RISORSE:

Qualcosa mi stava arrovellando da tempo, ma esattamente cosa non mi era chiaro finché non mi saltò addosso l’altro giorno mentre studiavo. Leggete questo passo familiare: Ebrei da 5:11 a 6:2

Nei riguardi del quale avremmo molte cose da dire, ma difficili da spiegare, perché voi siete diventati lenti a capire. Infatti, mentre a quest’ora dovreste essere maestri, avete di nuovo bisogno che vi s’insegnino i primi elementi degli oracoli di Dio, e siete giunti al punto di aver bisogno di latte e non di cibo solido. Chiunque infatti usa il latte non ha esperienza della parola di giustizia, perché è ancora un bambino; il cibo solido invece è per gli adulti, che per l’esperienza hanno le facoltà esercitate a discernere il bene dal male. 

Perciò, lasciando l’insegnamento elementare su Cristo, tendiamo alla perfezione, senza porre di nuovo il fondamento del ravvedimento dalle opere morte e della fede in Dio, della dottrina dei battesimi, dell’imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno (Eb. 5:11-6:2).

Non c’è niente che vi disturba in questo passo? Leggete 6:1-2 di nuovo. Ora? Sì!

Perciò, lasciando l’insegnamento elementare su Cristo, tendiamo alla perfezione, senza porre di nuovo il fondamento del ravvedimento dalle opere morte e della fede in Dio, della dottrina dei battesimi, dell’imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno.

Ciò che mi stava rodendo da qualche tempo e che non vedevo è che abbiamo un ampio segmento di cristiani che sono altamente progrediti in nient’altro che i fondamentali, e i loro conduttori non li fanno mai avanzare. Mediante un’abbondanza di studi e di letture di libri di teologia, di podcast e di conferenze, ecc., abbiamo creato l’illusione della maturità senza averne la sostanza. Permettetemi di spiegare.

Noi tutti siamo familiari col fatto che l’autore di Ebrei rimproveri i suoi ascoltatori per la loro immaturità spirituale, la loro dipendenza dal “latte” e la loro inabilità a digerire “cibo solido”. Ricordo, che proprio agli inizi del mio viaggio teologico, da giovane lettore riformato, divoravo i libri di R.C. Sproul. Un suo piccolo opuscolo affrontava proprio questa questione e mi è tornato in mente qualcosa di speciale che conteneva. Ce l’ho ancora. In quel piccolo libello ho trovato la riga che mi aveva colpito tanti anni fa: “C’è un’enorme differenza, però, tra una fede come un bambino e una fede bambinesca, benché le due siano spesso confuse.”

Il resto del libretto sviluppa principalmente un’analisi del perché la gente non studi maggiormente teologia e dà ragioni del perché invece dovrebbe. Questo è buono per veri principianti ma abbiamo bisogno di avanzare molto di più. Con buona ragione, Sproul stesso si è giustamente adirato coi partecipanti di una conferenza perché non avevano assorbito nemmeno le idee basilari che ha insegnato ormai per anni. La sua frustrazione s’è manifestata  quando ha urlato: “Cosa c’è che non va con voi, gente?! Sono serio! Questo è ciò che non va con la chiesa cristiana oggi!”

Ho empatia per il suo travaglio. I cristiani troppo spesso non sono documentati neppure sugli elementi fondamentali. Ma peggio ancora, quelli che lo sono, spesso rimangono lì a leggere libri sugli stessi argomenti fondamentali per il resto della loro vita. L’applicazione a 360 gradi della visione biblica della vita sembra troppo radicale, troppo controversa, troppo sacrificale, a volte troppo anti-sociale.

Il vero convincimento per noi oggi, perciò, risiede in ciò che questo passo di Ebrei esattamente consideri essere “latte”. Leggetelo. È virtualmente tutto ciò che noi oggi consideriamo essere il cibo solido della teologia: la dottrina di Cristo, la dottrina del pentimento, la dottrina della sola fede, la dottrina del battesimo, la dottrina dell’imposizione delle mani, e la dottrina del giudizio finale.

Asilo infantile, tutto quanto.

Queste dottrine, dice l’autore, sono meri fondamenti dai quali abbiamo bisogno di “muoverci” e di “avanzare verso la maturità”. In altre parole, non abbiamo realmente bisogno di un altro libro sulla cristologia, o sull’inferno, o sul “vangelo”. Abbiamo bisogno che i cristiani facciano passi avanti da questi fondamenti.

Cos’è la maturità?

A questo punto, dunque, un’importante domanda da porsi è “esattamente cos’è questa ‘maturità’ verso cui è richiesto che ci muoviamo? Se la maggior parte delle cose che normalmente reputiamo “teologia” sono di essa effettivamente solo il latte fondamentale, in che dunque consiste il cibo solido?”

È istruttivo vedere che il libro di Ebrei stesso fa della “maturità” (tradotta anche “perfezione”) uno dei suoi temi. La parola usata in 6:1 compare in altre forme attraverso tutto il libro come un attributo di ciò che il nostro Sommo Sacerdote, Gesù Cristo, è già riuscito ad ottenere per noi, e che il sacerdozio di Aaronne e “la legge” non potevano fare (2:10; 5:9; 7:11, 19; 7:28; 9:9, 11; 10:1; 10:14). È anche un attributo del quale è detto che i credenti partecipino (11:40; 12:23). In altre parole, la perfezione che Cristo ha raggiunto è il tipo di maturità nella quale anche noi dovremmo crescere. Questa è la sua opera per noi e in noi. Appropriatamente, la parola usata in 6:1 è nel passivo, letteralmente sarebbe “lasciamoci tendere …”

Un breve studio di questo concetto nelle lettere di Paolo rivela la stessa idea: crescita verso la maturità. Ciò che rivela riguardo a quella maturità/perfezione ci è molto d’aiuto:

Ed egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero e per l’edificazione del corpo di Cristo, finché giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo affinché non siamo piú bambini sballottati e trasportati da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per la loro astuzia, mediante gli inganni dell’errore, ma dicendo la verità con amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. Dal quale tutto il corpo ben connesso e unito insieme, mediante il contributo fornito da ogni giuntura e secondo il vigore di ogni singola parte, produce la crescita del corpo per l’edificazione di se stesso nell’amore (Efesini 4:6-11).

Un cristiano maturo, secondo questo criterio, sarà uno che ha una piena e sana dottrina, sicuramente. Ma c’è di più. Leggiamo ancora qualcosa prima di dire esattamente cosa.

La parola compare anche il Colossesi: “E sopra tutte queste cose, rivestitevi dell’amore, che è il vincolo della perfezione” (Col. 3:14). Qual’è qui la regola della perfezione? È l’amore. Lo stesso che in Efesini 4 qui sopra. Ma come si esprime questo amore? Entrambi i passi (leggete per intero Col. 3:1-4:6) chiariscono che l’amore si esprime mediante l’opera di ministero, autocontrollo, auto-miglioramento, conformità alla legge di Dio, buone opere, buone relazioni all’interno della famiglia, negli affari, coi dipendenti, e una buona testimonianza ai non credenti. Di fatto, una lettura attenta di Colossesi 3 rivelerà che Paolo sta semplicemente applicando parecchi dei Dieci Comandamenti a tutta la vita.

Tenendo a mente tutto questo, torniamo adesso al libro di Ebrei. Potete realmente vedere che viene fatta la stessa applicazione solo che spalmata su tutta la lunga, dettagliata argomentazione che si dipana nel libro.

L’autore l’apre quasi immediatamente già nel capitolo 6:

Ora, carissimi, anche se parliamo cosí, riguardo a voi siamo convinti di cose migliori e che riguardano la salvezza; Dio infatti non è ingiusto da dimenticare l’opera vostra e la fatica d’amore che avete mostrato per il suo nome, con i servizi che avete reso e rendete tuttora ai santi (Eb. 6:9-10).

Il principio è opere d’amore e di servizio. L’autore fa immediatamente una digressione in un più dettagliato paragone tra il Vecchio e l’Antico Testamento. Fa una prima digressione dentro alla discussione sulla maturità in 5:11, quando interrompe l’argomento su Melchisedek. Riprende nuovamente Melchisedek in 7:1, e discute il sacerdozio fino alla fine del capitolo. Fa un riassunto di ciò che ha detto fino a quel punto in 8:1-2, poi parla del Nuovo Patto. Nei capitoli 9-10, discute più in profondità le “ombre” del Vecchio Patto, inclusi sacrifici e sacerdozio. In 10:4, ritorna di nuovo al punto della maturità o perfezione:

Con un’unica offerta, infatti, egli ha reso perfetti per sempre coloro che sono santificati.

Questo porta l’autore a una discussione su “come dunque dobbiamo vivere?” Alla luce del perfezionamento di Gesù per noi e di noi. Dice questo, in parte:

Riteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché è fedele colui che ha fatto le promesse. E consideriamo gli uni gli altri, per incitarci ad amore e a buone opere (Eb. 10:23-24).

Di nuovo, “buone opere”.

Segue poi il famoso capitolo 11: una lunga lista di buone opere e di prodezze compiute “per fede”. Questa include di tutto, dal sottomettersi dei regni al soffrire le peggiori persecuzioni.

Poteremmo dire di più anche dei capitoli 12 e 13, ma il punto è chiaro: avanzare verso la perfezione/maturità significa passare dall’acquisizione di dottrine cristiane basilari, fondamentali, all’applicazione di queste dottrine ad ogni area di vita.

Conclusione

Mentre credo che il consentimento intellettuale a queste idee non coinvolgerà troppe controversie, credo però che un’onesto esame di noi stessi alla luce di queste idee sarà molto più difficoltoso. La grande maggioranza di cristiani oggi, anche di quelli seri, è considerata seria perché legge un sacco di libri e va a conferenze. Ma la stragrande maggioranza di libri cristiani e di conferenze che vedo sono molto più vicini agli argomenti del latte che del cibo solido. Eppure, a noi sembra che i “libri latte” che leggiamo siano in realtà cibo solido.

Peggio ancora, la grande maggioranza dei ministri cristiani che ci sono tengono i loro seguaci non svezzati con una fornitura senza fine di materiali a livello basilare del vangelo, o persino apologetiche che trattano principalmente verità fondanti. Vedo dibattiti senza fine riguardo al latte, e cristiani assuefatti al capezzolo. Quando gli si presenta il cibo solido, non pensano nemmeno che sia cristiano. Non sanno cosa farsene. Scherniscono e arricciano il naso. Potrebbero perfino chiamarla una setta o un’eresia. Sono dei lattolizzati, gente drogata di latte. Il cibo solido non solo li spaventa, ma per loro ha l’odore del veleno. Come risultato, i cristiani possono passare degli anni o perfino dei decenni imbottigliati nell’infanzia descritta in Ebrei 6 mentre credono che stanno raggiungendo una sublime formazione.

Ciò di cui abbiamo fortemente bisogno è che i cristiani avanzino dai loro studi di TULIPani e di tombe vuote, di sistematiche e di vari “sola”, e che comincino a considerare come possano applicare la verità biblica a tutta la vita — cioè, considerare come possiamo provocarci l’un l’altro ad amore e buone opere. Il fine della fede cristiana è una maturità definita da buone opere e da servizio. È meraviglioso che altri abbiano faticato per costruire un buon fondamento, ma noi siamo chiamati ad edificare su questi e progredire. Cerchiamo d’abbracciare una visione del ministero che faccia avanzare il concetto cristiano del mondo in ogni area di vita.

[N.d.T. Per gl’interessati l’autore continua proponendo le sue applicazioni per progredire dal suo libro Restoring America one County at the Time  

Mentre la traduzione del libro non è prevista e alcuni contenuti siano da contestualizzare nella nostra realtà, do qui una lista dei titoli dei capitoli per dare un’idea di quali siano i campi di applicazione di una fede a 360 gradi.]

1.Educazione

2. Welfare

3. Campanilismo

4. Diritti dello stato

5. Tassazione

6. Denaro

7. Il libero mercato

8. Corti di giustizia

9. Guerra ed esercito

10. L’esecutivo

Note:

 

1. R.C. Sproul, Going on to Maturity (Orlando, FL: Ligonier Ministries, 1998), 7.()


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