RISORSE:

 

Il naturale non ascende al divino o al soprannaturale. Il ponte viene gettato solo dalla rivelazione e dall’incarnazione di Gesù Cristo. La salvezza non è quindi dell’uomo e nemmeno in termini di politica dell’uomo, o da qualsiasi altro sforzo dell’uomo.[1] 

Ancor ora quei barbari che hanno innati modi selvaggi, mentre ancora sacrificano agli idoli della loro nazione, sono furiosi l’uno contro l’altro, e non possono stare un’ora senz’armi: ma quando odono l’insegnamento di Cristo, immediatamente anziché guerreggiare si danno all’agricoltura, ed anziché alzare le armi alzano le mani in preghiera.[2] 

Poi Gesù si avvicinò e parlò loro, dicendo: “Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra” (Matteo 28:18) 

Il fatto che il Figlio di Dio sia stato manifestato nella carne ha implicazioni molto estese. L’affermazione basilare che Cristo è vero Dio e vero uomo si estende al modo in cui comprendiamo la religione e la salvezza personalmente e collettivamente. Dio ci parla per mezzo del Mediatore, l’uomo Gesù Cristo (1Tim 2.5-6, Eb. 1:1-2), la Parola fatta carne, e per mezzo della parola scritta delle Scritture. Ogni tentativo da parte di qualsiasi individuo o di qualsiasi gruppo di individui di presentare qualche altra via, rivelazione o metodo di relazionarsi con Dio, o mezzo di salvezza, necessariamente rigetta la verità di Dio e la rimpiazza con la religione dell’uomo caduto nel peccato: una falsa incarnazione.

La Fine del Misticismo 

Poiché Cristo è sia vero uomo che vero Dio, una corretta comprensione della sua incarnazione  corregge errori su due fronti: quelli che sminuirebbero la sua divinità e quelli che negherebbero la sua umanità. I primi incappano nell’errore di vedere Cristo come solo un uomo, un uomo speciale magari, ma ciò nonostante solo un uomo, e perciò incapace di salvare l’uomo dalla depravazione. L’errore opposto è il soggetto del mio libro. La negazione dell’umanità di Cristo. Questo scenario riduce Cristo ad un fantasma dell’immaginazione umana. Potrà pure essere un “Dio”, ma poiché questo dio non ha manifestazione storica, subisce il destino di tutti gli dei della storia umana: è relegato alla mitologia. Ancor più importante, poiché questo presunto dio non può rivelarsi nella storia, è lasciato all’uomo, a ciascun uomo individuale, definire questo dio come gli pare.

Questo  concetto del “Gesù personale” è semplicemente un’altra versione di ciò che è sempre stato conosciuto come “misticismo”. Il misticismo è la convinzione che si abbia bisogno di conoscere Dio per mezzo della propria testimonianza interiore, e non per mezzo di una rivelazione oggettiva come le Scritture o l’Incarnazione di Cristo. Il problema col misticismo è che una volta che le Scritture e la perfetta umanità di Cristo sono state messe in disparte, le immagini di Dio che ne risultano cominciano a somigliare sempre di più alle persone che le fanno. Non si parla più di Cristo quale realtà storica e diventa sempre più popolare parlare di “ciò che Cristo significa per me”. Il misticismo riduce Dio al solo spirito e nega che sia mai entrato nella storia in modo ben definito. Così, il definire è lasciato all’individuo, e di conseguenza, ogni uomo crea il proprio dio e le proprie regole.

Il compianto professore di Oxford O. C. Quick spiega il pericolo di un tale incontrollato misticismo. Egli comincia dicendo:

Lungo il sentiero abbiamo bisogno di una guida che sia famigliare anche con il territorio circostante. Siamo sull’orlo di un abisso nel momento in cui enfatizziamo la realtà dell’ intima comunione con Dio in modo tale  che Dio stesso comincia ad essere rappresentato semplicemente come una presenza interiore che pervade la vita umana o la vita del mondo intero.[3]

E continua denunciando la natura relativista del misticismo:

È bene asserire che la Parola di Dio è molto vicina a noi, nella nostra bocca e nel nostro cuore, e che Egli stesso è più vicino a noi dei nostri stessi corpi. È però, di una facilità fatale passare da quell’affermazione al pensiero che siamo noi stessi divini, e  che essere infastiditi dai nostri peccati e dalle nostre limitazioni è una perdita di energia, che tutto ciò che dobbiamo fare è renderci conto di quanto grandi e buoni possiamo essere e immediatamente le nebbie dei nostri dubbi, e le ombre dei nostri fallimenti svaniranno alla nuova luce diffusa dalla rivelazione del nostro più alto e divino io.[4]

Si noti che gli elementi a cui partecipa il misticismo corrispondono a quelli delle religioni misteriche: conoscenza esclusiva (di se stessi), illuminazione interiore, e l’uomo diventa divino. Tutto questo diviene per l’uomo l’opzione logica nel momento in cui dimentica che Cristo è venuto come la piena e perfetta rivelazione sia di Dio che dell’uomo. La bramosia di toccare Dio puramente attraverso la riflessione interiore personale nega che Dio sia già disceso all’uomo, e sia morto al posto suo.

Il misticismo preserva sì la totale importanza del lato spirituale della religione: Dio può rivelarsi e di fatto si rivela in un modo molto reale attraverso l’esperienza individuale e la testimonianza interiore. Ma in quanto persegue una linea diretta a Dio ad esclusione della manifestazione reale nella storia di Cristo, il misticismo nega la verità anziché preservarla. In tal caso:

Non possiamo sfuggire il risultato pratico, che il centro di gravità nella nostra religione si sposta da nostro Signore alla nostra anima … Sarà alle nostra esperienze, ai nostri sentimenti, alle nostre imprese che ci volgeremo nella nostra ricerca di comunione con Dio. Giudicheremo Cristo con esse, anziché giudicare esse con Cristo. L’ultimo stadio sarà raggiunto quando considereremo la persona di Dio niente di più che una nostra esperienza, e proprio quando crederemo di aver scalato il paradiso, in realtà non avremo fatto niente di più che trascinare giù nella voragine in cui siamo caduti un dio della nostra immaginazione. Poiché la nostra religione sarà egocentrica, e nulla potrà trarci dal pantano eccetto la divina compassione del Salvatore che abbiamo mal compreso.[5]

Questo “risultato pratico” è il grande peccato della nostra epoca: il relativismo, ed esso sta dietro al riemergere delle religioni misteriche, dei movimenti New Age, dei movimenti ecclesiali  stile ‘fai da tè, della “spiritualità” di svariati conduttori televisivi e dei moderni movimenti para-gnostici che promettono che la via a Dio sarà trovata nella conoscenza personale  e nell’esperienza personale.

L’Incarnazione di Cristo segnala il fallimento di ogni preteso misticismo. Affinché l’uomo potesse avere una comprensione della natura di Dio più verace di quella disponibile attraverso le sue sensazioni, il Figlio di Dio è sceso e si è manifestato nella carne. Con ciò ha rivelato Dio all’uomo perfettamente, ha rivelato l’uomo all’uomo perfettamente, e ha rappresentato l’uomo a Dio perfettamente. Nessun individuo o gruppo organizzato di individui può dichiarare d’avere una qualsiasi esperienza personale di Dio più  grande della semplice persona di Gesù Cristo come è rivelato nella storia e, specialmente ora, nelle Scritture. La più piccola deviazione dalla definitiva rivelazione di Gesù Cristo è un errore del cuore umano, e un falsa via a Dio.

Libertà

Un tema ricorrente dell’uomo moderno è emancipazione o libertà. In molte delle guerre e rivoluzioni del tempo moderno, l’appello comune coinvolgeva qualche nozione di libertà e di indipendenza. Eppure abbiamo ancora un mondo di oppressione, di guerra e di debito, e questi stanno crescendo mentre parliamo. È così perché il cuore di tutte le rivoluzioni moderne è stato politico e non etico. Hanno puntato a riarrangiare le condizioni della società piuttosto che a rinnovare i cuori degli uomini.  Dove l’uomo cerchi di raggiungere un qualsiasi livello di bene separatamente dalla vera rivelazione di Dio e dell’uomo in Gesù Cristo, lo sforzo si tramuterà in qualche forma di coercizione o di caos.

Il tentativo di Nietzsche di rimpiazzare Cristo con un “superuomo” ha fornito alle generazioni successive abbondanza di munizioni intellettuali con le quali assaltare la libertà cristiana.  Dietro il progetto di elevare l’uomo ad una condizione in cui avrebbe veramente potuto godere la vita, Nietzsche mise in moto gli ingranaggi della macchina da guerra dell’avidità umana. In un certo senso, lo aveva previsto. Sapeva che il rovesciamento dei valori tradizionali, che egli considerava menzogne (strano che uno che stava ingaggiando una guerra contro la moralità, fosse preoccupato delle menzogne), avrebbe significato la fine della pace umana. Scrive:

Poiché quando il vero entra in conflitto con le menzogne dei millenni, avremo sconvolgimenti, una convulsione di terremoti, uno spostamento di monti e di valli, della cui portata non si è mai sognato. Il concetto di politica si sarà completamente fuso con una guerra di spiriti; tutte le strutture di potere della vecchia società saranno state fatte esplodere, esse tutte sono basate su menzogne: ci saranno guerre la cui portata non è ancora stata vista sulla terra.”[6]

Questo fu pubblicato nel 1908 e l’attento osservatore noterà che la storia ha provato che Nietzsche ebbe ragione a questo proposito. La guerra contro la cristianità è sicuramente stata disastrosa su tutti i fronti. Questo è il risultato inevitabile quando l’uomo, l’uomo collettivo, l’uomo governante, l’uomo tirannico, l’uomo armato di mitra, carri armati, elicotteri e missili nucleari, non è sottomesso ad una legge divina più alta, ma decide la propria legge e la propria agenda.

In contrapposizione a tutti i fallimenti dell’uomo, Cristo ha rivelato la vera via alla libertà umana; “Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8: 31-32). Il fondamento della libertà umana si trova nel seguire Cristo, la Parola di Dio vivente. Così, una corretta comprensione di Cristo diventa fin troppo importante per l’ordine sociale.[7] Comprendendo come Cristo solo sia veramente divino e allo stesso tempo pienamente umano, entrato nella storia, noi neghiamo che ne la divinità ne la vera umanità possano trovarsi in mere istituzioni umane. Nessun individuo e nessuna istituzione, Stato, scuola o chiesa, possono pretendere di avere l’autorità ultima sulla terra. Cristo governa tutto, cielo e terra (Matteo 28:18), ed è la sua incarnazione a renderlo possibile. La dove il Misticismo lascia la questione di Dio aperta e ciascun individuo può definire chi dio incarnato sia, o chi rappresenti Dio, il cristianesimo dichiara che Cristo è Dio incarnato e che Egli rappresenta Dio. Se a questa domanda l’uomo si risponde da sé, allora qualche agente collettivo dell’uomo eventualmente trionferà. Sarà o il potere della marmaglia, o il potere dello stato tirannico. Ci sarà un superuomo, ma sarà probabilmente vestito di grigio con la bolletta delle tasse, o vestito di blu con manette e pistola. Lo stato diventa l’ultimo rappresentante dell’uomo, l[a corte d]’ appello più alto sulla terra, e perciò una divinità incarnata. Assume un ruolo messianico, dichiarando di provvedere per il benessere e la sicurezza del proprio popolo.[8] Gli uomini diventano soggetti della cura dello Stato, piuttosto che uomini liberi sotto Dio. Dio ha provveduto una via d’uscita dalla tirannia umana nell’incarnazione di Cristo: nessuno Stato può legittimamente dichiarare di possedere l’autorità ultima, poiché Cristo è il vero Re dei re sulla terra.

La vera libertà può essere trovata solamente all’ombra delle ali di Dio. E così è anche della vera sicurezza, benessere e salvezza. Tutte le cose che l’uomo moderno desidera, ma nega in principio col suo umanesimo e misticismo auto centrici, Dio le ha provvedute per mezzo di Gesù Cristo e dei suoi insegnamenti. Solo quando lo Stato si piega sotto il governo del Re dei re gli uomini cominceranno di nuovo a sperimentare una società libera; poiché solamente quando il potere dell’uomo individuale e dell’uomo collettivo sarà controllato dalla regola etica della legge [di Dio] l’uomo sarà libero dallo spettro dei suoi tirannici consimili. L’incarnazione pone il fondamento di questa libertà, poiché solo lì è l’uomo visto come una nuova creatura, messo in grado si seguire l’etica di Dio, e solo lì è Dio manifestato nella storia cosicché nessun altro governante ha l’autorità ultima sulla terra.

Conclusione

Non dobbiamo seguire un dio fabbricato dall’uomo, ma piuttosto l’Uno vero Dio fatto uomo. Non dobbiamo permettere all’immaginazione umana di intrudere sulla “manifesta immagine” di Dio in Gesù Cristo. L’incarnazione del Figlio di Dio incontra i bisogni della “salvezza umana” e della santità a tutti i livelli (2Pietro 1:3). Essa denuncia la comodità di una mera spiritualità “interiore” come oziosità spirituale ed egocentrismo nel fatto che Cristo si è veramente manifestato nella carne nella storia. Perciò il mistico deve fare i conti con la rivelazione storica di Dio prima e al di sopra dei propri sentimenti. Allo stesso modo, l’incarnazione nega la tirannia e richiede che tutti i governanti civili regnino con giustizia sotto il Principe dei Re della terra (Salmo 2: 10-12; Matteo 28:18; Rivelazione 1:5-6). La legge di Dio è rivelata quale traiettoria dell’ordine e della pace sulla terra, e la bramosia di governare da parte di meri uomini è tenuta a bada dal governo di Cristo sulla terra. Se lo intendiamo veramente quando preghiamo: “Sia fatta la tua volontà in terra com’e fatta in cielo” (Matteo 6:10), allora dobbiamo prendere la vera comprensione di Cristo come vero Dio e vero uomo, e applicare quella verità a tutta la nostra vita.

Di Joel McDurmon  tr. Giorgio Modolo

[Per espandere questo argomento, si veda il libro dell’autore: Manifested in the Flesh]


[1] Rousas John Rushdoony: I Fondamenti dell’Ordine Sociale, traduzione on line

[2] Atanasio: Sull’Incarnazione del Verbo

[3] Oliver Chase Quick: Essays on Orthodoxy; Londra, MacMillan and Co., Ltd, 1916, cap. II.

http://www.anglicanlibrary.org/quick/essays/02.htm  , al 14 agosto, 2006.

[4]  Oliver Chase Quick: Essays on Orthodoxy; Londra, MacMillan and Co., Ltd, 1916, cap. II.

http://www.anglicanlibrary.org/quick/essays/02.htm  , al 14 agosto, 2006.

[5] Oliver Chase Quick: Essays on Orthodoxy; Londra, MacMillan and Co., Ltd, 1916, cap. II.

http://www.anglicanlibrary.org/quick/essays/02.htm  , al 14 agosto, 2006.

[6] Friedrich Nietzsche: Ecce Homo, “Perché io Sono Destino”  , Trad Walter Kaufman in: On The Genealogy of Morals and Ecce Homo, ed Walter Kaufman;New York, Vintage Books, 1989, p. 327,

[7] Si veda Rousas John Rushdoony: I Fondamenti dell’Ordine Sociale: Studi Nei Credi e nei Concili della Prima Chiesa. Capitoli: “Il Concilio di Calcedonia” e “Il Credo di Atanasio, L’Uno e il Molteplice”. Traduzione privata

http:/ Il Credo di Atanasio: l’Uno e i Molti

 


Altri libri che potrebbero interessarti