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Romani 8: 17 

Eredi di Dio

Nel nostro studio di Romani siamo giunti al verso 17 che prenderemo oggi in considerazione. Cominceremo però la lettura dal verso 14, giù fino al 25.

14 Poiché tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio.
15 Voi infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitú per cadere nuovamente nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: «Abba, Padre»
16 Lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio.
17 E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pure soffriamo con lui per essere anche con lui glorificati.
18 Io ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non sono affatto da eguagliarsi alla gloria che sarà manifestata in noi.
19 Infatti il desiderio intenso della creazione aspetta con bramosia la manifestazione dei figli di Dio,
20 perché la creazione è stata sottoposta alla vanità non di sua propria volontà, ma per colui che ve l’ha sottoposta,
21 nella speranza che la creazione stessa venga essa pure liberata dalla servitú della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
22 Infatti noi sappiamo che fino ad ora tutto il mondo creato geme insieme ed è in travaglio.
23 E non solo esso, ma anche noi stessi, che abbiamo le primizie dello Spirito noi stessi, dico, soffriamo in noi stessi, aspettando intensamente l’adozione, la redenzione del nostro corpo.
24 Perché noi siamo stati salvati in speranza; or la speranza che si vede non è speranza, poiché ciò che uno vede come può sperarlo ancora?
25 Ma se speriamo ciò che non vediamo, l’aspettiamo con pazienza.

Le scorse settimane abbiamo considerato questo passo della Scrittura, in particolare i versi da 14 a 17 che hanno a che vedere con la figliolanza; e la grande applicazione di quei versi è stata che la figliolanza assicura la salvezza eterna; che se sei un figlio o una figlia di Dio per grazia mediante la fede non c’è assolutamente nessun modo in cui tu possa essere perduto e lo Spirito santo rende testimonianza al tuo spirito che effettivamente sei un figlio di Dio, tu hai il grande privilegio di poter chiamare Dio ‘Padre’.

Il nostro testo oggi comincia col verso 17 ed è un’ovvia deduzione tratta dal fatto della nostra figliolanza. E questo è che, poiché siamo figli e figlie di Dio per grazia mediante la fede, verso 17: “E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo”. Questo fatto è enfatizzato anche nel libro di Galati, capitolo 4 verso 7 che dice. “Perciò tu non sei piú servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede di Dio per mezzo di Cristo”. Perciò, essendo figli di Dio, eternamente salvati, noi siamo eredi di Dio e coeredi con Cristo. Ora, cosa significa essere eredi di Dio? Ebbene, significa due cose: intende dire che la nostra eredità proviene da Dio; che Dio è nostro Padre, e come ogni buon padre ha messo da parte un’eredità per i suoi figli, e dire che siamo eredi di Dio significa che siamo eredi di quell’eredità che Dio provvede per noi. Ma, significa anche che Dio è la nostra eredità. Essere eredi di Dio significa che Dio è la nostra eredità. Vale a dire che tutto ciò che Dio è, tutte le sue perfezioni, e tutto ciò che Dio ha, ci appartiene in quanto suoi figli e figlie. Riflettete su questa cosa. Quando siete distesi sul letto e cercate d’addormentarvi, pensate a questa cosa: voi siete eredi di tutto ciò che Dio è; pensate dunque a tutto ciò che Dio è, è tutto vostro. E siete eredi di tutto ciò che Dio ha, provate a pensare a tutto ciò che Dio possiede. 1° Corinzi 3 dice: Tutte le cose vi appartengono perché voi appartenete a Cristo e Cristo appartiene a Dio, perciò voi siete eredi di tutto ciò ch’è di Dio. Voi, in quanto credenti siete coeredi di Cristo. Cosa significa essere coeredi di Cristo? Significa che noi ereditiamo tutto ciò che Cristo eredita. Noi ereditiamo tutto ciò che Cristo eredita. Tutto ciò che appartiene a Cristo,  tutto ciò che Dio ha promesso di dargli come ricompensa per la sua umiliazione appartiene anche a noi. Noi siamo coeredi di Cristo. Ciò indica quella  proposizione che abbiamo detto essere la frase più importante di tutti gli scritti apostolici del Nuovo Testamento, e questa è la nostra unione con Cristo, noi siamo coeredi con Cristo, siamo coeredi in Cristo, in vitale unione con Lui, e se guardate Romani 8: 32, pochi versi più avanti, vedete che ripropone il soggetto di nuovo, dicendo: “Certamente colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio”, sta parlando del Padre che ha dato il suo Figlio, “Colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con lui?” Sta dicendo che avendoci dato il dono migliore e più importante di tutti, come potrebbe adesso trattenersi dal darci tutto il resto di cui abbiamo bisogno in Cristo. E dunque noi siamo coeredi con Cristo, qualsiasi cosa Egli erediti ci appartiene in ragione della nostra unione con Lui. Sublime pensiero.

Ma ora notate la condizione per l’ottenimento di quella eredità: “E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pure soffriamo con lui per essere anche con lui glorificati”. Notate alcune preposizioni. Questa è la condizione. Questo è il modo in cui si entra nell’eredità che abbiamo in Cristo: Se pure, o di fatto, soffriamo, non per lui, ma con lui, per poter essere anche glorificati con lui. Ora, questo è un concetto di spessore. Noi non condividiamo la gloria di Cristo e l’eredità che appartiene a Cristo, a meno che noi condividiamo il suo soffrire. Prima la sofferenza, poi la gloria, poi l’eredità, proprio come nella vita di Cristo, niente corona prima della croce. Quella forma della vita di Gesù è la forma per ogni vita cristiana. C’è una corona che ci attende, ma il solo modo per arrivare a quella corona è mediante una vita portando la croce e soffrendo per amore del Signore Gesù Cristo. Così, i credenti soffrono con Cristo, e quello è il mezzo per ereditare ciò ch’è nostro. Non solo soffriamo per Lui, soffriamo con Lui. Cosa può mai significare questo? Noi non entriamo nella gloria finché non abbiamo sofferto con Cristo; la strada della croce conduce a casa. Ebbene, diamo un’occhiata ad una serie  di versetti nel Nuovo Testamento, questa è una cosa comune: che i cristiani sono chiamati a soffrire per Cristo, ma siamo chiamati anche a soffrire con lui. 2 Corinzi capitolo 1 verso 5 dice: “Poiché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, cosí per mezzo di Cristo abbonda pure la nostra consolazione”.  Qui dunque parla di sofferenze di Cristo che sono nostre in abbondanza. Filippesi 3:10, “per conoscere lui”, Paolo dice che tutte le cose della vita sono spazzatura paragonate a “conoscere lui,  Cristo la potenza della sua risurrezione e la comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme alla sua morte, se in qualche modo possa giungere alla resurrezione dai morti”. Paolo dice che non c’è per lui cosa che abbia più valore di conoscere Cristo, sperimentare la potenza della resurrezione di Cristo, e partecipare nella comunione delle sue sofferenze. Poiché proprio nel privilegio che ho di partecipare alla sofferenza di Cristo soffrendo per e con Cristo, io sono conformato alla sua morte, sto diventando sempre più come lui, mi sto avvicinando sempre più a lui, e questa è la via per la quale posso giungere alla resurrezione dai morti. Colossesi 1:24 Paolo dice: “Ora mi rallegro nelle mie sofferenze per voi, e a mia volta compio nella mia carne ciò che manca ancora alle afflizioni di Cristo per il suo corpo, che è la chiesa”. Ora, se lo strappate da suo contesto potete sbizzarrirvi a volontà nell’interpretarlo; Paolo dice: ogni sofferenza che patisco è per voi, per la chiesa, e nella mia porzione di sofferenza, ed egli soffrì ben oltre la propria porzione, nel mio soffrire per la chiesa a nome di Gesù Cristo, e mentre soffro per voi, nel ministrare a voi, incoraggiando voi ad essere coraggiosi sotto persecuzione, io supplisco a ciò che ancora manca alle afflizioni di Cristo. Non sapevo mancasse qualcosa alle afflizioni di Cristo, voi lo sapevate? Ebbene tra poco vedremo cosa significhi. C’è un senso in cui non è vero, ma come anticipazione, c’è una somma totale di sofferenza che i cristiani sperimenteranno in questa vita che porterà alla conversione di tutto il popolo di Dio, e all’edificazione del corpo di Cristo. Guardiamone un altro. 2 Timoteo, capitolo 2 verso 11 e 12.  Questa parola è fedele, perché se siamo morti con lui, con lui pure vivremo; se perseveriamo (nella persecuzione), regneremo pure con lui; se lo rinneghiamo, egli pure ci rinnegherà. Vedete che c’è questa costante, questo tema ricorrente: c’è una corona che ti aspetta ma è alla fine della strada della croce. C’è un’eredità, ma viene con la sofferenza. 1 Pietro capitolo 4, versi 12 e 13, questo è un testo molto importante: “Carissimi, non lasciatevi disorientare per la prova di fuoco che è in atto in mezzo a voi” cioè tutto ciò che è collegato con la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C., questa lettera fu scritta probabilmente tra il 50 e il 60 mentre  i toni si alzavano e le cose cominciavano a prendere velocità,  Carissimi, non lasciatevi disorientare per la prova di fuoco che è in atto in mezzo a voi provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella manifestazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare”. Dice pertanto che ci sarà una prova di fuoco, le cose stanno diventando serie, e le prove diventeranno sempre più severe per la vostra  persecuzione da parte di Roma, perciò siate pronti e non pensate che questo sia un fatto strano, non usuale, vi ho chiamati a soffrire, la via della croce porta a casa, continuate a rallegrarvi mentre condividete le sofferenze di Cristo, perché se lo fate, un giorno, quando la sua gloria sarà rivelata, voi vi rallegrerete ancor di più. Marco 10:39 Gesù disse ai discepoli, quando cercò di spiegare loro la sua morte ed essi erano tutti confusi, Gesù disse loro : “Voi certo berrete il calice che io bevo e sarete battezzati del battesimo di cui io sono battezzato”. E non sta parlando di acqua, sta parlando di crocifissione e di morte, e dice loro: voi sperimenterete quello che io sperimenterò, ci sarà sofferenza se seguirete me. E poi, certamente, ricordate  quando Paolo era sulla via di Damasco, per andare ad arrestare cristiani in modo che fossero perseguitati, e il Cristo risorto lo ferma, lo atterra per strada, e ricordate cosa gli dice? “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Ebbene, Paolo non aveva partecipato nella persecuzione di Gesù, ma stava perseguitando il corpo di Gesù, stava perseguitando i suoi discepoli, e nel perseguitare loro, egli stava perseguitando lui. E vedete dunque la stratta relazione tra i discepoli di Cristo che soffrono per lui e il Signore Gesù Cristo. Perciò, in quale senso, si può dire che noi come cristiani dobbiamo soffrire non solo per Cristo ma con lui se vogliamo raggiungere la nostra piena eredità?

Ebbene lasciate che vi dica cosa non significa. I credenti non contribuiscono al compimento della propiziazione, della redenzione e della riconciliazione. In questo senso le sofferenze di Cristo sono complete. Sulla croce Gesù disse: “È compiuto!” Che tutto ciò che era necessario fosse fatto per salvare il suo popolo dai loro peccati, Cristo lo fece sulla croce. Ricordate cosa dice in Ebrei: Una volta per tutte, ha ottenuto la redenzione di tutti quelli per i quali è morto. Perciò non manca niente alla sofferenza di Cristo per quanto concerne il compimento della nostra salvezza. La sofferenza dei credenti non ha potere salvifico. Il vostro soffrire per Cristo non può salvare voi stessi o nessun altro dai vostri peccati. C’è una teologia della sofferenza, in particolare tra i moderni Giudei, e questo è il motivo per cui sono prodotti così tanti film e programmi sull’olocausto, e questo è perché in qualche modo, rivivendo e ri-sperimentando l’intensa, incomparabile sofferenza del popolo giudaico in Germania sotto il regime di Adolf Hitler, forse in qualche modo, a motivo di tutta quella sofferenza diventeremo accettabili da Dio. Oggi c’è una teologia della sofferenza, ma, non è cristiana e non è biblica. Il vostro soffrire per Cristo non ha assolutamente nessun potere salvifico, Dio ha collocato i nostri peccati su Cristo solamente e solamente in Lui ha riconciliato a sé il mondo. Cristo solamente ci ha redenti col suo sangue. Ricordate l’inno che ci piace cantare da Isaia: Chi è costui che viene da Edom, con le vesti schizzate di sangue? Costui, splendido nella sua veste, che procede nella grandezza della sua forza? Qui vedete questo singolo individuo uscire dalla terra del nemico, tutto schizzato di sangue del nemico, dopo aver sconfitto il nemico da solo. Così, quando dice che soffriamo con Cristo non permettete in nessun modo, maniera o forma che questo significhi che assistete Cristo nella nostra salvezza con la vostra sofferenza. Ma ci sono altre prospettive dalle quali la sofferenza del cristiano possono essere collocate nella stessa categoria delle sofferenze di Cristo stesso. Noi soffriamo sofferenze simili alle sue: rigetto, ostilità, persecuzione e talvolta persino la morte. E cosa produce questo soffrire con Cristo, la comunione delle sue sofferenze? Ci porta in comunione più profonda col Signore Gesù Cristo. Noi non siamo mai più vicini a Cristo di quando prendiamo la Santa Cena e di quando soffriamo per lui. Quando abbiamo il privilegio di essere perseguitati per amore di Cristo, non possiamo essere più  vicini a lui di così, e, non possiamo essere più simili a lui di così, quando soffriamo per amore della giustizia.

Pertanto, dire che il nostro soffrire con Cristo è la via alla nostra eredità, non significa dire che noi collaboriamo nell’espiazione per i nostri peccati, ma è dire che siamo portati in maggiore, più profonda comunione con lui, siamo portati a una più coerente somiglianza a lui e, nel farlo, nel soffrire con Cristo, noi incoraggiamo le membra del suo corpo, ricordate cosa disse Paolo in Filippesi 1, mentre era in prigione per aver predicato l’evangelo, disse che non gioiva particolarmente della sua situazione ma era felice di udire che a causa delle sue sofferenze i fratelli avevano preso maggior ardire nell’annunciare l’evangelo. Che vedendo lui soffrire, e vedendo che anche in prigione trionfava sulle sue catene mentre era in catene, perché lo considerava un onore, sapeva che quella era la via alla gloria, gli altri fratelli che pativano o rischiavano di patire le stesse sofferenze prendevano maggior coraggio nell’ergersi per Cristo e non rinunciavano e non abbandonavano la predicazione del vangelo quando videro il modo in cui Paolo affrontava la sofferenza. Così, col loro soffrire, i cristiani raggiungono il contributo totale di sofferenza che Dio ha voluto ci fosse per il coronamento della redenzione e per la glorificazione dell’intero corpo di Cristo. Così ora vediamo che, se siete veramente figli, eredi di Dio, coeredi con Cristo, il modo per ottenere quell’eredità è mediante la sofferenza, la via della croce porta a casa.

Ora, nei versi da 18 a 25 ci vengono date tre  basi d’incoraggiamento per consolare e sostenere i figli di Dio quando soffriamo con e per Cristo. Lasciate che vi dica quali sono. Non le vedremo tutte oggi, ma ecco le tre basi d’incoraggiamento che ci sostengono, ci fanno stare in piedi e c’incoraggiano, quando soffriamo per e con Cristo. E la prima è nei versi da 18 a 25 ed è la grande sproporzione tra sofferenza e gloria. La grande sproporzione tra sofferenza e gloria. Versi 26 e 27, l’assistenza dello Spirito santo quando preghiamo, l’assistenza dello Spirito santo quando preghiamo. E versi 28-30 la rassicurazione che deriva dal fatto che tutte le cose operano  al bene per coloro che amano Dio. La rassicurazione e il conforto che derivano dal fatto che tutte le cose cooperano al bene per quelli che amano Dio.

Guardiamo allora ai versi 18-25, alla sproporzione tra le sofferenze sopportate in questa vita e la gloria che attende il figlio di Dio dopo la morte. “Io ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non sono affatto da eguagliarsi alla gloria che sarà manifestata in noi”. C’è anche il brano che abbiamo letto ieri al funerale di Glance Weaning,  2 Corinzi 4 versi 16,17. Sentite: “Perciò noi non ci perdiamo d’animo; ma, anche se il nostro uomo esteriore va in rovina, pure quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti la nostra leggera afflizione, che è solo per un momento, produce per noi uno smisurato, eccellente peso eterno di gloria”; così qui c’è un grande incoraggiamento nella sofferenza, anche se quel soffrire sarà severo non dobbiamo gettare la spugna perché, per quanto pesante e doloroso  possa essere mentre la stai sopportando, paragonata a quel peso eterno di gloria che sarà infinitamente al di la di qualsiasi paragone e che sarà nostra dopo che la sofferenza è passata, questo soffrire, che è sentito così reale e pesante adesso, ci sembrerà un’afflizione leggera e momentanea. Afflizione leggera e momentanea. Andare in pasto ai leoni un’afflizione leggera e momentanea? Essere dati fuoco per essere usati da illuminazione alle feste di Nerone, afflizione leggera e momentanea? Sì. Dolorosissime al momento, ma quando le si paragona con la gloria eterna che ci appartiene quest’ultima pesa molto di più. Così, quando guardi indietro dall’altro lato, a tutte le sofferenze e i tormenti che affronti in questa vita dirai, sì, fu una leggera e momentanea afflizione.

Ma ora, notate un’altra cosa, perché l’afflizione leggera e momentanea sta producendo per noi un peso eterno di gloria ben superiore da non potersi paragonare. In altre parole, sta dicendo che nel futuro, guardando all’indietro, ciò che ci sembrerà essere stata un’afflizione leggera e momentanea ma ch’è così pesante e dolorosa ora, è ciò che Dio sta operando nella nostra vita ora per condurci alla gloria che ci appartiene. Ancora una volta: la via della croce porta a casa. Così, questa gloria futura ci viene in effetti impartita, noi non solo la vediamo ma ne diventiamo partecipi e quella enorme sproporzione tra le leggere afflizioni che sopportiamo ora e quel peso di gloria che attende i figli di Dio è un grande motivo per andare avanti e perseverare in mezzo alle afflizioni.

Poi, nel verso 19 e seguenti, leggiamo queste parole: “Infatti”, in altre parole adesso proverà la propria tesi. Qui sono le prove  che la gloria che ha da essere rivelata è talmente grande che le lievi sofferenze del tempo presente non meritano neppure d’essere paragonate a quella gloria. “Infatti il desiderio intenso della creazione aspetta con bramosia la manifestazione dei figli di Dio”. Qui dice dunque: ecco quanto grande è questa gloria che ci attende dall’altra parte della sofferenza, l’universo intero non vede l’ora di vederla. L’universo intero vive in ansiosa aspettazione nell’attesa di quel giorno in cui i figli di Dio sono rivelati per ciò che realmente sono in tutta la loro gloria e in tutto il loro splendore. E poi nel verso 20  vediamo la ragione per cui la creazione è piena di trepida attesa per la manifestazione dei figli di Dio. Verso 19 

Infatti il desiderio intenso della creazione aspetta con bramosia la manifestazione dei figli di Dio”, perché?

Perché la creazione è stata sottoposta alla vanità non di sua propria volontà, ma per colui che ve l’ha sottoposta, nella speranza”. Ora, dipende da che traduzione Inglese tu possieda se quella parola “speranza” termina la frase del verso 20 o comincia quella del verso 21. Io credo finisca la frase del verso 20 il quale ci dice 3 cose su questa creazione che aspetta con bramosia la manifestazione dei figli di Dio. Primo, perché l’universo intero fu sottoposta alla vanità. Fu sottoposta alla futilità. A una mancanza di vitalità che descrive l’ordine intero della creazione. Una ‘mortalità’, l’universo è nelle spire della morte, le cose stanno scadendo, sono l’esatto opposto di come la creazione le vorrebbe, c’è una mancanza di vitalità, una mancanza di vita nell’universo, è stato sottoposto alla vanità, e naturalmente quest’affermazione fa riferimento agli effetti del peccato sull’universo a partire dalla caduta dell’uomo nel giardino d’Eden. Ma ora, notate la seconda cosa che dice: Infatti il desiderio intenso della creazione aspetta con bramosia la manifestazione dei figli di Dio,

perché la creazione è stata sottoposta alla vanità non di sua propria volontà”, non è qualcosa che la creazione s’è fatta da sé. Che questa perdita di vitalità che descrive la creazione intera, per cui abbiamo la prima legge della termodinamica per cui tutto tende al declino, alla morte, allo smantellamento, e questa descrizione dell’universo non è qualcosa che l’universo ha fatto a se stesso. Fu sottoposto a quella condizione da un’altra persona, da un’altra fonte, da un’altra parte in causa, non di sua propria volontà. Non fu sottoposta a quella vanità, a quella futilità da satana. Satana è parte di quella futilità dell’universo, ma fu sottoposta a quella condizione dalla volontà stessa di Dio. È ovvio che il Creatore è l’unico che possa fare questa cosa all’universo intero, è la volontà di Dio e non quella di Satana ad essere qui materia di discussione. Quindi questa è la seconda ragione per cui la creazione intera  aspetta con bramosia la nostra manifestazione come figli e figlie di Dio. Fu sottoposta alla vanità, gli effetti del peccato, quella soggezione alla futilità non fu di propria volontà, ma che, terzo, quella soggezione alla futilità fu a motivo di colui che ve l’ha sottoposta nella speranza. Che l’universo non fu sottoposto alla futilità per punizione ma per mostrare a tutti gli esseri intelligenti che non c’è speranza per la vita, per la vita eterna in questo universo. Non c’è nulla nell’intera creazione, che possa mantenere la vita, è nelle spire della morte e della vanità. Fu sottoposta nella speranza per uno scopo particolare, Dio ha un altro proposito per l’universo; non sarà sottoposto alla vanità per sempre, l’universo sarà liberato, lo stato attuale dell’universo non è quello finale. Questo è un errore che fanno i non cristiani e che fanno anche molti cristiani. Guardano a se stessi, guardano all’universo e dicono: questa è la vita nella sua normalità, con tutti i problemi, le gioie e i dolori, e poi, quando noi parliamo di Adamo ed Eva, e parliamo di loro come perfetti, senza peccato, fisicamente perfetti, intellettualmente perfetti, emotivamente perfetti, e descriviamo la superiorità di Adamo ed Eva, diciamo beh, essi sono anormali. In realtà essi sono normali. Vedete, quando dite che la vita come la sperimentate ora è normale voi state giudicando la vita a partire da voi stessi, col vostro criterio. La vostra vita e la vita di questo universo non è normale. È a-normale. Ed è stata anormale fin dalla caduta. La vita normale è quella che vedete in Adamo ed Eva nel giardino d’eden prima della caduta, e che vedrete un giorno in cielo. Quella sarà normale. Ma nel frattempo, poiché tutto l’universo è stato sottoposto alla vanità, le cose sono sbilanciate, stanno morendo, non sono normali, ma, questa non è la fine della storia.  Lo stato presente delle cose non è quello finale, e così, nel prossimo verso, con quella parola “che” vediamo la ragione per cui la creazione fu sottoposta alla vanità nella speranza; “nella speranza che la creazione stessa venga essa pure liberata dalla servitú della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.” Che l’intera creazione desidera ardentemente quel giorno in cui il popolo di Dio, le persone che sono figli ed eredi di Dio e coeredi con Cristo sono passati attraverso la croce e la sofferenza e sono giunti alla gloria perché quello è il tempo in cui, con la loro glorificazione, tutta la creazione sarà liberata dalla sua schiavitù alla corruzione. Che tipo di corruzione? La corruzione del peccato che ha corrotto ogni aspetto dell’universo. Non c’è posto dove possiate andare in questo universo che non sia stato segnato e corrotto dal peccato e un giorno, tutto questo cambierà, e l’intero universo sarà liberato dalla sua corruzione dentro la libertà della gloria dei figli di Dio. In altre parole, il destino eterno dell’universo e il destino eterno dei figli di Dio sono inseparabili. Nello stesso momento in cui i figli di Dio passando per la sofferenza sono giunti alla resurrezione al ritorno di Cristo e alla loro eredità nella gloria dei nuovi cielo e terra, il cielo e la terra saranno resi perfetti. L’universo sarà perfezionato, sarà liberato dalle sue imperfezioni. Perché? Perché, tra le altre ose, lì è dove vivremo. I nuovi cieli e nuova terra sono questi, rinnovati e resi perfetti dalla potenza di Dio.

Ci sono due parole in greco per ‘nuovo’. Una di quelle parole significa qualcosa che non è mai esistito prima, l’altra parola significa rinnovato, qualcosa che è già esistente ma che viene rinnovato. Quest’ultima è la parola in greco per nuovi cieli e nuova terra. La prima parola per ‘nuovo’ non è usata per descriverli. I nuovi cieli e la nuova terra non sono mai descritti in termini di qualcosa che non è mai esistito prima, i nuovi cieli e nuova terra sono sempre descritti da quella parola: rinnovati, rivitalizzati, resi perfetti, liberati dalla schiavitù della corruzione dentro la piena libertà della gloria dei figli di Dio, cosicchè i ri-creati nuovi cieli e nuova terra possono essere ciò che Pietro dice nell’ultima parte del suo libro la dimora della giustizia, quel luogo ove abita la giustizia. Tutta l’ingiustizia sarà all’inferno, la sola cosa che dimorerà nei nuovi cieli e nuova terra sarà la giustizia, pietà, santità, rettitudine; e lì vivremo in un universo che è stato liberato, noi saremo stati liberati dalla schiavitù alla corruzione fisicamente e spiritualmente, e vivremo in un universo che è stato liberato.

Un giorno stavo predicando in una piccola città della Virginia, e io amo il sud-ovest della Virginia, e dissi a quelle persone, tutti campagnoli, molti minatori di carbone, dissi: Dio mi ha chiamato ad Atlanta, Georgia, per fare il pastore, credo per la durata della mia vita sulla terra, ma con la seconda venuta io torno nel sud est della Virginia. E così, sapete, la bibbia parla di quelle colline eterne, sono eterne o no? I monti Appalachi sono eterni o no. Le colline eterne. Così, il punto cui voglio arrivare è che l’universo intero sta aspettando il tempo in cui sarà la casa della giustizia, glorificati, credenti nel Signore Gesù Cristo, brama quel giorno in cui sarà liberato dentro la libertà della gloria dei figli di Dio. Infatti, dà poi alcuni fatti riguardo a questo universo nel verso 22 “Infatti noi sappiamo che fino ad ora tutto il mondo creato geme insieme ed è in travaglio”. “Doglie di parto”, “Doglie come di donna che partorisce” dicono altre traduzioni. L’universo non è nelle spire della morte, l’universo è nelle spire della nascita. La bibbia dice che l’intero universo è in travaglio, geme con tutte le doglie della nascita, in altre parole, tutto questo gemere porterà frutto, e quale sarà questo frutto: il nuovo universo reso perfetto, la dimora della giustizia, che verrà con la seconda venuta del Signore Gesù Cristo e non prima.

Guardiamo ora questi versi: 

Perché la creazione è stata sottoposta alla vanità non di sua propria volontà, ma per colui che ve l’ha sottoposta,  nella speranza che la creazione stessa venga essa pure liberata dalla servitú della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Infatti noi sappiamo che fino ad ora tutto il mondo creato geme insieme ed è in travaglio”.

E anche noi partecipiamo in quel gemere. Vs. 23

“E non solo esso, ma anche noi stessi, che abbiamo le primizie dello Spirito noi stessi, dico, soffriamo in noi stessi, aspettando intensamente l’adozione, la redenzione del nostro corpo”.

Così noi siamo congiunti alla creazione nello stesso travaglio, nello stesso gemere che porterà frutto, noi gemiamo in noi stessi aspettando quel giorno quando i nuovi cieli e la nuova terra verranno e che porteranno alla nostra completa glorificazione. Notate com’è definita la glorificazione, qui: “soffriamo in noi stessi, aspettando intensamente l’adozione (come figli), la redenzione del nostro corpo”. Ora, la parola adozione è usata in due sensi nel Nuovo Testamento. La parola ‘adozione’ in un senso fa riferimento a ciò che ci avviene nel momento in cui crediamo; Giovanni 1:12 “Ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto, egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome”. Pertanto, nel momento in cui credi nel Signore Gesù, in quel momento sei adottato nella famiglia di Dio. Ma la parola ‘adozione’ fa riferimento anche al fatto del compimento di questa adozione che noi possediamo nel tempo e che non possiamo perdere, il completamento di questa adozione con la resurrezione dei corpi dalla tomba. Vedete, come abbiamo detto molte volte, Gesù non è venuto a salvare la tua anima, Gesù è venuto a salvare te, corpo e anima. Ti ha salvato spiritualmente, quando sei nato di nuovo, ma questo non è il tutto, i nuovi cieli e nuova terra non sono un po’ di spiriti che vanno a spasso girandosi i pollici. Il tuo spirito sarà con Gesù quando muori, essere assente dal corpo è abitare col Signore (2 Co. 5:8), ma il tuo corpo  è ancora nella tomba che sta aspettando la resurrezione della carne, la redenzione del corpo. Così, quando il Signore ritorna, quel corpo che è stato nella tomba sarà resuscitato e reso perfetto e glorificato, sarà congiunto col perfetto spirito che è stato alla presenza del Signore e finalmente quel nuovo essere umano che è stato completato vivrà nei nuovi cieli e nuova terra per tutta l’eternità. E come ho detto ieri al funerale di Glance Weaning la consumazione della salvezza non è la morte, per quanto importante sia la morte per il cristiano, questa  non è la fine; Paolo ha detto che essere assente dal corpo è essere presente col Signore, ma ha anche detto: in quella situazione nel mio stadio intermedio mi sentirò nudo (2 Co. 5), mi sentirò nudo fino a che non avrò la mia nuova tenda, fino a che non avrò il mio nuovo corpo, e questo è il completamento di tutto. E come ho detto ieri io attendo con ansia la resurrezione perché ciò che voglio fare quando vedo Gesù alla sua seconda venuta è baciare i suoi piedi, e per baciare i suoi piedi  devi avere le labbra, voglio dire, non puoi baciare i suoi piedi solo col tuo spirito, voglio abbracciarlo, e devi avere braccia per abbracciarlo. E dunque il Signore Gesù Cristo ci farà risorgere dai morti fisicamente proprio come egli risorse dai morti e farà di noi persone complete di nuovo; e la parola ‘adozione’ si riferisce non solo a quell’esperienza che abbiamo avuto in questa vita nel momento in cui abbiamo creduto e siamo stati salvati per sempre, fatti figli e figlie di Dio, ma in secondo luogo si riferisce al completamento di tutte le promesse che Dio ha fatto ai suoi figli e alle sue figlie nella redenzione del corpo, non solo dell’anima, ma la redenzione del corpo, la sua resurrezione.

Noi parliamo di noi stessi come di persone che sono in Cristo. Lo sapete che quando moriamo, e il nostro corpo è tumulato, la Bibbia dice: i morti in Cristo risorgeranno. I morti cosa? Non sta parlando del vostro spirito, il vostro spirito non è morto, il vostro spirito è nella presenza di Dio. Così, cos’è questo essere morti in Cristo? Il vostro corpo morto in Cristo, risorgerà. Talché anche il vostro corpo che nella tomba si sta decomponendo è ancora in unione con Cristo. E Cristo che vi ama, ama il vostro corpo e la vostra anima, e questo è il motivo per cui farà risorgere i vostri corpi dai morti. E noi gemiamo e siamo in travaglio per quel giorno.

E non solo esso, ma anche noi stessi”, dice il verso 23, “che abbiamo le primizie dello Spirito”.

Ora qui è molto attento a indicare di chi stia parlando, non sta parlando di chiunque qui, dice che l’intero universo geme e soffre doglie come di parto, noi gemiamo nelle doglie di parto che appartengono alla perfezione del processo di salvezza, cioè noi che abbiamo le primizie dello Spirito. Ora, se andate ad Efesini, capitolo 1, versi 13 e 14, leggete queste parole che credo spieghino cosa intende quando dice le primizie, i primi frutti dello Spirito.

In lui (cioè Cristo) anche voi, dopo aver udita la parola della verità, l’evangelo della vostra salvezza, e aver creduto, siete stati sigillati con lo Spirito Santo della promessa; il quale è la garanzia (la caparra) della nostra eredità, in vista della piena redenzione dell’acquistata proprietà a lode della sua gloria.

Chi sono dunque questi che hanno ricevuto le primizie dello Spirito? Sono coloro nei quali, quando hanno ricevuto il Signore Gesù come loro Signore e Salvatore, lo Spirito ha preso dimora, nel loro cuore e nella loro vita, e sono stati suggellati con lo Spirito della promessa il quale è entrato nella loro vita e ha preso dimora lì come caparra della piena eredità. Come hai ricevuto la caparra, riceverai tutto il resto che ti ho promesso. E pertanto, quando lo Spirito santo entra nella tua vita è impossibile essere perduti, notate la sopra  al verso 11 di Romani 8: “E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesú dai morti abita in voi, colui che risuscitò Cristo dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali mediante il suo Spirito che abita in voi”. Quando lo Spirito abita in voi, fino a quando abiterà in voi? Fino a che vi resusciterà dai morti.

Ora, se lo Spirito santo veramente vive in te, tu vivrai un certo tipo di vita. Sarai guidato dallo Spirito di Dio, vivrai una vita pia; no, non una vita perfetta, ma in ogni caso il punto qui è che qual che sia la sofferenza che dobbiamo attraversare in questa vita, che è la strada alla nostra piena eredità, la gloria che ci attende, è così tanto più spettacolare che l’intero universo geme dalla  bramosia di vedere il completamento della nostra salvezza. E noi stessi, che abbiamo le primizie dello Spirito, anche noi soffriamo in noi stessi aspettando intensamente l’adozione come figli, la redenzione del nostro corpo e il completamento della salvezza.

Ora noi ci fermiamo qui. Ma lasciatemi dire due parole di applicazione. Abbiamo studiato la nostra eredità. Noi possediamo la salvezza ora. Il pieno ottenimento di quella salvezza è nel futuro. Comprendiamo quale sia lo scopo dell’eredità nella bibbia. Lo scopo di un’eredità, nella bibbia, che sia un padre che mette da parte del denaro per i suoi figli o che sia Dio che mette da parte un’eredità per i suoi figli, lo scopo di un’eredità nella bibbia è abilitare un popolo pio ad assumere il dominio sulla terra alla gloria di Cristo. Vi ricordate che comando Dio diede ad Adamo ed Eva quando erano ancora normali? Riempite la terra, rendetevela soggetta, esercitate il dominio su di essa, usate tutte le risorse della creazione per edificare famiglie, case, attività e società e civiltà cristiane. Esercitate un santo governo su di voi stessi e sulla vostra famiglia e su tutto quello che toccherete lungo la vostra generazione. Questo è il proposito per il quale Dio creò l’uomo, questo è il mandato originale, e Dio ci da della eredità per renderci capaci di compiere quel mandato. Ricordate nel Salmo 127 come i figli siamo chiamati un’eredità dal Signore e sono usati come frecce dal padre e come forza quando il padre parla alla porta della città, perché questa eredità, questi figli lo rendono più forte e lo fanno più efficace nel modo in cui parla ai nemici.

Rushdoony dice questo: Il popolo di Dio sono la sua eredità mediante i quali ha pianificato di ri-catturare il mondo ed esercitare diretto e pieno dominio in accordo con la sua legge. Proprio come voi fate, mettendo da parte un’eredità per i vostri figli sperando che partano da una posizione di vantaggio rispetto a quella da cui siete partiti voi, un’eredità in Cristo che ti da potere ed efficacia nell’esercitare il dominio su tutto ciò che tocchi e possiedi e in questo modo sei l’eredità di Dio ed Egli ti userà insieme al suo popolo fedele per riconquistare il mondo per Lui ed esercitare il dominio sul mondo intero.

Inoltre. Lasciatemi dire ancora una parola riguardo al soffrire, un’ultima applicazione. Ricordate che da questo passo abbiamo imparato quest’oggi che la sofferenza ha un ruolo importante nella vita del cristiano. È il mezzo mediante il quale otteniamo la nostra eredità. Niente croce, niente corona. È una conseguenza della nostra unione con Cristo. Se non fossimo stati in unione con Cristo non soffriremmo con e per Lui. Noi soffriamo insieme a Cristo perché siamo co-eredi con Cristo che significa che tutto ciò che avviene a Cristo avviene a quelli che gli appartengono. Pertanto, abbiamo bisogno di sapere quale sia l’implicazione di questa prospettiva biblica sulla sofferenza, lasciate che ve ne elabori tre.

1 la sofferenza non dovrebbe mai prendervi di sorpresa. Non siate mai sorpresi quando avrete da soffrire. Che sia perché siete perseguitati per amore della giustizia, o che sia perché siete calunniati, o malattia, qual che sia la sofferenza nella vostra vita, non siate sorpresi quando arriva. Non pensate che perché Dio vi ha promesso vittoria sul peccato e sulla morte e sull’inferno, non pensate che perché il regno di Dio continua ad avanzare trionfante su tutti i regni del mondo, voi scamperete alla sofferenza. C’è una visione che noi rigettiamo, che si chiama trionfalismo, e spesso è quel che la gente crede che noi crediamo, dicono che noi crediamo che il mondo diventerà sempre più cristiano e noi andremo in cielo sulla bambagia, è la via della croce che porta a casa, pertanto, noi vinceremo, il vangelo continuerà ad avanzare fino a che la famiglia delle nazioni di questo mondo s’inchinano in obbedienza e adorazione del Dio vivente, ma sarà solo attraverso le nostre vite di fedeltà e diligenza e perseveranza quando soffriamo per amore della giustizia, queste sofferenze non dovrebbero mai prendervi di sorpresa.

2 La sofferenza non dovrebbe mai conturbarvi o deprimervi. Ogni qual volta soffrirete per amore della giustizia o semplicemente per una malattia, non pensate che Dio vi stia necessariamente punendo per qualcosa che avete fatto, potrebbe essere, ma non è necessariamente così. La sofferenza non dovrebbe deprimervi. Depresse Giobbe perché non poteva comprenderla, e poi, alla fine, Dio gli rivelò: stai soffrendo così tanto perché ti amo così tanto. Sentite Martin Lloyd Jones: “È semplicemente un fatto storico, che non ci fu mai niente più potente per portare persone a convinzione di peccato e alla conversione durante i primi giorni della chiesa dell’osservare come questa gente cristiana sopportava la sofferenza. Niente ha mai scosso i non credenti e ha fatto loro sentire che dopo tutto c’è qualcosa nel cristianesimo, più dell’osservazione che i cristiani posseggono una sorta di potenza e capacità segreta e misteriosa di sopportare la sofferenza perfino con gioia. Perciò non permettete che la sofferenza vi scuota o deprima, forse c’è qualcuno cui Dio vuole che voi testimoniate con la vostra vita e voi li conducete a Cristo o ad un cammino più vicino a Lui, quando guardano il modo in cui voi soffrite.

3 Malgrado noi sperimentiamo la sofferenza, lo stesso tipo di sofferenza che altri, non cristiani, sperimentano: malattie, problemi di salute e cose simili, soffrire per il cristiano è una cosa unica, noi abbiamo una comprensione della sofferenza che nessun’altra religione possiede. La visione cristiana della sofferenza è unica quanto superiore a tutte le altre visioni. Stoicismo, Buddismo, Induismo e tutte le altre, hanno visioni della sofferenza negative, pessimiste, disperate. Esse vorrebbero farci evadere dalla sofferenza, negarla, e scampare da questa penosa esistenza terrena, con la meditazione, successive reincarnazioni, o finché ci dissolviamo nel Nirvana. Nessun altra religione al mondo condivide la nostra visione della sofferenza. Soffrire in e per Cristo ha senso qui, ed è seguito, dopo la morte, da una gloria incomparabile.

Preghiamo

Signore, questi versi ci emozionano ogni volta che li leggiamo, ci incoraggiano e ci fanno voler soffrire con Cristo e gioire in quel soffrire, la comunione di quel soffrire, essere resi conformi alla sua morte. Signore, qualsiasi cosa ci avvenga in questa vita, mantienici fedeli. Facci sempre più fedeli di quel che siamo, fino a che riceveremo quella corona che ci è posta davanti, per amore di Cristo. Amen.


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