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APOCALISSE 18:4

LA CHIAMATA A SEPARARSI

 

Poiché la questione della separazione è o negletta o marcata eccessivamente è importante fermarsi un attimo su questo argomento. È quindi opportuna una breve analisi sommaria dei passi chiave del Nuovo Testamento.

Primo, Apocalisse 18:4 richiede una separazione da Babilonia, dal sogno di un ordine mondiale senza da Dio. Questo è chiaramente un richiamo alla separazione politica: richiede che il credente divorzi dal liberalismo e dal socialismo e, in ultima analisi, richiede un ordinamento politico cristiano. Questo ammonta a un partito cristiano come mezzo verso uno stato cristiano. Poiché il sogno delle politiche non cristiane è di creare un ordine politico dapprima funzionante ed infine perfetto senza Dio, e poiché il cristiano deve sostenere che tale ordine è futile e destinato al giudizio, la separazione e l’azione cristiana sono necessarie.

Secondo, in 2 Giovanni 10-11, è richiesta la separazione ecclesiale. Una vera chiesa non può ricevere falsi insegnanti o falsi ministri senza divenire partecipe delle loro “opere malvagie”. Visto che i culti o servizi di chiesa, nell’era del Nuovo Testamento e anche dopo erano tenuti in case, la proibizione di ricevere capi religiosi apostati significava non accoglierli o come oratori, o capi, o come ospiti, visto che l’ospitalità era allora provveduta dai credenti. Questo non proibiva ai veri ministri di Cristo di parlare nelle sinagoghe, come evidenzia chiaramente il libro degli Atti, proibiva di ricevere falsi insegnamenti.

La separazione ecclesiastica ha quale sua necessaria implicazione il taglio dell’associazione religiosa con eretici. San Paolo dichiarò: “Guardatevi da quelli che fomentano le divisioni e gli scandali contro la dottrina che avete appreso, e ritiratevi da loro” (Ro. 16:17). Paolo scrisse pure a Tito: “Evita l’uomo settario, dopo una prima e una seconda ammonizione” (Tt. 3:10). Ancor più bruscamente, Paolo dichiarò “sia maledetto” chi predica un altro evangelo (Ga. 1:8-9). Gesù Cristo stesso parlò ancor più decisamente riguardo ai falsi capi religiosi chiamando i Farisei “figli della Genna” (Mt. 23:15), “ipocriti” (Mt. 23:13, 15, 23, 25, 27, 29), “stolti e ciechi…pieni di rapina e d’intemperanza…serpenti…razza di vipere…guide cieche…figli di quelli che uccisero i profeti” (Mt. 23:19, 24-25, 31, 33), e molto di più. L’atteggiamento di Gesù non fu quello dell’ “evangelismo cooperante” o dell’amore indiscriminato [1].

L’intero significato della chiesa è reso nullo se la chiesa diviene essa stessa un’area di compromesso e di coesistenza con l’incredulità, l’eresia e l’ipocrisia. La chiesa è chiamata ad essere una congregazione santa, cioè separata, un popolo tenuto separato nei termini della fede. Senza separazione la chiesa non è una chiesa.

Terzo, il Vecchio Testamento proibiva i matrimoni misti. La chiesa ora affrontava una situazione diversa da quella affrontata dal popolo del patto. In Israele, un credente non poteva sposare un non credente. Ma ora, le congregazioni includevano uomini e donne che erano stati convertiti dopo il matrimonio e i loro compagni erano rimasti non convertiti. La questione sollevata allora fu semplicemente questa: questi matrimoni dovevano essere annullati e dichiarati non validi, o il credente coinvolto doveva essere soggetto a scomunica, come furono i giudei che si erano impegnati in matrimoni misti ai tempi di Neemia? (Ne. 13:23 s.). La risposta di san Paolo fu che, essendo il caso diverso, tali matrimoni dovevano essere mantenuti. Ma se il compagno non credente se ne fosse andato o avesse rotto il matrimonio, allora il credente sarebbe stato libero. A quel punto il matrimonio sarebbe stato nullo (1 Co. 7:10 s.).

Quarto, la grande dichiarazione generale riguardante la separazione è 2 Corinzi 6:14-18: “Non vi mettete sotto un giogo diverso (o diseguale)…” La parola Greca tradotta “mettersi sotto un giogo diverso” è eterozugeo, essere sotto il giogo con qualcuno di tipo diverso, mettersi sotto un giogo ineguale o diverso, avere comunione con qualcuno che non è uguale.

Diverse cose sono evidenti in questo passo, che è di riferimento generale, cosicché si applica primo, al matrimonio, agli affari, all’educazione, all’adorazione e a tutte le cose. Un giogo diseguale in qualsiasi ambito è perciò contrario alla volontà generale di Dio per lo scopo del suo popolo. Per il credente, stare sotto il giogo con un non credente in qualsiasi ufficio o posizione è un giogo diseguale. La domanda è questa: la relazione è un giogo? Secondo, è un giogo, una sottomissione volontaria o unione che coinvolge una contraddizione di fede. Terzo, l’unione sotto un giogo diseguale previene la separazione o santità ed è perciò proibita. Quarto, l’unione sotto un giogo diseguale implica l’eguaglianza del credere e dell’incredulità, assume che non ci sia differenza tra il credente ed il non- credente, e questo non ci è permesso fare. Quinto, il giogo è paragonabile al matrimonio. È una unione stretta e vincolante.

Un quinto passo è importante anche in relazione alla separazione: 1 Corinzi 5.9-10, che proibì l’associazione congeniale o religiosa con peccatori, ma rende inoltre chiaro che le relazioni d’affari generiche e corrette non sono incluse “perché altrimenti dovreste uscire dal mondo”. In tali relazioni non è implicato il giogo o la sottomissione.

Oltre le semplici parole delle Scritture c’è la libertà cristiana, cosicché sono possibili pratiche diverse. Ma nessuno può fare del proprio concetto di separazione una legge di Dio. La chiamata a separarsi è reale e specifica. Gonfiare il suo significato è chiaramente sbagliato quanto negarlo.

Note:

1 Vedi Gary G. Cohen, Biblical Separation Defended, Philadelphia, Presbyterian and Reformed Publishing Co. 1966.


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