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UN ETICA CONSEQUENZIALE SOTTOSCRIVE LA LEGGE

“Se, tutte le nostre azioni e attitudini sono governate da un interesse
nel regno di Gesù Cristo, sarà per il nostro bene, e per il bene del nostro prossimo,
e il bene della nostra società.”

Abbiamo detto in precedenza che tutta la vita è etica: le persone prendono costantemente decisioni morali, formano attitudini, si pongono obbiettivi. Abbiamo anche notato che ci sono molte visioni dell’etica in competizione tra loro. Ora delineiamo tre approcci basilari alla scelta di decisioni etiche e della valutazione etica di noi stessi, delle nostre azioni e delle nostre attitudini. Primo, alcune persone soppesano tutte le questioni morali e fanno le loro scelte secondo una norma o standard di bene e di male. Secondo, altri determineranno come le loro azioni e attitudini debbano essere valutate sulle basi del carattere di una persona: le sue connotazioni, intenzioni o motivi. Terzo, ce ne saranno altri che vedono le conseguenze che procedono dal comportamento di una persona come ciò che più conta nella pianificazione e valutazione etica; se gli effetti che provengono da un’azione (i risultati che se ne possono anticipare) sono vantaggiosi (o più vantaggiosi delle alternative), allora l’azione sarà considerata moralmente buona e accettabile. Riassumendo, possiamo definirli gli approcci all’etica: normativo, motivazionale, e consequenziale. (A volte la loro designazione tecnica è resa con approccio all’etica deontologico, esistenziale e teleologico.)

Ora dunque, la bibbia pone la propria attenzione sull’etica dal principio alla fine, questo interesse è espresso lungo le linee di tutte e tre le prospettive etiche che ho appena delineate. Vale a dire che la Bibbia guarda allo standard che dobbiamo seguire, incoraggia in noi certi tipi di carattere e di motivazione, e ci pone davanti obbiettivi e conseguenze che dovremmo ricercare.

Le prospettive normativa e motivazionale sono in qualche modo già state esplorate. Abbiamo visto che Dio ha amorevolmente e di grazia già definito nella sua parola ispirata un codice di comportamento morale da seguire per le sue creature; i comandamenti o legge di Dio costituiscono la norma etica per tutti gli uomini, l’accettino oppure no. La legge di Dio si trova attraverso tutta la bibbia ed è pienamente valida oggi come standard di moralità. Questo è uno standard uniforme che vincola tutti gli uomini in tutte le epoche perché riflette l’immutabile santità di Dio. Fu questa legge che Cristo obbedì perfettamente come nostro Salvatore, lasciandoci con ciò un esempio da seguire, ed è questa legge che lo Spirito santo adempie in noi santificandoci quotidianamente. In questo modo la bibbia ci da la legge di Dio quale nostro approccio normativo alla moralità; quando Dio il Legislatore parla, la sua voce è autorevole e deve essere obbedita. Il suo standard è assoluto — non ha bisogno d’essere qualificato, include tutto, è al di là di ogni contestazione.

Abbiamo anche visto che tipo di carattere Dio richieda in quelli che incontrano il suo favore. L’uomo morale è un uomo caratterizzato da una santità che riflette la natura di Dio così com’è espressa nella sua legge rivelata. Il seguace di Cristo cercherà d’emulare le virtù del Salvatore, che corrispondono alla legge di Dio. L’uomo genuinamente spirituale seguirà la guida dello Spirito di Dio, camminando così nei sentieri dei comandamenti di Dio. Ciò che abbiamo visto è che l’approccio motivazionale all’etica non deve essere divorziato o messo in contrapposizione con quello normativo:

I Cristiani vorranno che la grazia di Dio che li ha salvati sia manifesta nelle loro azioni e attitudini; vorranno vivere ogni attimo di vita in maniera amorevole e fedele in modo da essere una testimonianza di ciò che l’amore fedele di Dio ha fatto per loro. E di nuovo, quando guardiamo alla Scrittura per trovare le implicazioni di uno stile di vita nella grazia che è caratterizzato da fede e amore, impariamo che la legge di Dio ci mostra la nostra strada. Nella parola di Dio gli approcci motivazionale e normativo vanno mano nella mano.

I benefici della rettitudine

Volgiamoci adesso all’approccio consequenziale all’etica secondo la bibbia. Le conseguenze sono importanti quando valutiamo le nostre azioni passate o contempliamo decisioni future. Paolo comunica bene questo fatto quando dice che noi dovremmo ingannarci per pensare che ci si possa beffare di Dio. Vivere in modo malvagio non porterà felicità e benedizione, perché altrimenti la giustizia e la santità di Dio sarebbero una beffa. Anzi, Paolo dice “Ciò che l’uomo semina, quello pure raccoglierà” (Ga. 6:7). Quelli che vivono secondo la loro natura ribelle soffriranno la corruzione, mentre quelli che vivono per lo Spirito di Dio guadagneranno la vita eterna (v.8). E su quella base Paolo esorta i credenti a “non perdersi d’animo nel fare il bene.” Perché? Perché “se non ci stanchiamo raccoglieremo a suo tempo” (v.9).

È degno di nota che qui Paolo converga sui benefici che otterremo se ci impegniamo nel fare il bene. Contrariamente alle versioni moderne di ascetismo cristiano, Paolo non ritiene ignobile o sub-etico che un cristiani sia motivato dal pensiero di un premio per aver vissuto rettamente. Dio ci mette spesso di fronte la prospettiva di benefici elargiti divinamente come incentivo per il vivere morale.

Per esempio, Gesù ha detto: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose (le quotidiane provvigioni della vita) vi saranno sopraggiunte” (Mt.6:33). Paolo ha insegnato che “La pietà è utile a ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella futura” (I Ti. 4:8). Il profeta del Vecchio Testamento Malachia esortò il popolo di Dio dicendo che se l’avessero obbedito (in questo caso portando la loro decima), Dio avrebbe aperto le cateratte del cielo e versato fuori una benedizione così abbondante che non ci sarebbe stato abbastanza posto per riporla (Ma. 3:10). Ancor prima, il grande condottiero degli Israeliti, Mosè, aveva scritto che l’obbedienza al Signore sarebbe risultata in benedizione sulla società sopra figli, raccolti, pioggia, mandrie, città e campagne; avrebbe portato al popolo pace dal di fuori e una prospera economia dal di dentro (De. 7:12-15; 11:13-15; 28:1-14; 30:15, 19; Le. 26:3:12). Nel prendere decisioni etiche, noi dovremmo giustamente prendere in considerazione il fine, lo scopo o le conseguenze del nostro comportamento. Fare la cosa giusta o avere l’attitudine appropriata risulterà in benefici. Ma, benefici, per chi? Il nostro obbiettivo dovrebbe essere di beneficiare noi stessi, gli altri, o la società nel suo insieme? La bibbia indica che ciascuno di questi è un interesse subordinato ma vitale che dovremmo avere. Per esempio, quando Cristo comanda: “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Mt. 22:39), Egli ci dice di cercare il bene degli altri proprio come cerchiamo il nostro. Di qui, Paolo dice ai mariti d’amare le proprie mogli (l’altro) come il proprio corpo (se stessi) precisamente perché nessuno odia se stesso (Ef. 5:28-29).

Egoismo (si noti non egotismo) e altruismo hanno ambedue un posto nell’etica cristiana, come ce l’ha pure un interesse per il più ampio insieme di persone nella propria società. Così, la bibbia spesso esorta a lasciar perdere il proprio interesse per il beneficio dei molti (per es. 2 Co. 8:9; Fi. 1:24). In ogni caso, tutti questi interessi sono subordinati a quell’un supremo obbiettivo di tutte le nostre azioni: il regno di Dio. All’interno di quel regno i vari interessi di se stessi, l’altro e i molti sono tutti armonizzati.

Nostro Signore ha chiaramente dichiarato che dobbiamo “cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia.” Il regno di Cristo deve avere la priorità assoluta quando contempliamo le conseguenze delle nostre azioni perché Cristo ha il primato su tutto (Co. 1:18). Se tutte le nostre azioni e attitudini sono governate da un interesse nel regno di Gesù Cristo, sarà per il nostro bene, il bene del nostro prossimo, e il bene della nostra società

Come perseguiamo quel regno? Come guadagniamo i benefici che Dio promette a quelli che vivono secondo la sua giustizia? Ovvio, obbedendo il Re e manifestando la sua giustizia nella nostra vita. La parola di Dio ci mostra come fare esattamente questo, fissando per noi la legge del Signore. La legge biblica è una via ai benefici divini — non un iter brutto, severo e doloroso per i credenti. Non è solo un obbligo, è qualcosa da desiderare! Come ha detto Giovanni: “I suoi comandamenti non sono gravosi” (I Gv. 5:3). Sono una delizia per l’uomo retto che riceve le benedizioni di Dio (Sa. 1). Se desideriamo avere una moralità che promette conseguenze benedette, allora la nostra moralità deve essere modellata secondo la legge di Dio.

Considerate cosa dicono le parole di Dio riguardo al seguire i comandamenti di Dio. Ci porta vita e crescita (De. 30: 15-16), benedizioni e un cuore forte che non ha timore (Sa. 119:28, 165, 175; Pr. 13:6; Lu. 6:46-48). Le benignità di Dio è su quelli che obbediscono i suoi comandamenti (Sa. 103:17-18), ed essi camminano in libertà (Sa. 119:45; Gm. 2:25). Come già indicato sopra, osservare la parole di Dio risulta in prosperità con riferimento ai nostri bisogni e interessi quotidiani (cf. Gs. 1:7). Inoltre, l’obbedienza collettiva porterà benedizioni anche su una società. “La giustizia innalza una nazione” (Pr. 14:34), dandole salute, cibo, benessere finanziario, pace e figli felici.

In breve, vediamo che un approccio consequenziale all’etica non funziona se non collegato all’approccio normativo; i due operano insieme perché la via alla benedizione è la diligente obbedienza alla legge di Dio. Cercare prima la giustizia del regno di Dio richiede una sentita obbedienza da cuore ai dettami del Re, e in risposta a quella Egli concede ogni benedizione per questa vita e quella a venire. Vediamo ancora una volta che la validità o autorità della legge di Dio non può essere oggi messa da parte. Senza quella legge saremo persi quando si tratta di ricercare le conseguenze benefiche per noi stessi, per altri, e per la nostra società in tutte le nostre azioni e attitudini morali. Come Dio dice chiaramente, Egli ci ha rivelato la sua legge per il nostro bene (De. 10:13). Quelli che si oppongono alla legge di Dio, perciò, non possono avere genuinamente in mente il nostro bene, consapevolmente o inconsapevolmente ci fuorviano dentro a frustrazione, difficoltà e giudizio (Pr. 14:12).


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