Ciò che Paolo ha realmente detto in Galati
La nostra lezione di Scrittura di oggi è tratta da diverse parti del libro dei Galati. Il libro dei Galati, leggeremo dai capitolo 1, 2 e 5.
Galati 1, e leggeremo i primi 17 versetti.
1Paolo, apostolo (non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma tramite Gesú Cristo e Dio Padre, che lo ha risuscitato dai morti),
2 e tutti i fratelli che sono con me, alle chiese della Galazia:
3 grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signore nostro Gesú Cristo,
4 che ha dato se stesso per i nostri peccati, per sottrarci dalla presente malvagia età secondo la volontà di Dio, nostro Padre,
5 al quale sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
6 Mi meraviglio che da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, passiate cosí presto ad un altro evangelo,
7 il quale non è un altro evangelo; ma vi sono alcuni che vi turbano e vogliono pervertire l’evangelo di Cristo.
8 Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi predicasse un evangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia maledetto.
9 Come abbiamo già detto, ora lo dico di nuovo: Se qualcuno vi predica un evangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia maledetto.
10 Infatti, cerco io ora di cattivarmi l’approvazione degli uomini o quella di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Infatti, se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo.
11 Ora, fratelli, vi faccio sapere che l’evangelo, che è stato da me annunziato, non è secondo l’uomo,
12 poiché io non l’ho ricevuto né imparato da nessun uomo, ma l’ho ricevuto per una rivelazione di Gesú Cristo.
13 Avete infatti udito quale fu un tempo la mia condotta nel giudaismo, come perseguitavo con grande ferocia la chiesa di Dio e la devastavo,
14 E progredivo nel giudaismo piú di molti coetanei tra i miei connazionali, essendo estremamente zelante nelle tradizioni dei miei padri.
15 Ma quando piacque a Dio, che mi aveva appartato fin dal grembo di mia madre e mi ha chiamato per la sua grazia,
16 di rivelare in me suo Figlio, affinché l’annunziassi fra i gentili, io non mi consultai subito con carne e sangue,
17 né salii a Gerusalemme da quelli che erano stati apostoli prima di me, ma me ne andai in Arabia e ritornai di nuovo a Damasco.
Poi nel secondo capitolo, e a partire dal versetto 15 fino al versetto 21,
15 Noi, di nascita Giudei e non peccatori fra i gentili,
16 sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma per mezzo della fede in Gesú Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesú, affinché fossimo giustificati mediante la fede di Cristo e non mediante le opere della legge, poiché nessuna carne sarà giustificata per mezzo della legge.
17 Or se, cercando di essere giustificati in Cristo, siamo trovati anche noi peccatori, è forse Cristo ministro del peccato? Cosí non sia.
18 Se infatti edifico di nuovo le cose che ho distrutto, io mi costituisco trasgressore,
19 perché per mezzo della legge io sono morto alla legge, affinché io viva a Dio.
20 Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono piú io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.
21 Io non annullo la grazia di Dio perché, se la giustizia si ha per mezzo della legge, allora Cristo è morto invano.
Il quinto capitolo dei Galati, versetto 1, e poi giù nel versetto 13.
1 State dunque saldi nella libertà con la quale Cristo ci ha liberati, e non siate di nuovo ridotti sotto il giogo della schiavitú.
3 Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà; soltanto non usate questa libertà per dare un’occasione alla carne ma servite gli uni gli altri per mezzo dell’amore.
14 Tutta la legge infatti si adempie in questa unica parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso».
15 Che se vi mordete e vi divorate a vicenda, guardate che non siate consumati gli uni dagli altri.
16 Or io dico: Camminate secondo lo Spirito e non adempirete i desideri della carne,
17 la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; e queste cose sono opposte l’una all’altra, cosicché voi non fate quel che vorreste.
18 Ma se siete condotti dallo Spirito, voi non siete sotto la legge.
19 Ora le opere della carne sono manifeste e sono: adulterio, fornicazione impurità, dissolutezza,
20 idolatria, magia, inimicizie, contese, gelosie, ire, risse, divisioni, sette,
21 invidie, omicidi, ubriachezze, ghiottonerie e cose simili a queste, circa le quali vi prevengo, come vi ho già detto prima, che coloro che fanno tali cose non erediteranno il regno di Dio,
22 Ma il frutto dello Spirito è: amore gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.
23 Contro tali cose non vi è legge.
24 Ora quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e le sue concupiscenze.
25 Se viviamo per lo Spirito, camminiamo altresí per lo Spirito,
26 Non siamo vanagloriosi, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
Pochi libri hanno avuto un’influenza più profonda sulla storia dell’umanità di questo piccolo trattato di Galati, un trattato di sette pagine che potete leggere in 20 minuti. Se non fosse mai stato scritto, il cristianesimo sarebbe stato solo un’altra setta ebraica e il mondo occidentale avrebbe potuto essere totalmente pagano senza alcuna traccia di influenza cristiana. Il libro di Galati, ha avuto un posto centrale nella predicazione della chiesa per 2000 anni. Nel II secolo, troviamo Policarpo che vi allude così come il grande Ireneo, un’originario dell’Egitto.
Col passare del tempo, continuò a essere predicato e nel IV e nel IX secolo, grandi studiosi latini scrissero dei commentari su di esso. Dall’anno 900 all’anno 1500, non furono scritti molti commentari, ma nel XVI secolo, mediante la predicazione di Martin Lutero, Galati esplose sulla scena e da allora le cose non sono più state le stesse. La predicazione di Martin Lutero sul libro dei Galati fu la pietra angolare della Riforma protestante.
Il suo commento ai Galati è stato definito il grido di battaglia della Riforma, la Magna Carta della libertà cristiana, la dichiarazione di indipendenza cristiana. Come qualcuno ha detto, Martin Lutero si portò il libro dei Galati alle labbra come una tromba per suonare la carica della Riforma. Il suo famoso commento invitò la cristianità schiavizzata a recuperare la libertà con cui Cristo ci ha resi liberi.
Lo stesso Lutero, nella sua solita iperbole, disse questo del libro di Galati, e cito: L’epistola ai Galati è la mia epistola. Con essa sono come se fossi in vincolo coniugale. Il libro di Galati è la mia Catherine, che era il nome di sua moglie.
Dopo una storia così illustre, il vangelo difeso da Paolo nel libro dei Galati è oggi sotto seri attacchi, non solo da parte del cattolicesimo romano, ma anche da parte di coloro che insistono nel dire di essere protestanti evangelici e riformati, in particolar modo dal brillante vescovo NT Wright, che ha reinterpretato ogni aspetto del vangelo di Paolo e della teologia di Paolo fino a renderli irriconoscibili. I suoi libri sono diventati popolari nei circoli evangelici e riformati e la sua influenza è notevole.
La reinterpretazione di base del vangelo di Paolo da parte di questi innovatori dottrinali include alcune delle seguenti innovazioni. Dicono che il Nuovo Testamento deve essere interpretato alla luce dei 400 anni che lo hanno preceduto piuttosto che alla luce dei 400 anni che ci hanno preceduto. Ora, questa è un’affermazione molto importante.
Abbiamo sbagliato, dicono questi innovatori del vangelo, fin da quando Martin Lutero scrisse il suo commento sui Galati e fraintese il libro dei Romani e il libro di Galati. E come risultato dell’estremismo di Martin Lutero nel comprendere il vangelo di Paolo, la fede riformata è stata antisemita da allora. Quindi, piuttosto che guardare al Nuovo Testamento nei 400 anni precedenti, cioè tornare alla Riforma, se vogliamo comprendere correttamente il Nuovo Testamento, ci dicono che dobbiamo leggere il Nuovo Testamento alla luce dei 400 anni che lo hanno preceduto.
Non ho detto 500. Non hanno detto 500. Hanno detto 400.
E lo hanno detto apposta perché l’Antico Testamento è stato completato oltre 400 anni prima che il Nuovo Testamento fosse scritto. E quando dicono che dovete interpretarlo alla luce dei 400 anni precedenti, non stanno dicendo che dovete interpretare il Nuovo Testamento alla luce dell’Antico Testamento, ma dovete interpretare il Nuovo Testamento alla luce della religione dei rabbini: del giudaismo rabbinico. Dicono che, come risultato di aver mancato di leggere la Bibbia alla luce della religione dei rabbini, la chiesa ha frainteso la giustificazione fin da Agostino.
Ora, cari, sono passati 1.600 anni. E questi uomini, umili come sono, dicono che dopo 1.600 anni di errore, siamo giunti alla verità. E la ragione per cui Agostino, Lutero, Calvino e tutti gli altri sbagliarono è perché davano per scontato che la giustificazione fosse la dottrina che ci diceva come metterci a posto con Dio e come entrare in una giusta relazione con Dio. E per loro questo è stato l’errore. Che la giustificazione non ha a che fare con il nostro ingresso iniziale nella salvezza. Piuttosto, la dottrina della giustificazione ha riferimento alla vita della chiesa. E il suo punto fondamentale è farvi sapere con chi potete mangiare, con chi potete avere comunione. Potete avere comunione con chiunque sia battezzato e abbia fede in Cristo. Questo è il punto.
La giustificazione non vi dice come essere salvati. Vi dice con chi potete mangiare, sedervi a tavola e godere della comunione come Cristiani. Ha a che fare con la chiesa, non con la salvezza.
Ci dicono anche che Galati non è un rimprovero al legalismo, ma al nazionalismo. E che uno degli errori che la chiesa ha fatto per almeno 400 anni è la nostra idea che Paolo stia cercando di difendere il vangelo della grazia e della fede contro un vangelo del legalismo e della salvezza mediante l’obbedienza alla legge che i farisei insegnavano. Dicono che questo è l’errore.
I farisei non hanno mai insegnato il legalismo. I farisei non credevano in una teologia con cui la salvezza si guadagna. I farisei insegnavano una religione di grazia.
Lo chiamano nomismo pattizio, una religione di grazia. Si entra nel patto di Dio per grazia e si rimane nel patto di Dio per obbedienza alla sua legge. E che si ha l’espiazione dell’Antico Testamento, i rituali dell’espiazione, per coprire qualsiasi errore commesso nella propria obbedienza alla legge di Dio.
E che Paolo non si preoccupa di cercare di presentare la salvezza per fede, la giustificazione per fede contro la giustificazione per opere, perché i giudei non credevano nella giustificazione per opere. Ci dicono che non credevano che dovessero guadagnare la salvezza obbedendo alla legge di Dio. Pertanto, la questione riguarda queste targhette identificative, questi badge, con cui i cristiani si identificano.
Ci fu una grande controversia nella chiesa primitiva, ed è vero, tra i credenti ebrei che dicevano che se i gentili volevano diventare cristiani, dovevano anche diventare giudei. Nel senso che dovevano osservare le leggi alimentari, dovevano essere circoncisi e dovevano osservare il sabato. E il motivo per cui Paolo scrisse il libro di Galati, ci dicono, non è per confutare il legalismo dei giudei, questa è la cosa principale. Il problema, dicono, non è il legalismo, è il nazionalismo. Le targhette identificative, i badge sono cambiati da queste vecchie cerimonie al battesimo e alla fede. Ora, quando leggete questi innovatori di Paolo, scoprite che il loro vangelo è, e userò una frase tecnica teologica e storica per voi: è semi-pelagiano.
Pelagio fu un britannico che fu l’antagonista di Agostino. E Pelagio dice che siamo fondamentalmente buoni, non siamo decaduti, abbiamo solo bisogno di un piccolo aiuto da Dio e possiamo fare abbastanza cose buone per guadagnarci la salvezza e che non abbiamo bisogno della salvezza. Bene, questi ragazzi non sono esattamente pelagiani.
Alcuni miei amici hanno provato a farli passare per seguaci di Pelagio, ma non lo sono, sono semi-pelagiani, che è un’eresia peggiore e più insidiosa con cui la chiesa ha dovuto fare i conti per secoli. E il Vangelo cattolico romano è semi-pelagiano. Cioè, si riceve la grazia, non si può obbedire a Dio senza la grazia. E si ha bisogno della grazia di Dio, che si riceve mediante la fede e il battesimo per vivere in obbedienza a Dio e quindi meritare la salvezza eterna. Quindi il semi-pelagianesimo dice che siamo portati dentro la relazione con Dio dalla grazia, manteniamo quella relazione tramite le opere e tramite l’obbedienza, quindi non è solo per fede, non è solo per grazia, è per grazia più il nostro completamento dell’opera della grazia di Dio tramite le buone cose che facciamo che portano la nostra salvezza a concludersi in cielo. Ora, quando leggete questi libri di questi innovatori di Paolo che dicono che abbiamo sbagliato fin da Agostino e Lutero, li trovate motivati da un obiettivo comune, e questo è l’ecumenismo.
Questo è il desiderio di riportare il protestantesimo e il cattolicesimo romano in un unico corpo. La giustificazione, la comprensione della giustificazione da parte dei protestanti, la comprensione della giustificazione da parte dei cattolici hanno diviso la chiesa e sono entrambe sbagliate, secondo questi uomini. E il motivo che hanno sullo sfondo è di arrivare alla vera definizione della giustificazione nel vangelo che può riportare cattolici romani e protestanti insieme in un’unica famiglia felice.
Ciò che è anche interessante negli scritti di questi uomini è che non c’è alcuna dottrina della propiziazione e nessuna imputazione. Cioè, cosa crediamo che la Bibbia insegni? Che sulla croce, Gesù Cristo, come nostro sostituto, ha sopportato tutto il peso dell’ira di Dio al nostro posto, placando e propiziando Dio e allontanando da noi la sua ira. Non c’è nulla del genere in molte di queste persone, in particolare in N. T. Wright.
L’imputazione, ovvero la dottrina secondo cui Dio ha posto tutti i nostri peccati su Gesù e lo ha punito come i nostri peccati meritano, e poi per fede mette tutta la giustizia di Gesù su di noi, e noi siamo accettati su questa base, questa dottrina è specificamente ripudiata da Wright e da queste altre persone. Prima di esaminare Galati, voglio mostrarvi una delle aree in cui Wright sbaglia.
E questo riguarda l’ebraismo rabbinico. Ora ricordate cosa abbiamo sempre pensato, da quando Martin Lutero ci ha confusi tutti, ovvero che i farisei dei tempi di Gesù insegnavano che dovevate meritare la salvezza obbedendo alla legge di Dio.
Quello che dicono è che è antisemita. Non è così. Non c’era poi così tanta differenza tra il giudaismo palestinese del primo secolo e Paolo.
Abbiamo creato una spaccatura troppo grande tra gli ebrei e Paolo nel primo secolo e una spaccatura troppo grande tra i protestanti e i cattolici romani dal XVI al XXI secolo. Bene, vediamo cosa dice la Bibbia sui farisei. Andiamo insieme al capitolo 18 di Luca.
Prenderò in esame tre o quattro punti. Ora, ricordate che la nostra autorità finale non è una ricostruzione storica di ciò che i giudei palestinesi credevano nel primo secolo. La nostra autorità finale è la Parola di Dio e la Scrittura interpreta la Scrittura.
Quindi non dovete studiare il giudaismo palestinese del primo secolo per capire cosa dice il libro dei Galati. Avete la Parola di Dio completa e onnipotente. E nel capitolo 18 di Luca, avete quella grande storia del fariseo e del pubblicano.
Luca 18, versetti 9 e seguenti. E lui, cioè Gesù, questo vi dice qualcosa sull’atteggiamento di Gesù verso il fariseismo, e raccontò anche questa parabola a certi che confidavano in se stessi di essere giusti e consideravano gli altri con soddisfazione.
9 Disse ancora questa parabola per certuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri.
10 «Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo e l’altro pubblicano
11 Il fariseo, stando in piedi, dentro di sé pregava cosí: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri, e neppure come quel pubblicano.
12 Io digiuno due volte la settimana e pago la decima di tutto ciò che possiedo”.
13 Il pubblicano invece, stando lontano, non ardiva neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: (letteralmente in greco:“O Dio, sii propiziato verso me peccatore”,
E il commento di Gesù fu:
14 Io vi dico che questi, e non l’altro, ritornò a casa sua giustificato, perché chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato»,
Vedete, Gesù dice che c’è il fariseo, c’è il pubblicano, era il pubblicano che fu giustificato perché aveva basato il suo caso sulla misericordia propiziatoria di Dio. E il fariseo, d’altra parte, era un uomo che confidava in se stesso di essere giusto. Questo fariseo era un legalista che confidava in se stesso per compiere la giustizia in modo sufficiente da ottenere il favore di Dio, e si sbagliava di grosso.
Andiamo al settimo capitolo di Marco, Marco capitolo 7, e versetti 5-9; 13 in questa storia, questo resoconto, Gesù sta parlando delle tradizioni che i farisei avevano inventato per adempiere i requisiti che avevano aggiunto alla legge di Dio. In particolare, sta parlando di questa ordinanza religiosa di lavarsi le mani, eccetera, dopo essere stati con persone impure al mercato.
E notate cosa dice Gesù di queste tradizioni. Dice, nel versetto 5,
5 Poi i farisei e gli scribi gli domandarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli anziani, ma prendono il cibo senza lavarsi le mani?».
6 Ma egli, rispondendo, disse loro: «Ben profetizzò Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me.
7 Ma invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”
8 Trascurando infatti il comandamento di Dio, vi attenete alla tradizione degli uomini: lavatura di brocche e di coppe; e fate molte altre cose simili».
9 Disse loro ancora: «Voi siete abili nell’annullare il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione.
Diceva anche loro, voi avete ben messo da parte il comandamento per obbedire, per mantenere la vostra tradizione. Versetto 13,
13 annullando cosí la parola di Dio con la vostra tradizione, che voi avete tramandata. E fate molte altre cose simili».
Quindi qui dice riguardo ai farisei e a tutta la loro prospettiva etica religiosa, invano mi adorate, invano mi rendete un culto. E tutto il vostro impegno e la vostra devozione alle tradizioni rabbiniche sono stati un modo conveniente per aggirare le richieste di Dio nella Bibbia in modo da poter soddisfare la vostra coscienza obbedendo a tutte queste tradizioni dei rabbini, anche se non avete riguardo per la legge di Dio. E vedete che un tale rilassamento dello standard divino sta alla radice della giustificazione per legge. Più facile rendiamo alle persone l’apparire giuste, più facile ci diventa pensare di poter guadagnare il favore di Dio.
Andiamo al capitolo tre dei Romani, per favore. Ora cosa stiamo cercando di fare? Sto cercando di impressionarvi dicendovi che non importa quanto questi studiosi, e sono studiosi, cerchino di presentare la loro nuova visione, non dovete cambiare la vostra visione dei Farisei.
Romani 3:27-28.
27 Dov’è dunque il vanto? È escluso. Per quale legge? Quella delle opere? No, ma per la legge della fede.
28 Noi dunque riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge.
Paolo solleva parecchio il tema del vanto. Dice che questo vangelo ci impedisce di vantarci. In un’altra lettera dice che se vuoi vantarti, vantati nel Signore. Dice che se Abramo fu giustificato dalle opere, avrebbe potuto vantarsene perché aveva fatto abbastanza di ciò che era necessario per ottenere il favore di Dio. Ma vedete, non si vantava. Non cercò di entrare in cielo con le sue buone opere.
Tutti questi riferimenti al vanto hanno poco senso se non si riferiscono all’orgoglio per la propria performance. Perché ti vanti di te stesso? Sono orgoglioso di ciò che sono stato in grado di fare per ottenere il favore di Dio.
Ora, molto velocemente, lasciate che vi dia solo un paio di citazioni dagli stessi rabbini. Soprattutto ciò che disse Giuseppe Flavio, anche se non lo citerò. Giuseppe Flavio, i suoi libri si possono ancora acquistare e vale la pena leggerli. Questi rabbini del primo secolo parlano di obbedire a Dio per meritare la salvezza.
Lasciatemi citare un rabbino. “Chi onora il padre espia i suoi peccati.” L’obbedienza perdona il peccato.
Un altro diceva, in sostanza, sii buono, gentile e obbediente, cito, “e guadagnerai il mondo futuro con la tua obbedienza e con la tua bontà”.
Quindi vedete, l’ebraismo rabbinico era legalistico. Era una religione che insegnava che dovevate meritare la salvezza e guadagnarvi il perdono dei peccati e l’accettazione con Dio.
E Paolo scrisse il libro dei Galati per combattere i giudaizzanti che cercavano di fare breccia nella chiesa cristiana. A causa della distorsione e della ridefinizione del vangelo di Paolo, che ci dà un altro vangelo rispetto al vangelo della Bibbia, che è poi stato il vangelo della fede riformata per quasi 500 anni e del cristianesimo ortodosso per 2000 anni, coloro che insegnano e predicano questo nuovo paradigma dovrebbero considerare attentamente le parole di Paolo in Galati 1:6 fino a 9. Egli disse:
6 Mi meraviglio che da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, passiate cosí presto ad un altro evangelo,
7 il quale non è un altro evangelo; ma vi sono alcuni che vi turbano e vogliono pervertire l’evangelo di Cristo.
8 Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi predicasse un evangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia maledetto.
9 Come abbiamo già detto, ora lo dico di nuovo: Se qualcuno vi predica un evangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia maledetto.
Ora iniziamo a guardare il libro dei Galati. E il mio punto è che non dovete cambiare idea sulla religione dei farisei. Ma la Bibbia dice che la religione farisaica era vana, fu ripudiata da Cristo perché insegnava alle persone che potevano arrivare a Dio in un altro modo che non fosse solo tramite la fede in Cristo. E quell’altro modo era una vita di buone opere e obbedienza. Capite quindi, amati, che c’è poca relazione tra l’Ebraismo del primo secolo e l’Antico Testamento. Quel giudaismo rabbinico era un’altra religione rispetto alla religione dell’Antico Testamento. Cosa insegnava la religione dell’Antico Testamento? La giustificazione è per fede in Cristo soltanto. E non è da meritare. Non può essere guadagnata. È durante i 400 anni tra i Testamenti che il giudaismo degenerò. E così vedremo tra un minuto che Dio chiamò Paolo fuori dal giudaismo.
Ora il libro dei Galati. Questa epistola fu scritta originariamente a un gruppo di chiese in Galazia.
La Galazia era la Turchia centrale e meridionale. E molto probabilmente, questa era una grande comunità celtica proprio nel mezzo della Turchia. Il suo autore fu l’apostolo Paolo, ex fariseo lui stesso, che fu affrontato da Gesù Cristo sulla strada per Damasco e fu incaricato da Cristo di essere il suo portavoce apostolico.
Paolo inviò questa lettera pastorale alle chiese in Galazia, perché come abbiamo visto con la chiesa di Corinto, queste chiese venivano sedotte e portate via dal vangelo di Gesù da falsi insegnanti che stavano turbando e confondendo le chiese in quella regione pervertendo il vero vangelo della grazia di Dio in uno pseudo vangelo di salvezza mediante l’obbedienza alla legge. E così l’apostolo Paolo li affrontò con ardente indignazione. C’erano tre punti in discussione tra Paolo e questi falsi insegnanti, che sono ancora oggi questioni scottanti. Infatti, se non lo sapeste, avreste pensato che il libro dei Galati fosse stato scritto ieri perché i problemi che affronta sono gli stessi problemi della chiesa di oggi. E ce ne sono tre. Quali sono?
Il problema dell’autorità. Come sappiamo cosa e a chi dobbiamo credere? E come sappiamo cosa e chi non dobbiamo credere? I primi due capitoli trattano il problema dell’autorità.
Il secondo problema è il problema della salvezza. Come possiamo essere accolti nel favore di Dio ed essere perdonati dei nostri peccati e accolti come suoi figli? I capitoli tre e quattro trattano questo problema.
E il terzo problema è il problema della libertà. Come possiamo controllare i desideri peccaminosi della nostra natura decaduta e vivere una vita di amore e rettitudine per la gloria di Dio? I capitoli cinque e sei trattano questo problema.
Autorità, salvezza e libertà cristiana.
Ora, prima di esaminare questi tre argomenti, poniamo un’altra domanda molto rapidamente e diamo alcune risposte. Dovrebbe essere ovvio, ma lo chiederemo comunque, perché questa epistola ai Galati è così importante per noi oggi. Lasciatemi dare quattro o cinque motivi per cui è di importanza così vitale.
Innanzitutto, il libro dei Galati è la parola di Dio. In secondo luogo, le questioni fondamentali che affronta rimangono le questioni critiche che la chiesa deve affrontare oggi. Terzo, lo scopo del libro dei Galati è spiegare il vero vangelo che procede da Dio e distinguere tale vangelo da tutte le contraffazioni. Quattro, come abbiamo detto, pochi libri hanno avuto un’influenza più profonda sulla storia dell’umanità di questo piccolo trattato. E cinque, la predicazione dei Galati è stata usata da Dio per portare avanti la Riforma protestante nel XVI secolo. E la nostra preghiera dovrebbe essere che porti avanti la Riforma del XXI secolo.
Ora, come abbiamo visto, i primi due capitoli trattano il tema dell’autorità, e questo è un tema di vitale importanza se ci si dedica un minimo di riflessione, in particolare in questo mondo in cui abbiamo una tale cacofonia di voci. Amo quella parola, non è vero? Ho dovuto usare quella parola da qualche parte, in qualche momento della mia vita, cacofonia, una grande parola. Questo clamore, questa confusione, tutte queste voci in competizione che dicono, lasciami essere la tua autorità, uomo, scienza, ricerca, sentimento, ragione.
Qual è la tua autorità finale per credere alle cose in cui credi? Questo è il problema dei primi due capitoli. E Paolo dice che la sua autorità è da Dio, perché prima di tutto, la prima cosa che ci viene detta su di lui è che è un apostolo. Le prime due parole, Paolo, apostolo.
Gesù incaricò alcuni uomini di agire come suoi rappresentanti autorizzati nella chiesa, nel mondo, e di parlare per lui nel suo nome. Furono chiamati apostoli perché Cristo li delegò con la sua stessa autorità per parlare in suo nome. Infatti, avrebbe parlato attraverso di loro in modo che ascoltarli significasse ascoltare lui.
Chi fu il primo apostolo nel Nuovo Testamento? Gesù, inviato dal Padre per parlare nel nome del Padre. Chi fu il secondo apostolo nel Nuovo Testamento? Lo Spirito Santo, inviato dal Padre e dal Figlio come vicario di Cristo sulla terra. E i successivi in linea furono gli apostoli di Gesù, di cui Paolo dice di essere stato l’ultimo. E questi erano i portavoce di Cristo.
Ora, la parola apostolo non è solo una parola biblica. Era usata in gergo giuridico nel primo secolo. Nel senso giuridico del termine, un apostolo era un procuratore in tribunale. Era la parola per un uomo che si presentava come procuratore, e quella persona era considerata la stessa persona che rappresentava. Erano una sola cosa. E le parole del procuratore erano legalmente ricevute come le parole di colui che aveva incaricato quest’uomo. E gli apostoli di Cristo erano i suoi procuratori in questo senso. Le loro parole erano le parole di Cristo e non le parole di semplici uomini.
Ricevere il loro messaggio significava ricevere Cristo, e rifiutare il loro messaggio significava rifiutare il Cristo che li aveva incaricati. Notate come Paolo esprime questo punto e stabilisce la sua autorità divina. Guardate il versetto 1 del capitolo 1.
1 Paolo, apostolo (non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma tramite Gesú Cristo e Dio Padre, che lo ha risuscitato dai morti),
Guardate i versetti 11 e 12.
11 Ora, fratelli, vi faccio sapere che l’evangelo, che è stato da me annunziato, non è secondo l’uomo,
12 poiché io non l’ho ricevuto né imparato da nessun uomo, ma l’ho ricevuto per una rivelazione di Gesú Cristo.
Cosa sta dicendo Paolo? Paolo sta dicendo: Non ho ricevuto alcuna autorità dagli uomini, nemmeno dagli altri apostoli. Nessun uomo mi ha detto cosa dire. Sono stato nominato a questo ufficio senza alcun intervento umano.
“E il messaggio”, dice, “l’ho ricevuto, l’ho ricevuto direttamente dal Signore Gesù Cristo stesso per rivelazione divina e non tramite il seminario”. Né il suo messaggio né la sua autorità hanno avuto origine dall’uomo. Sono stati dati entrambi per rivelazione divina.
Paolo inizia presentandosi come apostolo tramite Gesù Cristo e Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, identificando così come uguali Gesù Cristo e Dio Padre quali fonte del suo incarico, autorità e messaggio: credenziali davvero impressionanti. Pertanto, il messaggio di Paolo è il messaggio di Cristo, il messaggio di Dio, e la sua autorità è l’autorità di Cristo, l’autorità di Dio. Ciò significa che l’insegnamento degli apostoli deve essere ricevuto come un corpo di verità proposizionale divinamente rivelata, portatrice di autorità divina.
Questo è ciò che ha scritto, le parole, le frasi, la sintassi, le idee espresse da quelle parole non hanno avuto origine da lui stesso o da nessun altro uomo, ma dal Signore Gesù Cristo stesso. E quindi ciò che hanno scritto gli apostoli nel Nuovo Testamento, i profeti nell’Antico, è l’eterno e immutabile standard di verità e vita per tutte le persone in tutte le epoche. È un libro ispirato da Dio.
I pensieri e le idee che sono espressi o lo spirito prodotto nelle stesse parole che sono usate per esprimere quei pensieri hanno origine nella mente di Dio. Quindi la Bibbia non è solo la parola di Dio, è parole di Dio. Cristo insegnò la verità del Vangelo agli apostoli tramite lo Spirito Santo, e ora tramite lo Spirito Santo, gli apostoli insegnano a noi nelle pagine della Bibbia ciò che Gesù ha insegnato loro.
E così nella grande preghiera sacerdotale di Gesù, egli pregò non solo per i suoi apostoli che aveva scelto, ma cito, anche per “coloro che credono in me per mezzo della loro parola.” Quindi vedete, sta dicendo che nel corso della storia dell’umanità, chiunque creda in me e venga a me dovrà credere in me e venire a me in termini della parola di questi miei procuratori che parlano con la mia autorità. E sapete, Paolo era pienamente consapevole dell’autorità di Cristo nelle sue parole. Sapeva che ciò che stava dicendo sotto l’ispirazione dello Spirito Santo non aveva origine da lui stesso, ma da Cristo. Bene, guardate il versetto 13 capitolo uno, prima di tutto, versetto 13.
13 Avete infatti udito quale fu un tempo la mia condotta nel giudaismo, come perseguitavo con grande ferocia la chiesa di Dio e la devastavo,
14 E progredivo nel giudaismo piú di molti coetanei tra i miei connazionali, essendo estremamente zelante nelle tradizioni dei miei padri.
15 Ma quando piacque a Dio, che mi aveva appartato fin dal grembo di mia madre e mi ha chiamato per la sua grazia,
16 di rivelare in me suo Figlio, affinché l’annunziassi fra i gentili, io non mi consultai subito con carne e sangue,
Sono andato nei deserti dell’Arabia e Gesù mi ha rivelato la verità, dice che Dio mi ha chiamato fuori dalla Giudea e mi ha rivelato Cristo.
Guardate il quinto capitolo, versetto due. Affermazione interessante:
2 Ecco, io, Paolo, vi dico che se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla.
Ora, questa è forse un’affermazione arrogante da parte di Paolo? Paolo sta forse dicendo: ascoltate, io sono importante. Sono intelligente. Sono un esperto di teologia. Ho studiato con i migliori teologi del mio tempo. E come risultato della mia competenza, io, Paolo, vi dico, se vi arrendete ai giudaizzanti, Cristo non vi sarà di alcun beneficio.
Non è questa l’implicazione. Paolo sa chi è. Sa di essere un apostolo e di essere il portavoce del Signore Gesù Cristo. Dice, quindi, io, Paolo, io, non con un messaggio proveniente da me o da un altro uomo, ma io, Paolo, il portavoce del Cristo vivente, vi dico, e Cristo vi dice attraverso di me che se mescolate la giustificazione per fede con le opere e l’obbedienza alla legge di Dio, Cristo non vi sarà di alcun beneficio. Vedete, questa sua consapevolezza era basata non solo sulla commissione ricevuta da Cristo direttamente e personalmente, ma era anche basata sulla testimonianza di Dio all’autorità di Paolo.
Guardate nel capitolo tre, versetto cinque. E non credo che il pronome he debba essere scritto con la maiuscola. Non lo è in greco.
5 colui dunque che vi dispensa lo Spirito e opera tra voi potenti operazioni, lo fa mediante le opere della legge o mediante la predicazione della fede?
Ora sta parlando di sé stesso. Dice: questi falsi insegnanti sono venuti e stanno insegnando la salvezza per mezzo delle opere. Dove sono i loro miracoli che testimoniano il fatto che parlano la parola di Dio? Io sono colui che ha steso le sue mani, ho conferito lo Spirito Santo su di voi.
E come avete ricevuto lo Spirito Santo? L’avete ricevuto attraverso la predicazione della giustificazione per fede soltanto. E avete visto Dio rendere testimonianza della veridicità di questo vangelo e della mia autorità divina tramite la mia capacità di compiere miracoli. Quindi non solo sapeva che Dio lo aveva commissionato, sapeva che in questi miracoli Dio aveva testimoniato che lui parlava con l’autorità di Dio.
Quindi la questione dell’autorità è risolta per tutti i credenti in Gesù e in realtà per tutti gli esseri umani. La nostra autorità finale che determina cosa crediamo e chi crediamo e cosa, e chi non crediamo è la Bibbia, che è la rivelazione di Gesù Cristo e Dio Padre per tutta l’umanità. E le uniche persone sulla terra che non l’accettano come tale sono coloro che sopprimono la verità nell’ingiustizia.
Pertanto, il vangelo della Bibbia è l’unico vangelo da Dio, e dovrebbe essere creduto da tutti. E come disse Martin Lutero, tutti gli uomini devono credere al vangelo predicato da Paolo, altrimenti devono essere maledetti e condannati. E per una volta, questa non è una delle esagerazioni di Lutero.
La questione dell’autorità nei primi due capitoli. Ora, i capitoli tre e quattro trattano la questione della salvezza. No, nessuno capisce il cristianesimo o la salvezza cristiana se non capisce la giustificazione per sola fede.
Questo è il tema centrale del libro di Galati. Al centro della fede cristiana c’è una verità fondamentale chiaramente affermata da Abraham Kuyper, che fu un tempo primo ministro dell’Olanda. Disse questo: il nostro posto, il nostro stato, la nostra sorte per l’eternità non dipendono da ciò che siamo né da ciò che gli altri vedono in noi, né da ciò che immaginiamo o presumiamo di essere, ma solo da ciò che Dio pensa di noi, da ciò che Dio considera che siamo, da ciò che lui, l’onnipotente e giusto giudice, dichiara che siamo.
Gli uomini, le donne e i giovani di oggi nella nostra cultura non vogliono riposare nel giudizio di Dio e nella stima che Dio ha di loro. Cercano riposo e rassicurazione nella loro stima di sé stessi. Questo è vero anche per molti cristiani in Italia oggi.
Si considerano con sicurezza salvati e giusti davanti a Dio perché hanno avuto certe esperienze o provato certe emozioni, o perché pensano di essere meno peccatori dei pervertiti e degli abortisti. Tutti questi atteggiamenti hanno una cosa in comune. Insistono nel determinare la propria posizione con Dio in base alla propria contabilità e alla propria valutazione di sé stessi, piuttosto che in base a ciò che Dio ritiene che siano.
Preferiscono l’auto-giustificazione alla giustificazione divina. Insistono nel giustificare se stessi davanti a Dio piuttosto che essere giustificati da Dio mediante la fede in Gesù Cristo. In altre parole, e questo è il punto del libro dei Galati, il punto principale: voi ed io non siamo ciò che pensiamo di essere. Non siamo ciò che diciamo di essere. Non siamo nemmeno ciò che siamo convinti di essere. Siamo ciò che Dio dice che siamo.
E Dio ha parlato riferendosi a ognuno di noi in questa stanza e a ogni essere umano sulla faccia di questa terra. Nella nostra condizione decaduta, non rigenerata, incredula, stiamo dinnanzi a lui e siamo dichiarati da lui peccatori colpevoli e condannati indipendentemente da ciò che pensiamo di noi stessi. Per fede in Cristo, stiamo dinnanzi a lui e siamo dichiarati da lui giustificati per sempre indipendentemente da ciò che abbiamo fatto o faremo mai.
L’autogiustificazione condanna la persona che ne è colpevole perché si basa sulla fede dell’uomo in se stesso, come il fariseo di cui parlava Gesù. La giustificazione da parte di Dio mediante la fede in Cristo ci salva per sempre perché si basa sulla vita e l’opera di Gesù Cristo. A dispetto di N. T. Wright e soci, la domanda a cui Dio risponde nel libro dei Galati è questa.
Come possiamo voi e io, peccatori, trovare accettazione presso un Dio che odia il peccato e vivere per la sua gloria? Come possiamo voi e io, peccatori colpevoli, ottenere un verdetto di non colpevolezza da Dio nel giorno del giudizio, quando il giudice di fronte al quale ci troviamo ha giurato di punire all’inferno ogni peccato e che conosce i nostri cuori fino in fondo? Il libro di Galati risponde a queste domande nel suo contrasto tra giustificazione per opere e giustificazione per grazia mediante la fede. Ora definiamo rapidamente alcune delle parole di Paolo. Abbiamo già fatto alcune di queste cose quando abbiamo studiato il libro dei Romani.
Innanzitutto, parla molto della parola giustificare. Giustificare sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento è un termine forense da aula di tribunale. Vi trovate di fronte al giudice, siete accusati di un certo crimine, le prove non vi condannano, e quindi il giudice vi giustifica.
Vi dichiara non colpevoli e dichiara che la vostra vita è in armonia con la legge. Ecco perché Paolo ha usato quella parola, perché nella giustificazione una persona non è giusta finché Dio non dice che lo è. Non importa cosa fate. Non importa quanto rigorosamente abbiate obbedito alla legge morale di Dio, non siete giusti finché Dio non dichiara che siete giusti. E quando ricevete Gesù Cristo come vostro Salvatore e Signore, in quel momento il giudice del cielo e della terra emette un verdetto in riferimento a voi e dice non colpevole e vi giustifica. La parola giustificare non significa rendere giusto, significa dichiarare qualcuno giusto e solo Dio è nella posizione di farlo.
Ora, questi innovatori di Paolo hanno ridefinito le parole. Lasciate che vi racconti alcuni dei modi in cui hanno ridefinito le parole. Ad esempio, hanno ridefinito la giustizia, la rettitudine dall’essere in conformità con la natura santa di Dio e con la legge di Dio, alla fedeltà, così che rettitudine significa fedeltà.
Mi chiedo cosa significhi fedeltà. Rettitudine, giustizia significa fedeltà, ci dicono. E ci dicono anche che rettitudine significa appartenenza a un gruppo.
Giustificare significa fare di uno il membro di un gruppo o essere identificati come membri di un gruppo. Vi sfido a consultare qualsiasi lessico greco e qualsiasi dizionario greco e vedere se rettitudine e giustificazione hanno uno di quei significati. Da nessuna parte in nessun lessico greco giustificare è definito come dichiarare una persona membro di un gruppo e la rettitudine come appartenenza a un gruppo.
Giustificare. Paolo contrappone la giustificazione per le opere della legge alla giustificazione per fede. Lo dice lì, in uno dei miei versetti preferiti della Bibbia, capitolo 2 versetto 16, perché dice la stessa cosa tre volte.
Versetto 16,
16 sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma per mezzo della fede in Gesú Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesú, affinché fossimo giustificati mediante la fede di Cristo e non mediante le opere della legge, poiché nessuna carne sarà giustificata per mezzo della legge.
Ora, cosa intende con opere della legge? Bene, gli innovatori direbbero che opere della legge è definito in modo molto restrittivo. Che intende circoncisione, leggi alimentari e l’osservanza del sabato.
E così non siamo più identificati da quelle leggi, dalle opere della legge. Non siamo più identificati come popolo di Dio dalla circoncisione, dalle leggi alimentari e dall’osservanza del Sabato. Ora siamo identificati da cose nuove.
Quindi la giustificazione è per fede. Siamo identificati come membri del gruppo per fede, e non siamo identificati come membri del gruppo per queste vecchie opere cerimoniali della legge. Vi mostrerò che la loro definizione di opere della legge è troppo restrittiva, e non avete bisogno di imparare giudaismo palestinese per vederlo.
Guardate il terzo capitolo di Galati, versetto 10.
10a Ora tutti coloro che si fondano sulle opere della legge sono sotto la maledizione,
perché?
10b perché sta scritto: «Maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle».
Quindi dice che coloro che sono delle opere della legge, che cercano di mettersi a posto con Dio in quel modo, sono maledetti perché non rispettano tutte le opere della legge. Non eseguono tutto ciò che il libro della legge richiede loro di eseguire, non solo le cerimonie, ma l’intera gamma di leggi dell’Antico Testamento. E quella citazione nel versetto 10 proviene da un testo del Deuteronomio 27:26, che riguarda tutti questi peccati, tutte queste leggi morali che vengono infrante dai trasgressori.
Quindi opere della legge significa obbedienza a tutta la legge di Dio e non solo alla parte cerimoniale. Quindi il tentativo di essere giustificati con Dio tramite le opere della legge, cioè eseguendo tutto ciò che il libro della legge ci richiede di eseguire, pone sotto una maledizione. Infatti, tra tutte le persone, non sono solo i giudei palestinesi a crederci. Voglio dire, questo non è un discorso antisemita, anche la maggior parte degli italiani crede in questo, che in qualche modo possiamo contribuire alla nostra giusta posizione con Dio. Nessuno è mai stato giustificato dal tentativo di fare il bene.
Nessuno ha mai avuto i propri peccati perdonati ed è stato accettato da Dio cercando di obbedire ai Dieci Comandamenti o facendo abbastanza cose buone e amorevoli da essere accettato da Dio per la semplice ragione che nessuno ha mai eseguito tutto ciò che la legge di Dio richiede che esegua.
Sapete, obbedirgli tanto quanto dovremmo obbedirgli. Questo è un approccio a Dio legalistico basato sulla fede in me stesso e sulla mia capacità di fare ciò che Dio mi chiede per ottenere il suo favore. Uno dei modi in cui Paolo confuta i giudaizzanti è sottolineando loro che ha ricevuto il suo vangelo della giustificazione per fede, non dai rabbini, ma dall’Antico Testamento.
Non dai rabbini, ma dall’Antico Testamento. Guardate il terzo capitolo, versetti dal sei al nove.
6 Cosí Abrahamo «credette a Dio, (e ora sta citando da Genesi 15) e ciò gli fu messo in conto di giustizia»;
7 sappiate pure che coloro che sono dalla fede sono figli di Abrahamo.
8 E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato le nazioni mediante la fede, diede prima ad Abrahamo una buona notizia: (citazione da Genesi 12) «Tutte le nazioni saranno benedette in te»,
9 Perciò coloro che si fondano sulla fede sono benedetti col credente Abrahamo.
Quindi anche coloro che sono della fede sono benedetti con Abramo, il credente, non Abramo l’operaio, non Abramo l’esecutore, non Abramo, l’ubbidiente, ma Abramo il credente. Paolo dice, il vangelo che predico, non l’ho preso dai rabbini. L’ho preso dalla Bibbia. È una cosa diversa.
Non dimenticate mai che non era la religione della Torah, era la religione dei rabbini a cui Paolo si oppose fino alla morte perché offriva un vangelo che non avrebbe salvato le persone dai loro peccati.
Ora guardate quel 16° versetto del capitolo due. Sembra che dica le stesse cose tre volte, che si stia lasciando trasportare, ma non sono le stesse cose.
Ora guardatelo. Egli dice,
16a sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma per mezzo della fede in Gesú Cristo,
(vedete, egli inizia con una dichiarazione generale di principio teologico Questa è un’affermazione dogmatica basata sulla rivelazione divina) (Noi, cioè gli apostoli stessi e Paolo sappiamo che un uomo non è giustificato dalle opere della legge, dall’obbedienza alla legge di Dio, ma mediante la fede in Cristo.)
16b abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesú, affinché fossimo giustificati mediante la fede di Cristo e non mediante le opere della legge,
E poi notate la seconda affermazione, anche noi abbiamo creduto in Cristo Gesù, cioè Pietro e Paolo. Anche noi abbiamo creduto in Cristo Gesù, per essere giustificati mediante la fede in Cristo e non mediante le opere della legge.
Ora abbiamo una dichiarazione personale. La prima volta era un principio teologico dogmatico. Ora Paolo dice, questo è più che intellettuale per me.
Ho provato il potere di questa verità nella mia vita. So nella mia vita e nella mia esperienza personale che credere in Cristo porta giustificazione, non le opere della legge. E poi conclude dicendo,
16c poiché nessuna carne sarà giustificata per mezzo della legge.
Questa è una verità universale, una verità assoluta. Sta alludendo a un testo dell’Antico Testamento nel Salmo 143, che dice: ascolta la mia preghiera, o Signore, porgi l’orecchio alle mie suppliche, rispondimi nella tua fedeltà, nella tua giustizia, e non entrare in giudizio con il tuo servo, perché ai tuoi occhi nessun vivente è giusto. Ora, anche se è detto in modo un po’ diverso la somiglianza rimane. Nessuna carne sarà giustificata per mezzo della legge.
Tuttavia, sapendo che un uomo non è giustificato cercando di obbedire sufficientemente alla legge di Dio, ma un uomo è giustificato mediante la sola fede in Cristo. Anche noi abbiamo creduto in Cristo, affinché fossimo giustificati per sola fede in Cristo e non cercando di obbedire alla legge di Dio, poiché cercare di obbedire alla legge di Dio non porterà giustificazione a nessuno.
Cos’è la giustificazione? Il perdono dei nostri peccati che permette al Dio vivente di dichiararci giusti al suo cospetto.
E cos’è questa fede? Bene, questi innovatori del vangelo hanno detto che fede significa obbedienza fedele, che siamo giustificati dall’obbedienza fedele. Cari, la parola fede non significa obbedienza fedele. Tirate fuori il vostro lessico.
La parola fede significa fondamentalmente fiducia. Significa che avete conoscenza delle verità del Vangelo, acconsentite a quella conoscenza e vi fidate e affidate a Cristo. Credete che quel Vangelo di Dio è vero. E vi appoggiate solo su Cristo per la salvezza. Questa è fede. Distogliete lo sguardo da voi stessi.
Ricordate cosa fece Mosè quando i figli d’Israele furono disobbedienti e Dio fece venire tutti questi serpenti velenosi a morderli e a infettarli con il loro veleno. Morivano tutt’attorno in atroci dolori. E così nella sua grazia, Dio disse a Mosè di innalzare un palo con in cima un serpente di bronzo.
E così Paolo dice: Mosè disse al popolo di Dio, ascoltate, volete essere salvati dal veleno che sta per uccidervi? Obbedite alla legge di Dio e fatevi circoncidere molto velocemente. È questo che ha detto? Amate la giustizia, vivete onorevolmente, camminate umilmente davanti al vostro Dio e sarete salvati? No! Dice, guardate il serpente, distogliete lo sguardo da voi stessi, distogliete lo sguardo da qualsiasi cosa pensiate di poter fare, distogliete completamente lo sguardo dalle vostre capacità e guardate con fede a quel metodo con cui Dio dice che vi salverà dai vostri peccati e sarete salvati.
Ed è questo che è la fede. La fede è mettere da parte ogni fiducia in me stesso e nella mia capacità di obbedire alla legge di Dio in qualsiasi misura. È distogliere lo sguardo da me stesso e posarlo su un altro.
Credo che Gesù Cristo sia ciò che afferma di essere. E pongo la mia vita nelle sue mani. E quando iniziate a mescolare sacramenti e obbedienza alla legge di Dio con quella fede con cui Cristo viene ricevuto dicendo, beh, non solo devi credere in Gesù, ma devi certamente essere battezzato e devi certamente obbedire alla legge di Dio se vuoi che i tuoi peccati siano perdonati, Cristo non vi è di alcun beneficio. La fede in Cristo e in qualsiasi altra cosa non porterà il perdono dei peccati e la vita eterna. Se confidate in Cristo e nel vostro battesimo, siete perduti. Se confidate in Cristo e nella vostra continua obbedienza alla legge di Dio, siete perduti.
Il punto del libro dei Galati è che non c’è un e nel vangelo. Dovete confidare solo su Cristo. Ora le opere arriveranno.
Voglio dire, non avremo tempo per parlare dell’ultimo terzo del libro sull’opera dello Spirito Santo e della libertà come amore per fare ciò che dovreste fare. Lo Spirito Santo entra nella vostra vita nel momento in cui credete e cambia la vostra vita in modo che ora amate fare ciò che dovreste fare e ciò che dovreste fare è obbedire alla parola di Dio, ma non obbedite alla parola di Dio in modo da poter essere giustificati. Lo fate per gratitudine al fatto che Dio ha chiarito il vostro caso e che Dio vi ha perdonato e accettato come suoi figli mediante la sola fede in Cristo e non per le opere della legge.
Quindi siamo giustificati per sola fede. Siamo giustificati solo per l’opera di Cristo. Guardate il capitolo 3 versetti 10 e 13.
10 Ora tutti coloro che si fondano sulle opere della legge sono sotto la maledizione, perché sta scritto: «Maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle».
13 Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo diventato maledizione per noi (poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al legno»),
Cosa significa dire che siamo salvati, giustificati solamente da Cristo? Significa dire che sulla croce lui è stato il nostro sostituto e ha preso la maledizione che avremmo dovuto prendere noi.
Ho ascoltato quattro ore di registrazione di un famoso predicatore, un famoso predicatore presumibilmente riformato predicare sul vangelo di Gesù Cristo. Lo scopo di queste quattro ore di registrazione che ho ascoltato era insegnare alle persone come evangelizzare. Era anche quello di evangelizzare le persone che erano tra il pubblico e che non erano salvate.
Ho ascoltato attentamente tutte e quattro le ore, non una volta da nessuna parte l’ho mai sentito menzionare la parola o l’idea di sostituzione, che Cristo sia il nostro sostituto e che Dio gli abbia imputato tutti i nostri peccati e li abbia puniti in Gesù al nostro posto e che sulla croce il Signore Gesù Cristo abbia preso la maledizione, ne abbia sopportato le conseguenze, abbia allontanato l’ira di Dio da tutti coloro per i quali è morto, così che quando per fede ricevete Gesù come vostro salvatore, in quel momento Dio prende la giustizia dalla vita perfetta di Cristo e la giustizia della morte obbediente di Cristo e ve la accredita.
Un uomo ha detto che il vangelo di Galati è fondamentalmente questo: ciò che Dio richiede, Cristo lo dà a coloro che credono nel vangelo. Non lasciate che nessuno vi rovini la vita, non lasciate che nessuno vi intimidisca, che c’è un altro vangelo. Ciò che Dio richiede da voi perché siate salvati, Cristo ve lo dà. Dio richiede da voi una vita perfetta e la soddisfazione e la punizione di tutti i vostri peccati. Se volete vivere per sempre con Dio e ottenere il perdono dei vostri peccati allora dovete offrire a Dio una vita perfettamente morale in pensieri, parole e azioni e poiché non avete vissuto quel tipo di vita Dio richiede da voi che tutti i vostri peccati siano puniti con tutta la forza della sua ira.
Ora quando una persona ode questa verità cosa dovrebbe fargli? La reazione dovrebbe essere: Guai a me, sono rovinato perché sono un uomo dalle labbra impure e abito tra gente dalle labbra impure; e dovrei essere morto. Sono rovinato non ho una vita perfetta da offrire a Dio, è piena di macchie e se devo pagare la punizione che i miei peccati meritano ci vorrà l’eternità all’inferno per pagare quel debito. Non ho speranza al di fuori di Cristo, nell’obbedienza alla legge di Dio. La mia unica speranza è che ciò che Dio richiede da me Gesù Cristo me lo dia mediante la fede. E amati, nel momento in cui smettete di cercare di impressionare Dio con la vostra vita e credete che Gesù Cristo è il vostro salvatore, in quel momento Gesù dice: Sai che Dio esige che offriate a lui una vita perfetta per entrare in paradiso, ecco la mia vita, ecco il mio biglietto da visita, mostra Dio questo biglietto nella mia vita perfetta.
Ho vissuto questa vita al tuo posto e tu sai tutti quei peccati per cui avresti dovuto morire? Sono morto io. Ho pagato la punizione che tutti meritavano e ora quando ti trovi davanti a Dio e Dio dice perché dovrei lasciarti entrare nel mio paradiso, consegna semplicemente il mio biglietto da visita, dì solo che la mia vita è stata accreditata sul tuo conto, che ho vissuto per te che sono morto per te e che il tuo destino eterno non dipende da nulla in te ma solo da me e dall’imputazione dei tuoi peccati a me a me sulla croce e dall’imputazione della mia giustizia a te pagando tutti i tuoi debiti con Dio nel momento in cui hai creduto – per sola fede.
Questa questione dottrinale è di grande importanza e urgenza pratica. Questa idea della sola fide, di essere giustificati per sola fede e nient’altro e questa grande dottrina che la nostra salvezza dipende dall’imputazione della vita perfetta di Cristo e della sua morte espiatoria sul nostro conto, pagando il nostro debito con Dio che è la base della nostra salvezza, questa non è solo una sorta di dottrina, ha un’urgenza pratica.
C’è un grande libro che vi consiglio sull’argomento, e parafraserò alcune delle cose che dice in conclusione. È il libro di John Piper Counted Righteous in Christ, questa dottrina dell’imputazione che gli altri nel movimento della nuova prospettiva su Paolo ridicolizzano e rifiutano, questa dottrina della giustificazione per sola fede è essenziale per un matrimonio felice che onori Dio. Quando mariti e mogli si sentono auto-giustificati nelle loro aspettative e i loro desideri: beh io merito più rispetto, merito più affetto, merito più attenzione, valgo di più del modo in cui mi stai trattando; quando giustifichiamo noi stessi nelle nostre richieste e nei nostri desideri sui nostri coniugi siamo convinti che stanno peccando non soddisfacendo quei giusti desideri e bisogni, un matrimonio felice diventa impossibile. Ma come ha detto John Piper cosa succede se uno o entrambi i partner vengono sopraffatti dalla verità della giustificazione per sola fede e specialmente con la verità che in Cristo Gesù Dio mi attribuisce per amore di Cristo il merito di aver adempiuto tutte le aspettative di Dio. Cosa succede se questa dottrina domina così tanto le nostre anime che iniziamo ad applicarla al nostro matrimonio e ci rende possibile perché ci rende possibile dirci l’un l’altro qualcosa del genere: tesoro non penserò più solo meramente in termini di se stai soddisfacendo o meno i miei giusti bisogni e aspettative; per amore di Cristo ti considererò come Dio considera me: completo e accettato in Cristo e quindi da aiutare e benedire e nutrire e amato/a anche se nella pratica fallisci. Amati, dice Piper che c’è più guarigione per il matrimonio nella dottrina dell’imputazione della giustizia di Cristo per sola fede di quanto molti di noi con problemi coniugali abbiano persino iniziato a scoprire.
Questa dottrina dell’imputazione per sola fide non è solo una questione pratica per il vostro matrimonio, è anche essenziale per il benessere dei vostri figli. Cosa dite ai vostri bambini quando ascoltano i sermoni e vengono da voi e a modo loro dicono in un modo o nell’altro: mamma, papà qual è la ragione per cui Dio ci ha perdonato dei nostri peccati, perché siamo figli di Dio? Cosa direte loro? Direte: tesoro è a causa di Gesù. Gesù è il nostro portatore di punizione. Dio ha punito Gesù al posto nostro. Gesù è il nostro adempitore della legge, ha adempiuto la legge di Dio al posto nostro e quindi Dio ci perdona e ci accetta a causa di Gesù.
E poi potreste fare un esempio, tirare fuori il vostro fazzoletto pulito, lavato pulito, la misericordia di Dio vi ha guadagnato il vostro fazzoletto pulito e lo tenete in una mano. Prendete la vostra pesante Bibbia nell’altra mano e dite a vostro figlio: Tesoro ecco, perché vuoi essere un bambino fedele e obbediente; ecco perché siamo accettati con Dio. Giochiamo così: la mia mano sinistra sei tu. Questa pesante vecchia Bibbia scura sono i tuoi peccati e le tue disobbedienze. Ti stanno appesantendo e ti stanno tenendo lontano da Dio che è la mia mano destra. Sai cosa ha fatto Dio per te e me anche se non lo meritavamo? Dio ha mandato Gesù in questo mondo e ha preso quel pesante fardello del nostro peccato e ce l’ha tolto e Dio ha punito Gesù al nostro posto così non avremmo più dovuto essere puniti per i nostri peccati. Ma tesoro non sei ancora degno. Tutti i tuoi peccati sono stati perdonati ma non sei ancora degno di essere accettato alla presenza di un Dio santo quindi sai cos’altro ha fatto Dio? E qui usate il vostro fazzoletto bianco: Dio ha preso la perfetta giustizia dalla vita di Cristo e per fede ti ha rivestito con essa così che ora ogni volta che Dio ti vede ti vede come qualcuno i cui peccati sono tolti nella morte di suo figlio e ti vede come qualcuno rivestito della sua giustizia con la sua vita perfetta accreditata sul tuo conto e ora ti accetta nell’amato Figlio per quello che Gesù ha fatto per te e per quello che Gesù ti ha imputato per sola fede. La maggior parte delle famiglie cristiane sfortunatamente non ha mai avuto conversazioni del genere con i propri figli.
Questa dottrina dell’imputazione e della sola fede è essenziale per la consulenza biblica. La Bibbia non è solo un libro di formule, e a qualcuno che sta attraversando una crisi o un periodo traumatico dite di ingoiare questa pillola, di usare questa formula: uno, due, tre e ti ritrovi in tutte le varie formule delle Scritture che forniscono risposte a vari problemi. Il presupposto fondamentale è che il fondamento di ogni guarigione e completezza personale sia la giustificazione per sola fede in Cristo e che queste grandi soluzioni offerte dalla Bibbia funzionino solo nella vita di coloro che confidano solo in Cristo per la salvezza.
Questa dottrina dell’imputazione per sola fide è essenziale per la pianificazione della chiesa e la crescita della chiesa. John Piper dice che ci sono troppe chiese che vengono piantate per mezzo di musica, spettacolo, marketing esperto e altri espedienti e sono troppo poche quelle che sono incentrate su Dio, custodiscono la verità, saturi della Bibbia, esaltati da Cristo, concentrate sulla croce, dipendenti dallo spirito, immerse nella preghiera che conquistano anime e perseguono la giustizia, il che le rende pronti a dare la vita per la salvezza di nazioni e quartieri. Una gioia sincera sostiene chiese come queste e si ottiene solo abbracciando Cristo crocifisso come nostra giustizia.
Questa dottrina dell’imputazione e della sola fede fa cantare i nostri cuori e le nostre chiese. Abbandonate la dottrina dell’imputazione e della giustificazione per sola fede e cambia tutto non solo nella nostra teologia ma anche il nostro culto cristiano: eliminerebbe un tema principale dal nostro canto nel culto di Dio. Inni di Charles Wesley, di Isaac Watts e di molti altri cantano la giustizia di Cristo imputata al peccatore.
Vedete perché Paolo sta dicendo ora che se qualcuno predica un altro vangelo diverso dal vangelo dell’imputazione della giustizia di Cristo mediante la sola fede sia maledetto.
Infine, questa dottrina dell’imputazione per sola fide è essenziale affinché Cristo riceva tutta la gloria che gli appartiene. Piper ha detto, la mia è una parafrasi: la passione della nostra vita fino alla morte deve essere che Cristo riceva tutta la gloria e la lode che merita nell’opera della giustificazione. Le recenti innovazioni di questi uomini che abbiamo descritto privano Cristo di gran parte della sua gloria negando la giustificazione per sola fede, negandoci l’imputazione della giustizia di Cristo nella sua perfetta vita e morte sacrificale, negando che egli non solo è la nostra redenzione dal peccato ma anche la nostra giustizia e che non solo porta la punizione che i nostri peccati meritano ma compie e provvede per noi una vita di perfetta obbedienza e amore verso Dio che ci viene accreditata.
Negare l’imputazione della giustizia di Cristo significa derubare Cristo di almeno metà della sua gloria nella giustificazione. La dottrina della giustizia di Cristo imputata ai peccatori conferisce a Gesù Cristo il più pieno onore che merita; dovrebbe essere onorato non solo come colui che è morto per perdonarci e non solo è colui che opera sovranamente fede e obbedienza in noi ma come colui che ha provveduto una giustizia perfetta per noi come base della nostra piena accettazione e approvazione da parte di Dio.
Prego che questi nuovi modi di comprendere la giustificazione che negano la realtà dell’imputazione della giustizia divina ai peccatori per sola fede non prosperino e quindi che la gloria più piena di Cristo e i più completi aiuti pastorali per le nostre anime non vengano offuscati. E come ha detto Martin Lutero: non troverete mai pace finché non la trovate in questo: Cristo prese tutti i nostri peccati su di sé e ci attribuì tutta la sua giustizia per sola fede.
Preghiamo:
Ti lodiamo oh signore per questo vangelo che siamo giustificati da te per sola fede per sola grazia per i soli meriti di Cristo. Signore, se non abbiamo ancora ricevuto Cristo, se qualcuno in questa stanza deve ancora riceverlo, se qualcuno in questa stanza confida in qualcos’altro per la sua accettazione da parte tua, Signore mostraglielo e aiutalo a inchinarsi davanti a te in umiltà e a ricevere Cristo come suo signore e salvatore e per coloro in questa stanza che hai giustificato, oh dio perdonaci per non vivere come persone giustificate. Perdonaci per non essere grati e per non aver permesso a quella gratitudine di spingerci a una maggiore obbedienza; ma ti ringraziamo Padre che nulla di ciò che abbiamo mai fatto o che faremo scuoterà o negherà quella decisione eterna irreversibile irrevocabile che hai preso verso noi nel momento in cui abbiamo creduto di essere perdonati e accettati come tuoi figli, non per qualcosa che abbiamo cercato di fare, ma unicamente a causa della vita perfetta e della morte sacrificale del signore Gesù Cristo accreditata a noi. Nel suo nome ti preghiamo. Amen.