INDICE:

45.

Romani 14-15:3 

Libertà Cristiana

Quest’oggi tratteremo un problema che c’è nella chiesa cristiana fin da quando fu scritto il libro di Romani e in particolare questo capitolo che tratta il problema che c’era a Roma, e che la chiesa ha continuato a sperimentare per 2000 anni perché non ha dato serio ascolto a ciò che Paolo dice. Comincerò a leggere dal primo verso di capitolo 14 a terminare col verso 3 del capitolo 15 e lo leggerò lentamente in modo che potremo guardare insieme ad ogni parola.

1Or accogliete chi è debole nella fede, ma non per giudicare le sue opinioni.
2 L’uno crede di poter mangiare d’ogni cosa, mentre l’altro, che è debole, mangia solo legumi.
Colui che mangia non disprezzi colui che non mangia, e colui che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio lo ha accettato.
4Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Stia egli in piedi o cada, ciò riguarda il suo proprio signore, ma sarà mantenuto saldo, perché Dio è capace di tenerlo in piedi.
5 L’uno stima un giorno piú dell’altro, e l’altro stima tutti i giorni uguali; ciascuno sia pienamente convinto nella sua mente.
6 Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore; chi non ha alcun riguardo al giorno lo fa per il Signore; chi mangia lo fa per il Signore e rende grazie a Dio; e chi non mangia non mangia per il Signore e rende grazie a Dio.
7 Nessuno di noi infatti vive per se stesso, e neppure muore per se stesso,
8 perché, se pure viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore, dunque sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
9 Poiché a questo fine Cristo è morto, è risuscitato ed è tornato in vita: per signoreggiare sui morti e sui vivi.
10 Ora tu, perché giudichi il tuo fratello? O perché disprezzi il tuo fratello? Poiché tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo.
11 Sta infatti scritto: «Come io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua darà gloria a Dio».
12 Cosí dunque ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.
13 Perciò non giudichiamo piú gli uni gli altri ma piuttosto giudicate questo: di non porre intoppo o scandalo al fratello.
14 Io so e sono persuaso nel Signore Gesú, che nessuna cosa è immonda in se stessa, ma chi stima qualche cosa immonda, per lui è immonda.
15 Ma se tuo fratello è contristato a motivo di un cibo, tu non cammini piú secondo amore; non far perire col tuo cibo colui per il quale Cristo è morto.
16 Perciò quel che per voi è bene non diventi motivo di biasimo
17 poiché il regno di Dio non è mangiare e bere, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo.
18 Infatti chi serve Cristo in queste cose è gradito a Dio e approvato dagli uomini.
19 Perseguiamo dunque le cose che contribuiscono alla pace e alla edificazione reciproca.
20 Non distruggere l’opera di Dio per il cibo; certo, tutte le cose sono pure, ma è sbagliato quando uno mangia qualcosa che è occasione di peccato.
21 E’ bene non mangiare carne, né bere vino, né fare cosa alcuna che porti tuo fratello a inciampare o ad essere scandalizzato o essere indebolito.
22 Hai tu fede? Tienila per te stesso davanti a Dio; beato chi non condanna se stesso in ciò che approva.
23 Ma colui che sta in dubbio, se mangia è condannato, perché non mangia con fede; or tutto ciò che non viene da fede è peccato.
15:1 Or noi, che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi.
2Ciascuno di noi compiaccia al prossimo nel bene, per l’edificazione,
3 poiché anche Cristo non ha compiaciuto a se stesso, ma come sta scritto: «Gli oltraggi di coloro che ti oltraggiano sono caduti su di me».

 Ora, ricordate qualcosa che abbiamo imparato la settimana scorsa riguardo ai destinatari del libro di Romani e degli altri vari libri del Nuovo Testamento nella metà del primo secolo. Stanno passando attraverso un tempo di transizione; vivono in una cultura terribilmente empia che è stata in vigore per secoli: l’impero romano, ed è difficile, specialmente per i cristiani deboli, sfuggire a tutte le influenze malvagie della sua empia cultura. Non sono nemmeno consapevoli che alcune di quelle influenze abbiano un ruolo in tutto questo questo. In secondo luogo quello era un tempo di transizione tra il Vecchio Testamento e il Nuovo Testamento in modo particolare per i giudei-cristiani che avevano vissuto in entrambe le epoche e perciò, come risultato, ad esempio, alcuni dei cristiani del primo secolo osservavano la domenica come giorno del Signore e il sabato come Sabbath perché le loro famiglie avevano osservato il Sabbath in famiglia per così tante generazioni e non potevano immaginarsi a non celebrare il sabato ed allo stesso tempo sapevano che Gesù era risorto dai morti il primo giorno della settimana e così avevano un sabato cristiano il primo giorno della settimana. C’era dunque un sacco di confusione, particolarmente tra cristiani deboli o convertiti da poco nel primo secolo. Ora, qual era il problema particolare nella chiesa di Roma a cui fu scritta questa lettera? C’erano forti diversità d’opinione tra cristiani maturi e cristiani immaturi sul come un cristiano debba vivere. Come risultato c’erano divisioni nella chiesa, orgoglio, riluttanza a servire, errate priorità, e c’era un sacco di conflittualità nella chiesa a morivo di questa differenza d’opinioni. C’erano due partiti in questo conflitto e questo capitolo li identifica come i forti e i deboli.

Ora, notate il verso 1 del capitolo 15. Paolo si identifica come uno dei forti. Così, i forti sono i cristiani maturi come Paolo, erano cristiani che avevano una comprensione chiara, profonda e ampia della teologia biblica e dell’etica biblica; erano sufficientemente maturi e sufficientemente eruditi da afferrare il significato e le implicazioni della morte e resurrezione di Gesù Cristo. Comprendevano che l’era del Vecchio Testamento era passata, l’era del Nuovo Testamento era giunta e in questo nuovo giorno c’erano dei cambiamenti che erano stati fatti dai tempi del Vecchio Testamento. E dunque, i forti sono i maturi, ben documentati, che comprendono non solo le dottrine principali ma anche le loro implicazioni. L’altra parte erano i deboli. Questi erano cristiani che avevano una comprensione inadeguata della teologia biblica e dell’etica biblica, si potrebbe perfino dire che rasentavano la puerilità. Non avevano ancora afferrato il pieno significato della morte e resurrezione di Cristo per la vita quotidiana in questa transizione dal Vecchio Testamento al Nuovo. Non si rendevano conto di tutte le implicazioni di quel cambiamento. Non erano altrettanto eruditi e non erano altrettanto maturi dei cristiani maturi. Queste sono le due parti, i forti e i deboli.

Ora, queste due parti avevano diverse cose in comune. Entrambe le parti erano genuini credenti in Gesù. Non è possibile evitare di giungere a questa conclusione avendo letto il capitolo 14 di Romani. C’è scritto che sono accettati, anche i deboli sono accettati da Dio nel Signore Gesù Cristo. Così, i due gruppi non sono i cristiani e i non cristiani nella chiesa; i due gruppi, entrambi i quali sono cristiani, ed entrambi aventi disaccordi, i forti in quanto cristiani maturi ben informati, e i deboli in quanti cristiani immaturi. Avevano anche qualcos’altro in comune, però: entrambe le parti erano diventate censorie, critiche e ipocrite, sia i cristiani maturi che quelli immaturi erano diventati estremi nel criticare l’altra parte e non si piacevano a vicenda. E la terza cosa che avevano in comune era che ambedue le parti erano responsabili a Dio per ciò che credevano e per come si comportavano. Paolo rende chiaro che entrambe le parti, i deboli e i forti dovranno stare davanti al tribunale di Dio e rendere conto di come si sono trattati a vicenda. Perciò, entrambe le parti sono cristiani, entrambi stanno peccando, ed entrambi dovranno rendere conto a Dio.

Quali erano le loro differenze? Qual era il dissenso tra loro? Dissentivano su ciò che il cristiano può o non può mangiare e bere con chiara coscienza davanti a Dio. Una parte credeva che si possa mangiare solo verdura, l’altra parte che si possa mangiare carne e bere vino, l’altra pensava che non si potesse bere vino. Perciò, con riferimento a questi dettagli di vita quotidiana non erano d’accordo su ciò che un cristiano possa e non possa mangiare, e tutto questo perché differivano sulla relazione del cristiano col calendario ebraico. Questo è ciò che sta dietro a tutto questo. Se una persona rispetta un giorno al di sopra di un altro, costui è debole ma non dovrebbe essere criticato perché il forte sa che tutti i giorni dovrebbero essere trattati allo stesso modo. Ora, alcuni, forti di questo argomento, fanno l’implicazione che  la domenica non sia da osservare. Mi ricordo di una volta che eravamo in affitto con la chiesa con un altro gruppo nello stesso edificio, ed essi volevano fare degli allenamenti di basket la domenica pomeriggio. E noi rispondemmo: potete avere il ginnasio in qualsiasi giorno, ma non la domenica, la domenica è il giorno del Signore. Così mandarono uno dei loro pastori a parlare con me per convincermi a cedere. Non mi feci convincere e così egli disse: “Va bene, la bibbia dice che noi che siamo forti dobbiamo tenere in considerazione voi che siete deboli, perciò non faremo l’allenamento di domenica.” Vedete, ha malinteso la Scrittura. La domenica come Sabbath cristiano non è in discussione nel primo secolo, nessuno lo ha messo in discussione. L’osservanza del sabato cristiano è un sacro obbligo del Vecchio e del Nuovo Testamento per ogni cristiano e la discussione qui non riguarda l’osservanza di un giorno su sette. La discussione in questo contesto riguarda l’aspetto cerimoniale del Vecchio Testamento, la circoncisione  e tutti vari giorni sacri del calendario ebraico connessi con le varie festività. C’erano persone nella chiesa, i deboli, che non si rendevano conto che quelle erano regole simboliche che sono giunte alla fine quando Cristo apparve sulla scena mentre i cristiani maturi avevano compreso che erano terminate con la venuta di Gesù. Così, adesso noi non manteniamo il calendario ebraico, ma quei cristiani deboli dicevano: sì, noi lo manteniamo perché l’abbiamo sempre fatto. E così vedete che una parte aveva capito le implicazioni della venuta di Cristo mentre i deboli non avevano compreso che il calendario ebraico non era più obbligatorio per i cristiani. E naturalmente, la questione da il titolo al sermone: libertà cristiana. La questione è la liberà cristiana. Cosa significa dire che un cristiano è libero in Cristo? E la verità in ballo in questa questione è molto importante. Cristo ci ha liberati perché serviamo Lui solo. Questo è il fondamento di tutta la sezione, dove dice al verso 9: “Poiché a questo fine Cristo è morto, è risuscitato ed è tornato in vita: per signoreggiare (essere il Signore NR) sui morti e sui vivi.” Questa è la grande implicazione. Questo è il grande effetto della venuta del Signore Gesù Cristo, della sua morte e resurrezione, è che  quelli per i quali è morto possano servire Lui solo, Lui solo possa essere il Signore della loro coscienza, che possano essere liberi in Cristo dagli obblighi che gli uomini vogliano porre su di noi che non siano basate sulla parola di Dio e che siano basate su errate interpretazione della parola di Dio. E perciò quella libertà che abbiamo in Cristo possiede diversi aspetti che quei fratelli deboli non comprendevano. Per esempio, il cristiano è libero dalle accuse e dalla condanna della legge. La legge non ci condanna più perché Cristo è stato condannato al posto nostro. Ora, in Cristo, siamo liberi dalla schiavitù dl peccato, lo Spirito Santo ha spezzato il potere del dominio del peccato su di noi ed ora siamo liberi di obbedire Lui. Siamo liberi da riti cerimoniali che erano ombre del vangelo compiuti dalla realtà di Cristo. E questo è ciò che questi cristiani più deboli non comprendevano. I riti cerimoniali non sono più in vigore. E poi siamo liberi anche dalla tradizioni umane non radicate nella bibbia, varie regole e costumi secondo i quali dovremmo vivere che invece non sono comandati da Dio ma sono basati nelle abitudini e i costumi di tradizioni umane nei quali si vedono le influenze della cultura malvagia. E così noi siamo liberi da tutte queste cose e le persone forti lo comprendevano, ma i cristiani deboli non lo comprendevano e perciò Paolo dovette trattare con questa realtà molte volte, che Cristo è il Signore della coscienza perché i cristiani di allora e di ora hanno difficoltà a comprendere questo punto importante.

E così Paolo cercò di risolvere questa controversia facendo due cose. Primo, chiamando i cristiani, quelli deboli e quelli forti ad accettarsi con amore e a fare in modo che piccolezze come mangiare o no fagioli e bere o no del vino non diventino ragioni per rimproverarsi e dividersi. E l’altra cosa che fece, e questa è importante, non si accontentò di lasciare i deboli nella loro condizione di debolezza ma cercò di farli forti, e sta loro predicando. Questo è quello che sta facendo per loro in Romani 14, si è schierato con i forti (capitolo 15 verso 1), si è identificato con i forti e l’intero argomento qui serve a gettare le basi per le giuste convinzioni dei forti contro quelle dei deboli. Perciò, non è sufficiente solo lasciare i deboli alla loro debolezza e dire dobbiamo sopportarci a vicenda sia nell’accordo che nel disaccordo, no. Nella chiesa ci deve essere sempre questo sforzo, non solo di accettarci amorevolmente gli uni gli altri, ma di predicare e insegnare in modo da portare i deboli fuori dalla loro immaturità dentro la maturità.

Che direzione diede Dio mediante l’apostolo Paolo alla chiesa di Roma? Prima di tutto, guardate a 14:1 “Or accogliete chi è debole nella fede,” sta parlando ai forti “Or accogliete chi è debole nella fede ma non per giudicare le sue opinioni.” E capitolo 15 verso 7 “Perciò accoglietevi gli uni gli altri, come anche Cristo vi ha accolti per la gloria di Dio.” Il primo consiglio che Paolo da alla chiesa è “Ricevete, sostenete, accettate, ammettete nella fratellanza ogni fratello senza discussioni arroganti. Voi forti siete forti, siete maturi, voi avete conoscenza, voi siete saggi, ma state peccando in questo: vi state dimenticando che i deboli sono deboli e siete diventati iper-critici di questi fratelli, li guardate dall’alto al basso; comprendete che sono dei bambini, comprendete che sono immaturi, che non hanno la vostra conoscenza; non siate eccessivamente critici, insegnate loro in modo che forse un giorno saranno maturi, e nel frattempo, mentre sono deboli accettateli amorevolmente e trattateli come vostri fratelli e sorelle e non come cittadini di seconda classe. E ci sono chiese riformate che sbagliano su questo punto. Ci sono chiese che credono che il requisito per essere membri sia la maturità cristiana e perciò, se non siete maturi come cristiani e non superate l’esame dando tutte le risposte giuste non potete essere membri di chiesa perché l’appartenenza è per cristiani maturi. Ebbene, non è vero. L’appartenere alla chiesa è per chiunque possa fare una credibile professione di fede in Cristo. Dai piccoli bambini cristiani ai santi maturi. Non è solo per cristiani maturi. È per chiunque possa fare una credibile professione di fede in Cristo e i loro figli. E pertanto, nella chiesa i forti devono accettare i deboli e non trattarli altezzosamente ma accettarli come fratelli e sorelle in Cristo.

Secondo, qui c’è il secondo consiglio. Leggiamo alcuni versi e poi traiamo alcuni principii. Versi 3 e 4 “Colui che mangia non disprezzi colui che non mangia, e colui che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio lo ha accettato. Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Stia egli in piedi o cada, ciò riguarda il suo proprio signore, ma sarà mantenuto saldo, perché Dio è capace di tenerlo in piedi.

Verso 10 “Ora tu, perché giudichi il tuo fratello? O perché disprezzi il tuo fratello? Poiché tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo.”

Verso 13

Perciò non giudichiamo piú gli uni gli altri ma piuttosto giudicate questo: di non porre intoppo o scandalo al fratello.”

Così, qui abbiamo il secondo principio: Non siate giudici, censori, o ipercritici    gli uni degli altri, guardando gli altri con disprezzo, usando voi stessi come metro della spiritualità: “tu non puoi che essere debole, perché se guardo la mia vita, vedo che sono più forte di te, e pertanto tu sei meno di quel che io sono, e perciò io ho il diritto di censurarti, di criticarti in tutti i dettagli irrilevanti e le minuzie della vita perché tu non sei come me”. Perciò, queste persone forti erano ancora peccatori. Questi cristiani maturi, pii, stavano facendo le cose sbagliate: erano troppo critici dei loro  fratelli e sorelle in Cristo più indietro con la maturazione e li stavano giudicando paragonandoli a sé piuttosto che alla parola di Dio.

Terzo suggerimento. Guardate al verso 13 

Perciò non giudichiamo piú gli uni gli altri ma piuttosto giudicate questo: di non porre intoppo o scandalo al fratello.

Verso 15

Ma se tuo fratello è contristato a motivo di un cibo, tu non cammini piú secondo amore; non far perire col tuo cibo colui per il quale Cristo è morto.

Verso 21

E’ bene non mangiare carne, né bere vino, né fare cosa alcuna che porti tuo fratello a inciampare o ad essere scandalizzato o essere indebolito.

Qual è il consiglio qui? Non mettete ostacoli nel camino dei fratelli. Non rendete difficile a questi cristiani deboli vivere la vita cristiana. Non solo devono preoccuparsi del giudizio di Dio ma devono anche preoccuparsi del vostro di giudizio. Non mettete ostacoli sul loro cammino e non fateli inciampare con ciò che mangiate o ciò che bevete. Di che ostacolo sta parlando? Qual’è il punto di questi versi? È questo. Anzi prima cosa non è. Ci sono persone che credono che se il vostro mangiare qualcosa o il vostro bere del vino rattrista un fratello più debole che crede sia peccato mangiare ciò che state mangiando, non dovete farvi vedere. Un mio pastore credeva che fosse peccato mangiare pizza perché la pizza ha un aspetto così mondano e così io mi dovevo nascondere per mangiare la pizza, cosa si può fare con queste persone? Non mettete ostacoli sul loro cammino. Ora questo non significa: Non fateli rattristare. Non fateli rattristare bevendo vino se credono che non dovreste berlo. Io mi sono messo nei guai una volta qui a Chalcedon, quando avemmo una festa con nuotata a casa di un membro della chiesa e avemmo alcuni visitatori che non credevano nell’uso promiscuo, maschi e femmine insieme, della piscina e infatti non vennero mai più dopo questo fatto. Ogni uno ha le sue regole e le sue norme. Questo non significa che si possa indossare un costume sexy. Mi è successo di nuotare alla YMCA e Susan mi salutò dalla finestra dalla stanza dove stava correndo sul tapis roulant. Mi lasciò una nota sul tergicristallo dell’auto: Joe, mi sarebbe piaciuto fare una nuotata con te ma il mio costume da bagno aveva un buco sul ginocchio. 

Far inciampare un fratello più debole non è rattristarlo perché voi bevete ed egli non crede si possa. Questo non è il significato di “ostacolo” o “scandalo”. La parola intoppo, inciampo nel greco del Nuovo Testamento è una metafora per “peccato”. Prendete una concordanza e cercate il significato di inciampare nel Nuovo Testamento e vedrete che significa peccare. “Non usate la vostra libertà cristiana in modo da porre intoppo o scandalo al fratello” in modo da far peccare il fratello. Ora, in che modo fareste peccare vostro fratello mangiando o bevendo qualcosa che egli crede sia peccaminoso? Ricordate ora che non significa rattristare, questo non è il punto; significa state attenti a non portare un fratello o una sorella a violare una convinzione che hanno nella loro coscienza. Voi che siete forti non comportatevi in modo tale da indurre quelli che sono deboli a ignorare o scavalcare la propria coscienza inducendoli a fare, mediante il vostro esempio, quello che la coscienza proibisce loro. È sbagliato per una persona violare il proprio senso del dovere anche se è errato. Voi gli fate del male inducendolo a peccare col vostro esempio facendo ciò che crede sia spiacevole a Dio. Perciò quando dice. Voi che siete forti, usate la vostra libertà cristiana non in modo da scandalizzare, da far inciampare il vostro fratello, sta dicendo, non comportatevi davanti a lui in modo tale da incoraggiarlo a fare qualcosa che egli crede essere sbagliato anche se non è sbagliato in sé e per sé. Perché se lo fate lo avete fatto peccare. Quando qualcuno fa qualcosa che crede proibito da Dio anche se Dio non lo proibisce sta peccando contro Dio facendo deliberatamente qualcosa che crede Dio non vuole che faccia. Perciò non violate la coscienza di un fratello, non mettetegli pressione, non dite: ma dai, se sei veramente cristiano puoi bere questa cosa e puoi mangiare quest’altra, e come puoi definirti riformato se non fai queste cose. Mettere pressione a violare la coscienza e con ciò farlo inciampare.

Ma non significa che non ci sono occasioni in cui non rattristeremo i cristiani più deboli a motivo delle nostre diversità d’opinioni. Ora ecco un altro principio, versi 16 e 20.

Perciò quel che per voi è bene non diventi motivo di biasimo

Verso 20 

Non distruggere l’opera di Dio per il cibo; certo, tutte le cose sono pure, ma è sbagliato quando uno mangia qualcosa che è occasione di peccato.

Cioè, fate di tutto per evitare che la cristianità sia mal rappresentata e abusata a motivo della vostra condotta. Non forzate l’uso della vostra libertà cristiana. Ci sono situazioni nelle quali io non berrei vino con alcune persone. Non perché le farei inciampare, non perché le rattristerei, ma perché conosco la loro attitudine e so che quello che farei farebbe loro assumere altre cose che mal rappresenterebbero il cristianesimo. Vi faccio un esempio. Quand’ero giovane e cercavo d’andare al seminario nel 1966, la PCA non esisteva ed io era in una denominazione liberale, il mio pastore erroneamente mi incoraggiò ad andare in un seminario liberale se avessi voluto avere qualche credibilità in una denominazione liberale. Così feci come mi fu detto. E non ero un calvinista a quel tempo, ma feci questa domanda: C’è quel seminario il  Westminster, a Filadelfia che era buono, tutti i grandi teologi insegnavano lì, ma il pastore mi disse: Tu non vuoi andare a Westminster seminary che tu non divenga un alcolizzato come J. Gresham Machen. Ebbene, J. Gresham Machen era probabilmente lo studioso più importante del XX secolo e non era alcolizzato. Ma il mio pastore interpretava il bere con moderazione alla pari con la dipendenza dall’alcol. E benché non avessi mai sentito parlare di J. Gresham Machen alcolizzato, non volli andare a Westminster per non diventare un alcolizzato come J. Gresham Machen malgrado tutti i miei eroi fossero lì a quel tempo. Perciò, voglio dire, fate tutto ciò ch’è in vostro potere per evitare che il cristianesimo sia mal rappresentato e vilipeso a motivo della vostra condotta. Se significa fare  a meno di mangiare carne fate a meno di mangiare carne. Se siete al ristorante con qualcuno di austero e ordinate una bisteccona e questi pensano che per un cristiano abbia un costo eccessivo, se penserà che siate dediti a cose materiali, non mangiate la bistecca. Una volta ho portato fuori a cena un gruppo di pastori in Equador, e la nostra chiesa pagava, e le sole cose che questi pastori mangiavano in quella regione molto povera era verdure e riso, tre volte al giorno verdure e riso. Così li portai in questo ristorante, l’unico che c’era in una città di 50.000 persone, e dissi potete ordinare quello che volete. Aspettai che ordinassero loro per primi per potermi ordinare una deliziosa bistecca. Ordinarono tutti verdure e riso e così anch’io mangiai verdure riso, e un piccolo pezzetto di carne. Il punto è, siate pronti a mettere da parte cose che sareste liberi di fare in modo da non mal rappresentare il cristianesimo col vostro comportamento. 

E come si fa questa cosa? Come si fa ad evitare di mal rappresentare il cristianesimo? Il primo interesse deve essere di onorare Cristo e obbedire a Lui. Assicuratevi che il vostro interesse principale sia: Io voglio onorare Cristo con le cose che accadranno qui e non necessariamente compiacere a me stesso. Due, il progresso del pensiero e del comportamento cristiano. Voglio che queste persone crescano nella conoscenza del Signore Gesù Cristo. Tre, voglio mettere la prosperità e il benessere della chiesa al di sopra del mio. Non voglio che queste persone abbiano timore di venire nella mia chiesa per paura di diventare alcolizzati come J. Gresham Machen. E quarto, l’edificazione di questi fratelli e sorelle. Più del godere ciò che sono libero di godere, voglio assicurarmi che loro stiano crescendo nella fede e colloco il godimento della mia libertà cristiana per secondo.

Verso 19 vediamo un altro principio che curerà questa divisione.

“Perseguiamo dunque le cose che contribuiscono alla pace e alla edificazione reciproca.”

Perseguiamo le cose che contribuiscono alla pace e all’edificazione. Perseguite quelle opinioni, posizioni, abitudini, calcolate per legare insieme in santa unità la comunione dei cristiani. Deboli e forti. Perseguite la restaurazione dell’ordine di Dio sulla terra e l’edificazione dei vostri fratelli e sorelle prima del godimento delle vostre libertà in Cristo. E mettete il dovere prima dei vostri privilegi. Ci sono quelle volte in cui avete dei doveri da compiere, e voi dovete compiere quei doveri, ma non dovete sempre godere dei vostri privilegi perché volete essere più preoccupati degli altri che di voi stessi. Ci sono delle cose che siete liberi di fare ma che non farete perché sapete che avete il dovere di edificare quei cristiani più deboli. È mostruosamente assurdo, e mostruosamente malvagio permettere che una cosa così insignificante come disputare sul cibo possa commettere una siffatta malvagità.

Un altro consiglio, dal capitolo 15. “Ora noi che siamo forti dobbiamo sopportare le debolezze di quelli che sono deboli e non compiacere a noi stessi”.

In altre parole, il cristiano forte, il cristiano maturo deve sopportare le debolezze dei cristiani deboli e non semplicemente compiacere a se stessi e godere le proprie libertà e i propri privilegi. I forti sono responsabili davanti a Dio in modo particolare di fronte a questa questione. Auto-abnegazione, non auto-gratificazione è il tratto principale del cristiano. Il credente forte deve portare il peso di quello debole agendo come se avesse le stesse debolezze e astenendosi da qualsiasi cosa farebbe peccare il fratello più debole. Nel nostro testo: Noi che siamo forti dobbiamo sopportare le debolezze di quelli che sono deboli. Sopportare ha il significato di portare, significa sostenere, che i forti devono aiutare i deboli e promuovere la loro pace e la lo vita di fede e il loro benessere.

Ora noi che siamo forti dobbiamo portare le debolezze a volte anche tradotte “le infermità” di quelli senza forza e non solo compiacere a noi stessi. Ora, notate due cose del verso 1, Paolo si identifica con i forti, questi sono i cristiani veramente maturi, e i deboli hanno infermità. I deboli hanno infermità. I deboli hanno debolezze che non dovrebbero avere se si lasciassero istruire e lasciassero che la loro coscienza venisse educata. Così noi dobbiamo lavorare per piacere ai nostri fratelli per il loro bene e per la loro maturità spirituale. Non sempre dobbiamo piagarci ai grilli e ai desideri degli altri. Ci sono volte in cui potete mangiare una bistecca davanti a qualcuno che non crede nel mangiare bistecche perché costa troppo, o vino o quel che sia. Ci sono situazioni in cui non soprassediamo le differenze tra i deboli e i forti. In un senso, piacere agli uomini non è il principio dominante della nostra vita. In un altro senso, noi cerchiamo di compiacere ai nostri fratelli e sorelle per amore del Signore Gesù Cristo. Comprendete i confini biblici della libertà cristiana. La libertà cristiana ci appartiene come risultato della morte e resurrezione del Signore Gesù Cristo. Siamo stati liberati dal peccato e dalla sua punizione da Lui affinché camminiamo nella via dei suoi comandamenti. Nessuno possiede libertà totale di fare tutto ciò che gli piace senza ulteriori considerazioni. L’abbiamo visto qualche tempo fa. Libertà illimitata è schiavitù, perciò, quali sono i limiti della libertà cristiana? Noi siamo liberi di fare molte cose, ma ci sono limiti a quella libertà che dobbiamo sempre tenere a mente ed insegnare ai nostri fratelli e sorelle. Verso 19: mettete i doveri prima delle libertà. Versi 13 e 15 mettete l’edificazione degli altri prima dei vostri diritti e delle vostre libertà. 1 Corinzi 6:12 “Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è vantaggiosa; ogni cosa mi è lecita, ma non mi lascerò dominare da cosa alcuna.” Non trasformate la vostra libertà in schiavitù. 1 Corinzi 10:31 “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutte le cose alla gloria di Dio”. Romani 14:1 Non giudicatevi gli uni gli altri, ma accettatevi e rafforzatevi e incoraggiatevi l’un l’altro senza condonare il peccato, benché ci siano limiti al nostro mutuo venirci incontro. Questi sono i vari limiti. Imparateli, diventatene famigliari. Voi ed io in Cristo, a motivo della sua morte e resurrezione, siamo ora liberi di servirlo come nostro Signore per la prima volta nella nostra vita. Egli è il Signore della nostra coscienza e perciò noi non siamo obbligati a seguire le regole e le tradizioni degli uomini o le loro errate interpretazioni della bibbia. Noi abbiamo libertà, abbiamo una grande libertà in Cristo, ma quella libertà ha limiti, e per il vostro bene, quanto per il bene dei vostri fratelli e sorelle più deboli, assicuratevi di rimanere dentro a quei limiti.

Ora, che ragioni da’ questo capitolo 14 ai cristiani per accettarsi reciprocamente, per i forti ad accettare i deboli e per i deboli ad accettare i forti? Il problema è da ambo le parti. I forti a volte possono essere arroganti, possono guardare i deboli dall’alto in basso, ma anche i deboli guardano dall’alto in basso i forti e se scoprono che bevi vino o che magari mangi bistecche e loro credono che sia giusto mangiare solo pollo, ti toccherà diventare liberale. Una volta uno mi chiese dove andassi in chiesa ed io risposi : Chalcedon Presbyterian Church, ed egli rispose: Ah, quella chiesa liberale. Così, ambo le parti devono imparare ad accettarsi reciprocamente. E allora, che ragioni abbiamo per accettarci reciprocamente in Cristo? Verso 3 del capitolo 14:  

Colui che mangia non disprezzi colui che non mangia, e colui che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio lo ha accettato.Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Stia egli in piedi o cada, ciò riguarda il suo proprio signore”

Perciò è Cristo che accetta entrambi, il debole e il forte, e così dovremmo fare noi. Versi 4-8 i cristiani sono totalmente ed esclusivamente proprietà di Dio. Non vostra proprietà. Non devono fare quello che voi volete ma quello che Cristo vuole. Chi siete voi per giudicare il servo di un altro? “Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Stia egli in piedi o cada, ciò riguarda il suo proprio signore, ma sarà mantenuto saldo, perché Dio è capace di tenerlo in piedi.” “L’uno stima un giorno piú dell’altro,” nel calendario ebraico “e l’altro stima tutti i giorni uguali;” quest’ultimo è la persona forte “ciascuno sia pienamente convinto nella sua mente. Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore; chi non ha alcun riguardo al giorno lo fa per il Signore; chi mangia lo fa per il Signore e rende grazie a Dio; e chi non mangia non mangia per il Signore e rende grazie a Dio. Nessuno di noi infatti vive per se stesso, e neppure muore per se stesso, perché, se pure viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore, dunque sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.” Ambedue il forte e il debole sono proprietà di Dio e devono rendere conto nella propria coscienza a Dio e non necessariamente a voi.

Terza ragione per cui i cristiani dovrebbero accettarsi reciprocamente. I cristiani hanno una comune totale devozione a Dio in Cristo, sia in vita che in morte, lo scopo della nostra vita è di piacere a Dio ed essergli totalmente devoti.

Quarto, è certo che ci sarà un giudizio finale. Sia i forti che i deboli dovranno stare davanti al tribunale di Dio e rendere conto di ciò che abbiamo fatto. Ci siamo accettati con amore o siamo stati ipercritici l’uno dell’altro? Notate nel verso 10:

“Ora tu, perché giudichi il tuo fratello? O perché disprezzi il tuo fratello? Poiché tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo.”

Ora, alcuni dei nostri fratelli dispensazionalisti credono che ci sia più di un giudizio alla fine del mondo e che i non credenti staranno davanti al trono del giudizio di Dio e i credenti davanti a quello di Cristo e tracciano una chiara distinzione tra i due. Mentre in 1 Corinzi sta scritto che i credenti staranno davanti al tribunale di Cristo e qui in Romani 14:10 c’è scritto che staranno davanti al tribunale di Dio. Pertanto non c’è distinzione tra il tribunale di Cristo e il tribunale di Dio. Verso 11 “Sta infatti scritto: «Come io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua darà gloria a Dio». Cosí dunque ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.” Perciò noi dobbiamo accettarci reciprocamente perché un giorno staremo davanti a Dio e Dio ci chiederà: L’hai fatto?

Poi anche, una ragione per cui dovremmo accettarci reciprocamente è che a motivo della resurrezione di Cristo tutti i cibi sono stati dichiarati puri. Vi ricordate nei versi 14 e 20

“Io so e sono persuaso nel Signore Gesú, che nessuna cosa è immonda in se stessa, ma chi stima qualche cosa immonda, per lui è immonda.”

Verso 20

“Non distruggere l’opera di Dio per il cibo; certo, tutte le cose sono pure, ma è sbagliato quando uno mangia qualcosa che è occasione di peccato.”

Perciò, la persona debole crede ancora che i cibi che erano proibiti nell’Antico testamento siano ancora oggi proibiti e perciò non debbano essere mangiati, gamberetti, molluschi, granchi, tutti i miei cibi preferiti, non dovrebbero essere mangiati oggi perché erano proibiti nel Vecchio Testamento. Non si rende conto che le regole dell’alimentazione erano strettamente collegate col sistema sacrificale e che non hanno significato separatamente dal sistema sacrificale talché quando il sistema sacrificale è terminato tutto queste regole corollarie sono terminate con esso. I deboli non comprendevano questo fatto benché i forti invece lo compresero, che a partire dalla resurrezione non c’è più differenza tra cibi puri ed impuri. In Marco 7 sta scritto “così dicendo dichiarava puri tutti gli alimenti”. Perciò quei cristiani di oggi, e ne abbiamo diversi nel nella nostra cerchia, che credono che il cristiano dovrebbe vivere secondo le regole alimentari del Vecchio Testamento, sono, in quel senso, fratelli e sorelle più deboli. Non hanno imparato la loro piena libertà nel Signore Gesù Cristo.

Inoltre, noi ci accettiamo gli uni gli altri, perché l’amore è generoso e sacrificale per il bene degli altri. 14: 15 “Ma se tuo fratello è contristato a motivo di un cibo, tu non cammini piú secondo amore; non far perire col tuo cibo colui per il quale Cristo è morto.”

Qui vedete entrambe le parti, quelli per i quali Cristo è morto sono entrambi cristiani, non significa che lo fai perire eternamente, ma che puoi portare reale distruzione nella vita di in cristiano più debole con la tua mancanza di sensibilità e di compassione, e di abnegazione e di sacrificio a sua favore. Se sei più preoccupato con te stesso e di godere le tue libertà cristiane anziché edificare il tuo fratello cristiano tu puoi far perire col tuo cibo colui per il quale Cristo è morto.

Comprendiamo poi che la coscienza è d’importanza vitale. Non deve essere violata. Deve essere purificata dal sangue di Cristo, educata e rafforzata mediante la parola  e lo Spirito di Dio versi da 20 a 23.

Non distruggere l’opera di Dio per il cibo; certo, tutte le cose sono pure, ma è sbagliato quando uno mangia qualcosa che è occasione di peccato.

21 E’ bene non mangiare carne, né bere vino, né fare cosa alcuna che porti tuo fratello a inciampare o ad essere scandalizzato o essere indebolito.
22 Hai tu fede? Tienila per te stesso davanti a Dio; beato chi non condanna se stesso in ciò che approva.
23 Ma colui che sta in dubbio, se mangia è condannato, perché non mangia con fede; or tutto ciò che non viene da fede è peccato.”

Tenete a mente la coscienza dell’altro. Che un cristiano, sia che sia debole sia che sia forte è più in obbligo di obbedire la propria coscienza che di obbedire a voi.

E poi notate il verso 17 “poiché il regno di Dio non è mangiare e bere, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo.” Comprendete dunque la natura e le priorità del regno di Cristo e comprendete quali siano le cose veramente importanti nel regno di Dio. Non sono se mangi verdura o non mangi verdura. Non è se bevi vino o non bevi vino. Sono giustizia, pace e gioia.

Capitolo 15 versi 3 e 7. poiché anche Cristo non ha compiaciuto a se stesso, ma come sta scritto: «Gli oltraggi di coloro che ti oltraggiano sono caduti su di me».

Verso 7 “Perciò accoglietevi gli uni gli altri come anche Cristo ci ha accolti per la gloria di Dio.”

Perché dovremmo accoglierci gli uni gli altri? Perché Cristo ci ha dato l’esempio e noi dobbiamo calcare i suoi passi e imitare la sua vita. E se Cristo ha accolto sia i deboli che i forti noi dobbiamo fare altrettanto.

Concludiamo. Potremmo tornarci su domenica prossima perché questo è un così grande capitolo, ma lasciate che faccia solo alcune conclusioni. John Brown ha detto questo: “Una chiesa unita porterebbe presto ad un mondo convertito.” Cioè una chiesa cha abbia il vero carattere della chiesa, fedele predicazione della parola di Dio, la fedele amministrazione di sacramenti, la fedele amministrazione della disciplina, dove le persone della chiesa si accolgono gli uni gli altri, non sono ipercritici gli uni degli altri nelle piccole cose della vita, questo è il tipo di chiesa che ha una grande influenza sulla cultura e sulla società in cui quella chiesa esiste.”

Secondo: Non giudicate altri usando voi stessi come criterio, ma secondo i criteri della bibbia e poi siate disposti ad essere giudicati con gli stessi criteri.

Tre. Aumentate la vostra comprensione del significato della morte e resurrezione di Cristo. Non siate soddisfatti con l’essere deboli.

Quarto. Mettete l’edificazione spirituale degli altri prima del godimento delle vostre libertà e dei vostri diritti. Siate più preoccupati di edificare gli altri nella chiesa che di vivere nella vostra libertà cristiana.

Ed ultimo. Celebrate le vostre libertà in Cristo non permettendo che la sua signoria su di voi e sulla vostra coscienza abbia rivali. Assicuratevi, dico questo a forti e deboli allo stesso modo, assicuratevi che Cristo e Cristo solamente sia il Signore della vostra coscienza. Non fate entrare nessun altro dominatore o legislatore nella vostra coscienza. Obbedite con gioia dal cuore ciò ch’Egli comanda nella sua parola. Se disobbedite ciò che comanda sentitevene in colpa. Se obbedite ciò che comanda, ringraziatene il Signore. Ma non lasciate che nessun uomo entri nella vostra coscienza. Non lasciate che nessuno entri e vi dica che dovete fare questo, questo e quest’altro se volte essere cristiani superspirituali. Assicuratevi che Cristo e solo Cristo sia il Signore della vostra coscienza e quando lo fate ci saranno pochi disaccordi tra i deboli e i forti.

Preghiamo

Grazie padre per Romani 14. Ti ringraziamo per le libertà, per le grandi libertà che abbiamo in Cristo. Aiutaci a rimanere fermi in quelle libertà con le quali Cristo ci ha fatti liberi. E aiutaci ad amarci gli uni gli altri in modo tale che mettiamo gli altri e gli interessi degli altri al di sopra dei nostri. Per amore di Cristo. Amen


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