Lezione 33. Giona
Scappare da Dio – Giona e la balena
Il nostro testo dalle Scritture oggi è il primo capitolo di Giona. Alziamoci in piedi per la preghiera e per la lettura della parola di Dio.
Ti ringraziamo e ti lodiamo, caro Signore, per aver sottomesso i nostri cuori all’insegnamento della tua parola. E ora, mentre ascoltiamo la tua parola letta e predicata, preghiamo per mezzo del tuo spirito che tu ci permetta di portare ogni nostro pensiero prigioniero a Cristo. Nel suo nome preghiamo, amen.
Giona capitolo 1.
1 E la parola dell’Eterno fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, dicendo:
2 «Lèvati va’ a Ninive, la grande città e predica contro di lei, perché la loro malvagità è salita davanti a me».
3 Ma Giona si levò per fuggire a Tarshish, lontano dalla presenza dell’Eterno. Cosí scese a Giaffa, dove trovò una nave che andava a Tarshish. Pagò il prezzo stabilito e s’imbarcò per andare con loro a Tarshish, lontano dalla presenza dell’Eterno.
4 Ma l’Eterno scatenò un forte vento sul mare e si levò una grande tempesta sul mare, sicché la nave minacciava di sfasciarsi.
5 I marinai spaventati, gridarono ciascuno al proprio dio e gettarono in mare il carico che era sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona era sceso nelle parti piú recondite della nave, si era coricato e dormiva profondamente.
6 Il capitano gli si avvicinò e gli disse: «Che fai cosí profondamente addormentato? Alzati, invoca il tuo DIO! Forse DIO si darà pensiero di noi e non periremo».
7 Poi si dissero l’un l’altro: «Venite gettiamo le sorti per sapere a causa di chi ci è venuta addosso questa sciagura». Cosí gettarono le sorti e la sorte cadde su Giona.
8 Allora gli chiesero: «Spiegaci dunque per causa di chi ci è venuta addosso questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?».
9 Egli rispose loro: «Io sono un Ebreo e temo l’Eterno il DIO del cielo, che ha fatto il mare e la terra ferma».
10 Allora quegli uomini furono presi da grande spavento e gli dissero: «Perché hai fatto questo?». Essi infatti si erano resi conto che egli fuggiva lontano dalla presenza dell’Eterno perché lo aveva loro detto.
11 Essi gli dissero: «Cosa dobbiamo farti perché il mare si calmi per noi?». Il mare infatti si faceva sempre piú tempestoso.
12 Egli rispose loro: «Prendetemi e gettatemi in mare e il mare si calmerà per voi, perché io so che questa grande tempesta vi è venuta addosso per causa mia».
13 Tuttavia quegli uomini remavano con forza per riportare la nave a terra, ma non riuscivano, perché il mare si faceva sempre piú tempestoso contro di loro.
14 Perciò gridarono all’Eterno e dissero: «Deh, o Eterno, non lasciare che periamo per la vita di questo uomo e non renderci colpevoli di sangue innocente, perché tu, o Eterno, hai fatto come hai voluto».
15 Quindi presero Giona e lo gettarono in mare, e la furia del mare si calmò.
16 Quegli uomini allora, presi da un gran timore dell’Eterno, offrirono un sacrificio all’Eterno e fecero voti.
17 (02-1) Ora l’Eterno aveva preparato un grosso pesce perché inghiottisse Giona; e Giona fu nel ventre del pesce tre giorni e tre notti.
Potete accomodarvi.
Ho scelto apposta il titolo per il mio sermone di oggi, Giona e la balena, perché sapevo che alcuni di voi, una volta visto il titolo, non sarebbero stati contenti finché non mi avessero corretto dopo il culto, sottolineando che si trattava di un grosso pesce.
Bene, ho pensato questo titolo, per così dire, come esca. E seandate, se volete, a Matteo 12, 40, vedrete che Gesù si riferisce a questo pesce come a una balena. Giona dice che era un grande pesce.
Gesù disse che era una balena. Mi direte: ma, Joe, le balene non sono pesci. Sono mammiferi.
Bene, è così che noi, nella nostra epoca illuminata, facciamo la distinzione. Ma gli Ebrei non facevano tale distinzione, che nella categoria dei pesci nell’Antico Testamento era incluso tutto ciò che nuotava nei mari. Avrebbe potuto essere una balena.
Ci sono un paio di specie di balena che hanno un esofago abbastanza grande da ingoiare un uomo. Potrebbe essere stato uno squalo. Ci sono diverse specie di squali che hanno esofagi abbastanza grandi da contenere uomini. Potrebbe essere stato un mostro marino preistorico, uno o due, di cui abbiamo scheletri sono abbastanza grandi da ingoiare uomini. O potrebbe essere stato un leviatano, per quanto ne so. Non ho idea di che tipo di pesce fosse.
Tutto quello che so è che era un pesce come una balena. Ora, diamo un’occhiata a Giona. Cerchiamo di capire qualcosa del tempo in cui visse Giona.
Giona visse circa otto secoli prima di Gesù. Profetizzò durante il regno di re Geroboamo II nel regno settentrionale di Israele tra gli anni 780 e 760. E ricordate che fu nel 721, circa una generazione dopo, che Samaria, la capitale di Israele, fu invasa e distrutta dagli Assiri che depopolarono l’intero paese.
Mi direte: Joe, come sappiamo che Giona predicò nel regno settentrionale di Israele durante il regno di Geroboamo II? Ebbene, se andate con me a 2 Re capitolo 14, c’è una piccola informazione molto importante lì. 2 Re capitolo 14, versetti dal 23 al 27.
23 Nel quindicesimo anno di Amatsiah figlio di Joas, re di Giuda, iniziò a regnare a Samaria Geroboamo figlio di Joas, re d’Israele, e regnò quarantun anni.
24 Egli fece ciò che è male agli occhi dell’Eterno; non si allontanò da nessuno dei peccati di Geroboamo figlio di Nebat, che aveva fatto peccare Israele.
25 Egli ristabilí i confini d’Israele dall’ingresso di Hamath al mare dell’Arabah, secondo la parola dell’Eterno, il DIO d’Israele, pronunciata per mezzo del profeta Giona figlio di Amittai, che era di Gath-Hefer.
26 L’Eterno infatti aveva visto che l’afflizione d’Israele era amarissima; non c’era piú né schiavo né libero, e non c’era alcuno che venisse in aiuto a Israele.
27 L’Eterno non aveva ancora detto di cancellare il nome d’Israele di sotto il cielo; perciò li salvò per mezzo di Geroboamo figlio di Joas.
Ora, c’è un riferimento all’unica profezia che sappiamo fatta da Giona. Sicuramente ne fece altre.
Questa è l’unica testimonianza di una profezia fatta da Giona. Ora, voglio che notiate: uno, che Giona predicò durante il regno di Geroboamo II, che fu re del regno settentrionale per circa 40 anni.
Due, notate che il regno del nord a quel tempo era moralmente miserabile, oppresso e terrorizzato da potenti eserciti nemici ai suoi confini. Ma poi, tre, voglio che notiate che Giona fu usato da Dio per profetizzare la grazia immeritata di Dio e il suo intervento nella vita della miserabile Israele per benedirla e darle una certa pace e prosperità sotto Geroboamo. C’è una frase che dice che egli restaurò il confine di Israele dall’ingresso di Hamath fino al Mar dell’Arabah, ecco perché è importante prestare attenzione a ogni parola della Bibbia, anche a qualcosa del genere che ci suona così oscuro.
E quello che sta dicendo è che Giona profetizzò che Dio sarebbe stato clemente con Israele e gli avrebbe restituito la terra e la prosperità che gli erano state sottratte dai suoi nemici. E accadde proprio come Giona aveva profetizzato. Ora, la cosa sorprendente di questo piccolo pezzo di profezia che abbiamo, pensereste, conoscendo Giona e il suo libro, che sarebbe stato ricordato, che il suo unico resoconto di una profezia sarebbe stato una specie di denuncia. Che sicuramente sarebbe stata una denuncia di Israele per i suoi peccati, ma invece di questo, qui Giona predica il vangelo e parla della grazia di Dio, della provvidenza di Dio, dell’intervento di Dio, di Dio che porta la salvezza, una misura di salvezza, pace e prosperità a un popolo che non la meritava. E sono sicuro che dopo aver visto questo adempiuto nella sua vita sotto Geroboamo, Giona non aveva assolutamente alcun desiderio di lasciare quella terra. Quello fu l’ultimo pensiero nella sua mente, probabilmente, in assoluto, non gli sarebbe mai passato per la testa che avrebbe mai dovuto lasciare i sacri precinti e confini di Israele ed esercitare il suo ufficio profetico da qualche altra parte.
Il libro di Giona dovrebbe essere letto come una narrazione storica, come qualcosa che è realmente accaduto. È stato ovviamente scritto come una composizione storica. Quando lo si legge si ha l’impressione fin dall’inizio, che ci crediate o no, che chiunque abbia scritto questo libro pensò di scrivere storia.
Inoltre, si tratta di una persona storica reale a cui si fa riferimento più volte nelle pagine della Scrittura. Inoltre, l’antica tradizione ebraica ha sempre considerato il libro di Giona come un racconto di storia reale e, cosa più importante, e ci torneremo più avanti quando avremo tempo, Gesù non trattò il libro di Giona come una parabola, ma piuttosto comprese e citò il libro di Giona come una narrazione saldamente radicata nella storia. Quindi Gesù credeva che fosse realmente accaduto.
Le critiche alla storicità e alla letteralità del libro di Giona sono innumerevoli, e le si possono riassumerle tutte sotto due titoli. Uno, Dio non è sovrano e onnipotente, quindi questo non sarebbe potuto accadere. Due, Dio non interviene in modo soprannaturale e miracoloso nel suo ordine morale, quindi questo non potrebbe accadere.
In altre parole, tutte le critiche alla storicità del libro di Giona sono radicate nell’incredulità dell’uomo verso il Dio vivente; non c’è assolutamente alcuna ragione razionale per cui qualcuno non dovrebbe prendere il libro di Giona alla lettera.
Ora lasciate che vi faccia una domanda. Perché il libro di Giona, che parla di questa grazia salvifica di Dio, è dedicato ai Niniviti d’Assiria? Ora, tenete a mente cosa era Ninive. Ninive era l’ultima capitale del grande impero assiro pagano, guerrafondaio. Ora, perché Dio avrebbe incluso nel canone ebraico, nel canone di Israele, un libro che aveva a che fare con la conversione della capitale assira? Perché è stato inserito nella Bibbia d’Israele nell’Antico Testamento? Ebbene, come vediamo, confido che la risposta sarà ovvia.
E la ragione per cui è lì è per provocare il popolo di Dio all’umiliazione e alla convinzione e alla confessione dei propri peccati e al pentimento, per far capire al popolo di Dio che egli è un Dio misericordioso e che se abbandonano la loro resistenza e la loro sfida contro di lui, egli li salverà. Proprio come concesse il pentimento nella vita dei Niniviti, egli darà il pentimento nella vita al suo popolo. E questo libro, inoltre, come vedremo, nel mostrare come Dio concede il pentimento ai gentili, ai Niniviti, agli assiri per mezzo di Giona, è per anticipare la missione di uno che è più grande di Giona: il Signore Gesù Cristo, che quando venne avrebbe spalancato la porta ai gentili come voi e me.
C’è un passaggio chiave nel Nuovo Testamento che svela il significato della missione di Giona, ed è il commento di Gesù che fece in Matteo 12 e Luca 11 quando disse: Questa generazione adultera vuole un segno con cui Gesù dimostrasse che era chi affermava di essere, Gesù disse, l’unico segno che vi darò è il segno del profeta Giona. Giona fu un segno, disse Gesù, un segno ai miei tempi. Giona fu un segno per i suoi tempi. Fu un segno dato da Dio ai Niniviti. Cosa fu Giona? Giona fu un segno a Israele e un segno, una figura di Cristo. Naturalmente, per Israele fu una figura di Cristo. Bene, notate che era un predicatore di giustizia.
Fu sancito come messaggero di Dio con la sua morte nel ventre della balena, per così dire, e la sua resurrezione alla vita. Portò buone novelle a una cultura pagana affinché Israele stesso potesse essere spinto ad ascoltare la voce del profeta e a pentirsi. Così fu con il Signore Gesù Cristo.
Gesù predicò a Israele: pentitevi, perché il regno dei cieli è vicino. Israele non volle farlo. Gesù fu consegnato alla morte per tre giorni e tre notti nel ventre della terra, e fu confermato come Figlio di Dio quando Dio lo risuscitò dai morti.
Egli incaricò i suoi rappresentanti di andare dai Gentili e di comandare alle persone ovunque di pentirsi e credere, ed ecco, i Gentili credettero e si pentirono. E tutto questo lavoro serve lo scopo di Dio di provocare la gelosia del popolo ebraico affinché un giorno possano dare ascolto alla voce di uno più grande di Giona, e possano vedere tutti i Gentili ricevere le benedizioni della salvezza che avrebbero ricevuto loro se non avessero apostatato e un giorno saranno riportati nel gregge. Amati, continuate a pregare per gli Israeliti.
Continuate a pregare per il popolo ebraico, perché un giorno Dio provocherà la gelosia del suo popolo attraverso la fedeltà che vedono nei Gentili per il potere di Dio, e saranno riportati nel gregge e salvati. Aprite con me l’undicesimo capitolo di Romani, per favore. L’undicesimo capitolo di Romani, e leggiamo e facciamo solo dei commenti su alcuni di questi versetti.
Romani 11, versetti dal 13 al 15. Paolo dice:
13 Infatti io parlo a voi gentili, in quanto sono apostolo dei gentili; io onoro il mio ministero,
14 per provare se in qualche maniera posso provocare a gelosia quelli della mia carne e salvarne alcuni.
15 Infatti, se il loro rigetto
Il loro rigetto di Cristo 2000 anni fa
Se il loro rigetto è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non la vita dai morti?
Guardate il versetto 28.
28 Quanto all’evangelo, essi sono nemici per causa vostra, ma quanto all’elezione, sono amati a causa dei padri
Sono ancora figli del patto, per quanto apostati possano essere.
29 perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento.
30 Come infatti pure voi una volta foste disubbidienti a Dio, ma ora avete ottenuta misericordia per la disubbidienza di costoro,
31 così anche costoro al presente sono stati disubbidienti affinché, per la misericordia a voi fatta, anch’essi ottengano misericordia.
32 Poiché Dio ha rinchiuso tutti nella disubbidienza, per far misericordia a tutti.
Voglio dire, dovete rimanere in adorante ammirazione. vi rendete conto allora della grande lode alla fine di tutto questo.
33 O profondità di ricchezze, di sapienza e di conoscenza di Dio! Quanto imperscrutabili sono i suoi giudizi e inesplorabili le sue vie!Oh, la profondità delle ricchezze sia della saggezza che della misericordia di Dio.
Dio dice, ecco il mio piano. Voglio che sappiate cosa sto facendo in questo mondo. Ho rifiutato Israele 2000 anni fa per aprire la porta ai Gentili, così che milioni di Gentili potessero essere salvati.
E sto salvando milioni di Gentili affinché un giorno il mio popolo ebraico sia portato a gelosia spirituale, alla fede e al pentimento e venga salvato e riportato nella chiesa affinché, che una persona sia ebrea o gentile, un giorno ci sarà una grande e santa chiesa cattolica in cui non ci sarà distinzione tra ebreo e gentile, il cui numero sarà più grande delle stelle del cielo e della sabbia del mare. E Giona inizia la sua vita nel suo ministero per farci sapere che un giorno sarà così. Un giorno tutti gli ebrei metteranno da parte la loro ostilità verso il cristianesimo e crederanno nel Signore Gesù Cristo.
Ora, vediamo come Giona elabora il suo tema e il suo scopo qui. Il suo tema, tra l’altro, è assai glorioso, e cioè molto semplicemente che il Dio della Bibbia, il creatore dell’universo, è compassionevole verso un mondo decaduto. Che il suo amore non è limitato a un gruppo particolare, a un gruppo etnico particolare, a una nazione particolare, a una nazionalità particolare, a un’epoca particolare, ma che la compassione di Dio è concessa a un mondo decaduto, siano essi ebrei o niniviti o italiani.
Ora, vorrei consigliarvi un libro, uno dei migliori. Ho alcuni libri davvero spessi sul libro di Giona. Questo è meglio della maggior parte dei libri spessi che ho sul libro di Giona.
Ha solo 64 pagine, scritte da un mio amico di nome O. Palmer Robertson, intitolato: Jonah, A Study in Compassion. Ve lo consiglio, vedrete andando avanti che mi baso molto sul Dr. Robertson. Ora, diamo un’occhiata al messaggio di Jonah.
Andiamo al primo capitolo di Giona, versetti 1 e 2.
1 E la parola dell’Eterno fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, dicendo:
2 «Lèvati va’ a Ninive, la grande città e predica contro di lei, perché la loro malvagità è salita davanti a me».
Ora, poiché questa frase ricorre così spesso nelle Scritture, non leggetela velocemente.
La parola dell’Eterno fu rivolta a Giona.
Ora, immaginate se foste Giona. E la parola del Signore in tutta la sua infallibilità e inerranza, proveniente dalla mente stessa di Dio vi giunge. Che occasione importante deve essere stata questa. Che enorme privilegio deve essere stato per Giona quando gli è giunta la parola di Dio. Posso immaginarlo a dire: Oh, cosa mi dirà Dio questa volta? L’ultima volta ha detto: Porterò benedizioni a Israele per restaurare la terra che i loro nemici hanno preso sotto Geroboamo II, e avranno una certa prosperità. Oh, se è stato bello! Non vedo l’ora di ricevere questa nuova parola che Dio mi darà.
“Alzati, va’a Ninive, la grande città, e grida contro di essa, perché la loro malvagità è salita fino a me.”
Potete immaginare lo shock quando quest’uomo casereccio, questo nazionalista ha sentito quelle parole? Non aveva mai pensato che avrebbe mai dovuto lasciare i confini della Terra Santa. Dio chiamò Giona non in Israele, ma a lasciare Israele e andare nella metropoli malvagia di Ninive, la capitale di quel violento impero pagano assiro. Dio chiamò Giona a essere un missionario straniero ai nemici di Israele e a denunciarli in faccia e a dire loro: la vostra malvagità è salita davanti a Dio. Ha sopportato quanto voleva sopportare. Ha esaurito la pazienza.
Dio ora agirà a Ninive per occuparsi della vostra malvagità. Bene, ora, perché Dio mandò Giona a Ninive con questo messaggio che Dio era stufo e stanco dei loro peccati? Perché Dio non mandò Giona a Israele a dire a Israele che Dio si sarebbe occupato dei peccati di Ninive perché erano così atroci e manifesti, e poi non lasciò Ninive da sola a perire nei suoi peccati? Perché le mandò un profeta per denunciarla? Dovrebbe essere ovvio a chiunque abbia letto il libro di Giona e il resto della Bibbia che Dio mandò Giona a Ninive con un messaggio di giudizio affinché mediante quel messaggio Dio potesse muovere il popolo di Ninive a pentirsi. Perché perdere tempo a mandare un profeta a predicare ai Niniviti se l’obiettivo finale di questo messaggio di giudizio non fosse stato convertirli? Ora, questa chiamata di Giona a diventare missionario straniero a Ninive, una nazione pagana, deve essere vista alla luce delle promesse di Dio nell’Antico Testamento riguardanti la conversione delle nazioni gentili del mondo.
Capite che il patto nell’Antico Testamento era lo stesso del Nuovo, la disposizione delle cose era diversa. Quel patto era dispensato e conferito in modo diverso da come lo è oggi. Uno dei modi prevalenti nell’Antico Testamento era che la salvezza era praticamente confinata alla nazione di Israele. Praticamente, ma non totalmente, che se si voleva diventare cristiani, per così dire, ed essere salvati, si doveva diventare parte della nazione di Israele, per professione e circoncisione.
Tutte le altre nazioni non ebraiche del mondo erano nelle tenebre ed erano ingannate da Satana. Non c’erano quasi credenti al di fuori della nazione di Israele. Dio separò Israele dal resto delle nazioni, affinché Israele potesse essere il custode e il propagatore della grazia di Dio, ma quella separazione dal resto delle nazioni non era destinata a durare per sempre perché Dio li separò dalle nazioni perché fossero un popolo santo, affinché attraverso di loro le benedizioni della salvezza e del patto di Dio potessero essere sperimentate da tutte le famiglie del mondo. Vedete, tornando alla Genesi, guardate Genesi 26, versetto 4, dove il Signore disse ad Abramo,
4 e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle “del cielo; darò alla tua discendenza tutti questi paesi, e tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza,
Ricordate la grande profezia che l’anziano Giacobbe diede riguardo a suo figlio Giuda in Genesi 49:10? Disse, lo scettro, che è un segno di regno e autorità, lo scettro non si allontanerà da Giuda né il bastone del governo da tra i suoi piedi finché non verrà Shiloh.
E la parola Shiloh in ebraico significa, colui a cui appartiene, colui a cui appartiene. Quindi ciò che dice, e ricordate che Gesù era un discendente della tribù di Giuda, è che questo simbolo di governo non sarà tolto alla tribù di Giuda finché non verrà colui a cui questo scettro appartiene e a lui sarà l’obbedienza dei popoli, al plurale, del mondo. E poi, naturalmente, quel grande brano nel Salmo 22, versetti 27 e 28,
27 Tutte le estremità della terra si ricorderanno dell’Eterno e si convertiranno a lui, e tutte le famiglie delle nazioni adoreranno davanti a te.
28 Poiché all’Eterno appartiene il regno, ed egli signoreggia sulle nazioni.
Ora, cosa vedete in tutti questi passaggi della Scrittura? Vedete che il popolo fedele dell’Antico Testamento aveva una visione del mondo. Aveva una visione globale. Avevano la speranza della grazia salvifica di Dio e del regno del Messia esteso a tutte le nazioni del mondo e non solo al popolo ebraico.
Si aspettavano che le benedizioni della salvezza, che le promesse del patto di Dio invadessero ogni terra e ogni nazione. Ed è in questo contesto che dobbiamo comprendere la chiamata di Giona a Ninive. Giona sta facendo ciò che Dio attraverso i suoi servi aveva sempre profetizzato sarebbe stato fatto, e cioè che avrebbe portato i Gentili alla fede salvifica.
Paolo dice la stessa cosa di sé in Efesini 3. Lasciatemi dare una piccola parola di applicazione prima di proseguire. Il punto che vediamo anche dall’Antico Testamento, così come dal Nuovo, è che le chiese di Cristo, come la nostra, sono state chiamate da Dio a una missione mondiale. La Bibbia lo dice in molti modi. Parla di fare delle nazioni del mondo discepoli di Cristo, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutto ciò che Dio ci ha comandato. Parla del nostro andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo a ogni creatura. Ognuno di noi che è stato chiamato da Dio fuori dalle tenebre alla sua meravigliosa luce ha dentro quella chiamata alla salvezza: una chiamata alle missioni mondiali.
E vorrei rispondere a una domanda di cui non parliamo spesso come chiesa perché cerchiamo di non ostentare le cose che facciamo per il Signore. Ma come possiamo essere fedeli come chiesa a questa chiamata ad andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo a ogni creatura? Forse non sapete alcune di queste cose, ma voglio che le sappiate. Con il nostro sostegno finanziario e di preghiera ai missionari in varie parti del mondo, svolgiamo un ruolo strategico nelle missioni mondiali con William Farr in Ecuador, che questa chiesa sostiene, la Middle East Reform Fellowship a Cipro, Sidney Anderson, che predicherà per noi a novembre, nella Repubblica Ceca, Pete Hammond, Claude Muller e Bill Carr in Sud Africa.
Le nostre riviste, i nostri audio e il nostro sito Internet raggiungono persone in tutto il mondo. Il ministero dei media di Calcedon raggiunge quasi tutti i 50 stati dell’America e altre nazioni e lo abbiamo documentato, nazioni come Inghilterra, Scozia, Canada, Singapore, Australia, Taiwan, Sudafrica, Hong Kong, Giappone, Malesia, Paesi Bassi, Corea del Sud, Honduras, Francia, Cina, Colombia, Ungheria, Nuova Zelanda, Brasile, Germania, Bermuda, Finlandia. Abbiamo speso e stiamo spendendo denaro e manodopera negli sforzi per fondare nuove chiese nel West Tennessee, Conyers-Covington, Lawrenceville, Corpus Christi in Texas, Knoxville in Tennessee, Lansing in Michigan.
E per grazia di Dio, mentre ci dà le risorse, col passare del tempo, speriamo di espandere i nostri ministeri di evangelizzazione, istruzione, pianificazione della chiesa e missioni mondiali in molte altre aree e regioni. C’è molto di più da fare, molto di più da raggiungere, più mondo da conquistare, e possiamo e dobbiamo fare di più di quanto stiamo facendo perché ogni giorno della nostra vita, migliaia e migliaia di persone muoiono e vanno all’inferno. Quale ruolo sta giocando la tua famiglia nelle missioni mondiali? Cosa stai facendo come individuo? Stai pregando? Stai dedicando del tempo a pregare specificamente per i nostri missionari e vari altri che conosci? Li stai sostenendo finanziariamente quando l’offerta è richiesta ogni quarta domenica? Stai davvero dando quell’offerta con la preghiera che sarà usata per portare le nazioni gentili a Cristo? Potete scrivere ai missionari.
Fate scrivere ai missionari dai vostri figli. Vi risponderanno. Scoprite cosa sta succedendo. Familiarizzatevi con i missionari che sosteniamo, e poi impegnatevi in qualche tipo di incoraggiamento o supporto per questi missionari. Dobbiamo tutti fare la nostra parte.
Bene, la Parola di Dio giunge a Giona.
Dio gli dice, vai a Ninive, grida contro quella città malvagia, e poi notate cosa succede nel versetto 3. Giona si alzò per fuggire a Tarsis. Tarsis è in Spagna, sulla costa della Spagna, sulla costa atlantica. Ma Giona si alzò per fuggire a Tarsis dalla presenza del Signore.
Così scese a Giaffa, trovò una nave che andava a Tarsis, pagò la tariffa, scese in stiva per andare a Tarsis, lontano dalla presenza del Signore. Non appena Giona udì ciò che era chiamato a fare, scappò via di lì. E dice: Voglio fuggire dalla presenza del Signore.
Ora, Giona era un bravo teologo. Voglio dire, era un israelita. Era stato addestrato dai Leviti. Era stato istruito, sicuramente, dalla sinagoga. Voglio dire, sapeva che non si può sfuggire a un Dio onnipresente. Voglio dire, Giona aveva sicuramente cantato il Salmo 139, versetti dal 7 al 10.
7 Dove potrei andare lontano dal tuo Spirito, o dove potrei fuggire lontano dalla tua presenza?
8 Se salgo in cielo, tu sei là; se stendo il mio letto nello Sceol, ecco, tu sei anche là.
9 Se prendo le ali dell’alba e vado a dimorare all’estremità del mare,
10 anche là la tua mano mi guiderà e la tua destra mi afferrerà.
Stava letteralmente cercando di sfuggire alla presenza del Signore? Bene, se si studia quella frase: “dalla presenza del Signore”, nel modo in cui è usata nell’Antico Testamento, significa essere cacciati fuori dal tempio e dalla Terra Santa. Essere cacciati fuori dall’unico luogo in cui dimora il nome di Dio, dove Dio rivela se stesso e la sua volontà all’uomo. Quindi quando Giona dice: Sto cercando di sfuggire dalla presenza del Signore, significa sto cercando di sfuggire dall’unico luogo sulla terra in cui Dio rivela se stesso.
Sto cercando di sfuggire alla sua rivelazione. Sto cercando di sfuggire alla sua chiamata nella mia vita. Sto cercando di sfuggire alla sua Parola.
Non voglio predicarlo. Non voglio farne parte. Stava scappando da quella che sapeva essere la volontà di Dio per la sua vita e da ciò che sapeva che Dio lo aveva chiamato a essere e a fare.
Qualcuno di voi scappa da questo?
Perché Giona voleva scappare da questo? Dio lo chiama ad andare dai Niniviti. Perché voleva scappare? Voglio dire, non aveva paura del compito che gli era stato assegnato. Sapeva che Dio era il suo protettore e il suo scudo. Perché stava scappando? Be’, non dovete indovinare. Ce lo racconta Giona.
Guardate nel quarto capitolo, versetti 1 e 2. Dopo che la grande città di Ninive si era convertita, Giona è infelice per la sua predicazione. Giona è infelice e dice nel versetto 1 e 2 del capitolo 4,
1 Ma questo dispiacque molto a Giona, che si adirò.
2 Cosí egli pregò l’Eterno, dicendo: «Deh, o Eterno, non era forse questo che dicevo quand’ero ancora nel mio paese?
In poche parole, lo sapevo, lo sapevo e lo sapevo! E non volevo che accadesse.
Per questo sono fuggito in precedenza a Tarshish, perché sapevo che sei un Dio misericordioso e pieno di compassione lento all’ira e di gran benignità, e che ti penti del male minacciato.
In altre parole, lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo.
Questo è ciò che non volevo accadesse. Pertanto, per prevenire questa conversione dei Niniviti, sono fuggito a Tarsis perché sapevo che tu sei un Dio compassionevole e misericordioso. Ecco perché sono fuggito. Sapevo che sei buono e compassionevole e ho pensato alle implicazioni del fatto che mi avessi mandato in Assiria e ho capito cosa sarebbe successo. Ecco, ho immaginato che sarebbe successo.
Tu sei un Dio misericordioso e mi manderai da quei pagani di Niniviti che non meritano di essere salvati. Ho predicato in Israele. Non si sono pentiti. I profeti predicano lì in Israele da 150 anni. Non si pentiranno. So cosa stai facendo. Mi manderai a Ninive. Farai in modo che quelle persone laggiù siano salvate e poi sposterai il focus della tua attività mondiale da Israele a Ninive. Vedo tutto chiaramente. E poi lo farai diventare l’Impero siriano cristiano e Israele si ribellerà ancora a Te e tu solleverai l’Assiria per frantumare Israele perché sono così malvagi e peccatori.
Ci aveva quasi visto giusto. So che sei un Dio misericordioso e non voglio che tu abbia pietà dei miei nemici perché preferirei vedere gli Assiri morire nell’incredulità piuttosto che gli Israeliti disobbedienti e il popolo dell’alleanza morire nella disobbedienza.
Così sono scappato via da te e ho sempre saputo che mi avresti portato a Ninive. Predicherò loro. Saranno salvati. Israele continuerà ad essere apostata.
Quindi Giona scappò. Fuggì, dice Robertson, perché voleva proteggere la sua nazione. Avrebbe preferito vedere perire i pagani Niniviti piuttosto che vedere perire gli Israeliti disobbedienti. L’Assiria sarebbe stata lo strumento naturale nelle mani di Dio per portare il giudizio su Israele e non voleva che ciò accadesse. Eppure, entro circa 20 anni dalla morte di Geroboamo II, Dio usò gli Assiri per invadere e distruggere proprio la nazione di Giona.
Ora, Giona aveva ragione a scappare? Beh, certo che no. Come può l’uomo presumere di dire a Dio come gestire gli affari del mondo? Dio ha pietà di chi vuole e ha compassione di chi vuole. Quindi cosa possiamo imparare io e voi sull’atteggiamento e la fuga di Giona in questo momento della sua vita? Ascoltate Palmer Robertson.
La parola di Dio è giunta a te. La parola di Dio è giunta a te con la stessa chiarezza con cui è giunta a Giona. Il Signore dice che devi andare nelle grandi città, nei popoli e nelle comunità del mondo.
Devi andare e testimoniare contro di loro perché la loro malvagità è giunta davanti a Dio. Devi andare e denunciare la corruzione nella politica, negli affari, nella morale, nel comportamento delle persone. E devi andare aspettandoti che nella misericordia del Signore, le persone giungeranno al pentimento e alla fede nel Signore Gesù Cristo.
Ma devi procedere avendo calcolato il costo, comprendendo che alcune cose che sono preziose per te, come nel caso di Giona, andranno perse nel procedimento. In altre parole, amati, c’è una chiamata nella vostra vita a svolgere qualsiasi parte siate in grado di svolgere nella conquista del mondo alla fede nel Signore Gesù Cristo. Ma comprendete che il costo della conquista del mondo a Cristo è alto. È duro. A volte è severo. Chiedete a Lutero quanto gli costò cercare di portare il mondo a Cristo.
Dichiarato criminale capitale in nel suo Paese, condannato, ricercato. Chiedete a Calvino quanto gli costò cercare di conquistare il mondo per Cristo fondando la prima scuola di evangelizzazione e inviando missionari fino in Brasile.Lo disse. Non ha mai posseduto nulla. Persino i mobili della sua casa erano stati presi in prestito dai suoi amici.
Stai cercando di scappare da Dio? Stai cercando di scappare da ciò che sai perfettamente bene che Dio ti sta chiamando a fare? Stai cercando di scappare dal tuo dovere, da ciò che sai che Dio ti ha comandato di fare nella sua parola? Stai scappando dal ministero, dalle missioni mondiali, da qualche altra responsabilità e ruolo che Dio ti ha assegnato perché non è comodo come qualcosa che avresti scelto? Amato, smetti di scappare. Inizia a obbedire. Non vuoi che una balena ti inghiotta. Se Dio ti ama e stai scappando, ti prenderà.
Se non lo fa, ti lascerà semplicemente continuare a correre.
Ora, hai notato una parola che ho enfatizzato nel versetto 3 di Giona? Dice molto sulla vita di Giona e penso che sia lì apposta. Non credo di sottolineare qualcosa che il libro non vuole davvero che sottolineiamo.
Versetto 3, dice: Ma Giona si levò per fuggire da Tarsis dalla presenza del Signore. Voglio dire, è il massimo che puoi fare. Non puoi andare oltre.
Voglio dire, a quel tempo si credeva che oltre Tarsis, cadevi giù dalla terra. Così scese a Giaffa, trovò una nave che andava a Tarsis, pagò la tariffa, salì sulla nave per andare con loro a Tarsis lontano dalla presenza del Signore. Ora, versetto 5, l’ultima parte, Ma Giona era sceso nella stiva della nave.
Poi lo gettarono in mare, dove sprofondò nella pancia di una balena. Penso che l’autore abbia usato quell’idea apposta per impressionarci con il fatto, dice Palmer Robertson, che la vita non si ferma mai. È importante che lo capiamo.
O si sta correndo con la volontà di Dio o si sta scappando dalla volontà di Dio. Ogni secondo della vostra vita, state diventando più simili a Cristo o meno simili a Cristo. Non c’è stagnazione nella vostra vita.
Non c’è modo di stare fermi sui talloni e semplicemente non andare avanti o indietro, non si può. Il tempo va avanti. O state andando giù, giù, giù, oppure state andando su, su, su.
Se pensate di star semplicemente galleggiando, non avete valutato la situazione. Quando Giona scese a Giaffa, giù nel fianco della barca, giù nel mare, giù nel ventre della balena, non stava semplicemente galleggiando. Stava affondando. Capite questo della vita.
Ma poi con i versetti dal 4 al 16, avete questa ricerca incessante di Giona da parte di Dio. Giona fugge, Dio lo insegue incessantemente, persistentemente. Ogni volta che Giona si gira, il Signore è lì nella sua provvidenza, non solo per insegnare a Giona lezioni su se stesso, ma anche per rendergli impossibile sfuggire alla sua chiamata. Dio non lascerà mai nessuno dei suoi figli sfuggire alla sua vista. Se è determinato a usarci, ci userà e ci benedirà e ci seguirà finché le benedizioni che ci ha assegnato e che ha pensato per noi, le riceveremo.
Notate che nel versetto 3, dice, scese a Giaffa, trovò una nave che andava a Tarsis, pagò la tariffa, vi scese per andare con essa a Tarsis dalla presenza del Signore. Finora tutto era andato liscio. Voglio dire, questo era un periodo dell’anno in cui probabilmente navi dirette a Tarsis quasi non ce n’erano.
Ed ecco che scende al porto, ce n’è una che lo aspetta. Ha esattamente il contante giusto. Voglio dire, lo ha in tasca da quando ha iniziato a correre.
Non ha dovuto andare in banca. Ha tutto quel che serve. Tutto va liscio.
La provvidenza di Dio ha predisposto tutto. C’è una nave, il che è molto insolito. Destinata il più lontano possibile, il che è molto insolito.
Lui ha i soldi che gli bastano. Tutto sta andando esattamente nella giusta direzione. Di sicuro la volontà del Signore non potrebbe essere più chiara di così.
Ascoltate Robertson.
A volte, quando tutto sta andando per il verso giusto e concludete che l’approvazione di Dio non può che esserci, potrebbe non essere affatto così. Finora tutto stava andando per il verso giusto per Giona, ma non c’era affatto l’approvazione di Dio.Avete bisogno di qualcosa di più specifico delle circostanze. Avete bisogno della conferma della Parola di Dio. Fate attenzione a non cercare di leggere la provvidenza di Dio in un modo che contraddice i comandi espliciti di Dio stesso.
Potreste dire: Bene, so cosa dice la Bibbia, ma voglio dire, guarda tutto questo nella mia vita. Guarda questo, questo, e questo. Questo è successo.
Voglio dire, va tutto bene. Sto facendo un sacco di soldi. Le cose si muovono. Voglio dire, tutto sta andando alla grande. Sì, questa non è l’approvazione di Dio.
Se vivete in ribellione contro Dio vi sta incastrando. C’è una balena da qualche parte là fuori. Notate i versetti 4 e 5a.
4 Ma l’Eterno scatenò (lett. scagliò) un forte vento sul mare e si levò una grande tempesta sul mare, sicché la nave minacciava di sfasciarsi.
5 I marinai spaventati, gridarono ciascuno al proprio dio e gettarono in mare il carico che era sulla nave per alleggerirla.
Ora quella parola scagliò è una parola importante.
Era una parola usata per indicare ciò che un uomo fa con un giavellotto. Avete mai visto qualcuno alle Olimpiadi lanciare il giavellotto? Prende la mira con attenzione al bersaglio e poi con perfetta precisione ed equilibrio, lancia quel giavellotto con tutta la forza che ha verso il bersaglio, il più lontano possibile. La nave di Giona era il bersaglio del Signore.
E questo grande Dio ha scagliato questa tempesta proprio contro quella nave. Giona non la farà franca per niente. Ora, la prima cosa che dovrebbe essere ovvia, amati, è che se pensa che sia necessario Dio può scagliare e scaglierà tempeste contro la vostra vita per portarvi dove vuole lui.
Se è questo che serve, Dio scaglierà una tempesta nella tua vita per portarti dove vuole.
Seconda cosa da tenere a mente, quando vivete in disobbedienza a Dio, invariabilmente porterete guai e pericoli agli altri intorno a voi, oltre alla vostra stessa vita. Questi poveri marinai stavano per perdere la vita, pensate, a causa della disobbedienza di questo cristiano.
E se state vivendo in disobbedienza a Dio, aspettatevi che altre persone si facciano male. Poi guardate l’ultima parte del versetto 5.
Intanto Giona era sceso nelle parti piú recondite della nave, si era coricato e dormiva profondamente.
Ora, voglio che capiate il concetto.
Ci sono fulmini, tuoni, venti come i monsoni o come gli uragani, onde gigantesche. Questa nave sta andando su e giù. Voglio dire, è nella tempesta perfetta, e questa nave è proprio lì che si impenna e si inabissa.
E Giona sta russando nella stiva della nave, così profondamente addormentato, dorme come un bambino, non sa nemmeno che su questa nave è in corso una tempesta. Ora, non stiamo parlando della ammiraglia della Costa crociere. Stiamo parlando di una piccola nave minuscola che reagirà a ogni minima folata di vento e a ogni onda.
Dormiva tranquillamente. Ascoltate Robertson. Attenti a non sopravvalutare il significato dei sentimenti.
Giona aveva pace. Dormiva come un bambino proprio nel momento in cui stava fuggendo dalla volontà di Dio, aveva pace nel cuore. Attenti agli appelli alla pace interiore.
Ascoltate ciò che la Parola di Dio insegna e lasciate che sia questa la vostra guida, non un sentimento interiore che avete. Sapete, la gente dice, beh, so che questa è la volontà di Dio per me, perché sento pace al riguardo. Così fu per Giona.
Aveva così tanta pace al riguardo che dormiva profondamente mentre viveva in ribellione contro Dio, in procinto di affrontare il disastro. Poi guardate i versetti dal 6 al 13, una grande storia di questi marinai che cercano di capire cosa sta succedendo. Versetto 6,
6 Il capitano gli si avvicinò e gli disse: «Che fai cosí profondamente addormentato? Alzati, invoca il tuo DIO! Forse DIO si darà pensiero di noi e non periremo».
7 Poi si dissero l’un l’altro: «Venite gettiamo le sorti per sapere a causa di chi ci è venuta addosso questa sciagura». Cosí gettarono le sorti e la sorte cadde su Giona.
Questa è la peggior sfortuna che uno possa mai avere. Voglio dire, tirano a sorte per sapere chi sia il colpevole? Nessuno lo sa.
Indovinate su chi cade la sorte? Sorte? Diciamo piuttosto della provvidenza e della sovranità di Dio. Versetto 8,
8 Allora gli chiesero: «Spiegaci dunque per causa di chi ci è venuta addosso questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?».
Ora, questo è sempre sorprendente. Qui stanno cercando di scoprire il passato di questo tizio, quale sia la sua storia.
Versetto 9,
9 Egli rispose loro: «Io sono un Ebreo e temo l’Eterno il DIO del cielo, che ha fatto il mare e la terra ferma».
10 Allora quegli uomini furono presi da grande spavento e gli dissero: «Perché hai fatto questo?». Essi infatti si erano resi conto che egli fuggiva lontano dalla presenza dell’Eterno perché lo aveva loro detto.
Allora gli uomini si spaventarono molto e gli dissero: come hai potuto fare questo? Voglio dire, avevano un senso del giudizio di Dio migliore di Giona. Stai scappando da Dio e ci hai coinvolti in questa cosa. Come hai potuto fare una cosa del genere? Non sai che è stupido scappare da Dio?
11 Essi gli dissero: «Cosa dobbiamo farti perché il mare si calmi per noi?». Il mare infatti si faceva sempre piú tempestoso.
12 Egli rispose loro: «Prendetemi e gettatemi in mare e il mare si calmerà per voi,
Ora, questo richiedeva coraggio.
perché io so che questa grande tempesta vi è venuta addosso per causa mia».
E oh, adoro questo verso successivo.
Questi sono dei pagani.
13 Tuttavia quegli uomini remavano con forza per riportare la nave a terra, ma non riuscivano, perché il mare si faceva sempre piú tempestoso contro di loro.
Dissero, cosa ci vorrà per non perire in questa tempesta? Giona disse, gettatemi in mare. Io sono il colpevole. E allora cosa hanno fatto? L’hanno preso e gettato in mare? No, signore. Hanno fatto tutto il possibile per non farlo morire. Hanno fatto tutto il possibile per tenerlo sulla nave. Hanno iniziato a remare disperatamente, sperando che ci fossero altre alternative. L’ironia è che questi marinai pagani mostrano compassione per Giona, che sta scappando dalla chiamata di Dio a mostrare compassione ai pagani.
Quanto è vergognoso per questo credente chiudere il suo cuore al popolo perduto di Ninive. Quanto è imbarazzante. Ti sei mai trovato in questa situazione? Io sì. Quanto è imbarazzante vedere i pagani comportarsi meglio di noi. E poi guardate dal 14° al 16° versetto. Poi invocarono il Signore e dissero, ora notate il tetragramma qui. Chi usa una Nuova Riveduta del 2006 si accorgerà che è usata la parola Signore tutta in maiuscoletto.
Ciò significa che sotto in ebraico c’è la parola Jehovah. Quindi invece di dire Signore, dirò Jehovah. Quindi capirete il punto.
14 Perciò gridarono a Jehovah e dissero: «Deh, o Jehovah, non lasciare che periamo per la vita di questo uomo e non renderci colpevoli di sangue innocente, perché tu, o Jehovah, hai fatto come hai voluto».
15 Quindi presero Giona e lo gettarono in mare, e la furia del mare si calmò.
16 Quegli uomini allora, presi da un gran timore dei Jehovah, offrirono un sacrificio a Jehovah e fecero voti.
Questi marinai pagani avevano fatto qualcosa che non avevano mai fatto prima. Invocarono Dio con un nome che non era mai stato usato dalle loro labbra. Il nome Jehovah.
Gridarono a Jehovah al Dio del patto di di salvarli. Lui e solo lui, il creatore del cielo e della terra, venne in loro soccorso. Ecco un’altra ironia.
Perché Giona stava correndo? Stava correndo fino ai confini della terra per non vedere i pagani convertirsi. E cosa ottiene come risultato? La conversione dei marinai pagani. E non solo dei marinai pagani, ma dei marinai pagani che portano il vangelo della salvezza del Signore in Spagna.
E questi uomini, potrebbero aver preparato il terreno per il viaggio di Paolo a Tarsis secoli dopo. Quindi qual è l’applicazione, dice Palmer? Cosa impariamo dalla fuga di Giona e dall’inseguimento del Signore? Impariamo che Dio insegue un uomo fino alla morte per benedire i molti.
La grazia di Dio ha una persistenza che supera tutte le determinazioni umane. Dio insegue Giona fino ai confini della terra per poter benedire le nazioni per mezzo suo. Avete mai letto la poesia, credo che Francis Thompson chiamasse “il segugio del cielo”, che insegue quest’uomo senza sosta finché non lo cattura.
Il segugio del cielo è Dio stesso. Lo vedrete anche nel grande libro di Flannery Conner, The Wise Blood, dove incontrate Haze Motes, Hazel Motes, soprannominato Haze, sapete, Haze Motes, che il vostro occhio non può vedere perché è uno zombie, odia Dio. Sta scappando da Gesù specificamente il più velocemente possibile in Wise Blood.
Eppure ovunque vada, non c’è posto in cui possa sfuggirgli. Sale su un autobus e cerca di sfuggirgli e guarda fuori dal finestrino nel vecchio Sud negli anni ’30 o quando fosse, e guarda i cartelloni pubblicitari e c’è scritto, credi nel Signore Gesù Cristo, sarai salvato. E poi sul palo della staccionata, c’è scritto, Gesù tornerà presto. E ovunque vada, non può sfuggirgli. Quindi va in un bar, sarò al sicuro in questo bar. Entra nel bar e indovinate un po’? Nel bar tutti bestemmiano. Stanno nominando il nome di Gesù invano. E persino al bar, non riesce a liberarsi dal nome di Gesù finché finalmente il segugio del cielo non cattura Haze Motes e Haze decide drammaticamente che non camminerà più per visione. Camminerà per fede.
Così scivola fuori in tipica figura di Flannery O’Connor.
Dio è il segugio del cielo e ha perseguitato Giona finché non ha fatto andare Giona dove voleva. E fa lo stesso con tutti i suoi figli.
Ora guardate il 17° versetto del primo capitolo.
Ora l’Eterno aveva preparato un grosso pesce perché inghiottisse Giona; e Giona fu nel ventre del pesce tre giorni e tre notti.
Chi crede in Dio onnipotente, chi crede che non solo governa la storia, ma è pienamente capace di fare tutto ciò che vuole, non ha assolutamente alcun problema con la storicità di questo grande pesce che ingoia Giona. Inoltre, la storicità di questo racconto è fondamentale per la credibilità della Bibbia e per la credibilità di Gesù Cristo stesso. Credere nella natura storica di questo miracolo non è facoltativo per chi crede che Gesù sia il suo Signore.
Poiché Gesù Cristo stesso credeva nella natura letterale di questo racconto, ne fece il modello per la sua stessa resurrezione. Disse in Matteo 12:40,
Infatti, come Giona fu tre giorni e tre notti nel ventre del grosso pesce, cosí starà il Figlio dell’uomo tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
E quindi vi chiedo, Gesù aveva ragione o si sbagliava? Disse che Giona fu nel ventre della balena. Lui è il mio Signore. Non ho altra scelta che credere a ciò che dice.
Poi nel capitolo due, c’è questa grande preghiera di ringraziamento di Giona.
Ora, questa è una poesia magnifica. Include una grande quantità di allusioni all’Antico Testamento. Sono sicuro che probabilmente Giona l’abbia scritta dopo essere tornato sulla terraferma, ma l’ha recitata nella pancia della balena.
Ed è una preghiera così potente. Era dentro lo stomaco della balena quando pregò, e dice nei versetti da tre a sei, a proposito, se è stato in grado di pregare nel ventre della balena e Dio ha potuto ascoltarlo, questo significa che tu e io non potremo mai perderci troppo, troppo in basso, troppo giù, troppo lontani da Dio che non ci ascolterà se lo invochiamo con fede. Ma dice nei versetti dal tre al sei,
3 (02-4) Mi hai gettato in un luogo profondo, nel cuore dei mari, la corrente mi ha circondato e tutti i tuoi flutti e le tue onde mi sono passati sopra.
4 (02-5) Allora ho detto: Sono stato scacciato dalla tua presenza. Eppure guarderò ancora verso il tuo santo tempio.
5 (02-6) Le acque mi hanno circondato fino all’anima, l’abisso mi ha avvolto, le alghe si sono avvolte intorno al mio capo.
6 (02-7) Sono disceso fino alle fondamenta dei monti, la terra chiuse le sue sbarre dietro a me per sempre, ma tu hai fatto risalire la mia vita dalla fossa, o Eterno, mio DIO.
Notate che sta confessando che Dio non solo è colui che lo ha salvato, ma è colui che lo ha portato in un posto così miserabile. Giona voleva fuggire dalla presenza di Dio, e così ora ha un piccolo assaggio di cosa significhi essere dannati in fondo all’abisso, dimorare nell’oscurità più totale, e non volerci stare mai più.
Ma notate che mentre è nel ventre di quella balena, è fiducioso che Dio lo salverà. È fiducioso che Dio lo libererà e lo solleverà da quella morte e da quella fossa, per così dire. Giona viene con coraggio, dal ventre della balena viene con coraggio davanti al trono di grazia di Dio.
E dice nel versetto
4 (02-5) Allora ho detto: Sono stato scacciato dalla tua presenza. Eppure guarderò ancora verso il tuo santo tempio. Versetto 6,
6 (02-7) Sono disceso fino alle fondamenta dei monti, la terra chiuse le sue sbarre dietro a me per sempre, ma tu hai fatto risalire la mia vita dalla fossa, o Eterno, mio DIO.
7 (02-8) Quando la mia anima veniva meno dentro di me, mi sono ricordato dell’Eterno e la mia preghiera è giunta fino a te, nel tuo santo tempio.
La salvezza, nell’ultima parte del versetto 9,
La salvezza appartiene all’Eterno.
Allora l’Eterno parlò al pesce, ed esso vomitò Giona sull’asciutto.
Comandò alle stelle, all’intero universo di venire all’esistenza. Comandò al pesce, e questo vomitò Giona. Ci comandò di seguirlo, e ci risuscitò dai morti, e noi lo seguimmo.
Che cosa potente è questa parola di Dio, e il suo potere non è diminuito anche oggi. Ma voglio che vediate che Giona era sicuro che Dio fosse il suo liberatore. Ora perché? Perché Giona, che viveva in ribellione contro Dio, tornando in sé nel ventre della balena, gridò a Dio per avere pietà, sicuro che Dio lo avrebbe salvato, come poteva essere così sicuro che Dio lo avrebbe liberato da questa morte abissale? E la risposta è proprio lì davanti ai vostri occhi nel versetto 4.
Così ho detto, sono stato scacciato dalla tua presenza. Eppure guarderò ancora verso il tuo santo tempio.
A Gerusalemme.
È nel ventre di una balena. Dice: Mi sono ribellato a te, ma so che ci sarà misericordia, e guardo al tempio di Dio a Gerusalemme come al fondamento della mia speranza e la certezza di misericordia.
Ora, amati, guardare al tempio di Dio è un modo dell’Antico Testamento per dire che Giona confidò in Cristo solo per la salvezza. Perché disse: Guardo al tempio? Cosa avveniva al tempio? C’era il sommo sacerdote. C’erano i sacrifici. C’era il sangue versato. C’erano i sacrifici sostitutivi offerti al posto dei peccatori. Ecco dove Giona guardò.
Perché poteva essere sicuro che perfino questo peccatore immeritevole sarebbe stato salvato da questo grande Dio? Perché io guardo al tempio lì, l’unico posto in tutta la terra dove viene fatto un sacrificio per il peccato su cui si basa il perdono del peccato di tutti coloro che confidano solo in lui. E perfino nel ventre di questa balena, mi affido solo a Cristo per la salvezza. E lui sapeva che Dio lo avrebbe salvato.
Ecco il vangelo. Ed è vero oggi come lo è sempre stato. L’unico modo per essere salvati è guardare al tempio di Gerusalemme.
L’unico modo per essere salvati è guardare al Signore Gesù Cristo, di cui il tempio, il sacerdozio, i sacrifici erano tutti tipi e simboli. Lui è la nostra unica speranza. Giona non guardò al proprio pentimento.
Giona non ha detto: Dio, so che mi salverai perché mi sono pentito. Non ha detto: Dio, so che mi salverai perché inizierò a essere obbediente. Mi riconsacro a te. Distolse completamente lo sguardo da sé. E disse: So che mi salverai perché lì c’è un tempio. E affido il mio futuro al Cristo rappresentato in quel tempio.
E così conclude quella preghiera con quella grande affermazione riassuntiva di tutta la fede riformata. “La salvezza appartiene all’Eterno.” Giona ha forse avuto qualche ruolo nella propria liberazione? Ha convinto quella balena a lasciarlo andare? Ha pestato forte lo stomaco del pesce per cercare di farlo vomitare? Voglio dire, cosa ha fatto? Niente.
Niente. La salvezza con Giona e con noi dall’inizio alla fine è del Signore. E così Dio lo liberò miracolosamente.
Ora guardate il capitolo tre. È un capitolo sbalorditivo. Dio nella sua pazienza e misericordia chiama una seconda volta Giona ad andare a Ninive.
1 La parola dell’Eterno fu rivolta a Giona per la seconda volta, dicendo:
2 «Lèvati, va’ a Ninive, la grande città, e proclama ad essa il messaggio che ti comando».
Ora questa chiamata era di andare a Ninive e predicare la grazia e la misericordia di Dio. Dio dice a Giona: Giona, sto dimenticando il tuo passato.
Sto dimenticando la tua disobbedienza. Non te la rinfaccerò. E farò la stessa cosa per Ninive.
Ora voglio che notiate, guardate indietro al versetto uno del capitolo uno e al versetto uno del capitolo tre. Queste due commissioni sono quasi identiche tra loro, eccetto per una lettera in ebraico, una, non una parola, una lettera in ebraico. Non lo si può vedere così chiaramente in italiano.
Dice: levati, vai a Ninive, la grande città, grida contro di lei. E poi una lettera è cambiata. E la frase successiva è alzati, vai a Ninive, la grande città e grida a lei.
Giona ora capisce che la sua esperienza è ovviamente indimenticabile. Riconosce che la sua vita è una testimonianza della misericordia di Dio. Le persone a cui deve predicare sono pagani. Sono in ribellione contro Dio.
Giona disse: Ero in ribellione contro Dio. Merito il giudizio di Dio. Dio mi ha portato giù nell’abisso. E poi, nella sua misericordia, ho gridato a lui e lui mi ha liberato dalla fossa. E se l’ha fatto per me, può farlo anche per questi Niniviti.
E così avrebbe potuto dire a questi Niniviti, guardate me. Ero un ribelle che scappava da Dio il più velocemente possibile, proprio come voi. E Dio mi ha inseguito nella grazia, ha catturato il mio cuore, mi ha portato al pentimento, mi ha perdonato tutti i miei peccati e mi ha riportato alla comunione con lui.
La sua stessa presenza in città era un messaggio di speranza. Ed è questa la testimonianza che dobbiamo portare. Ma assicuratevi di portarla onestamente.
Assicuratevi di non essere ipocriti. Assicuratevi che la vostra vita regga la vostra testimonianza. E se lo fa, dite: guardate me, guardate cosa mi ha fatto Dio. Ero un ribelle. Merito di andare all’inferno. Lui mi ha salvato nonostante ciò che merito e ha fatto di me una nuova creatura.
Quindi nei versetti dal tre al quattro, abbiamo l’obbedienza di Giona.
3 Cosí Giona si levò e andò a Ninive secondo la parola dell’Eterno. Or Ninive, era una città molto grande davanti a Dio, di tre giornate di cammino.
4 Giona cominciò a inoltrarsi nella città per il cammino di una giornata e predicando diceva: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta».
Sta adempiendo il suo grande mandato. Sta andando e predicando il vangelo a ogni creatura, non solo con le sue labbra, ma anche con la sua vita. Ha una grande storia da raccontare alle nazioni. Era morto, ora è vivo. Vi ricordate cosa disse Gesù di Giona? Andate a Luca 11 versetti 29, 30 e 32.
29 Ora, come le folle gli si stringevano attorno, egli cominciò a dire: «Questa generazione è malvagia; essa chiede un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno del profeta Giona.
30 Infatti, come Giona fu un segno per i Niniviti, cosí anche il Figlio dell’uomo sarà un segno per questa generazione.
32 I Niniviti risorgeranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona, ed ecco, qui vi è uno piú grande di Giona».
Queste persone ai tempi di Gesù, questi non credenti adulteri dicevano, dacci un segno, soddisfa le nostre richieste, dimostra nella nostra incredulità che sei chi affermi di essere. Gesù disse, l’unico segno che vi darò è il segno di Giona.
Ora, cos’è un segno? Un segno è un miracolo attestante. È Dio che dice con un miracolo: quest’uomo pronuncia la mia parola. Gesù disse: Vi darò una testimonianza inconfutabile, indiscutibile, evidente di per sé che dimostrerà una volta per tutte e che non sarà mai confutata che io sono ciò che affermo di essere.
È il segno di Giona. È la mia predicazione e la mia morte e la mia resurrezione dalla tomba. Non può essere contestato.
La gente ha provato a confutarlo. Nessuno ci è mai riuscito con successo. Questo è l’unico segno che non può essere contestato, il segno che attesta che io sono chi dico di essere.
E se non mi credete, disse Gesù, se non credete alla mia predicazione, io sono molto più grande di Giona, se non credete alla mia predicazione e non vi sottomettete a me, allora gli uomini di Ninive che hanno creduto in me mediante la predicazione di Giona si alzeranno nel giorno del giudizio e vi condanneranno per non aver creduto a uno che è più grande di Giona. Oggi, in Italia, abbiamo anche nella fedele predicazione e nell’insegnamento della parola di Dio, l’incomparabile privilegio di ascoltare colui che è più grande di Giona.
Amati, non sprecate una così grande opportunità e responsabilità. Non prendetela alla leggera. Sfruttatela al meglio credendo in lui e sottomettendo la vostra vita alla sua signoria. Altrimenti, nel giorno del giudizio, gli uomini di Ninive si alzeranno e vi condanneranno.
Bene, guardate il capitolo tre, versetti dal cinque al nove. Qui vedete la conversione di Ninive, l’ultima capitale dell’impero assiro.
È incredibile. Voglio dire, questa è Ninive. Ora, questo grande risveglio non deve essere durato più di una generazione o giù di lì, perché 27 anni dopo, sono tornati al loro paganesimo e hanno distrutto Israele per i suoi peccati.
Ma notate che a quel tempo la gente di Ninive credette in Dio e indisse un digiuno e si vestì di sacco dal più grande al più piccolo di loro.
5 Allora i Niniviti a credettero a DIO, proclamarono un digiuno e si vestirono di sacco, dal piú grande al piú piccolo di loro.
6 Quando la notizia giunse al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprí di sacco e si mise a sedere sulla cenere.
7 Per decreto del re e dei suoi grandi fece quindi proclamare e divulgare in Ninive un ordine che diceva: «Uomini e bestie, armenti e greggi non assaggino nulla, non mangino cibo e non bevano acqua;
8 ma uomini e bestie si coprano di sacco e gridino a DIO con forza; ognuno si converta dalla sua via malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani.
9 Chi sa che DIO non si volga, non si penta e metta da parte la sua ira ardente e cosí noi non periamo».
Voglio dire, questi Niniviti credettero.
Voglio dire, se Ninive può essere convertita, può esserlo anche Roma e Milano e ogni altra città d’Italia. Credevano in Dio e persino il re stesso fu così schiacciato e distrutto dalla parola di Dio che dichiarò un digiuno nazionale e credette che in Dio si potesse trovare misericordia. Quindi notate cosa fece Dio quando si pentirono.
Quando Dio vide le loro azioni, che si erano convertiti dalle loro vie malvagie, Dio si pentì della calamità che aveva dichiarato che avrebbe portato su di loro e non lo fece. Quando Dio vide la loro fede, Dio li liberò dalla distruzione e annunciò che non avrebbero sperimentato ciò che invece avrebbero sperimentato se fossero rimasti nella loro incredulità. Quale misericordia, quale compassione.
Dobbiamo andare in tutto il mondo, dichiarare la buona novella di quella misericordia che chiunque si converte al Signore, non importa cosa abbia fatto, quanto malvagio, quanto duramente, non importa chi l’abbia fatto, cosa abbia fatto, sarà salvato.
E poi nell’ultimo capitolo, un breve capitolo, vedete la rabbia di Giona. Voglio dire, qui Dio mediante la predicazione di Giona dice che privilegio sarebbe stato salvare l’intera città, la capitale dell’impero siriano.
E dopo che accade, nel versetto 1, ciò dispiacque molto a Giona. Ora è arrabbiato come un cane arrabbiato.
Ora, a proposito, letteralmente, non dice che dispiacque molto a Giona. Dice che questo fu un grande male. Per Giona questo fu un grande male.
Questo grande male fece arrabbiare Giona. Quale grande male? La compassione di Dio Onnipotente. Riuscite a immaginare una cosa del genere provenire dalle labbra di un profeta? La compassione di un Dio che portò alla conversione dei Niniviti agli occhi di Giona fu un grande male che gli dispiacque molto.
Come poteva il Dio degli Ebrei perdonare e salvare questo popolo malvagio che aveva portato così tanti danni a tutte le nazioni del mondo? Davide, che era un uomo secondo il cuore di Dio, dovette soffrire per il suo adulterio. Perché Dio è misericordioso con questi pagani invece di far subire loro il giudizio che i loro peccati meritano? Perché Giona reagì in quel modo?
Penso che il segreto sia nel versetto 2 dove si riferisce al mio paese, quando ero ancora nel mio paese. Penso che in quella parola ci sia un nazionalismo ristretto, un provincialismo e persino un razzismo che vuole restringere e confinare la compassione di Dio al proprio paese, alla propria specie.
Giona comprese la compassione di Dio. Capì che ciò che questo significa ora è che un giorno le benedizioni della salvezza saranno sperimentate dalle vaste orde del mondo dei Gentili. E Giona disse: Preferirei morire piuttosto che vederlo accadere.
Lo deprimeva il fatto che la misericordia di Dio dovesse essere mostrata così generosamente a un popolo brutale e malvagio come i Niniviti. Non riusciva a trovare nel suo cuore la forza di perdonarli come il Signore li aveva perdonati. Quindi, fratelli e sorelle, in questo grande libro, studiate la compassione di Dio che vedete nel libro di Giona e usatela come metro di misura che vi dirà quando voi e io abbiamo bisogno di perdonare le persone.
Come l’apostolo Paolo disse alla chiesa di Efeso, camminate nell’amore proprio come anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, altrettanto generosamente e liberamente. In Colossesi 3, dice, rivestitevi di un cuore compassionevole, perdonandovi a vicenda. Chiunque abbia una lamentela contro qualcuno, proprio come il Signore vi ha perdonato, così anche voi dovreste perdonarlo altrettanto liberamente, come senza restrizioni, senza nemmeno necessariamente aspettare delle scuse.
E poi Dio insegnò a Giona una lezione, che si spera Giona non abbia mai dimenticato. Versetti dal 5 all’11.
Poi Giona uscì dalla città e sedette a est di essa.
5 Allora Giona uscí dalla città e si mise a sedere a est della città, là si fece una capanna e vi sedette sotto, all’ombra, per poter vedere ciò che sarebbe successo alla città.
6 Allora l’Eterno Dio preparò una pianta che crebbe al di sopra di Giona per fare ombra al suo capo e liberarlo del suo male; e Giona provò una grandissima gioia per quella pianta.
7 Allo spuntar dell’alba del giorno seguente DIO preparò un verme
Notate che Dio sta preparando tutte queste cose. Ha preparato il pesce, ora ha preparato una pianta di ricino, ora ha preparato un verme, poi preparerà un sole caldo, poi preparerà un vento bruciante.
7 Allo spuntar dell’alba del giorno seguente DIO preparò un verme che colpí la pianta, e questa si seccò.
8 Quando si levò il sole DIO procurò un afoso vento orientale, e il sole picchiò sul capo di Giona, che si sentí venir meno e chiese di morire, dicendo: «Per me è meglio morire che vivere».
9 DIO disse a Giona: «Ti pare giusto adirarti cosí per la pianta?». Egli rispose: «Sí, è giusto per me adirarmi fino alla morte».
10 Ma l’Eterno disse: «Tu hai avuto compassione per la pianta per cui non hai faticato né hai fatto crescere, e che in una notte è cresciuta e in una notte è perita.
11 E non dovrei io aver compassione di Ninive, la grande città, nella quale ci sono centoventimila persone che non sanno distinguere la loro destra dalla loro sinistra, e una grande quantità di bestiame?».
Notate che Giona costruisce un accampamento fuori Ninive così può sedersi lì per i successivi 39 giorni e vedere se Dio la distruggerà o no.
Dio farebbe meglio a essere fedele alla sua parola e a non salvare questa città, perciò se ne sta lì seduto per 39 giorni. Quindi Dio gli insegna una lezione sulla sua compassione e sulla mancanza di essa da parte di Giona.
Dio preparò una pianta, dev’essere stata una pianta a crescita rapida.
Preparò una pianta a crescita rapida, che lo proteggeva dal tormento del calore, mostrando la sua cura e la sua compassione per Giona. Ora, questo fu molto compassionevole da parte di Dio. Giona lo amò. Giona si sentì a suo agio in quell’ombra. Si addormentò.
Dio preparò un verme. Quel verme si fece strada nella pianta rosicchiandola. La pianta si seccò e morì. Giona si svegliò.
Era esposto al vento caldo dell’est e al sole cocente a picco sulla testa. Era diventato così disidratato, frustrato e disperato che prima di sera desiderò essere morto. Ora, voglio che vediate qualcosa della conversazione.
Dio e Giona ebbero una conversazione più o meno così.
Jehovah: Giona, hai fatto bene ad arrabbiarti per la morte di quella pianta la cui ombra ti piaceva?
Giona: ho fatto proprio bene ad arrabbiarmi per quella povera pianta che mi era così utile.
Jehovah: hai avuto pietà della pianta che non hai piantato, fatto crescere o coltivato, ma che è stata interamente opera della mia compassione per te e che ti ho subito portato via. Perché non dovrei avere compassione per tutti questi Niniviti?
Ora, ecco la domanda. Qual è la condizione della vostra compassione oggi e della mia? Siete più simili a Giona o a Gesù? Giona si depresse quando vide una città convertita. Gesù pianse quando vide che Gerusalemme non si convertiva.
Siamo più simili a Giona o a Gesù? Ti blocchi e ti tiri indietro ogni volta che vieni ferito quando cerchi di aiutare qualcuno che non lo apprezza? O rinunci volentieri alla vita stessa per salvare le persone che ti hanno fatto del male? Lascia che i limiti della tua compassione siano determinati da Gesù, non essere come Giona. Gesù fu mosso a compassione quando vide le moltitudini di uomini, donne, giovani e bambini perduti come pecore senza pastore. Sei mosso a compassione quando vedi le moltitudini di persone intorno a te quando guidi in centro, attraversi la tua comunità, vedi tutte queste persone nei loro cortili, sui marciapiedi? Sei mosso a compassione come Gesù o riluttante come Giona? Vedi oltre la loro prosperità esteriore, sapendo dalla Parola di Dio che stanno vagando per la vita senza meta, senza conoscere la giusta prospettiva sulle cose più semplici della vita? Se devi cambiare, se devi cambiare fallo attraverso questo sillogismo ispirato alla compassione, devia la tua anima dall’amore per le piante, dall’amore per gli animali all’amore per gli uomini come Dio stava facendo con Giona.
È semplice, ma è proprio qui che ci troviamo a volte. Hai mai avuto un bel fiore, una pianta pendente, un tralcio di pomodoro nel tuo giardino? Ci entrano i vermi. Qualcuno ci passa sopra.
È schiacciato. Sei triste. Ami quel fiore.
Hai un animale domestico. Si è liberato. Un’auto lo ha investito.
Sei triste perché ami quel cane. Ora trasferisci questo amore che hai per le piante di pomodoro e per i cani agli uomini peccatori. Hanno bisogno del tuo amore proprio come hanno bisogno dell’amore di Dio.
Sapete, non mi ha mai entusiasmato il finale del libro di Giona. Non mi sto lamentando. Finisce con una domanda senza risposta.
Versetto 11,
11 E non dovrei io aver compassione di Ninive, la grande città, nella quale ci sono centoventimila persone che non sanno distinguere la loro destra dalla loro sinistra, e una grande quantità di bestiame?».
Egli chiese a Giona: non dovrei avere compassione di Ninive? Non abbiamo idea di quale sia stata la risposta di Giona. E così, come disse Robertson, la domanda rimane a te e a me e dobbiamo rispondere. Non dovremmo avere una compassione che rifletta la compassione del tuo Signore? Considerando quanto misericordiosamente Egli ha avuto compassione di noi e dei nostri, non dovremmo mostrare la stessa compassione verso gli altri? Non dovremmo avere compassione anche verso i peccatori che in qualche modo possono essere peggiori di noi? La risposta che Giona non ha mai dato è sì.
Preghiamo:
Mentre riflettiamo su questo grande libro, o Signore, siamo portati ad ammirarti per la tua compassione per questo mondo decaduto. Mentre lo esaminiamo, siamo anche portati all’imbarazzo e alla vergogna per la nostra compassione debole, empatica e incoerente. Preghiamo che tu possa usare questa parola e questo sacramento tramite il tuo Spirito Santo per renderci più simili a Gesù e meno simili a Giona.
Amen.