Capitolo I 

Il Credo degli Apostoli e il Confessionalismo

 

Negli ultimi anni è diventato popolare per le chiese professare la mancanza di un credo e che le loro comunità sono “aperte” e “viventi”. Una setta ha fatto un uso abbondante della frase: “Nessun credo, ma Cristo”. Qualsiasi ripudio della Dottrina dei Credi è basato o sull’ipocrisia o sull’ignoranza. La parola credo viene dal Latino Credo ( io credo). Un credo è una qualsiasi formula o confessione di fede dei membri di una chiesa. Non c’è nessuna chiesa che non richieda una qualche forma di consenso come requisito di appartenenza, anche se (a volte) nulla più che una aspirazione d’unirsi ad una particolare chiesa. Un credo è implicito in ciascuno di questi consensi. Di conseguenza una comunità ecclesiale che semplicemente chieda agli aspiranti membri se desiderino unirsi chiede implicitamente nella sua domanda, al primo incontro con questi catecumeni, un rifiuto dell’ortodossia cristiana, un’insistenza sul diritto del singolo di credere ciò che vuole, purché sia sinceramente dedicato al miglioramento umano e a un generale assenso ai dogmi dell’umanesimo. Questa particolare vantata mancanza di credo da parte della chiesa è in pratica un duro ed intollerante dogmatismo, ferocemente ostile alla dottrina cristiana in nome della dottrina umanistica.

Un credo è più che un regolamento di chiesa. Nella maggior parte dei casi un regolamento di chiesa richiede un’accettazione più profonda di quella richiesta da un credo. Le richieste del clero, dei ministri della chiesa e le regole della chiesa possono essere molto più dettagliate, estese e dense di quanto un credo permetta. Ma il credo è la porta d’entrata della casa della fede. È la dichiarazione minima di fede ed è personale: “Io credo” credo. È più che la fede della chiesa: è la fede del credente. Una comunità lo recita o lo canta, ma non può dire: “Noi crediamo”, ma piuttosto: “Io credo”. Il credo è la porta d’ingresso della casa della fede ed è intensamente personale. Il singolo credente pronuncia ogni singolo articolo del credo, da Dio come Padre Onnipotente e il Creatore, al perdono dei peccati e la resurrezione del corpo, come sua fede personale. Questo è il momento che separa la cristianità occidentale da quella orientale. La prima persona plurale “noi” è d’usanza greca [1]. Le chiese occidentali hanno seguito la formula latina “Io credo”. Significativamente la Cristianità latina e le chiese occidentali hanno visto una lunga serie di riforme fino ai giorni d’oggi, molti inviti ai credenti o dai credenti per ritornare alla fede, perché ha avuto priorità confessionale la fede del credente piuttosto che la fede della chiesa.

Il Credo Apostolico non è, ovviamente, un credo scritto dagli apostoli, ma una confessione di fede pre-Nicea che riassume la predicazione apostolica. Leith ha osservato che “Il credo può vantare legittimamente questo nome sulla base del fatto che tutti i suoi articoli possono essere trovati nelle formule teologiche che erano correnti attorno l’anno 100 d. C” [2]. Shaff ebbe a scrivere:

Tutti i fatti e dottrine che esso contiene, sono in totale accordo con il Nuovo Testamento……
La razionalistica ostilità al Credo apostolico ed al suo uso nelle chiese è perciò un indiretto attacco al Nuovo Testamento stesso [3].

Risulta interessante mettere a confronto vari testi del Credo degli Apostoli. L’antica Forma Romana ci è trasmessa da Rufino in latino, circa 390 d. C. e da Marcello in greco, intorno al 336-341:

Io credo in DIO IL PADRE Onnipotente.
E in GESU’ CRISTO, suo unico figlio, nostro Signore;
Che nacque per mezzo dello Spirito Santo dalla Vergine Maria; Fu crocifisso sotto Ponzio Pilato e fu sepolto;
Il terzo giorno risuscitò dalla morte;
egli salì al cielo; e sedette alla destra del Padre;
Di lì verrà a giudicare i vivi e i morti.
E nello SPIRITO SANTO;
La Santa Chiesa;
Il perdono dei peccati;
La resurrezione del corpo (carne) [4].

La forma ricevuta, o textus Receptus, fu adottata nel 700. Essa recita, con le aggiunte all’antica Forma Romana annotate tra parentesi da Shaff per evidenziarle:

Io credo in DIO IL PADRE Onnipotente. [Creatore del cielo e della terra]
E in GESU’ CRISTO, suo unico figlio, nostro Signore;
Che fu [concepito] per mezzo dello Spirito Santo nacque dalla Vergine Maria; [Soffrì] sotto Ponzio Pilato, Fu crocifisso [morì] e fu sepolto;
[Scese agli Inferi (Ades)];
Il terzo giorno risuscitò dalla morte;
egli salì al cielo; e sedette alla destra del [di Dio] Padre [Onnipotente]; Di lì verrà a giudicare i vivi e i morti.
[Io credo] nello SPIRITO SANTO;
La Santa [Cattolica] Chiesa
[La comunione dei Santi]; Il perdono dei peccati;
La resurrezione del corpo [carne]; [E la vita eterna] [5].

Un antica versione inglese del Credo, ben datata a prima della conquista Normanna e in uso ufficiale della chiesa, è di notevole interesse nel fatto che la traduzione riflette una chiara comprensione di alcuni articoli, come quello sulla comunione dei santi.

I beleue in God the Father Almightye, maker of heauen and earth.
And I beleue in the Sauiour Christ his onely begotten Sonne our Lorde,
who was conceaued of the Holy Ghost, and borne of Marye the virgyne, suffered vnder the Pontish Pilate, on the crosse hanged, he was dead, and buryed, and he down descended to hel.
And he arose from death on the thyrd daye.
And he went up ti heauen, and sitteth now at the right hand of God Almightie the Father.
From thence he will come to judge both the quicke and the deade.
And I beleue on the Holy Ghost. And the holy Congregation.
And the saintes the societie.
And sins forgeuenesse.
And the flesh the again-rising.
And the euerlasting life [6].

Il Credo Apostolico è diverso da tutti gli altri credi di qualsiasi altra religione, che siano umanista, buddista, mussulmano, indu, ecc.. La fede di tutte le altre religioni è un corpo di idee e affermazioni riguardanti la realtà. Può essere la convinzione nel valore ultimo dell’uomo, o nel valore ultimo [7] del nulla, nella missione di un singolo uomo (Maometto come profeta) o un dualismo o un monismo, ma quale che essa sia, richiede la convinzione in alcune idee e affermazioni. Il Credo degli Apostoli è radicalmente diverso: offre una sinossi della storia, creata da Dio il Padre Onnipotente, che richiede la salvezza per mezzo di Gesù Cristo, suo unigenito Figlio che entrò nella storia, visse, morì e risuscitò ed è ora il Signore ed il Giudice della storia. La sua santa comunità è operativa nella storia che culmina nella resurrezione generale e nella vita eterna. L’intero Credo quindi è una dichiarazione che concerne la storia.

Nulla può essere più lontano dal credo e dalla fede biblica di una dialettica separazione tra fede e storia. Contrapporre il Gesù della fede e il Gesù della storia significa parlare il linguaggio del paganesimo, non quello cristiano. Affermare l’ispirazione divina della bibbia ma negare la sua infallibilità storica significa rinunciare alla bibbia per il dialetticismo. La cristianità biblica è una testimonianza su ciò che Dio ha fatto nella Storia, ma chiarisce anche che egli è il Creatore, il Dio trascendente, ontologico e trino che non può essere ridotto alla storia: egli ne è il “Creatore”.

Implicito nella dichiarazione che Dio il Padre Onnipotente è il creatore del cielo e della terra è il diritto di Dio di essere il legislatore, la causa prima, il reggitore del cielo e della terra e di tutta la storia. egli è il suo fattore e quindi essa è totalmente sottomessa a lui. Un’asserzione della dottrina della creazione è anche un’asserzione della dottrina della sovranità e del decreto eterno, cioè della predestinazione.

Non solo una teologia, ma anche un’escatologia, o dottrina delle ultime cose, che rinunci alla storia o che la veda come una sconfitta, non ha la fede del cristianesimo. Dio è il creatore del cielo e della terra, non Satana. La storia culmina nel piano di Dio e col suo trionfo, non con la vittoria di Satana. Quanto un’escatologia include la vittoria del male nella storia, di tanto rinuncia e si ritira dalla storia stessa. Oggi giorno, uno dei più grandi peccati che sta assediando la cristianità evangelica è l’escatologia che rinnega l’evangelo e rinnega la storia.

Il Credo quindi ha vaste implicazioni che riguardano la storia in ragione della sua dichiarazione che Dio è il creatore di tutte le cose. Questa dichiarazione fa immediatamente di Dio la fonte dell’etica intera, di tutta la moralità e di tutta la legge. In tutti i sistemi non cristiani la fonte dell’etica e della legge è lo stato; è la polis, l’impero o il regno. L’abisso che separa, per esempio, Aristotele e Platone dal cristianesimo non può essere compreso a prescindere da questo fatto e non può essere legittimamente colmato. O Dio è la legittima fonte della moralità e della legge o lo è lo stato. Se Dio è la vera fonte allora la Parola di Dio deve essere ascoltata dalla chiesa, dallo stato, dalla scuola ed in ogni sfera della vita come l’autorevole fonte di moralità e legge. Perché le istituzioni possano legiferare, esse lo devono fare in modo delegato [ministeriale] [8], come amministratori al servizio di Dio. La Parola di Dio quindi si rivolge ad ogni sfera, inclusi la chiesa e lo stato e la Parola di Dio sta al di sopra della chiesa e la corregge e la disciplina.

È significativo ed è stato inevitabile che quando la chiesa primitiva ha formulato i credi, i concili li abbiano annunciati assieme ai canoni, o diritto canonico, per governare la chiesa e i credenti e per dichiarare allo stato la legge di Dio. Fu impossibile per il confessionalismo [9] che si sviluppasse senza un parallelo sviluppo del diritto canonico. A mano a mano che i credi hanno progressivamente affermato la realtà della potenza sovrana di Dio e il ruolo di Cristo come sacerdote, profeta e re sull’uomo e sulla storia, essi sottomisero contemporaneamente la vita ai canoni della fede, sotto la legge e la moralità biblica. La vitalità e rilevanza della legge canonica ha cominciato a declinare al passo col declino del confessionalismo[10] biblico e al progressivo governo della chiesa da parte di leggi ed etiche statali.

Tertulliano ridicolizzò la fonte politica della legge in Roma. In effetti rendeva dèi gli uomini nel fatto che, come il senato creava leggi, così creava dèi:

Per spendere una parola sulle origini del tipo di leggi di cui ci stiamo ora occupando, c’era un antico decreto secondo il quale nessun dio poteva venire consacrato dall’imperatore senza l’approvazione preventiva del senato. Marco Emilio lo sperimentò riguardo al suo dio Alburno e questo fa al nostro caso: la divinità è affidata al giudizio degli esseri umani. Se gli dèi non danno soddisfazione agli uomini, per loro non ci sarà deificazione: il dio dovrà propiziarsi l’uomo [11].

La vera legge proviene dal Dio trino e le sue dichiarazioni sono universali. Tutti gli uomini conoscono la legge, perché alla creazione essa fu scritta nelle tavole del cuore di ogni uomo e quindi ogni uomo è soggetto alla legge e si ribella nei termini di quella legge. Ireneo dichiarò che i Dieci Comandamenti avevano semplicemente ristabilito ciò che la creazione aveva originariamente fissato:

Essi (gli Ebrei) ebbero quindi una legge, una direzione di condotta ed una profezia di cose future. Perciò Dio all’inizio, in verità li ha messi in guardia per mezzo di precetti naturali, che fin dalle origini egli ha messo nell’umanità, cioè per mezzo del Decalogo (che chi non osserva non ha salvezza) e non chiese nulla di più che la sua osservanza [12].

La Cristianità non ha solo formulato una legge canonica, ma nei termini della fede cristiana ha riformulato la legge civile. Percival ha notato che il risultato è stato lo sviluppo nello stesso periodo delle leggi civili e canoniche come sono conosciute in Occidente [13].

Siccome Dio è il creatore, è anche il redentore. Le osservazioni di Shaff al riguardo sono molto pertinenti:

Sulla Creazione: Ireneo e Tertulliano respinsero con forza le visioni ilozoiste [14] e demiurgiche del paganesimo e del gnosticismo e insegnarono, in conformità al libro della Genesi, che Dio fece il mondo, inclusa la materia, non da altra sostanza, ma dal nulla o, per esprimerlo in modo positivo, con il suo libero onnipotente volere, cioè per mezzo della sua parola. La libera volontà di Dio, una volontà d’amore, è la causa suprema, assolutamente incondizionata che condiziona ogni cosa e motivo finale [ultimo] di tutta l’esistenza, e preclude qualsiasi idea di forza fisica o di emanazione. Ogni creatura, dal momento che procede dal Dio buono e santo è in se stessa, nella sua essenza, buona. Il male perciò non è un’entità originale e sostanziale, ma una corruzione della natura e di conseguenza può essere distrutta dal potere della redenzione. Senza una corretta dottrina della creazione non può sussistere una vera dottrina della redenzione, come dimostrato da tutti i sistemi gnostici [15].

L’ultima frase è particolarmente rilevante. Tutti i primi credi della chiesa cominciano con la dichiarazione di Dio come creatore: questo è il punto di partenza per tutto ciò che segue.

Il credo comincia: ”Io credo” ma, come abbiamo visto, non è un’affermazione di certe idee o concetti, ma un riconoscimento della storia come Dio l’ha creata, come la redime e la governa. Il confessionalismo [16] non biblico è “attivo”: esso coinvolge la decisione del singolo in merito ad un insieme di idee e di concetti. Il confessionalismo [17] biblico è un riconoscimento della creazione di Dio, della redenzione e del suo governo; esso è “passivo” perché afferma un atto di redenzione del Dio trino della quale l’uomo è semplicemente il destinatario per grazia. Ma questa passività è il fondamento di una autentica attività: l’uomo sottomesso a Dio si muove in termini di vera legge, in termini di canoni della Scrittura per esercitare il dominio sulla terra nel nome del Dio trino. Il confessionalismo [18] cristiano è l’autentica base dell’attivismo Occidentale, del costituzionalismo e della speranza riguardo alla storia.Note:

1 John J. Moment, We Believe (New York: Macmillan, 1942), 91.
2 John H. Leith, Creeds of the Church (Chicago: Aldine, 1963), 22.
3 Philip Shaff, The Creeds of Christendom, I (New York: Harper, 1887, 1919) 20. Vedi anche Shaff, History of the Christian Church, II, (New York: Scribner’s, 1884, edizione riveduta), 528-537.
4 Shaff, Creeds, I, 21 e ss.
5 Ibid.
6 E. Thomson editore, Select Monuments of the Doctrine and Worship of the Catholic Church in England before the Norman Conquest (John Russell Smith, 1875), 85 e ss.
7 Ultimacy ( sopra o al di là del quale non c’è nulla) verrà d’ora in poi quasi sempre tradotto con ‘valore ultimo’ (N.d.T.)
8 Ro. 13:4 chiama i magistrati ‘ministri’ di Dio nell’originale ‘diakonos’, una parola che descrive un ufficio religioso(N.d.T).
9 o dottrina dei credi. Nell’originale però non è confessionalismo ma “credalism”.
10 idem
11 Tertulliano,”Apology” 5 in Ante-Nicene Fathers, XI. Writings of Tertullian, I (Edinburgh: T. & T. Clark, 1872), 63.
12 Ireneo, “ Against Heresies”, in Ante Nicene-Fathers, V, Irenaeus , I, Libro IV, Capitolo XV, i, 419
13 Henry R. Percival, “ An Excursus on the History of the Roman Law and its Relation to the Canon Law “, in Percival, The Seven Ecumenical Councils, their Canons and Decrees, in Nicene and Post-Nicene Fathers, Seconda Serie, vol. XIV, XXIX.
14 Concezione filosofica secondo la quale la materia è vivente ed animata. (N.d.T.)
15 Shaff, Church History, II, 540.
16 Vedi nota 9
17 Vedi nota 9
18 Vedi nota 9


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