27: Una santa comunità

Atti 4:32-5:11

È sbagliato suggerire che nella chiesa di Gerusalemme sia esistita una sorta di comunismo più o meno nella forma che oggi conosciamo. Sebbene nessuno proclamasse sua alcuna delle cose che possedeva ma teneva tutto in comune, ciò non implica una dogmatica adesione al principio della proprietà collettiva. Ogni qual volta qualcuno vendeva una casa o un campo dava il ricavato ai poveri: quella era un’azione volontaria secondo questo intero passo delle Scritture.

La comunità cristiana di Gerusalemme contava probabilmente un gran numero di poveri, un conclusione che si può trarre da Atti capitolo 6. Precedentemente questi poveri erano stati sostenuti dalle loro sinagoghe. Ora, improvvisamente, l’onere di sostenerli cadde sulla nuova comunità emergente. Per questa ragione i fondi ordinari della collette giornaliere e settimanali non erano sufficienti. Perciò, alcuni dei fratelli più abbienti fecero dei doni più cospicui che ottenevano vendendo una casa o un campo. A quanto pare, un certo Barnaba fu il primo a farlo e forse deve  a questo il suo soprannome. (Il suo nome era Giuseppe ma gli apostoli gli diedero il soprannome Barnaba, che significa “figlio di consolazione”.) Barnaba e i suoi confratelli cristiani erano convinti che non possedevano nulla solo per se stessi. La comunità era basata sulla convinzione che erano uno in Cristo. Perciò avrebbero dovuto usare tutti i loro possedimenti per il beneficio di tutti. In quanto tale c’è sempre nella comunità cristiana un’economia orientata al servizio. Tuttavia, l’individuo mantiene ancora il diritto di disporre come vuole di ciò che è suo benché quel diritto sia qualificato dalla comunione in Cristo.

Ovviamente la punizione inflitta ad Anania e Saffira  non è intesa come minaccia contro il mentire in generale. Anania e Saffira mentirono contro lo Spirito santo. Non vivevano per lo Spirito il quale stava facendo sorgere una nuova comunità ma col loro imbroglio dissacrarono invece l’opera dello Spirito santo. Profanarono la vera vita che lo Spirito stava creando e quella fu la ragione per la loro morte. Quando raccontiamo questa storia dobbiamo far risaltare la santità della nuova vita in comunione con Dio.

          Concetto principale: Lo Spirito santo crea una nuova comunità santa.

          La rivelazione della nuova comunità. La congregazione di cinquemila persone che era venuta in esistenza a Gerusalemme per la predicazione degli apostoli formava una reale unità. Non solo erano organizzati sotto la guida degli apostoli ma anche si amavano e si capivano l’un l’altro perché condividevano gli stessi sentimenti. L’amore del Signore Gesù che era giunto a loro attraverso lo Spirito santo e che aveva risvegliato nei loro cuori questa risposta d’amore li legava insieme.

Questo legame si manifestò nella loro comprensione che i loro possedimenti non erano per se stessi solamente. Per fede sapevano di essere uno. Ora compresero anche la loro chiamata a vivere l’uno per l’altro. La comunione reciproca che avevano doveva essere promossa non solo dai doni spirituali che avevano ma anche dai loro possedimenti materiali.

Perché avevano una tale forte consapevolezza della loro comunione? Era perché gli apostoli testimoniavano ferventemente della resurrezione del Signore. E questa predicazione a sua volta esercitava grande potenza perché lo Spirito santo la benediceva. In questo modo condividevano tutti la nuova vita di comunione con Dio. Erano resuscitati col Signore Gesù a nuova vita nella quale vivevano vicino a Dio come loro Padre. Poiché erano consapevoli di partecipare nel suo amore non conoscevano paura. Ed è sempre la paura che ci rende così egoisti.

C’erano molti poveri nella congregazione di Gerusalemme. Un tempo erano stati sotto la cura delle sinagoghe cui appartenevano. Però, i loro legami con queste sinagoghe erano stati tagliati ed ora la congregazione dei credenti si sarebbe dovuta prendere cura di loro. Le elemosine giornaliere e settimanali che gli apostoli ricevevano per questo scopo erano insufficienti. Pertanto, alcuni dei fratelli più abbienti  vendevano un campo o una casa e davano il ricavato agli apostoli perché fosse distribuito tra i poveri. Ciò portò sollievo alle necessità della congregazione. Lo Spirito santo aveva operato questa liberalità nei cuori di quei fratelli. Un certo Giuseppe fu probabilmente colui che fece la prima mossa in questo senso. Gli apostoli lo soprannominarono Barnaba, cioè, figlio di consolazione. La sua azione aveva grandemente incoraggiato gli apostoli e la congregazione. In quell’azione percepirono la vicinanza dello Spirito santo.

La comunità di Gerusalemme era opera dello Spirito santo. I membri si amavano per amore di Dio. Onoravano e servivano Dio loro Redentore, prendendosi cura gli uni degli altri. Era veramente una comunità santa consacrata a Dio. Perciò era interamente diversa da qualsiasi altra comunità che esiste non da fede. Era da Dio, per mezzo di Dio e a Dio, che è il Redentore.

          Simulazione. Le persone della congregazione la vedevano e sperimentavano tutte in quel modo? A quanto pare, no. Anche a quel tempo si univano alla congregazione persone che non vivevano realmente per fede. Erano stati trasportati dal movimento fatto nascere dallo Spirito santo. Qualcosa di questa potenza li aveva di fatto toccati ma non lo riconobbero come un movimento dello Spirito santo. Videro nella potenza poco più che uno sforzo umano. Ne vollero far parte a beneficio della loro auto-realizzazione. Né compresero la fede come dono di Dio per il quale vediamo il miracolo della grazia di Dio nel suo Cristo. Consideravano la fede semplicemente come un atto della volontà umana.

Ci furono due persone, Anania e sua moglie Saffira, che vedevano il movimento in questo modo. Vollero dare il loro contibuto al progetto perché notarono l’onore che Barnaba aveva ricevuto per la sua generosità e volevano essere similmente onorati. Così queste due persone vollero agire per sé e solo per sé. Non conoscevano veramente lo Spirito santo, la fede non li aveva liberati dal loro ego-centrismo. Non erano stati liberati e perciò non erano liberi dalla paura. Anania e Saffira pertanto trovarono difficile  dare agli apostoli l’intero ricavato del campo che avevano venduto. Decisero di tenerne una parte per sé. Ma volevano lo stesso tutto il credito e perciò si misero d’accordo di dire agli apostoli che il loro dono costituiva l’intero prezzo di vendita.

Queste persone vivevano molto vicino all’opera dello Spirito, quantomeno fisicamente, e ne erano state in qualche modo trascinate, ma non avevano mai realmente conosciuto lo Spirito. Scelsero di disonorare la gloriosa opera dello Spirito col loro egoismo e il loro sotterfugio. Ingannarono lo Spirito del Signore Gesù Cristo che è presente nella congregazione. Questo inganno può sembrare in qualche modo estremo e invece chiunque si unisce alla congregazione mentre non vive per lo Spirito santo in principio commette una frode simile. Una tal persona si sentirà anche offeso dallo Spirito santo, come fecero Anania e Saffira.

          La disciplina dello Spirito santo. L’apostolo Pietro, illuminato dallo Spirito santo, percepì cosa fosse successo e affrontò Anania. Gli disse: “Anania, perché ha Satana riempito il tuo cuore per farti mentire allo Spirito Santo?”. Pietro percepì che questa era opera di satana che aveva soffiato sulla fiamma dell’avidità nel cuore di Anania e voleva così distruggere l’opera dello Spirito santo. Pietro volle rendere Anania pienamente consapevole della natura del suo peccato. “Dopo tutto”, evidenziò Pietro, “È stato un atto di tua libera scelta. Ti sei dato nelle mani di satana, hai combattuto contro lo Spirito santo”.

Nello stesso momento in cui Anania udì queste parole, il giudizio dello Spirito santo lo colpì ed egli cadde morto. Lo Spirito santo custodisce sempre il proprio onore e quello della comunità che ha stabilito. Questa fu un’azione redentiva dello Spirito santo. Ha redento con ciò la sua chiesa dalla corruzione del peccato. Grande timore cadde su tutti loro. I più giovani della comunità presero Anania e lo seppellirono. Nel frattempo sua moglie non ne fu informata. Con questo giudizio lo Spirito santo aveva parlato. Anania fu portato via come uno che è stato rigettato.

Circa tre ore dopo si presentò Saffira.  Pietro le chiese se avesse avuto parte in questo imbroglio. Quando divenne ovvio che aveva partecipato all’inganno, le parole di Pietro colpirono a morte anche lei. I due si erano messi d’accordo per tentare lo Spirito del Signore. Avevano stupidamente cospirato nel mettere alla prova la potenza dello Spirito santo. Anche lei fu colpita a morte dal giudizio dello Spirito. Cadde immediatamente ai piedi di Pietro. I giovani che erano appena tornati dal seppellire Anania la trovarono lì e portarono via anche lei.

Fu reso chiaro a chiunque che in questa congregazione c’era una comunione santa che era stata stabilita dallo Spirito santo. Secondo il suo patto, Dio dimorava in mezzo al suo popolo che aveva cominciato a raccogliere a sé, cominciando da Israele. Il Signore repelleva i peccati di incredulità e disprezzo per la sua santità. In questo modo stava redimendo il suo popolo.


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