RISORSE:

LA CHIESA GNOSTICA

È bene che i cristiani capiscano come la redenzione corrisponda al recupero e alla valorizzazione della creazione.

Cristo non è morto per salvarci dalla creazione o dal mondo materiale, ma dal peccato.


Vorrei invitarvi a considerare i seguenti paradigmi teologici (son certo che vi suoneranno familiari):

  • l’Antico Testamento era buono per il suo tempo, ma è da vedersi di gran lunga inferiore rispetto al Nuovo Testamento;
  • gli ebrei sono il popolo terreno e carnale di Dio, invece la chiesa è il suo popolo spirituale e celeste;
  • le promesse riservate agli ebrei sono promesse fisiche, mentre quelle rivolte ai gentili appartenenti alla chiesa sono promesse celesti, la cui realizzazione non riguarda questa vita e questa terra;
  • la legge dell’Antico Testamento fu data agli ebrei, mentre il Nuovo Testamento, in particolar modo gli scritti paolini, furono dati alla chiesa;
  • l’uomo è composto da tre parti separate: corpo, anima e spirito. Il corpo è corrotto e non può essere redento in questa vita. L’anima e lo spirito sono però collegati e il più grande obiettivo da perseguire è quello che vede queste due entità, alla nostra morte, essere liberate dal corpo così da poter volare attraverso i cieli per essere con il Signore, presso il quale saremo tutti spiriti eternamente disincarnati;
  • il mondo sta peggiorando sempre di più e la nostra speranza non è in questa vita. Il male trionferà nella storia umana fino al ritorno di Cristo. Pertanto, qualsiasi nostro tentativo di influenzare la cultura o il mondo per il Signore e il suo regno è destinato al fallimento ed è dunque da vedersi come una perdita di tempo. Non affrontiamo il male culturale; ne scappiamo.
  • ci sarà una risurrezione un giorno, certo, ma questa avverrà dopo la Seconda venuta di Cristo e, comunque, la cosa veramente importante è stare con il Signore, non la risurrezione, la cui logica non ci è esattamente chiara.

Se questo tipo di narrazione dovesse giungervi come spiacevolmente familiare, sarebbe allora cosa buona andare ad approfondire più da vicino quello che è il “cristianesimo gnostico” che oggi ammorba tante chiese conservatrici.

Guerra alla materialità

Poiché il corpo fisico in questa vita è tanto malvagio (o almeno così dice la narrazione gnostica), dovremmo stare molto attenti nell’assecondare i suoi appetiti. Dovremmo essere molto cauti nel goderci il sesso. Non dovremmo considerare il cibo e il mondo fisico oltremodo importanti. In effetti, il nostro ideale dovrebbe essere quello dell’astinenza: astenerci il più possibile dalle attività corporee dilettevoli per poterci così donare totalmente al Signore. Le cose materiali ci allontanerebbero da Dio, mentre le cose non materiali ci porterebbero verso Dio.

Quindi, la creazione materiale, la cultura che ne deriva, il cibo, il sesso, il denaro, le case, l’architettura ecclesiastica, l’alpinismo, il kayak e il baseball, sebbene non siano specificamente peccaminosi, sono tuttavia inclini a portarci al peccato e in alcuni casi sono semplicemente da evitare tout court.

“Carne” è (spesso) da intendersi come un concetto etico, non fisico

Quando gli gnostici nella chiesa di oggi leggono la parola carne (sarx) nel Nuovo Testamento, la identificano con il corpo umano. Tuttavia, spesso questo non è affatto il suo vero significato. Piuttosto, “carne” è un termine teologico, in particolare quando riscontrato negli scritti di Paolo: si riferisce a qualsiasi elemento dell’esistenza umana sotto l’influenza della ribellione a Dio, sia fisica che non fisica. Ad esempio, quando Paolo scrive in Romani 7:18: “Infatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene, poiché ben si trova in me la volontà di fare il bene, ma io non trovo il modo di compierlo”, ovviamente non intende dire come non ci sia nulla di buono nel suo corpo. Difatti, i pensieri malvagi sono altrettanto “carnali” quanto la fornicazione; non sono in qualche modo meno peccaminosi in quanto non materiali.

La creazione può certamente allontanarci da Dio nel momento in cui seguiamo i nostri cuori pieni di peccato e idolatria. Questo è, infatti, uno dei temi principali di Romani 1. Ma è questo stesso capitolo a mettere in chiaro come Dio sia, in realtà, chiaramente visibile nella creazione. Per colui che possiede un cuore arreso, la creazione, anziché allontanare da Dio, è capace di esercitare attrazione verso di lui. Quindi, la variabile sul quale dovremmo porre la nostra attenzione non è la creazione, ma la condizione religiosa del cuore dell’uomo.

Pertanto, capiamo bene come ci sia possibile onorare Dio tanto andando a pesca o a caccia quanto rimanendo seduti sulla nostra sedia a formulare pensieri elevati e “spirituali”.

“Spirituale” non equivale a “non fisico”

Il termine “spirituale” (pneumatikos) è mal definito, proprio alla stessa maniera della parola “carne”. Ogni volta che alcuni cristiani leggono la parola “spirituale”, presumono che significhi “non fisico”. Ma ciò non corrisponde al vero. Quando Paolo parla in 1 Corinzi 15 (per esempio) del “corpo spirituale” di Cristo dopo la ressurrezione, ovviamente non intende indicare uno stato di disincarnazione. Infatti, il termine “spirituale” solitamente significa dominato dallo Spirito Santo. In questo senso, potremmo dunque interpretarlo così: “alimentato dallo Spirito Santo con il turbo”. Il corpo di risurrezione di Gesù Cristo è così un corpo spiritualmente ed eticamente potenziato al massimo grado. Quindi, di certo, non si tratta di nulla di incorporeo.

Privilegiare il non materiale a sfavore del materiale è un principio gnostico. Nella Bibbia il conflitto non è mai tra fisico e non fisico; è tra la giustizia e il peccato. Il problema è il peccato, non la materialità. È utile ricordare che Gesù Cristo è nato, vissuto, morto e risorto. Quindi, la sua esistenza oggi prosegue in un corpo vero e proprio ed è con esso che un giorno farà ritorno sulla terra. Non così, invece, l’essere più malvagio nell’universo, il quale è puro spirito.

Nonostante ciò che molti cristiani pervasi di gnosticismo sembrano credere, Gesù non è morto per salvarci dalla creazione fisica. È morto, invece, per riportare l’uomo, il suo corpo e tutto il resto della creazione al giusto stato – uno stato che onori Dio.

Soteriologia ed escatologia gnostica

Considerate anche quanto segue: l’idea comune secondo cui Gesù morì per “portarci in paradiso” è più gnostica che biblica. È vero che coloro che hanno confidato in Gesù Cristo saranno per sempre con lui (1 Tessalonicesi 4:16–17), ma questo stare insieme con il nostro Signore avverrà su una terra risorta (una terra pasquale, potremmo dire), con i cieli che saranno discesi e il Dio Uno e Trino che vivrà eternamente con il suo popolo (Apocalisse 21:1–4). Non si tratta, quindi, di morire e “salire in cielo”: è Dio a scendere sulla terra per dimorare con l’uomo e la Sua creazione.

Nella Bibbia la grande speranza della salvezza individuale non è semplicemente stare con il Signore, ma la risurrezione finale (1 Cor. 15; Gv. 5:28–29; 11:25; Rom. 8:11). Il nostro essere nella sua totalità verrà redento e potremo glorificare Dio in Gesù Cristo su una terra rinnovata e risorta per tutta l’eternità (Apocalisse 21:1–8).

Pensateci: la creazione fisica è così “molto buona” che Dio stesso vi abiterà eternamente.

Il fatto che tali pensieri suonino così pericolosamente materialistici e terreni per i cristiani indica quanto ci siamo allontanati non solo dalla soteriologia biblica (dottrina della salvezza) e dall’escatologia (dottrina delle cose future), ma anche dall’antropologia biblica (dottrina dell’uomo).

Antropologia gnostica

La verità biblica è che l’uomo è un essere sintetico. “Sintetico” non nel senso di artificiale, bensì di “sintesi”: l’aspetto immateriale dell’uomo (spirito) è intessuto nel suo corpo. Quando il corpo muore, lo spirito ritorna a Dio che lo ha donato (Ec. 12:7), presso il quale attende poi la risurrezione.

Ma – e questo è il punto critico – questa esistenza disincarnata non rappresenta l’uomo nella sua pienezza, anzi risulta essere una rottura dell’ordine creato. L’uomo senza corpo può esistere, ma non corrisponde al piano messo a punto da Dio. Un’esistenza umana disincarnata è un’anomalia imposta dal peccato al buon ordine creazionale di Dio. Riflettiamo su questo fatto: se l’uomo non avesse mai peccato, allora il suo spirito non si sarebbe mai separato dal corpo. La disincarnazione si rifà ad un’antropologia anormale. La risurrezione restituisce l’uomo alla sua piena umanità. Ristabilisce, quindi, l’ordine creazionale.

Adorazione incarnata

Ciò solleva un punto spesso non compreso: se l’uomo non può essere pienamente umano senza un corpo, non può amare ed adorare Dio con la stessa efficacia in uno stato disincarnato.

Questa verità ribalta la nozione gnostica secondo cui la morte sarebbe una grande liberazione spirituale, uno stato tanto atteso in cui l’uomo è veramente libero di adorare Dio in tutta la sua pienezza. Tutto ciò semplicemente non ha fondamento. È vero che dopo la morte non pecchiamo più, ma, poiché non siamo risorti, il peccato avanza ancora pretese su di noi. Tali pretese vanno ad esaurirsi definitivamente solo con la nostra risurrezione (1 Cor. 15:42 ss.). Pertanto, la condizione rappresentata dall’essere disincarnati è da intendersi come una maledizione che solo la risurrezione risolve.

Per poter adorare Dio pienamente, liberamente e in modo completo, abbiamo bisogno di un corpo che sia nel presente redento e alla fine risuscitato.

Conclusione

Il virus dello gnosticismo può essere curato soltanto per il tramite di un ritorno ad un cristianesimo compiutamente creazionale. I cristiani conservatori devono smettere di esaltare la redenzione escludendo la creazione. È bene che capiscano come la redenzione corrisponda al recupero e alla valorizzazione della creazione. Cristo non è morto per salvarci dalla creazione o dal mondo materiale, bensì dal peccato. Tocca ai pastori prendere l’iniziativa nel recuperare questo cristianesimo creazionale. Nelle parole del mio amico Jeff Ventrella di Truthxchange: “I leader della Chiesa che non riescono a condurre partendo da ‘Nel principio…’ perdono la loro legittimità”.

Dobbiamo comprendere come la nostra chiamata consista in ciò: abbiamo da rivendicare il mondo per Cristo Re predicando il Vangelo al fine di portare le nazioni sotto l’autorità del Signore e reclamando tutti gli ambiti di vita per il Re: scienza, istruzione, musica, politica, tecnologia, intrattenimento e arte. Se Gesù non è il Signore di ogni cosa, allora non è affatto Signore.

Solo così possiamo risanare la chiesa dal suo cristianesimo gnostico e ristabilire un corpo in buona salute capace di far avanzare il regno del Signore qui sulla buona terra di Dio.


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