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COM CREARE COMUNITÀ CRISTIANE: I FONDAMENTI APOSTOLICI

Veniamo ora alla questione centrale che desidero discutere, ossia come impostare la creazione di queste comunità cristiane. Prima di tutto si ha bisogno di un catalizzatore attorno al quale una comunità possa svilupparsi. Per creare una comunità cristiana è indispensabile un nucleo di persone con una visione condivisa e un’idea generale di chiamata al lavoro necessaria affinché questa visione possa diventare realtà. In altre parole, è fondamentale un nucleo di persone con una visione condivisa e con un’idea della missione che possa fungere da punto focale o da catalizzatore attorno al quale una comunità locale possa formarsi e svilupparsi, e dalla quale possano partire missionari con l’intento di replicare il medesimo processo altrove.

Come possiamo creare questi nuclei di base capaci di avviare questo processo? Per molti cristiani, anzi forse per la maggior parte, la risposta più ovvia sembrerebbe essere la Chiesa. Il problema è che questa risposta non funziona. Né ha mai funzionato. Forse ci sono stati esempi isolati, ma in tal caso sarebbero l’eccezione e non costituirebbero la regola generale. Il motivo per cui non funzionano come catalizzatore per lo sviluppo di un ordine sociale cristiano è che le Chiese sono ossessionate da sé stesse e finiscono quasi inevitabilmente per essere poco più che culti misterici cristiani e culti della personalità, nonché devozioni rivolte ai leader; anche se leader è probabilmente la parola sbagliata in questo caso, dato che di solito tali figure non forniscono nessuna vera leadership. Sette basate sul controllo sarebbe un’espressione più azzeccata. Inoltre, la priorità delle Chiese è sempre incentrata sulla ritualizzazione della fede nelle funzioni religiose, che ovviamente, essendo ritenute rituali sacri, devono essere presiedute da un sacerdote, un mediatore, il quale custodisce e convalida il rito. Ovviamente ciò rappresenta un allontanamento dalla pratica delle assemblee dei credenti del Nuovo Testamento: le Chiese, infatti, cominciarono ad evolversi su questa linea solo dopo l’età subapostolica. Questa evoluzione ha fatto sì che la fede venisse circoscritta all’ambito liturgico e clericale. Questo genere di cose sono diventate la quintessenza della fede cristiana: la cosa più importante, il punto focale assoluto della vita cristiana, diventa essere un membro di uno di queste realtà cultuali e prendere parte alle regolari riunioni rituali in cui la magia ufficiale viene eseguita dal sacerdote in prima linea. Dicendo ciò, non mi riferisco soltanto alle Chiese episcopali. Questo problema attraversa l’intero spettro della vita ecclesiale: dalle Chiese episcopali alle Chiese libere, fino a quelle carismatiche. I rituali e i costumi possono pure variare tra i vari culti, cioè tra le varie denominazioni, ma la comprensione della fede rimane la stessa.

Il nostro focus, comunque, non deve essere sulla Chiesa. Non è ciò che dobbiamo cercare prima di ogni altra cosa. Il Regno di Dio e la sua giustizia sono ciò che dobbiamo cercare prima di ogni altra cosa. Quando facciamo della Chiesa il centro della fede, perdiamo il Regno di Dio come realtà concreta. Il Regno di Dio diventa quasi indefinibile in termini significativi. Se dubitate di questo, provate a chiedere a un cristiano cos’è il Regno di Dio.

Le assemblee bibliche dei cristiani – non la Chiesa nel senso di istituzione liturgica presieduta da sacerdoti – sono una conseguenza della nostra ricerca del Regno di Dio e dell’ammaestramento delle nazioni. In altre parole, le assemblee cristiane sono una conseguenza della missione apostolica. La missione apostolica è ciò che porta alla costituzione delle assemblee cristiane. Non è la Chiesa o l’assemblea cristiana che porta alla missione apostolica, ma il contrario. Gesù ci ha detto che egli stesso avrebbe messo su la sua ecclesia, la sua assemblea; a noi ha detto di cercare prima il Regno di Dio e ammaestrare le nazioni. È dalle missioni apostoliche che dobbiamo aspettarci guida, non dalle Chiese. E le comunità cristiane e le assemblee di cristiani dovrebbero seguire ed essere guidate dalle comunità apostoliche, dalle missioni apostoliche, sul cui fondamento sono edificate. Ma oggi – così come pure accaduto per gran parte della storia cristiana – questo ordine è completamente rovesciato. Le Chiese sono diventate le guide e i controllori delle missioni, il che ha significato in realtà che hanno agito di solito come un freno alla missione apostolica e spesso sono state la palla demolitrice della stessa. Tutto ciò ha causato un vero e proprio disastro. Ascoltate cosa dice l’apostolo Paolo:

 “Perché per mezzo di lui abbiamo gli uni e gli altri [cioè Giudei e Gentili] accesso al Padre in un medesimo Spirito. Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare” (Ef 2:18-20).

La Chiesa di oggi non è edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti, ma piuttosto sul fondamento dei pastori e degli insegnanti, cosa di cui non si parla da nessuna parte nella Bibbia; ciò ha rappresentato un disastro, una débâcle. Pastori e insegnanti non sono figure concepite per essere il fondamento delle assemblee dei cristiani. La loro attenzione, infatti, è troppo ristretta e, purtroppo, di solito totalmente fissata sul culto clericale; il che significa, in ultima analisi, che pastori e insegnanti sono ossessionati da sé stessi e dal loro proprio status di celebrità all’interno della scena cultuale.

I pastori dovrebbero essere concentrati su coloro che stanno pasturando e gli insegnanti dovrebbero essere concentrati sull’insegnamento della Parola di Dio, ma entrambi oggi sono principalmente concentrati su sé stessi e su quel culto della celebrità, grande o piccolo che sia, conosciuto come Chiesa. Essere guidati al Grande Mandato e alla ricerca del Regno di Dio è di solito qualcosa di assente. Ciò che conta è il culto e lo status di chi lo conduce. L’intera riunione della Chiesa di solito ruota attorno a questi leader e sono loro a fare quasi tutto oppure a concedere, sotto la loro supervisione, tale facoltà ad un gruppo elitario di persone; di fatto, per i cristiani ciò significa che la cittadinanza del Regno di Dio viene loro surrettiziamente confiscata e conferita al clero. Questo sistema non è riscontrabile negli scritti neotestamentari. Anzi, è contraddetto dalla pratica stessa dei cristiani del Nuovo Testamento. La Chiesa come istituzione è diventata una struttura di autorità esercitata dall’alto verso il basso, una gerarchia verticistica, sul modello dei regni e delle politiche di potere del mondo. Non era così nel Nuovo Testamento. Pastori e insegnanti hanno assunto il controllo del ministero pur non essendo adeguatamente attrezzati per questo lavoro. E lo stato deplorevole delle Chiese sotto la loro guida comprova quanto appena affermato. Naturalmente, queste figure hanno loro ruoli legittimi, ovvero quelli di pasturare e di insegnare; eppure, degenerano di frequente nel desiderio di controllare non solo tutti gli altri ministeri della Chiesa, ma anche gli stessi membri della Chiesa – cosa, questa, che non dovrebbero succedere e che non di rado sfocia in situazioni molto spiacevoli. Il focus di pastori e insegnanti è di solito molto limitato; ciò li porta ad essere molto sospettosi e ostili nei confronti di chiunque abbia una visione apostolica per l’espansione del Regno di Dio. Accade, quindi, come tali figure finiscano per funzionare come leader di realtà cultuali volte all’evasione, anziché come guide di missioni apostoliche trasformatrici del mondo. Di conseguenza, non sono adatte a guidare il corpo di Cristo nella sua missione di fare discepoli i popoli e trasformare il mondo nel Regno di Dio. In ogni caso, le assemblee dei cristiani non dovrebbero essere edificate sulle fondamenta dei pastori e degli insegnanti, bensì su quelle degli apostoli e dei profeti. Sono state le comunità apostoliche ad avere portato il Vangelo in tutto il mondo e ad aver fondato le assemblee dei cristiani. E nel periodo del Nuovo Testamento sono state le comunità apostoliche ad aver assunto un ruolo guida: la comunità apostolica giungeva per prima; le assemblee cristiane sorgevano per effetto delle loro missioni e seguivano la loro guida.

La Parola di Dio ci ha fornito il corretto ordine delle cose, eppure la Chiesa lo ha ignorato; anzi, vi si è opposta attivamente. Se non correggessimo questo errore, non solo resteremmo nell’impasse attuale, ma regrediremmo, e in effetti è proprio quello che sta accadendo. Il corpo di Cristo ha insistito a più non posso nel seguire questo modello di leadership difettoso e invertito. La Chiesa è in ginocchio davanti al mondo e i suoi leader non hanno visione. Quelli che hanno una visione sono costantemente ostracizzati perché vengono percepiti dai pastori e dagli insegnanti come una minaccia per la loro base di potere. Eppure, è proprio la loro “leadership” ad aver condotto la Chiesa e il mondo in un fosso: ciechi, guide di ciechi, come Gesù apostrofò i farisei del suo tempo (Mt 15:14).

Nell’era del Nuovo Testamento erano i gruppi apostolici – la maggior parte dei quali era itinerante – ad aver assunto la leadership. Oggi la Chiesa, come istituzione gerarchica, guida e controlla le missioni, cioè invia e controlla i missionari. . Questo ordine non è biblico. Nella Bibbia la comunità apostolica è al comando. Non è controllata dalle Chiese. Piuttosto, le assemblee di cristiani sono sotto la guida della comunità apostolica. La casa di Dio è edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti, non su quello dei pastori e degli insegnanti. E ora vediamo dove ci ha portato questo ordine errato. La Chiesa oggi è in rovina. È una Chiesa senza visione. La visione dovrebbe essere fornita dalla comunità apostolica. E poiché la Chiesa ha rifiutato questo ordine biblico, si è atrofizzata.

C’è da considerare come la discussione su questo argomento sia stata resa oggi molto difficile dal movimento carismatico, il quale ha reso un grande disservizio alla fede e al mondo adottando e sostenendo, tra le altre cose, una visione dell’apostolato non biblica, seconda la quale gli apostoli finiscono praticamente per essere null’altro che vescovi sotto mentite spoglie. I vescovi fanno parte dell’edificio istituzionale della Chiesa, non delle comunità apostoliche o delle missioni. Non c’è nulla di apostolico nei vescovi, sia nelle denominazioni episcopali che nelle chiese carismatiche. Gli apostoli in queste Chiese sono solo anziani o vescovi presuntuosi, che hanno la possibilità di comandare su un gruppo di Chiese invece che su una singola Chiesa, e operano basandosi sulla stessa teoria dell’autorità che ha il mondo e che il Signore Gesù disse di non applicare alla leadership nel Regno di Dio: “Ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «Voi sapete che i principi delle nazioni le signoreggiano e che i grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi: anzi, chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore; e chiunque tra di voi vorrà essere primo, sarà vostro servo; appunto come il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti»” (Mt 20:25-28).

È opinione comune in molte Chiese, come pure tra le più antiche denominazioni protestanti delle chiese libere, che il ministero degli apostoli sia cessato con i dodici apostoli e Paolo alla fine dell’era del Nuovo Testamento. Tuttavia, questa idea non deriva direttamente dalle Scritture. La parola apostolo in greco significa colui che viene inviato (apostolos, dal verbo greco apostello, che significa inviare). È la stessa parola di missionario, che deriva dal verbo latino mitto, che significa inviare. Apostolo e missionario significano la stessa cosa. Naturalmente le Chiese che negano la continuità del ministero degli apostoli oltre il periodo del Nuovo Testamento affermano la necessità e la validità presente dei missionari. Ma questo non ha senso. Come fanno gli apostoli a diventare validi e necessari solo perché cambiamo la parola trasferendo il concetto in una lingua diversa? I missionari sarebbero validi e necessari, ma non gli apostoli? Eppure, hanno lo stesso significato! La Bibbia non afferma da nessuna parte che gli apostoli fossero limitati ai dodici discepoli e all’epoca del Nuovo Testamento. Questa idea, nel migliore dei casi, è stata letta tra le righe del Nuovo Testamento (eisegesi), e spesso nemmeno ciò, ma semplicemente affermata come dogma ecclesiale. Ma siccome abbiamo fatto a meno di una categoria biblica, allora dobbiamo reinventarla e darle un altro nome, missionario o vescovo (anche se l’uso episcopale di quest’ultimo, vescovo, comporta la corruzione della categoria biblica tanto quanto l’uso carismatico della parola apostolo). Ovviamente non supporto la moderna idea gerarchica e autoritaria di apostolato, né nella concezione carismatica né in quella episcopale, nessuna delle quali credo sia biblica: ritengo, infatti, che siano state entrambe evinte dalle Scritture in modo surrettizio. Gesù ha escluso categoricamente queste interpretazioni autoritarie fin dall’inizio (Mt 20:25-28). Capisco perché si voglia evitare di parlare di apostoli moderni. La maggior parte di coloro che amano usare questo termine in riferimento a sé stessi oggi, almeno nella Chiesa, non sono affatto apostoli, ma sono piuttosto, proprio come i vescovi, dei piccoli papi, cioè leader di sette autoritarie. Eppure, sono dell’idea che non possiamo permetterci di rinunciare all’uso di categorie bibliche, se vogliamo comprendere correttamente le Scritture. La risposta non è quindi il non uso, bensì l’uso corretto del termine.

Quando parlo di comunità e missioni apostoliche, quindi, non mi riferisco alla visione dell’apostolato che prevale nelle Chiese carismatiche, che a mio avviso non è apostolica in nessun senso. Le comunità apostoliche non sono strutture di potere o gerarchie, sono comunità con una visione e un impegno per il Regno di Dio e per il discepolato delle nazioni; hanno l’obiettivo di fare prigioniero ogni pensiero portandolo sotto l’autorità del Signore Gesù Cristo e sono comunità impegnate in ciò come loro missione. Nel linguaggio missionario, come pure nel contesto generale della Chiesa cattolica romana, ci si riferisce talvolta a questo tipo di comunità come sodalizi. La parola sodalizio deriva da una parola latina, sodalitas, che significa fratellanza, compagnia, società o associazione, e anche una compagnia riunita per banchettare o circolo di banchetti (in senso negativo può significare una società segreta illegale).[34] Queste comunità apostoliche non sono impostate come sistemi gerarchico-verticistici, bensì come sodalizi, comunità di credenti che la pensano allo stesso modo e che lavorano insieme come fratelli per il bene del Regno e per la conversione delle nazioni alla fede cristiana in tutto lo spettro della vita umana.

Ebbene, se le Chiese non sono intese per essere il catalizzatore per la ricerca del Regno di Dio e l’avanzamento del Grande Mandato, che cosa lo è? La risposta è per l’appunto le comunità apostoliche, i sodalizi apostolici. È da questi che nascerà la creazione di comunità cristiane e, come conseguenza di ciò, vedremo la costruzione del Regno di Dio e il discepolato delle nazioni. Ed è sempre stato così. Le comunità e le assemblee cristiane devono quindi essere guidate alla maniera apostolica – ma, ancora una volta, vi prego di notare che non sto usando la parola apostolico nel senso carismatico o nel senso episcopale. Dobbiamo recuperare il linguaggio e la terminologia biblica da coloro che ne hanno fatto un uso improprio, caratterizzato da abuso e perversione. Dobbiamo farlo per comprendere correttamente le Scritture e allinearci ai suoi insegnamenti e alle sue priorità. Sono stati i gruppi apostolici ad aver fornito guida nel Nuovo Testamento. E nonostante l’emergere del sistema episcopale – e tra l’altro tutte le Chiese oggi sono funzionalmente episcopali, nonostante si insista nell’affermare il contrario – le comunità apostoliche o i sodalizi hanno continuato a guidare le missioni nella conversione dell’Europa. Non sono stati i pastori e gli insegnanti a convertire l’Europa, ma i monasteri e i monaci, gli ordini, che erano, nonostante tutti i loro problemi, gli eredi dei gruppi apostolici del Nuovo Testamento.

Questa leadership da parte della comunità apostolica richiede centri di missione che possano fungere da catalizzatori per lo sviluppo e la crescita di comunità cristiane e lo sviluppo di un ordine sociale cristiano, da cui proverrà il discepolato delle nazioni. È così che funzionavano i primi gruppi apostolici. Questo è ciò che i monasteri hanno fatto, con tutte le loro criticità. È anche ciò che i primi sodalizi missionari protestanti erano. Abbiamo bisogno di stabilire comunità apostoliche che siano all’avanguardia in tutto lo spettro della vita umana e che formino comunità che siano civiltà in forma seminale.

La creazione di Chiese non ha fornito e non fornirà questa leadership. Dobbiamo invece creare nuovi sodalizi, nuovi centri di visione e missione apostolica, nuove comunità impegnate e dedite al Regno di Dio, un ordine sociale controrivoluzionario e profetico governato dal patto di grazia, venuto ora in questo mondo e destinato a crescere fino a spodestare e, alla fine, sostituire gli ordini sociali degli uomini. Le assemblee di cristiani sono un effetto, non una causa, e, se seguono la guida apostolica, hanno un ruolo importante da svolgere. Se rifiutano il modello biblico, saranno guide cieche che conducono i ciechi nel fosso, come già accaduto.

C’è un aforisma ebraico molto interessante che recita così: “La coda del serpente disse alla testa: «Per quanto tempo ancora camminerai per prima? Fai andare me avanti». La testa rispose: «Vai». La coda andò e, giunta a un fosso d’acqua, vi trascinò la testa; incontrò un fuoco e vi tirò dentro [la testa]; e, trovandosi di fronte a spine, la trascinò in mezzo ad esse. Qual è la causa di tutto questo? Il motivo è che la testa seguiva la coda. Così, quando il popolo segue la guida dei capi, questi ultimi invocano Dio ed Egli esaudisce le loro preghiere; ma quando i capi si lasciano guidare dai sottoposti, devono poi per forza subirne le conseguenze”.[35] Questo è ciò che è accaduto con la ricerca del Regno di Dio e del Grande Mandato. Le Chiese, cioè la coda, hanno fatto da apripista e trascinato le comunità apostoliche e le missioni, la testa, nel fosso con loro. Questo ordine invertito deve essere corretto se si vuole che il Regno di Dio fiorisca e che il Grande Mandato venga adempiuto.

Non esiste un tipo o un modello unico per queste comunità apostoliche e per i centri di missione. Ci sono molte variabili, perché c’è una grande varietà di condizioni sotto le quali operare. Ciò che funziona in un luogo può non funzionare in un altro e viceversa. Ma saranno comunità cristiane con questa visione del Regno di Dio e del Grande Mandato.

 

[34] Lewis e Short, op. cit., p. 1716c.

[35] Midrash Rabbah, vol. VII (Soncino Press, 1983), p. 9.


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