RISORSE:

(Malintesi spesso artatamente costruiti- n.d.t.)  

Post Originale

Prima di procedere ulteriormente con le chiavi interpretative che aprono l’entusiasmante, ma spesso negletta verità circa il regno vittorioso di Cristo, dobbiamo sgomberare alcuni comuni fraintendimenti e idee sbagliate riguardo alla posizione del postmillennialismo.

Qui definiremo brevemente “cosa il postmillennialismo non è.”

  1. Il postmillennialismo non è Ottimismo Evoluzionista — ovvero progresso secolare mediante gli sforzi dell’uomo. Bisognerebbe sempre ricordare che questa escatologia ottimista fu articolata nei primi secoli da Atanasio e Agostino e più tardi emerse con piena potenza col Movimento Puritano. Questo avvenne, naturalmente, molto prima che Darwin proponesse la sua Teoria dell’Evoluzione.
  2. Il postmillennialismo non è Vangelo Sociale, o qualsiasi altra forma di liberalismo che comprometterebbe o abbandonerebbe il Vangelo della salvezza. Ironicamente, il vangelo sociale delle chiese liberali nel 1800 è ciò che ha fatto sì che che i conservatori cominciassero ad abbandonare l’enfasi sulla Riforma della società in primo luogo. Questa proclamazione del vangelo a 360 gradi che voleva fare discepoli di tutte le nazioni in tutte le sfere della società fu presto rimpiazzato da un messaggio pietistico di sola salvezza personale. Però, come dimostreremo, alcuni dei postmillennialisti più notevoli del 19° Secolo furono evangelici conservatori dal calibro di A.A. Hodge; Robert L. Dabney e Benjiamin Warfield.
  3. Il postmillennialismo non è Universalismo o la dottrina che alla fine tutti saranno salvati. Benché il postmillenialismo sia ottimista, preveda una crescita senza precedenti sia del Regno di Dio sia del numero totale delle persone veramente convertite a Cristo, i suoi sostenitori riconoscono che ci sarà sempre un elemento di riprovazione nel mondo. In nessun momento della storia prima del ritorno di Cristo il peccato sarà completamente eliminato né saranno tutti salvati. Detto questo, il postmillennialismo effettivamente guarda in avanti ad un giorno in cui il cristianesimo sarà la religione più dominante nel mondo, la forza morale ed intellettuale più influente nella società umana in tutta la terra.
  4. Il postmillennialismo non è Destino Rivelato, ovvero l’idea che gli Stati Uniti siano la nazione scelta da Dio su tutte come “nazione che redime le altre.” Benché il fatto che  l’America sia stata fondata da cristiani di tutte le denominazioni sia stato sorprendente e senza precedenti, e benché il Grande Risveglio del passato abbia marcato gli Stati Uniti come nazione con un grande retaggio cristiano, non dovremmo mai dimenticare che, proprio come Dio ha giudicato Israele per la sua idolatria e prostituzione, ed ha fatto sorgere le nazioni dei Gentili per provocare Israele a gelosia (Ro. 10:19), l’America non ha un ruolo speciale in questo senso. Di fatto, è possibile che Dio produca negli Stati Uniti un revival senza precedenti o che si possa dover assistere ad un giudizio colossale. Ma se sarà così, Dio susciterà certamente altre nazioni, magari nel terzo mondo, ad essere  il faro di luce che porterà a compimento il Grande Mandato.
  5. Il postmillennialismo non è teologia del Regno Subito, ovvero, la dottrina che la chiesa attraverso la propria iniziativa debba adoperarsi per “introdurre il regno.” È  stata l’opera completata sulla croce da Gesù ad aver portato sulla terra il Regno di Dio 2000 anni fa; non ha nulla a che vedere con le opere dell’uomo. Benché la chiesa sia destinata a regnare e governare con Cristo quale sua Sposa, la chiamata a fare discepole le nazioni è una chiamata ad un paziente gradualismo. In altre parole, non dovremmo attenderci che un risveglio cataclismico o una nuova generazione di Apostoli dei giorni nostri tutto ad un tratto facciano strada alla seconda venuta di Gesù Cristo. Il compito della chiesa è piuttosto di assumere il ruolo di umile servizio. Il regno di Dio non è un regno di questo mondo da collocarsi al potere con la dominazione politica. ‘Dominio’ rimane uno dei termini più fraintesi nella cristianità; e la confusione si trova sia dentro che fuori dai ranghi dei “dominionisti.” Sia i paranoici laicisti che i Protestanti fissati col potere manipolano il concetto di dominio a proprio detrimento. Il laicista iper-sospettoso mette ansia tra i  malinformati della sua base esagerando crassamente il cosiddetto pericolo teocratico. Allo stesso tempo, il protestante politicamente inebriato non vede la minaccia dello statalismo dovuta al suo indottrinamento sull’eccezionalismo americano e al suo fraintendimento della regola d’oro, una regola che ha più a che vedere col servizio che col controllo.
  6. Il postmillennialismo non è la dottrina dell’Imeneismo — o qualsiasi eresia che neghi il ritorno corporale di Cristo come reale evento storico. Questa eresia porta il nome dell’eretico del primo secolo, Imeneo, che è menzionato negli scritti di Paolo come uno di quelli che “ si sono sviati dalla verità, dicendo che la risurrezione è già avvenuta, e sovvertono la fede di alcuni” (2Tim. 2:17-18). Imeneo e Fileto fecero l’errore di negare la natura fisica della resurrezione e del ritorno di Gesù col corpo. Il postmillennialismo come i cristiani ortodossi insegna che Cristo ritornerà di nuovo a giudicare la terra dopo di ché vivrà e regnerà coi santi per sempre. Allo stesso tempo noi riconosciamo che questa speranza è già dentro di noi, come dice la Scrittura: “Cristo in voi speranza di gloria.” “Dio ha voluto far conoscere quali siano le ricchezze della gloria di questo mistero fra i gentili, che è Cristo in voi, speranza di gloria” (Colossesi 1: 26-27).

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