RISORSE:

Una sera dello scorso autunno, mi sono seduto per lunghe ore con un conoscente europeo mentre esponeva una dottrina politico-economica che sembrava perfetta e in cui non sono riuscito a trovare alcun difetto. Alla fine, egli disse con grande serietà : “Ho una missione per le masse e sento che sono chiamato a catturare l’attenzione del popolo. Dedicherò il resto della mia vita a diffondere la mia dottrina in lungo e in largo tra la popolazione. Cosa ne pensi ? ”

Una domanda imbarazzante in ogni caso, e doppiamente, date le circostanze, perché il mio conoscente è un uomo molto colto, una delle tre o quattro menti davvero di prim’ordine che l’Europa ha prodotto nella sua generazione, e naturalmente io, come uno dei più incolti, ero incline a considerare la sua parola più frivola con riverenza pari a soggezione.

Eppure, ho riflettuto, anche la più grande mente non può assolutamente sapere tutto, ed ero abbastanza sicuro che non avesse avuto le mie opportunità per osservare le masse dell’umanità, e che quindi io probabilmente le conoscevo meglio di lui. Così mi feci coraggio per dirgli che non aveva tale missione e avrebbe fatto  bene a togliersi l’idea dalla testa immediatamente, avrebbe scoperto che alle masse non gliene sarebbe potuto fregare di meno della sua dottrina, e ancora meno di lui stesso, dato che in tali circostanze il favorito popolare è generalmente qualche Barabba. Sono anche giunto al punto di dire (è un Ebreo ), che la sua idea sembrava mostrare che egli non era molto versato nella propria letteratura nativa. Sorrise alla mia battuta, e chiese che cosa volessi dire con questo, e l’ho rimandato alla storia del profeta Isaia.

Mi venne in mente allora che fosse molto utile ricordare questa storia in questo momento in cui tanti uomini e indovini saggi sembrano essere gravati di un messaggio per le masse. Il Dr. Townsend ha un messaggio, Padre Coughlin ne ha uno, e anche il signor Upton Sinclair, il signor Lippmann, il signor Chase e la confraternita dell’Economia Pianificata, il signor Tugwell e i New Dealers, Mr. Smith e quelli della Lega per la Libertà – la lista è infinita. Non riesco a ricordare di un altro momento in cui così tanti energumeni avevano così variamente proclamato la Parola alla moltitudine  dicendo loro che cosa devono fare per essere salvati. Ciò premesso, mi venne in mente, come ho detto, che la storia di Isaia potrebbe avere qualcosa in essa per calmare e comporre  lo spirito umano fino a quando questa tirannia della vacuità sia passata. Lo farò parafrasando la storia nel nostro linguaggio comune, dal momento che deve essere ricostruita da varie fonti, e in quanto studiosi rispettabili hanno pensato bene di pubblicare una nuova versione intera della Bibbia in lingua volgare americana, mi farò scudo di loro, se necessario, contro l’accusa di trattare le Sacre Scritture con irriverenza.

La carriera del profeta è iniziata alla fine del regno di re Uzzia, diciamo circa 740 a.C. Questo regno fu insolitamente lungo, quasi mezzo secolo, e apparentemente prospero. È  stato uno di quei regni prosperi, tuttavia – come il regno di Marco Aurelio a Roma , o l’amministrazione di Eubulo ad Atene , o del signor Coolidge a Washington – nei quali, una volta giunti alla loro fine,  la prosperità improvvisamente si esaurisce e le cose vengono spazzate via con un botto clamoroso.

Nell’anno della morte di Uzzia, il Signore ha commissionato al profeta di uscire e di mettere in guardia la gente dall’ira a venire.” Dite loro quel che essi sono, e cioè  un’ accozzaglia di nessun valore.” Egli disse: ” Dite loro che cosa è sbagliato, e perché, e ciò che sta per accadere se non avranno un cambiamento del cuore e non si danno una raddrizzata. Non usare mezzi termini. Metti in chiaro che sono  inequivocabilmente arrivati alla loro ultima possibilità. Suonagliele per bene, e continua a suonargliele. Suppongo forse che dovrei dirti”, ha aggiunto, “che non produrrà risultati. La classe dirigente e la loro intellighenzia storcerà il naso davanti al tuo messaggio e le masse non staranno nemmeno ad ascoltare. Persevereranno a modo loro fino a quando non porteranno tutto alla distruzione, e probabilmente sarai fortunato se ne uscirai ancora vivo.”

Isaia era stato molto ben disposto ad assumere il lavoro –  di fatto, lo aveva chiesto lui – ma questa prospettiva dava un volto nuovo sulla situazione. Faceva nascere l’ovvia domanda: ma perché,  se  le cose stavano davvero così – se l’impresa doveva essere un fallimento fin dall’inizio – ha ancora senso cominciarla ? “Ah,” disse il Signore, “non hai compreso il punto. C’è un Residuo lì di cui tu non sai nulla. Essi sono indistinti, disorganizzati, incapaci d’esprimersi, ognuno tira avanti come meglio può. Hanno bisogno di essere incoraggiati e preparati a ripartire perché quando tutto sarà andato completamente in malora, sono loro quelli che torneranno e costruire una nuova società; e  nel frattempo, la vostra predicazione li rassicurerà e li terrà in pista. Il tuo compito è quello di prenderti cura del Residuo, quindi adesso vai e datti da fare.”

 

II

A quanto pare, quindi, se la parola del Signore vale qualcosa,  e io non  esprimo alcuna opinione al riguardo,  l’unico elemento nella società della Giudea particolarmente degno d’interesse era il Residuo, e finalmente Isaia  pare essere riuscito a metterselo in testa: non ci si sarebbe dovuti aspettare nulla dalle masse, e  se qualcosa di sostanziale sarebbe mai stato fatto in Giudea, sarebbe stato il Residuo a compierlo. Questa è  un’idea molto accattivante e suggestiva, ma prima di andare ad esplorarla, dobbiamo fare chiarezza sui nostri termini. Che cosa intendiamo con ‘le masse’, e cosa col  ‘Residuo’?

Per come è comunemente usata la parola masse richiama alla mente agglomerati di persone povere e diseredate, gente che lavora, proletari; ma non significa niente del genere, significa semplicemente la maggioranza. L’ uomo della massa è uno che non ha né la forza d’ intelletto per apprendere i principi che scaturiscono da ciò che noi conosciamo come ‘la vita umana’, né la forza di carattere per aderire a quei principi, costantemente e rigorosamente, quali leggi di comportamento, e poiché queste persone costituiscono la grande e schiacciante maggioranza del genere umano, essi sono chiamati collettivamente le masse. La linea di demarcazione tra le masse e il Residuo è determinata sempre dalla qualità, non dalla circostanza. Il Residuo sono coloro che con la forza dell’intelletto sono in grado di apprendere questi principi, e con la forza di carattere sono in grado, almeno in qualche misura, di aderirvi. Le masse sono quelli che non sono in grado di fare né l’uno né l’altro.

Il quadro che Isaia presenta delle masse della Giudea è il più sfavorevole. A suo avviso, l’ uomo della massa –  che sia eminente o meschino, ricco o povero, principe o popolano – ne viene fuori molto male. Egli appare non solo come debole di mente e velleitario, ma di conseguenza come disonesto, arrogante , avido, dissipatore, senza principi, senza scrupoli. Anche la donna della massa  ne esce male,  dato che condivide tutte le qualità spiacevoli dell’uomo di massa,  contribuendo con un po’ di suo  con la vanità e la pigrizia, le stravaganze e le manie. L’elenco dei prodotti di lusso di cui si circonda stabilmente è interessante, richiama alla mente la pagina delle donne dell’edizione domenicale di un quotidiano del 1928 , o la vetrina messa in mostra in uno dei nostri periodici dichiaratamente “alla moda”. In un altro luogo, Isaia ricorda anche le ostentazioni che abbiamo appellato con “andatura spregiudicata” e  “agghindata da zoccola.” Può essere giusto scontare un po’ la vivacità di Isaia per fervore profetico, dopo tutto, dato che il suo vero lavoro non era quello di convertire le masse, ma di rinforzare e rassicurare il Residuo, probabilmente sentiva che avrebbe potuto calcare la mano indiscriminatamente e col peso che preferiva – in effetti, che avrebbe dovuto farlo. Ma dopo tutto, l’ uomo di massa Giudeo deve essere stata una persona sgradevolissima, e la donna di  massa assolutamente odiosa.

Se lo spirito moderno, qualunque esso sia, è poco incline a prendere la parola del Signore al suo valore nominale (come ho sentito dire che sia), possiamo osservare che la testimonianza di Isaia al carattere delle masse riceve un forte sostegno collaterale da un’autorità Gentile rispettabile. Platone visse durante l’amministrazione di Eubulo, quando Atene era al culmine della sua epoca ‘jazz e carta’[2] e parla delle masse ateniesi con tutto il fervore di Isaia, anche paragonandoli ad un branco di fameliche bestie. Curiosamente, anch’egli applica la parola stessa di Isaia: Residuo, alla porzione più degna della società ateniese, ” non vi è che un molto piccolo residuo “, dice  di coloro che possiedono una forza salvifica di intelletto e forza di carattere – troppo piccolo, proprio come in Giudea, per essere di qualsiasi aiuto contro la preponderanza ignorante e feroce delle masse.

Ma Isaia era un predicatore e Platone un filosofo, e tendiamo a considerare predicatori e filosofi piuttosto come osservatori passivi del dramma della vita che come partecipanti attivi. Quindi in una questione di questo genere il loro giudizio incapperebbe nel sospetto di essere un po’ troppo rigido, un po’ acre, o come dicono i francesi:  saugrenu. Possiamo quindi introdurre un altro testimone che era preminentemente un uomo d’affari, e il cui giudizio non può incorrere in questo sospetto. Marco Aurelio era sovrano del più grande degli imperi, e in tale veste ha avuto l’uomo della massa romano non solo sotto osservazione, ma lo ebbe per le mani 24 ore al giorno per diciotto anni . Quello ch’egli non sapeva di lui non valeva la pena saperlo e quello che pensava di lui è abbondantemente attestato in quasi ogni pagina del libretto di appunti che egli scarabocchiò estemporaneamente di giorno in giorno, e che era inteso solo per i suoi occhi.

Questa opinione riguardo le masse è quella che troviamo in generale prevalere tra le antiche autorità i cui scritti sono giunti fino a noi. Nel XVIII secolo, tuttavia, alcuni filosofi europei diffondono l’idea che l’ uomo della massa, nel suo stato naturale, non è affatto il tipo di persona che le autorità precedenti hanno descritto, ma, al contrario, che è un oggetto degno di interesse. La sua intrattabilità è l’effetto dell’ ambiente sociale, un effetto per il quale la “società” è in qualche modo responsabile. Se solo il suo ambiente gli avesse permesso di vivere secondo i propri lumi, avrebbe senza dubbio dimostrato di essere un bel soggetto, e il modo migliore per garantirgli un ambiente più favorevole sarebbe quello di farglielo organizzare da sé. La Rivoluzione francese ha agito potentemente da trampolino di lancio per questa idea, proiettando la sua influenza in tutte le direzioni attraverso l’Europa.

Da questa parte dell’oceano un intero continente nuovo era pronto per un esperimento su larga scala con questa teoria. Offriva ogni risorsa immaginabile con cui le masse avrebbero potuto sviluppare una civiltà fatta a loro immagine e somiglianza. Non c’era la forza della tradizione a disturbarli nella loro preponderanza, o il profondo disprezzo da parte del Residuo per tenerli a bada. Immensa ricchezza naturale, predominio indiscusso, virtuale isolamento, libertà da interferenze esterne e dal timore di esse, e, infine, un secolo e mezzo di tempo – tali sono i vantaggi che l’ uomo della massa ha avuto per dare vita ad una civiltà che avrebbe ridotto al nulla i predicatori e i filosofi della prima scuola nella loro convinzione che niente di sostanziale si può aspettare dalle masse, ma solo dal Residuo.

Il suo successo è insignificante. Sulle evidenze finora presentate si deve dire, credo, che la concezione dell’uomo della massa di ciò che la vita ha da offrire, e la sua scelta di cosa chiedere dalla vita, sembrano oggi essere piuttosto chiaramente quelle che erano ai tempi di Isaia e Platone, e così pure sembrano i catastrofici conflitti sociali e le convulsioni in cui le sue visioni della vita e le sue pretese dalla vita lo coinvolgono. Non voglio soffermarmi su questo, però, ma solo osservare che l’importanza mostruosamente gonfiata delle masse ha apparentemente estromesso dalla testa del profeta moderno tutto il pensiero di una possibile missione verso il Residuo. Questo è ovviamente proprio come dovrebbe essere, a condizione che i primi predicatori e filosofi fossero effettivamente in errore, e che ogni speranza finale della razza umana sia in realtà centrata nelle masse. Se, invece, dovesse risultare che il Signore e Isaia e Platone e Marco Aurelio erano corretti nella loro stima sia del relativo valore sociale delle masse e sia del valore del Residuo, il caso sarebbe parecchio diverso. Inoltre, dato che con tutto a loro favore le masse hanno finora dato di se stesse un computo estremamente scoraggiante, sembrerebbe che la questione controversa tra questi due corpi di opinione potrebbe più proficuamente essere riaperto .

III

Ma senza dare seguito a questo suggerimento, vorrei solo, come ho detto, sottolineare il fatto che come stanno adesso le cose il lavoro di Isaia sembra alquanto un andare a mendicare. Chiunque abbia un messaggio al giorno d’oggi è, come il mio venerato amico europeo, desideroso di portarlo alle masse. Il suo primo, ultimo e unico pensiero è l’accettazione della massa, l’approvazione della massa. La sua cura più grande è quella di organizzare la sua dottrina in forma tale che catturerà l’attenzione e l’interesse delle masse. Questo atteggiamento nei confronti delle masse è così esclusivo, così devoto, che fa venire in mente il mostro trogloditico descritto da Platone, e la folla assidua all’ingresso della sua caverna, che cerca ossequiosamente di placarlo e di conquistare il suo favore, cercando di interpretare i suoi inarticolati rumori, cercando di scoprire quello che vuole, e con entusiasmo offrendogli ogni sorta di cose che pensano potrebbero colpire la sua fantasia.

Il problema principale con tutto questo è il riflesso che ha sulla missione stessa. Richiede un’opportunistica sofisticazione della propria dottrina, che ne altera profondamente il carattere e la riduce a un mero placebo. Se, per esempio, sei un predicatore, desideri attirare quanta più congregazione possibile, il che significa un appello alle masse, e questo, a sua volta, significa adattare i termini del tuo messaggio alla disposizione d’intelletto e di carattere che le masse presentano. Se sei un educatore, diciamo con un college per le mani, desidererai ottenere il maggior numero possibile di studenti, e di conseguenza sforbicerai sui requisiti. Se sei uno scrittore, mirerai ad ottenere molti lettori, se un editore, molti acquirenti, se un filosofo, molti discepoli, se un riformatore, molti convertiti, se un musicista, molti ascoltatori, e così via . Ma, come si vede da tutte le parti, nella realizzazione di questi diversi desideri, il messaggio profetico è così pesantemente adulterato con banalità in ogni situazione che il suo effetto sulle masse è solo di indurirli nei loro peccati. Nel frattempo, il Residuo, consapevole di questa adulterazione e dei desideri che la promuovono, gira le spalle al profeta e non avrà niente a che fare con lui o con il suo messaggio.

Isaia, d’altra parte, non ha lavorato in tali condizioni invalidanti. Ha predicato alle masse solo nel senso che egli predicava pubblicamente. Chiunque gradisse ascoltare poteva farlo; chiunque lo volesse poteva passare di lì. Sapeva che il Residuo avrebbe ascoltato, e sapendo anche che non doveva aspettarsi nulla delle masse in qualsiasi circostanza, non fece a loro appello specifico, non accomodò il suo messaggio a loro misura in alcun modo, e non gli importava un fico secco se avrebbero ascoltato oppure no. Come potrebbe esprimersi un editore moderno: lui non si preoccupava di tiratura o di pubblicità. Quindi, con tutte queste ossessioni completamente accantonate, egli era in grado di fare del suo meglio, senza paura o favori, e responsabile solo al suo augusto Padrone.

Se un profeta fosse non troppo esigente riguardo al far soldi  dalla sua missione o di ottenere da essa una sorta di dubbia notorietà, le considerazioni che precedono porterebbero a dire che servire il Residuo sembri un buon lavoro. Un incarico in cui ci si può veramente buttare  a capofitto e fare del proprio meglio, senza pensare ai risultati, è un lavoro vero e proprio, mentre servire le masse è nella migliore delle ipotesi solo un mezzo lavoro, considerando le condizioni inesorabili che le masse impongono sui loro servi. Ti chiedono di dare loro quello che vogliono, insistono su quello, e non accetteranno nient’altro, e seguire i loro capricci, i loro cambiamenti irrazionali della fantasia, i loro accessi di caldo e freddo è un’attività noiosa, per non parlare del fatto che quello che vogliono sempre ha molto poco a che vedere con le risorse di profezia che uno ha. Il Residuo, d’altra parte, vuole solo il meglio che hai, qualunque esso sia. Dagli quello e sono soddisfatti, non hai nient’altro di cui preoccuparti. Il profeta delle masse americane deve puntare consapevolmente al minimo comune denominatore di intelligenza, gusto e carattere tra i 120.000.000 di persone , e questo è un compito crucciante. Il profeta del Residuo, al contrario, è nella posizione invidiabile di Papa Haydn in casa del Principe Esterhazy . Tutto quel che Haydn doveva fare era continuare a spalare fuori la miglior musica che  sapeva produrre, sapendo che sarebbe stato compreso e apprezzato da coloro per i quali egli l’aveva prodotta e fregandosene di ciò che chiunque altro potesse pensare del suo operato, e questo costituisce un buon lavoro.

In un certo senso, tuttavia, come ho già detto, non è un lavoro gratificante. Se si riesce a soddisfare la fantasia delle masse, e si ha la sagacia di anticipare sempre i loro capricci e le loro irresolutezze, è possibile ottenere buoni profitti in denaro dal servire le masse, e buoni rendimenti anche in un tipo di notorietà da passaparola:

Digito monstrari et dicier, Hic est!

Conosciamo tutti innumerevoli politici, giornalisti, drammaturghi, romanzieri e simili, che hanno fatto molto bene da soli in questi modi. Prendersi cura del Residuo, al contrario, fa poche  promesse di tali ricompense. Un profeta del Residuo non potrà essere fiero dei rendimenti finanziari provenienti dal suo lavoro, né è probabile che egli ottenga alcuna grande fama da esso. Il caso di Isaia è stato un’eccezione a questa seconda regola, e ce ne sono altri, ma non molti.

Si potrebbe pensare quindi che mentre aver cura del Residuo è senza dubbio un buon lavoro, non è un lavoro particolarmente interessante perché è di regola così mal pagato. Su questo ho i miei dubbi. Ci sono altre soddisfazioni che si possono ottenere da un lavoro oltre a denaro e notorietà, e alcune di esse sembrano abbastanza concrete da essere attraenti. Molti posti di lavoro che non pagano bene  sono ancora profondamente interessanti, come, per esempio, si dice che sia il lavoro di ricerca degli studenti nelle scienze, e il lavoro di badare al Residuo, come ho esaminato per molti anni dal mio posto in tribuna,  mi sembra essere interessante come qualsiasi altro che si possa trovare al mondo.

IV

Ciò che principalmente lo rende così, penso, è che in una data società il Residuo in linea di massima è sempre una quantità sconosciuta. Tu non sai, e non saprai mai, più di due cose su di loro. Si può essere sicuri di quelle – sicuri come la morte, come si usa dire – ma non si sarà mai in grado di fare neppure una congettura rispettabile su qualsiasi altra cosa. Tu non sai, e non saprai mai, chi sono il Residuo, né che cosa stanno facendo o faranno. Due cose sai, e niente di più: in primo luogo, che esistono, in secondo luogo, che ti troveranno. Fatta eccezione per queste due certezze, lavorare per il Residuo significa lavorare nel buio impenetrabile, e questo, devo dire, è semplicemente la condizione calcolata nel modo più efficace per stimolare l’interesse di qualsiasi profeta che sia ben dotato con l’immaginazione, l’intuizione e la curiosità intellettuale necessarie per il perseguimento con successo del suo mestiere.

Il fascino e la disperazione dello storico, mentre guarda indietro agli ebrei di Isaia, all’Atene di Platone, o alla Roma degli Antonini , è la speranza di scoprire e mettere a nudo il “sostrato di giusto- pensare e di bene-operare “, che egli sa deve essere esistito da qualche parte in quelle società perché nessun tipo di vita collettiva può assolutamente andare avanti senza di essi . Egli ne trova indizi allettanti qui e là in molti luoghi, come nell’ Antologia greca, nel Notti Attiche di Aulo Gellio, nelle poesie di Ausonio , e nel breve e toccante tributo, Bene merenti , elargito agli sconosciuti occupanti delle tombe romane. Ma questi sono vaghi e frammentari, non lo portano da nessuna parte nella sua ricerca di un qualche tipo di misura relativa a questo sostrato, ma semplicemente testimoniano quello che lui già sapeva a priori – che il sostrato è esistito da qualche parte. Dove fosse, che spessore abbia avuto, quale sia stato il suo potere di auto- affermazione e di resistenza – di tutto ciò non gli dicono niente.

Allo stesso modo, quando lo storico va indietro di duemila anni , o duecento, esamina la testimonianza disponibile per la qualità della nostra civiltà e cerca di ottenere qualsiasi tipo di prova chiara e competente circa il sostrato di giusto- pensare e di bene-operare che sa dover essere stato lì,  trovarlo sarà un lavoro infernale. Quando abbia messo assieme tutto il possibile e abbia fatto anche una concessione minima per capziosità, vaghezza, e confusione di movente, dovrà tristemente riconoscere che il suo risultato netto è semplicemente nulla . Un Residuo è stato qui, ha costruito un substrato come fanno gl’ insetti corallini;  tanto sa, ma non troverà nulla che lo metta sulle tracce di chi e dove e quanti siano stati e in cosa sia consistito  il loro lavoro.

Per quanto riguarda tutto questo, pure il profeta del presente sa esattamente tanto quanto lo storico del futuro e cioè poco, e questo, ripeto, è ciò che mi sembra renda il suo lavoro così profondamente interessante. Uno degli episodi più suggestivi raccontati nella Bibbia è quello del tentativo di un profeta – l’unico tentativo del genere registrato, credo – di contare il Residuo. Elia era fuggito dalla persecuzione fino al deserto, dove il Signore  l’ha immediatamente esaminato con cura e gli ha chiesto cosa stesse facendo così lontano dal suo lavoro. Ha risposto che stava scappando, non perché era un codardo, ma perché tutto il Residuo era stato eliminato, tranne egli stesso. L’aveva fatta franca solo per il rotto della cuffia e, essendo egli ora tutto il Residuo che c’era, se fosse stato ucciso la Vera Fede sarebbe andata estinta. Il Signore rispose che non doveva preoccuparsi di questo, perché anche senza di lui la Vera Fede probabilmente sarebbe riuscita a spingersi avanti in qualche modo se avesse dovuto, ” e per quanto riguarda i tuoi calcoli sul Residuo “, Egli disse: “Sono felice di dirti che di questi ce n’è settemila laggiù in Israele, dei quali pare  tu non abbia sentito parlare, ma puoi credere la mia parola che sono là.”

A quel tempo, probabilmente la popolazione di Israele non poteva ammontare a molto di più di un milione o giù di lì, e un residuo di settemila su un milione è una percentuale molto incoraggiante per qualsiasi profeta. Con settemila dei ragazzi dalla sua parte, non c’era grande motivo per Elia di sentirsi solo; e tra l’altro, questo per il moderno profeta del Residuo sarebbe qualcosa cui pensare quando gli viene un tocco di depressione. Ma il punto principale è che se il profeta Elia non poteva fare una congettura più accurata sul numero del Residuo di quella che ha fatto quando ha sbagliato di settemila, chiunque altro volesse affrontare il problema riuscirebbe solo a sprecare il proprio tempo.

L’altra certezza, che il profeta del Residuo può sempre avere, è che il Residuo lo troverà. Egli può contare su questo con assoluta certezza. Essi lo troveranno senza ch’egli faccia nulla, infatti, se cercherà di fare qualcosa, è piuttosto sicuro di allontanarli. Egli non ha bisogno né di pubblicizzarsi per loro, né di ricorrere ad alcun megafono mediatico per ottenere la loro attenzione. Se lui è un predicatore o un oratore pubblico, ad esempio, può essere abbastanza indifferente nei confronti del partecipare a mostre e ricevimenti, d’ottenere che la sua foto sia stampata sui giornali, o di fornire materiale autobiografico per la pubblicazione sulle riviste specializzate. Se è uno scrittore, egli non ha bisogno di prendere il vezzo di frequentare alcun salotto, né di autografare i libri alla presentazione nelle librerie, né entrare in qualche speciosa  loggia massonica di critici letterari. Tutto questo e molto di più dello stesso ordine si trova nella normale e necessaria routine prevista per il profeta delle masse; è, e deve essere, parte della grande tecnica generale di ottenere l’attenzione dell’ uomo di massa, o come il nostro vigoroso ed eccellente pubblicista, signor HL Mencken  la descrive: la tecnica del far sobbalzare le tette[3]. Il profeta del Residuo non è vincolato a questa tecnica. Egli può essere certo che il Residuo troverà la strada per giungere a lui senza alcun ausilio collaterale, e non solo, ma se trovano che egli impiega tali aiuti, come ho detto, lo do 10 a 1 che essi sentiranno puzza di bruciato e si defileranno.

La certezza che il Residuo lo troverà, però, lascia il profeta tanto al buio come sempre, impotente come sempre nella questione di apporre qualsiasi stima di qualsiasi tipo sul Residuo, perché, come appare nel caso di Elia, egli rimane ignorante di chi siano dove siano e quanti siano quelli che l’hanno trovato. Essi non gli hanno scritto e raccontato di loro, alla maniera di coloro che ammirano le star di Hollywood, e neppure lo trovano e si attaccano alla sua persona. Non sono quel tipo. Prendono il suo messaggio piuttosto come i guidatori prendono le direzioni su un cartello stradale  e cioè, interessandosi ben poco del cartello, oltre a gioire di gratitudine che il cartello fosse lì, ma con ogni pensiero rivolto alle indicazioni.

Questo atteggiamento impersonale del Residuo esalta meravigliosamente l’interesse del lavoro fantasioso del profeta. Una volta ogni tanto, quasi sufficientemente spesso da mantenere la sua curiosità intellettuale in buon stato di funzionamento, egli s’imbatterà piuttosto accidentalmente  su qualche distinta riflessione del suo messaggio in un quartiere insospettato. Questo gli permette nei suoi momenti di svago di intrattenere se stesso con speculazioni piacevoli circa il corso che il suo messaggio possa aver fatto per raggiungere quel particolare quartiere, e su ciò che ne è avvenuto dopo che esso è arrivato lì. I più interessanti di tutti sono quei casi, se solo si possano conoscere (ma si può sempre speculare su di loro), in cui il beneficiario stesso non sa più dove né quando, né da chi ha ricevuto il messaggio – o anche quando, come a volte accade, ha dimenticato che l’ha ricevuto da qualche parte e immagina che è tutta una idea che è sbocciata da sola dentro di sé.

Casi come questi probabilmente non sono infrequenti, perché, senza presumere  di iscriverci nel Residuo, tutti possiamo senza dubbio ricordare di aver trovato noi stessi improvvisamente sotto l’influenza di un’idea, la cui fonte non ci è possibile identificare . “Ci siamo arrivati dopo “, come si dice, cioè,  ne siamo consapevoli solo dopo che è saettata nella nostra mente pienamente matura, lasciandoci abbastanza ignoranti su come e quando e da chi è stata piantata lì e lasciata a germogliare. Sembra molto probabile che il messaggio del profeta prenda spesso un corso simile  col Residuo.

Se, per esempio, siete uno scrittore o un oratore o un predicatore, voi diffondete  un’idea che va ad alloggiare nel Unbewußtsein di un membro casuale del Residuo e vi s’attacca tenacemente. Per qualche tempo è inerte, poi comincia a punzecchiare e a ingigantirsi finché effettivamente invade la mente cosciente dell’uomo e, come si potrebbe dire, la corrompe. Nel frattempo, egli s’è completamente dimenticato come s’è imbattuto nell’idea la prima volta, e anche forse crede di averla inventata da sé, e in tali circostanze, la cosa più interessante di tutte è che non si saprà mai che cosa il peso di quell’idea gli farà fare.

Per queste ragioni mi sembra che il lavoro di Isaia non solo sia buono, ma anche estremamente interessante, e in modo particolare in questo momento in cui nessuno lo sta facendo. Se fossi giovane e avessi l’idea d’imbarcarmi nella linea profetica, certamente assumerei questo ramo d’attività; e quindi non ho alcuna esitazione a consigliarlo come carriera per chiunque abbia quella posizione. Offre un campo aperto, senza concorrenza; la nostra civiltà trascura e respinge così completamente il Residuo che chiunque entri con occhio rivolto al loro servizio potrebbe con certezza contare di ottenere tutto il commercio che c’è.

Anche supponendo che ci sia qualche recupero sociale che può essere selezionato delle masse, anche supponendo che la testimonianza della storia al loro valore sociale sia un po’ troppo distruttiva, che deprime a profonda disperazione, si deve pur percepire, credo, che le masse hanno profeti che bastano e avanzano. Anche ammettendo che, a dispetto della storia, la speranza della razza umana non può essere centrata quasi esclusivamente nel Residuo, si deve percepire che essi hanno un valore sociale sufficiente da avere diritto ad una qualche misura di incoraggiamento profetico e di consolazione, e che la nostra civiltà non gliene dà alcuno in nessun modo. Ogni voce profetica si rivolge alle masse, e solo a loro, la voce del pulpito, la voce dell’ istruzione, la voce della politica, della letteratura, del teatro, del giornalismo – tutte queste sono diretti verso le masse esclusivamente, e irreggimentano le masse nella via in cui esse stesse stanno andando.

Si potrebbe pensare, quindi, che l’aspirante talento profetico può benissimo anche rivolgersi a un altro campo. Sat patriae Priamoque datum – qualunque obbligo del genere possa essere dovuto alle masse è già mostruosamente strapagato. Finché le masse si dedicano al tabernacolo di Moloc e Chiun, le loro immagini, e seguono la stella del loro dio Buncombe[4], non avranno penuria di profeti che indichino la via che conduce alla Vita Più Abbondante, e di conseguenza alcuni di coloro che sentono l’afflato profetico potrebbero far meglio ad applicare se stessi al servizio del Residuo. Si tratta di un buon lavoro, un lavoro interessante, molto più interessante che servire le masse, ed inoltre è l’unico lavoro in tutta la nostra civiltà, per quanto ne so, che offre un campo vergine.

Colpevole per la traduzione: Giorgio Modolo


[1] La foto è del traduttore. Benchè non intenda paragonarmi a quest’uomo di doti  e visione eccezionali, e benché “Il Lavoro di Isaia” non sia per un Residuo ecclesiale bensì per uno economico, politico e morale, umilmente faccio di questo saggio la mia “Apologia pro vita Sua”. Il contenuto di questo Blog serve a formare un residuo intorno alla necessità che la legge di Dio torni ad essere centrale nella cultura che verrà dopo che sarà completato il presente sfacelo.

[2] “Jazz e carta” cioè musica e oggetti di consumo di massa ‘usa e getta’, segni di decadenza.

[3] Oggi la cosa fa sorridere, ma nel 1928 era un modo infallibile per attirare l’attenzione.

3  Moloc, Chiun, e Buncombe rappresentano ciascuno un aspetto della falsa religione, Moloc la religione del dio Stato, Chiun (rappresentato dal simbolo della stella a sai punte) la religione vissuta idolatricamente, e Buncombe (da bun-kum; idee stupide) la religione immaginata autonomamente dall’uomo.

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Questo saggio è apparso in The Atlantic Monthly nel 1936 . Vedi anche Jeffrey Tucker su Nock .

Albert Jay Nock (1870-1945) è stato un influente autore americano libertario, teorico educativo e critico sociale. Murray Rothbard fu profondamente influenzato da lui, e così fu quell’intera generazione di pensatori del libero mercato .http://archive.lewrockwell.com/orig3/nock3b.html

 

 

 

 


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