RISORSE:

Sono Bojidar Marinov e nei prossimi 30 minuti mi darò da fare per seppellire una fantasia ideologica. In un certo senso intellettualmente seppellirò un cadavere poiché quella fantasia è già defunta da tempo infatti nessuno che creda in quell’ideologia è stato capace di produrre un singolo stralcio di evidenza teologica filosofica o logica (cioè presupposizionale) a suo favore. Qualunque argomentazione a suo favore è stata semplicemente presentata sull’impulso di una reazione istintiva irrazionale e mai come una conclusione logica di un ragionamento coerente. Per molti anni ho posto parecchie domande su quell’ideologia evidenziandone l’incoerenza e l’assenza in essa di vita intellettuale senza però aver mai ricevuto risposta. Ho indicato dottrine ed esempi biblici ho indicato libri ed articoli di teologi e ho esibito i presupposti biblici che la confutano. È un feticcio senza vita ma ciò nonostante ha i suoi adoratori perciò in questo episodio mi propongo di seppellirlo una volta per tutte.

La fantasia ideologica che voglio seppellire è questa: Il Libertarismo è antitetico alla teocrazia. O per dirla in modo diverso: Nessun cristiano coerentemente biblico può essere un libertario. Oppure: se uno segue la Bibbia fino in fondo non può giungere a un ordine sociale libertario. O anche: un ordine sociale libertario non può essere cristiano. E ancora: se non c’è uno Stato che interviene nella vita delle persone per prevenire il peccato si finirebbe nel caos e nella distruzione. E infine: per poter avere una società che prospera in giustizia e rettitudine è necessario un governo civile col potere di tassare controllare e regolamentare i suoi soggetti per i più alti propositi di Dio.

Ora questa ideologia presenta due aspetti: uno è quello dei laici impegnati nel libertarismo — o così dicono — ma che vogliono escludere Dio e la Bibbia. Tra questi Von Mises e Murray Rothbard. Ayn Rand ebbe a dire alcune cose poco carine sul cristianesimo (benché fosse concorde che libertà e capitalismo possono basarsi solamente su un sistema etico cosa che von Mises e Rothbard negavano). Tali libertari laici postulavano che affinché la società sia libera essa deve essere concettualmente atea o quantomeno agnostica riguardo a qualunque divinità e che al più una qualsiasi fede in Dio deve rimanere relegata al livello personale. Ma non saranno costoro i miei avversari in questo episodio. Ho sottolineato molte volte in passato che il laicismo e il libertarismo non possono operare insieme e che il libertarismo laico è inevitabilmente destinato a confluire in qualche forma di blando statalismo o di controllo istituzionale di alcuni uomini sugli altri. Si veda per esempio il credo nel controllo statale dell’immigrazione di Lew Rockwell, Hermann Hoppe e di altri libertari laici, un credo che non è altro che un’altra forma di socialismo. Ne ho parlato nel mio articolo Lew Rockwell and the Mild Statism of Secular Libertarianism. Un po’ più tardi vedremo perché ogni forma di laicismo o di paganesimo deve inevitabilmente condurre a qualche forma di statalismo o di religione di potere. Tuttavia l’oggetto della mia critica in questo episodio è il secondo aspetto di quell’ideologia, ovvero quei cristiani che rivendicano d’essere “conservatori”, “biblici” e “riformati” o quant’altro e che asseriscono di derivare tutte le loro idee dalla Scrittura ma che continuano a denunciare il libertarismo e a sostenere una o l’altra forma di statalismo ritenendola “in accordo con la Bibbia.” E continuano poi affermando che il libertarismo è antitetico alla Bibbia e ridicolizzano chiunque proponga soluzioni libertarie ai problemi del mondo d’oggi. Sono quegli stessi cristiani che prendono il testo di Romani 13 e difendono moderne teorie e pratiche politiche le cui origini non sono in Romani 13 ma in Apocalisse 13. Ma avendo adottato una fede religiosa nel diritto dello Stato di controllare la vita della gente non si sono mai soffermati a scoprirne la differenza.

A tali professanti cristiani voglio presentare l’evidenza che la teocrazia biblica non è antitetica al libertarismo ma che contrariamente alle loro affermazioni il libertarismo è il solo logico sistema politico che può coerentemente basarsi su un concetto biblico del mondo e della vita (di qui in poi: concetto o visione biblica del mondo); e inoltre che un cristiano coerente con la sua Bibbia può giungere a un solo sistema politico-sociale possibile: il libertarismo. Ciò che oggi chiamiamo libertarismo non è altro che la teoria politica della Bibbia. Esso è saldamente radicato nella Scritture e non può attecchire in nessun’altro terreno ideologico. Lo ammetto, alcuni laicisti hanno raccolto il frutto e hanno purtroppo abbandonato la radice ma ciò non significa che noi come cristiani si debba rimanere all’oscuro delle vere origini del libertarismo come filosofia politica. Dopo tutto lo stesso vale per la scienza: alcuni laicisti pretendono che la scienza sia separata dalla Bibbia ma noi non diciamo che la scienza è antitetica alla Bibbia giusto? Bene: allo stesso modo un’analisi presupposizionale della concezione biblica del mondo e delle sue applicazioni alle scienze politiche e alla teoria sociale ci porta a concludere che la sola società giusta che la Bibbia descrive e prescrive è una società libertaria affrancata da ogni controllo governativo e soggetta solo ad alcune istanze molto limitate di giudizio umano istituzionale (vale la pena ripeterlo: non controllo ma giudizio). Il resto di questo episodio consisterà in quest’analisi presupposizionale basata su diversi punti fondamentali della visione biblica del mondo, ovvero: la visione biblica della natura di Dio, della realtà, della natura dell’uomo, del suo scopo nel patto di Dio e il significato e la natura della legge di Dio. Nello sviluppare l’antitesi tra la visione biblica e quella pagana/laica vedremo che il libertarismo come filosofia politica scaturisce direttamente dall’insegnamento biblico sulla società e vedremo inoltre che, come ha molte volte indicato Rushdoony, il paganesimo e il laicismo (o secolarismo) sono inevitabilmente statalisti nelle loro prospettive e che non c’è alcuna possibilità di poter mai costruire una società laica o pagana coerente scevra da un qualche grado di statalismo, ovvero di controllo istituzionale di alcuni uomini da parte di altri uomini.

Prima di cominciare comunque lasciatemi porre il fondamento con la definizione dei due termini principali che stiamo usando qui: teocrazia e libertarismo. La teocrazia è molto semplicemente una società sotto il governo di Dio. In un certo senso ogni società è sotto il governo di Dio; per certo anche quelli che si oppongono a Dio sono sotto il suo giudizio nella storia. (Essere sotto il giudizio di Dio è ancora essere sotto il suo governo giusto?) Ma il termine qui denota una società che è auto-consapevolmente e deliberatamente sottoposta a Dio in tutto ciò che fa: dalle sue premesse fondanti e dai principi religiosi ed intellettuali pubblicamente accettati passando per il comportamento personale dei suoi membri e la sua struttura economica per giungere al suo sistema di giustizia, gli incarichi e l’amministrazione pubblica. Una società teocratica è una società in cui quando si chiede alla gente: “Chi è il governante della nostra società?” O “Qual è il principio fondante della nostra società?” essa risponde: “Gesù Cristo e il suo Vangelo.” È importante comprendere che una società teocratica non è una società dove sono i ministri della chiesa a governare (come recita la mitologia comunemente accettata riguardo il termine). Quella è più propriamente una clerocrazia e non una teocrazia. Non è una teocrazia quella dove lo stato controlla e regolamenta la gente sulla base di principi religiosi ufficiali: ciò va più propriamente designato come socialismo religioso. (Si legga a proposito The Socialist Phenomenon di Igor Shafarevich.) La teocrazia pura e semplice è: “Dio governa” questo è il significato del termine e non ha nulla a che vedere con uomini in palandrana e turbante o abito corale e zucchetto che governano altri uomini ma è il governo diretto di Dio sulla sua creazione e sull’umanità.

Il libertarismo d’altra parte è una filosofia politica che stabilisce la libertà dell’individuo d’agire come il valore più alto e la priorità principale di ogni sforzo politico e sociale. Quando diciamo “l’individuo” intendiamo l’individuo contrapposto ad ogni sorta di collettivo od ogni sorta di potere che sia la famiglia, la chiesa o lo stato. Questo significa dovunque debba essere presa una decisione tra l’individuo che agisce secondo la propria libera volontà e un collettivo o qualche altro tipo di potere che forzi la propria volontà sull’individuo sotto la minaccia di punizione o compulsione, il libertarismo prende le parti dell’individuo e nega al collettivo qualsiasi autorità morale d’agire o di forzare l’individuo a conformarsi. Così il libertarismo concerne la libertà d’agire dell’individuo. Si ricordi che il libertarismo è semplicemente una filosofia politica e la sua area esclusiva d’interesse è il bilanciamento di poteri nella società tra gli individui e i collettivi. Non è una filosofia morale; non dichiara quali azioni siano morali e permesse all’individuo. Riconosce inoltre che ci sono azioni immorali commesse da individui che dovrebbero essere impedite e alcune perfino ricompensate e punite; ma all’interno di un comportamento personale accettabile il libertarismo nega a qualsiasi collettivo o a qualsiasi governo il fondamento morale per controllare o regolare la vita dell’individuo. Che si tratti di ciò che l’individuo introdurrà nel proprio corpo, o dove vivrà quali confini geografici arbitrari attraverserà, o da chi sarà assunto o chi assumerà a che tipo d’attività si dedicherà che prezzo attribuirà al frutto del suo lavoro o alla sua proprietà, o di cosa farà col denaro che guadagnerà e a quale prezzo ecc. tutte queste dovrebbero rimanere all’interno della sfera dell’auto-governo e a nessun governo umano dovrebbe essere permesso di prendere decisioni per l’individuo stesso. Il solo interesse di qualunque genere di governo umano, se presente, dovrà esser quello di proteggere l’individuo da qualsiasi azione immorale da parte di altri individui e non quello di diventare esso stesso immorale.

Quindi a partire da queste definizioni come procediamo? Come proviamo che il libertarismo come filosofia politica scaturisce dalla prospettiva biblica della teocrazia come governo di Dio nella società?

Partiamo da dove dovrebbe partire ogni buon presupposizionalista: dalla natura di Dio e la natura della realtà.

Io so che la maggior parte dei nostri ascoltatori sono cristiani e specificamente cristiani riformati. Perciò fermatevi un minuto e provate a immaginare il mondo di un pagano. O di un ateo. Perché è lo stesso mondo.

Il mondo pagano/ateo ha le proprie origini nel caos. No non me la sono inventata io. Caos è effettivamente il nome che l’antica mitologia greca dà all’esistenza antecedente agli uomini, agli dèi o ad altri esseri. Era chiamato così: Caos, vuoto, abisso, tenebre,  disordine. O se siete atei cominciò tutto con un Big-Bang: fantastiliardi su fantastiliardi di joule di disorganizzata, caotica, pura energia che sprizza in tutte le direzioni senza alcun ordine riconoscibile. Da quel caos in qualche modo apparvero in seguito i primi dèi; oppure dal Big-Bang in qualche modo apparvero in seguito le leggi della natura. Così questi dèi o leggi della natura cominciarono a portare ordine al caos usando il loro potere per imbrigliare lo stato naturale di caos ed entropia. Infine il mondo fu gradualmente condotto a qualche forma d’ordine, ma il combattimento continua ancora oggi. Lo stato naturale originale dell’universo è il caos e la lotta serve a mantenere l’ordine dentro alla naturale inclinazione al caos della natura.

In tale universo il paradigma dominante è allora ordine contro caos. E l’ordine si ottiene solo mediante un potere superiore; perciò il potere è inerentemente buono. E non solo è inerentemente buono ma esso deve essere costantemente esercitato e applicato altrimenti il mondo ripiomberà nel caos. Le cose devono essere tenute sotto costante controllo perché non ci si può fidare che seguano il loro corso naturale. In ultima analisi perciò il paradigma dominante è potere contro caos. Abbassate  la guardia un attimo e ricompare il caos.

Conoscerete sicuramente il ritrito luogo comune: Senza il controllo dello stato [governo] ci sarebbe il caos. E sono certo che lo avrete sentito sulle labbra sia di cristiani che non cristiani. Ebbene ecco da dove proviene quel luogo comune: questo è il suo fondamento presupposizionale: un universo impersonale che è cominciato come un vuoto caotico al quale fu portato l’ordine solo grazie allo sforzo di esseri potenti o di potenti collettivi. Se noi non esercitiamo quotidianamente il potere per controllare tutto quel che accade e quel che la gente fa il mondo e la società ricadranno inesorabilmente nel loro stato originale il caos. (Quelli di voi che sono dei fan dell’Universo Cinematografico della Marvel probabilmente ricorderanno il detto di Alexander Pierce in Soldato d’Inverno: “La società è sul filo del rasoio tra l’ordine e il caos.” che non è una semplice citazione da un film ma è sempre stata la narrativa della propaganda di ogni dittatore della storia.)

Veniamo ora all’antitesi. Il mondo che la Bibbia presenta è in diretta opposizione al mondo del pagano e dell’ateo. L’universo biblico ha avuto inizio in modo ordinato e l’ordine è la sua condizione naturale. Non c’è bisogno che l’uomo eserciti il potere per mantenere in ordine il mondo di Dio; Dio lo fa da sé e niente e nessuno — che siano degli dèi o un collettivo di uomini — può creare nel mondo attorno a noi  ulteriore ordine a quello che Dio ha già creato e sta sostenendo mediante la sua provvidenza.

Ma l’ordine non entra in gioco nella visione del mondo biblica e neanche il paradigma “ordine contro caos” è di qualche interesse per gli scrittori biblici. Dio non dice mai da nessuna parte: “Qui abbiamo bisogno di un po’ d’ordine altrimenti ripiomberemo nel caos”. La questione verte piuttosto intorno all’etica e la giustizia. Il mondo creato fu valutato da Dio come buono non come “ordinato”. La bontà è la condizione originale naturale del mondo; il mondo decadde dalla sua condizione originale a causa del peccato e non a causa del disordine. Pertanto il suo stato presente è innaturale ma quella parte innaturale è il peccato. Il mondo è ancora ordinato oggi quanto lo è stato in passato perché l’ordine non dipende dagli sforzi dell’uomo. L’uomo non può fare nulla per portare più ordine nell’universo, né come individuo né come collettivo. Abbiamo ordine a sufficienza e l’abbiamo sempre avuto. Solo che quell’ordine opera contro l’uomo perché l’ordine di Dio opera contro il peccato. E perciò l’uomo ha bisogno non di più potere ma di un ritorno alla rettitudine (giustizia).

Così il paradigma dominante — di fatto il solo paradigma — della visione biblica del mondo è etico/giudiziale: male contro bene, rettitudine contro malvagità, giustizia contro ingiustizia.

In tale universo non c’è interesse per l’ordine perché l’ordine in sé non ha necessariamente significato morale. L’ordine può essere buono o può essere malvagio. L’esercizio del potere può essere buono o può essere malvagio. Il controllo può essere buono e può essere malvagio. Il potere non ha valore intrinseco.

Se un esercizio del potere si rivelasse malvagio, il pagano — e con lui il cristiano apostata — replicherebbe: “È sempre meglio un potere pur se malvagio che il caos.” Ma un cristiano biblico replicherebbe: “Se queste sono le sole alternative allora il caos è meglio di un ordine contrario alla legge di Dio.”

Ma ovviamente il caos non è nemmeno una possibilità e non lo è mai stata. L’ordine è sempre stato l’unica possibilità. Solo che abbiamo bisogno di un ripristino della Legge di Dio in modo che l’ordine di Dio non operi più contro l’uomo ma a suo favore.

Sta diventando chiaro come il libertarismo provenga dalla visione biblica del mondo? Siccome l’etica è il paradigma fondante in quella visione del mondo e l’etica è inevitabilmente personale e individuale allora la società potrà sussistere solo quando sarà personalistica e individualista. Il potere di alcune persone di controllarne altre e l’estensione di quel potere sui dettami dell’etica non risolverà i problemi etici, al contrario li peggiorerà e contrasterà pertanto lo status naturale originale del mondo: “molto buono”. D’altra parte se si è pagani o atei si può solo fare affidamento sul potere per far sussistere il proprio mondo. Perciò ci si aspetterà che chi detiene potere lo eserciti su quelli che non ce l’hanno. Altrimenti, come è ovvio, si ripiomba nel “caos.”

Ma che diremo della natura dell’uomo stesso? In astratto possiamo discutere sulla natura di Dio e sulla natura della realtà ma parte di quella natura è anche la natura dell’uomo.

Ma allora la natura dell’uomo come presentata nella Bibbia appoggia una ideologia libertaria o una ideologia statalista di controllo di uomini su altri uomini?

Che cos’è l’uomo nella visione del mondo atea/pagana? Nessuno lo sa. Non esiste realmente alcuna definizione significativa dell’uomo che lo faccia differire da diciamo un mucchio di sassi o un cumulo di cenere. Voglio dire che atei e pagani possono inventarsi millanta definizioni e possono pretendere che queste definizioni diano alla parola “uomo” un significato di qualche valore ma in ultima analisi non esiste una vera e propria definizione. O, quanto meno, non esiste alcuna definizione che dia all’uomo significato e scopo nella sua vita. Ne ho parlato molto tempo fa in un sermone intitolato “Cos’è l’Uomo?” Un pagano o un ateo possono inventarsi tanti tipi di significati e di scopi ma nessuno di questi è oggettivo, non definiscono affatto l’uomo e sono solo il parto della loro fervida immaginazione.

In ultima analisi l’uomo in realtà non è nulla. Ma se l’uomo non è nulla allora egli è nulla nella lotta cosmica tra l’ordine e il caos. Possiamo aspettarci che egli possa svolgere il suo ruolo nel rendere il mondo più ordinato? Assolutamente No! Non possiamo neppure definire il suo ruolo figuriamoci di aspettarci che lo svolga.

Perciò qualcuno più potente di lui deve determinare per l’uomo il significato e lo scopo. Qualcuno, ovvero un governo di qualche tipo. L’opzione di lasciare all’uomo di trovare da sé il proprio significato e scopo non è percorribile: ciò costituirebbe caos. Questo a meno che egli non sia sufficientemente potente da essere capace di combattere egli stesso il caos, nel qual caso va da sé che costringerà altri a conformarsi alla sua lotta contro il caos e li usi come pedine. Così l’uomo ha due opzioni davanti a sé: o essere abbastanza potente da assurgere a dio o diventare una pedina nel gioco di potenti dèi. Altrimenti che può fare un uomo solo e debole nella lotta contro il caos?

Ma nella visione biblica del mondo l’uomo ha uno scopo oggettivo che scaturisce da una fonte ben al di sopra dell’uomo e perfino ben al di sopra dell’universo stesso. L’uomo non è lasciato alla mercé di altri uomini che decidano per lui quale debba essere il suo scopo. Quando Dio creò l’uomo lo creò individuo non come collettivo e gli diede uno scopo individuale. Il patto di dominio fu dato all’umanità tutta intera ma ciò pattiziamente come un imperativo etico non collettivamente come una struttura di potere. Adamo ed Eva avrebbero dovuto essere naturalmente un team ma anche in quel team ambedue avevano accesso a Dio diretto e indipendente e nessuno dei due agiva come un “ombrello” o come “rappresentante” dell’altro davanti a Dio. Ciascuno riceveva i suoi ordini direttamente da Dio e nessuno aveva bisogno di un’agenzia umana d’intermediazione per dirgli/le quale fosse il suo scopo sotto Dio.

Nella visione biblica dell’uomo perciò lo scopo dell’uomo nel mondo è una questione interamente tra lui e Dio. Direttamente personalmente e senza agenzia d’intermediazione. Uomini o istituzioni che pretendono una ruolo in quella relazione voglio in realtà ben altra cosa : vogliono rimpiazzare Dio. Pertanto il controllo istituzionale sulle azioni dell’uomo (ripeto qui stiamo parlando di controllo non di giudizio che è un’altra questione) è, da quanto desumiamo dalla Bibbia, idolatria nell’azione e nella prassi politica. Il solo modo in cui una persona può essere coerentemente cristiana e fedele alle Scritture è denunciando qualsiasi controllo dell’uomo sull’uomo. Qualsiasi ideologia che insista su istituzioni umane che controllino le azioni di uomini individuali è un’ideologia che va direttamente contro il Patto di Dominio e contro la visione biblica dell’uomo. Un cristiano che sia coerentemente biblico nella sua visione del mondo e nella sua comprensione del patto di Dominio e della natura dell’uomo deve essere inevitabilmente libertario, vale a dire: contro qualsiasi controllo istituzionale sull’uomo da parte di altri uomini.

I due punti che abbiamo discusso finora — la natura di Dio e la natura dell’uomo — sono piuttosto filosofici anche se hanno inevitabili ramificazioni etiche.

Ma c’è un’evidenza etica diretta nella Bibbia che dimostri che Dio prescriva la libertà dell’individuo da controlli istituzionali?

Che dire della natura della legge? Che ruolo ha l’antitesi su questo punto — la natura della legge — nella nostra comprensione della teoria politica biblica?

Cosa è la “legge” nella visione del mondo pagana/atea? Cominciamo con le leggi della natura. La natura in quanto la più onnipresente e la più potente delle divinità ha le leggi più potenti e mediante queste leggi tiene tutti in soggezione.

Non potete sfuggire a queste leggi, indipendentemente da cosa facciate. Sia dèi sia uomini  potenti devono sottomettersi a queste leggi; non c’è scampo da esse. Senza queste leggi, come sappiamo, ci sarebbe il caos; perciò Madre Natura costringe tutti a obbedirle indipendentemente da cosa facciano e se lo vogliano oppure no.

Non c’è aspetto etico in queste leggi; voi non scegliete d’obbedirle oppure no: le obbedite e basta. E visto che queste leggi della natura sono così potenti da tenere a freno il caos devono in qualche modo essere tradotte in leggi della società in modo che la società sia protetta dal caos. Da qui sorge la nozione di “legge naturale” usata dalla maggioranza di filosofi e teologi. O, per quelli a cui non piaccia la nozione di “legge naturale”, c’è ora la versione aggiornata “legge scientifica”. Noi non facciamo altro che basare le leggi della nostra società sulla “scienza”, proprio come il Marxismo che aveva la sua teoria sociale per la società perfetta chiamata “Socialismo Scientifico” o “Comunismo Scientifico.” Non è magia sapete? È scienza! Noi studiamo la natura scientificamente e perveniamo alla società scientificamente di maggior perfezione. Ad ogni modo il punto è che per prevenire il caos i governanti della società hanno bisogno d’imitare Madre Natura; le loro leggi devono imitare le sue ed essi non possono permettere alcun libero esercizio della volontà individuale. Anche questo costituirebbe caos.

Naturalmente un problema con la “legge naturale” per la società umana (o se è per questo anche con la “legge scientifica”) è che nessuno possiede il libro sacro della “legge naturale” che scandisca quella legge in dettaglio. Sul suo contenuto disponiamo solo di vaghe e generiche congetture di filosofi saLottieri ma quando si giunge alle applicazioni specifiche a casi di giustizia e di governo nessuno sa davvero cosa dica esattamente quella “legge naturale”.

Così in ultima analisi i casi specifici sono lasciati alla decisione dell’uomo. O per essere più precisi la decisione spetta agli uomini di potere. Più una persona è potente — specialmente potente politicamente — più avrà il diritto di decidere le applicazioni specifiche della “legge naturale.” Ed è giusto così; dopo tutto è stata la natura a farli potenti. Per quale altra ragione se non per affidare a loro l’interpretazione della vaga “legge naturale” a specifiche applicazioni sociali? Pertanto dalla prospettiva della visione pagana e atea della legge non c’è spazio per gli individui di vivere liberamente; devono sottostare a quelli che per la natura del loro potere hanno titolo per interpretare la “legge naturale” per tutti gli altri. Libertà individuale significherebbe interpretazioni individuali conducendo certamente al caos.

È la stessa cosa con la legge biblica? Niente affatto. La legge biblica ha tre caratteristiche che la rendono antitetica alla legge pagana o atea.

Primo la legge biblica è dettagliata nelle sue applicazioni. Non è una vaga generica idea che i legislatori umani devono interpretare nell’applicazione a casi specifici. È vero, i suoi principi generali sono organizzati in una sorta di struttura gerarchica: i due comandamenti più grandi in cima (Matteo 22:37-40) con a seguire i Dieci Comandamenti, ma poi Dio ha dato nella sua parola un’abbondanza di applicazioni caso per caso più specifiche decisioni giuridiche storiche (precedenti o casistica) per rendere chiaro a chiunque legga ciò che la legge comanda in ciascun caso. E non solo questo: la Legge non solo detta(glia) il bene contro il male in specifiche situazioni ma detta anche le specifiche sanzioni terrene che devono essere applicate e quando queste debbano comminarsi, fornendo la struttura istituzionale per la loro applicazione. Non c’è improvvisazione e non si fanno congetture quando si tratta della legge di Dio applicata e i dettagli non sono lasciati a uomini potenti che li impongano ad altri.

Secondo la Legge Biblica è esplicitamente individualistica e personale. A partire dai due più grandi comandamenti passando per i Dieci Comandamenti fino ai comandamenti pratici e le stipulazioni della giurisprudenza biblica (data in 613 casi specifici) ogni comandamento è dato nella seconda persona singolare: Tu. Perfino pronunciando i Dieci Comandamenti dal Monte Sinai alla moltitudine riunita degli Israeliti (Esodo 20) Dio parlò comunque in seconda persona singolare a ognuno individualmente e non alla nazione come collettivo. In gran parte della sua narrazione la legge non avrebbe neppure senso se fosse rivolta al collettivo né avrebbe senso in termini di applicazione istituzionale. Come si applica l’ “amore” mediante l’azione istituzionale? Come si fanno osservare i comandamenti che parlano al cuore mediante l’azione istituzionale? Ma c’è di più: la legge pone specifici limiti sulle istituzioni di governo in relazione a quanto potere possono concentrare. Alla classe sacerdotale non era concesso avere un’eredità in Israele (Deuteronomio 10:9; 18:1; Giosuè 18:7 e molti altri passi) e in questo modo non le era permesso d’avere un potere economico indipendente ma dipendeva dalla prosperità di tutti gli altri nella nazione.

Un potere politico centralizzato — se mai avesse dovuto sorgere in Israele — non avrebbe potuto accumulare forza militare (Deuteronomio 17:14-17). E quando il popolo d’Israele volle stabilire tale potere politico centralizzato Dio lo condannò specificamente bollandolo come apostasia da Lui e li mise in guardia che il loro re sarebbe diventato il loro tiranno.

E Terzo tutta questa legge era pubblica. Non solo i Dieci comandamenti risuonarono come un tuono dal monte all’intera nazione ma Mosè lesse la legge a tutti gli Israeliti. Non solo: la legge doveva essere letta nella sua interezza a tutta la nazione una volta ogni sette anni. Ci si aspettava che perfino le nazioni Gentili circostanti conoscessero la legge di Dio (Deuteronomio 4:5-8). Lo so tutto questo sembra scontato a noi oggi che viviamo all’ombra della cristianità. Ma ai tempi di Mosè la conoscenza della legge era privilegio della classe di governo che la teneva gelosamente segreta ai comuni cittadini. La maggior parte delle nazioni pagane dell’antichità erano governate per decreto e comunque sia non da alcuna legge stabilita. Quelli che avevano una legge stabilita proibivano il suo insegnamento alle classi inferiori. A Sparta insegnare agli schiavi a leggere e a conoscere la legge era un reato capitale. A Roma ogni qual volta i plebei si rivoltavano e richiedevano diritti ed eguaglianza la classe patrizia rispondeva che non potevano avere eguaglianza perché non era loro stata affidata la conoscenza delle leggi.

In Israele invece conoscere la legge non era anche solo privilegio delle persone di classe inferiore ma era obbligatorio per tutti. E non c’erano regole o leggi che fossero peculiari alla classe di governo. In questo modo l’interpretazione e l’applicazione della Legge non era prerogativa esclusiva di quella classe. Era data prima di tutto agli individui. Il governo — qualsiasi governo: Chiesa o Stato — aveva uno spazio di parola molto limitato e una funzione molto limitata. (E a breve vedremo di cosa si tratti.)

In questo modo, per ogni intento pratico dalla prospettiva della natura della legge com’è espressa nelle sue pagine, la Bibbia vede la società umana come composta principalmente di individui liberi ai quali è indirizzata l’etica della legge. Non c’è governo che sia supposto essere un mediatore etico tra gli uomini e Dio che interpreti o reinterpreti la legge di Dio o che stabilisca i tratti del bene e del male mediante decreti stilati dall’uomo. Indipendentemente da ciò che governi e uomini potenti dichiarino essere “legge”, la Legge di Dio parla agli individui e solo la Legge di Dio segna il confine tra bene e male. Le leggi dell’uomo non si qualificano come tali.

Qui sorgerà una domanda: Qual’è allora la funzione del governo, se c’è una? Se affermo che gli individui non devono essere controllati regolati e dominati da governi qual’è allora lo scopo del governo civile nella Bibbia? In essa troviamo in effetti qualcosa che sembra un governo e il Nuovo Testamento sicuramente ci dice di obbedire al governo. Come si accorda tutto questo con ciò che ho detto a proposito della natura individualistica della Legge di Dio e della natura della realtà e dell’uomo in generale?

Qui giungiamo al punto successivo nell’analisi presupposizionale di teocrazia e libertarismo vale a dire: la natura del giudizio.

Da quello che abbiamo detto in precedenza riguardo alla natura della realtà e la natura dell’uomo nella visione del mondo pagana e atea non dovrebbe essere difficile delineare lo scopo e la funzione del governo civile — o di qualsivoglia governo: agire in qualità di potere centralizzato di una moltitudine di uomini al fine di prevenire il caos. I nemici dell’ordine sociale dunque sono quelli che si oppongono al governo. Anzi peggio: i nemici dell’ordine sociale sono quelli che disertano gli ordini del governo perché ogni disobbedienza al controllo e alle regole del governo diventa ipso-facto collaborazione col caos. Se una persona pratica un mestiere o apre un chiosco per la vendita di limonata o sfama i poveri o attraversa un confine in cerca di una vita migliore per la propria famiglia o assume qualcuno che ha attraversato il confine o consuma una certa sostanza tutto senza il permesso del governo, tutto questo costituisce già di per sé un reato essendo al di fuori del controllo di governo. La sola legittima vittima di tutti i reati perciò è lo Stato; i reati contro individui sono di qualche interesse solo se minacciano l’ordine e la sopravvivenza dello Stato. Dove i reati contro l’individuo non preoccupino lo Stato, come per esempio l’aborto e la schiavitù, questi vengono depenalizzati. In ultima analisi i processi rilevanti sono quelli in cui un individuo è accusato da un’entità statale: che siano gli Stati Uniti o qualche stato o contea o comune ecc. E non vi crediate che la “separazione dei poteri dello Stato” aiuti l’individuo contro il potere esecutivo; al contrario i tribunali decidono sempre più in favore dello Stato e contro gli individui. Cosa ovvia visto che i tribunali dipendono dallo Stato per l’aspetto economico.

Quando però veniamo al sistema biblico di giustizia scopriamo un quadro molto diverso.

Prima di tutto la Bibbia parla di due livelli fondamentali di giustizia. Una è la giustizia di Dio. L’altra è la giustizia dell’uomo sotto la legge di Dio. Magari non avete mai pensato che ciò costituisse un’antitesi gigantesca col sistema pagano/secolare di giudizio e giustizia. Ma lo è eccome! Lasciatemi spiegare il perché e perché è rilevante per il nostro discorso.

Il tribunale di Dio — che è in seduta permanente per tutta la storia ma che sarà assiso in giudizio una volta per tutte nel verdetto finale alla fine della storia — è presieduto dal Creatore perfetto, onnisciente e onnipotente e che è anche l’Autore della legge perfetta. In quel tribunale ogni singola azione e parola e perfino i pensieri del nostro cuore saranno portati alla luce e giudicati. Ma noi sappiamo che quel giudizio sarà equo e giusto perché sarà pronunciato dal Giudice equo e giusto nel quale non c’è parzialità. Come nostro Creatore e Autore della Legge assolutamente perfetta (e quella Legge non è solo sua creazione ma è il riflesso del suo stesso carattere morale) egli ha diritto d’esigere da noi perfetta obbedienza, e in quanto tale ha il diritto di giudicare ogni singola parola azione e pensiero in disobbedienza ad Essa. Nel tribunale di Dio non c’è differenza tra peccato privato e reato pubblico; lì tutti i peccati sono reati e nulla sfugge.

Il tribunale dell’uomo d’altra parte è limitato solo alla storia e a solo pochi casi. In nessuno di questi la Chiesa o lo Stato sono vittime di reati; la vittima è sempre un individuo. I tribunali biblici non erano intesi a giudicare “reati contro lo Stato” o contro la Chiesa o contro qualsiasi altra entità governativa. Erano intesi solo a giudicare reati contro individui. In questo modo in nessuno dei casi biblici troviamo qualcosa come pagamento allo Stato o la schiavitù allo Stato come punizione. Il principio è sempre la restituzione e la restituzione è sempre a un individuo e mai allo Stato o alla Chiesa.

Certo, dato che individui possono volontariamente concordare di entrare in relazione pattizia con entità sociali o economiche che agiscono come individui — tipo le società per azioni, la Legge biblica porterà automaticamente le società in tribunale o permetterà alle società di fare causa per danni. Ma dobbiamo comprendere che una società non è un governo civile o ecclesiastico; non ha autorità di far osservare le proprie decisioni su quelli di fuori col potere della spada o della scomunica. Pertanto in caso di deliberato furto da parte di una società, per esempio un tribunale biblico sentenzierebbe una restituzione doppia dalle casse della società; ma come quella perdita debba essere divisa tra i proprietari della società sarà una decisione che sarà presa tra quei proprietari.

Il Tribunale di Dio quindi giudica tutti i peccati. I tribunali dell’uomo possono invece giudicare solo i reati e ciò rigidamente sulla base di evidenze; e ciò solo per reati contro individui o volontarie associazioni di individui.

Ma non è tutto.

C’è anche una relazione giudiziale tra il tribunale di Dio e i tribunali dell’uomo. Dio giudica nazioni e indovinate per che cosa le giudica: per come i loro tribunali e i loro governanti hanno trattato gli individui e specialmente i deboli e i bisognosi. Egli giudica le nazioni nella storia per le leggi che promulgano e per come queste leggi si conformano alla sua Legge; nessuna nazione può sfuggire a quel giudizio e nessuna nazione può trovare scuse in qualche cavillo “giuridico”. Per esempio il fatto che gli Stati Uniti abbiano adottato le loro leggi sull’immigrazione o la loro legalizzazione dell’aborto o le loro leggi di polizia non salverà la nazione dal giudizio in un processo legale. Né salverà quegli individui che concordano con tali leggi o che rimangono zitti e passivi di fronte a esse. “Stavo solo obbedendo agli ordini” non è una scusa valida per nessun individuo nel tribunale di Dio e neppure lo è: “Questa è la legge del Paese.” Gli individui che approvano quelle leggi ingiuste o che le hanno perfino fatte osservare saranno condannati per aver mancato di opporvisi o di sabotarle o d’usare il loro potere e autorità per cambiarle o farle abrogare.

È questo sistema a due livelli del giudizio di Dio che rende il cristianesimo biblico unico nel suo concetto di giustizia. Un altro luogo comune recita: “Una religione che crede in un Dio giudice onnipotente è una religione totalitaria.” che è quanto di più stupido si possa dire. In realtà proprio solo una tale religione può costituire il vero fondamento per la libertà individuale perché solo tale religione offre vera giustizia su uomini potenti che hanno usato il loro potere per trattare ingiustamente quelli più deboli di loro. Solo una tale religione offre un efficace deterrente alla tirannia dei governi perché solo tale religione provvede una giustificazione per una sacrosanta ribellione contro governi tirannici.

Ci resta solo ancora un punto: il controllo del futuro. Ora se avete ascoltato gli episodi di Axe to the Root fin qui non avete bisogno che vi si dica perché il controllo del futuro è un fatto importante nella società. Infatti saprete già che una civilizzazione è definita tale non tanto dalla propria storia — che è quello che la maggior parte della gente crede nella sua ignoranza — ma da ciò che crede e si aspetta dal futuro. Una volta Gary de Mar ha fatto questa battuta: “Il presente non determina il futuro; piuttosto è il futuro a determinare il presente.” Se volete comprendere la nostra civilizzazione oggi cercate di comprendere la sua visione del futuro e di individuare chi lo controlla. La battaglia per il futuro definisce tutte le lotte sociali che ci sono nel mondo e coloro che emergono vittoriosi in grado di conquistare il futuro hanno conquistato la civilizzazione di oggi.

Ma chi controlla il futuro sotto una visione del mondo pagana/laica? Nessuno in realtà. Infatti la domanda è irrilevante. Ricordate, un pagano o un laico non può neppure definire il futuro. Il futuro non è qualcosa che possa essere sperimentato ora e poiché tutta l’intera conoscenza del paganesimo e dell’ateismo è basato sull’esperienza (in contrapposizione alla fede come nel cristianesimo) un pagano o un ateo non ha modo di definire un futuro che non può essere sperimentato. Può prendere in prestito l’idea di “futuro” dal cristianesimo o può avere qualche vaga idea di ciò che potrebbe essere ma qualsiasi tentativo di definire il futuro basandosi su una visione del mondo coerentemente pagana o atea è futile.

Pertanto tutto quello che c’è è il presente. Non c’è futuro. E poiché è il futuro a dare un scopo e poiché lo scopo è ciò che muove gli individui, non esiste nessun legittimo scopo a cui l’individuo possa mirare.

(Postilla: se volete capire la pervicace dedizione dei laici all’aborto e a tutti gli altri mezzi per amputare la loro posterità la risposta è qui, nella loro mancanza di qualsiasi concetto del futuro.)

Cosa dice la Bibbia? La Bibbia è un libro escatologico fin dal principio; indica il futuro e dirige esplicitamente l’attenzione del lettore al futuro. Perfino la prima istituzione, la famiglia, fu creata con un’esplicita funzione e compito escatologici: “siate fruttiferi e moltiplicate.” Il già menzionato R.J. Rushdoony ha indicato questa cosa in diversi articoli: la famiglia è la prima e la principale unità escatologica. L’uomo e la donna sono definiti come distinti l’uno dall’altra da nessun’altra caratteristica se non la loro funzione nella procreazione. (Non per la psicologia o l’intelletto o le emozioni o lo status sociale o gerarchico come molti moderni pagani dentro e fuori la chiesa si compiacciono di asserire.) Eva fu chiamata la “madre di tutti i viventi” prima che ci fosse stata alcuna madre o alcuna maternità (Ge. 3:20) e il concetto di padre e di madre e la separazione dei loro figli in età adulta fu descritta ancor prima che ci fossero stati bambini o padri o madri (Ge. 2:24).

Pertanto sin dal principio la visione del mondo cristiana non solo ha interesse nei figli e nel futuro ma basa proprio su questo tutta la sua ideologia. Non è che i figli, un proposito e il futuro siano semplicemente “importanti” per il cristianesimo. Ne sono la vera essenza. Se si tolgono figli e futuro si è svuotato il cristianesimo.

Ma qui c’è un punto importante: nella Bibbia i figli sono dati a individui. Questi individui sono in un’unità famigliare è vero ma sono ancora individui nella loro funzione di procreare e allevare i figli. Nella Bibbia non ci sono collettivi di governo che danno alla luce i figli e li allevano. I figli sono la prerogativa di due distinti individui in una famiglia. Oltre a questo l’eredità, cioè il trasferimento di ricchezza accumulata per il futuro, è inevitabilmente individualistica. Nessun governo ha l’incarico di operare questo trasferimento di ricchezza e nessun governo ha il permesso di tassare. (Per quelli che cercano d’usare Romani 13 per argomentare la legittimità della tassazione: smettetela di torcere quel singolo versetto. L’intero messaggio della Bibbia proibisce tale interpretazione.) Non solo gli individui hanno unicamente l’incarico dato da Dio di trasferire ricchezza alle future generazioni, ma la loro volontà individuale è chiamata con lo stesso termine con cui Dio chiama il suo Patto. In Ebrei 9:16 la parola usata per il documento legale che chiamiamo “ultime volontà” o “testamento” è la stessa parola usata nel resto del testo greco per “patto”: diateke. Non esiste nessun altro concetto giuridico che sia chiamato con lo stesso termine.

Nella Bibbia non c’è contratto sociale e patto sociale. Nella Bibbia non c’è patto con la chiesa locale, non c’è nulla di istituzionale sulla terra che Dio chiami con lo stesso termine come il suo patto … eccetto per le ultime volontà o testamento di un individuo mediante il quale egli trasferisce ricchezza ai suoi eredi in futuro. In breve il futuro, che ha una parte così importante nella visione del mondo biblica, è affidato interamente a individui. Dio non affida né allo Stato né alla Chiesa la presa in carico del futuro.

In conclusione, nella visione biblica del mondo tutto indica che l’organizzazione sociale e politica comandata dalla Bibbia è essenzialmente libertaria e non consente nessun controllo istituzionale sull’individuo da parte di nessuna entità istituzionale o governativa, Stato o Chiesa che siano.

Quando R. J. Rushdoony disse che la teocrazia è la cosa più prossima al libertarismo radicale che ci possa essere non parlava in senso figurato, né in chiave politica. Stava parlando letteralmente basandosi su una rigorosa analisi della Legge Biblica e dell’ordine sociale che essa prescrive.

Una completa antitesi applicata a tutte le aree di analisi mostra chiaramente che qualsiasi idea anti-libertaria deve provenire da presupposti pagani o atei mentre un cristiano coerente non può che essere libertario. La natura di Dio e della realtà, la natura della Legge di Dio, la natura del giudizio e il controllo del futuro, in tutte queste aree dimostrano chiaramente che una persona che si professi coerentemente cristiana non può che schierarsi il più vicino possibile con un radicale libertarismo. Qualcosa di meno di questo significherebbe la resa ai presupposti pagani con l’inevitabile abbandono della fede cristiana in tutte le sue applicazioni sociali e politiche. In ultima analisi, poiché il controllo statale di individui è inevitabilmente fondato su presupposti anti-cristiani, una società che abbia permesso tale controllo statale anche per la più nobile delle ragioni si vedrà trasportare dalla corrente lontano dalla fede biblica. E gli Stati Uniti oggi ne sono il principale esempio.

Questa settimana assegnerò due libri per la lettura. Il primo ovviamente è Law and Liberty di Rousas J. Rushdoony. Se non l’avete ancora letto che cosa state aspettando? Il secondo libro è intitolato The Theme is Freedom ed è stato scritto da M. Stanton Evans, un commentatore politico conservatore e giornalista del conservatorismo della vecchia scuola ben consapevole che il cuore del conservatorismo è il libertarismo e il fondamento del libertarismo è il cristianesimo (a differenza dei moderni “conservatori” che sono indistinguibili dai socialisti). Ho avuto l’opportunità di incontrarlo di persona nel 2001 a Washington DC e di chiedergli il permesso di tradurre questo libro in bulgaro. Non ho ancora avuto modo di tradurlo ma avete sicuramente bisogno di leggerlo perché il libro ha alcune preziose intuizioni sulla connessione tra il cristianesimo e la visione americana della libertà.

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Dio vi benedica tutti.


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