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Romani 6: 12-23  I requisiti della vita cristiana

Torniamo al sesto capitolo del libro di Romani e per comprendere il sesto capitolo dobbiamo leggerlo come fluisce dagli ultimi due versi  del capitolo cinque. Come abbiamo detto la settimana scorsa questo è uno dei capitoli più importanti su come vivere la vita cristiana, come avere successo nel combattere il peccato, come essere più coerenti e fedeli nell’obbedire il Signore. Questo capitolo è di vitale importanza. Lasciate che vi mostri il suo fluire perché è complesso.

Nei versi da 1 a 10 del capitolo 6 abbiamo imparato che il credente è libero dalla tirannia del peccato a motivo della sua unione con Cristo.

Nei versi 11-13 vediamo come il successo nella vita cristiana si può raggiungere se obbediamo i comandi di questi versi.

Nei versi 14 e 15 vediamo che la grazia di Dio assicura che noi in quanto cristiani saremo obbedienti e

Nei versi 15 e 16 vediamo cosa la grazia di Dio permette ai credenti di essere e di fare.

Nel verso 17 vediamo come la Grazia Di Dio ci libera dalla tirannia del peccato.

Versi 18 e 19, come vivere da schiavi della giustizia.

Versi da 20 a 22 i motivi per vivere come schiavi di Cristo.

E nel verso 23 la conclusione dell’intero capitolo.

Leggiamo dunque, cominciando dagli ultimi due versi del capitolo cinque, il capitolo sei.

20 Or la legge intervenne affinché la trasgressione abbondasse; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata,
21 affinché come il peccato ha regnato nella morte, cosí anche la grazia regni per la giustizia a vita eterna per mezzo di Gesú Cristo, nostro Signore. 
6. 1 Che diremo dunque? Rimarremo nel peccato, affinché abbondi la grazia?
Niente affatto! Noi che siamo morti al peccato, come vivremo ancora in esso?
Ignorate voi, che noi tutti che siamo stati battezzati in Gesú Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte?
Noi dunque siamo stati sepolti con lui per mezzo del battesimo nella morte affinché, come Cristo è risuscitato dai morti per la gloria del Padre, cosí anche noi similmente camminiamo in novità di vita.
Poiché, se siamo stati uniti a Cristo per una morte simile alla sua, saremo anche partecipi della sua risurrezione,
sapendo questo: che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, perché il corpo del peccato possa essere annullato e affinché noi non serviamo piú al peccato.
Infatti colui che è morto è libero dal peccato.
Ora se siamo morti con Cristo, noi crediamo pure che vivremo con lui,
sapendo che Cristo, essendo risuscitato dai morti, non muore piú; la morte non ha piú alcun potere su di lui.
10 Perché, in quanto egli è morto, è morto al peccato una volta per sempre; ma in quanto egli vive, vive a Dio.
11 Cosí anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio, in Gesú Cristo, nostro Signore.
12 Non regni quindi il peccato nel vostro corpo mortale, per ubbidirgli nelle sue concupiscenze.
13 Non prestate le vostre membra al peccato come strumenti d’iniquità, ma presentate voi stessi a Dio, come dei morti fatti viventi, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia.
14 Infatti il peccato non avrà piú potere su di voi, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia.
15 Che dunque? Peccheremo noi, perché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia? Cosí non sia.
16 Non sapete voi che a chiunque vi offrite come servi per ubbidirgli, siete servi di colui al quale ubbidite, o del peccato per la morte, o dell’ubbidienza per la giustizia?
17Ora sia ringraziato Dio, perché eravate servi del peccato, ma avete ubbidito di cuore a quell’insegnamento (modello di dottrina) che vi è stato trasmesso.
18 E, essendo stati liberati dal peccato, siete stati fatti servi della giustizia.
19 Io parlo in termini umani per la debolezza della vostra carne. Perché, come un tempo prestaste le vostre membra per essere serve dell’impurità e dell’iniquità per commettere l’iniquità, così ora prestate le vostre membra per essere serve della giustizia, per la santificazione.
20 Perché, quando eravate servi del peccato, eravate liberi in rapporto alla giustizia.
21 Quale frutto dunque avevate allora dalle cose delle quali ora vi vergognate? Poiché la loro fine è la morte.
22 Ora invece, essendo stati liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi avete per vostro frutto la santificazione e per fine la vita eterna.
23 Infatti il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesú, nostro Signore.

Vi ricordate dove abbiamo interrotto la settimana scorsa? Abbiamo visto che l’interesse di Paolo è di mostrare ai cristiani dove cominciare a vivere la vita cristiana, e perché noi possiamo aspettarci di avere vittoria sul peccato e fedeltà nel vivere per Cristo, ed è a motivo della nostra unione con Cristo. Ricordate che ha detto che siamo uno con Lui, siamo stati uniti a Cristo nella sua morte, nella sua sepoltura, e  nella sua resurrezione, proprio com’egli è morto alla tirannia e al padronato del peccato, cos’ noi siamo in Lui morti alla signoria del peccato e della morte, e proprio com’Egli è risuscitato a novità di vita anche noi in Lui siamo risorti a novità di vita. E pertanto questo assicura che il cristiano sarà fedele al Signore, non perfetto, ma fedele nella dedicazione al Signore lungo tutta la sua vita. Ha il potere di dire no al peccato, ha il potere di dire si alla legge di Dio, e tutto questo per la sua unione con Cristo.

Ora, dopo questi dieci versi in cui ha specificato la teologia della vita cristiana, Paolo fa la prima esortazione che si possa trovare nel libro di Romani, nel verso 11. Cosí anche voi consideratevi (stimatevi, fate conto di essere) morti al peccato, ma viventi a Dio, in Gesú Cristo, nostro Signore. Questo è il punto in cui si comincia a vivere la propria vita cristiana. Comincia nella mente e si esplica nella vita, questa è la relazione tra la dottrina e la vita, ‘Come uno pensa nel suo cuore, così egli è’. Siamo ciò che siamo perché pensiamo ciò che pensiamo. E dunque ciò che sta dicendo qui riguardo al vivere la vita cristiana è: comincia con l’apprezzare pienamente ciò che Dio dice essere vero di te in quanto credente. Questo è il modo per ottenere la vittoria sul peccato nella vostra vita, questo è il modo per vincere le tentazioni, questo è il modo per vivere più fedelmente la vita cristiana: Credi che ciò che Dio dice di te in quanto credente è vero, sei morto al peccato e vivente a Dio. Prima di diventare cristiano eri morto nel peccato, non potevi dirgli no, eri morto a Dio, ma ora sei morto alla tirannia del peccato, non sei obbligato a fare ciò che il peccato ti dice di fare, e sei vivo a Dio in una giusta relazione con Lui mentre sperimenti nella tua vita tutte le risorse della sua grazia. Credi che tutto ciò è vero di te, verso 12, perciò, attingi dalla potenza di ciò che è vero di te, attingi da quell’unione che hai con Cristo e non permettere che il peccato regni nel tuo corpo mortale da obbedire alle sue concupiscenze. E non continuate a presentare i vostri corpi come strumenti di peccato e d’iniquità, ma presentate voi stessi a Dio come vivi dai morti e le vostra membra come strumenti di giustizia. Paolo dice: Ora credete che siete ciò che Dio dice che siete, attingete a quell’unione che abbiamo con Cristo e vivete ora come persone che sono in unione con Cristo. Non lasciate che il peccato regni nei vostri corpi mortali talché dovete obbedire le sue brame. Non continuate a presentare le membra del vostro corpo al peccato, ma presentatevi a Dio come quelli che sono morti al peccato e viventi a Dio e le vostre membra come strumenti di giustizia. Ora, non fraintendetemi, non sta dicendo, nel verso 12, smettete di permettere al peccato di regnare nei vostri corpi mortali, non è questo il punto. L’interesse qui non è che questi cristiani cui sta scrivendo siano dei cristiani carnali, e che stiano permettendo che il peccato regni nei loro corpi mortali, questo contraddirebbe tutto ciò che ha detto fin qui all’indietro fino al capitolo cinque verso 12, che il peccato non regnerà nella vita di una persona che sia un credente e in unione con Cristo. Ed ora, sta dicendo semplicemente: siate ciò che siete. Non siete più schiavi del peccato, agite da uomini liberi. Se diceste questa cosa ad uno schiavo che è ancora incatenato vi stareste prendendo gioco delle sue catene. Ma le persone a cui Paolo sta scrivendo, voi ed io, non siamo più in catene, non siamo più sotto la tirannia del peccato, ed ora, egli sta dicendo a a voi e a me: poiché non siete più sotto la tirannia del peccato nel regno della grazia, vivete di conseguenza e non lasciate che il peccato abbia il sopravvento sul vostro corpo da farvi ubbidire alle sue concupiscenze. Il corpo, prima che foste convertiti, era condizionato e controllato dal peccato, non sei più quella persona, questo è il punto. Pertanto, anziché presentare le membra del vostro corpo, la mente, l’immaginazione e tutto il resto, come armi d’iniquità (perché questo è il significato letterale di strumenti), fate il contrario e presentate voi stessi una volta per tutte totalmente e completamente a Dio, poiché siete viventi dai morti date tutte le membra del vostro corpo, la mente, i pensieri, tutto, come armi di giustizia a Dio. 

E poi Paolo ci dice perché la grazia assicura che saremo obbedienti. Perché, per la grazia di Dio, è garantito che voi ed io saremo obbedienti a Dio. Verso 14. “Infatti il peccato non avrà piú potere su di voi, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia”. Questa è l’assicurazione, la garanzia, qui c’è perché voi ed io che siamo stati liberati dal potere del peccato dal vangelo e per mezzo della fede nel vangelo, non torneremo sotto la sua tirannia, sotto la sua tirannia mortale, mai più ed è perché non siamo più sotto il potere del peccato, siamo sotto il potere della grazia. Dopo tutto, i versi 21 e 22 del quinto capitolo dicono infatti che non siamo più sotto il regno del peccato e della morte ma che siamo ora sotto il regno della grazia e questo significa che ora la grazia è il nostro padrone; la grazia ci conquista, la grazia ci libera, la grazia ci abilita, talché siamo sotto il padronato della grazia e non più del peccato e pertanto vivremo in obbedienza a Dio. Ora, notate il tempo futuro: “infatti il peccato non avrà più potere su di voi poiché non siete sotto la legge ma sotto la grazia”. Cos’è il peccato? È la trasgressione della legge di Dio. Il peccato è una mancanza di conformità a o trasgressione della legge di Dio, e dice il peccato non avrà … quel tempo al futuro è una dichiarazione di certezza: “è assolutamente certo” che il peccato non avrà mai più potere su di voi a motivo del potere della grazia, e va avanti dicendo: infatti il peccato non avrà più potere su di voi – perché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia. Ora, i nostri amici antinomisti impazzano su questo verso, lo amano. Lo amo anch’io. Ora, cosa significa dire che non siamo sotto la legge, noi non siamo sotto la legge? Infatti il peccato non avrà piú potere su di voi, poiché non siete sotto la legge, ma sotto il potere della grazia. Ebbene, lasciatemi dire prima di tutto ciò che Paolo non intende con “non sotto la legge”. Egli non intende con questo che la legge dell’Antico Testamento, la legge mosaica è abrogata ed eliminata per i cristiani che non sono più obbligati ad obbedirla, anche se questo è ciò che i nostri amici antinomisti pensano intenda: pensano che ora che siamo cristiani siamo sotto la grazia e lo Spirito santo è la mano, noi siamo il guanto, noi ci appoggiamo a Lui e non dobbiamo più preoccuparci di ordini e regole, non siamo sotto la legge, dopo tutto. Che la legge dell’Antico Testamento, la legislazione mosaica è stata abrogata. Lasciatemi dire che potete scorrere tutto il Nuovo Testamento e trovare verso dopo verso dopo verso che refuta questo concetto, come Matteo 5: 17 dove Gesù dice: Non sono venuto ad abrogare niente nella legge e nei profeti, l’ho mandata ad effetto e confermata. Abbiamo visto nell’ultimo verso di Romani 3 dove Paolo dice: non intendete cosa alcuna che sto dicendo come intesa a fare altro che stabilire la legge di Dio. Ma c’è inoltre una refutazione logica: se quella frase, non siete sotto la legge, significa che la legge di Mosè è stata abrogata, nel Vecchio Testamento vissero sotto la legge e noi adesso come cristiani viviamo sotto la grazia, se questo fosse ciò che significa, allora nessuno nel Vecchio Testamento fu sotto la grazia. Nessuno nel Vecchio Testamento fu percettore della grazia e questa radicale dicotomia richiede questa prospettiva. Se la legge dell’Antico Testamento è stata eliminata e adesso noi nel Nuovo Testamento siamo sotto la grazia, ciò implica logicamente che nel Vecchio Testamento nessuno fu sotto la grazia, cosa che noi sappiamo, dal libro dei Galati, eccetera, eccetera, non essere affatto vera. Ora, cosa intende Paolo quando dice che noi in quanto credenti, in unione con Cristo, non siamo sotto la legge? Ebbene, prima di tutto considerate cosa la legge di Dio può fare: la legge di Dio vi può comandare, può imporre dei requisiti alla vostra vita, e i comandi e i requisiti che pone sono la rivelazione della volontà di Dio per la vostra vita. La legge di Dio dà la sua approvazione  e benedice la conformità alle sue richieste, raccomanda la conformità, benedice la conformità. Terzo, la legge di Dio condanna ogni infrazione delle sue richieste, la più piccola delle infrazioni di quale che sia delle leggi di Dio. La legge di Dio la condanna. La legge di Dio inoltre definisce, mette in luce e convince di peccato. Voi ed io non sapremmo cosa sia peccato senza la legge di Dio. E la legge di Dio, non in ragione di qualche difetto nella legge stessa ma a motivo del difetto nel non rigenerato incita ed infiamma il non rigenerato ad aggravare il proprio peccare. Che ogni qual volta un non credente vede la legge di Dio, e la legge di Dio dice: Fa questo, non fare quello, tutto dentro al non credente vuole fare l’opposto. Queste sono le cose che la legge di Dio può fare. Quali sono alcune cose che la legge di Dio non può fare che abbiamo imparato fino a questo punto? Non può giustificare qualcuno che la vìola. Se qualcuno vìola la legge di Dio la legge di Dio non può perdonare il violatore. La legge di Dio non può riconciliare, non c’è il potere di perdonare nella legge di Dio, la legge di Dio non può giustificare qualcuno che la violi. Secondo, non può liberare il non credente dalla schiavitù al peccato. Non ne ha il potere, come ha detto Lloyd Jones una volta: “La legge di Dio non può fare buono un uomo malvagio e non può fare di un uomo buono un uomo migliore”. Non ha in se e per se il potere di giustificare o  di santificare, non ha in se il potere di liberare qualcuno dalla schiavitù al peccato. Perché? Perché se tutto ciò che hai è la legge di Dio e sei un non credente, anziché salvarti dal peccare aggraverà il peccato  e ti provocherà a peccare ancor di più. E inoltre, la legge di Dio non dà potere contro la tirannia del peccato, può comandare e può condannare, ma non ha potere per liberarci dalla tirannia del peccato. E, infine, la legge di Dio non può dare la giustizia che richiede. Il vangelo dà per imputazione ciò che la legge richiede. Tutto ciò che la legge può fare è richiedere, è nel vangelo che abbiamo trovato lo Spirito santo. Pertanto, dunque, la persona che è sotto la legge, su cui solo la legge viene messa in atto, la cui vita è determinata dalle sole risorse della legge, e quali sono le risorse della legge per quanto concerne la giustificazione e la santificazione? Zero!, pertanto coloro i quali sono sotto la legge in quel senso e sotto le non-risorse della legge sono schiavi del peccato. Ogni persona che sia sotto la legge, nel senso che stiamo usando ora, è uno schiavo del peccato. Pertanto, non essere sotto la legge significa che il credente in Gesù è totalmente e definitivamente liberato da ciò da cui la legge non avrebbe mai potuto liberarlo e che la legge poteva solamente aggravare; questo è il significato di non essere sotto a legge. E quali sono alcune delle cosa da cui il vangelo ci ha liberati e da cui la legge non poteva liberarci? Il potere, la schiavitù, la tirannia del peccato, la condanna della legge di Dio trasgredita, l’incitazione della legge a ulteriore ribellione, e gli sforzi da parte nostra per auto-espiare, e auto giustificarci. Pertanto, quando dice: “Infatti, il peccato non avrà più potere su di voi, perché non siete sotto la legge” cioè non siete sotto la sua condanna, avete con essa una relazione completamente nuova, essa non aggrava più il peccato in voi, voi vi conformate ad essa; non siete più schiavi del peccato, ma ora siete sotto le risorse della grazia. La legge di Dio non ha risorse per giustificare o santificare, la grazia di Dio ha un mondo di risorse da cui il credente cristiano può attingere per vivere la vita cristiana, per affrontare il peccato, per confrontare le tentazioni e per mettere la legge di Dio ad effetto nella propria vita. Pertanto un cristiano, uno che sia credente, non è sotto la legge come qualcosa che lo accusa e lo convince di peccato e aggrava il peccato nella sua vita e aumenta la sua schiavitù al peccato condizione che ha per il fatto di essere non rigenerato: egli è sotto la grazia! È sotto la legge come regola per la sua vita, e parleremo di questo un po’ più avanti, ma ora è sotto tutte le risorse della grazia. È morto alla legge, è vivo a Dio, l’intera sua vita è stata trasformata.

Ora, la conclusione che dobbiamo trarre è che ognuno nel mondo intero o è sotto la legge o è sotto la grazia. Ognuno, o è sotto la legge o è sotto la grazia, tertium non datur. Voi qui siete in una di queste due categorie. O siete sotto la legge, e non possedete risorse con le quali trattare col peccato nella vostra vita; quella legge solamente aumenterà la vostra schiavitù e aggraverà il peccato nella vostra vita; o, se credete nel Signore Gesù Cristo siete stati liberati da tutto questo e non siete più sotto la legge come qualcosa che vi accusa, come qualcosa che vi condanna, ma siete sotto il patronato della grazia. Il peccato non vi controlla più; ora la grazia vi controlla e avete tutte le risorse della grazia a vostra disposizione.

Questo ci porta ai versi 15 e 16. E vediamo cosa fa la grazia di Dio, cosa sono queste risorse, cosa permettono ad una persone di essere e di fare?

Versi 15 e 16 “Che dunque? Peccheremo noi, perché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia? Cosí non sia. Non sapete voi che a chiunque vi offrite come servi per ubbidirgli, siete servi di colui al quale ubbidite, o del peccato per la morte, o dell’ubbidienza per la giustizia?

Sta dunque anticipando una domanda da queste persone che fa così: Ebbene, se il peccato non è più il nostro padrone, e se non siamo più sotto la legge ma sotto la grazia, significa questo che possiamo peccare quanto vogliamo? Vuol dire che possiamo commettere omicidio? Che possiamo fare qualsiasi cosa vogliamo perché non siamo più sotto la legge di Dio? E Paolo risponde in modo netto: Peccheremo noi, perché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia? Così non sia! In altre parole, perché siete sotto la grazia non potete peccare con volontaria arroganza. Il peccato è una trasgressione della legge di Dio. Paolo non intendeva dire, come vedremo in un minuto, che non siamo più sotto la legge come regola di giustizia, ma come qualcosa che ci condanna e aggrava il peccato nella nostra vita. Siete sotto le risorse della grazia e pertanto voi potete non peccare. E dice, verso 16. Non sapete voi? Dovreste saperlo! Che a chiunque vi offrite come servi per ubbidirgli, siete servi di colui al quale ubbidite, o del peccato per la morte, o dell’ubbidienza per la giustizia. Ora, c’è una parola adeguata per descrivere ciò che sta dicendo qui, e questa è la natura totalitaria della schiavitù. La natura totalitaria della schiavitù. Se una persona è schiava dei propri peccati tale schiavitù è totale, non solo in qualche porzione della propria vita ma in ogni aspetto della propria vita. Se è stato liberato da quella schiavitù è adesso, è ora sotto il potere salvifico della grazia, è uno schiavo della giustizia, quella schiavitù è totale, in quanto richiede obbedienza in ogni aspetto della sua vita. Una persona che è sotto la grazia si da a Dio per essere schiavo della giustizia. E la sola alternativa a questo stile di vita è vivere una vita da schiavo del peccato che termina nella morte.

Queste sono cose che Gesù insegnò. Egli disse in Giovanni 8: 34: “Chi pecca è schiavo del peccato”. Luca 16:13: “Nessun servo può servire a due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro; voi non potete servire a Dio e a mammona”. Essere sotto la grazia e non sotto la legge non esenta il credente dall’obbligo di obbedire la legge di Dio, anzi lo rafforza talché ora noi diventiamo schiavi della giustizia. In altre parole, c’è un senso in cui i cristiano non è sotto la legge: nella giustificazione; e c’è un’altro senso in cui egli è sotto la legge: nella santificazione. Non c’è tra loro un filo sottile, c’è un grande divario tra le due, e ricordatevelo, nella giustificazione non siete sotto la legge, la legge di Dio non ha alcun ruolo nella giustificazione, ma quando si giunge a vivere la vita cristiana siete sotto la legge di Dio come qualcosa a cui siete in obbligo ed ora siete pure messi nella condizione di poter obbedire. Andiamo a 1 Corinzi 9 perché voglio leggere lì diversi versetti; cominciamo col verso 19, Paolo sta parlando della sua flessibilità in evangelismo e dice: Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero.  Mi sono cosí fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; mi sono fatto come uno che è sotto la legge con coloro che sono sotto la legge, (benché io non sia sotto la legge come lo sono i giudei che vedono la legge come mezzo per la giustificazione) per guadagnare quelli che sono sotto la legge. Tra quanti sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza la legge (benché non sia senza la legge di Dio, anzi sotto la legge di Cristo), per guadagnare quanti sono senza la legge. Dice: quando si tratta di aver a che fare  con queste varie persone di queste varie categorie, sono flessibile. Ma, questo non implica che  io sia senza la legge di Dio, ho adesso una nuova relazione in Cristo con quella legge e pertanto, per me la legge di Dio è adesso la legge di Cristo. Non solo le parole che Cristo ha comandato, ma l’intera legge di Dio ora è mia in virtù della mia relazione con Gesù Cristo.

Vediamo ora alcune conclusioni che possiamo tracciare dai versi 15 e 16.

  1. Se io mi do a qualsiasi potenza che può essere Cristo, o il piacere, o denaro, o l’io, o satana, o quale che possa essere, divento schiavo di quella potenza, perché la caratteristica del potere di un proprietario di schiavi è di essere totalitaria ed esclusiva. Uno schiavo non può servire due padroni. Se sei un non credente tu non potrai, tu non vorrai servire Cristo. Se sei un cristiano tu non potrai, non vorrai servire un altro padrone.
  2. Ci sono in definitiva due sole potenze nel mondo: il peccato e la giustizia, Cristo e satana; e queste due potenze sono antitetiche, in contrasto l’una con l’altra, sono contrapposte l’una all’altra e sono schierate per distruggersi a vicenda.
  3. È impossibile essere schiavi di entrambi questi padroni contemporaneamente. E questa è la ragione per cui la grazia assicura la nostra obbedienza. Non possiamo servire la giustizia e il peccato contemporaneamente, non possiamo essere contemporaneamente schiavi del peccato e della giustizia ed è per questo che Dio ci ha liberati dalla schiavitù al peccato per essere schiavi della giustizia.
  4. Noi proclamiamo chi sia il nostro padrone con ciò che facciamo, col nostro comportamento, con come viviamo; non per la nostra professione di fede, neppure con i nostri sentimenti, nemmeno per mezzo delle nostre dottrine, ma proclamiamo chi siamo e chi è il nostro padrone col modo in cui viviamo. Di chi sei schiavo? Non ti ho chiesto quale sia la tua professione di fede, non ti ho chiesto quali siano i tuoi sentimenti per Gesù, non ti ho chiesto quali siano le tue dottrine, ti chiedo: Di chi sei schiavo? Cosa stai facendo della tua vita nel servizio di Dio in questa generazione. Se tu non sei uno schiavo volontario di Cristo e della giustizia, non importa ciò che credi di te stesso, sei ancora uno schiavo del peccato e di satana.

Ora, il grande verso 17 di Romani 6 ci dice come la grazia di Dio ci liberi dal peccato e ci abiliti a fare ciò che Egli comanda che facciamo. Fate attenzione ad ogni parola. 

“Ora sia ringraziato Dio, perché eravate servi del peccato, ma avete ubbidito di cuore a quell’insegnamento che vi è stato trasmesso.
18 E, essendo stati liberati dal peccato, siete stati fatti servi della giustizia.”

Non riuscirò a imprimere su di voi a sufficienza quanto siano importanti questi due versetti. Il motivo per cui la maggior parte della psichiatria e psicologia moderne sono inutili nel risolvere problemi personali e sociali veramente seri che tutti affrontiamo è che le moderne psicologia e psichiatria non credono Romani 6: 17 e 18. E voi ed io mai comprenderemo noi stessi a meno che comprendiamo e crediamo Romani 6, versi 17 e 18. Qualsiasi tentativo di mettere insieme una descrizione della psiche umana senza questi versi produce un frutto di fantasia dell’immaginazione umana sganciato dalla realtà. Questo è il punto. Questo è il punto che il non credente non vuole credere. L’uomo è sempre uno schiavo di qualcuno dal suo concepimento, lungo tutta la sua vita, nella morte e finanche dentro all’eternità. Sempre uno schiavo. Ogni persona che sia mai vissuta sulla faccia della terra è uno schiavo di qualcosa, di qualcuno, dal concepimento alla vita fin dentro l’eternità. Il fatto basilare dell’esistenza umana che non potrà mai essere eluso o alterato: sei uno schiavo di qualcuno o qualcosa non solo in qualche area della tua vita ma nella sua totalità. Ogni sfaccettatura del tuo essere, intelletto, personalità e carattere sono in reale schiavitù, indipendentemente da quanto sinceramente una persona cerchi di crederlo, egli o ella non sono mai di sé stessi, in qualunque momento della vita di lui o di lei. Fin dalla caduta di Adamo tutte le persone sono per natura schiavi del peccato, psicologicamente, volitivamente, intellettualmente, per abitudini, moralmente, religiosamente, spiritualmente; questo è il problema basilare dell’uomo. Il problema basilare dell’uomo non è la sua finitudine, non le sue limitazioni, non è l’ambiente, ma è il suo cuore peccaminoso e la sua vita peccaminosa. Il problema basilare dell’uomo non è metafisico che può essere eluso per mezzo di farmaci, è etico! In definitiva il problema dell’uomo è il suo peccato perciò la sua schiavitù al peccato non è un problema fatalisticamente irreversibile. Quando dite alle persone: il tuo problema ultimo è il tuo peccato, questo dovrebbe dare loro speranza se glielo spieghi. Ma se dite loro: il tuo problema è il modo in cui sei fatto, il tuo problema è la tua finitudine, il tuo problema è il tuo ambiente, il tuo problema è metafisico, allora prova a pensare: io non posso fare nulla per quanto concerne la mia finitudine, non posso fare nulla per quel che concerne il mio ambiente e non posso fare assolutamente nulla per quel che concerne il modo in cui sono stato creato; se c’è un Dio questi è un diavolo per avermi creato con questi limiti e questa finitudine che è la scaturigine dei miei problemi e che non ha intenzione di risolvere. Così ragiona la maggior parte della gente oggi. Dite  a queste persone: ho una buona notizia per te; il problema non è come sei stato creato, il tuo problema non è metafisico, è etico, e tu puoi, in qualsiasi momento della tua vita, sperimentare il cambiamento dal tuo problema. Il tuo problema non è fatalisticamente irreversibile, tu puoi avere un completo rovesciamento della tua schiavitù in qualsiasi momento della tua vita. In un senso molto reale, puoi diventare un uomo nuovo, una donna nuova, psicologicamente, spiritualmente e in ogni altro aspetto. La buona novella del cristianesimo è che Cristo è venuto per liberare le persone e per fare di esse i suoi schiavi nell’amore. Questo è il messaggio di Romani 6 versi 17, 18 e 19. E questa è una grande notizia per l’omosessuale il quale crede ciò che legge nei giornali, il quale crede tutte queste false statistiche e false relazioni e ricerche scientifiche che dicono che non può fare a meno di essere ciò che è, e perciò la sua intera vita è piena di paura e di colpa, di confusione, di odio per se stesso, odio verso altre persone, e tanti altri riflessi negativi perché egli pensa di essere omosessuale per natura e voi gli dite: nossignore, tu non sei stato creato omosessuale, hai scelto di esserlo consapevolmente e deliberatamente e e provocatoriamente, volendo vivere in questo modo e c’è speranza per te. Il tuo problema non è la tua natura, il tuo essere, il tuo problema è che sei un peccatore e per la grazia mediante la fede puoi smettere di essere un omosessuale e diventerai a posto e una persona pia. Il grande problema qui qual’è? Vuoi che un omosessuale si adiri con te? Digli ciò che ti ho appena detto. Digli che può cambiare, che non è intrappolato per sempre, ed egli ti odierà terribilmente, perché  vedete, con tutta la pena, il dolore e la tristezza, egli ama la propria ribellione, soffoca la verità nell’ingiustizia, non crederà nemmeno ciò che gli dite, a meno che, per la grazia di Dio, Dio cambi la sua mente e il suo cuore.

Ora, in questo verso 17, c’è una profonda trasformazione che è avvenuta nel credente in Gesù e che è la trasformazione più estesa e più stupefacente che una persona umana possa sperimentare. Quali sono alcune cose che abbiamo già imparato riguardo al credente? È passato attraverso un profondo cambiamento di proprietà, non appartiene più a se stesso (non è mai appartenuto a se stesso), ma è stato acquistato col sangue di Cristo ed ora appartiene a Cristo. È stato introdotto ad un nuovo servizio, una nuova schiavitù che è veramente liberatoria. È passato attraverso un profondo cambiamento di carattere e della sua intera vita interiore, ha subito un cambiamento di cuore non meramente un cambiamento di emozioni o dell’intelletto, ciò che era, il cristiano non lo è più. Era uno schiavo del peccato, ma non lo è più. Guardate ora come il verso 17 spiega la trasformazione:Ora sia ringraziato Dio, perché eravate servi del peccato, ma avete ubbidito di cuore a quell’insegnamento che vi è stato trasmesso“.

E, essendo stati liberati dal peccato, siete stati fatti servi della giustizia”. Notate, prima di tutto, che a motivo di questo cambiamento egli è un credente, e che questo profondo cambiamento che il credente ha sperimentato è compiuto da Dio e da Dio solamente. “Ora sia ringraziato Dio”. Non se l’è fatto da se stesso. Non c’era nessuna istituzione umana, chiesa inclusa, che avrebbe potuto causare questo cambiamento totale nella sua vita; Dio l’ha fatto, mediante la sua parola. Notate alcuni verbi al passivo, qui. Non sono solo le prime parole qui ad enfatizzare il fatto che è Dio a cambiarci e non noi da noi stessi: “Ora sia ringraziato Dio, perché eravate servi del peccato, ma avete ubbidito di cuore a quell’insegnamento che vi è stato trasmesso”. Non siete andati a prendervelo, vi è stato trasmesso.

E, essendo stati liberati non vi siete liberati da soli, siete stati liberati, e, vedete, con questi verbi al passivo avete l’enfasi che questo cambiamento non è qualcosa che l’uomo produce, è qualcosa che Dio produce nel cuore e nella vita dei suoi, ed Egli usa l’insegnamento, il tupos didachè, il modello di dottrina  per farlo. Non siete andati a prendervelo, vi è stato trasmesso. “Ora sia ringraziato Dio, perché eravate servi del peccato, ma avete ubbidito di cuore a quel tipo di dottrina che vi è stato trasmesso”.  Notate alcuni tempi dei verbi:  Ora sia ringraziato Dio, perché eravate servi del peccato, voi non siete più servi del peccato perché siete sotto il padronato della grazia, ma avete ubbidito di cuore, non solo esternamente, come i legalisti, ma avete ubbidito di cuore perché le risorse della grazia vi hanno messo nella condizione di poterlo fare, e avete obbedito di cuore  a quel tipo di dottrina che vi è stato trasmesso. Quella forma di dottrina, la sana dottrina, un ben definito, ben articolato corpo di verità, che é la verità rivelata di Dio contenuta nelle sacre scritture. Dio ha usato questo nella vostra vita, è mediante quella parola che Dio ha causato questo profondo cambiamento nella vostra vita. Ora, c’è un’importante figura retorica qui che non voglio vada persa. “Ora sia ringraziato Dio, perché eravate servi del peccato, ma avete ubbidito di cuore a quel tipo di dottrina che vi è stato trasmesso” letteralmente significa dentro al quale siete stati versati. E pertanto l’immagine qui è una forma, e tu sei versato dentro a quella forma, e a quel punto quella forma comincia a darti forma e farti ciò che vuole che tu sia. E quindi qui è detto che Dio ci prende, cambia la nostra vita cosicché non siamo più ciò che eravamo, versandoci dentro la forma della sua parola, cosicché le sue promesse operano su di noi, la sua legge opera su di noi, la sua verità opera su di noi, le sue minacce operano su di noi, nella potenza dello Spirito Santo, conformandoci sempre più dal di dentro verso l’esterno, ad immagine del Signore Gesù. E l’evidenza che tu hai sperimentato questa divina trasformazione non è come ti senti, è ubbidienza a Dio.  Ora sia ringraziato Dio, perché eravate servi del peccato, ma” adesso sentite le farfalline nello stomaco? No! “avete ubbidito di cuore a quel tipo di dottrina” nella quale siete stati versati. E dunque, la parola ubbidito è importante. Credere il vangelo è ubbidire a Dio. 1 Pietro 1: 22 dice: “Avendo purificato le anime vostre con l’ubbidienza alla verità mediante lo Spirito”. Lo schiavo di Cristo si delizia nell’ubbidire qualsiasi dettame trovi scritto nella parola per mezzo della quale è stato salvato.

Ora, nel verso 18 c’è scritto che siamo stati liberati, messi al largo, salvati, sciolti dalla tirannia del peccato e ora siamo schiavi della giustizia. Ecco dunque le due caratteristiche di uno schiavo di Cristo, è libero dal peccato ed è schiavo della giustizia. Ora, ricordate, questa è un’altra di quelle situazioni in cui dobbiamo permettere che il contesto  ci aiuti a comprendere ciò che il testo sta dicendo. Non sta dando un comando, qui nel verso 18, non sta dicendo: lìberati dal peccato e fatti servo della giustizia. Sta dando loro una dichiarazione dei fatti. Ecco la verità nei tuoi confronti! Tu sei passato attraverso questo grande cambiamento descritto nel verso 17 e gli effetti sono che ora sei di fatto libero dal peccato e servo della giustizia. Libero dal peccato, cosa significa? Significa che in quanto cristiani siamo senza peccato? Certamente no.  Dobbiamo intenderlo alla luce di tutto il testo di Romani 6: siamo liberi dalla tirannia del peccato, questo è il senso. Ora, come risultato di questa trasformazione che ci ha trasportati dalla famiglia di Adamo dentro la famiglia di Cristo, siamo liberati dalla tirannia del peccato e siamo fatti servi della giustizia. Pensiamo un attimo a questa faccenda dell’essere servi della giustizia. Essere servi della giustizia non significa semplicemente che noi ammiriamo la giustizia. Che ammiriamo persone giuste. Essere servi della giustizia non significa che desideriamo essere giusti: Oh, mi piacerebbe essere giusto più di ogni altra cosa al mondo! Essere servi della giustizia non significa che meramente cerchiamo di essere giusti: oh, io sto veramente cercando d’essere giusto, spero funzioni! Essere servi della giustizia significa che siamo giunti sotto il potere, il controllo, il dominio e la potente influenza della giustizia. Un tempo eravamo tiranneggiati e governati dal peccato, ora siamo governati e dominati dalla giustizia, noi siamo giusti! Non perfettamente. La giustizia domina, e giustizia significa conformità alla legge di Dio, la giustizia domina il nostro pensare, il nostri pianificare, il nostro rispondere, i nostri desideri, le nostre attività, i nostri obbiettivi, le conversazioni, le relazioni e qualsiasi altra cosa della nostra vita. Un cristiano non è perfettamente senza peccato, ma è dominato dalla giustizia, e questo lo fa gioire. Non è libero dal peccato in senso assoluto, non significa che è libero da tentazioni e non sarà mai più tentato, non significa che sia libero da ogni desiderio peccaminoso, ma significa che è libero dal dominio del peccato e che ora è sotto il dominio e la tirannia della giustizia. Ma non è una giustizia totalitaria che egli non ami, egli è uno schiavo dell’amore di Dio, è libero in Cristo solamente in quanto schiavo di Cristo. Come schiavo del peccato non era libero se non dalla giustizia. Ed ora, come schiavo di Cristo, in sottomissione all’amore di Dio, egli ama la propria schiavitù  e ama le proprie catene, per così dire, che lo legano al Signore Gesù Cristo.

Verso 19, Paolo dice: Io parlo in termini umani per la debolezza della vostra carne. Paolo non sta dicendo: ‘Sto usando questi semplici termini figurativi perché siete così deboli moralmente’ perché questo negherebbe tutto ciò che ha detto si qui, queste persone non sono deboli moralmente. Sta parlando del loro intelletto, sta dicendo: ‘umanamente parlando questo è difficile da comprendere’ e perciò sto usando dei termini molto umani come la schiavitù il cui carattere totalitario era ben conosciuto ai suoi giorni. 

Perché, (proprio) come un tempo prestaste le vostre membra per essere serve dell’impurità e dell’iniquità per commettere l’iniquità, così ora prestate le vostre membra per essere serve della giustizia, per la santificazione”.

Sta dicendo: a motivo di chi siete, per questa trasformazione attraverso cui siete passati, poiché state ricevendo la forma della parola di Dio, siete stati liberati dalla tirannia del peccato e siete schiavi della giustizia, ora, una volta per sempre, completamente, totalmente, prestate le membra e le energie del vostro corpo non più come schiave dell’impurità e dell’anarchia come facevate e che risultava solamente in ulteriore anarchia, ma presentate le membra del vostro corpo come serve della giustizia che risultano in ulteriore giustizia e in aumento di santificazione. Fatemelo dire ancor più esplicitamente, ciò che vuole dire è, ciò che ci sta chiamando a fare è: siate persistenti  e deliberati ed entusiasti di servire Dio e d’ubbidire Lui quanto lo eravate nel peccare. Noi non abbiamo peccato passivamente, il peccare non fu qualcosa di fatto per noi, non è stato necessario che fossimo spinti e costretti a peccare; lo facemmo perché ci piaceva e perché volevamo farlo e perciò l’abbiamo fatto. Ora dobbiamo vivere la vita cristiana nello stesso modo, con lo stesso gusto, altrettanto entusiasti d’obbedire Dio quanto lo eravamo di peccare contro di Lui. E dunque io vi chiedo: Siete così entusiasti di servire Dio col vostro tempo, la vostra energia, il vostro denaro e qualsiasi altra cosa che avete e che siete? Comprendete che questo grande cambiamento, questa nuova nascita, questa resurrezione interiore non vi da nuove abilità mentali e fisiche che non avevate prima. Prima di diventare cristiani non sapevate suonare il pianoforte ora potete. Non eleva il vostro quoziente intellettivo e non vi da le abilità di un fuoriclasse di golf, ma questa nuova nascita vi abilita ad usare il vostro potere  e le vostre facoltà in modo migliore di quanto abbiate mai fatto prima. Perciò ponete tutte le vostre abilità, le vostre energie, il vostro talento, tutti i vostri doni al servizio del vostro Comandante supremo. E presentate le vostre armi, termine militare, presentate l’arma, quotidianamente, continuamente, una volta per sempre, completamente. Comprendete che questa nuova schiavitù combina gli elementi di schiavitù, libertà e amore. In questa nuova libertà siete liberi. In questa nuova schiavitù c’è una nuova compulsione e motivazione per essere giusto; diversamente dalla vecchia compulsione a peccare. Un cristiano è ancora uno schiavo, ma non nello stesso, identico senso di prima, perché il cristiano è ora uno schiavo dell’amore, una persona innamorata è uno schiavo felice, vive per il suo amato, e Colui che egli ama lo controlla veramente in un senso totale. Ma, oh, che differenza tra questa schiavitù all’amore e quella imposta da un tiranno. L’amore di Cristo ci costringe, ha detto Paolo. Paolo si vedeva come uno schiavo di Cristo, il cristiano è sotto la tirannia dell’amore che lo costringe, lo spinge, gli fa pressione a piena devozione e ad agire al servizio del Dio vivente che egli ama con tutto il suo cuore.

Preghiamo

Padre, siamo grati di essere sotto le risorse della grazia, siamo grati che il peccato non è il nostro padrone perché lo è la grazia, siamo grati che tu abbia prodotto in noi un profondo cambiamento talché non siamo quello che eravamo, e che ci hai cambiati versandoci nella forma della tua parola, rendendoci liberi dalla tirannia del peccato e schiavi della giustizia e del Signore Gesù Cristo, attingendo da queste realtà, che possiamo sempre vivere come suoi schiavi felici. Nel suo nome preghiamo. Amen.


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