28: Gerusalemme riempita del suo nome

Atti 5:12-6:7

Posizionare i malati su letti in modo tale che l’ombra di Pietro passasse su di loro non può essere stata una forma di superstizione. Coi suoi miracoli lo Spirito santo non promuove superstizioni. Inoltre, proprio prima di questo passo ci è detto che nessuno degli altri osava unirsi ai credenti. C’era una certa esitazione che concerneva la santità che c’era in quella comunità. Non avrebbero permesso che la superstizione profanasse quest’aura di santità. I credenti fedeli consideravano questo passare dell’ombra di Pietro sui malati un segno che la potenza della grazia di Cristo li avrebbe coperti.

Le parole di Gamaliele non significano che lui o il Sinedrio avessero il minimo dubbio che una persona crocefissa fosse maledetta da Dio. Gamaliele non credeva che questo movimento fosse da Dio. Ma si chiedeva se la crescita di questo movimento dopo la morte di Gesù Cristo fosse benedetta da Dio. Fece notare come fosse strano che il movimento di Teuda e quello di Giuda Galileo avessero avuto rapida fine mentre questo si stava allargando. Potrebbe essere, pensò, volontà di Dio mettere alla prova i Giudei, perciò consigliò di non contrastare il movimento. La sua espansione, ipotizzò, era un segno che Dio stava mettendo Israele alla prova. Voleva scrutinare il consiglio di Dio in modo da preparare una risposta che fosse stata coerente con ciò che pensava tale consiglio fosse! Nel suo modo di fare si sbarazzò della propria responsabilità. Sarebbe stato più coerente se avesse detto: “Questo movimento è maledetto da Dio; schiacciamolo anche se potrebbe essere stato mandato da Dio per metterci alla prova”. Gamaliele purtroppo stava valutando in modo sbagliato la conduzione di Dio della storia.

          Concetto principale: Per mezzo dello Spirito santo Gerusalemme è
                                                  riempita col nome di Gesù Cristo.

          Il movimento a Gerusalemme. C’era già un numero significativo di credenti a Gerusalemme e nuovi membri erano aggiunti alla comunità ogni giorno. Questo risultato era dovuto in parte alla potenza della grazia di Gesù Cristo per mezzo dello Spirito santo che veniva così riccamente rivelata nei molti atti di guarigione fatti dagli apostoli. In aggiunta, ogni giorno il vangelo veniva proclamato pubblicamente dagli apostoli nel Portico di Salomone, una porzione coperta del cortile del tempio.

Tuttavia nessuno osava unirsi alla comunità solamente per quegli atti di guarigione. Il giudizio che si era abbattuto su Anania e Saffira aveva fatto una profonda impressione. La gente sentiva la presenza della santità nella comunità e i credenti erano tenuti in grande stima. Solo quando c’era una vera fede nel Signore Gesù le persone cercavano di associarsi alla comunità. E ci furono molti che giunsero a credere.

Gli atti di guarigione moltiplicarono. Lo Spirito santo rivelava con ciò che la potenza della grazia di restaurare la vita non se n’era andata sebbene il Signore non si fosse più visto sulla terra. C’erano talmente tanti malati, alcuni dalle città circostanti, che i loro parenti e amici semplicemente li poggiavano a terra sui loro lettini in modo tale che l’ombra di Pietro passasse loro sopra. Questa era un’espressione della loro fede: scelsero di vedere un segno che la potenza della grazia avrebbe coperto i loro malati. Per la sua forza sarebbero stati guariti. Ed infatti, tutti i malati e tutti quelli che erano posseduti da spiriti immondi erano guariti. La misericordia di Dio si posava sul suo popolo. Voleva mostrare come nel suo patto ripristinava la vita alla sua integrità. A quello scopo richiedeva fede nella grazia del Signore Gesù. Sebbene ai nostri giorni tali miracoli non avvengano più, la grazia del Signore non si è dipartita dai suoi e per fede dobbiamo cercare la comunione  con loro.

          L’opposizione è sconfitta. Ovviamente il sommo sacerdote e tutti i suoi colleghi, specialmente i sadducei che negavano la resurrezione dai morti, erano ben consapevoli di ciò che stava succedendo. Furono ripieni di  furore. Era chiaro che avevano fatto male i conti. Avevano pensato che la morte di Gesù avrebbe portato il movimento a scomparire ma ora era invece più prolifico di prima. Nella loro rabbia presero tutti gli apostoli e li gettarono in prigione. Ora la loro ostilità si dimostrò apertamente e la persecuzione divenne più comune. Prima di questo, solo Pietro e Giovanni erano stati arrestati, ora tutti gli apostoli furono trattati come criminali.

Con tali drastiche misure i nemici del vangelo intendevano fermare il suo corso e spezzare la potenza del movimento in Gerusalemme. Tuttavia, il corso del vangelo non può essere arrestato dagli uomini. Dio lo dimostrò mandando due angeli che, durante la notte, aprirono invisibilmente le porte della prigione e condussero fuori gli apostoli. L’angelo ordinò loro di predicare il vangelo della vita che è comunione con Dio per mezzo di Gesù Cristo. Obbedienti a quel comando in giorno dopo erano di nuovo nel tempio. Questa liberazione non fu tanto per favorire gli apostoli quanto per dimostrare che il vangelo non può essere fermato. Quanto spesso i credenti hanno dato la loro vita nel combattimento per il Cristo! La potenza del vangelo non sarebbe stata imprigionata nel suo operare: fu quella la ragione per la liberazione degli apostoli. Niente può arrestare il corso del vangelo. Dio sta costantemente aprendo nuove vie per mezzo dell’opera miracolosa dello Spirito santo che rende ricettivi  i cuori della gente.

Quel mattino il Sinedrio si radunò ufficialmente. Mandarono a prendere gli apostoli ma furono informati, per loro sgomento, che la prigione era vuota. Incredibilmente le guardie non si erano accorte di nulla. Mentre si scervellavano per poter trarre una spiegazione furono informati che gli apostoli stavano insegnando di nuovo nel cortile del tempio! Ancora una volta furono confrontati col potere miracoloso del Signore ma nemmeno questo li fece ragionare. Quando verrà spezzata l’ostilità degli uomini? Evidentemente non fino al giorno finale.

          Appello al consiglio segreto di Dio. Evitando l’uso della violenza il capitano delle guardie condusse gli apostoli davanti al Consiglio Supremo. Non poterono usare la forza perché il popolo li avrebbe lapidati. Tale era il rispetto della gente per la comunità del Signore. Tutta Gerusalemme era implicata in questo movimento: tutte le persone ci ragionavano sopra. Questa era stata esattamente l’intenzione del Signore: il mondo intero doveva essere confrontato col vangelo.

Il Sinedrio rimproverò gli apostoli per aver trasgredito l’ordine che proibiva loro di predicare nel nome del Signore Gesù. Li accusarono: “Avete riempito Gerusalemme col vostro insegnamento”.  Ma questi governanti non avevano forse sigillato la tomba del Signore presumendolo morto? E tuttavia ora egli continuava a vivere nel suo vangelo e per la potenza dello Spirito. Il suo nome non era perito con Lui, anzi aveva riempito l’intera città. La proliferazione del vangelo era una minaccia alla loro posizione d’autorità. Oltre a questo, loro lo avevano condannato a morte e temevano che gli apostoli potessero progettare di vendicarlo.

L’udienza divenne tumultuosa. I membri del Sinedrio furono presi da paura e rabbia. Neppure gli apostoli erano dell’umore di capitolare: credevano di dover basare la loro posizione sul vangelo. Il vangelo richiede il nostro totale coinvolgimento; alla fine il conflitto non è evitabile. Pietro e gli apostoli replicarono: “Dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Voi avete ucciso Gesù inchiodandolo alla croce”. Con ciò dichiararono il Sinedrio colpevole davanti a Dio. Allo stesso tempo, però, proclamarono la Parola della grazia dicendo che Dio lo aveva resuscitato ed esaltato come Principe e Salvatore per dare a Israele pentimento e perdono dei peccati. “Noi siamo testimoni della grazia che è in Lui; anche lo Spirito santo testimonia in quelli che lo ricevono in fede.  Hanno la meravigliosa pace e la gioia che risultano dalla comunione con Dio”, proclamarono.

Quando i membri del Sinedrio udirono l’accusa e questo predicare la grazia si infuriarono. Come ci si poteva aspettare che loro si sottomettessero al Cristo! Deliberarono che la soluzione fosse mettere a morte gli apostoli. Ma Gamaliele, un astuto Fariseo altamente rispettato fece allontanare gli apostoli dall’aula. A beneficio dei colleghi ricapitolò il caso. Una situazione come questa, sottolineò, non è mai successa prima. Di solito i movimenti implodevano dopo la morte dei loro capi. Questo movimento, però, stava andando avanti. Poteva benissimo essere un modo che Dio usava per mettere alla prova i Giudei. Se fosse stato così, egli pensava che non dovesse essere contrastato per timore di provocare l’ira di Dio. Con tutto il suo sapere Gamaliele era ancora uno sciocco, perché se il movimento fosse stato blasfemo – e di questo Gamaliele non aveva dubbi – avrebbero dovuto contestarlo con tutta la loro forza, indipendentemente da se il Signore lo stesse usando per mettere la nazione alla prova. Ma Gamaliele volle mettersi al posto del consiglio di Dio. Spesso questo è ciò che fanno gli arroganti. È in accordo con la Parola di Dio che dobbiamo decidere ciò che è bene e ciò che è male e di conseguenza cosa fare. Gamaliele rivoltò le cose. Volle analizzare il segreto consiglio di Dio e negare qualsiasi  responsabilità. Ma non possiamo sfuggire al giudizio di Dio così facilmente. Qualsiasi tentativo di elevarsi al segreto consiglio di Dio sarà sconfitto dal vangelo. Il vangelo porta la vita di ogni essere umano al punto in cui deve prendere una decisione. L’uomo deve scegliere tra l’umile sottomissione o l’aperta ribellione. La “terza via” di Gamaliele non esisteva.

          Gioia nel soffrire per il vangelo. Per il momento le parole di Gamaliele fecero una certa impressione. I membri del Sinedrio accettarono il suo consiglio ma vollero anche mostrare agli apostoli che facevano sul serio. Perciò ordinarono che fossero battuti. E dopo aver ordinato loro di nuovo di non parlare del Signore Gesù li lasciarono andare.

Gli apostoli gioirono che il Signore li avesse reputati degni di soffrire per il suo nome. Nel soffrire erano stati uno col Signore Gesù. Vivevano ancor di più in comunione con Lui. E non cessarono di proclamare il vangelo ogni giorno, pubblicamente nel tempio e privatamente nella case dei credenti. Tutta Gerusalemme doveva ascoltare il messaggio della salvezza.

          L’estendersi della comunità. Come risultato dell’espansione della comunità cristiana, aumentò anche l’opera di carità. Alcune delle vedove, in particolare donne Giudee che erano tornate a Gerusalemme da fuori, vennero ad essere trascurate. Quando ne sorse un mormorio gli apostoli suggerirono che la comunità scegliesse sette dei fratelli che avrebbero quindi incaricato di prendersi cura dei poveri. Sarebbe stato sbagliato per gli apostoli sacrificare la predicazione della Parola per prendersi cura dei poveri.

La comunità fece ciò che gli apostoli avevano chiesto. Furono scelti sette  uomini di buona reputazione ripieni di Spirito santo. Questi furono presentati agli apostoli che li inserirono nel nuovo ufficio. Questi fratelli si sarebbero presi cura dei poveri nel nome del Signore Gesù Cristo per mostrare con ciò la misericordia di nostro Signore in cielo. Nella chiesa del Signore Gesù si fa così ancora oggi. La vita è con ciò consacrata con la misericordia del Signore.

Il numero dei  credenti continuò a crescere. Un gran numero di sacerdoti vennero all’obbedienza della fede. Oltre a praticare l’ufficio sacerdotale vennero ad esercitare l’ufficio di tutti i credenti dedicando il tutto della vita al Signore.


Altri Studi che potrebbero interessarti