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Lezione 52. Filippesi

Cristo nostra forza e nostra gioia

La nostra lezione biblica di oggi è tratta dall’Epistola ai Filippesi, il quarto capitolo del libro di Filippesi. Filippesi capitolo 4.

1 Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi, gioia e corona mia, state fermi in questa maniera nel Signore, o carissimi.
Esorto Evodia ed esorto ugualmente Sintiche ad avere una sola mente nel Signore.
Prego anche te, vero compagno, sovvieni a queste donne, le quali hanno combattuto con me nell’evangelo, insieme con Clemente e gli altri miei compagni d’opera, i cui nomi sono nel libro della vita.
Rallegratevi del continuo nel Signore lo ripeto ancora: Rallegratevi.
La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini; il Signore è vicino.
Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento.
E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesú.
Quanto al rimanente, fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtú e se vi è qualche lode, pensate a queste cose.
Quelle cose che avete imparato, ricevuto e udito da me e veduto in me, fatele, e il Dio della pace sarà con voi.
10 Or mi sono grandemente rallegrato nel Signore, perché finalmente le vostre cure per me si sono ravvivate; in realtà già ci pensavate, ma ve ne mancava l’opportunità.
11 Non lo dico perché sia nel bisogno, poiché ho imparato ad essere contento nello stato in cui mi trovo.
12 So essere abbassato, come anche vivere nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato ad essere sazio e ad aver fame, ad abbondare e a soffrire penuria.
13 Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica.
14 Tuttavia avete fatto bene a prendere parte alla mia afflizione.
15 Or sapete anche voi, Filippesi, che all’inizio della predicazione dell’evangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna chiesa mi fece parte di alcuna cosa, per quanto al dare e al ricevere, se non voi soli
16 poiché anche a Tessalonica mi avete mandato, non solo una volta ma due, di che provvedere al mio bisogno.
17 Non già che io ricerchi i doni, ricerco invece il frutto che abbondi a vostro favore.
18 Adesso ho ricevuto tutto ed abbondo, sono ricolmo, avendo ricevuto da Epafrodito ciò che mi è stato mandato da voi, che è un profumo di odor soave, un sacrificio accettevole, piacevole a Dio.
19 Ora il mio Dio supplirà ad ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze in gloria, in Cristo Gesú.
20 Ora al mio Dio e Padre nostro sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
21 Salutate tutti i santi in Cristo Gesú.
22 I fratelli che sono con me vi salutano, tutti i santi vi salutano, e soprattutto quelli della casa di Cesare.
23 La grazia del Signor nostro Gesú Cristo sia con tutti voi. Amen.

Il libro di Filippesi dovrebbe avere un posto speciale nel cuore di ogni italiano perché è dalla città di Filippi che è iniziata l’invasione e la conquista dell’Europa con il Vangelo. Siamo cristiani oggi perché Paolo fondò una chiesa a Filippi.

E se volete leggere della nascita di quella chiesa, un suo affascinante resoconto, leggete il capitolo 16 degli Atti, la storia di Lidia, la mercante di porpora, della schiava che fu guarita, il miracolo nella prigione quando fu salvato il carceriere di Filippi, il 16° è uno dei migliori capitoli dell’affascinante libro di Atti. Il libro di Filippesi ha quattro capitoli e in quei quattro capitoli, le parole gioia e rallegrarsi ricorrono 16 volte. Ora, che queste parole ricorrano così ripetutamente in quattro capitoli è una piccola osservazione sorprendente di per sé.

Ma ciò che rende tutto ancora più sorprendente è che quando scrisse questo libro Paolo era in prigione, era in una prigione romana, molto probabilmente a Roma stessa. Non a causa di alcun crimine che aveva commesso, stava soffrendo ingiustamente per mano dello Stato per aver predicato il vangelo del Signore Gesù Cristo. E in quella condizione, scrive un’epistola di quattro capitoli in cui menziona la parola gioia e gioire 16 volte. L’intero libro è pieno di gioia.

E c’è una buona ragione per questo. Tutto il libro è pieno di Cristo. Infatti, notate quante volte Cristo è menzionato solo nei primi due versetti.

Capitolo uno, versetto uno e due,

1 Paolo e Timoteo, servi di Gesú Cristo, a tutti i santi in Cristo Gesú che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi:
grazia a voi e pace a da Dio nostro Padre e dal Signore Gesú Cristo.o

E notate l’ultimo capitolo del libro, “La grazia del Signor nostro Gesú Cristo sia con tutti voi. Amen”. E poi riempie ogni pagina in mezzo in modo che l’intero libro di Filippesi si può delineare in termini della persona di Cristo.

È uno degli schemi più facili da ricordare nel Nuovo Testamento. Capitolo uno, il suo focus è su Cristo la nostra vita. È nel capitolo uno che abbiamo il grande Filippesi 1:21

21 Per me infatti il vivere è Cristo, e il morire guadagno.

Cristo è la nostra vita. Capitolo uno.

Capitolo due, Cristo è il nostro modello.  Significa essere completamente devoti alla salvezza dei peccatori. Vedete il Signore Gesù Cristo fu disposto a essere umiliato, perfino al punto di obbedire fino alla morte, affinché i peccatori siano salvati. Lui è il nostro modello. Cristo è il nostro modello. Questo nel capitolo due

Poi nel capitolo tre, Cristo è la nostra salvezza. L’intero capitolo tre è incentrato sui tre tempi verbali della salvezza. Noi siamo stati salvati dalla punizione e dalla colpa del peccato. Siamo nel procedimento di essere salvati dal potere e dalla tirannia del peccato. E un giorno saremo salvati dalla presenza stessa del peccato.

Siamo stati salvati dalla punizione del peccato per mezzo della morte di Cristo. E imputando la sua giustizia sul nostro conto, veniamo salvati ogni giorno dal potere del peccato a causa della risurrezione di Cristo. E un giorno, alla seconda venuta, Cristo verrà a salvarci dalla presenza stessa del peccato. Quindi quel terzo capitolo può essere delineato in questo modo: Nella prima sezione Cristo è la nostra giustificazione. Nella seconda sezione, Cristo è la nostra santificazione. E nella terza sezione, Cristo è la nostra glorificazione.

E poi l’ultimo capitolo è Cristo è la nostra forza e la nostra gioia. E torneremo su quel brano più avanti nel sermone e passeremo la maggior parte del tempo lì.

Qual è il tema di questo libro di gioia, questo libro su Cristo? È molto basilare, uno che a volte tendiamo a dimenticare. E cioè che la devozione a Cristo e alla diffusione del suo vangelo è una vita di continua gioia. La devozione a Cristo e alla diffusione del suo vangelo è una vita di continua gioia. Mi piace ciò che un antico commentatore scrisse riguardo al tema del libro di Filippesi.

Lo disse in latino, e non proverò a pronunciarlo in latino per paura che mi prendiate in giro, ma tradotto in italiano sono queste parole, cito, la somma totale dell’epistola è “Io gioisco, voi gioite.” Io gioisco, voi gioite. Ora, studiando il libro di Filippesi, qual è la causa di questa gioia nella vita di un credente? Bene, cosa ha spinto Paolo a provare gioia in quella prigione e a chiamare ed esortare i credenti di Filippi nel mezzo di una cultura ostile a gioire nel Signore? Ebbene, tre cose che vediamo in questo passaggio.

Una è la consapevolezza dell’unione di Paolo con il Signore Gesù Cristo. Sa di essere uno con Cristo. È in Cristo. Niente può separarlo da Cristo. E di conseguenza, Cristo è con lui in quella prigione e lui non è lì da solo. Lui lo sa, ed è fiducioso della presenza di Cristo. E a causa di questa unione con Cristo, può gioire anche in questa prigione, sapendo che Cristo è lì.

E ricordate che in tutte le prigioni e le segrete della vostra vita, non siete soli. Vi ricordate quando Shadrach, Meshach e Abednego furono gettati nella fornace ardente da Nebukadnetsar?. Quante forme umane vide Nebukadnetsar in quella fornace? Quattro. Quattro. Perché uno era il figlio di Dio. Adoro la storia di Judy Rogers, sapete che ha il diabete in forma molto seria. E una notte, diversi mesi fa, Wayne, suo marito, si è alzato nel cuore della notte e per caso l’ha toccata e ha notato che non respirava. Era in coma. E così hanno chiamato il 911 e il Signore ha concesso la sua benedizione e lei è uscita dal coma e sta bene.

E così il giorno dopo, Wayne e Judy stavano parlando e Judy disse: Wayne, sono proprio contenta che quei quattro paramedici siano venuti quando sono venuti. Wayne disse: Judy, erano tre. Judy disse: Wayne, come solo Judy sa dire: “Wayne”. Wayne, ce n’erano quattro. Judy, ce n’erano tre. E poi si guardarono. E allora era un angelo? Non mi sorprenderebbe. Ma il punto è che, in mezzo a tutte queste crisi della vita, possiamo ancora gioire per la presenza e la cura di Dio Onnipotente.

Ed è per questo che Paolo poteva riempire di gioia questo libro. Inoltre, poteva riempire di gioia questo libro a causa della sua consapevolezza di vivere sotto la sovranità di Dio. Sapeva che ogni dettaglio della sua vita era pianificato da Dio ed era l’esecuzione di quel piano.

E sapeva che Dio sa sempre cosa sia meglio. E poteva anche provare gioia perché sapeva che nel piano di Dio, tutto ciò che gli accadeva accadeva per uno scopo, per far progredire la causa del Vangelo, per far progredire il regno del Signore Gesù Cristo. Disse: In effetti, non sono particolarmente felice di essere in questa prigione, ma se essere in questa prigione farà sì che i miei fratelli là fuori predichino la parola di Dio con maggiore audacia, allora sono contento di essere qui in questa prigione per la gloria di Dio.

E così fu a causa della sua consapevolezza della sua unione con Cristo, della sua consapevolezza del controllo sovrano di Dio su tutta la vita, e della sua consapevolezza che tutti i dettagli della vita sono usati da Dio per la salvezza dei peccatori che spinsero Paolo a gioire persino in quella prigione. Così che potremmo dire che il libro di Romani è il libro sulla giustizia di Cristo, il libro degli Efesini, il libro sull’unione di Cristo, il libro dei Colossesi, un libro sulla pienezza di Cristo, e il libro dei Filippesi, un libro sulla gioia di Cristo. Ora questa è una delle tre parole chiave in questa epistola, la parola gioia.

Questa è un’esperienza, tra l’altro, di cui godono solo i cristiani. Lo abbiamo già detto, ma vale la pena ripeterlo, e cioè che il concetto di gioia si trova solo nelle culture che sono state influenzate dal cristianesimo. Al di fuori di quelle culture o nazioni influenzate dalla fede cristiana, il concetto di gioia è totalmente estraneo, perché la gioia è un’esperienza unicamente cristiana.

Ora la seconda parola chiave, e sono fondamentalmente tre, e sono tutte interconnesse, e quando capirete queste tre parole e la loro relazione, capirete perché abbiamo detto che il tema del libro è la devozione a Cristo e alla diffusione del Vangelo ed è una vita di continua gioia.

La seconda parola chiave è la parola comunione. La parola comunione, ricorre in diversi punti del testo.

Notate in Filippesi capitolo 1 e nei versetti dal 3 al 5.

Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi,
pregando sempre con gioia per voi tutti in ogni mia orazione,
per la vostra collaborazione (la NR dice partecipazione) nell’evangelo dal primo giorno fino ad ora,

Ecco la nostra seconda parola: Gioia; è nel versetto 4. Comunione, Collaborazione o partecipazione, la parola greca, che è familiare in ambienti evangelici  è koinonia nel versetto 5.

E la parola koinonia non significa un’atmosfera amichevole. La parola koinonia non descrive un’esperienza emotiva. La parola koinonia o partecipazione nel Nuovo Testamento significa partecipazione a un’opera o a una relazione oggettiva al di là della nostra esperienza soggettiva, partecipare a qualcosa con qualcuno. Ecco cosa significa la parola koinonia. È una parola chiave in tutto il testo. Qualche volta leggetelo questo pomeriggio e notate dovunque ci sia la parola koinonia, la stessa parola condividere, partecipare, ecc. viene usata. E non descrive qualcosa di emotivo o un’atmosfera. La parola koinonia/comunione significa partecipare oggettivamente a qualcosa con qualcuno.

Ora notate la terza parola. La terza parola chiave che ricorre più volte nel nostro testo nel versetto 5 è il vangelo. In vista della vostra partecipazione o comunione nel vangelo dal primo giorno fino ad ora.

Ora, anche la parola vangelo nel libro di Filippesi ha un significato interessante. Normalmente, quando pensiamo alla parola vangelo, pensiamo a quel resoconto storico del compimento della nostra redenzione nel Signore Gesù Cristo. Ma nel libro di Filippesi, denota la diffusione del vangelo.

Così che la parola vangelo significa l’effettiva evangelizzazione e diffusione del vangelo del Signore Gesù Cristo. Notate nel versetto 5, dice: Io lodo Dio e mi rallegro della vostra partecipazione al vangelo dal primo giorno fino ad ora. Fin dall’inizio avete partecipato con me a qualcosa.

E questa è la diffusione e la dichiarazione del vangelo, l’evangelizzazione del mondo. Guardate nel capitolo 1 versetto 12. Lo vedete allo stesso modo.

12 Ora, fratelli, voglio che sappiate che le cose che mi sono accadute sono risultate ad un piú grande avanzamento dell’evangelo,

Che sempre più persone stanno ascoltando il vangelo del Signore Gesù Cristo mentre si diffonde in sempre più aree. Guardate nel capitolo 2 e versetto 22.

22 Ma voi conoscete la sua prova (cioè quella di Timoteo) come ha servito con me nell’evangelo, come un figlio serve al padre.

E un’ultima nel quarto capitolo, versetto 3.

3 Prego anche te, vero compagno, sovvieni a queste donne, le quali hanno combattuto con me nell’evangelo.

Quindi qui abbiamo tre parole, gioia, partecipazione e vangelo. La gioia si sperimenta dedicandovi alla comunione del vangelo. Quindi, mentre vi dedicate al Signore Gesù Cristo e vi dedicate a fare la vostra parte e a fare ciò che potete nella diffusione del vangelo del Signore Gesù Cristo, inizierete a vivere una vita di continua gioia.

Ora voglio che notiate qualcosa riguardo al rapporto di Paolo con questi cristiani di Filippi. Notate le parole di affetto che esprime nei loro confronti. Guardate il capitolo 1 versetti 3 e 4.

Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi,
pregando sempre con gioia per voi tutti in ogni mia orazione,

Versetto 7.

Ed è giusto che io senta questo di voi tutti, perché vi ho nel cuore, voi che tanto nelle mie catene come nella difesa e conferma dell’evangelo, siete tutti partecipi con me della grazia.
Dio infatti mi è testimone, come io vi ami tutti con affetto sviscerato in Gesú Cristo.

Vedete, queste persone gli sono care. Paolo ha un grande amore per loro e, come abbiamo visto nel quarto capitolo, loro  hanno un grande amore per lui e un grande senso di unità con lui che dimostrano nei loro contributi finanziari. E su cosa si basa questa vicinanza? Legami familiari, legami di sangue, legami economici? No. Questa vicinanza che Paolo e la chiesa di Filippi provavano l’uno per l’altro si basa sulla loro comunione nel vangelo, sulla loro comune partecipazione congiunta e devozione alla missione del vangelo e alla sua diffusione nel mondo.

Sebbene Paolo a Roma e la chiesa di Filippi fossero separati da una grande distanza, condividevano un profondo affetto e un senso di unità l’uno con l’altro nella comunione del vangelo. Erano entrambi devoti alla stessa cosa, a Cristo, e a che il mondo potesse ascoltare e ricevere il suo vangelo ed essere salvato. Pertanto, la comunione si approfondisce e un senso di unità, affetto e amore si rafforza tra noi, non cercando di avere incontri per gonfiare esperienze artificiali, puramente emotive, ma dal nostro crescente coinvolgimento nella missione della chiesa tutti insieme.

La comunione è mantenuta dal coinvolgimento reciproco nella vita attraverso ferventi, frequenti preghiere di intercessione e ringraziamenti reciproci e dal perseverante coinvolgimento insieme nel raggiungere il mondo e le nostre comunità con il vangelo di Gesù Cristo. Il motivo per cui invochiamo a gran voce una comunione più profonda e legami più stretti tra di noi è spesso la nostra mancanza di qualsiasi senso di urgenza e di continua partecipazione alla comunione del vangelo. Senza il coinvolgimento in questa missione, saremo tenuti insieme da corde così fragili che la più piccola crisi nella chiesa le spezzerà.

Ma la partecipazione congiunta alla diffusione del Vangelo è un cordone indistruttibile, indipendentemente dall’intensità della crisi. Tale partecipazione alla diffusione del Vangelo porta una comunione del tipo più intimo. E oltre a tutto questo, a meno che non siate coinvolti in questa missione globale, probabilmente sarete una fonte di conflitto e tensione nella chiesa stessa.

La mancanza di comunione reciproca e la disobbedienza nella missione del Vangelo derivano entrambe da una rottura della nostra comunione con Gesù Cristo e da un indebolimento della nostra sottomissione alla sua parola. Quindi invito tutti noi oggi a riconfermarci a lui, a ripercorrere i passi della nostra vita e a vedere quando, se e perché abbiamo abbandonato il nostro primo amore e a pregare sinceramente che Dio riaccenda il nostro amore per lui. Seguite l’esempio di Cristo in Marco 10:45 dove dice:

45 Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti»

E preoccupiamoci più di servire che di essere serviti, di ministrare che di essere ministrati, di essere un amico che di avere un amico, di missione che di comunione, e allora tutta la comunione che possiamo sostenere arriverà. Coinvolgete voi stessi e la vostra famiglia nella missione di portare il mondo ai piedi di Gesù nell’evangelizzazione e nelle missioni mondiali ovunque possiate trovare un’opportunità e conoscerete nella vostra vita quella gioia inesprimibile che è piena di gloria e vivrete una vita di continua gioia.

Ora arriviamo al quarto capitolo. Il primo capitolo, Cristo è la nostra vita. Il secondo capitolo, Cristo è il nostro modello. Il terzo capitolo, Cristo è la nostra salvezza. Il quarto capitolo, Cristo è la nostra forza e la nostra gioia. Nella mia vita personale, così come nel mio ministero di counseling durato più di 30 anni, sono tornato al quarto capitolo di Filippesi più e più volte.

Se siete venuti da me per un consulto, molto probabilmente prima o poi vi ho indirizzato a Filippesi, al quarto capitolo. Nessun capitolo della Bibbia è più efficace di questo capitolo nel trattare la depressione e lo scoraggiamento. Contiene un’esortazione pratica dopo l’altra, che quando le obbediamo ci portano a una vita di gioia nel contesto della comunione del Vangelo.

Ora esaminiamo questo capitolo e diamo un’occhiata quasi un versetto alla volta. La prima esortazione,

1 Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi, gioia e corona mia, state fermi in questa maniera nel Signore, o carissimi.

Anche se dovete andare in prigione come ho fatto io.  Ha detto: In effetti, nonostante le paure e gli attacchi che ci assalgono dall’esterno così come la falsa dottrina e lo scisma che ci attacca dall’interno della chiesa, indipendentemente dal costo, dobbiamo rimanere fermi nel Signore senza vacillare nella nostra fede o nella nostra testimonianza del vangelo del Signore Gesù Cristo. Dobbiamo rimanere fermi; in altre parole: non possiamo mai abbassare la guardia in modo sicuro.

Non potete farlo in questo mondo. Se abbassate la guardia in questo mondo, verrete colpiti in faccia. Questo mondo, questa cultura, questa provincia, questo stato a causa di tutta la loro ribellione contro Dio non sono degni di fiducia.

Bisogna stare in guardia e anche in chiesa non possiamo essere ingenui e fidarci totalmente di chiunque professi di essere cristiano, indipendentemente da ciò che crede o da come vive. Bisogna stare in guardia in questa vita e restare fermi. Amo l’inno “The Churche’s one foundation” “L’unico fondamento della chiesa”, amo ogni strofa e ogni strofa è vera solo se tenete alta la guardia e restate fermi indipendentemente da qualsiasi intimidazione.

La chiesa non perirà mai, il suo caro Signore che la difende, guida, sostiene e custodisce è con lei fino alla fine, anche se ci sono quelli che la odiano e falsi figli nel suo campo che la combattono o nemici o traditori, lei prevarrà sempre se mantiene alta la guardia.

Dice state fermi nel Signore, questa frase ci tornerà più e più volte nel quarto capitolo di Filippesi. State saldi nel Signore cioè nella vostra unione con lui perché questa è la fonte di tutta la forza di cui avrete bisogno per essere in grado di stare saldi.

Tutte le provvigioni della vostra vita, le necessità della vostra vita saranno soddisfatte grazie alla vostra unione con Cristo, quindi rimanete saldi nel Signore, lui è tutto ciò di cui avete bisogno. Versetti 2 e 3

Esorto Evodia ed esorto ugualmente Sintiche ad avere una sola mente nel Signore.
Prego anche te, vero compagno, sovvieni a queste donne, le quali hanno combattuto con me nell’evangelo, insieme con Clemente e gli altri miei compagni d’opera, i cui nomi sono nel libro della vita.

Qual è il punto qui? Coloro che condividono la lotta per la causa del Vangelo devono a tutti i costi essere di una stessa mente, essere in armonia fra loro e mettere gli interessi della chiesa al di sopra dei propri.

C’erano due donne pie:  Evodia e Sintiche, avevano qualche problema fra loro. Paolo dice: cerca di risolvere la questione con loro, falle riconciliare perché queste due donne hanno condiviso con me la lotta per la causa del Vangelo. Queste due donne hanno svolto un ruolo significativo affinché il mondo potesse ascoltare il vangelo del Signore Gesù Cristo ed essere salvato.

Ed  è importante sottolineare la parola combattuto hanno condiviso il combattimento. L’evangelizzazione e la missione mondiale facendo il vostro ruolo per condividere il vangelo è un combattimento, non è una cosa facile, questo mondo non è amico della grazia. Queste donne conoscono il combattimento quindi mettile insieme perché mentre presentiamo il vangelo al mondo dobbiamo avere la stessa mente.  Non possono esserci divisioni e faide tra noi perché se ci sono e il mondo lo scopre allora vedranno il vangelo che presentiamo loro come una menzogna e non gli presteranno attenzione.

E poi ha chiesto a una persona senza nome nel versetto 3, un vero compagno dice e apparentemente i lettori sanno di chi sta parlando, voglio che tu faccia tutto il possibile per aiutare queste donne. Cerca di risolvere la cosa con loro. E il punto è che quando dei membri della chiesa sono in disaccordo altri membri della chiesa che potrebbero non essere nemmeno coinvolti in quella relazione hanno la responsabilità di fare tutto il possibile mediante la preghiera o la consulenza o l’amore o l’incoraggiamento o qualunque altra cosa per mantenere i membri della chiesa riconciliati tra loro e se vogliamo essere efficaci nella diffusione del vangelo dobbiamo a tutti i costi mantenere la stessa mente ed essere in armonia gli uni con gli altri mettendo l’interesse della chiesa e l’interesse per il mondo al di sopra dei nostri interessi e della nostra reputazione.

Versetto 4

Rallegratevi del continuo nel Signore lo ripeto ancora: Rallegratevi.

Anche in una cultura ostile possiamo sempre rallegrarci nel Signore per la nostra unione con Cristo. Nemmeno la tragedia può soffocare quella gioia. Nemmeno i maltrattamenti, la persecuzione in prigione per mano dello stato, nemmeno quello può soffocare quella gioia. Neppure il martirio che molto probabilmente Paolo in seguito sperimentò può soffocare quella gioia. Quindi non importa cosa affrontate in questa vita, rallegratevi sempre tutto il tempo. Questo non significa che dovete sempre avere un po’ di aria frizzante e un piccolo sorriso sul viso in ogni momento, questo non significa che non dovete mai piangere.

Questo non significa che sembrate finti. Che andate sempre in giro con una bibbia in mano e sorridete. Sta dicendo che qualunque sia la  vostra situazione potete rallegrarvi nel Signore.

Ora, rallegrarsi nel Signore, cosa significa nel Signore perché voi siete del Signore, perché appartenete al Signore e non a questa cultura e lui non vi deluderà, rallegratevi nel Signore per quello che il Signore ha fatto per voi. Il Signore vi ha salvati dai vostri peccati il ​​Signore vi ha salvati da questa presente cultura malvagia e non perirete con essa quindi rallegratevi per quello che il Signore ha fatto per voi.

In effetti è la nostra fede nel Signore che rende possibile rallegrarsi di fronte all’opposizione quindi quando Paolo dice: Rallegratevi nel Signore, in realtà sta chiamando alla fede nel Signore Gesù Cristo, quando ci chiama alla gioia ci chiama alla fede in Cristo perché è la fede che porta gioia nella nostra vita. E dice: Volete essere efficaci nel servire Cristo?  Se siete veramente devoti a Lui in ogni situazione sarete in grado di rallegrarvi nel Signore.

Versetto cinque:

La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini; il Signore è vicino.

Ora se avete una versione di Re Giacomo c’è un’interessante traduzione in inglese elisabettiano ed è: “La vostra moderazione sia nota a tutti gli uomini, il Signore è vicino”. E la parola moderazione allora non significava la stessa cosa che significa ora. La parola moderazione significava in questo contesto pazienza, longanimità, mansuetudine. Quindi coloro che vorranno essere efficaci nella diffusione del Vangelo devono mostrare pazienza e longanimità con tutte le persone.

Ora quella parola greca tradotta mansuetudine o longanimità di spirito è una parola interessante: significa pronti a perdonare. Se volete essere efficaci nella comunione del Vangelo siate pronti a perdonare, siate gentili, siate coscienziosi,  la parola descrive  l’atteggiamento di una persona che è caritatevole verso i fallimenti degli altri e una persona con uno spirito tollerante è qualcuno che nel valutare una persona prenderà in considerazione la sua intera situazione; è uno spirito che rifiuta di vendicarsi. Uno ha detto che un tale spirito tollerante è l’esprimersi della sua gioia nel Signore, l’esprimersi della sua gioia nel Signore.

E questa è una buona descrizione della longanimità e della pazienza con tutti gli uomini. Perché riusciamo  sopportarci a vicenda in particolare là fuori nel mondo dove il mondo ci odia? Perché possiamo essere pazienti anche con gli empi che cercano di farci del male nella nostra chiesa e nella nostra reputazione? Perché possiamo essere pazienti? Perché abbiamo la gioia del Signore. Cosa causa la gioia del Signore? La fiducia che Dio ha il controllo sovrano della nostra vita e ha uno scopo per tutto ciò che accade nella nostra vita. Ed è per questo che la tolleranza è la luminosa manifestazione della gioia del Signore.

Mi ritorna sempre in mente la storia che un grande predicatore battista riformato di nome John Reesinger mi raccontò di un uomo, un diacono nella sua chiesa, che gli stava dando solo del filo da torcere, cioè non gli dava mai pace, criticava sempre questo John Reesinger, non c’era assolutamente nulla che John potesse fare per soddisfare questo diacono, cioè gli stava rendendo la vita un inferno con le sue critiche eccessive nei suoi confronti. Così una volta John, che è un calvinista, stava pregando nelle sue devozioni private e disse Signore, questo è pazzesco. Disse: ecco, credo nella sovranità di Dio, credo che tu abbia ordinato tutto ciò che accade per uno scopo e io sto lasciando che il vecchio diacono Tal dei Tali qui mi renda un relitto umano, una radice amara a causa del suo atteggiamento malvagio e delle sue critiche ingiuste nei miei confronti e mi dispiace Signore, voglio chiederti perdono e so che devo andare a chiedere al diacono Tal dei Tali  il suo perdono. Così fratello John va dal diacono Tal dei tali e con questo atteggiamento molto umile dice: Diacono, devo chiederti perdono. Ho avuto un cattivo atteggiamento nei tuoi confronti. Sono stato amareggiato, sono stato arrabbiato, e voglio chiederti perdono perché è totalmente ingiusto: Dio ti sta usando nella mia vita per aiutarmi a essere un cristiano migliore e più fedele. Potresti andare all’inferno per questo ma Dio ti sta usando nella mia vita.

Ed è per questo che possiamo essere tolleranti con tutti gli uomini a causa della gioia del Signore sapendo che ha le nostre vite sotto il suo controllo.

Ora notate anche un idioma lì: “Se possibile”

18 Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini.

L’implicazione è per le persone al di fuori della chiesa così come per quelle all’interno della chiesa e sono contento che Paolo abbia spiegato cosa intendeva in Romani 12:18  ha detto se possibile; se possibile per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. Il che significa che a volte la tolleranza ha i suoi limiti, a volte la pace è impossibile, ma nella misura in cui abbiamo qualcosa a che vedere con essa vivete in pace con tutti gli uomini.

E poi notate il motivo che ci dà: dice

La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini; il Signore è vicino.

Ora, cosa significa “il Signore è vicino”? beh penso che sia un’allusione al Salmo 145 versetto 18. Salmo 145 versetto 18 dove il salmista dice che

18 L’Eterno è vicino a tutti quelli che lo invocano, a tutti quelli che lo invocano in verità.

In altre parole questa vicinanza del Signore è quella vicinanza che si sperimenta nella comunione con il Signore essendo nel Signore. Dice siate simili a Cristo nella vostra longanimità e nella vostra pazienza perché non volete che nulla interrompa questa comunione e questo senso di vicinanza del Signore che avete nella vostra vita. Quindi siate pazienti con tutti gli uomini perché il Signore è vicino.

versetto 6

Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento.

Circondato da nemici questa chiamata alla preghiera porta a qualsiasi cristiano grande conforto e incoraggiamento. Dice non siate in ansietà per cosa alcuna. Ora, lasciatemelo dire in termini moderni: non preoccupatevi di nulla. L’implicazione è che non abbiamo nulla di cui preoccuparci. Voi e io non abbiamo nulla di cui preoccuparci in questo mondo. Come dici? Tu non hai visto il referto sanitario del mio medico; non hai visto il risultato del mio ultimo controllo della salute. Non hai nulla di cui preoccuparti! Come no? Tu non hai visto il mio conto in banca. Non c’è nulla di cui preoccuparsi!  Tu non conosci i miei figli. Non c’è nulla di cui preoccuparsi, assolutamente nulla di cui preoccuparsi!

Sapete cos’è la preoccupazione? La preoccupazione tradisce una mancanza di fede nella bontà di Dio; tradisce una mancanza di fiducia nella cura sovrana di Dio della nostra vita; è un mancare di credere che Dio abbia la nostra vita sotto controllo e che farà funzionare tutto per la sua gloria e per il proposito che ha per noi e quindi per il nostro bene.  Quindi dice non siate in ansietà per nulla; non c’è nulla di cui valga la pena essere con ansietà solleciti. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Vedete, questo è un commento su ciò che disse Gesù. Vi ricordate cosa disse? Andate con me al sesto capitolo di Matteo. Matteo 6 versetti dal 25 al versetto 34

25 Perciò io vi dico: Non siate con ansietà solleciti per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di che vi vestirete. La vita non vale piú del cibo e il corpo piú del vestito?
26 Osservate gli uccelli del cielo: essi non seminano non mietono e non raccolgono in granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto piú di loro?
27 E chi di voi, con la sua sollecitudine, può aggiungere alla sua statura un solo cubito?
28 Perché siete in ansietà intorno al vestire? Considerate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano;
29 eppure io vi dico, che Salomone stesso, con tutta la sua gloria, non fu vestito come uno di loro.
30 Ora se Dio riveste in questa maniera l’erba dei campi, che oggi è e domani è gettata nel forno, quanto piú vestirà voi o uomini di poca fede?
31 Non siate dunque in ansietà, dicendo: “Che mangeremo, o che berremo, o di che ci vestiremo?
32 Poiché sono i gentili quelli che cercano tutte queste cose, il Padre vostro celeste, infatti, sa che avete bisogno di tutte queste cose.
33 Ma cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte.
34 Non siate dunque in ansietà del domani, perché il domani si prenderà cura per conto suo. Basta a ciascun giorno il suo affanno».

E quindi perché possiamo non preoccuparci di qualsiasi cosa? Perché il signore Gesù Cristo si prende cura di noi meglio di quanto si prenda cura dei gigli del campo e degli uccelli del cielo così che neanche un capello sulla nostra testa può cadere senza la volontà del Padre nostro che è nei cieli. Perché non dobbiamo preoccuparci di nulla?  Perché siamo in unione con Cristo e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere questa vita per lui lo abbiamo. Perché sappiamo che ha il controllo sovrano della sua vita e delle nostre vite mentre sta elaborando i suoi piani e facendo in modo che tutto ciò che accade nella nostra vita funzioni per il nostro bene per l’avanzamento del regno di Dio.

Non c’è nulla di cui preoccuparsi e quindi dice:

Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento.

Ora è questo “in ogni cosa” la grande frase in questo testo. In ogni cosa pregate. Non importa cosa vi accada; non dovrebbe mai capitare una situazione nella vostra vita che vi renda impossibile pregare, mai. Non qualcuno che vi fa arrabbiare, non una malattia, non un mal di testa, niente. Non c’è situazione nella vita in cui ci sia impossibile pregare e così dice: in ogni cosa pregate. Ma non dice semplicemente: in ogni cosa pregate; dice in ogni cosa pregate con ringraziamento. In ogni cosa perché tutto ciò che vi accade vi accade per uno scopo.

Ora non dice per ogni cosa; Signore ti ringrazio di essermi rotto la gamba così questo dolore è così meraviglioso; io semplicemente amo questo dolore per cui ti ringrazio. No, ma si può ringraziare Dio per essersi rotto una gamba. E ricordo quando mi sono rotto la mia, da quella volta sono rimasto andicappato, so che non è politicamente corretto, ho dimenticato qual è la nuova parola per andicappato, “disabile?”ma ehm adoro quel documento che si ottiene, sapete, la tessera da esporre per parcheggiare negli spazi per disabili, le chiamo le carte per storpi.

Ma comunque, quando mi sono rotto la gamba, ho capito per la prima volta una storia che ho sentito da bambino sui pastori del primo secolo. I pastori del primo secolo, se avevano un agnello particolarmente incline a vagare e si allontanava sempre dal gregge e andava nei boschi e si metteva nei guai, gli rompevano una zampa, non per punirlo, ma perché lo amavano perché sapete che un lupo potrebbe mangiarlo là fuori, quindi rompevano la zampa del piccolo agnello e lo storpiavano in modo che non potesse più vagare così facilmente.

Quindi so perché mi sono rotto la gamba: perché il mio Pastore mi ha rotto la gamba e vedete in ogni cosa, in ogni cosa, c’è qualcosa per cui possiamo ringraziare Dio perché sappiamo che in ogni cosa il piano di Dio si sta realizzando per noi. E quindi con preghiera, con supplica, con ringraziamento, rendiamo note le nostre richieste a Dio. La preghiera può salvarci da quella debilitante preoccupazione che ci tiene svegli la notte perché nella preghiera possiamo gettare tutte le nostre preoccupazioni su lui che si prende cura di noi mentre ci umiliamo sotto la sua potente mano.

Ho un’altra citazione dal quel vecchio commentatore di prima,  quello che ha riassunto Filippesi con: io mi rallegro tu ti rallegri.  Bene, ecco qualcos’altro che ha detto. Ha detto ansia e preghiera sono tra loro più opposte di fuoco e acqua. Andate a casa e provate a sperimentare se riuscite a mescolare fuoco e acqua: è impossibile! E ansia o preoccupazione e preghiera sono ancora più opposte tra loro di fuoco e acqua. Avete scoperto che è vero nella vostra vita o è solo una frase che avete udito?  È vero nella vostra vita che quando pregate non vi preoccupate e quando vi preoccupate non pregate?

Perciò mantenete una vita di preghiera, fedele e diligente. Trasformate ogni situazione in un oggetto di preghiera così quando arriva qualcosa che normalmente vi deprimerebbe, quando vi capitano momenti difficili che normalmente vi deprimerebbero, e infine diventa un’abitudine deprimervi quando vi succede qualcosa, fermatevi e pregate e chiedete a Dio per di risolvere quella cosa. E chiedete a Dio per qualsiasi cosa; e sviluppate questa come un’abitudine; rendetela un’abitudine della vostra vita. Anziché rabbuiarvi in faccia e all’improvviso sentirvi depressi ogni volta che siete sollecitati da quella situazione particolarmente brutta: è solo un’abitudine rompete quella vecchia abitudine e iniziatene una nuova. Quando normalmente arrivano queste cose che vi deprimono chiedete a Dio e ringraziate Dio: Ti ringrazio, Signore, che non era il mio collo ma solo la mia gamba e prego che tu aiuti la mia gamba a guarire. E in tutto ciò che accade potete trovare qualcosa per cui ringraziare Dio e potete trovare qualcosa da chiedere a Dio e fate in modo di cambiare la vostra risposta abituale alle cose che ora hanno creato questa abitudine alla depressione nella vostra vita.

Versetto 7 e collegandolo al versetto 6 e alla chiamata alla preghiera

7 e la pace di Dio che sopravanza ogni intelligenza custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

Cioè, in mezzo ai guai e alle minacce di questa vita il primo effetto della preghiera fatta con fede è il godimento della pace di Dio che sopravanza ogni intelligenza, che sorpassa ogni comprensione, che sorpassa tutti i nostri sogni, che trascende ogni pensiero umano.  Quella pace sta come una sentinella, questa è una parola militare, sta come una sentinella al suo posto sul vostro cuore e sulla vostra mente e vi protegge sia che siate svegli o che stiate dormendo, e vi protegge da paure e depressione e preoccupazione e ansia che normalmente portano alla maggior parte delle persone tutte queste malattie legate allo stress.

Ed è la pace che viene solo in Gesù Cristo cioè godiamo della pace di Dio e della calma dello spirito tranquillità serenità grazie a Lui, mediante la fede in Lui e mediante la nostra obbedienza a Lui; e al di fuori di quella relazione di fede e obbedienza a Cristo la pace è al di fuori della vostra portata perché lui ne è la fonte.

Capitolo 4 versetti 8 e 9

Quanto al rimanente, fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtú e se vi è qualche lode, pensate a queste cose.
Quelle cose che avete imparato, ricevuto e udito da me e veduto in me, fatele, e il Dio della pace sarà con voi.

Il punto è che vivere per Cristo e rendere testimonianza al suo Vangelo richiede che le nostre menti siano pure e pulite e sante e ciò significa che dobbiamo tenere la nostra mente sotto controllo e mantenerla disciplinata. Dite: Non riesco a controllare i miei pensieri. Se sei un cristiano sì, puoi! No, non posso. Sì, puoi! Filippesi 4:13

13 Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica.

Non solo avete il potere di controllare la vostra mente e disciplinare i vostri pensieri ma vi è stato comandato di farlo.

1 Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio.
E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio.

Quindi, se vogliamo avere menti pure e pulite, cosa che dobbiamo avere se vogliamo essere efficaci nel nostro servizio a questo mondo, allora dobbiamo tenere la nostra mente sotto controllo. Notate la frase: Pensate a queste cose. Lasciate che la vostra mente si soffermi su queste cose. Questo significa molto di più che pensare a queste cose. Il verbo è al presente: denota un’azione continua. Significa più che tenere semplicemente queste cose a mente. Quando dice fate che la vostra mente si soffermi su queste cose significa continuate a prendere in considerazione queste cose, riflettete su di esse tutto il tempo e permettete loro di modellare la vostra condotta e la vostra vita interiore e la vostra visione del mondo.

E che tipo di cose sono queste le cose su cui dobbiamo soffermarci e riflettere? Cose veraci? Questa è la prima cosa che viene menzionata. Notate: soprattutto abbracciate e credete e fate ciò che è verace. Pilato chiese: Cos’è verità?  La verità è l’opinione di Dio sulle cose, volete sapere la verità su Dio? Chiedete a Dio la sua opinione. Volete sapere cosa è vero sulla creazione del mondo, chiedete a Dio la sua opinione. La verità è l’opinione di Dio sulle cose e questo libro è un libro di opinioni di Dio su tutto ciò che voi ed io dobbiamo sapere per vivere la nostra vita in questo mondo.

Assicuratevi di riempire la vostra mente di cose veraci, di cose oneste, cioè di cose che sono appropriate alla dignità del cristianesimo, di cose giuste, cioè cose che sono in accordo con la bellezza della legge di Dio, cose pure in contrasto con cose moralmente sporche, cose amabili, cose belle: bella musica, bella poesia, arte, buona letteratura, compagnia educata, buon cibo. Cose di buona fama significa riconosciute come degne di lode; cose eccellenti, quelle cose che sono superiori in qualsiasi sfera di attività, cose che sono degne di lode, tutto ciò che invoca la lode di Dio, queste cose mantengono la mente rinnovata pulita, nitida, ordinata, concentrata, disciplinata, gioiosa e piena dei pensieri del Signore.

E vi chiedo se state riempiendo la vostra mente di queste cose o di spazzatura. Ora, tutto questo significa che dovete essere selettivi se volete lasciare che la vostra mente si soffermi sulle cose che sono veraci e belle ed eccellenti e tutto il resto; dovete essere selettivi.  Non prendete un libro dallo scaffale e lo leggete solo perché il titolo sembra interessante o perché amate l’autore. Dovete essere selettivi nei libri che leggete, dovete essere selettivi nella musica che ascoltate. Dite: beh semplicemente mi piace,  non ha capo né coda, nessuna vera ragione è solo un mucchio di rumori ma adoro il modo in cui questi rumori stanno insieme. Dovete essere selettivi sul tipo di musica che ascoltate. Dovete discriminare il tipo di arte che vi piace e dovete chiedervi: Di cosa riempio la mia mente?

Le nostre menti devono essere pulite e pure e quindi dobbiamo essere selettivi.

Versetti dal 10 al 12

10 Or mi sono grandemente rallegrato nel Signore, perché finalmente le vostre cure per me si sono ravvivate; in realtà già ci pensavate, ma ve ne mancava l’opportunità.
11 Non lo dico perché sia nel bisogno, poiché ho imparato ad essere contento nello stato in cui mi trovo.
12 So essere abbassato, come anche vivere nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato ad essere sazio e ad aver fame, ad abbondare e a soffrire penuria.

In altre parole, una vita vissuta per Cristo e nella diffusione del Vangelo è una vita di contentezza. Ora, Paolo ha usato una parola che era una parola chiave nello stoicismo, sapete che lo stoicismo dice fondamentalmente sorridi e sopporta, stringi i denti, ce la farai se hai una determinazione sufficientemente forte. Beh, non c’è stoicismo o fatalismo o atteggiamento indifferente in questi versetti. Paolo dice ho imparato ad essere contento in qualunque situazione mi trovi. Questa è l’unica volta nel Nuovo Testamento che è usata questa particolare parola greca per “contento”. Quando la usavano gli stoici significava autosufficienza. Contentezza significava autosufficienza, cioè un uomo contento era un uomo autosufficiente. Secondo gli stoici era un uomo che poteva trovare dentro di sé, nella propria determinazione  la forza sufficiente per affrontare qualunque cosa il fato e la vita gli lanciassero contro.

Quindi Paolo assume il dominio su questa parola, la strappa dal suo contesto filosofico e la ridefinisce; e notate che il versetto 13 è collegato a questi versetti che abbiamo appena letto.

12 So essere abbassato, come anche vivere nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato ad essere sazio e ad aver fame, ad abbondare e a soffrire penuria.
13 Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica.

E quindi vediamo che è Cristo e non Paolo stesso la fonte della sufficienza di Paolo e la fonte della contentezza di Paolo. In questi versetti vediamo due importanti principi di vita su cui voglio che ci concentriamo questa mattina. Il primo è la condizione di mente e di cuore a cui Paolo arrivò. La condizione di mente e di cuore a cui Paolo arrivò: contento.

E poi in secondo luogo voglio che notiamo il modo in cui arrivò a questa condizione di contentezza. Prima di tutto la condizione del suo cuore e della sua mente a cui arrivò: è contento ora.  Anche in Paolo e nel Nuovo Testamento la traduzione letterale e corretta di contentezza è autosufficienza. La traduzione letterale e corretta anche nel nuovo testamento di questa parola greca per contentezza è autosufficienza. Ma nella bibbia significa esattamente l’opposto di ciò che gli stoici del passato e gli umanisti moderni intendono con la parola autosufficienza. Quando la bibbia parla di questa contentezza, questa autosufficienza, significa qualcosa del genere, parafrasando Martin Lloyd Jones: In qualunque stato mi trovi ho imparato ad essere contento, a essere indipendente dalle circostanze, dalle condizioni e dall’ambiente; a non lasciandomi controllare da essi perché sono “Cristo-sufficiente”.

Sono indipendente da tutto ciò che mi accade come l’anziano Paolo poteva scrivere al giovane Timoteo:

Ora la pietà è un mezzo di grande guadagno, quando uno è contento del proprio stato.

E quello che intendeva dire è che non c’è niente come la pietà con la contentezza. Se avete questo avete tutto. Ricordate come Gesù ha fatto il punto:

Non siate con ansietà solleciti per la vostra vita,

Non preoccupatevi per il domani, per le necessità della vita. Paolo sta dicendo che non è dominato o controllato dalle circostanze. Lloyd Jones dice: Se potete migliorare le vostre circostanze con mezzi giusti e legittimi fatelo assolutamente. Ma se non potete e se dovete rimanere in una posizione difficile e impegnativa non lasciatevi dominare da essa. Non lasciatevi abbattere da essa, non lasciatevi controllare, non lasciatele determinare la vostra infelicità o la vostra gioia. E voi ed io, amati, dobbiamo arrivare a quel punto nella nostra vita in cui possiamo dire: qualunque sia la mia condizione o circostanza non sono controllato da ciò che è o da ciò che mi sta succedendo. E ricordate ora che Paolo era in prigione quando disse queste parole: la mia vita non è controllata e determinata dalle mie circostanze; sono in una condizione in cui posso elevarmi al di sopra di esse; le cose intorno a me che mi accadono non sono i fattori determinanti nella mia vita.

Uno dei compiti più grandi nella vita è scoprire come soffrire tutte quelle cose che dobbiamo soffrire senza provare un senso di amarezza, senza lamentele o fastidio; scoprire come non essere preoccupati e ansiosi. Paolo dice che sa come essere contento nella povertà sa come essere contento nella ricchezza, in ogni cosa, ovunque, in ogni singolo dettaglio della vita, ha imparato ad essere contento, ha imparato che con Cristo ha completa sufficienza per determinare il corso della sua vita senza essere schiavo della tirannia delle circostanze che lo circondano.

Ora, il secondo principio di vita che vediamo in questo versetto è il modo in cui Paolo arriva a questa condizione. Come arriva a questa condizione di contentezza. Bene, guardate indietro nei versetti 11 e 12 a due frasi che dice

11 … ho imparato ad essere contento nello stato in cui mi trovo.
12 So essere abbassato, come anche vivere nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato ad essere sazio e ad aver fame, ad abbondare e a soffrire penuria.

Io dico che quelle due frasi ci dicono il modo in cui Paolo arrivò a questa condizione di contentezza: ho imparato ad essere contento e ho imparato il segreto dell’essere sazio e di patire la fame. Quella parola imparato è al tempo aoristo, cioè indica un momento nel tempo. Lasciate che vi dia il modo variegato in cui Paolo arrivò a questa contentezza e quel tempo aoristo ci insegna che questa contentezza lo colse in un momento nel tempo, che gli arrivò in un momento nel tempo quando tutto della sua vita e della sua mentalità e della sua vita interiore e della sua visione del mondo cambiarono. Quando fu quel momento nel tempo?

Sulla strada per Damasco quando incontrò il Signore Gesù Cristo faccia a faccia e fu portato in una relazione intima con lui. Da allora niente fu più lo stesso di lui, in lui, per lui. Fu allora che iniziò a imparare ad essere contento di tutto ciò che gli accadeva nella vita e tutta la sua vita fu la realizzazione di ciò che aveva imparato sulla strada per Damasco.

Ma in secondo luogo imparò anche ad essere contento per pura esperienza: vivendo la vita. Vi ricordate la sua testimonianza nella seconda lettera ai Corinzi 12 dice: avevo questa spina nella carne, una terribile malattia, probabilmente una malattia fisica di qualche tipo che gli causava grande dolore o grande imbarazzo e che Satana stava usando nella sua vita; ha detto: ho implorato e implorato e implorato tre volte, ho implorato e implorato e implorato Dio di guarirmi da questa spina nella carne e non volle farlo. E proprio nel mezzo di tutto questo Paolo dice: Dio mi ha insegnato che la grazia di Cristo è sufficiente, è tutto ciò di cui ho bisogno per vivere questa vita e quando sono debole, allora il potere di Dio è più perfetto e più ovvio nella mia vita.

E quindi è attraverso la pura comprensione, è vivendo la vita giorno per giorno e osservando il modo in cui Dio si è occupato di lui che ha imparato ad essere contento in ogni cosa perché ha trovato nella sua esperienza di vita che la grazia di Dio era in effetti tutto ciò di cui aveva bisogno per qualsiasi cosa la vita gli riservasse.

In terzo luogo Paolo arrivò a questa condizione di contentezza in tutto ciò che gli accadeva elaborando un grande argomento nella sua mente. Paolo usò la sua mente, a differenza di molti cristiani di oggi che sembra che quando vanno in chiesa lascino la loro mente sulla soglia. La figura che ho nella mia mente è quella delle vecchie chiese battiste nel sud-ovest della Virginia dove questi uomini vengono a predicare e proprio prima di entrare a predicare si fermano un attimo a lasciare il loro rotolo di tabacco sulla soglia. Nessun insetto lo aggredirà, voglio dire che sarà ancora lì dopo la funzione. Allo stesso modo quindi oggi nelle chiese le persone lasciano la loro mente sulla soglia della chiesa. Ma non Paolo. Paolo pensò a queste cose, sapeva come applicare gli insegnamenti della Bibbia, sapeva come trarre deduzioni da ciò che la Bibbia insegnava.

E così Lloyd Jones presenta brillantemente il modo in cui Paolo pensava, l’argomento logico che lo portò alla contentezza in tutto ciò che gli accadeva. E qui prima di tutto pensava che queste condizioni nella sua vita cambiavano sempre, quindi ovviamente non doveva dipendere dalle condizioni, perché ciò che è più supremo e più vitale è la mia anima e il mio rapporto con Dio, questa è la cosa principale.

Quattro, Dio si occupa di me come un padre e niente mi accade separatamente da  Dio, persino i capelli della mia testa sono contati. Non lo devo mai dimenticare.

Cinque, la volontà di Dio e le sue vie sono un grande mistero, ma so che tutto ciò che decide è necessariamente per il mio bene.

Sei, ogni situazione nella vita è lo sviluppo di una qualche manifestazione dell’amore e della bontà di Dio, quindi il mio dovere è cercare questa manifestazione unica della bontà e della benignità di Dio ed essere preparato a sorprese e benedizioni perché le sue vie non sono le mie vie né i suoi pensieri sono i miei pensieri. Qual è ad esempio la grande lezione che Paolo ha imparato nella questione della spina nella carne? È che quando sono debole allora sono forte. Paolo ha imparato attraverso la debolezza fisica la forza della grazia di Dio.

Sette quindi non devo considerare le circostanze e le condizioni in sé e per sé, ma come parte dell’azione di Dio nei miei confronti nell’opera di perfezionamento della mia anima e di portarmi a perfezione.

E ottavo, qualunque siano le mie condizioni in questo momento sono solo temporanee sono solo passeggere e non potranno mai derubarmi della gioia e della gloria che alla fine mi attendono con Cristo.

Ora ecco un uomo che pensa; ecco un uomo con una mente cristiana. E penso che uno dei più grandi bisogni del momento sia per noi sviluppare una mente cristiana e imparare come prendere le dottrine delle Scritture come fece Paolo e applicarle alla nostra vita e poi trarne delle deduzioni. Il punto è se tutte queste cose che la Bibbia mi insegna sono vere allora posso imparare ad essere contento in ogni situazione che la vita mi presenta. Paolo imparò ad essere contento anche perché imparò a trovare il suo più alto piacere, la sua più grande gioia e la sua più completa soddisfazione non nelle cose che lo circondavano ma nella sua unione con il signore Gesù Cristo.

Quindi vi chiedo, amati, quando le prove entrano nella vostra vita e nei momenti difficili, conoscete Cristo abbastanza bene, ora, da poter parlare con lui e ascoltarlo nella sua parola e godervi lui durante quelle prove. Vi andrà tutto bene perché siete sempre stati così dipendenti dalla vostra relazione con lui nei momenti normali così che i momenti difficili non vi separeranno da lui?

E, infine, Paolo imparò ad essere contento in ogni cosa guardando al perfetto esempio del signore Gesù Cristo. Dice tenete gli occhi su Gesù il quale, per la gioia che gli era posta dinanzi, sopportò la croce disprezzandone l’infamia.

Ora notate il versetto 13 e dovremo finire con questo. Versetto 13

13 Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica.

La vita dedicata a Cristo e alla diffusione del vangelo è una vita di forza divina. Sapete, Filippesi 4:13, che devo ripetermi chissà quante volte al giorno, è una dichiarazione di umiltà e di trionfo. Paolo non si vanta qui. Non sta dicendo che può fare qualsiasi cosa. Sta dicendo che non può fare nulla se non per mezzo di Cristo che mi fortifica. E una dichiarazione di umiltà è una dichiarazione di fede è una dichiarazione di trionfo. Sta dicendo la mia autosufficienza è la sufficienza di Cristo. Sono in grado di soddisfare tutte le esigenze della vita non per la forza della mia risolutezza o per pura determinazione ma per la mia unione con il signore Gesù Cristo. Dopo tutto Paolo era un uomo, non era un supereroe. Era un peccatore debole proprio come noi. Ma era un uomo che aveva una fiducia illimitata nella capacità di Gesù Cristo di affrontare ogni situazione che affrontava e il cui potere era reso perfetto nella debolezza di Paolo.

Questo significa che Filippesi 4:13 può essere vero per ognuno di noi in questa stanza. Ogni giorno della nostra vita possiamo dire: Posso fare ogni cosa in Cristo che mi fortifica. E può essere vero.

Ma lasciate che vi dia un altro modo di tradurre il versetto 13. Questa è la traduzione di Lloyd Jones:  “Sono forte per ogni cosa in Colui che costantemente infonde forza in me. Sono forte in ogni cosa in Colui che costantemente infonde forza in me”. Lloyd Jones dice che Cristo è completamente sufficiente per ogni circostanza, per ogni eventualità, per ogni possibilità. La vita cristiana è una vita di grande potenza che pulsa nelle nostre vite e quella potenza è la potenza onnipotente e l’attività di Dio.

Vi ricordate cosa dice precedentemente nel libro? Dice:  Compite la vostra salvezza con timore e tremore e tremore, nella vostra vita di tutti i giorni. Poiché Dio è colui che opera in voi il volere e l’operare, per il suo beneplacito.

Vi ricordate cosa ha detto Paolo in Filippesi 3.

Ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesú mio Signore, per il quale ho perso tutte queste cose e le ritengo come tanta spazzatura per guadagnare Cristo … per conoscere lui, Cristo e la potenza della sua risurrezione.

Vedete, un cristiano non è solo una brava persona morale decente anche se lo è. La vita e la potenza di un cristiano sono la vita e la potenza di Dio onnipotente che entra nella sua vita ed è questomche lo rende unicamente e distintamente un cristiano.

E così mi pongo la domanda per me stesso  e spero lo facciate anche voi: Come posso attingere a quella potenza. Se ogni giorno della mia vita posso fare ogni cosa per mezzo di Cristo che mi fortifica, come posso attingere a quel potenza? La risposta è: devo andare da Cristo, devo passare il mio tempo con Lui, devo meditare su di Lui, devo conoscerlo, devo mantenere il mio contatto e la mia comunione con Lui e devo concentrarmi sul conoscerlo. Devo fare esattamente quello che mi dice di fare nella Bibbia devo evitare tutto ciò che gli dispiace, devo leggere la Bibbia, devo praticare la vita cristiana, devo vivere la vita cristiana in tutta la sua pienezza.

Lloyd Jones ci ha avvertito di non agonizzare in preghiera implorando Dio per la sua potenza. Fate quello che vi ha detto di fare. Vivete la vita cristiana, pregate e meditate su di Lui. Trascorrete del tempo con Lui e chiedetegli di manifestarsi a voi, e finché lo fate potete lasciare il resto a Lui. Vi darà la forza. Lui  ci conosce meglio di quanto conosciamo noi stessi. E provvederà secondo i nostri bisogni. Fatelo e sarete in grado di dire con l’apostolo: Sono reso forte per ogni cosa per colui che infonde costantemente la sua forza onnipotente in me.

E per questo nel versetto 19

19 Ora il mio Dio supplirà ad ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze in gloria, in Cristo Gesú.

E Paolo in effetti dice: se può provvedere a tutti i miei bisogni può provvedere a tutti i vostri bisogni secondo le sue ricchezze in gloria.  E amo quella frase secondo le sue ricchezze in gloria che vi mostra la fonte e l’entità delle provviste che ci fornisce e vivendo la vita cristiana. Non dice il mio Dio supplirà a tutti i vostri bisogni secondo ciò che meritate. Lode a Dio non ha detto questo o non riceverei nulla. E per quanto grande potrebbe essere, sono anche grato che non abbia detto questo: e il mio Dio supplirà a tutti i vostri bisogni secondo l’entità dei vostri bisogni. Ora sarebbe abbastanza buono ma Dio ha detto qui tramite Paolo: Il mio Dio è in grado di provvedere a tutti i vostri bisogni secondo le sue ricchezze in gloria. Secondo le sue gloriose ricchezze non solo dalle sue ricchezze ma in un modo che si addice alle sue ricchezze su una scala degna delle sue ricchezze in modo superlativo e super abbondante finché i nostri bisogni non traboccano di provviste.

E poi l’ultimo versetto Paolo dice:

23 La grazia del Signore Gesù Cristo sia con tutti voi.

O con il vostro spirito.

Questa è tutta grazia sufficiente. Posso fare ogni cosa per mezzo di Cristo che mi rafforza perché in Cristo Dio provvede a tutti i miei bisogni secondo le sue ricchezze in gloria e perché la grazia del Signore Gesù Cristo è costantemente riversata nella mia vita, colui che è il tema della mia vita perché per me vivere è Cristo, colui che è il tema di questa epistola che vi ho appena scritto, Lui e la sua grazia salvifica saranno con il vostro spirito. E non c’è niente di cui abbiamo più bisogno. Credete che avete bisogno di quella grazia del Signore Gesù Cristo. Credete che l’avete, amati credenti. Credete di averla ogni giorno. Ricevetela ogni giorno. Dipendete da essa. La sua grazia completamente sufficiente è tutto ciò di cui avete bisogno per vivere una vita di gioia continua mentre vi dedicate a lui e alla diffusione del Vangelo.

Preghiamo:

Ti ringraziamo Padre nostro per Cristo e per tutto ciò che abbiamo in lui e per lui e attraverso di lui. Ti ringraziamo per la vita che ci hai dato, la gioia che ci hai dato, la fede che ci hai dato. Ti ringraziamo perché quando siamo deboli la tua potenza risplende più intensamente in tutta la sua sufficienza. Insegnaci, oh Signore, che non importa in che tipo di cultura viviamo non importa quali siano le minacce alla nostra vita possiamo gioire, possiamo godere della tutela della pace di Dio, possiamo evitare di preoccuparci di ogni cosa, possiamo pregare ed essere grati a te. Aiutaci, oh Signore, a riempire costantemente le nostre menti di cose che sono vere buone e belle e degne di lode. Aiutaci oh Signore, a essere consapevoli della nostra unione con Cristo e della tua sovranità e della tua volontà, che ogni cosa ha uno scopo nella nostra vita. Aiutaci, oh Signore, a essere contenti di qualunque cosa ci accada nella vita e a sapere che la nostra sufficienza non è in noi stessi ma solo in Cristo che supplisce tutti i nostri bisogni e che riempie costantemente la nostra vita con la sua grazia. Nel suo nome preghiamo. Amen.


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