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APOCALISSE 12

CRISTO CONTRO SATANA

 

Apocalisse 12 segna l’inizio della terza sezione del Libro. In un senso, copre lo stesso terreno dei capitoli da 4 a 11, ma con una differenza. Il conflitto viene ora mostrato dal punto di vista di Dio stesso, non meramente una lotta da parte dei santi contro il mondo, né come lo spossesso dei falsi eredi del regno da parte dell’esecutore: Gesù Cristo. La battaglia è tra Cristo e Satana, e il conflitto tra i veri eredi e i falsi eredi è un aspetto di questa più grande battaglia. Questa è perciò la sezione maggiore del libro; qui vediamo più chiaramente la dimensione, la portata e la direzione della storia cristiana.

Senza questo punto di vista la prospettiva potrebbe essere facilmente pervertita. È tentazione degli uomini, cristiani inclusi, moralizzare il cristianesimo, vedere la lotta come tra il bene ed il male, tra amore e odio, tra gente buona e gente malvagia. Tutte le altre religioni sono moralistiche: esse riducono la religione alla dimensione dell’uomo e delle sue preoccupazioni morali centrate sull’uomo. Il cristianesimo è ostile alla religione moralistica, e questa sezione di Apocalisse è designata a rendere impossibile un’interpretazione moralistica del cristianesimo. È molto facile per gli uomini sentirsi buoni e santi; essere giusti in se stessi è una parte basilare del peccato originale. È facile “essere religiosi” approvando l’amore, l’onestà, la fedeltà e le altre virtù: non c’è un uomo sulla terra che non creda in queste cose in qualche senso e che non le desideri per sé e per gli altri. Le religioni non cristiane rendono facile all’uomo essere morale. Se nel suo cuore l’uomo alberga dell’odio, lo farà sicuramente con buone ragioni “morali”. Se l’uomo non è onesto, è perché ha buone ragioni per non esserlo. Se manca di fedeltà, è perché questa sarà la cosa giusta per lui da fare in quelle circostanze, perché la fedeltà sarebbe stata “stupida” o “immorale” considerando la natura di sua moglie, i bisogni del momento, le necessità della situazione. Tutti gli uomini sono favorevoli alla moralità, la questione è: la moralità di chi? La moralità dell’etica situazionale non è la moralità della bibbia, né si possono eguagliare le etiche bibliche con quelle di alcun’altra religione. Tutti gli uomini sono per una moralità di qualche tipo. Così, quando MRA (Moral Re Armament o Buchmanismo) prima della Seconda Guerra Mondiale cercò di organizzare il mondo in favore della moralità, si guadagnò il sostegno di tali diverse persone come Franklin Delano Roosevelt, l’Ammiraglio Tojo e la Gerarchia Nazista. Ognuno di loro fino al più infimo favorivano il moralismo. Il moralismo è una religione di auto-inganno e auto- giustizia (in cui si crede di essere giusti in se stessi). Gli uomini che predicano troppo l’amore e la virtù sono uomini pericolosi dalla prospettiva della bibbia, nel fatto che proclamano una moralità che non è fondata nell’assoluta legge di Dio, né motivata dall’uomo nuovo in Cristo Gesù. Ogni religione moralistica e ogni predicazione e insegnamento moralistici incoraggiano l’ipocrisia. La predicazione cristiana la distrugge. Sarebbe stato facile, per i cristiani sofferenti del tempo di Giovanni, trovare rifugio nel moralismo e trovarvi il conforto contro la malvagità di Roma. La loro moralità sembrava ovviamente molto superiore alla moralità romana. Ma il fondamento della forza cristiana non è nella moralità ma in Gesù Cristo, e la vera moralità del cristiano è nell’operare la propria salvezza [1]. Apocalisse 12 rivela che la battaglia è tra Cristo e Satana: il potere governante perciò non è dell’uomo, e dunque il moralismo è fuori questione.

Ci viene data un’immagine di una donna vestita col sole, chiaramente una figura cosmica. Costei è la vera Chiesa di Dio in ogni età, cosmica nel suo governo e perciò nella sua portata perché Cristo è il capo della Chiesa. La chiesa è descritta in simboli che denotano la sovranità sotto Dio, con immagini derivate dal sogno di Giuseppe (sole, luna, stelle, Ge. 37:9).  Cristo originariamente venne nel mondo per mezzo del vero popolo di Dio, e per mezzo del vero popolo di Dio egli continua a venire al mondo. Veramente, mentre questo incidente riflette anche l’evento storico, la natività di Gesù Cristo, ancor di più rivela l’evento continuo, dalla prima alla seconda venuta: la presentazione di Cristo al mondo. W. Boyd Carpenter descrisse questo fatto molto abilmente:

C’è un travaglio della Chiesa che Cristo ha posto su di lei. È la legge della sua vita che ella debba far nascere Cristo al mondo; non è semplicemente che dovrà affrontare dolore, ma che non può operare liberazione senza conoscere sofferenza. Questo sentì l’Apostolo: l’amore di Cristo li costringeva, guai a loro se non avessero predicato l’evangelo; questa necessità era posta su di loro; parlarono di se stessi come in travaglio sui loro figli finché Cristo fosse formato in loro. Questo dunque è il quadro. La chiesa che adempie il proprio destino anche nel dolore. L’opera era di far nascere Cristo agli uomini, e di non essere mai soddisfatti finché Cristo non fosse formato in loro, cioè, finché lo Spirito di Cristo fosse ricevuto, amato e obbedito, e gli uomini trasformati nella stessa immagine, come per lo Spirito del Signore. Ma ci sarebbe stata opposizione. Il nemico è in guardia per distruggere la somiglianza di Cristo dovunque si presenti [2].

Il dragone (12:2, 9, 13) è chiaramente identificato con Satana, il calunniatore, e il suo punto d’origine è il cielo. Nel Vecchio Testamento egli viene usato a volte per rappresentare l’Egitto (Is. 51:9; Ez. 29:3) dal quale Israele era uscito per poter diventare il popolo di Dio, cioè abbandonando il principio dell’autonomia per l’obbedienza al Dio del Patto. Lo scopo inesorabile di Satana è la distruzione di Cristo e della sua Chiesa. Contro questa persecuzione, il popolo di Dio trova rifugio (v.6) in “un luogo preparato da Dio” per 1260 giorni, o quarantadue mesi. Questo stesso periodo viene descritto al verso 14 come “Un tempo, dei tempi e la metà di un tempo”, cioè tre anni e mezzo, di nuovo quarantadue mesi. Satana è ripieno d’ira perché sa che contro lo sfondo dell’eternità il suo tempo è molto breve. La “guerra in cielo” descritta nei versi da 7 a 10 e la cacciata di Satana segnalano la grande vittoria compiuta da Cristo nel suo sacrificio sul Calvario. Il diritto di Satana sull’uomo peccatore fu stracciato dal sacrificio sostitutivo di Cristo. Gli eletti sono liberati dal potere di Satana. I santi hanno vinto Satana “per mezzo del sangue dell’Agnello e per mezzo della parola della loro testimonianza” (v.11).

Il dragone insegue il popolo di Dio e cerca di distruggerlo. Non riuscendo a distruggere Cristo, Satana cerca di distruggere il popolo di Cristo “Allora il serpente gettò dalla sua bocca, dietro alla donna, dell’acqua come un fiume, per farla portare via dal fiume” (v. 15). Le inondazioni che provengono dalla sua bocca sono ogni tipo di falsa dottrina e di insegnamento, ogni inondazione (delusione) di religione e di scienza con cui l’uomo cerca di infiltrare e distruggere la vera Chiesa di Cristo. Ma il verso 16 rivela che tali tentativi sono frustrati: la terra, vale a dire il mondo senza Cristo, accoglie con tale fervore queste delusioni che le inondazioni di falsità del dragone sopraffanno solo il suo popolo, mentre la vera Chiesa è liberata in sicurezza da Dio. Come l’ha espresso C. H. Little:

Alla terra e agli abitanti terreni il fiume di delusione vomitato dal diavolo dalla sua bocca era così benvenuto che fu immediatamente assorbito, mentre la chiesa sulle sue potenti ali d’aquila vola via così velocemente che queste acque non la raggiungono. Questo vomito di delusioni è continuo e non limitato ad alcun tempo o evento particolare nella storia della Chiesa [3].

Ancora una volta è chiaro che noi non possiamo forzare la cronologia dentro ad Apocalisse: non abbiamo una sequenza di eventi prima e dopo, ma una descrizione di eventi o stati di guerra che caratterizzano l’era cristiana.

Il dragone è descritto avere sette teste e dieci corna e sette corone sul suo capo (v.3). Nella visione di Daniele, le sette teste erano divise tra le quattro bestie, mentre qui, alla loro scaturigine, sono viste in una totale concentrazione del male. I quattro imperi di Daniele rappresentavano la potenza qui vista un tutta la sua nudità, e in tutte le sue pretese, poiché i numeri sette e dieci sono simboli di pienezza e di totalità, e Satana, nell’asserire pienezza e totalità, sta sfidando il titolo di Dio alle stesse cose. Nel trascinare “la terza parte” delle stelle del cielo nel tentativo di distruggere la Chiesa e il suo Redentore, Satana usa le potenze di questo mondo, le stelle, nel tentativo di sopraffare e di distruggere il vero popolo di Dio, e la chiesa viene nutrita a motivo di questa opposizione (v.14), e così egli cerca di “far guerra col resto della progenie di lei, che custodisce i comandamenti di Dio ed ha la testimonianza di Gesù Cristo” (v. 17). La vera chiesa non viene distrutta dagli sforzi di Satana. La falsa chiesa può venire catturata e fatta strumento delle pretese dell’uomo autonomo, ma la vera Chiesa, il residuo di Dio, benché sia l’obbiettivo della guerra, non può essere distrutta.

Nel verso 5, Cristo è descritto come colui che viene a governare le nazioni con una verga di ferro. Buis nota:

Governa significa letteralmente “pasce”. Le parole provengono tal quali dal Salmo 2 che è evidentemente Messianico: “Tu sei mio figlio oggi io ti ho generato. Chiedimi, e io ti darò le nazioni come tua eredità e le estremità della terra per tua possessione. Tu le spezzerai con una verga di ferro (vv. 7-9) [4].

Note:

1 (Fl.2:12; 1:27-2:14; Mt 6:24; Mt. 20:28; Gr. 2:20;2 Cr. 12:8; Es. 9:1; Lu. 1:74; Lu.16:13; 1Te. 1:9; Eb. 9:14; Gs.22:5-6; Ro. 7:6; Eb. 12:28; Ap. 22:3; N.d.T.)
2 W. Boyd Carpenter, in Ellicott, op .cit., VIII, 591.
a N.d.T. L’autore qui gioca sulla possibilità nella sua lingua di far risalire “delusion” delusione a “deluge” diluvio.
3 C.H. Little, Explanation of the Book of Revelation, St Louis Concordia, 1950; p.127s.
4 Harry Buis, The Book of Revelation, Philadelphia, Presbyterian and Reformed Publishing Co., 1960; p.69.


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