Capitolo 4

Assiria e Babilonia

Introduzione

Un aspetto molto interessante della storia dell’Assiria è il titolo vantato da alcuni dei suoi monarchi. In una iscrizione leggiamo questa dichiarazione: “Io sono Shalmaneser, il legittimo re, il re del mondo, il re senza rivali, il ‘Grande Dragone’, la sola potenza dei quattro angoli della terra, signore di tutti i principi, che ha frantumato tutti i suoi nemici come fossero di terracotta, l’uomo forte, implacabile, che non mostra misericordia in battaglia”. Il termine “Grande Dragone” può essere tradotto anche con “Serpente Gigante”.

Nella Bibbia ci è detto che questi sono termini per Satana. Apocalisse 12:9 dichiara: “Così il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, che seduce tutto il mondo, fu gettato sulla terra”. Israele e Assiria vissero in un’epoca comune e ciascuno era familiare con le stesse idee. Ciò di cui parlano Genesi 3 e Apocalisse 12:9 è la stessa cosa della dichiarazione di Shamanser. La differenza sta nella loro valutazione. Per l’Assiria, la persona intesa nel Grande Dragone era l’ispiratore del terrore, colui che governava con la propria volontà esclusivamente e senza rivali. Essere il Grande Dragone ere l’obbiettivo legittimo di qualsiasi governante. Per la Bibbia, il grande Dragone significa satana, il distruttore, la cui grande tentazione fu che gli uomini si scrollassero di dosso le rivendicazioni di Dio e diventassero il proprio dio e i determinatori di ciò che costituisca il bene e il male (Genesi 3:1-5).

Adad-nirari III, governatore Assiro nel 810-783 a.C., parlò del proprio regno o “pastorizia” come paragonabile a “La pianta della Vita”, o l’albero della vita. Pertanto, gli Assiri credevano che lo stato e i suoi governanti fossero per il popolo l’albero della vita. Esercitando il potere imperiale in modo totale, in disprezzo di Dio e dell’uomo, la monarchia Assira poteva assumere il potere e far prosperare il proprio popolo. Nelle religioni pagane, lo stato è la via alla riconquista del paradiso sulla terra, all’edificazione del Regno o Città dell’Uomo, una contraffazione del Regno di Dio.

Il tema del serpente è comune nell’antichità. Uno degli dèi della Grecia era Asclepio, il serpente istruttore, che portava guarigione agli uomini; il simbolo di Asclepio è ancora il simbolo dei medici. I romani parlarono di Asclepio come del serpente che istruisce l’uomo. Il simbolo della tentazione e caduta dell’uomo per i pagani era il simbolo della liberazione e della guarigione dell’uomo.

Malgrado i loro sforzi, queste fedi terminarono in pessimismo e disperazione. Il consiglio ultimo, in Mesopotamia e successivamente a Roma fu: mangiamo, beviamo e stiamo allegri perché domani si muore. Il racconto epico mesopotamico Gilgamesh ci dà la stessa assenza di speranza.

Gilgamesh, dove stai vagando?
La vita che cerchi, non troverai mai.
Perché quando gli dei crearono l’uomo, lasciarono che
la morte sia la sua parte e la vita trattennero nelle loro stesse mani.
Gilgamesh, riempiti la pancia –
giorno e notte fa’ festa,
lascia che i giorni siano pieni di gioia,
balla e fa’ musica giorno e notte.
E indossa abiti puliti,
e lavati la testa e fa’ il bagno.
Guarda il bambino che ti tiene per mano,
e lascia che tua moglie si diletti nel tuo abbraccio.
Queste solo sono le cose che concernono l’uomo.

In contrasto con tutto questo cinismo tutta la Scrittura dichiara la certezza del governo di grazia di Dio e della sua salvezza. San Paolo in Romani 8:28 parla della provvidenza di Dio: “Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento”. In Romani 10:11 san Paolo ci dice della certezza della nostra salvezza: “Perché la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui non sarà svergognato»”. È interessante come Moffat rende questo versetto: “Nessuno che creda in lui, dicono le Scritture, sarà mai deluso. Nessuno”.

Capitolo quattro

Thorkild Jacobsen ha detto che se l’Egizio dovesse tornare oggi, “sarebbe indubbiamente rincuorato dalla durata delle sue piramidi”, e la sua brama di permanenza troverebbe qualche gratificazione. Se tornasse il Mesopotamico  “si sentirebbe a malapena un poco turbato che le sue opera siano crollate”, perché la sua fede basilare sosteneva il potere del cambiamento e della fluidità. Inoltre, come aggiunge Jacobsen in Before Philosophy, per i mesopotamici: “L’ordine cosmico non comparve come qualcosa di esistente; divenne anzi qualcosa da realizzare”. Questa realizzazione dell’ordine cosmico mediante l’integrazione di volontà e istituzioni è lo stato. Per gli egizi, l’ordine era lì e l’Egitto lo esprimeva; per i Mesopotamici doveva essere oggetto di lotta e conquistato. L’intero universo era uno stato, ma era uno stato dinamico in continuo cambiamento che a volte sperimenta grandi sconvolgimenti. L’universo degli dèi e delle forze naturali, muoveva verso una unità e anche lo stato dell’uomo doveva lottare per ottenere la stessa unificazione politica. L’uomo era uomo soltanto dentro un’istituzione e in uno stato organizzato.

Il re mesopotamico non era un dio come i re d’Egitto, ma poteva raggiungere la divinità se fosse riuscito a creare uno stato potente e unificato. In Babilonia  (all’incoronazione) il monarca prendeva la mano del dio in una importante cerimonia stabilendo con ciò il suo statuto come collaboratore con gli dèi nel grande compito di unificare politicamente il cosmo.

Nel mondo antico le alleanze politiche erano sempre religiose, e rimangono tali fino ad oggi ad un grado insospettato. A quel tempo, l’aspetto religioso era della massima importanza e la ripetuta proibizione agli Ebrei di fare alleanze era la negazione di Dio della validità del compromesso religioso, del sincretismo o della confusione. Quando le potenze mesopotamiche facevano un’alleanza avevano già in mente almeno due propositi. Prima, l’alleanza era un riconoscimento che l’unificazione cosmica richiedeva l’unificazione politica terrena, e il dominante stato mesopotamico era visto come l’agente di quell’unico ordine mondiale. Secondo, l’alleanza riconosceva che l’unico stato-mondiale cosmico mesopotamico era il solo vero ordine religioso e la religione locale era pertanto meramente una minore variazione o deviazione dall’unica vera fede. La conquista di una città o di uno stato era dunque la conquista della sua religione da parte del potere irresistibile dello stato cosmico mentre operava per sottomettere il caos. Il discorso di Rabshakeh di fronte alle mura di Gerusalemme (2 Re 18:33 s.) rivela chiaramente questo fatto.

L’antica epopea Accadica della Creazione è molto istruttiva a questo riguardo. Il caos deve essere sottomesso per poter avere l’ordine, ma il caos stesso è la fonte della fertilità talché ci deve essere caos per poter avere ordine. Ciò ha implicazioni sconcertanti. Significa che un ordinamento sociale deve essere dedito, come lo erano per la maggiore le città stato mesopotamiche, a un feroce sradicamento di cose, alla pianificazione di caos e rovina come fondamento dell’ordine sociale. Anche questa è un’altra importante radice del moderno concetto di rivoluzione. Il caos è considerato come la madre dell’ordine.

Non sorprende, perciò, che la Mesopotamia, con la sua tradizione nella Torre di Babele e la sua fede nel caos e nello stato cosmico, sia stata molto presto nella storia un centro di sogni  riguardo ad un unico impero mondiale. Fu, inoltre, un centro della più sorprendente ferocia nel perseguire questo sogno. Pertanto, dietro alle dichiarate asserzioni di spietatezza da parte dei monarchi Assiri c’era un principio religioso. Esarhaddon dichiarò: “I re dei quattro angoli del mondo io calpesto sotto i piedi … le nazioni, tutte, ho costretto sotto al mio giogo”. Negli Annali di Assurbanipal si legge: “Anche gli abitanti di Sais, e Mender, e Tanis, e del rimanente delle città, quanti si erano schierati con esse e complottato il male, essi (cioè i generali) hanno distrutto con armi grandi e piccole e non hanno lasciato in esse un solo uomo. Hanno impiccato i loro cadaveri sui patiboli, scuoiati, e con essi coperto le mura della città”. Di un re prigioniero, Assurbanipal disse: “Su ordine dei grandi dèi, miei signori, gli lego al collo una catena come un cane e lo metto a fare la guardia in una gabbia”. Tiglath-pileser aveva detto di una sua conquista: “Ho fatto scorrere il loro sangue a riempire i burroni e le cime delle montagne. Ho tagliato via le loro teste e le ho ammucchiate alle mura delle loro città come mucchi di grano”.  Shalmaneser II disse, della conquista di Aridi la fortezza di Ninni: “Ho eretto davanti a questa città una piramide di teste. Ho bruciato in una pira i loro giovani uomini e donne”. Queste ed altre cose sono registrate di routine dei re Assiri. Servono a rendere comprensibile l’orrore con cui i popoli antichi vedevano gli Assiri e perché il profeta Giona si ribellò all’idea di dare all’Assiria un’opportunità di pentirsi.

Per stabilire questa unità mediante il caos, intere popolazioni furono forzatamente evacuate dei loro territori natii e sparse su tutto l’impero per frantumare lealtà locali e ribellioni. La cattività Assira di Israele e quella Babilonese di Giuda sono da comprendersi in questo contesto. (Le moderne politiche sovietiche portavano una marcata somiglianza a questa antica strategia). Delle due potenze, quella Assira fu la più dedicata al progetto e la più spietata.

In origine l’Assiria era una piccola area geografica con a ovest la valle del Tigri, a Nord e a est le montagne dell’Armenia e del Kurdistan, e il Piccolo Zab (un fiume dell’Iraq) a Sud.  Godeva di un clima temperato; le sue colline erano boscose, le sue valli ricche di fichi, olive, uva, grano, arance, limoni, albicocche e verdure e frutti di molte altre varietà. La pietra era usata abbondantemente per scopi edili.

Gli Assiri non erano un popolo numeroso e per questo la loro potenza mondiale è ancor più sorprendente. Asssur fu la loro capitale per secoli e fu succeduta poi da Ninive. La loro cultura era largamente Babilonese, il loro stato essenzialmente militare e quasi sempre in marcia. La nostra conoscenza dell’Assiria è più corposa di quella della maggior parte degli stati antichi a motivo del recupero di parte della biblioteca di Assurbanipal in scavi archeologici.

Il primo notevole periodo di potere dell’Assiria venne sotto Tiglat-pileser I (1112-1074 a.C.) che spezzo il potere degli Ittiti e di Babilonia ed estese l’influenza Assira fino al Mediterraneo. Dopo la sua morte, ebbe un periodo di declino e fu relativamente quieta, e per questo non pose ostacoli a Davide e a Salomone.

Il successivo grande sviluppo del potere Assiro venne con Adad-nirari II (909-889 a. C.), dopodiché, malgrado alcune variazioni, rimase la maggior potenza nel Vicino Oriente fino alla sua caduta. Tukulti-Ninurta II, che succedette a Adad-nirari II nel 889 a.C., ristabilì gradualmente l’influenza Assira sulle aree un tempo governate da Tiglath-pileser I.  Assur-nazirapli II, succedendogli nel 883 a.C. cominciò ad estendere l’impero in nuove aree. A cominciare da Assur-nazir-apli II (o Assurbanipal II), la crudeltà divenne la politica operativa istituzionale, con inenarrabili atrocità praticate come strategia del terrore per costringere regni a sottomettersi senza combattere piuttosto che rischiare  tale trattamento. L’orrore e l’odio dei popoli vinti è ben espresso molto più tardi nel profeta Nahum.

Shulmanu-asharid III (Shalmaneser III) salì al tronò nel 858 a.C., regnò fino al 824 a.C., e fece del suo regno una lunga, prolungata battaglia per estendere l’impero. Per fermare la sua avanzata fu messa insieme per disperazione una grande confederazione Siriana, e nel 853 a.C.  fu combattuta la grande battaglia di Carquar (o Karkar). Secondo i registri Assiri, il re d’Israele Achab  partecipò con duemila carri e diecimila fanti. Sebbene Shalmaneser rivendicò la vittoria, a quanto pare essa non fu decisiva ed egli dovette combattere di nuovo quella grande alleanza nel 849 a.C. e 846 a.C.; nel 842 a.C. Shalmaneser invase la Siria con successo e ricevette il tributo delle altre potenze, incluso quello di Jehu d’Israele.

Dopo questo, per un periodo, la marcia Assira fu fermata dalla potenza Urartu (Armenia) la quale, anche se alla fine fu vinta, riuscì a far arretrare la potenza Assira tanto da rendere possibile una rivitalizzazione della forza d’Israele e un’estensione del territorio sotto Geroboamo III (793-753 a.C.). Tiglath-pileser III, che salì al trono nel 744 a.C., riuscì infine a sconfiggere Urartu e a ritornare alla riconquista del Nord della Siria. Nel 732 a.C., l’invasione di Israele fu seguita dalla sottomissione del suo re Pekah. Sotto il nome di Pulu (2 Re 15:19 ss.) Tiglath-pileser conquistò anche la corona Babilonese.

Shalmaneser V (726-722 a.C.) affrontò la minaccia di un allarmato Egitto che cominciò a sollevare vari popoli a ribellarsi contro l’Assiria. Una conseguenza della politica Egiziana fu la rivolta di Hosea d’Israele e la caduta di Samaria seguita dalla sua cattività e dal ricollocamento di 27.290 dei suoi capi che furono sostituiti da Babilonesi e Siriani (2 Re 17:6).

Sharru-kin o Sargon II (721-705 a.C.) però, incontrò capovolgimenti. Merodach-baladan II, un monarca caldeo della Babilonia settentrionale, insieme a Elam resistette a Sargon e ottenne dodici anni di pace. Altrove le ribellioni furono schiacciate, ma il compito principale di Sargon fu una minaccia posta dalla potenza di Rousas I, il Rushdoony di Urartu, che giunse al trono nel 720 a.C.. Conquistando tutta la Mesopotamoa Superiore, assieme a Mita di Mushky in una coalizione anti-Assira, Rousas ebbe successo nel drenare fortemente la potenza Assira. Per superare questa minaccia furono necessari dieci anni e in questo gli Assiri riuscirono solo con l’aiuto dei Cimmeri (i Ginnirai o Gomer) che invasero Uratu dal Nord. Con questa vittoria, Merodach-baldan prese facilmente il volo. L’Egitto era già stato sistemato prima, dopo la caduta di Samaria e l’Assiria ricevette denaro per rinunciare ad invadere l’Egitto. Il regno di Giuda sotto Ezechia aveva solo uno statuto precario. L’impero di Sargon si estendeva dal Golfo persico alla Cilicia e ai confini dell’Egitto, perfino Cipro pagava il tributo.

Sennacherib giunse al trono nel 704 a.C. e subito mosse contro Giuda. Conquistò 46 città fortificate, deportò 200.150 persone e rinchiuse Ezechia a Gerusalemme “come un uccello in una gabbia”. La sua debacle di fronte alle mura di Gerusalemme da parte della mano di Dio è registrata nelle Scritture. Fu Sennacherib a spostare la capitale dell’Assiria a Ninive.

Esarhaddon (680-669 a.C.), uno dei grandi monarchi Assiri, estese l’impero, e nel 674-673 a. C e nel 670 a. C. Mosse guerra all’Egitto e riuscì a farne una provincia Assira. Quando l’Egitto si ribellò nel 668 a.C., Esarhaddon  si mise in marcia per soggiogarlo ma morì per strada. Assurbanipal (Assur-ban-apli) (668-626 a. C.) conquistò l’Egitto con facilità e anche Elam fu distrutto. Ma le riserve di manodopera dell’Assiria erano ora indebolite e nel 650 a.C. le guarnigioni Assire furono ritirate e il viceré Egizio era sotto il dominio Assiro solo nominalmente. Poco dopo la morte di Assurbanipal, gli Sciti invasero il paese con successo; poi la fine giunse rapidamente. Ninive cadde nal 612 a.C. e il regno assiro fu spazzato via entro il 606 a.C.

Il profeta Nahum, nel prevedere la caduta di Ninive, aveva detto: “Ecco, le tue truppe in mezzo a te sono come donne…” (Nahum 3:13). Varie autorità  storiche antiche e moderne hanno dipinto Sardanapalus (Assurbanipal) come un degenerato effeminato. Nella caduta molto rapida dell’Assiria dalle vette del potere all’estinzione per mano dei Medi e dei Babilonesi sembra esserci stato un crollo morale quanto di manodopera. Un titolo regale era stato: “Il grande re, il re potente, re dell’universo, re d’Assiria”. Stava venendo il tempo in cui il suo ricordo sarebbe sbiadito al punto che, per secoli, sarebbe stato conosciuto principalmente attraverso la Bibbia, e anche così sarebbe stato trattato come un mito dei non-credenti.

Babilonia, a Sud, nella grande pianura sotto il sito dell’antica Akka, tra i Tigri e l’Eufrate, era un’area agricola irrigata. Ha una lunga storia sotto vari popoli e dinastie. Il nostro interesse sarà rivolto alla Dinastia Caldea che succedette all’Assiria come padrone del mondo e divenne erede delle sue politiche imperiali. Questa dinastia giocò un ruolo drammatico seppur breve nella storia. La sua linea è come segue:

626 a.C. Nabopolassar

605 a.C. Nebuchadnetsar II (o Nebukadnetsar)

561 a.C. Amel-Marduk (Evil-Merodach)

560 a.C. Nergal-sharezer

556 a.C. Labashi-Marduk

559 a.C. Nabonide e, come vice-reggente, suo figlio Belshazzar

539 a.C. Fine del Regno di Babilonia

Bisognerebbe notare che anche la precedente dinastia Babilonese, cominciando da Nabu-mukin-zeri nel 731 a.C. e includendo Merodak-baladan era stata caldea. In questa dinastia che cominciò con Nabopolassar, Nebukadnetsar era suo figlio, succeduto a sua volta dal figlio Evil-Merodach, che per i sacerdoti non era accettabile e fu assassinato da Nergal-sharezer, suo cognato, sposato a una figlia di Nebukadnetsar. Il figlio di Nergal-sharezer Labashi-Marduk fu a sua volta deposto dai sacerdoti e Nabonide, un babilonese sposato con un’altra figlia di Nebukadnetsar, fu fatto re con suo figlio, Belshazzar, nipote di Nebukadnetsar, come co-reggente.

Quando Nabopolassar rovesciò l’Assiria con l’aiuto dei Medi, quest’ultimi non fecero alcun tentativo di mantenere la loro influenza sulla Mesopotamia ma anzi si ritirarono dopo aver contribuito all  caduta dell’Assiria. Nel frattempo Faraone Neco, un vicerè Assiro, stava marciando verso Nord dall’Egitto nel tentativo di salvare l’Assiria. Nebukadnetsar II lo affrontò e sconfisse a Carchemish nel 605 a.C. e poi, nel 601 a.C. tentò di invadere l’Egitto. Nessuna delle due parti guadagnò molto dallacontesa, ma essa diede a Nebukadnetsar maggiore libertà nell’occupare Gerusalemme nel 597 a.C. e nel distruggerla nel 586 a.C. Tredici anni d’assedio portarono poi alla conquista di Tiro nel 573 a.C. È curioso che Nebukadnetsar, nelle sue iscrizioni,  abbia menzionato i suoi palazzi e i suoi progetti di opere pubbliche anziché le sue conquiste. Per certo fece della grande città di Babilonia, una capitale ancor più magnifica, che supera di gran lunga Roma in estensione e splendore. La città aveva una circonferenza di 65 chilometri, con giardini e frutteti al suo interno.  Le mura intorno a questa città erano di mattoni, alte 30 metri, con quasi cento porte. Le mura erano così spesse che tra le torri era possibile il traffico di carri in due sensi di marcia. Sopra le mura c’erano 250 torri in coppia, una all’interno e una all’esterno. Dentro la città, costruita di mattoni, c’erano magnifici palazzi e templi. Il palazzo del re, con le sue mura esterne, aveva una circonferenza di cinque chilometri. I famosi “giardini pensili” erano un edificio quadrato di terrazze digradanti cariche di fiori e alberi sostenuto da archi e colonne. La città era un centro di commercio mondiale e di lussi, che possedeva non solo una potenza militare come l’Assiria comandava ma anche una potenza  finanziaria e commerciale. Era un centro bancario e di credito e molti popoli sottoposti furono all’inizio piegati alla cattività Babilonese mediante il credito facile. Da tutto questo è facile comprendere quanto assurde potessero essere sembrate ai loro giorni le profezie bibliche che dichiaravano che Babilonia non solo sarebbe caduta ma sarebbe scomparsa dalla storia, il posto stesso dove si ergeva sarebbe stato dimenticato. Come avrebbe potuto una città così vasta essere seppellita e nascosta?

Per quanto riguarda il suo potere, la sua fine giunse rapida e drammatica nel 539 a.C. (o 538 a.C. secondo alcuni studiosi), come racconta Daniele. La potenza di  Medo-Persia sotto Ciro conquistò la città e rovesciò l’impero. Babilonia divenne una città sottoposta. Gradualmente svanì dalla storia, scomparendo sotto la sabbia quando il sistema d’irrigazione scomparve, divenendo un’area erosa e desolata al posto di un lussureggiante centro agricolo. Meramente una collina lunga e larga su un paesaggio arido.

Molte delle iscrizioni e dei documenti babilonesi ora risuonano con sinistra ironia al moderno lettore, come testimonia questa preghiera di Nebukadnezzar II:

Oh, Marduk, mio signore, ricorda le mie opere con favore come buone (opere), possano (queste) mie buone opere essere sempre davanti alla tua mente (cosicché) il mio cammino a Esagile ed Ezida, che io amo, possa durare fino alla vecchiaia. Possa io (rimanere) sempre il tuo legittimo governante, possa io tirare il tuo giogo finché  (sono) saziato di progenie, il mio nome sia ricordato in (giorni) futuri nel bene, possa la mia progenie governare per sempre sopra il dal capo nero.

Nella stessa iscrizione si descrive come “Nebukadnetsar il giusto re, il pastore fedele che dirige l’umanità”.

Una preghiera  di Nabonide per suo figlio Belshazzar è di particolare interesse:

Mi hanno trasportato al palazzo e si sono tutti prostrati ai miei piedi, hanno baciato baciato i miei piedi continuamente come re. (Così) fui elevato a governare la nazione per ordine del mio signore Marduk e (pertanto) otterrò qualsiasi cosa io desideri — non ci saranno rivali per me!

È interessante notare che Nabonide, un capace amministratore, era anche un archeologo che magari un poco sognò che lui stesso un giorno sarebbe stato oggetto di scavi simili a quelli che spesso conduceva! Investigò l’antico passato della Mesopotamia e dell’Arabia, e poi, volgendosi al presente, si descrisse così:

Io, Nabonide, il grande re, il potente re, il re del mondo, il re di Babilonia, il re dei quattro angoli della terra, il frequentatore di Esagila ed Ezida, il cui destino, mentre era ancora nel seno di sua madre è stato determinato da Sin e Ningal come destino regale, il figlio di Nabu-balatsu-iqbi, il saggio principe, che adora i grandi dèi, Io sono.

L’Assiria era stata un’orrenda e spietata espressione della volontà di creare un ordine mondiale unico; Babilonia, non meno implacabile, aveva presentato una versione più attraente dello stesso sogno. Il sogno rimase, ma le sue forme future sarebbero state  nel mondo al di fuori della Mesopotamia. L’Assiria era stata  uno stato militare; Babilonia uno sacerdotale col potere militare sotto il sacerdote-re, e il potere commerciale e finanziario associati col tempio.

La scrittura Sumera cuneiforme in forma sviluppata fu la scrittura Assira e Babilonese.

Un continuato lascito Caldeo è costituito dall’astrologia pervenutaci attraverso gli Egizi. Fin dai giorni di Hammurabi, l’astrologia era già un aspetto della vita Babilonese profondamente radicato. Il suo fondamento logico non è la superstizione ma la scienza. Sostiene che l’uomo è un prodotto del suo ambiente e basilari al suo ambiente sono i corpi celesti. I babilonesi sostenevano che come un uomo è modellato dal proprio costrutto psicologico, dalla propria famiglia e dalla propria cultura, così anche  il suo ambiente cosmico lo modella. Essi determinano l’esistenza dell’uomo e come risultato, la conoscenza dei corpi celesti significava la capacità di fare ragionevoli predizioni degli eventi. Questa scienza, basata com’era sulla sovranità inerente nella creazione in contrasto con la sovranità di Dio, era proibita nelle Scritture come un affronto a Dio e la sua regalità. La religione biblica era pertanto in guerra contro l’astrologia, una forma di ambientalismo [1], fin dal vero principio.

Nota [1] “Environmentalism” nel senso di convinzione che il problema dell’uomo sia determinato non dal suo peccato ma da fattori esterni a sé come l’ambiente in cui cresce: la famiglia, la società, la condizione economica e sociale, gli astri, ecc.

Domande per lo studio

  1. Anche il cristianesimo prevede un unico ordine mondiale? Se sì, come differisce in sostanza ed essenza da quello degli Assiri e Babilonesi?
  2. Che contraddizioni trovi tra il credere nell’astrologia, che sostiene che l’uomo è il prodotto del proprio ambiente, e il credere che l’uomo e dio siano uno in (di un’unica) natura?

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