38: Passando sopra i tempi dell’ignoranza

Atti 15:35-18:22

Col secondo viaggio missionario di Paolo il vangelo arrivò in Europa. Qui abbiamo un’altra delle transizioni nell’opera dello Spirito. Chiunque tenga da conto il patto del Signore, e pertanto le nazioni con la loro storia, non dirà mai che sia importante solamente che un individuo qui e uno lì giungano a credere o che da qualche parte sia fondata una congregazione. Non possiamo certo suggerire che ove queste cose accadono non abbiano poi conseguenze più ampie. La rivelazione di Dio si muove lungo linee pattizie, di conseguenza conduce alla luce le nazioni e il loro sviluppo. Adesso il continente europeo doveva essere conquistato dal vangelo e aperto al vangelo. Ciò che accadde a Filippi lo rende particolarmente chiaro.

Ad Atene Paolo combatté col pensiero religioso di quei tempi. La lotta cominciò con l’altare del dio sconosciuto. All’interno dell’uomo naturale o delle sue opere non ci sono punti di contatto per la grazia divina. Quali che fossero i residui dell’immagine di Dio nell’uomo nella forma di conoscenza di Dio lo portavano solo a fuggire da Lui. Quando lo Spirito santo cambia il cuore, quei residui diventano punti di contatto per la grazia.

Per essere sicuri gli ateniesi avevano dedicato un altare al dio sconosciuto. Il tentativo di mettersi al sicuro contro l’ira di un possibile dio sconosciuto non aveva niente a che vedere con la vera religione. Ciò nonostante Paolo cominciò da questo punto di partenza nella speranza che ascoltassero e la Parola li convincesse della loro colpa illustrando come il vero Dio fosse loro sconosciuto.

Non dobbiamo considerare il discorso di Paolo sull’Areopago un fallimento. Se lo leggiamo erroneamente possiamo facilmente concludere che Paolo dedicò la maggior parte del suo discorso a ciò che è chiamato rivelazione generale e la comune conoscenza di Dio con attaccate solo alcune non correlate considerazioni su Cristo. Questa presunta debolezza è a volte stata spiegata come un collasso spirituale da parte di Paolo. Gli si attribuisce l’errore di costruire sull’esistente conoscenza di Dio senza porre il vangelo direttamente in opposizione alle menzogne del mondo pagano. Dovremmo ricordarci, comunque, che lo spirito di Paolo era inacerbito dal vedere l’idolatria praticata ad Atene. Ciò suggerisce bel altro che un collasso spirituale e del compromesso!

Considerare il suo discorso nella luce sopra descritta è pertanto totalmente sbagliato. Paolo dice che Dio era passato sopra i tempi dell’ignoranza (paragona Romani 3:25). Quelli erano stati tempi della colpa a causa dell’ignoranza. L’intera razza umana possiede la conoscenza di Dio e del suo Regno, la sua rivelazione speciale mediante la sua Parola e la rivelazione del suo patto. Tuttavia, le nazioni avevano volontariamente rigettato il legame del patto. Gli ateniesi servivano in effetti il dio sconosciuto ma lo facevano a modo loro.

Il vero Dio non è servito da mani d’uomini come se avesse bisogno di qualcosa. Si fa servire solo in sottomissione per fede, una fede che riceve da lui – tutto. Perciò Dio è servito solo nel suo patto, patto che era lì fin dal principio quando l’umanità era ancora unita. Successivamente Dio fece sì che si frantumasse in nazioni di modo che aggrappandosi alla Parola del suo patto lo cercassero e lo trovassero in tutte le cose in tutta la terra. Quella ricerca di lui non avrebbe sicuramente significato cercare qualcosa di alieno perché viviamo e ci muoviamo in lui, siamo circondati da lui che nel suo patto ha inondato il mondo col suo favore. Oltre a ciò, in origine ci aveva creato in una relazione di dipendenza da lui. Gli uomini, però non avevano cercato e trovato il vero Dio in tutte le sue opere ma avevano invece fatto le proprie rappresentazioni di Dio e del modo di servirlo. Avevano dimenticato il patto del Signore. Ora Dio è passato sopra la colpa di quell’ignoranza e ha comandato a ogni uomo ogni dove di pentirsi. Chi fra le nazioni del mondo non si sottomette al patto del Signore sarà giudicato da Cristo che Dio ha stabilito come giudice e al quale ha dato la vittoria sulla morte.

          Concetto principale: Dio manda fuori il suo vangelo a tutte le nazioni
                                                   essendo passato sopra i tempi della loro colpa
                                                   causata dall’ignoranza.

          Condotti dallo Spirito santo. Paolo e Barnaba rimasero ad Antiochia per del tempo insegnando nella congregazione. Poi Paolo disse a Barnaba che gli sarebbe piaciuto visitare le congregazioni che erano stata fondate. Lo Spirito santo stava rendendo Paolo irrequieto; il vangelo doveva essere portato avanti. Barnaba concordò col suo piano ma volle prendere con sé suo cugino, Giovanni Marco (Colossesi 4:10). Evidentemente Barnaba sperò che il cuore di suo cugino sarebbe stato completamente conquistato a quest’opera missionaria. Però Paolo rifiutò con decisione di prenderlo con sé perché Giovanni Marco si era dimostrato inaffidabile nel primo viaggio missionario ed era tornato indietro. Una persona così, a giudizio di Paolo, non era adatta ad un lavoro che, nel secondo viaggio, avrebbe sicuramente richiesto altrettanti sacrifici. La disputa finì in acredine. Non fu possibile raggiungere un accordo e perciò i due si separarono. Barnaba prese Giovanni Marco con sé e si imbarcò per Cipro da dove proveniva (Atti 4:36). Come compagno di viaggio Paolo scelse Sila. Per quanto questi uomini fossero guidati dallo Spirito santo, il peccato era ancora presente nella loro vita. Diversità di comprensione non dovrebbe risultare in divisione. E tuttavia la separazione di Paolo e Barnaba fu usata dallo Spirito santo per far avanzare il progresso del vangelo.

Paolo attraversò a piedi la Siria e la Cilicia, rafforzando tutte le chiese, finché giunse a Derbe e Listra. Lì trovò un discepolo di nome Timoteo, di padre greco e di madre giudea credente. Timoteo era tenuto in grande considerazione dalla fratellanza a Listra e Iconio. A quanto pare Paolo rimase alquanto impressionato da questo giovane. Lo invitò ad aiutarlo a servire la causa del vangelo. Più tardi ci sarà un legame molto speciale tra Paolo e Timoteo al punto che Paolo giunse a considerarlo suo figlio (1 Timoteo 1:2; 2 Timoteo 1:2; 2:1). Ma Timoteo non era circonciso. Ciò infastidiva i giudei perché lui aveva madre giudea. A quei tempi era realmente segno di grande negligenza. Per prevenire che i giudei usassero questa cosa contro di lui Paolo lo prese e lo circoncise. In Timoteo Paolo ricevette dal Signore un aiutante fedele.

In tutti i luoghi visitati le chiese furono rafforzate nella fede e crebbero numericamente. Paolo e i suoi aiutanti informarono le varie congregazioni della decisione raggiunta dagli apostoli e dagli anziani nella conferenza di Gerusalemme per assicurarsi che i problemi che erano sorti ad Antiochia in precedenza non diventassero motivo di conflittualità nelle chiese.

Paolo cercò anche di estendere il suo servizio ad altre aree ma lo Spirito santo glielo impedì. Avrebbe potuto andare solo a occidente ma anche lì gli fu impedito dallo Spirito santo di operare. Come questo sia avvenuto non sappiamo. Ad ogni modo, fu convinto a procedere a nord ovest finché giunse a Troas, sulla costa. Di fronte a Troas c’era il continente europeo. Che ragione ebbe lo Spirito santo per deviarli verso la costa? Era intenzione dello Spirito che il vangelo fosse esteso all’Europa? Da un lato, Paolo deve averlo desiderato; dall’altro lo avrà probabilmente temuto. L’Europa era sconosciuta, una fortezza misteriosa. Senza la speciale direzione dello Spirito santo Paolo non poteva rischiare di andarvi.

Ma Dio volle portare pace all’Europa per seminarvi la speranza. Dio sarebbe passato sopra i suoi peccati e fatto risplendere la sua luce nelle tenebre. Paolo ricevette le istruzioni di Dio per mezzo della visione di un uomo macedone che stando dall’altra parte del mare stava chiamando: “Venite in Macedonia ad aiutarci!” Lo Spirito santo era andato davanti a Paolo e aveva risvegliato l’Europa. Paolo interpretò la visione in questo modo. Poteva ora procedere con fiducia perché lo Spirito santo aveva aperto le porte di quella misteriosa fortezza.

          L’apertura della prima porta. Avendo ricevuto la visione passarono in Macedonia e presto giunsero a Filippi, la città principale della Macedonia e colonia romana. Però, diversamente da Antiochia, vi vivevano pochi giudei: non c’era neanche una sinagoga. Quei pochi giudei che abitavano a Filippi si incontravano ogni sabato appena fuori della città lungo il fiume. Paolo e i suoi compagni devono aver pensato e ripensato a come quella città puramente pagana, dove il giudaismo non era un fattore significativo, potesse venire aperta al vangelo.

Il sabato incontrarono alcune donne lungo il fiume. Paolo portò loro l’evangelo. Tra di esse c’era una donna greca che conosceva e serviva il Dio d’Israele. Costei si chiamava Lidia ed era una donna ricca, una commerciante di porpora. Lo Spirito santo aprì il suo cuore ed ella credette la Parola.

Quando Lidia e la sua casa furono battezzati mise se stessa e la sua casa al servizio del vangelo. Esortò Paolo e i suoi compagni a stare in casa sua. Quando Paolo esitò lei gli chiese se dubitasse la genuinità della sua conversione. Così la casa di Lidia divenne un centro per i credenti che erano aggiunti alla chiesa di Dio. La prima porta, il primo cuore e la prima casa in Europa erano stati aperti per il vangelo. Non fu questo un segno incoraggiante per Paolo che questa fortezza apparentemente inaccessibile  un giorno sarebbe caduta? Ecco come il seme del vangelo cadde in terreno già preparato dal Signore.

          La potenza del vangelo. Paolo e i suoi compagni rimasero a Filippi ancora un po’ di tempo. Si riunivano ogni giorno fuori della città per pregare coi credenti. Diverse volte furono seguiti da una giovane schiava che aveva uno spirito per il quale prediceva il futuro. Potenze soprannaturali sataniche le permettevano di vedere il futuro e i suoi padroni facevano enormi guadagni dalla sua divinazione. Mentre seguiva Paolo gridava: “Questi uomini sono servi del Dio altissimo che vi proclamano la via della salvezza”. Le sue parole erano sia vere che false. Parlava di una beatitudine, di una felicità in termini che solo i pagani avrebbero compreso. Paolo non desiderava essere equiparato a tali predicatori di beatitudine.  Il vangelo è in opposizione a qualsiasi comprensione umana della salvezza. Quell’opposizione avrebbe dovuto diventare chiara; il vangelo avrebbe dovuto sferrare un attacco a questo mondo pagano. Siccome questa ragazza aveva seguito Paolo e i suoi compagni in questo modo per molti giorni, l’attenzione della città si era concentrata su di loro. Ma proprio allora, nel nome di Cristo, Paolo pose l’antitesi ordinando allo spirito di uscire da lei. Lo spirito obbedì immediatamente. La Parola del Regno della Grazia è più forte di qualsiasi potenza nel mondo pagano ed ha autorità perfino sopra i demoni.

Ma ora in quella città era entrato anche il conflitto. I padroni della ragazza lamentarono la loro perdita e trascinarono Paolo e Sila al mercato davanti ai due pretori romani che presiedevano sull’amministrazione della città. Trovare un’accusa fu facile: questi Giudei stavano cercando di far accettare alla gente usanze non in linea con l’impero. Ciò produsse un umore ostile. A Paolo e Sila furono strappati di dosso i vestiti e su ordine dei magistrati furono battuti dai littori romani, uomini che portavano questi fasci  di verghe per questo scopo al servizio dei pretori (compara 2 Corinzi 11:25).

Sia Paolo che Sila possedevano la cittadinanza romana. Avrebbero pertanto potuto farvi appello per proteggersi dalla battitura. Tuttavia, ambedue sentirono di non poter protestare in questa circostanza e lasciare l’impressione che fossero impreparati a soffrire per il vangelo. La vittoria del vangelo a Filippi sarebbe dovuta venire attraverso la loro sofferenza.

E la vittoria venne, sì! Furono subito gettati in una prigione ben custodita. Il carceriere li gettò nella cella più interna e serrò loro i piedi in ceppi. Questi Gentili legarono i portatori del vangelo pensando che il governo potesse in questo modo legare il vangelo stesso. Però, durante la notte Paolo e Sila pregarono e cantarono inni di lode a Dio e gli altri prigionieri li udirono. Cantarono della potenza del vangelo che conquista il mondo pagano. Gioirono nella grazia di Dio e nella sua certa vittoria.

Improvvisamente vi fu un terremoto che scosse le fondamenta della prigione, fece aprire tutte le porte e sciogliere le catene dei prigionieri. Ovviamente Dio era intervento con un miracolo: fu una dimostrazione della potenza della sua grazia che non può essere incatenata dal potere di alcun uomo. Non avrebbe il Signore in qualche modo simile mosso tutta l’Europa e scosso le sue fondamenta? E la potenza della grazia non avrebbe forse conquistato l’Europa? Questo è ciò che Paolo e Sila devono aver visto nel terremoto. E un giorno Dio scuoterà cielo e terra quando introdurrà la gloria del suo Regno.

Il carceriere si svegliò e, rendendosi conto di ciò che stava accadendo, voleva uccidersi perché pensò che alcuni prigionieri fossero scappati. Paolo lo fermò spiegando che erano ancora tutti lì. Non vedendo per il buio il carceriere chiese della luce. Vedendo tutti i prigionieri, Paolo e Sila inclusi, cadde tremante sulle ginocchia. Poi chiese loro cosa dovesse fare per essere salvato. È evidente che il comportamento di Sila e Paolo aveva fatto in lui una profonda impressione. Forse gli venne in mente ciò che la ragazza schiava aveva detto di loro. Sapeva che erano stati incarcerati ingiustamente. Vide il terremoto come la risposta del vero Dio che Paolo e Sila servivano.

Siccome era pagano chiese cosa avrebbe dovuto fare per essere salvato o benedetto. La risposta fu completamente diversa de quella che si era aspettato. Paolo e Sila dissero: “Credi nel Signore Gesù Cristo e sarai salvato, tu e la tua famiglia”. Poi proclamarono la Parola di Dio a lui e a tutti quelli che erano nella sua casa. Ciò produsse la fede nel carceriere che cominciò a trattarli in modo diverso. Lavò le loro ferite. Fu battezzato con tutta la sua famiglia. Poi preparò loro un pasto gioendo che lui e la sua famiglia avevano trovato Dio. Ora il carceriere onorò i suoi prigionieri alla propria tavola. Così sarebbe stato onorato il vangelo in tutta Europa.

Il mattino dopo giunse un dispaccio dai due pretori che ordinava il rilascio di Paolo e Sila. È possibile che anche  i due pretori abbiano inteso il terremoto come una dimostrazione di potenza da parte del Dio che Paolo e Sila predicavano. Anche loro si erano impauriti. I carceriere avrebbe  felicemente ottemperato al loro ordine ma Paolo non era dello stesso parere. Ora dichiarò apertamente che loro due erano cittadini romani e pretese che fossero gli stessi pretori ad accompagnarli fuori dalla prigione in modo onorevole. Il gesto non era a beneficio di Paolo ma per l’onore del vangelo perché implicava un riconoscimento ufficiale della giustizia del vangelo. Ed è così che il vangelo fu ricevuto in città.

Dopo che i pretori ebbero accontentato la richiesta di Paolo, chiesero a Paolo e Sila di lasciare la città per timore di possibili tumulti. Gli apostoli andarono a casa di Lidia e consolarono la fratellanza, poi lasciarono la città. Come secoli prima Gerico era stata la prima cadere al popolo di Dio, Filippi fu la prima città europea ad essere conquistata dal vangelo.

          La rivelazione del Signore a Tessalonica e a Berea. Da Filippi Paolo e i suoi compagni andarono a Tessalonica. In questa città c’era una sinagoga dei Giudei e pertanto potè di nuovo rivolgersi per primo ai Giudei. Per tre sabati proclamò loro Cristo. Alcuni Giudei credettero e con loro anche molti greci che attendevano la sinagoga e insieme a loro anche molte delle donne prominenti della città.

Tuttavia, i Giudei increduli istigarono una sollevazione assoldando al mercato alcuni delinquenti. Presero d’assalto la casa di Giasone dove Paolo e Sila dimoravano. Furono coinvolte anche le autorità cittadine. I Giudei accusarono gli apostoli di stare preparando una ribellione contro l’imperatore perché predicavano che Gesù è re. Bisogna ammettere che il Regno di Gesù si collocava sopra e contro il potere dell’imperatore ma se l’imperatore si fosse sottoposto a Cristo sarebbe stato benedetto dal regno sovrano di Cristo. Ma i Giudei accusarono Paolo di predicare rivoluzione contro l’imperatore. Giasone si offerse come garante e pagò la cauzione per Paolo e Sila. Ciò nonostante i fratelli trovarono consigliabile che lasciassero la città. Ma lo Spirito del Signore rimase indietro: il regno sovrano di Cristo era stato stabilito.

La stessa cosa avvenne a Berea, la loro fermata successiva. Anche qui molti Giudei ricevettero la Paola con grande prontezza e ogni giorno esaminavano le Scritture per controllare se del Messia era veramente stato profetizzato così. Molti credettero e pure molti prominenti greci uomini e donne. Ma i Giudei ostili di Tessalonica giunsero in città e la misero in agitazione. I fratelli misero fretta a Paolo perché se ne andasse ma Sila e Timoteo rimasero. A Berea Cristo aveva stabilito il suo trono.

          La rivelazione della potenza della resurrezione. Alcuni dei fratelli di Berea accompagnarono Paolo fino ad Atene. Dopo che Paolo ebbe chiesto loro di mandare Sila e Timoteo il più presto possibile, lasciarono Paolo ad Atene.

Camminando per la città Paolo fu colpito dalla quantità di idoli. C’erano dovunque templi e dèi pagani, l’intera vita della città era satura di idolatria mediante cui la gente cercava di ottenere successo e felicità. Mancava, tuttavia, una confessione che la colpa e la morte erano state vinte e che c’era resurrezione a vita eterna. L’uomo cercava felicità terrena convinto che la vita finisca comunque nel reame dei morti. Le religioni pagane e la filosofia pagana, centrati ad Atene, non erano giunte ad alcun altra conclusione. Ma Paolo non evitò Atene. Sapeva che il vangelo avrebbe dovuto avere un impatto anche in questo centro di cultura pagana e il Cristo avrebbe vinto anche qui. Vedendo tutta quella idolatria Paolo fu inacerbito. La verità testificava così chiaramente contro quelle bugie! Oh, come avrebbe voluto proclamare lì la verità!

Ma come? Dove cominciare? Nella sinagoga ragionò dalle Scritture con i Giudei e con i Greci timorati di Dio che attendevano le funzioni religiose. Ma questo non lo portò in contatto con la vita della città. Perciò si mise a parlare ogni giorno al mercato con chiunque avesse voluto ascoltarlo. Gradualmente questa tattica cominciò ad attirare attenzione. Alcuni filosofi cominciarono a discutere con lui propugnando un modo di vivere che condurrebbe alla felicità. Per il momento Paolo era ancora guardato con sufficienza. Lo chiamarono un cianciatore e un annunziatore di divinità straniere. In Gesù e nella potenza della resurrezione videro strane divinità. Purtroppo per le persone che sono imprigionate dalle loro proprie idee il vangelo è assurdo e disprezzabile.

Ma intanto la loro curiosità era stata sollecitata. Perciò condussero Paolo dai filosofi sull’Areopago per dargli l’opportunità di spiegarsi in mezzo a loro. Fu portato davanti ai grandi della terra, l’élite intellettuale! Ma che cos’erano questi uomini alla luce del vangelo? Né conoscevano né volevano la verità perciò dovevano continuamente cercare qualcosa di nuovo per catturare l’attenzione del mondo. Ma erano tutte falsità.

Paolo cominciò dicendo di ave notato quanto la città fosse religiosa. Aveva trovato persino un altare al dio sconosciuto. Questo Dio, che volevano servire a modo loro, Paolo l’avrebbe loro proclamato. Questo è il Dio che ha fatto i cieli e la terra. È immensamente al di sopra degli idoli e non dimora in templi fatti da mani d’uomini. Non dipende dagli uomini ma è autosufficiente. Non possiamo dargli nulla che lo renderà obbligato nei nostri confronti. Al contrario, noi riceviamo tutto da lui e gli siamo obbligati per ogni cosa. Per mezzo di tutto quello che ci dà, vuole rivelarci la sua grazia. Un tempo, quando l’umanità era ancora una, questo Dio era conosciuto da tutti gli uomini perché Dio ha tratto tutta la razza umana da un solo uomo. Quando divise la razza umana in nazioni determinò la storia di ciascuno popolo e i confini ove avrebbero vissuto. Voleva che preservassero la conoscenza del suo nome e osservassero la sua grandezza in tutte le cose create.

Avrebbe dovuto essere facile per l’uomo perché tutti vivono, si muovono e sono in lui. La sua mano ci porta ogni giorno. Oltre a ciò, in origine ci aveva collocati in una posizione di dipendenza nei suoi confronti. I Greci avrebbero dovuto comprendere questo fatto perché perfino alcuni dei loro poeti avevano creduto di essere progenie di Dio. Purtroppo tutte le nazioni avevano dimenticato Dio e cominciato a servire idoli d’oro, d’argento e di pietra dei quali si dice che dimorino in templi. Invece ciò è per certo in conflitto con come l’uomo fu creato in origine. Ma seppur le nazioni senza ragione avevano abbandonato Dio, Egli non vuole ricordare la loro colpa e ora si fa conoscere agli uomini di nuovo. Proclama a tutti dovunque che dovrebbero ritornare a lui in fede. La sua grazia è per chiunque crede. Solo allora vi sarà liberazione da colpa e morte. Tuttavia, se gli uomini non credono, un giorno saranno giudicati da Cristo cui Dio ha dato autorità per giudicare, quel Cristo che Dio ha già resuscitato dai morti. Lui ha vinto sulla morte per noi.

Quando Paolo giunse alla resurrezione dai morti avevano ascoltato quanto basta. Alcuni cominciarono a sogghignare mentre altri si scusarono educatamente dicendo che su questo soggetto lo avrebbero ascoltato in altra occasione. Cosa poteva mai significare la miracolosa vittoria di Cristo sulla morte per persone che vivevano solamente dei propri pensieri e della propria perspicacia? Erano privi di qualsiasi senso della grazia di Dio; non erano convinti della loro colpa o del giudizio che li attendeva nella morte.

Così Paolo li lasciò. Predicò invano? No, perché alcuni credettero il vangelo. Tra questi vi era Dionisio, uno degli intellettuali e membro dell’Areopago; un’altra fu una certa donna di nome Damaris. Anche ad Atene il vangelo aveva ottenuto un posto. La parola di Dio era entrata in collisione con la scienza incredula e non avrebbe mai mollato.

          La luce di Cristo nelle tenebre dei tempi. Da Atene Paolo andò a Corinto, un tipo di città interamente diverso. Corinto era un importante centro di scambi commerciali, un luogo di grande ricchezza ma anche di empietà e immoralità offensive. Cosa avrebbe potuto fare il vangelo in una città di questo genere?

Determinato a restarci Paolo cercò la guida del Signore. Stette con una coppia di Giudei, Aquila e Priscilla i quali, insieme al resto dei Giudei erano stati espulsi da Roma dall’imperatore Claudio. Paolo si unì a loro perché come lui erano fabbricanti di tende. Ogni sabato parlava nella sinagoga tanto ai Giudei quanto ai Greci. Qui Sila e Timoteo si ricongiunsero con lui. Il loro arrivo incoraggiò fortemente Paolo che, sospinto dallo Spirito, testificava ai Giudei che Gesù era il Messia.

L’opposizione, però, si fece più forte, perciò Paolo ruppe con la sinagoga. Li avvertì che il giudizio sarebbe ricaduto sul loro capo. Come segno che rompeva ogni relazione con loro, scosse le sue vesti. Da quel momento in poi sarebbe andato ai Gentili. Proprio accanto alla sinagoga, nella casa di un greco timorato di Dio di nome Giusto, Paolo trovò un posto dove poteva proclamare il vangelo. La sua predicazione non fu infruttuosa. Crispo, il capo della sinagoga e molti altri corinzi credettero e furono battezzati.

Tuttavia, in questa città Paolo lottò col potere dell’empietà e dell’immoralità. La luce del vangelo sarebbe penetrata? Una notte Paolo ebbe una visione in cui il Signore lo incoraggiò a continuare. Il Signore assicurò Paolo che a Corinto c’erano molti potenziali credenti. Perfino in questa città peccaminosa Dio aveva i suoi eletti anche se erano ancora avvolti dalle catene del peccato. Nelle benevolenza della sua grazia Dio esercita il proprio dominio sovrano sull’uomo e salva chi vuole.

Paolo rimase a Corinto un anno e mezzo. Alla fine il conflitto divampò. I Giudei si levarono contro di lui e lo portarono in tribunale davanti a Gallione, il governatore romano. Lo accusarono di peccati contro la legge giudaica. Il governatore rifiutò di farsi coinvolgere in tale disputa e li fece espellere dal tribunale. A quanto pare i Giudei non erano esattamente popolari a Corinto e un tumulto avrebbe solo peggiorato le cose. Alla fine i greci percossero Sostene, il capo della sinagoga, davanti al tribunale. Gallione non si lasciò toccare neppure da quello e se ne tenne fuori. Pertanto i Giudei non ebbero successo nella loro opposizione a Paolo e il vangelo proseguì il suo corso a Corinto.

          Speranza su Efeso. Paolo rimase a Corinto ancora molti giorni. Poi partì, intendendo ritornata ad Antiochia. Priscilla e Aquila, coi quali aveva abitato, salparono con lui. Evidentemente, Paolo pensò di andare ad Efeso con la speranza che Priscilla e Aquila vi avrebbero preso una casa di modo che lui potesse stare con loro. Ciò avrebbe aiutato Aquila a sistemarsi visto che dal suo esilio da Roma era andato errando di luogo in luogo.

Secondo i loro piani fecero una prima sosta a Efeso dove Priscilla e Aquila si fermarono. Paolo parlò nella sinagoga e finalmente non ci fu opposizione: la gente voleva ascoltare ciò che aveva da dire. Quando li informò che voleva proseguire il suo viaggio gli chiesero di restare. Ma Paolo promise solo di ritornare. Efeso gli offriva speranza! Tutta la sinagoga lì sarebbe stata vinta per il Cristo? Paolo aveva riposto la sua speranza su Efeso perché quella città era un crocevia di strade d’accesso verso l’interno dell’Asia Minore che avrebbe aperto l’intera area al vangelo.

Però Paolo voleva osservare la prossima festività, probabilmente la Pasqua, a Gerusalemme. Non aveva ancora tagliato i legami col popolo del patto precedente. Inoltre, voleva vedere la chiesa di Gerusalemme. Dopo che vi fu rimasto per un po’ andò ad Antiochia, casa sua. Sapeva ora che l’Europa era stata aperta al vangelo. Dio avrebbe proceduto da lì.


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