35: La vittoria della Parola della grazia

Atti 12:1-24

Giacomo e Pietro furono perseguitati in quanto portatori della Parola di Dio. Dopo che Giacomo fu ucciso, Pietro fu liberato da prigione. Non poteva essere concessa l’impressione che il corso della Parola di Dio potesse essere in qualche modo frustrato. Ecco il perché della liberazione di Pietro.

Ma questa liberazione ebbe grande significato anche per la vita personale di Pietro. Doveva mettersi di nuovo al servizio del vangelo sebbene in un modo diverso. Fu costretto a fuggire da Gerusalemme. Giacomo “il giusto”, il fratello del Signore, subentrò agli apostoli alla guida della chiesa di Gerusalemme. Gradualmente Pietro si ritirò nel retroterra e Saulo prese il suo posto. Per Pietro questo fu l’inizio di quella strada speciale che Cristo aveva profetizzato per lui. (Giovanni 21:18-19).

          Concetto principale: La Parola della grazia vince e regna suprema.

          Oppressione a causa del dominio della carne. Quando Saulo perseguitava la chiesa i credenti comuni furono minacciati ma gli apostoli furono lasciati in pace perché la gente li teneva in grande considerazione. Alcuni cambiamenti avvennero dopo che in Antiochia fu stabilita una una congregazione di Gentili. Il vangelo venne predicato anche ai Gentili seguito da comunione tra Giudei e Gentili. Specialmente quest’ultima parte non piacque ad alcuni.

Il cambiamento di sentimento, il crescente malcontento nel popolo fu sfruttato da un uomo che da molto tempo attendeva quest’occasione. Si tratta di Re Erode Agrippa I .

La sua vita aveva preso uno strano corso. Un tempo, a Roma, era stato privato di tutti i suoi diritti dall’Imperatore Tiberio e fu vicino alla disperazione. Improvvisamente, però, era stato elevato al trono del nonno, Erode il Grande. In gioventù era stato molto frivolo ma una volta che fu sul trono osservò il più possibile la legge dei Giudei per conquistare il loro sostegno.

Questo governante opportunista comprese molto bene che la Parola di Dio esigeva un governo assai diverso, vale a dire il governo sovrano di Gesù Cristo. Sebbene non necessariamente ostile ai governanti terreni, il governo di Cristo richiede obbedienza anche da loro. È ovvio che per Erode questo fosse inaccettabile. Per questo motivo nel regno della grazia di Gesù Cristo vide solo una minaccia al proprio regnare.

Ora, sostenuto dal cambiamento nella pubblica opinione, si mise in moto. Alcuni che appartenevano alla chiesa furono imprigionati e messi a morte. Si spinse fino a sequestrare Giacomo, fratello di Giovanni. Lo fece imprigionare e uccidere.

Il “potere della spada” del governo fu chiaramente abusato per arrestare la crescita del vangelo. L’indiscriminata esecuzione di Giacomo ebbe il compito di fermare la Parola della grazia e di screditare Gesù Cristo. Dev’essere stata un doloroso combattimento per Giacomo arrendere se stesso alla morte per amore del vangelo, ma in quella lotta ebbe la vittoria. Deve essere stato turbato specialmente dalla questione del se la causa del vangelo ne avrebbe sofferto. Anche la chiesa deve essere stata preoccupata della questione.

Il processo di Giacomo fu un caso-pilota per Erode. Come avrebbero considerato i risultati il popolo e i suoi capi? Si accorse che la gente approvava. Fintanto che la causa del Regno di Dio sembrava difendere gli interessi nazionali dei Giudei la gente ne aveva ancora avuto rispetto. Ma ora che il governo di Cristo si stava espandendo a tutte le nazioni e Israele cominciava a essere geloso della propria posizione privilegiata, l’ostilità cominciò ad alzare la sua orribile testa. Erode e tutti gli altri capi, insieme con tutto il popolo, si allearono contro il regno di grazia di Gesù Cristo. I capi si sentirono tutti minacciati perché cercavano il proprio interesse anziché il regno di Cristo.

Ora, certo dell’approvazione del popolo, Erode procedette ad imprigionare Pietro, il discepolo che fino a quel momento era stato il più in vista. Erode pensò che questo sarebbe stato il colpo decisivo. Ad ogni modo, i fatti avvennero proprio prima della festa della Pasqua e il processo dovette essere rimandato a dopo le festività. La chiesa era in grande angoscia e perfino Pietro in prigione deve aver messo in discussione la volontà del Signore. Sarebbe stato ucciso anche lui? La chiesa era molto attaccata a Pietro e avrebbe fatto lamento per la sua morte. Ma che ne sarebbe stato del vangelo e della causa del Regno se Pietro fosse stato ucciso? Anche lui stesso deve aver meditato sulla questione. Durante i giorni in cui Pietro fu in prigione la chiesa pregò continuamente a Dio in suo favore.

          Le aspettative della carne sono svergognate. La notte prima che cominciasse il processo Pietro, incatenato, stava dormendo tra due soldati mentre una guardia stava davanti alla porta della prigione. Improvvisamente nella cella apparve un angelo del Signore e in quell’istante la prigione risplendette di una meravigliosa luce. L’angelo svegliò Pietro e mentre questi si alzava le catene gli caddero dalle mani. Pietro si vestì, si mise i sandali e seguì l’angelo. Mentre queste cose accadevano deve essersi chiesto se stesse sognando.

Superarono due posti di guardia e uscirono dal cancello di ferro all’ingresso del carcere. Camminarono insieme ancora per una strada e poi l’angelo improvvisamente scomparve. Fuori Pietro rientrò in sé e si rese finalmente conto che la sua liberazione era reale. Le malvagie macchinazioni di Erode sarebbero state svergognate proprio dalla mano di Dio.

Non c’è dubbio che questo gli fu personalmente di grande sollievo ma egli fu probabilmente ancor più felice di rendersi conto che era impossibile fermare il progresso del vangelo o di incatenare la Parola di Dio. Ciò non sarà mai possibile qualsiasi cosa  uomini e governi usino contro la sovrana Parola della grazia e la chiesa del Signore. Niente può fermare il vangelo, nemmeno i peccati che albergano nei nostri cuori, se il Signore vuole che la sua Parola sia vittoriosa. Questo è un grande conforto in tutti i tempi.

          La guida dello Spirito. Pietro presunse che gran parte della comunità di credenti sarebbe stata riunita a casa di Maria, la madre di Giovanni Marco. Decise di andare lì. Quando bussò alla porta dell’ingresso la serva che era venuta ad aprire riconobbe la voce di Pietro. Sopraffatta dalla gioia si scordò di aprire ma corse dentro a dire ai credenti riuniti che Pietro era lì fuori. Essi le risposero che aveva avuto un’allucinazione ma quand’ella insistette che era vero conclusero che fosse l’angelo di Pietro venuto per annunciare la sua morte. Quanto poco comprendevano la potenza del Signore seppur avevano pregato incessantemente per la liberazione di Pietro. Questo ci dà la misura di quanto poco siamo sintonizzati sull’opera del Signore e sulla vittoria della sua Parola!

Pietro continuò a bussare fino a che finalmente lo fecero entrare. Lo guardarono stupiti. Noi siamo pieni di stupore ai miracoli di Dio sebbene in simili momenti egli sia così vicino a noi. Ad un cenno di Pietro zittirono e lui spiegò come l’angelo del Signore lo aveva condotto fuori dalla prigione. Grande fu la loro felicità perché compresero che la dinamica del vangelo non poteva essere arrestata.

Gioirono anche perché erano di nuovo insieme. Tuttavia, un’ombra cadde sulla loro gioia perché la persecuzione presente rese impossibile la permanenza di Pietro a Gerusalemme. A quel tempo, comunque, Giacomo, il fratello del Signore aveva cominciato ad assumere la guida della chiesa di Gerusalemme. Avrebbero avvertito lui e tutta la fratellanza che Pietro era stato liberato affinché fossero rassicurati che il corso del vangelo non poteva essere fermato. Poi Pietro li salutò e lasciò la città.

La liberazione di Pietro portò una grande svolta nella sua vita: era di nuovo libero di servire il Signore predicando il vangelo. Ma non avrebbe più mantenuto la posizione più importante a Gerusalemme: di qui in poi avrebbe girovagato di luogo in luogo. Nello spargere il vangelo su tutto il mondo, un altro, Saulo, sarebbe stato preminente. Ora Pietro sfumò nel retroterra. Questa fu una lezione difficile per lui sebbene il Signore gliel’avesse predetta. Fu un fattore che contribuì alla sua santificazione: la sua vita terminò nel martirio mediante il quale glorificò Dio.

          Il giudizio sul nemico della Parola della grazia. Il giorno seguente ci fu un grande trambusto tra i soldati perché Pietro era scomparso. Nessuno aveva visto nulla. Erode lo fece cercare dappertutto ma non riuscì a trovarlo. Le guardie furono processate ma dall’interrogatorio non uscì nulla sulla faccenda. Erode li ritenne responsabili e li mandò al supplizio. Non aveva nessuna intenzione di riconoscere l’opera miracolosa di Dio o di piegarsi sotto la sua mano. Frustrato nella sua sconfitta si vendicò su uomini innocenti.

Da Gerusalemme Erode si spostò a Cesarea dove rimase. Stava contemplando la possibilità di una guerra contro Tiro e Sidone, città che non sarebbero mai state in grado di sostenere un conflitto contro di lui perché la Palestina era il loro granaio. I loro rappresentanti perciò si avvicinarono a Blasto, il suo ciambellano, per implorare la pace. Però ciò non fece che aumentare il suo orgoglio. Un giorno, vestito in splendidi abiti regali, arringò il popolo facendo una tale impressione che la folla si mise a gridare: “Voce di Dio e non di un uomo!”

Colui che possedeva l’autorità di governo fu deificato come era  spesso avvenuto altre volte. Il re incassò quell’onore come dovuto venendo così ancor più in conflitto col governo regale del Signore Gesù Cristo il quale solo è Dio. La Parola del Regno della grazia, che lui resisteva, gli sarebbe rovinata addosso. Un angelo del Signore colpì Erode che fu roso dai vermi e morì. Al contrario, la Parola si sparse fuori da Gerusalemme sempre di più e il numero dei confessanti Cristo si moltiplicò. Noi sappiamo che la vittoria appartiene a Lui e che la sua Parola regna suprema.


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