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B. LE DOTTRINE CARDINALI DELLA FEDE

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LO STANDARD DEL PATTO DI GIUSTO E SBAGLIATO È UNIFORME

“Non violerò il mio patto e non muterò
ciò ch’è uscito dalle mie labbra” (Sl. 89:34)

Se qualcosa era peccato nel Vecchio Testamento, è altrettanto peccato nell’era del Nuovo Testamento. Gli standard morali, diversamente dal prezzo della benzina e dai mutevoli gusti artistici di una cultura, non fluttuano. Ci fu un tempo in cui si poteva guidare l’auto a 150 all’ora, oggi sopra i 130 è illegale perfino in autostrada. Ma le leggi di Dio non sono così: giuste oggi, ingiuste domani. Quando il Signore determina un giudizio morale, Egli non è insicuro di se stesso, non va per tentativi, non è incostante. Diversamente dai legislatori umani, Dio non cambia idea, non altera i suoi standard di giustizia: “Non violerò il mio patto e non muterò ciò ch’è uscito dalle mie labbra” (Sa. 89:34). Quando il Signore parla, la sua parola rimane ferma per sempre. I suoi standard di giusto e sbagliato non cambiano di età in età: “Le opere delle sue mani sono verità e giustizia; tutti i suoi comandamenti sono fermi, stabili in eterno per sempre, fatti con verità e rettitudine” (Sa. 111:7-8).

In conformità con questo fatto, Gesù parlò con inequivocabile chiarezza quando disse: “È piú facile che passino il cielo e la terra, piuttosto che cada un sol apice della legge” (Lu.16:17). La venuta del giusto figlio di Dio sicuramente non poteva fare nulla per cambiare il giusto carattere delle leggi di Dio, neppure per la minima di esse, perché allora sarebbero state screditate come ingiuste e meno che eterne nella loro integrità. Perciò Cristo impartì questo severo ammonimento: “Chi dunque avrà trasgredito uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma colui che li metterà in pratica e li insegnerà, sarà chiamato grande nel regno dei cieli” (Mt. 5:19). L’avvento del Salvatore e l’inaugurazione della Nuova Era non hanno l’effetto di abrogare il minimo dettaglio dei giusti comandamenti di Dio. Dio non ha cambiato il suo concetto di bene e di male e di ciò che li costituisce.

Possiamo essere molto felici che Dio aderisca alla sua parola in questo modo. L’autorità della sua parola per la vita umana è altrettanto permanente di quella mediante cui ha creato e governa il mondo (cf. Sa. 19:1-14; 33:4-11). Se la parola di Dio per noi non fosse così stabile, se Egli fosse soggetto a umori e cambiasse idea di tanto in tanto, noi non potremmo fare affidamento su nulla di ciò che ci ha detto. Se la legge di Dio ha una validità fluttuante, altrettanto potrebbero esserlo le sue promesse! Se diciamo che un comandamento dato da Dio nel Vecchio Testamento non è più uno standard di giustizia e rettitudine per noi oggi, allora possiamo egualmente anticipare che una promessa di salvezza data da Dio nel Nuovo Testamento in un futuro non sarà più una garanzia permanente del suo favore verso di noi. Ma sia lode a Dio che la sua parola è stabile! Egli non ci delude mai come hanno fatto i nostri genitori umani e i governanti umani con comandi che sono infondati e promesse che non sono state mantenute.

Qualsiasi cosa Dio dice, rimane; e non può essere svuotato della sua validità (cf. Gv. 10:35). La salvezza per grazia di Dio e la giustizia della sua legge non sarà abolita ma dura per sempre:

Prestami attenzione, o popolo mio, ascoltami, o mia nazione, perché da me procederà la legge e stabilirò il mio diritto come luce dei popoli. La mia giustizia è vicina, la mia salvezza, sarà manifestata e le mie braccia giudicheranno i popoli; le isole, spereranno in me e avranno fiducia nel mio braccio. Alzate i vostri occhi al cielo e guardate la terra di sotto, perché i cieli si dilegueranno come fumo, la terra si logorerà come un vestito e similmente i suoi abitanti moriranno, ma la mia salvezza durerà per sempre e la mia giustizia non verrà mai meno. Ascoltatemi, o voi che conoscete la giustizia, o popolo, che ha nel cuore la mia legge. Non temete l’obbrobrio degli uomini, né spaventatevi dei loro oltraggi. Poiché la tignola li divorerà come un vestito e la tarma li roderà come la lana, ma la mia giustizia rimarrà per sempre, la mia salvezza di generazione in generazione (Isa. 51:4-8).

La giusta legge di Dio che condanna i nostri peccati è permanente quanto la buona novella di Dio che promette salvezza dal giudizio sul peccato.

Il patto: unità e diversità

Questo è importante da ricordare, specialmente quando qualcuno vorrebbe dirci che la venuta del Nuovo Testamento sopprime i nostri obblighi verso i comandamenti del Vecchio Testamento (o comunque molti di essi). La divisione della bibbia in due “Testamenti” è meglio compresa nel senso biblico di due “Patti”. Prima della venuta di Cristo gli uomini vivevano sotto il Vecchio Patto che anticipava il Messia e la sua opera di salvezza; dopo la venuta di Cristo e della sua opera salvifica noi viviamo sotto il Nuovo Patto (cf. Lu. 22:20; 1 Co. 11:25).

All’interno delle scritture del Vecchio Patto troviamo alcuni patti particolari, come quelli fatti con Abrahamo e con Mosè. Il patto con Abrahamo è spesso caratterizzato nei termini di promessa, e il patto con Mosè è ricordato per i suoi forti elementi di legge. Ora alcune persone direbbero che i credenti del Nuovo Patto oggi sono sotto il patto di promessa fatto con Abrahamo, ma non sotto il patto Mosaico con le sue leggi. Però, questo è lontano dalla prospettiva degli estensori delle scritture. In Galati 3:21 Paolo indirizza questa domanda a quelli che parlano di essere sotto l’uno o l’altro patto: “La legge è dunque contraria alle promesse di Dio?” E la sua risposta ispirata è “Così non sia!” Il fatto è che tutti i patti del Vecchio Patto (cioè tutti i Patti del Vecchio Testamento) sono unificati come parti di un complessivo patto di grazia stabilito da Dio. Paolo parlò dei Gentili che non furono parte dell’economia del Vecchio Patto che includeva i patti con Abrahamo, Mosè e Davide, come “Estranei al patto della promessa” (Ef. 2:12).

Ci furono molti aspetti progressivamente rivelati della singola promessa di Dio nel Vecchio Testamento: molte amministrazioni dell’un complessivo patto di grazia. Pertanto, i vari patti del Vecchio Patto furono tutti parte di un programma e di un piano. Non solo furono in armonia l’uno con l’altro, ma sono unificati col Nuovo Patto che fu promesso in Geremia 31 ed è goduto oggi dai cristiani (cf. Eb. 8:6-13). Alla base c’è un solo patto di grazia, caratterizzato nel Vecchio Patto dall’anticipazione e nel Nuovo Patto dalla realizzazione (cf, Gv. 1:17). Data l’unità del patto di Dio lungo tutta la storia e la bibbia, è dunque forse vero che i cristiani che vivono sotto il Nuovo Patto non sono obbligati ad osservare la legge del Vecchio Patto (i comandamenti del Vecchio Testamento, specialmente quelli dati per mezzo di Mosè)? Ogni patto stabilito da Dio, anche quello con Abrahamo (Ge. 17:1), non solo dichiara la sua opera di grazia a favore del suo popolo, ma detta delle stipulazioni che essi devono osservare come segno di fedeltà e di amore nei suoi confronti. Per esempio, la promulgazione della legge al Sinai (Es. 20-23) fu preceduta dalla grazia di Dio che liberò Israele dalla schiavitù (cf. Es. 19:4; 20:2). Dio si identifica come il Signore del patto e ricorda i suoi rapporti di grazia col suo popolo (De. 1-4), e poi, con quel fondamento e sfondo egli consegna la sua legge (De. 5 s.). Il fallimento della generazione mosaica può essere chiamato un fallimento nell’obbedienza (Eb. 6:4), ma ciò è identico con un fallimento nella fede (Eb. 3:9). La giustizia della legge mosaica doveva sempre essere ricercata per fede, non per opere (Ro. 9:31-32).

Noi vediamo qui illustrato che perfino il patto mosaico, caratterizzato da legge è un patto di grazia. La legge che leggiamo nel Vecchio Testamento è una clausola della grazia di Dio per noi (Sa. 19:29, 62-64). Come abbiamo visto, ogni patto porta con sé stipulazioni che devono essere osservate. Ma prima ancora di questo abbiamo visto che tutti i patti di Dio sono unificati in un complessivo Patto di Grazia, pienamente realizzato con la venuta di Cristo nel Nuovo Patto. Così. Se c’è un patto goduto dal popolo di Dio lungo le età, allora c’è un codice morale o serie di stipulazioni che governano quelli che vogliono essere fedeli a quel patto. Perciò, dobbiamo rispondere che per certo i credenti del Nuovo Testamento sono vincolati alla legge di Dio del Vecchio Testamento. I suoi standard, proprio come il suo patto, sono immutabili.

La novità del patto di Dio

Questa prospettiva è confermata dalla parola di Dio. Quando indaghiamo riguardo a ciò ch’è nuovo nel Nuovo Patto sotto il quale i cristiani vivono adesso, dobbiamo permettere al Signore di definire la risposta appropriata. Non possiamo leggere dentro all’idea di un “nuovo Patto” semplicemente tutto quello che desideriamo o possiamo immaginare. I termini rivelati del Nuovo Patto ci sono dati in Geremia 31:33-34, in Ebrei 8:8-12, e quando li osserviamo troviamo che il Nuovo Patto è lungi dal sopprimere o cambiare lo standard morale per il quale il popolo di Dio ha da vivere! È vero proprio l’opposto. Contrariamente a quelli che pensano che la legge mosaica non sia applicabile al credente del Nuovo Testamento, la Scrittura c’insegna: “Questo dunque sarà il patto che farò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore, io porrò le mie leggi nella loro mente e le scriverò nei loro cuori; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo” (Eb. 8:10).

L’istituzione del Nuovo Patto non implica l’abrogazione della legge mosaica o il suo deprezzamento in nessun senso! L’idea di una nuova legge è del tutto esclusa, perché è la ben conosciuta legge di Dio quella che Egli dice che scriverà sui cuori dei credenti del Nuovo Patto. Diversamente dal Vecchio Patto dove Dio trovò da ridire col suo popolo per aver trasgredito i suoi comandamenti (Eb. 8:8-9). Il Nuovo Patto darà forza interiore per osservare quegli stessi comandamenti. Scriverà la legge nel cuore dei credenti, perché è dal cuore che sgorgano le sorgenti della vita (Pr. 4:23). Lo Spirito santo di Dio dimorerà nel cuore dei credenti, scrivendovi la legge di Dio, col risultato che vivranno in accordo coi comandamenti. “Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti, e voi osserverete e metterete in pratica i miei decreti” (Ez. 36:27). Come scrive Paolo in Romani 8:4, quelli che ora camminano secondo lo Spirito hanno il comandamento della legge adempiuto in loro. Uno dei leader protestanti ortodossi del XX Secolo J. Gresham Machen ha detto: “ Il vangelo non abroga la legge di Dio, ma fa che gli uomini l’amino con tutto il loro cuore” [1].

Salmo 89:34 è stato citato sopra: “Non violerò il mio patto e non muterò ciò ch’è uscito dalle mie labbra”. La legge pattizia di Dio è un immutabile codice morale attraverso i Testamenti, Vecchio e Nuovo. Una volta che Dio ha dettato la sua legge ed espresso i suoi giusti standard egli non l’altera. Di fatto, pronuncia un avvertimento e una maledizione su chiunque osasse alterare le sue stipulazioni anche minimamente. I tempi possono cambiare, le leggi umane possono essere alterate, ma la legge di Dio è uno standard eternamente giusto e valido di giusto e sbagliato.

Uno dei requisiti della sua legge, che riflette il suo santo carattere, è la proibizione d’usare un doppio standard (De. 25:13-16; Le. 19:35-37). È empio usare una misura o un metro con alcune persone, e poi usare una misura alterata con altre. “Doppio peso e doppia misura sono entrambe cose abominevoli per l’Eterno” (Pr. 20:10). Conseguentemente Dio richiede che abbiamo un solo standard o giudizio morale, sia per il forestiero che per il nativo del paese (Le. 24:22; De. 1:16-17; cf. Nu. 15:16). Egli aborrisce un doppio standard di giusto e sbagliato, e possiamo star certi che non giudica in tal modo. Qualcosa che era peccato nel Vecchio Testamento è allo stesso modo peccato per noi nel Nuovo Testamento, perché gli standard di Dio non sono soggetti a fluttuazione di epoca in epoca. Egli ha uno standard uniforme di giusto e sbagliato.

 

Note:
1 J. Gresham Machen: What is Faith?; Grand Rapids, MI: Eerdmens, 1925, p. 192.


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