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COME FARE DISCEPOLI LE NAZIONI

Potreste chiedere: se non dobbiamo tornare nei monasteri, allora cosa? Come rendere discepoli le nazioni oggi? Perseguendo il Regno di Dio e la sua giustizia, non solo come individui, ma anche come comunità di credenti, come società di fede nel Signore Gesù Cristo. Come perseguiamo il Regno di Dio e la sua giustizia? Ebbene, la giustizia (dikaiosyne) è “conformità alla volontà divina nei propositi, nei pensieri e nelle azioni”[33]. Questo lo comprendiamo abbastanza bene quando riferito all’individuo. Ma con la società è lo stesso. Il nostro ordine sociale ha da conformarsi alla volontà divina nei propositi, nei pensieri e nelle azioni.

Tutti i regni sono ordini sociali. Anche i regni animali sono ordini sociali. Un regno presuppone necessariamente un sovrano, un signore ultimo, il quale emana leggi a cui i cittadini del regno devono assoggettarsi, una società che vive e funziona in base alla volontà del sovrano, sia al livello di vite individuale che al livello di vita comunitaria. Un regno non è solo un insieme disordinato di individui. È una società. La radice della parola società è il verbo latino socio, che sta per unire, condividere, avere in comune. Il sostantivo societas indica un’alleanza, una partnership. Un regno è costituito da persone che hanno qualcosa in comune, che condividono un particolare modello di vita comunitaria, una vita che è determinata dalla volontà del re. Nella loro vita collettiva e societaria, coloro che costituiscono una nazione attestano di comprendere e praticare il significato della vita così come derivato dall’autorità suprema in quella società: nelle società pagane era spesso il re sacro, per metà umano e per metà divino, mentre nelle nazioni cristiane l’autorità ultima è Dio, in base alla cui legge anche il re terreno o il magistrato hanno da sottomettersi e governare. Allo stesso modo, nelle repubbliche e nelle democrazie, il governo deve essere soggetto all’autorità ultima. Ma non solo il governo, anche l’intera vita culturale della società deve essere una manifestazione della volontà divina nel pensiero e nell’azione.

Il discepolato, oltre che con l’insegnare la dottrina, ha a che fare con il presentare concretamente la vita cristiana a qualcuno. Il discepolato è essenzialmente la stessa cosa di un tirocinio. Non si tratta di andare a scuola e apprendere qualcosa in un contesto intellettuale puramente decontestualizzato, ma di imparare sul lavoro vivendo il mestiere. Il tirocinante impara dal suo istruttore. Lo stesso vale per il discepolo. Il discepolato è l’esposizione pratica della materia insegnata direttamente nella vita vissuta e il discepolo impara come affrontare la vita cristiana da colui che gli mostra nel concreto ciò che significa viverla. Quanto appena detto pare più scontato in relazione al discepolato individuale. Ma come si ammaestra una nazione? Dobbiamo presentare al mondo la vera società, il vero ordine sociale, attraverso il modo in cui viviamo come comunità.

Quando parlo di comunità non intendo una comune o una società di stampo comunista. Quando in passato ho parlato della necessità di una comunità cristiana, sono stato spesso frainteso: i miei interlocutori hanno, infatti, subito pensato che mi riferissi alle comuni; anche dopo aver spiegato come ciò fosse inesatto, la gente ha, comunque, continuato ad avere difficoltà ad inquadrare la cosa diversamente, almeno fino a quando non ho iniziato ad includere nel mio messaggio una critica al comunismo. La comunità non implica vivere in comuni o l’organizzazione della società su linee socialiste o comuniste. Anzi, direi che il socialismo e il comunismo siano dei veri e propri inibitori della vera comunità, almeno di quella come intesa dalla Bibbia, unico modello di vera comunità. Una comunità è una società, un ordine sociale. Il Regno di Dio è la comunità che dovremmo ricercare. Che cos’è dunque il Regno di Dio?

Il Regno di Dio è un ordine sociale profetico e controrivoluzionario, strutturato dal patto di grazia, ora venuto in questo mondo e destinato a crescere fino a spodestare e, alla fine, rimpiazzare gli ordini sociali degli uomini. I suoi valori non sono i valori del mondo. Il Regno di Dio non è di questo mondo: la sua origine, il suo significato, il suo scopo e la sua autorità provengono da Dio, non dai regni di questo mondo; nondimeno è destinato a manifestarsi ora in questo mondo trasformandolo, cosicché nell’Ultimo Giorno si possa dire che “i regni del mondo sono divenuti il regno del Signor nostro e del suo Cristo” (Ap 11:15). Molti cristiani ritengono che il Regno di Dio sia ultraterreno e che la giustizia sia sinonimo di pietà. Questa è la ragione per cui pensano che ritirarsi dal mondo sia normale. Ma in realtà cercare il Regno di Dio e la giustizia di Dio significa cercare di instaurare un ordine sociale giusto e conforme alla volontà di Dio. È l’opposto del pietismo e della ritirata.

I primi cristiani all’epoca delle persecuzioni romane non erano perseguitati perché adoravano Gesù. Erano perseguitati per essere imperium in imperio, ossia per essersi costituiti come un ordine sociale alternativo all’ordine sociale di Roma, proprio ciò che le autorità romane non potevano tollerare. Per i Romani si trattava di tradimento, un reato politico. Non erano perseguitati per Gesù come Dio, ma per non essersi sottomessi all’ordine politico romano, ovvero per non aver adorato lo Stato romano come Dio. E, tra l’altro, qualcosa di molto simile a questo atteggiamento romano è ciò che sta rapidamente prendendo piede nei moderni stati occidentali, soprattutto perché i cristiani hanno smesso di essere sale e luce per le nazioni, cioè hanno smesso di esibire al mondo quello che dovrebbe essere il vero ordine sociale e hanno cercato di ritirarsi pietisticamente da esso. Di conseguenza, la Chiesa moderna è volta più all’evasione che alla redenzione.

Il Regno di Dio è un ordine sociale. Dobbiamo presentarlo concretamente al mondo. Il Regno di Dio è il vero ordine sociale che Dio ci richiede. I cristiani devono essere nella loro vita comunitaria l’ordine sociale alternativo che è il Regno di Dio, il quale si basa su una serie di valori completamente diversi da quelli del mondo.

Tra l’altro, è interessante notare che quando le persone fanno parte di una comunità forte, amorevole e solidale, si ammalano molto meno e quando si ammalano si riprendono molto più rapidamente. Questo ci porta a riflettere sul triste fatto che, nonostante Gesù ci abbia detto di predicare il Vangelo e di guarire i malati, la guarigione nelle chiese risulta un’operazione, nel migliore dei casi, dagli esiti infruttuosi. Spesso le Chiese non sono affatto comunità, ma culti delle personalità che prosciugano l’energia dei loro membri e li caricano di stress tossico. Per questo motivo sono spesso fabbriche di malattie piuttosto che centri di guarigione: che cosa diabolica!

Noi ammaestriamo le nazioni dimostrando ciò che il vero ordine sociale, la vera società, dovrebbe essere. Non si tratta solo di discepolato individuale, è un discepolato comunitario, che mette in mostra un diverso tipo di società e di ordine sociale, in modo che le nazioni si rivolgano al Signore, come nella profezia di Isaia: “Negli ultimi giorni avverrà che il monte della casa dell’Eterno sarà stabilito in cima ai monti e si ergerà al di sopra dei colli, e ad esso affluiranno tutte le nazioni. Molti popoli verranno dicendo: «Venite, saliamo al monte dell’Eterno, alla casa del Dio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie e noi cammineremo nei suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola dell’Eterno. Egli farà giustizia fra le nazioni e sgriderà molti popoli. Forgeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione e non insegneranno più la guerra.” (Is 2:2-4).

Dobbiamo ammaestrare i popoli dimostrando loro cosa siano la vera società e il vero ordine sociale, in modo che essi si rivolgano a Dio e imparino da noi. È così che facciamo discepoli i popoli: abbiamo da incarnare il Regno di Dio nel modo in cui viviamo come comunità cristiane. La dottrina della Trinità è importante. Questa dottrina sta per l’uguaglianza dell’uno e dei molti. Gli individui sono importanti e le comunità sono importanti. L’uno non ha la precedenza sull’altro. Entrambi sono ugualmente importanti. Ma la Chiesa di oggi ha abbandonato questo insegnamento dando priorità all’individuo.

Dobbiamo essere vere comunità cristiane che mettono in mostra in maniera pratica il Regno di Dio al mondo e singoli cristiani che mostrano un modello di vita cristiana individuale al mondo. Altrimenti non siamo altro che eremiti. Questo aspetto sociale della vita cristiana deve essere compreso e praticato. Dobbiamo creare comunità cristiane, società cristiane, se vogliamo adempiere il Grande Mandato, il quale è un comando di rendere discepoli le nazioni.

 

[33] G. Abbott-Smith, op. cit., p. 116.


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