

Lungo tutta la storia, Gesù salva persone sole e le mette in contatto con Dio e con la vita. Le accompagna a confessarlo come il Cristo, come Colui che è stato mandato da Dio per darci la comunione con lui.

          Simon Pietro. Andrea era un fratello di Simone. Andò da lui e confessò  in pubblico che aveva trovato che Gesù era il Cristo: era giunto a conoscere   in Gesù il Cristo. Andrea non discusse il punto con Pietro ma semplicemente lo condusse da Gesù. È quello che anche noi dobbiamo fare; è ancora possibile, sebbene Gesù non sia più qui sulla terra, perché abbiamo la sua Parola ed è in quella Parola che viene ad incontrarci. Dobbiamo dare la sua Parola alla gente.

Così Simone fu condotto da Gesù. Dal momento in cui lo vide, Gesù seppe com’era Simone. Simone era un uomo emotivo, spesso impetuoso, cosa che lo rendeva piuttosto instabile; cambiava rapidamente stato d’animo. Ma desiderava terribilmente cambiare! Dio lo aveva reso insoddisfatto di sé e ora Gesù gli disse: “Tu sei Simone, figlio di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa, che significa Pietro (roccia)”. Come poteva Gesù sapere del disperato desiderio di Pietro di diventare fermo come una roccia?

Gesù promise a Simone che un giorno sarebbe stato chiamato Pietro. Gesù non solo ci conosce, ma per la potenza della sua grazia fa di noi ciò che dovremmo essere. È come uno scultore che vede il prodotto finito prima di cominciare a cesellare. Vide uno stabile Pietro nel volubile, nervoso pescatore Simone. E noi? In cosa ci trasformerà?

          Filippo. Il giorno dopo il Signore Gesù volle ritornare in Galilea. Quel mattino incontrò Filippo e lo invitò a ritornare con lui. Per Filippo questa richiesta ebbe un significato interamente diverso da un mero invito ad accompagnare qualcuno. La richiesta era venuta da Cristo, il Figlio di Dio! Per Filippo fu una rivelazione! Sapeva che Gesù era a conoscenza del suo desiderio di avere comunione con Dio. Filippo comprese l’onore di questa chiamata e si arrese prontamente.

Era lungi dal comprendere tutto riguardo al Signore Gesù. Ciò divenne evidente da ciò che disse di lui poco dopo. Ma si rese conto chiaramente che Gesù era Colui che era stato annunciato da Mosè e i profeti: era il profeta che il Signore avrebbe fatto sorgere in Israele. Era Colui che avrebbe redento la vita e fatto conoscere la volontà della grazia di Dio. Ci avrebbe assicurati che Dio ci conosce veramente e che le nostre vite devono essere spese seguendo lui.

          Natanaele. Filippo incontrò Natanaele e gli testimoniò che lui, quanto Andrea e Pietro, aveva scoperto Colui che era stato promesso nella persona di Gesù. Quando Filippo descrisse Gesù come figlio di Giuseppe da Nazareth, Natanaele, che era di Cana, una città vicino a Nazareth e in costante faida con Nazareth, rispose sarcastico: “Può alcun che di buono venire da Nazareth?”

Possiamo immaginare cosa passava nella mente  e nel cuore di Natanaele. Aveva udito ciò che Giovanni Battista aveva detto e voleva  ardentemente credere che il Messia era venuto a redimere il suo popolo. Ma aveva i suoi dubbi, specialmente quando udì parlare di Nazareth. Semplicemente non poteva essere vero che il Messia venisse da tale luogo. Oggi molte persone hanno lo stesso problema col Signore Gesù. Egli è irrilevante per loro. Spesso amano rimanere nei loro dubbi, sollevando obiezioni così da poter continuare a dubitare. Con Natanaele, però non era così. Il fondamento del suo pensare e del suo argomentare era la fede, anche se ancora non ne era consapevole. Tuttavia, Filippo non cominciò a discutere per convincere Natanaele; disse semplicemente: “Vieni a vedere”. La fede è così. La fede crede e sa che Gesù ha il potere di rivelarsi a chiunque: egli può essere il salvatore di ognuno.

Non appena Gesù vide Natanaele venire verso di lui, disse: “Ecco un vero Israelita in cui non c’è frode”. Quell’affermazione provò a Natanaele che Gesù aveva visto non suo intimo! Benché dubitasse, il suo dubitare non era falso o ipocrita. Non finse di voler essere liberato dal suo dubbio mentre in realtà lo amava. Dietro al suo dubbio giaceva nascosto l’anelito di fede. Infatti il suo anelito provava la sua onestà. Anche Giacobbe, il progenitore del popolo, aveva lottato con Dio, e come risultato era divenuto giusto. Da quel momento in poi Dio lo aveva chiamato Israele. Natanaele era un vero discendente di quell’Israele.

Sorpreso, e toccato, Natanaele chiese a Gesù come facesse a conoscerlo. La risposta fu totalmente inaspettata: “Prima che Filippo ti chiamasse, quando eri ancora sotto il fico, ti ho visto”. È evidente che mentre era sotto il fico Natanaele si stava chiedendo se potesse essere vero che il Messia fosse ora venuto. Quanto completamente lo conosceva il Signore Gesù!

Allora la Parola del Signore fece presa sul suo cuore ed egli esclamò: “Rabbi, tu sei il Figlio di Dio! Tu sei il re d’Israele!”. Natanaele professò parecchio riguardo al Cristo. Era il Figlio di Dio nel quale il pieno amore di Dio era venuto. Evidentemente aveva udito quella parola da Giovanni Battista e ora le stava dicendo “Amen” in fede. In quell’amore di Dio avrebbe regnato sul suo popolo. Così la vita di Natanaele fu redenta; era stato conosciuto nel suo dubbio e ne era stato liberato. Il Signore Gesù libera nello stesso modo anche noi dal nostro dubbio se solo lasciamo che ci parli per mezzo della sua Parola.

Tuttavia, c’era ancora molto nella vita di Natanaele che minacciava di oscurarne la prospettiva. Molto della sua vita aveva ancora bisogno di pulizia e lui correva il rischio di venire assorbito dalla propria vita. Noi corriamo spesso il pericolo di fare la stessa cosa e come risultato perdere di vista il Cristo. Questa è la ragione per cui Cristo diresse l’attenzione di Natanaele alla sua gloria.

La visione che Giacobbe aveva un tempo avuto in sogno avrebbe trovato il suo compimento in Cristo. I suoi discepoli avrebbero visto che c’era comunione quotidiana fra Dio e Gesù. I cieli sarebbero stati aperti su di lui, gli angeli avrebbero portato le sue preghiere a Dio e riportato a lui le sue risposte. Tutti noi possiamo vedere Cristo alla luce dell’eterna comunione di Dio e vedendolo così in fede siamo benedetti.


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