INDICE:

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Romani 6. 1-11

La Nostra Unione con Cristo

La nostra lettura delle Scritture oggi è Romani 5: 20 a Romani 6: 14

20 Or la legge intervenne affinché la trasgressione abbondasse; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata,
21 affinché come il peccato ha regnato nella morte, cosí anche la grazia regni per la giustizia a vita eterna per mezzo di Gesú Cristo, nostro Signore.
6. 1 Che diremo dunque? Rimarremo nel peccato, affinché abbondi la grazia?
Niente affatto! Noi che siamo morti al peccato, come vivremo ancora in esso?
Ignorate voi, che noi tutti che siamo stati battezzati in Gesú Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte?
Noi dunque siamo stati sepolti con lui per mezzo del battesimo nella morte affinché, come Cristo è risuscitato dai morti per la gloria del Padre, cosí anche noi similmente camminiamo in novità di vita.
Poiché, se siamo stati uniti a Cristo per una morte simile alla sua, saremo anche partecipi della sua risurrezione,
sapendo questo: che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, perché il corpo del peccato possa essere annullato e affinché noi non serviamo piú al peccato.
Infatti colui che è morto è libero dal peccato.
Ora se siamo morti con Cristo, noi crediamo pure che vivremo con lui,
sapendo che Cristo, essendo risuscitato dai morti, non muore piú; la morte non ha piú alcun potere su di lui.
10 Perché, in quanto egli è morto, è morto al peccato una volta per sempre; ma in quanto egli vive, vive a Dio.
11 Cosí anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio, in Gesú Cristo, nostro Signore.
12 Non regni quindi il peccato nel vostro corpo mortale, per ubbidirgli nelle sue concupiscenze.
13 Non prestate le vostre membra al peccato come strumenti d’iniquità, ma presentate voi stessi a Dio, come dei morti fatti viventi, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia.
14 Infatti il peccato non avrà piú potere su di voi, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia.

Questo è uno dei passi più importanti di tutta la bibbia per comprendere come vivere la vita cristiana. Nei capitoli da 3 a 5 Paolo ha definito chi è giustificato con Dio, chi è accettato da Dio ed ora, nel capitolo 6 egli descrive come il giustificato dovrebbe vivere. Dopo che è stato spiegato ciò che abbiamo spiegato dai capitoli da 3 a 5, in un modo o in un’altro viene usualmente fatta una domanda, e la domanda è questa: Se tutto dipende da ciò che Dio ha fatto, e se le buone opere non hanno un ruolo nel perdono dei peccati e la salvezza è assicurata con la nostra accettazione da parte di Dio, che importanza ha come viviamo? Se una volta che Dio riversa su di noi la sua grazia siamo salvati per sempre, e se è tutto per grazia, cosa conta come viviamo giorno dopo giorno. Questa domanda viene fatta prima o dopo, quando una persona viene a conoscenza che la salvezza è per sola grazia. Ora, il capitolo 6 tratta il soggetto della santificazione mentre i capitoli precedenti hanno trattato il tema della giustificazione. Quando frequentai il seminario mi è stato insegnato, da un professore liberale (ne ho avuti parecchi), che non bisogna usare parole oscure nel presentare il vangelo e per parole oscure intendeva parole come giustificazione, santificazione e tutte quelle altre parole teologiche. Ma, vedete, il problema con la sua esortazione è che queste parole sono parole di Dio, queste sono parole la cui comprensione è essenziale per vivere la vita cristiana. E, cos’è l’evangelismo? Cos’è predicare, in fin dei conti? È spiegare alla gente le parole di Dio. E dunque, anche se noi possiamo non usare queste parole tutti i giorni, benché io speri che lo facciamo invece, e benché possano essere aliene per la maggior parte degli italiani, non importa, perché il nostro compito è presentare l’evangelo e spiegare  la parola di Dio, e se Dio è così potente da usare queste parole nella bibbia è anche così potente da usarle nella vita di tutti i giorni per la salvezza dei peccatori. E così, abbiamo parlato della giustificazione e parleremo della santificazione. Sono tra loro differenti. La giustificazione è una decisione giuridica presa da Dio nei vostri confronti nel momento stesso in cui credete nel Signore Gesù, e non prima. In quel momento, Egli perdona i vostri peccati e vi adotta nella sua famiglia, basandosi si ciò che Gesù ha fatto con la sua vita perfetta e la sua morte espiatrice, che vengono in quell’istante accreditate sul vostro conto, e che voi ricevi per fede solamente. La santificazione è un procedimento – che la giustificazione non è. La santificazione è un procedimento che inizia nel momento in cui siete giustificati e che continua lungo tutta la vostra vita. Nella santificazione lo Spirito santo opera dal di dentro di noi stessi per modellarci sempre più ad immagine di Cristo, sradicando vecchie abitudini, uccidendo il peccato, e facendo in modo che nella nostra vita si manifesti il frutto dello Spirito. Quindi, Romani da 3 a 5 tratta della giustificazione, Romani 6 tratta della santificazione, perché la giustificazione non può essere separata dalla santificazione. A tutti coloro i quali Dio ha dichiarati perdonati, e giusti, Egli comincia a lavorare nel loro cuore per farli diventare giusti. Pertanto, nella giustificazione la giustizia di Dio ci viene imputata, ci viene accreditata, e su quella base siamo accettati da Dio per sempre; nella santificazione la giustizia di Dio ci viene impartita e noi siamo fatti diventare giusti; benché non perfettamente giusti in questa vita. E dunque, la santificazione segue sempre la giustificazione, è la prova dell’avvenuta giustificazione; la santificazione, non meno della giustificazione, scaturisce dal potere della morte e resurrezione di Gesù; 1 Corinzi 1: 30, 31 dice così: “Ora grazie a lui voi siete in Cristo Gesú, il quale da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia (cioè giustificazione), santificazione e redenzione, affinché, come sta scritto: «Chi si gloria, si glori nel Signore»”, Così, proprio come la nostra giustificazione  proviene dalla vita, morte, resurrezione di Cristo, così anche la santificazione proviene dalla sua opera. Ora, questo collegamento inseparabile, e voglio sottolineare il fatto che quello tra giustificazione e santificazione è un collegamento inseparabile, perché, come sapete, in molte, molte chiese evangeliche fondamentaliste, c’è un’eresia che credo sia dannabile. Ebbe inizio nel Dallas Seminary all’inizio del secolo, insegnata da un uomo dal nome di Lewis Sperry Chafer che sfortunatamente era presbiteriano di nome, ed è chiamata l’eresia del cristiano carnale. Questa insegna che tutto ciò che devi fare per essere salvato è chiedere che Gesù venga nel tuo cuore come tuo salvatore. Andrebbe tutto bene se a quel punto tu ti inchinassi davanti a Lui come tuo Signore, ma non devi inchinarti a Lui come Signore e sottometterti a lui per essere salvato, tutto quel che devi fare è riceverlo come salvatore e poi, in qualche punto del tu cammino sarebbe preferibile che tu l’accogliessi anche come Signore altrettanto che salvatore. Ma, tu devi solo riceverlo come Signore per andare in cielo. Potete vedere come questa sia un’eresia dannabile perché l’unico Salvatore che esiste è il Signore. “Credete nel Signore Gesù e sarete salvati” talché la sottomissione alla signoria di Cristo è parte della fede stessa e, come ha detto Albert Martin: Non puoi godere dei benefici della croce di Cristo prima d’esserti inchinato alla richieste di Cristo come Re. Un modo teologico di esprimere questo concetto è: Non si possono separare giustificazione e santificazione, sono collegate inseparabilmente, e questo si vede nel modo in cui sono collegati i capitoli 5 e 6, non c’è brusca transizione tra i due capitoli. Il capitolo 5 comincia con delle enfasi: non siamo più sotto il regno del peccato e della morte, siamo nel regno della grazia per mezzo della giustizia di Gesù Cristo. E la domanda sollevata all’inizio del capitolo 6 nasce dagli ultimi due versi di capitolo 5 che abbiamo letto come testo. Ed è importante che comprendiamo questo capitolo. Questo capitolo fluisce dai versi 20 e 21. Che aspetto ha vivere nel regno della grazia? Ho anche detto, qualche tempo fa, che questo capitolo è molto importante, tutto il capitolo 6, perché è il punto di partenza per vivere una vita cristiana di successo nel mezzo di tutte le tue battaglie col peccato. Comprendere e praticare tutti questi 23 versetti del capitolo 6 è l’assoluto punto di partenza per vivere con successo la vita cristiana. Ci aiuta a comprendere la vera relazione del cristiano col peccato. Ci mostra come ottenere la vittoria contro le tentazioni nella nostra vita, e ci insegna che, come cristiani, noi possiamo controllare i nostri pensieri, umori, abitudini, desideri; la nostra vita interiore quanto quella esteriore e non essere più sotto il dominio del peccato. Di fatto, non solo l’intero capitolo 6 fluisce dai versi 20 e 21 del 5, ma i prossimi tre capitoli, cioè i capitoli 6, 7 e 8 devono essere visti come provenire da quei due versetti. Per esempio, nel capitolo 6, versi da 1 a 11, si vede il significato pratico del regno della grazia nella vita di tutti i giorni come cristiani; nei versi 12-23 del capitolo 6 si vede il dovere del cristiano nel regno della grazia; nel capitolo 7 da 1 a 13 si vede la funzione della legge di Dio nel regno della grazia; nel capitolo 7 versi da 14 a 25 si vede il conflitto col peccato e la vittoria su di esso che il credente sperimenta nel regno della grazia; e poi, l’intero capitolo 8, tutti i 39 versi ci presenta le risorse dello Spirito santo dalle quali noi dobbiamo attingere mentre viviamo come credenti nel regno della grazia essendo stati tolti dalla famiglia di Adamo ed essendo stati portati dentro la famiglia di Cristo.

Ora, lasciate che vi dia un tema riassuntivo di questi 13 versi perché sono così importanti e come potete vedere sono così complicati. Ciò che voglio dire è che dovrete veramente applicarvi la mente.  Ci sono passi della Scrittura sui quali non è necessario pensare così tanto, ma in questo passo dovrete veramente pensare profondamente. Bisogna essere diligenti, bisogna mantenere la concentrazione, bisogna ricordare cos’ha detto il verso che precede. Si può fare, non è necessario avere un QI straordinario per farlo, avete l’illuminazione dello Spirito santo, e così, con uno sforzo consapevole da parte vostra potete comprendere questo passo. Ma il tema è questo: nel momento in cui diventiamo cristiani, nel momento in cui diventiamo cristiani noi siamo completamente morti al regno del peccato; perciò, per il cristiano vivere sotto il dominio del peccato è impossibile perché è in Cristo e sotto il regno della grazia. Paolo non sta dicendo che siamo senza peccato, solo che il peccato non è più il nostro padrone. Bene, ora, con questo pensiero in mente prendiamo visione di questo grande passo.

Prima di tutto egli pone una domanda, che probabilmente la gente aveva posto a lui dopo l’esposizione delle grandi verità dei versi 20 e 21 e di tutto Romani 5: Cosa diremo dunque? Quali sono le implicazioni di ciò che abbiamo detto:

Rimarremo nel peccato affinché abbondi la grazia?

Come vedete questa domanda sgorga fuori spontaneamente dai versi 20 e 21. Perché Dio ha dato la legge? Non era in contraddizione con la grazia, non era per contraddire o sospendere o sostituire il vangelo, ma la legge fu aggiunta a fianco del vangelo per servirne gli scopi nel causare la moltiplicazione del peccato; per aiutare le persone a comprendere cosa sia il peccato, poi, l’uomo non rigenerato quando vede i “fa questo e non fare quest’altro” della legge di Dio vuole fare l’opposto, e così la legge di Dio serve i propositi del vangelo nel dimostrare alle persone che è impossibile essere salvati osservando la legge e facendo abbastanza opere buone, perché solo il vangelo può salvare; così da provocare una moltiplicazione dei peccati affinché la grazia abbondasse ancor di più. Che come il peccato regnava nella morte, così la grazia, il favore di Dio potesse regnare mediante la giustizia a vita eterna per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore nella vita di tutti i credenti.

E dunque, dobbiamo continuare nel peccato perché la grazia aumenti? Lo scopo della legge è di incrementare il peccato, dai, pecchiamo di più! Moltiplichiamo il peccato nella nostra vita! È questa la grande implicazione? La negazione di Paolo qui è piena di disgusto, di orrore dell’intera idea. E perciò risponde con un decisivo, finale: No! Cosa diremo dunque, cioè noi, noi credenti che siamo sotto il regno della grazia, che non siamo salvati per opere, dovremo noi continuare nel peccato, sotto il padronato del peccato, facendo tutto ciò che il peccato ci dice di fare, affinché la grazia possa sovrabbondare? Assolutamente no! In altre parole, questo è scritto nel greco in modo tale che non c’è un negativo più forte nella lingua originale. Assolutamente no! Niente affatto! E poi vi dice perché! Perché è impossibile per un credente, che vive sotto il regno della grazia, continuare ad essere dominato dal peccato come era prima di essere convertito. E qui c’è la sua ragione:

Noi che siamo morti al peccato, come vivremo ancora in esso?

Questa è la ragione. Ora, “morti” in greco è nel tempo aoristo, che denota una decisiva rottura col peccato nel passato; non è un procedimento, non sta parlando di una cosa continuativa, un morire al peccato ogni giorno, sta parlando di un punto particolare nel passato nel quale il credente morì al dominio del peccato, e la presupposizione basilare qui è che non si può essere morti e vivi contemporaneamente in riferimento alla medesima cosa. Così, quando eravamo perduti ed eravamo sotto il regno del peccato e della morte, il peccato era il nostro padrone e noi eravamo suoi schiavi, gli eravamo vivi per così dire, gli rispondevamo con gioia. Ma una volta che siamo stati trasportati via da quel regno dentro al regno della grazia, ora noi siamo morti al peccati, siamo morti al peccato che perciò non è più il nostro padrone e nostro re; possiamo dirgli di no e non siamo costretti a cedergli. Niente affatto, noi che siamo morti, una volta per tutte, una completa, definitiva cesura col passato, come possiamo vivere ancora nel peccato? Non possiamo! Se dobbiamo rispondere a questa domanda dobbiamo dire: Non possiamo! Se uno è morto al peccato non può più essere alle dipendenze del peccato, perché i cristiani non sono più governati dal peccato. Se sei governato dal peccato non sei un cristiano.

E poi Paolo introduce il battesimo nell’argomento per spiegare il messaggio:

Ignorate voi, che noi tutti che siamo stati battezzati in Gesú Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte?

Ora questo dice molto del battesimo, dice molto di come la bibbia usa parole, c’è un linguaggio sacramentale nella bibbia, e ci arriveremo in un minuto; ma ciò che sta dicendo è: C’è qualcosa del battesimo che adesso userò per rafforzare il mio argomento. L’acqua del battesimo è segno e suggello della nostra unione con Cristo, in tutto ciò che Egli è e in tutto ciò che Egli ha fatto; il che include la sua morte. Pertanto, noi siamo stati battezzati in/dentro a Cristo e nella sua morte. È un segno e suggello della sua morte espiatrice e della nostra unione con lui. Infatti, se ricordate Colossesi capitolo 2, qui si leggono queste parole: “Essendo stati sepolti con lui nel battesimo, in lui siete anche stati insieme risuscitati, mediante la fede nella potenza di Dio che lo ha risuscitato dai morti.” Così, il battesimo nel Nuovo Testamento è un segno e sigillo, un simbolo, dell’unione del credente con Cristo, il nostro essere uno con Cristo, e questa unità include anche la sua morte, perché dice: “Ignorate voi, che noi tutti che siamo stati battezzati in Gesú Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte?

Ora, l’interesse principale della bibbia non è il battesimo con acqua. Non sta dicendo che tutti quelli che sono stati battezzati con acqua sono morti al peccato e vivi a Dio e perciò salvati. Non sta dicendo questo. C’è nella bibbia un modo di esprimersi che è sacramentale, nel quale, il simbolo, le parole che descrivono il simbolo di un sacramento, sono usate per la realtà, e talvolta viceversa, dove le parole che descrivono il simbolo, come l’acqua, sono usate non per il simbolo, ma per la realtà che il simbolo simboleggia. Fatemi dare due esempi, uno per il VT e uno per il NT. A volte, nel VT l’arca dell’Alleanza è chiamata Dio, non perché avessero una  convinzione superstiziosa che l’arca fosse Dio, ma l’arca dell’Alleanza era un pegno, un simbolo da Dio della sua presenza col suo popolo.  E pertanto, quando scendevano in battaglia, l’arca dell’Alleanza, che era un baule d’oro con sopra i cherubini, e il propiziatorio, e che stava nel luogo santissimo, quando andavano in battaglia l’arca dell’Alleanza era in testa all’esercito, come simbolo della presenza di Dio, come pegno della sua presenza col suo popolo, e pertanto potevano dire: Il Signore ci ha condotti in battaglia, e stavano parlando dell’arca del patto. Nel NT c’è una frase che dice  che il battesimo adesso ci salva. E questa è in 1 Pietro (3:21), il battesimo ora ci salva. Ebbene, l’acqua del battesimo non ci salva dai nostri peccati nel modo in cui molte persone lo intendono, l’acqua del battesimo non ti salva dai tuoi peccati, non ti rigenera, ecc., ma la realtà di cui il battesimo è un segno e suggello, quella salva. Questo è il modo in cui sta usando la parola battesimo qui. Sta dicendo: il battesimo è un segno e sigillo della nostra unione con Cristo nella sua morte e risurrezione. Dunque qui sta usando la parola battesimo col significato di “diventare uno con” Cristo, in questo punto la parola battesimo non ha in essa una goccia d’acqua; proprio come non ha in essa ‘aspersione’, non ha in essa ‘immersione’; proprio come quando dice che i figli d’Israele furono battezzati in Mosè nel Mar Rosso. Questo non significa che furono immersi nel Mar Rosso. Le sole persone che furono immerse nel Mar Rosso furono i soldati di Faraone che furono immersi a morte, non significa che furono immersi nel corpo di Mosè, Furono fatti uno col mediatore del Vecchio Patto. Furono battezzati in Mosè e fatti uno col mediatore del Vecchio Testamento. E questa è l’accezione in cui la parola viene usata qui. Il suo argomento è: dobbiamo noi continuare nel peccato, permettere che il peccato continui a dominare la nostra vita ora che siamo sotto il regno della grazia. Assolutamente no! Niente affatto! Perché siamo morti una volta per tutte al peccato, dopo tutto, non sapete voi che noi tutti che siamo stati fatti uno nell’unione con Cristo, siamo stati anche fatti uno con lui nella sua morte?

Ora voi ed io siamo stati battezzati nella morte di Cristo, quando? Quando Cristo morì. Noi fummo uno con Cristo nella sua morte, 2000 anni fa. Tenete presente che questo passo non sta parlando di qualcosa che voi sperimentate ma sta parlando di un evento oggettivo avvenuto nel passato. Questa è la base della nostra liberazione dal peccato e del nostro essere morti al peccato. E questo è avvenuto nella morte, e più tardi nella risurrezione, e pertanto: quando siamo morti con Cristo? Quando Egli è morto 2000 anni fa, noi fummo ‘in Lui’ quando morì, e quando siamo risorti con Cristo? (Arriveremo a questo tra poco), fummo resuscitati con Cristo quando Cristo resuscitò dai morti nel terzo giorno, e quell’unione che abbiamo con Cristo, in quella storica morte e resurrezione, è la base per la nostra assoluta libertà dalla schiavitù al peccato che sperimentiamo nel regno della grazia.

Andiamo avanti. Verso 4: Perciò, poiché siamo uniti a Lui nella sua morte siamo pertanto morti al potere del peccato 

Noi dunque siamo stati sepolti con lui per mezzo del battesimo nella morte affinché, come Cristo è risuscitato dai morti per la gloria del Padre, cosí anche noi similmente camminiamo in novità di vita”.

E dunque ora, non solo siamo battezzati nella sua morte, uniti a lui nella sua morte, siamo stati sepolti con lui mediante il battesimo. Quando, io e voi siamo stati sepolti con Cristo mediante il battesimo? Questo, per molte persone, è il grande simbolo del battesimo, ma voi foste sepolti con Cristo non quando foste battezzati con l’acqua. Non è questo il punto. Voi foste sepolti con Cristo nel battesimo quando lui fu sepolto. Così, voi foste uno con Cristo nella sua morte, foste uno con Cristo nella sua sepoltura, e come vedremo foste uno con Cristo nella sua resurrezione. Ora, sottolineare che fummo sepolti con Cristo è evidenziare la completezza della nostra unione con Cristo. La persona che è morta viene sepolta, questa è la prova che è morta, e la stessa cosa è vera di noi stessi. Che la nostra unione con Cristo nella sua morte è così completa che si può dire che fummo sepolti con Lui. In altre parole non ci sono dettagli in sospeso, non ci sono questioni sospese, particolari irrisolti, non c’è altro peccato per cui fare espiazione, non c’è peccato che satana ora possa insinuare e fare in modo che diventiamo di nuovo schiavi del peccato. Siamo morti con Cristo, siamo stati sepolti con Cristo, l’identità con Lui è completa, e qual’è lo scopo, il battesimo qui è segno e sigillo di quella unità, “affinché”; perché fummo sepolti con Cristo? Affinché, come Cristo è risuscitato dai morti per la gloria del Padre, così anche noi similmente camminiamo in novità di vita. Così, siamo morti con Cristo quando Egli morì, al dominio del peccato cosicché ora, per la potenza dello Spirito santo non siamo più schiavi del peccato, e fummo sepolti con Cristo, e Cristo resuscitò dai morti e noi siamo resuscitati con lui, questa unione che abbiamo con Lui include tutto quello che ha fatto e come risultato ora noi possiamo dire no al peccato ma possiamo anche camminare in novità di vita. Noi possiamo dire no alla tirannia del peccato e possiamo dire sì alla giustizia di Dio, dopo tutto ricordate, che il regno della grazia è “per la giustizia”,  a vita eterna per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. Pertanto, la vita di ognuno che sia sotto il regno della grazia mediante la fede, che è sotto le risorse della grazia, la caratteristica della sua vita è la giustizia; cammina in una nuova vita contrapposta alla vita di empietà che viveva quand’era sotto il regno del peccato e della morte. Pertanto, siamo stati sepolti con Lui mediante il battesimo nella sua morte in modo che come Cristo fu resuscitato dai morti per la gloria del Padre, così noi pure possiamo camminare in novità di vita alla gloria del Padre. Voi ricordate che il modo usuale del Nuovo Testamento per esprimere la resurrezione di Cristo è che Dio lo ha resuscitato dai morti; Dio il Padre lo ha resuscitato dai morti, in Giovanni 10 dice che risorse per la propria potenza, ma in tutte le altre istanze dice che Dio lo ha resuscitato dai morti. E Dio il Padre resuscita noi dai morti in Lui, ma notate la grandezza del linguaggio:

affinché, come Cristo è risuscitato dai morti per la gloria del Padre, cosí anche noi similmente camminiamo in novità di vita”.

Cos’è la gloria del Padre? È la dimostrazione della sua maestà! È la dimostrazione della somma totale di tutte le sue perfezioni, di tutto ciò che Dio è. Perciò, la resurrezione del Signore Gesù Cristo, e la nostra con Lui, è la manifestazione e la dimostrazione di tutta la gloria e di tutta la maestà di Dio stesso. 

Verso 5, è una frase che continua fino al verso 7 perciò la leggiamo tutta:

Poiché, se siamo stati uniti a Cristo per una morte simile alla sua, saremo anche partecipi della sua risurrezione, sapendo questo: che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, perché il corpo del peccato possa essere annullato e affinché noi non serviamo piú al peccato. Infatti colui che è morto è libero dal peccato”.

Ora, non dimenticate, mentre leggiamo questo testo, cosa Paolo stia facendo. Sta spiegando perché una persona che vive sotto il regno della grazia per fede in Gesù Cristo non può essere uno schiavo del peccato, col peccato come suo padrone. Ed è perché, verso 5, siamo stati uniti a lui per una morte simile alla sua e in una resurrezione simile alla sua. Vedete la parola “uniti”? È una parola figurativa che vuole esprimere la contiguità, l’aderenza, la stretta vicinanza della nostra relazione con Cristo. L’intimità di questa unione definisce questa condizione di ‘una volta per tutte’ questa cesura definitiva col peccato in virtù dell’unione che abbiamo con Cristo nella sua morte e resurrezione. E poiché siamo stati uniti, per una morte nella quale siamo stati assimilati, mescolati amalgamati a Lui, saremo anche uno con Lui nella sua resurrezione a motivo dell’unione che abbiamo con Lui in tutto ciò che Egli è e in tutto ciò che Egli ha fatto. Tutto ciò che Cristo ha fatto ci tocca, ha effetti su di noi, a motivo della nostra unione con Cristo in tutto ciò che Egli ha fatto. La parola ‘simile’ qui è una parola importante. Perché se siamo stati uniti a Cristo per una morte simile alla sua, saremo anche partecipi in una resurrezione simile alla sua. La parola ‘simile’ ha lo scopo di rammentarci che non si tratta di una identità letterale, che la questione qui non è la nostra letterale, fisica, morte. E la questione non è nemmeno la nostra letterale, fisica resurrezione. L’intera questione qui e se il peccato sia ancora il nostro padrone oppure no. E il peccato non è il padrone di quelli che credono perché noi siamo morti al potere del peccato in ragione della nostra unione con Cristo nella sua morte e resurrezione. 

Sapendo questo  Cioè tu non ottieni questa conoscenza per mezzo della tua esperienza, Paolo usa il “sapendo questo” per introdurre una nuova verità, per aiutarci a comprendere questa verità ancor meglio, e la nuova verità che tutti i cristiani devono sapere è che il loro vecchio io è stato crocifisso con Cristo: “Che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, perché il corpo del peccato possa essere annullato ( e distrutto) e affinché noi non serviamo piú al peccato. Infatti  (perchè) colui che è morto è libero dal peccato”. Che espressione ridondante! Ma che grande verità! Il nostro vecchio io, o il nostro vecchio uomo, fu crocifisso con Lui; questo è il motivo per cui il peccato non può più essere il nostro padrone una volta che siamo cristiani e siamo sotto le risorse della grazia. Ora, quando io ero un giovane predicatore, prima che diventassi riformato, avevo dei grandi sermoni che avevo attinto a questo tizio, Lewis Sperry Chafer, che diede origine all’eresia del cristiano carnale, e qui sto facendo del sarcasmo, uno in particolare su come vivere la vita cristiana, e dissi questo, e sembrava così corretto, e la gente lo amò, ‘che un cristiano ha due uomini che vivono dentro di lui’, il vecchio uomo e l’uomo nuovo, e dipende da quale dei due tu alimenti, quale diventerà il più forte nel manifestarsi nella tua vita. Ora questo suonava così giusto, eccetto che non c’è verità in esso. Il fatto è che non abbiamo due io, non c’è più un vecchio uomo che vive in te, una vecchia persona, e una nuova persona, tu sei una persona nuova: “Se uno dunque è in Cristo egli è una nuova creatura, le cose vecchie sono passate, ecco sono diventate nuove”. Non sei schizofrenico, non hai due personalità, non hai due uomini che vivono in te. Sei una nuova persona. Non sei perfetto, pertanto ci sono residui di quella vecchia persona che rimangono, ma questo è ciò che invece la maggior parte dei dispensazionalisti crede oggi, che hai due uomini, uno nuovo e uno vecchio dentro di te, e che lottano per avere il controllo di te stesso, e dipende da quale dei due tu alimenti e incoraggi, quello si manifesterà nella tua vita. Lasciate che vi mostri perché non è vero.

Sapendo questo, che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui”.

Qui c’è un altro aoristo: “È stato crocifisso”, indica un’azione definitiva, una volta per sempre nel passato, nella quale ci fu una cesura completa col peccato: La crocifissione non è un procedimento che dura giorni o settimane, la crocifissione in questa questione è una morte, decisiva, una volta per sempre. Cosicché, quando sei diventato un cristiano, e sei venuto sotto il regno della grazia, il tuo vecchio uomo è stato crocifisso! Definitivamente e per sempre, lì in quel momento, e sei una persona nuova che cammina in novità di vita.

Ora, cos’è questo vecchio io, questa vecchia persona. È la persona non rigenerata nella sua depravazione totale. È ciò che eri prima di diventare cristiano, in contrasto con la persona nuova che ora sei nella rigenerazione in Cristo; non sei perfetto, ma sei nuovo. Pertanto, ciò che tu eri, prima di entrare nel regno della grazia mediante la fede in Cristo, non lo sei più! Quel vecchio uomo è stato crocifisso, quel vecchio uomo era sotto il dominio del peccato e di satana, e questo è il motivo per cui tu non lo sei. Perché adesso che sei giunto sotto le risorse della grazia, sei una persona nuova, e quella vecchia vita non ha più rivendicazioni su di te. E la ragione per cui il vecchio io è stato crocifisso è che il nostro corpo di peccato fosse annichilito. Beh, che significa questa cosa? Alcune persone pensano che la parola “corpo” significhi massa, questa massa di peccato, questa depravazione che un tempo ci dominava non è più lì, siamo ancora peccatori ma non siamo totalmente depravati, e questa è una definizione possibile, ma usualmente, quando un testo può essere tradotto o interpretato accuratamente in due modi diversi, solitamente è il significato più difficile quello che è pure il più accurato. Perché solitamente, quando qualche cosa è difficile da comprendere, le persone vanno alla ricerca di qualche spiegazione più semplice. Ecco cosa penso che questo significhi: “Sapendo questo: che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con Cristo” Quando Egli fu crocifisso sulla croce, “perché il corpo del peccato possa essere annullato, (annichilito, distrutto)”; cos’è il “corpo del peccato”?. Ebbene, non c’è nessun Neoplatonismo, qui, come non ce n’è da nessun altra parte nella Bibbia; ricordate cosa insegnò il Neoplatonismo: insegnò che le cose fisiche sono sporche e inferiori e abbiette, e che tutto ciò di cui Dio s’interessa è la tua anima, e che noi dovremmo negare i piaceri e i vari desideri del corpo e focalizzarci sul morire e andare in cielo. Ma poi abbiamo Romani 12: 1 “Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio.” Se i nostri corpi fossero sporchi e abbietti e inferiori come dicono i Neoplatonisti perché Cristo si preoccuperebbe di resuscitare i nostri corpi nell’ultimo giorno, perché ha preso su di sé un corpo, perché fu resuscitato dai morti con un corpo fisico? Vedete che è un pensiero non biblico. Nondimeno, il corpo, nel non credente è condizionato e controllato dal peccato, dalla nostra depravazione, dalla nostra volontà peccaminosa, dal nostro cuore peccaminoso, dalla nostra anima peccaminosa che fanno fare al nostro corpo ciò che gli dicono di fare. E dunque, quando sta parlando del “corpo del peccato” sta parlando dei nostri corpi fisici che quando non eravamo convertiti erano condizionati e controllati dal peccato che controllava il nostro cuore, la nostra anima e la nostra vita. “Che il nostro corpo del peccato possa essere annullato”. E dunque il punto è, che quando una persona è trasformata e trasportata, per la potenza di Dio dal regno del peccato e della morte, al regno della grazia, questo ha effetti sul tutto della persona, corpo e anima. Talché quando entri nel regno della grazia la tua anima non è più dominata dal peccato, né lo è il tuo corpo. È ancora condizionato in qualche maniera, noi moriamo, ci ammaliamo, ecc. ma la salvezza, questo radicale cambiamento nel credente, ha efficacia sull’interezza del credente, corpo e anima, affinché il corpo possa essere trasformato e messo in libertà dal controllo del peccato: in modo che, in ordine che, noi possiamo non essere più controllati dal peccato. In altre parole, la ragione per tutto questo, la ragione per cui fummo fatti uno con Cristo nella sua morte, sepoltura, resurrezione, la ragione per cui il nostro vecchio io è stato crocifisso con lui, è affinché nella nostra vita di tutti i giorni, non vivessimo più da schiavi del peccato. Non c’è assolutamente nessuna ragione, per la quale il  cristiano debba essere schiavo del peccato. E volete sapere una cosa che lacera il mio cuore, non c’è alcuna ragione per alcun peccato, punto. Ogni qualvolta peccate, non c’è alcuna ragione per averlo fatto, non ci sono scuse, ora, voi ed io saremo peccatori fino al giorno della morte, ma non ci sarà mai nessuna scusa per nessuno dei peccati che commettiamo. Che ogni volta che pecchiamo, come credenti, scegliamo di farlo. Ma il punto è, qui, che nonostante siamo peccatori, noi non dobbiamo vivere e non viviamo come schiavi del peccato, sotto il padronato del peccato. Perché? Perché chi è morto è libero dal peccato. Noi siamo morti al peccato, C’è stata una frattura decisiva nel passato a motivo della nostra unione col Signore Gesù Cristo, e ora siamo liberi dal peccato, non che non siamo più peccatori, ma che siamo liberi dal peccato, come un giudice in un tribunale, assolve una persona incriminata che è stata trovata non colpevole, la legge non ha su di lui più alcuna rivendicazione, il peccato non ha più alcuna rivendicazione su di lui, è stato incriminato per quel reato, non è colpevole per quel reato, non è più sotto la sua rivendicazione. E questo è il punto. Non che siamo senza peccato. Ma è che chi è morto alla tirannia del peccato, il peccato non ha più rivendicazioni su di lui.  Provo a usare un’altra parola, è stato emancipato, è stato liberato dalla tirannia del peccato.

E poi, nei versi da 8 a 10, Paolo parla della certezza e della permanenza di questa qualità di vita per chi ha creduto in Gesù. Che una volta che ti è stata data quell’unità di vita con Cristo non puoi mai più perdere quella novità di vita. E una volta che hai creduto in Cristo  puoi stare assolutamente sicuro che hai quella novità di vita per il resto dei tuoi giorni. E questo è il punto dei versi da 8 a 10. 

Ora se siamo morti con Cristo, noi crediamo pure che vivremo con lui,” (e quel vivremo denota certezza). Noi crediamo, questo è un articolo di fede, non è una congettura, questo è un articolo di fede, è qualcosa che noi crediamo. “Ora, se siamo morti con Cristo” al potere del peccato  e non siamo più sotto la sua influenza, come Cristo non è più sotto sotto  la sua influenza, allora noi crediamo che pure vivremo con Lui, e godremo della comunione con Lui nella sua vita di risorto e per tutta l’eternità. “Noi vivremo pure con Luisapendo che Cristo, essendo risuscitato dai morti, non muore piú; la morte non ha piú alcun potere su di lui. Perché, in quanto egli è morto, è morto al peccato una volta per sempre; ma in quanto egli vive, vive a Dio”.

Così, dice, in effetti, che è impossibile che il peccato ridiventi il nostro padrone proprio quanto è impossibile negare la resurrezione di Cristo. Cristo, essendo stato resuscitato dai morti, non morirà mai più, il peccato non signoreggerà mai più su di Lui, Noi siamo in Cristo, fummo in Cristo quando Egli fu risorto dai morti e noi non moriremo mai più e la morte non signoreggerà su di noi, mai più. 

Perché, in quanto egli è morto, è morto al peccato una volta per sempre; ma in quanto egli vive, vive a Dio”. E fintantoché Gesù è vivo e vive a Dio, voi ed io che crediamo, saremo vivi , e vivremo a Dio. 

Ed ora abbiamo il verso 11, il quale è la prima frase di questo tipo nel libro di Romani. Questa è la prima volta in cui siamo esortati a fare qualche cosa nel libro di Romani. Questo non è un mero indicativo. Non è la dichiarazione di un fatto. È un imperativo. E dunque dopo tutta la dottrina che abbiamo visto in cinque capitoli e mezzo di Romani, la prima applicazione che ne consegue, la prima applicazione che Paolo fa, ed è per questo che conoscere queste cose per vivere la vita cristiana è così importante: “Cosí anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio, in Gesú Cristo, nostro Signore”. “Non regni quindi il peccato nel vostro corpo mortale, per ubbidirgli nelle sue concupiscenze.” Ecco una seconda esortazione. “Non prestate le vostre membra al peccato come strumenti d’iniquità” terza;  ma presentate voi stessi a Dio, come dei morti fatti viventi, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia.” Quarta. E qui è il punto di partenza della vita cristiana. Questo è il modo per vivere con successo la vita cristiana; obbedendo a queste prime 4 esortazioni, imperativi, del libro di Romani.

Vediamo le parole usate  e poi spiegheremo cosa significano. “Così anche voi consideratevi” fate conto di, prendete in conto il fatto, ritenetevi, riconoscete di essere così, “Così anche voi consideratevi” che siete due cose: morti al peccato e vivi a Dio in Cristo Gesù. Siete morti al peccato e quindi la vostra condizione permanente per quanto concerne il peccato è che siete morti. Quando muori sei morto. E pertanto c’è stata una decisiva rottura col peccato nel tuo passato, basato sull’unione che avete con Cristo; ed ora la vostra intera vita può essere descritta, non come morti nel peccato, talché non potete farci niente, Efesini 2: 1-2 descrive il non credente, costui è morto nel peccato, ora voi, in quanto credenti, siete morti al peccato, al suo dominio e potere, e siete vivi a Dio in Cristo Gesù. Siete risorti con Lui a novità di vita, ed ora, il vostro stato è che siete vivi a Dio, e alla volontà di Dio, e alle istruzioni di Dio, ed è tutto perché siete in Cristo Gesù, a motivo della vostra unione con Lui. E dunque, come avrete successo nel vivere la vita cristiana?  Tenete costantemente davanti agli occhi, questi fatti compiuti: noi siamo morti una volta per sempre al regno del peccato, perché per fede siamo nel regno della grazia. La morte non ha ulteriore dominio su di noi; la legge di Dio non ha diritto di condanna contro di noi; il peccato non può mai più renderci schiavi; il vecchio uomo è stato crocifisso affinché il corpo di peccato fosse distrutto, che possiamo non essere più schiavi del peccato; e siamo morti al peccato e vivi a Dio, in Cristo Gesù. Prendete atto che siete morti al peccato e vivi a Dio a motivo della vostra unione con Cristo. La parola “consideratevi” significa rendetevi conto, prendete atto del fatto, che siete ciò che Dio vi considera. Ora, rendersi conto di queste cose non le rende vere. Non sta dicendo fatevi morti al peccato, e vivi a Dio. Queste cose sono vere di voi, sono già vere di voi mediante la fede, per grazia mediante la fede; perciò, poiché queste cose sono vere di voi nel regno della grazia, vivete come se lo fossero! Attingete al potere di questi fatti compiuti nella storia della vostra vita personale, tenete ciascuno di questi fatti davanti agli occhi, e consideratevi come foste quello che Dio dice che siete in Cristo.

E poi, versi 12 e 13, dipendendo dal potere della vostra unione con Cristo, vivete in maniera coerente con ciò che Dio dice essere vero di voi. Per grazia, non diventate schiavi alle concupiscenze del corpo, per grazia non mettete le membra del vostro corpo a disposizione, o al servizio del nemico, cosicché egli le possa usare come armi nella sua guerra che sta combattendo contro Dio e contro di voi, e per grazia, continuate a mettervi al servizio di Dio mettendovi a sua disposizione. Perciò vedete quant’è importante e pratico questo passo; richiede impegno nel pensare, richiede teologia, ma non potrete vivere la vita cristiana se non conoscete questa teologia. E per grazia di Dio continueremo a considerarla la prossima settimana. 

Preghiamo:

Ti ringraziamo, caro padre, per queste dinamiche della vita cristiana, ti ringraziamo che non siamo noi a iniziare questa vita da noi stessi, ma che cominciamo la vita cristiana in Cristo, ti ringraziamo che facciamo ciò che facciamo perché siamo ciò che siamo, e così, aiutaci a tornare su questo brano, ancora e ancora di nuovo, per insegnare  questo passo ai nostri figli, e ai nostri amici, affinché abbiamo più successo nel vivere la vita che ci hai chiamati a vivere, per amore di Cristo. Amen.


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