RISORSE:

Benvenuti all’episodio 15 del podcast Axe to the Root, parte della produzione War Room, io sono Bojidar Marinov e per i prossimi 30 minuti parleremo di teologia di spessore, e specificamente di teologia della grazia. Non si tratterà delle banali fiabe sulla Grazia di Dio che siete abituati ad ascoltare dai vostri cosiddetti pastori “riformati” e da professori di seminario; latte che fa leva sulle vostre emozioni e che vi esorta solamente a “credere di più il vangelo”. Esploreremo aree che i vostri pastori cosiddetti “riformati” toccano raramente, principalmente perché non sono stati addestrati ad applicare la loro teologia da poltrona ad una visione del mondo complessiva, o, forse, perché stanno attenti a non apparire troppo radicali, l’8 ‰ è una sudata conquista. Noi esamineremo la dottrina della grazia in maniera più comprensiva, non solo come si applica alla salvezza della vostra piccola anima, ma anche a come si applica al di là di questo, e specialmente come la comprensione della grazia influisca sulla visione della storia, sulla vittoria del vangelo nella storia, e sulla natura del Grande Mandato.

Permettetemi di cominciare con una precisazione personale. Non mi piace quando predicatori, teologi e professori di seminario descrivono le dottrine riformate come “dottrine della grazia”. Non che io non creda nella grazia di Dio; di fatto, come capirete tra pochi minuti, sono in possesso di una teologia molto dettagliata della grazia di Dio e delle sue applicazioni pratiche nella nostra vita, individuale e sociale. Non che la descrizione sia tecnicamente incorretta; anzi, per necessità logica la grazia di Dio è un elemento maggiore delle dottrine riformate, e procede dalle verità fondamentali del vangelo. Riconosco che la descrizione è tecnicamente corretta, ma ha obbiettivo ed enfasi distorti. È focalizzata sull’uomo e sui suoi bisogni, non su Dio e la sua natura. Quando facciamo della grazia il centro delle nostre dottrine, collochiamo Dio a disposizione dell’uomo e dei bisogni dell’uomo. L’uomo diventa il centro della nostra predicazione, e Dio è semplicemente uno spirito servile che attende alla salvezza dell’uomo. Quando poniamo l’uomo al centro della nostra predicazione, il nostro vangelo diventa un vangelo molto piccolo, limitato a poche proposizioni sulla salvezza individuale dell’uomo. A quel punto il nostro vangelo non è comprensivo, è ristretto e troncato, e i nostri predicatori finiscono col chiamarci a fissare lo sguardo sui nostri ombelichi, trattandoci come bambini immaturi. Nel mio sermone su “Quant’è Grande il Vangelo?” (da qualche parte su Sermonaudio) ho trattato questo problema dei nostri pulpiti e delle nostre chiese nel loro insieme, e parlerò di questo problema della contemplazione dell’ombelico spiritualizzata in un futuro podcast.

Per ora, vorrei sottolineare che la vera descrizione della dottrina riformata, e se è per questo del vangelo, è che questa è la dottrina della sovranità di Dio. In ultima analisi, è la sovranità di Dio ad essere il fondamento per tutto il resto, e la grazia di Dio è solo uno degli effetti della sovranità di Dio, uno su molti. Lo ammetto, è un effetto molto importante per l’uomo – l’uomo, dopo tutto, ha disperato bisogno di quella grazia per sopravvivere – ma che Dio la dia quella grazia oppure no, che Dio decida di negare un po’ della sua grazia in particolari circostanze o per scopi particolari, (come ne negò a Paolo in 2 Corinzi 12: 7-9), la sovranità di Dio continua ad essere la sola costante nell’universo. Il nostro punto focale deve essere su Dio, la sua natura, il suo proposito per questo mondo e per ciascun individuo in esso. Quando il nostro punto focale è sull’uomo e sul suo bisogno di salvezza, manchiamo di vedere il quadro più ampio del Regno di Dio – o, ancora peggio, riduciamo il Regno di Dio al piccolo reame della salvezza individuale e della moralità personale, e diventiamo solo spettatori periferici. Coloro i quali insistono nel definire le dottrine Riformate come “dottrine della grazia” sono quelli che insistono nel troncare l’evangelo a poche proposizioni riguardanti la salvezza dell’uomo – e questo Riformato non è. In quanto cristiani riformati, il nostro punto focale deve essere sulla sovranità di Dio, in ogni area di vita, non solo nell’area della salvezza personale.

Con questa precisazione possiamo continuare col nostro argomento di questa settimana e cioè la grazia sovrana di Dio nella salvezza del mondo: che cos’è, come opera, e perché il modo in cui intendiamo la natura di quella grazia è importante per come predichiamo il vangelo, che vangelo esattamente predichiamo, e che approccio abbiamo con l’applicazione di quel vangelo alla vita pratica dell’uomo e della sua società.  Farò anche un’altra precisazione: Per risparmiare tempo, non discuterò qui la definizione basilare del concetto di grazia. Mi aspetto che i miei ascoltatori la conoscano, dopo tutto, se sei un cristiano, non hai bisogno che ti sia detto cosa sia la grazia di Dio per te il peccatore e quale sia il ruolo della grazia di Dio nella tua salvezza.

Però, quando discutiamo la grazia al livello della salvezza individuale – il livello al quale i cosiddetti professori “riformati” dei seminari e i pastori la discutono di questi tempi – dobbiamo comprendere che il semplice termine “grazia” è insufficiente per descrivere l’operazione dello Spirito Santo con persone individuali. Da un lato, abbiamo la grazia di cui tutti noi cristiani siamo consapevoli, la grazia di Dio per la salvezza. Ovviamente, a motivo del peccato originale, e in ragione dei peccati individuali specifici di ciascuno di noi, siamo tutti trasgressori della legge di Dio e perciò meritevoli di dannazione eterna. Perciò a quelli eletti a salvezza, Dio ha dato la sua grazia giustificandoli in merito al sacrificio sostitutivo di Cristo, e li sta attivamente santificando mediante il cambiamento del loro cuore e scrivendo su di esso la sua legge. Noi sappiamo chi siamo per la nostra professione di fede e la nostra crescita in attiva obbedienza pattizia- vale a dire in etica/giuridica – obbedienza alla legge di Dio. (Sappiamo che ci sono molte persone la cui “obbedienza” è tutt’altro che etica/giuridica – esse possono semplicemente concordare razionalmente con certune verità, o possono avere una serie di atteggiamenti rituali/liturgici preferiti, ma niente di tutto ciò è obbedienza attiva, se non c’è santificazione etica/giuridica.)  Dio dà la sua grazia salvifica ai suoi eletti – e cioè, grazia non solo sufficiente alla loro salvezza, ma che è salvezza in sé stessa. Egli è il salvatore di tutti quelli che credono, ed è il Salvatore perché ha fatto loro grazia – attivamente, sovranamente, non in ragione di cosa alcuna che essi abbiano fatto o che faranno, ma solo in ragione della sua buona volontà verso di essi.

Ma questo non è tutto riguardo alla grazia. La Bibbia dice che Dio è il salvatore di tutti quelli che credono, ma non solo di quelli. In Tito 2:11 Paolo dice che “La grazia salvifica di Dio è apparsa a tutti gli uomini”. Di fatto, anche nel greco, salvifica non è un verbo ma un aggettivo che significa semplicemente “che salva”; il testo dice letteralmente: “È apparsa la grazia di Dio salvifica per tutti gli uomini”. Alcuni moderni commentatori, cadendo nell’iper-calvinismo, cercano di leggervi solo: “tutti gli uomini eletti”, ma la verità è che c’è un’altra affermazione di Paolo che è ancora più forte e che parla di qualche forma di salvezza al di fuori del gruppo di quelli che credono, 1 Tim. 4:10: “Per questo infatti ci affatichiamo e siamo vituperati, poiché abbiamo sperato nel Dio vivente, il quale è il salvatore di tutti gli uomini e principalmente (particolarmente o specialmente) dei credenti”. Non c’è dubbio linguistico riguardo al significato della parola “principalmente” nel greco (μάλιστα), e non c’è dubbio riguardo all’affermazione di Paolo: Dio è un salvatore di tutti gli uomini, e “tutti gli uomini” non può essere inteso significare solo quelli che credono, perché poi è aggiunta una clausola “principalmente” applicata solo a quelli che credono. Perciò, la Bibbia parla di qualche sorta di salvezza che concerne tutti gli uomini, ma poi c’è una salvezza che è “principale”μάλιστα, solo per credenti. È ovvio che se applichiamo le parole “salvezza” e “grazia” solo agli eletti, a quelli che credono, stiamo contraddicendo dei chiari versi biblici. Siamo perciò costretti ad accettare la testimonianza biblica che c’è salvezza di qualche sorta e grazia di qualche sorta per coloro che non credono. Il nostro compito ora è di capire – ancora una volta dalla testimonianza biblica – cosa sia quest’altra “salvezza” di qualche tipo, cosa sia quest’altra grazia.

Basandosi su quest’ovvia differenza, i teologi riformati hanno concepito il termine “grazia particolare” che si applica alla salvezza degli eletti. Particolare (principale) come dalla parola “principalmente” in 1 Tim. 4:10. Quella grazia, come abbiamo visto, è una grazia piena, completa. Non consiste solo di favori temporanei. È eterna ed esaustiva; prende l’uomo intero e lo ristora alla comunione con Dio, nell’alleanza di Dio, e nella vita eterna. È redentiva e restaurativa non solo in senso passivo, cioè togliendolo dalla fossa, è redentiva e restaurativa anche in senso attivo perché restaura la giustizia morale del suo cuore e lo rende attivamente desideroso di fare il bene e capace di farlo.

L’altro tipo di grazia, che Dio dà a quelli che non credono, è chiamata dai teologi “grazia comune”. In poche parole, non è una grazia redentiva, è una grazia di trattenimento. Da una parte, Dio trattiene, frena se stesso dal punirli immediatamente per le loro iniquità. È chiaro che se Egli agisse in conformità alla sua santità senza tale grazia, li avrebbe sicuramente fatti morire e mandati all’inferno ancor prima che nascessero. Tutti i discendenti di Adamo ed Eva meritano morte immediata per la natura stessa della loro appartenenza pattizia alla stirpe di Adamo. Ma Dio trattiene la propria mano e per un tempo li lascia vivere, respirare, mangiare, godere la vita, provare amore e gioia. Dà loro persino conoscenza e intendimento, spirito imprenditoriale, abilità e ispirazioni artistiche e letterarie, successo economico, politico e militare – usandoli, ovviamente, per i propri propositi. Abbiamo perciò innovatori, imprenditori scienziati, scrittori, ecc., non cristiani. Dall’altra parte Egli trattiene loro dal cozzare contro la fine logica della loro ribellione contro di Lui. Se i non-credenti non cadono immediatamente al fondo della loro propria depravazione, non è a motivo di qualche mistica “legge naturale” che ipoteticamente riconoscono e obbediscono – questa cosa chiamata “legge naturale” non esiste – è perché Dio sovranamente trattiene le loro mani dal fare il male perfetto a cui i loro cuori li rendono naturalmente inclini. Non c’è redenzione nella grazia comune; c’è solo trattenimento e preservazione per il giorno del giudizio. Nella sua grazia comune, Dio frena loro e frena se stesso. Nel giorno finale, però, toglierà quel freno della grazia comune e giudicherà i non-credenti senza alcuna sorta di grazia.

Fin qui, tutto bene, fintanto che parliamo della salvezza individuale dell’uomo. Come ho fatto notare molte volte, questo è tutto ciò di cui i moderni cosiddetti predicatori “riformati” parlano. Abbiamo oggi predicatori che si sono specializzati nel produrre lunghi e tediosi sermoni sul personale, individuale esame di se stessi, facendo dell’uomo e della sua salvezza il centro del progetto di Dio. Questo accade, naturalmente, in ragione della falsa lettura dei due versi più sfruttati e abusati nella storia della cristianità moderna: Giovanni 3:16-17. Questi versi sono sempre citati con il fuoco sulla salvezza individuale, come se tutto ciò che Dio ha voluto dire in essi  abbia a che fare solo con anime individuali. La verità è, invece, che quando leggiamo il testo vero e proprio di questi versi, diventa chiaro che la salvezza individuale dell’uomo è solo un mezzo verso un obbiettivo più grande. ecco il testo biblico:

Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Dio infatti non ha mandato il suo Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui

La cornice fin troppo ovvia è la salvezza del mondo. Le anime individuali sono solo un mezzo verso quel fine, dentro a quella più ampia cornice. Il punto focale lì non è sulle anime individuali. C’è un regno che ha da essere ri-conquistato e restaurato. 1 Corinzi 15: 1-28 parla di ciò che il vangelo è; e cominciando col sacrificio di Cristo, la descrizione termina con “ogni cosa sottoposta a lui”. Questo vale a dire che l’obbiettivo dell’opera di Cristo è la salvezza del mondo, che significa non solo ciò che c’è dentro la chiesa e le anime individuali, ma ciò che c’è fuori della chiesa e delle anime individuali. Secondo il Grande Mandato in Matteo 28:18-20 ci sono nazioni da convertire e da ‘discepolare’ e le nazioni sono entità culturali e giuridiche, il che significa che le loro leggi, istituzioni, il loro stesso tessuto culturale e visione del mondo e della vita deve essere convertito, e devono essere portate ad adorare Cristo in tutto ciò che fanno, giuridicamente, economicamente, politicamente, educativamente, ecc..

I ricostruzionisti cristiani, da Rushdoony e Gary North e Greg Bahnsen fino al più piccolo di noi, hanno parlato e predicato e insegnato questo comprensivo significato del vangelo; alcuni dei nostri oppositori hanno pure menzionato che ci potrebbe essere, forse, qualche aspetto culturale del vangelo. Ovviamente, tutti riconoscono che c’era, almeno nel principio, un patto per il dominio, qualcosa che chiamiamo il Mandato del Dominio o Mandato Culturale.  Spesso la domanda è, fino a che punto è il Mandato Culturale ancora in vigore oggi? Noi crediamo che sia pienamente in vigore; i nostri oppositori più pietisti credono che è solo parzialmente in vigore. Ma sullo sfondo di questa importante differenza, c’è una più importante differenza teologica che ha a che vedere con la grazia di Dio nel Patto del Dominio. E tale domanda teologica più importante è questa: Quale ordine di grazia – comune o speciale – governa il mondo al di fuori della chiesa e dell’anima individuale dell’uomo? Sì, sappiamo che Dio sostiene i suoi eletti per mezzo della sua grazia particolare e che sostiene i reprobi per mezzo della grazia comune. Ma per quanto concerne il mondo? Quando Dio guarda al mondo al di fuori della chiesa e delle anime degli uomini, quando guarda alla creazione, o alle società dell’uomo, o alle istituzioni sociali, o agli sforzi scientifici, alle scoperte tecnologiche, ad arte, musica e letteratura, alla somma totale della nostra civiltà oggi, Dio la guarda come qualcosa che ha bisogno solamente di essere mantenuto e trattenuto (grazia comune), oppure la guarda come qualcosa che ha da essere redento e salvato (grazia particolare)?

Spero non sia necessario spiegare ai miei ascoltatori quanto sia importante questa domanda. Ogni cristiano dovrebbe essere in grado di comprendere la differenza tra redenzione e non-redenzione. Ed ogni cristiano dovrebbe essere in grado di comprendere che senza grazia particolare non c’è redenzione; la redenzione non è una cosa comune che Dio concede al di fuori del sacrificio di Cristo. E ogni cristiano dovrebbe porsi la domanda: Sono la storia e il mondo, dopo la croce, nel processo di essere redenti dall’opera di Cristo su quella croce? O Dio ha abbandonato la storia e il mondo a qualsiasi cosa i suoi nemici vogliano farne, trattenendoli solamente marginalmente dallo sprofondare nel caos? La risposta alla questione della grazia comune sovrana o le grazia particolare sovrana fornirà la risposta alla domanda: Quant’è grande il nostro vangelo? Quanto comprensiva dev’essere la nostra predicazione? A quale profondità arrivano le benedizioni di Cristo per disperdere le tenebre e sfidare la Maledizione? E conseguente da queste domande, come opera la storia nel mondo dopo la croce? Qual’è la filosofia biblica della storia? La storia, manifesta essa la potenza del vangelo, o la potenza del vangelo è irrilevante per la storia e perciò nascosta e invisibile?

Il giudizio dell’establishment del seminario negli Stati Uniti – di quello che si suppone “riformato” – è l’ordine sovrano che governa il mondo, la storia e la società umana, è l’ordine della grazia comune. Questa visione fu riassunta nel 1979 da Meredith Kline. A quel tempo Meredith Kline era professore al Gordon-Conwell Theological Seminary; più tardi assunse una cattedra al Westminster California. Kline ebbe una carriera impressionante come professore e autore, e la maggior parte della sua carriera fu dedicata a creare un concetto del Patto che stabilisse la grazia comune come la grazia dominante della storia, e la grazia particolare di Dio come limitata e limitata al cuore individuale dell’uomo e magari alla chiesa. Produsse  del lavoro originale sulla struttura del Patto di Dio, ma anche lì, la sua dedicazione al concetto di grazia comune sovrana fu così profondo che quasi fece del Patto che si trova nei cinque libri di Mosè un derivato dai trattati signore-vassallo del Medio Oriente. Biblicamente, di certo, il patto di Dio non attinse da alcun trattato umano di grazia comune. Secondo la Confessione di Westminster, il Patto del Monte Sinai fu parte del Patto di Grazia di Dio, vale a dire il patto di salvezza di Dio, vale a dire la grazia particolare di Dio. Mentre alcune intuizioni di Kline riguardo a dettagli della struttura pattizia furono utili, il suo lavoro complessivo trascinò il mondo riformato verso il dualismo e la troncatura della grazia salvifica del vangelo. Kline credette fortemente nella sovranità della grazia comune, non nella sovranità della grazia particolare, come vedremo tra poco.

Il suo articolo del 1979 “Comments on an Old-New Error” era designato ad attaccare Ricostruzione Cristiana e specificamente Greg Bahnsen per il loro postmillennialismo e teonomia. Fin dai giorni di Kline l’anti-teonomia è stata un mutante che ha continuamente cambiato i suoi argomenti, a volte rigettando la validità della Legge di Dio oggi, a volte accettando qualche limitata validità e applicabilità alla nostra società attuale. Ma Kline fu irremovibile e coerente: Non ci poteva essere alcuna validità o applicabilità della Legge di Dio, come fu data a Mosè, per il nostro mondo di oggi. Egli fu coerente perché aveva una dedizione teologica fondamentale: alla grazia comune sovrana. Nel suo articolo, quando giunse alla differenza teologica fondamentale tra anti-teonomia e teonomia, egli disse quanto segue:

L’obiezione teologica insuperabile a qual che sia e a tutte tali costruzioni chiliastiche è che comportano l’assunto di una prematura eclisse dell’ordine della grazia comune.

La “insuperabile obiezione teologica”, avete capito? La sovranità della grazia comune su quella speciale – che significa anche la sovranità di ciò che è comune su ciò che è redento – era una parte così importante della teologia di Kline che egli fantasticò che fosse un “obiezione teologica insuperabile” per Ricostruzione Cristiana. La teologia di Kline non lasciava aperture per la sovranità dell’opera di Cristo su tutto. Per lui, la grazia comune che Dio aveva dato all’umanità era la grazia originale, a partire dal Giardino, e che fu solo formalizzata dopo il Diluvio. Tanto egli disse nello stesso paragrafo:

Quell’ordine fu formalizzato nel mondo post-diluviano col Patto divino di Genesi 9 e per i termini di quel Patto è in vigore finché esiste la terra, vale a dire, fino alla ri-creazione cosmica alla fine dei tempi (cf. 2 Pi. 3: 7, 11-13).

Parleremo in un altro post nel futuro della sorprendente cecità teologica di Meredith Kline su questo particolare passo: seriamente, Dio aveva appena dato, nel Diluvio, l’esempio più grande della soggezione della grazia comune alla grazia speciale in quanto ordine dominante della storia. E lo stesso, Kline afferma che il patto dopo il Diluvio – stipulato con gli eletti speciali ai quali fu fu data una salvezza speciale dalla maledizione sull’umanità – fu una ”formalizzazione” dell’ordine della grazia comune in quanto ordine dominante? Ma questo lo lasciamo per un’altra volta.

Ciò ch’è più importante è che questa sovranità della grazia comune sulla storia lo portò a negare qualsiasi fondamento pattizio, o manifestazione, o progresso nella storia. Egli proseguì, nello stesso paragrafo, nel suo tentativo di refutare la filosofia della storia di Ricostruzione Cristiana:

Una basilare ed essenziale struttura di quell’ordine della grazia comune è l’istituzione della stato comune. Questa istituzione civile, diversamente dalla nazione d’Israele, che era separata per essere una identità istituzionale distintiva come un regno teocratico, redentivo, non è una istituzione santa ma una piuttosto comune, con la sua cittadinanza costituita da una mistura sia di santi che di non-santi. Non possiede, come faceva il regno israelita, speciali assicurazioni di prosperità materiale infallibilmente eguali alla misura della sua obbedienza alla legge di Dio, né gode la promessa di un perfezionamento ultimo della sua beatitudine. La sua prospettiva è quella di una definitiva terminazione piuttosto che di completamento. E nel frattempo deve percorrere la sua strada nelle incertezze dei principi mutuamente condizionali di grazia comune e comune maledizione, essendo prosperità e avversità  sperimentate in maniera largamente imprevedibile a motivo dell’inscrutabile sovranità della volontà divina che le dispensa con sapienza misteriosa.

Tradotto in linguaggio umano, ciò che Kline qui sta dicendo è questo: Non c’è assolutamente nessuna differenza discernibile, culturale, politica, economica, giuridica, finanziaria, istituzionale, o qualsiasi altra differenza tra una nazione che sia obbediente a Dio e alla sua Legge e una nazione che è in diretta ribellione contro Dio e la sua Legge. Più ancora di questo, poiché egli riconosce che Dio è colui che muove la storia, Kline sta dichiarando che Dio non fa assolutamente nulla per esibire nella storia, sulla terra, nella vita di nazioni e culture, la superiorità del suo vangelo sulle false religioni. Se una persona venisse calata in una nazione senza sapere quale questa sia, non sarebbe mai in grado di dire se quella nazione è obbediente a Dio o no dal suo livello di giustizia e di giustezza, dalla sua prosperità economica, dal suo livello di progresso tecnologico. Una nazione obbediente a Dio può essere bassa quanto una nazione pagana in termini di sicurezza e abbondanza; una nazione ribelle contro Dio può sollevarsi ad essere nel lungo termine prospera, sicura e giusta. Qualsiasi cosa Dio faccia ad una nazione non ha nulla a che vedere con la posizione pattizia davanti a Dio di quella nazione. Quando Dio dirige la storia, lo fa attraverso un patto diverso da quello in Cristo. Tale patto è eticamente neutrale perché non ha stipulazioni o richieste etiche fatte all’uomo. In questo patto Dio agisce completamente separatamente da qualsiasi sistema etico.

Voi sapete come i moderni Pelagiani e semi-Pelagiani – cioè gli Arminiani – amano argomentare che Dio è ancora sovrano ma che ha scelto di mettere da parte la sua sovranità quando si tratta della salvezza dell’uomo. Ebbene, qui, Kline argomenta che quando si tratta di storia e del mondo, Dio ha messo da parte la sua natura etica ed ha scelto di trattare col mondo in una maniera eticamente neutrale, non tenendo conto dell’obbedienza o della disobbedienza dell’uomo, e non facendo in modo che la storia manifesti la santità del carattere di Dio.

L’innalzamento della grazia comune al piedistallo di grazia sovrana nella storia da parte di Kline ha avuto alcune profonde conseguenze. Ha gettato il fondamento per la restaurazione della retorica dei “due regni” da parte dei moderni teologi antinomisti e amillennialisti. La retorica dei “due regni” trova affermazione nell’idea che Dio abbia ristretto la redenzione di Gesù Cristo (grazia particolare) a individui, e la chiesa, mentre Egli governa il mondo per mezzo dell’ordine non redentivo, eticamente neutro,  della grazia comune. David Van Drunen di Westminster Seminary in Escondido, California, nel suo libro “Living in God’s Two Kingdoms” utilizza questo punto specifico di grazia comune sovrana nella storia per rigettare l’idea di redenzione nella storia e della società. Dopo aver dichiarato che i cristiani dovrebbero operare le implicazioni della loro fede nella società, egli dice specificamente che dovrebbero farlo senza alcuna aspettativa di alcun frutto redentivo dei loro sforzi. Qui la citazione dal suo libro:

Un cristiano, perciò, non deve (enfasi nell’originale) adottare una visione redentiva della cultura in ordine d’affermare queste importanti verità. Una dottrina biblica dei due regni provvede un altro convincente modo di farlo. Secondo questa dottrina, Dio non sta redimendo (enfasi nell’originale) le attività culturali e le istituzioni di questo mondo, ma le sta preservando per il Patto fatto con tutte le creature attraverso Noè in Genesi 8:20-9:17.

È necessario che comprendiamo questo punto molto importante: Quando la grazia comune è intesa come la grazia sovrana nella storia, Giovanni 3:16-17 viene rovesciato sottosopra. Non c’è redenzione per il mondo. Non c’è salvezza per il mondo. Questi uomini dichiarano di essere riformati, e perciò si suppone credano che la depravazione dell’uomo sia totale, e che perciò la Maledizione ha infettato tutto ciò che l’uomo fa – incluse le sue istituzioni sociali. E poi fanno una giravolta e dicono che Dio ha fatto un Patto per preservare la Maledizione??? A quale altra conclusione si può dunque giungere se non che Dio si è impegnato in un Patto per preservare la depravazione e la Maledizione sulla terra, e non permettere alla potenza del Vangelo di portare redenzione alla società e alle sue istituzioni? La sola alternativa a tale conclusione è che il mondo sia eticamente neutrale e Dio faccia patti eticamente neutrali – eppure, nello stesso paragrafo Van Drunen energicamente nega le accuse che egli creda in un mondo eticamente neutrale! E allora, quale delle due? È il mondo eticamente neutrale o è Dio in un patto per preservare la Maledizione?

La posizione che vede sovrana la grazia comune è disperatamente schizofrenica, certo, ma è la sola posizione che possa dare un qualche fondamento per una resistenza  teologica alla Ricostruzione Cristiana – cioè alla teonomia e al post-millennialismo. E questa è la ragione per cui tale schizofrenico dualismo è sostenuto dai moderni seminari. È auto-contraddittorio, ma dopo tutto, è l’ultima linea di difesa contro un Vangelo comprensivo di redenzione comprensiva e di vittoria del Vangelo nella storia.

C’è anche un piccolo gruppo che pure crede in una sorta di dottrina dei due regni, e perciò nella sovranità della grazia comune e nella limitata grazia particolare: i cosiddetti “covenanters”. Nella loro prospettiva, i due regni di Dio sono il regno del potere (che è l’ordine della grazia comune), e il regno della grazia (che è l’ordine della grazia particolare). Questa prospettiva proviene dalla tradizione scolastica del Romanismo che sposò la visione Aristotelica della legge naturale e che fu adottata acriticamente da alcuni primitivi scrittori presbiteriani e puritani, ragione per cui i moderni “covenanters” preferiscono chiamarla la “dottrina storica dei due regni”.  Differisce, secondo loro, dall’altra teologia dei due regni per essere ottimistica e post-millennialista – vale a dire che essi credono nella redenzione per la società, per il mondo al di fuori dell’anima individuale dell’uomo e al di fuori della chiesa. Questo, naturalmente, è ancor più schizofrenico della dottrina di Kline, perché presuppone redenzione sotto la grazia comune, al di fuori della grazia particolare di Dio, e perciò al di fuori della particolare opera del Redentore sulla croce.

Se le istituzioni umane sono sotto la grazia comune di Dio e sono nel processo di essere redente senza un’espiazione, a quel punto il passo logico successivo è che individui che non si pentono ottengano redenzione senza un’espiazione. La sola conclusione logica di tutto questo – se gl’importa di portarla alla conclusione logica – è l’universalismo soteriologico (Dio salva tutti) o allo statalismo, lo stato senza Cristo è un agente della grazia redentiva di Dio). Il piccolo gruppo in essere oggi non è ancora pervenuto a queste conclusioni logiche ma negli ultimi due secoli abbiamo visto gruppo dopo gruppo, originariamente eredi di vecchie chiese riformate, in Inghilterra e in Scozia, cadere o nell’universalismo o nel socialismo. Hanno semplicemente seguito la logica della loro posizione.

Mi è stato chiesto molte volte di spiegare la posizione di Ricostruzione Cristiana sulla questione della grazia comune opposta alla grazia speciale. R.J. Rushdoony non ha sviluppato una dottrina specifica sulla questione, ma Gary North produsse un libro dedicato: “Dominion and Common Grace”. Da quando North pubblicò il suo libro, si sono verificati nuovi sviluppi che richiedono un’esame della questione ancor più accurato, cosa che faremo nel futuro. La dottrina di come Dio tratta col mondo al di fuori dell’anima individuale dell’uomo – è redentivo o è neutrale ?- è una domanda teologica molto importante, ed è al fondamento della nostra comprensione del predicare l’evangelo e della nostra teologia dell’azione sociale.

Se diciamo che le dottrine riformate sono dottrine della grazia (cautamente, come ho detto all’inizio), allora comprendere il modus operandi della redenzione della grazia di Dio è cruciale alla nostra comprensione del modus operandi  della redenzione del vangelo.

Comincerò con questo: L’ordine dominante nella storia è la grazia particolare di Dio. Da prima della fondazione del mondo all’eternità, non c’è un solo momento della storia e un solo centimetro quadrato dell’universo che non sia dominato, modellato, governato e controllato dal sacrificio di Cristo sulla croce. Non c’è patto che Dio abbia mai fatto che non sia basato  o affermato sul sangue di Cristo. Un patto senza sangue non è un vero patto, e nessun sangue a ha valore davanti a Dio se non quello di suo Figlio solamente. Dio non ha fatto Alleanza per preservare la Maledizione, e Dio non ha fatto Alleanza per mantenere istituzioni che non servono Lui e Lui solo esplicitamente, per obbligo costituzionale. Ogni pianta che Dio non ha piantato sarà sradicata (Matteo 15:13), e culture e istituzioni pagane non sono state piantate da Dio.

La creazione non fu un atto di grazia comune. Il mondo non fu in origine creato per  ospitare nemici di Dio; fu creato “molto buono”. Questo è il motivo per cui Pietro, nel suo sermone in Atti 2 poté parlare  degli ultimi giorni come “la restaurazione di tutte le cose” richiamando all’attenzione il mondo prima della Caduta. Il Giorno del Giudizio, il trionfo della grazia particolare e la distruzione della grazia comune per il mondo, è la piena restaurazione della creazione originale. Perciò, la creazione originale fu grazia particolare, era intesa solo per il popolo pattizio di Dio. La grazia particolare non è dunque qualche aberrazione collaterale nella storia, non è limitata e ristretta a individui e la chiesa, Dio creò il mondo in un atto di grazia particolare, per il suo popolo particolare, ed Egli fa passare tutte le cose attraverso l’ordine della salvezza, basato sull’espiazione di Gesù Cristo. Ricordate, il Libro fu scritto prima della fondazione del mondo (Ap. 13:8; 17:8). La grazia particolare fu attiva nella creazione stessa, non fu introdotta più tardi.

La grazia comune fu introdotta più tardi, dopo la Caduta, come un’eccezione dentro all’ordine della salvezza. Quando Dio distrusse il mondo nel Diluvio, dimostrò che al di fuori della sua salvezza, niente al mondo – umani, la loro civilizzazione, le loro istituzioni, la loro cultura, arte, tecnologia – possiede significato alcuno nel suo piano. Poteva distruggere i malvagi e tutte le loro conquiste e istituzioni e culture, senza che gliene importasse alcunché. Fece la stessa cosa con Sodoma e Gomorra: la sua sola regola fu che se ci fosse stata qualsiasi persona da lui legata nell’Alleanza in queste culture, avrebbe risparmiato la cultura stessa, se non ce ne ne fossero  state avrebbe dovuto essere distrutta. Questo significa che la grazia particolare domina sulla grazia comune. Dio fece la stessa cosa ad Israele lungo tutta la sua storia: quando Israele abbandonò l’ordine divino della grazia particolare, Dio non vide alcuna ragione nel preservare Israele come cultura eccetto per il suo piano specifico di introdurre il Salvatore. (Il che è ancora una volta grazia particolare). Meno grazia particolare c’è in una cultura e minore è la grazia comune. Maggiore grazia particolare, maggiore grazia comune.

La grazia comune, dunque, citando James Jordan, è come briciole sotto la tavola della grazia particolare; o come abbondanza che trabocca dalla coppa della grazia particolare. Che ne siamo consapevoli oppure no, che lo ammettiamo oppure no, il Vangelo governa il mondo, e per mezzo del Vangelo i cristiani governano il mondo. Più predichiamo il Vangelo, e maggiore il numero di persone che in una cultura si convertono a Cristo e cominciano ad agire come cristiani, secondo la loro nuova fede, più quella cultura sperimenterà pure un’aumento della grazia comune: più stabilità politica e libertà, maggiore prosperità economica, maggiori conquiste tecnologiche e  svolte scientifiche, IQ più alti, crimini e povertà minori. Una cultura che sperimenta una crescita di conversioni diverrà infine inevitabilmente diversa dalle culture che non hanno tale crescita evangelica. La grazia particolare non è limitata alla chiesa, domina sulla società, e perciò l’espiazione e la redenzione dominano sulla società. Come ha detto Gesù: “Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra”. Ogni autorità ora è nella mani del Signore, ed egli non è un Signore eticamente neutrale, Egli è il redentore, e non c’è separazione tra il suo potere e la sua grazia, né tra il suo dominio e la sua redenzione. Tutto ciò che domina non è  semplicemente preservato, è giudicato. Ed è giudicato nella storia o alla salvezza o alla distruzione.

Con l’ordine della salvezza – e non con l’ordine della preservazione eticamente neutrale – come ordine di governo del mondo, noi possiamo comprendere la storia e possiamo trovare il senso della storia. La storia è governata non dalle idee, non da fattori materiali impersonali, perfino neppure da qualche misteriosa occulta volontà di Dio separata dal suo Vangelo. La storia è governata dalla fede dei fedeli. Questo in se stesso è un’idea rivoluzionaria, e questo è il motivo per cui ho chiamato il libro di R.J. Rushdoony: I Fondamenti dell’Ordine Sociale, il libro più straordinario scritto nella storia della cristianità. In esso, Rushdoony sviluppa le implicazioni storiche della dottrina della grazia particolare sovrana. La storia è niente di più che la perfezione dei credi nel tempo; è determinata dal credalismo.

Per questo abbiamo la civiltà occidentale: non uno sviluppo comune, non basata su qualche “legge naturale” o ideologia comune tra cristiani e non-cristiani, ma un frutto diretto della fedeltà ai credi di cristiani nel loro confessare la fede e nel metterla in pratica. Sono tutte state salvate le persone nell’occidente? Assolutamente no! Ci fu tanta grazia comune? Sicuramente. Ma quella grazia comune venne solo perché ci fu tanta grazia particolare. Perfino gli atei divennero in occidente più morali e prosperi e intelligenti – perché vissero in una civiltà modellata dal concetto del mondo e della vita informato dai credi. Il libro di Rushdoony è uno studio superbo delle vere origini della civiltà occidentale.

Ma la conclusione più importante da questa visione della sovranità della grazia particolare è questa: Il mondo intorno a noi non sta andando all’inferno. È un frutto maturo per la salvezza e la redenzione. Paolo ci ha detto in Romani 8:20-21:

Perché la creazione è stata sottoposta alla vanità non di sua propria volontà, ma per colui che ve l’ha sottoposta, nella speranza che la creazione stessa venga essa pure liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

E quella creazione include tutto, anche le istituzioni e le leggi umane. Dio non sta preservando la creazione nella sua condizione di maledetta, a onta di Kline e dei moderni seminaristi. Dio ci sta rivelando come suoi figli, e attraverso di noi sta redimendo la sua creazione, nella storia, sulla terra, fino a che Egli stesso discende a completare il procedimento nell’ultimo giorno.

Il libro che assegno per la lettura questa settimana è Dominion and Common Grace,di Gary North. Molto meglio di quanto io ho fatto qui, il dr. North spiega il significato della questione tra la grazia comune e la grazia particolare, e dimostra come la nostra comprensione della questione informi la nostra predicazione del Vangelo e il nostro agire cristiano nel mondo oggi.


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