Capitolo cinque

L’Impero Persiano

Introduzione

Prima dell’arrivo di Maometto, la religione di Persia o Iran (Aryan) è stata per la maggior parte costituita da sviluppi dello Zoroastrismo. Nella sua forma originale, il nome Zoroastro era Zuroashta, un nome caldeo che significa sia “seme della donna” che “seme del fuoco”. Il nome fu successivamente cambiato in Zend a Zaratustra, a significare “il seme liberatore”, o “L’Emancipatore”. Ad un cristiano questo suggerisce Genesi 3:15 e la sua promessa del Salvatore.

Però, in realtà non c’è nessuna liberazione nello Zoroastrismo. Questa religione sostiene che nell’universo esistono due dèi o forze rivali di eguale potenza. Una è luce, bontà e spirito; l’altra male, tenebre e materia. Siccome sono ambedue di eguale potenza, sono anche di eguale validità o verità. (Siccome entrambe sono egualmente vere, in India, alcuni asceti fuggono dal mondo della carne, mentre altri “santoni” cercano la totale sensualità come via alla santità.)

Questa credenza non solo colloca bene e male sullo stesso piano, ma rende l’uomo schizofrenico perché assume che corpo e spirito siano necessariamente in guerra l’uno contro l’altro e l’uomo deve scegliere tra i due.

Lo Zoroastrismo è un netto e chiaro sviluppo  di un principio religioso che è prominente nelle religioni orientali come Induismo e Buddhismo, e anche nella filosofia occidentale. La filosofia Greca fu fortemente influenzata da tali idee, come lo fu quella di Platone, e il pensiero di Platone ne è un esempio particolarmente puntuale.

Quando i due aspetti della realtà, corpo e mente, sono spinti lontano in direzioni opposte, come nel Zoroastrismo, si ha il dualismo. La realtà, anziché essere unica, è duplice, con ciascuna parte uguale ed ostile all’altra. Nella filosofia Greca, e nel pensiero occidentale non-cristiano, gli uomini hanno solitamente evitato il dualismo cercando di tenere insieme i due opposti malgrado nei termini della loro convinzione siano contraddittori. Tali tentativi di riconciliare  ciò che sembra irriconciliabile sono chiamati filosofia dialettica. Quando tutto è un solo essere abbiamo il Monismo come nell’antico Egitto e in alcune forme di Induismo.

La Bibbia è ostile a monismo, dualismo e dialettica. Ci dà un concetto di Dio come creatore ed essere non-creato, e l’universo come sua opera. Solo la dottrina della creazione può aiutare l’uomo a sfuggire il dilemma di dualismo, monismo e dialettica.

Capitolo cinque

Come abbiamo visto, quando l’Assiria fu rovesciata, lo fu da un’alleanza dei Medi con Nabopolassar di Babilonia. Più tardi quando Babilonia fu conquistata, lo fu da parte dei Medi e dei Persiani.

I Medi erano un popolo Aryano o Iraniano il cui territorio, la Media, si trovava nella parte montagnosa a Sud e Sud-est del Mar Caspio, con Ecbatarea  come città più importante (Ahmetha in Esdra 6:2, Hamadan oggi)

I Medi avevano conquistato la loro indipendenza dall’Assiria nel VII secolo  e divennero rapidamente un’importante potenza militare.  Fraorte portò la Persia sotto il controllo Medo. I Persiani, anch’essi Aryani o Iraniani, erano un popolo correlato il cui reame al tempo si trovava a Sud della Media e a Nord-est del Golfo Persico. Ciassare I di Media si alleò con Nabopolassar per distruggere L’Assiria ma poi si ritirò dalle piane che furono lasciate a Babilonia mentre governò la parte più montagnosa attraverso tutta l’Asia Minore fino alla Cappadocia.

Un’altra nazione importante a Nord del Golfo persico fu Elam il cui destino si sarebbe unito a quello dei Medi e dei Persiani. La sua capitale era Shushan o Susa. Il periodo di maggior potenza di Elam venne dopo il 1800 a.C., quando governò Babilonia come Signore feudale e controllava le aree a occidente, inclusa la Palestina (Genesi 14). Più tardi Elam fu conquistato  dall’Assiria (645 a.C.) e il suo popolo fu sparpagliato con alcuni di essi sistemati in Samaria (Esdra 4:9) da Assurbanipal. Dopo la caduta dell’Assiria, Elam fu diviso tra i Medi dal Nord e i Persiani dal Sud, con l’area persiana conosciuta come Anshan o Anzan, con Susa per capitale. Il re persiano di Anshan, Ciro (il cui nome potrebbe avere il significato elamita di “pastore”) fu il quarto principe ereditario di Anshan. Quando Ciro (nato nel 590 a.C.) divenne re nel 559 a.C. la Persia era uno stato vassallo della Media. Nel 533 a.C., Ciro si ribellò e sconfisse Astiage di Media.

I Medi e i Persiani, come popoli correlati, si fusero in un unico impero, coi Persiani che adottarono estensivamente la cultura Meda col loro abbigliamento, costumi e organizzazione militare e politica.

La salita al potere di Ciro non avvenne senza sfide. Contro di lui fu formata un’alleanza: Creso di Lidia. Nabonode di Babilonia e Amasi d’Egitto. Lidia, con capitale Sardi fu uno stato particolarmente ricco e prospero e il suo ultimo re fece sorgere un’espressione proverbiale per grande ricchezza: “Ricco come Creso”. Sebbene il nome Lidia sia sopravvissuto per descrive l’area e la popolazione, tecnicamente il nome scomparve perché l’area divenne Pergamenia, e dopo il suo passaggio sotto dominio romano divenne la Provincia dell’Asia. Le sue ricche città rimasero e prosperarono e furono  note come centri di cultura ionica e successivamente come aree di attività cristiane. Alcune di queste città furono Sardi, Smirna, Efeso e Colofone. Ciro affrontò e sconfisse Creso nel 546 a.C.

Volgendo poi la sua attenzione a Babilonia, l’esercito di Ciro la conquistò nel 539 a.C., Ciro la visitò nel 538 a.C., e secondo J.C. Whitcomb Jr.,  la pose sotto l’autorità di Gubaru, il Dario il Medo della Bibbia. Prima ancora di conquistare la Lidia, Ciro aveva preso l’Armenia. Con la caduta di Babilonia, l’impero di Medo-Persia divenne uno dei grandi imperi della storia.

Le nostre opinioni di quell’impero sono sfortunatamente colorate dalle opinioni registrate dai Greci e dal disdegno Greco per tutte le cose persiane. La sua ricchezza e opulenza sono ritratte per noi  come esempi di degenerazione orientale e come cose aliene ai vigorosi Greci. Per prima cosa, è importante notare che né i Medi né i Persiani erano un popolo orientale ma che semmai erano Ariani. Inoltre, malgrado la loro finale sconfitta per mano dei Greci, li superavano di gran lunga in vigore e forza. Ancora, il rapporto che ne fa la Bibbia è nel complesso favorevole. Secondo Isaia (44:28, 45:1-7; cfr. II Cronache 36:22-23; Esdra 1:1-11), fu Ciro che Dio scelse per liberare il proprio popolo dai settant’anni di cattività. Fu Ciro e altri monarchi persiani che assunsero un atteggiamento favorevole verso la ricostruzione del tempio e di Gerusalemme e che provvidero il lungo periodo di pace e di prosperità che permise alla Giudea di svilupparsi e prosperare.

L’aspirazione imperiale superba e messianica caratterizzò la Persia quanto l’Assiria e Babilonia. Si noti quest’aspetto della firma di Serse:

Il sono Serse, il grande re (o letteralmente re dei re), il re di (tutte) le nazioni (che parlano) ogni tipo di lingue, il re di questa (intera) grande e lontana (nella sua estensione) terra, — il figlio di re Dario, l’Achemenide, un Persiano, figlio di un Persiano, un Ariano di discendenza Ariana.

Secondo Plutarco, Artabano disse a Temistocle, un greco, che le condizioni per avere un’udienza col monarca persiano erano l’accettazione di questa prassi (status):

Tra le nostre molte eccellenti leggi noi reputiamo questa la più eccellente: onorare il re, e adorarlo, quale immagine del grande preservatore dell’universo; se dunque, ti conformerai alle nostre leggi e ti prostrerai davanti al re e lo adorerai, potrai sia vederlo che parlargli; ma se la tua mente è di altro avviso, dovrai far uso di altri per intercedere per te, perché non è usanza nazionale qui per il re dare udienza a nessuno che non si prostri davanti a lui.

Plutarco disse di Artasese che considerava “se stesso divinamente istituito come legge per i persiani e l’arbitro supremo di bene e male”. Non ci interessa qui dibattere se  se il racconto che Plutarco fa di Artaserse sia accurato o meno. È sufficiente notare che, quali  che fossero gli abusi di potere in Persia, la sua posizione basilare era questa: diversamente da Babilonia, dove la legge era soggetta al re, in Medo-Persia il re era soggetto alla legge.  Nel loro senso dell’autorità e della supremazia della legge, l’impero Medo-Persiano sorpassò di gran lunga i Babilonesi, i Greci e altri. Ester 1:19 e 8:8 registrano questo potere della legge e Diodoro Siculo riportò che Dario III si trovò costretto dalla legge: infatti, avendo condannato a morte Caridemo se ne pentì e sentì di aver sbagliato “ma non fu possibile disfare ciò che era stato fatto con regale autorità”. La stessa inviolabilità della legge è citata in relazione a Dario il Medo in Daniele 6:8-9, 12, 14, 16-17.

Questa dignità della legge rende comprensibile la stabilità e la prosperità dell’imparo persiano. I popolo sottoposti non erano più sotto l’oppressiva influenza dell’Assiria e di Babilonia, coi loro tentativi di frantumare le loro identità nazionali, ma sotto un impero che stabiliva la propria unità più fermamente mediante la tolleranza.  Gli Ariani o Iraniani di Medo-Persia erano eccellenti amministratori, pienamente consapevoli del valore di un governo giusto ed efficiente. Per quanto possibile venivano usati capi nativi e le leggi locali, le usanze e le religioni venivano integrate sotto la legge e il governo Medo-Persiano. Furono costruite buone strade per collegare insieme l’impero e favorire il commercio. Come risultato, la vita proseguì come al solito per la maggior parte delle popolazioni sottoposte, con la differenza che, sebbene non liberi, erano più sicuri e più prosperi.

La religione persiana poggiava su una fede basilarmente dualista che, col passare del tempo divenne sempre più pronunciatamente dualista, con una lotta cosmica tra le potenze della Luce e delle Tenebre, o bontà e malvagità quali essenze del proprio concetto del mondo e della vita. Molto più tardi, uno sviluppo di questa fede, il Mitraismo, divenne molto importante nell’Impero Romano e un aspro rivale del cristianesimo.

L’importanza di questo lungo periodo di stabilità per il Vicino Oriente fu molto grande. Creò un’area di grande ricchezza e prosperità e fu questa calamita ad attirare a oriente Alessandro Magno e più tardi a portarvi anche Roma. Una cronologia dei monarchi persiani da Ciro al rovesciamento della Persia per mano di Alessandro Magno sarà utile per dare forma a questa era di stabilità.

538-529 a.C.  Ciro

529-522 a.C. Cambise

522-521 a.C. Gaumata (PseudoSmerdis). Un usurpatore di Smerdis.

521-486 a:C. Dario I (Histappe)

486-465 a.C. Serse I (Assuero)

464-424 a.C. Artaserse I (Longimanus)

424-423 a.C. Serse II e Sogdiano (fratello)

423-404 a.C. Dario II (Nothos)

404-359 a.C. Artaserse II (Mnemon)

359-338 a.C. Artaserse III (Ochus)

338-336 a.C. Arses (Artaserse IV)

336-331 a.C. Dario III (Codomanno)

Durante questa era, la tolleranza Persiana si estese a tutte le cose e fu in parte una debolezza. La disponibilità persiana a rispettare altre usanze e religioni rese l’impero amichevole nei confronti dei popoli sottoposti ma contribuì anche all’instabilità persiana. I persiani era disposti a prendere in prestito e adottare i costumi di altri popoli. Erodoto disse: “Di tutte le nazioni i persiani sono i più disposti ad adottare usanze straniere”.  Ciò incluse non solo cose utili, ma anche, secondo Erodoto, le distruttive perversioni dei Greci.

Sarebbe errato inferire da questo che i persiani furono meramente mutuatari e fossero privi di abilità per sviluppare cose in proprio. L’arte e l’architettura persiana sono certamente mirabili sviluppi e un’eloquente testimonianza del genio Persiano.

L’impero stesso, comunque, fu il trionfo più grande dei Medo-Persiani.  Si estendeva dal Mediterraneo all’Indo e dal Caucaso all’Oceano Indiano.

Il figlio di Ciro, Cambise, allargò il proprio impero ancor di più conquistando l’Egitto nel 525 a.C. Cambise poi si affrettò verso casa per sedare una sollevazione e fu assassinato per via nel 521 a.C.

Dopo un breve dominio da parte di un  usurpatore, Dario I, il Grande, figlio di Istappe pervenne al trono. Un grande costruttore, Dario migliorò anche le strade e scavò un canale dal Nilo al Mar Rosso ma è talvolta meglio ricordato per la sconfitta subita dalle sue forze nella famosa battaglia di Maratona  in Grecia nel 490 a.C. Questa invasione della Grecia fu fatta per vendetta per l’interferenza Greca nell’impero. Quando alcune città-stato greche furono aiutate nella loro rivolta dalle città-stato greche in Europa, Dario prima sistemò gli stati asiatici e poi mandò un esercito in Grecia.

Serse I, figlio di Dario, continuò la guerra contro i Greci Europei.  Vinse la battaglia delle Termopili nel 480 a.C. e bruciò Atene ma fu sconfitto in una battaglia navale a Salamina e sconfitto in terra a Platea e Micale (497 a.C.). lasciò poi cadere tutti i progetti di conquista in quest’area. Serse è raffigurato nella bibbia in modo prominente  come Assuero, la forma ebraica del suo nome proprio come Serse è quella greca, essendo quella persiana Khshayarsha. L’esempio che traiamo da questo nome indica quanto estensivamente la nostra conoscenza della Persia sia colorata da fonti non persiane e principalmente da fonti greche. Serse, o Assuero, è il monarca del libro di Ester, come menzionato in Daniele 9:1.

Successivamente, nel regno di Artaserse I, Atene passò di nuovo all’offensiva contro l’impero persiano mandando truppe ad aiutare una rivolta degli Egiziani (456-454 a.C.) e attaccando Cipro nel 450 a.C., ma una pace fu conclusa nel 446 a.C. Nonostante occasionali guerre civili, l’impero rimase intatto fino alla sua distruzione.  Ci furono però guai con la successione. Serse II fu assassinato da suo fratello Sgodiano che fu a sua volta assassinato da suo fratello Ochus, il quale governò come Dario II Nothos. Artaserse II Mnemon dovette fare guerra a sua fratello Ciro che fu ucciso. La storia dei mercenari greci di Ciro è raccontata nell’Anabasi di Senofonte. Datames, un altro governatore della Cappadocia, capeggiò un’altra ribellione e l’Egitto divenne semi-indipendente. Artaserse III Ochos riuscì a mantenere il potere regale  e l’autorità.  L’ultimo monarca, Dario III Codomanno fu ucciso dopo la vittoria di Alessandro Magno a Granico, 334 a.C., Isso, 333 a.C. e Gangemela, vicino ad Arbela, nel 331 a.C.

Quando Alessandro morì, il suo impero fu diviso tra i suoi generali, con la Persia che fu assegnata ai Seleucidi. Rimase a loro fino a dopo la morte di Antiochio Epifane, quando i Parti, nel 164 a.C. spostarono i loro confini fino all’Eufrate e inclusero i persiani tra i popoli loro sottoposti.

I persiani, dopo 556 anni di assoggettamento, riguadagnarono la loro indipendenza nel 226 d.C., e i re Sassanidi fecero della Persia di nuovo una grande potenza. Gli Arabi conquistarono la Persia  nel 636 d.C. e imposero il maomettanesimo sui persiani. Da allora, seppur a volte parte di potenti imperi mussulmani, la Persia stessa non ha mai riconquistato la sua vecchia importanza.

Della Persia antica, questo deve essere ricordato: Il pregiudizio su di essa imposto dei Greci deve essere evitato. L’impero Medo-Persiano è menzionato in termini molto caustici da vari storici, uno dei quali, scrivendo con riferimento all’invasione della Grecia, parlò delle “orde d’invasione dell’Oriente”. Questa è una manifesta assurdità. Ambedue, Greci e Medo-Persiani rappresentavano criteri che sono alieni al moderno Occidente cristiano, ma ambedue erano egualmente parte del vecchio “Occidente” e Medio-Persia ne fu parte importante, specialmente nel suo concetto di legge. Questo antico “Occidente” un tempo si estendeva fino all’interno dell’India proprio come  come l’Occidente cristiano fino a poco tempo fa estendeva le sue frontiere in ogni continente e imprimeva lo stampo della propria cultura sui quattro angoli della terra. Adottando il relativismo, l’occidente moderno si è ritirato dal mondo ed ha aperto le proprie porte a persuasioni estranee talché sta rifiutando di difendere le proprie frontiere.

Pertanto, identificare geograficamente l’Europa con l’ “Occidente”, e chiamare l’antica Grecia il difensore dell’Occidente e la Medio-Persia “le orde d’invasione dell’Oriente” è semplicemente assurdo. Il nostro concetto della storia antica poggia troppo spesso su un pregiudizio pro-greco, proprio come la storia moderna è vista da una prospettiva pro-britannica. Come abbiamo notato, lungi dall’essere il rigido, stridente e inflessibile reame Orientale che è comunemente stato dipinto a rappresentare, la Medo-Persia fu, semmai, troppo tollerante e pragmatica nel proprio approccio. Più di una volte i cittadini Persiani furono turbati od offesi della disponibilità dell’impero ad adottare metodi stranieri su basi pragmatiche, a scapito di cose persiane. Nel suo esercizio dell’autorità: umano, tollerante e liberale, fu chiaramente superiore alla Grecia o a Roma. I re di Persia Sassanidi nell’epoca cristiana  avrebbero provato d’essere veri e propri crociati del dualismo, dediti a imporre la loro fede su popoli sottoposti: niente del genere caratterizzò l’impero di Medio-Persia. Roma richiese il culto dell’imperatore ai popoli sottoposti; i supposti “orientali” Ariani o Iraniani governanti di Medio-Persia, mentre si tennero stretta la loro fede si sforzarono di onorare le religioni di tutti popoli sottoposti. I difetti dell’ordinamento persiano furono molto reali, ma i suoi altrettanto reali meriti non devono essere oscurati da una prospettiva geografica della storia.  “l’Occidente” ha sempre avuto confini fluidi e fluttuanti.

 

Domande per lo studio

  1. Che paralleli si possono tracciare tra l’ampia tolleranza religioso-culturale predicata dai Persiani e l’enfasi attuale sul multiculturalismo?
  2. Perché è un errore per gli storici descrivere le guerre tra Grecia e Persia come un conflitto tra democrazia occidentale e dispotismo orientale? Perché così tanti storici commettono questo errore?

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