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ALCUNE OSSERVAZIONI SUL RUOLO DELLA CHIESA NEL PROVVEDERE ISTRUZIONE

Ho affermato nell’introduzione che è di vitale importanza che la chiesa assuma un atteggiamento positivo sulla questione dell’istruzione, che dovrebbe fare uno sforzo determinato e sostenuto per rovesciare quelle tendenze al suo interno che militano pervicacemente contro il provvedimento di istruzione cristiana, e che dovrebbe cominciare a promuovere e facilitare al meglio delle proprie possibilità un programma di rieducazione in quest’area di vitale importanza. Quest’affermazione ora ha bisogno di essere chiarita e che siano esaminati il ruolo appropriato e la collocazione della chiesa nell’ambito dell’istruzione.

(1) L’istruzione statale e la chiesa

Prima di tutto, non si potrà mai enfatizzare abbastanza che dal punto di vista biblico l’istruzione non è responsabilità dello stato. L’istruzione, come ho discusso nel Capitolo Tre, è responsabilità della famiglia. La scuola non è un’istituzione divinamente ordinata con un mandato dato-da-Dio nel campo dell’istruzione. Nella bibbia la famiglia è l’istituzione ordinata da Dio con responsabilità per l’istruzione dei propri membri. Pertanto lo stato, che nella bibbia è un ministero di giustizia, eccede l’autorità conferitagli da Dio quando assume su di sé il compito di disporre standard educazionali e di provvedere per l’istruzione mediante scuole fatte funzionare e finanziate dallo stato. Richiedere l’adeguamento a quegli standard o obbligare a frequentare una scuola operata o regolamentata dallo stato è tirannia. Nella bibbia non c’è stato del welfare. Il welfare è primariamente responsabilità della famiglia, e dove la famiglia non sia in grado di provvedere diventa responsabilità della chiesa. L’istruzione è un aspetto della responsabilità della famiglia nell’ambito del welfare e pertanto solo se la famiglia non sia più in grado di provvedere adeguatamente diventa responsabilità della chiesa — ma non diventa mai responsabilità dello stato.

Il controllo dell’istruzione e il suo finanziamento da parte dello stato mediante l’introito fiscale è una mazzata contro la fede cristiana perché controllando il provvedimento dell’istruzione secondo i propri standard e la propria filosofia lo stato usurpa le responsabilità date-da- Dio ai genitori, e finanziando l’istruzione statale con le tasse non solo trasgredisce l’ottavo comandamento (non rubare) ma indebolisce la capacità dei genitori di provvedere per l’istruzione dei propri figli al di fuori del sistema statale. Per quelli che non utilizzano il sistema statale questa situazione è esacerbata dal fatto che il finanziamento dell’istruzione statale mediante la tassazione ha reso l’istruzione statale gratuita al punto di erogazione e con ciò ha effettivamente guastato il mercato per l’istruzione privata. In questo modo solo i membri più ricchi della società possono permettersi di pagare le rette di scuole private.

Se lo stato si ritirasse completamente dall’istruzione, non solo i genitori avrebbero maggiori risorse disponibili per l’istruzione dei loro figli — naturalmente assumendo che di conseguenza lo stato riducesse le tasse — ma il mercato dell’istruzione privata sarebbe più sano, più variegato e più efficiente dal punto di vista economico. L’offerta d’istruzione sarebbe inoltre commisurata alla domanda dei clienti con un giudizio realistico del prodotto fornito, anziché essere la popolazione alla mercé degli ultimi capricci e delle teorie tanto care di accademici e burocrati a libro paga dello stato. La situazione che ne risulterebbe sarebbe più vantaggiosa per tutti da qualsiasi punto di vista. Scelta per il consumatore e competizione tra i fornitori massimizzerebbero la qualità e minimizzerebbero i costi perché l’istruzione sarebbe un articolo in vendita sul mercato come qualsiasi altro bene economico.

Il ruolo della chiesa in questa faccenda dovrebbe essere il provvedere insegnamento biblico sulla corretta funzione dello stato e sui limiti della sua autorità. Ai cristiani dovrebbe essere insegnato d’osservare quei confini dettati nella Scrittura e dovrebbero essere distolti dall’istruzione statale. La chiesa dovrebbe incoraggiare che siano stabilite nuove scuole e collegi cristiani e che siano sviluppate quelle già esistenti. Il nostro obbiettivo dovrebbe essere creare una situazione in cui l’istruzione è libera da tutte le forme di finanziamento e di controllo statali. Nel periodo intermedio, mentre le scuole statali e private coesistono, le scuole cristiane dovrebbero essere incoraggiate a resistere ogni interferenza dello stato col loro lavoro e rifiutare qualsiasi sostegno statale nella forma di sussidi ecc.. Scuole e genitori cristiani non dovrebbero fare affidamento sul finanziamento dello stato in nessun modo.

(2) Il ruolo della chiesa in circostanze normali

Neanche la chiesa è l’istituzione di prima istanza ordinata-da-Dio responsabile per l’istruzione di fanciulli. Di nuovo, dobbiamo evidenziare che l’istruzione è responsabilità della famiglia, e che pertanto i genitori dovranno ottenere servizi offerti da scuole private che provvedano un’istruzione coerente con gl’insegnamenti della fede cristiana o provvedere personalmente mediante la scuola genitoriale. Il ruolo primario della chiesa è il ministero della parola e i sacramenti. Come regola generale la chiesa non dovrebbe, in circostanze normali, finanziare o sussidiare l’istruzione di fanciulli [1].

Welfare di chiesa ed evangelismo

Ci sono, però, due eccezioni a questa regola generale nella quale l’istruzione può ricadere nell’appropriato ruolo della chiesa nell’esercizio del suo ministero: (1) Parte del ministero della chiesa è aiutare i poveri e bisognosi, e guarire gl’infermi. In questo modo la chiesa ha un ruolo di welfare da svolgere nell’aiutare chi sia nel bisogno. Deve essere sottolineato, però, che il ruolo della chiesa come dispensatore di welfare è diretto ai bisognosi, i poveri e indigenti, e quelli che non possono farcela da soli. Il ruolo della chiesa in quest’area è di natura caritatevole. L’istruzione, come un aspetto del welfare, può occasionalmente rientrare nel ministero della chiesa in quest’area.

Ci sono tre modi in cui la chiesa può provvedere per questo: primo, possono essere fondate scuole sponsorizzate e/o operate dalla chiesa. Questo può avvenire nel contesto di un più ampio ministero ai bisognosi tipo case per orfani, ragazze madri indigenti, famiglie che realmente vivono in povertà, ecc.. Così, scuole in capo alla chiesa e orfanotrofi possono operare insieme nel contesto del ministero generale della chiesa. Secondo, la chiesa potrebbe provvedere borse di studio a scuole cristiane indipendenti per figli di famiglie indigenti. Terzo, a famiglie nel bisogno potrebbero essere erogati dei prestiti senza interesse che permetta ad esse di pagare per la retta nelle scuole cristiane per l’istruzione dei loro figli o per assisterli con la scuola genitoriale. Per esempio, ove la ristrettezza economica rendesse necessario che entrambi i genitori lavorino, ma il reddito fosse egualmente insufficiente per pagare la retta della scuola, potrebbe essere erogato un prestito senza interesse o per consentire che i figli siano collocati in una scuola cristiana o per consentire ad uno dei genitori di rimanere a casa a fare scuola genitoriale. I genitori deciderebbero quale sia il corso d’azione migliore secondo le loro circostanze e capacità. Questo tipo di prestito dovrebbe avere un limite di restituzione di sette anni, dopo di che qualsiasi debito residuo dovrebbe essere cancellato (vedi Es. 22:25; Le. 25:35-36; De. 23:19-20 e 15:1-11).

Ove i figli siano ancora parte di una famiglia — cioè se non sono orfani — questa terza opzione è probabilmente il modo migliore di provvedere aiuto, piuttosto che semplicemente provvedere la scolarizzazione gratuita o borse di studio, perché lascia la responsabilità dell’istruzione ai genitori, ai quali appartiene, anziché sollevarli dalle loro responsabilità. La chiesa quindi provvede aiuto, ma levando la responsabilità dell’istruzione dei figli il meno possibile dall’orbita delle decisioni e azioni dei genitori, rafforza la struttura famigliare e l’autorità dei genitori anziché indebolirle. Un requisito di tali prestiti dovrebbe essere che la scuola scelta operi sulle basi di una filosofia e una pratica dell’istruzione che siano cristiane, o se venga scelta la scuola genitoriale, che la scelta del corso di studi e dei materiali usati siano coerenti con un concetto cristiano dell’istruzione. Le scuole in capo alla chiesa e le borse di studio individuali sarebbero quindi riservate agli orfani.

Mentre questo è il modo preferibile con cui la chiesa provvederebbe ad aiutare famiglie nel bisogno, il reale corso d’azione assunto verrebbe determinato dalle circostanze specifiche dei bisogni famigliari individuali, e le chiese dovranno determinare da sé quale sia il modo migliore di procedere alla luce delle circostanze stesse. Non sto dicendo che questa debba essere una regola fissa ma sto semplicemente indicando quella che nel complesso penso sia l’opzione migliore. Sono giunto a questa conclusione considerando prioritario abilitare il più possibile la famiglia a compiere le proprie responsabilità date-da-Dio anziché subentrare a quelle responsabilità. La carità cristiana dovrebbe sempre puntare a ripristinare la situazione normale.

(2) La chiesa ha anche un ministero d’evangelismo e un’opera missionaria, e provvedere istruzione può a volte rientrare nel ministero della chiesa in quest’ambito. In una situazione missionaria provvedere istruzione è un aspetto legittimo e necessario del compito evangelistico della chiesa.

La prima di queste due eccezioni alla situazione normale fa riferimento al credente e la seconda al non credente. Provvedere il welfare quando la famiglia non sia in grado di farlo da sé è una funzione legittima della chiesa nel suo ministero ai credenti. Lo stesso tipo di provvedimento a non credenti pure è legittimo nel contesto più ampio del ministero evangelistico della chiesa (qualsiasi fornitura di welfare dalla chiesa a non-credenti dovrebbe essere legata a questa missione evangelistica perché tale carità è un mezzo per vivere la fede e per dare una testimonianza pratica alla salvezza dell’uomo in Gesù Cristo).

La situazione normale

In condizioni normali, però, la famiglia dovrebbe provvedere e pagare per l’istruzione di propri membri. Per condizioni normali

s’intende dove la famiglia non sia indigente o troppo povera per provvedere da sola e dove la chiesa non sia impegnata in opera di missione. Pertanto, in condizioni normali l’istruzione cristiana dovrebbe essere provveduta o mediante l’istruzione genitoriale o pagando privatamente la retta di una scuola cristiana. In quest’ultimo caso, comunque, l’istruzione non cessa d’essere responsabilità della famiglia perché il dovere dei genitori non può essere abdicato in favore della scuola. Le scuole cristiane private semplicemente provvedono un servizio che i genitori acquistano come parte dell’esercizio della loro responsabilità. Il dovere di assicurarsi che tale servizio sia in conformità con la filosofia e la pratica dell’istruzione cristiana rimane ai genitori che davanti a Dio hanno la responsabilità finale per l’istruzione dei loro figli.

(3) Il ruolo della chiesa in circostanze speciali

Fin qui abbiamo considerato la situazione che dovrebbe esserci in circostanze normali. Ora nasce la domanda se l’esistenza di circostanze anormali modifichi il ruolo della chiesa, e se sì, in quale misura. In particolare, la situazione in cui siamo oggi in Gran Bretagna, e di fatto in genere nelle società occidentali, costituisce una circostanza sufficientemente anormale tale da portare la chiesa nel ruolo di provvedere istruzione cristiana anche in modi diversi da quelli dettati sopra? Prima di rispondere considereremo brevemente la situazione che affrontiamo in questa nazione.

L’attuale situazione

In Inghilterra (e in Italia) tutti i contribuenti sono costretti a pagare per il provvedimento di scolarizzazione statale mediante le loro tasse, che utilizzino il sistema oppure no. Malgrado l’obbligo giuridico della convezione con le Assemblee Cristiane e la stipulazione dell’atto di Riforma dell’Istruzione del 1988, che l’istruzione religiosa nelle scuole statali debba “riflettere principalmente le tradizioni religiose cristiane”, il tipo d’istruzione fornita dallo stato non si può dire cristiana neanche con uno sforzo d’immaginazione; di fatti l’ethos prevalente è quello dell’umanesimo ateo. Non è possibile, pertanto, ai genitori cristiani, adempiere la loro responsabilità educativa secondo criteri biblici mandando i propri figli alle scuole statali, anche se sono stati costretti a pagare per il sistema statale con le loro tasse — non è possibile per loro farlo neppure dal punto di vista dell’insegnamento biblico su politica ed economia, ma non affronterò qui questo tema perché il mio interesse principale è per l’aspetto educazionale della questione.

Inoltre, come indicato sopra, il sistema statale ha ridotto significativamente le opzioni a disposizione dei genitori che vogliano cercare un’istruzione privata per i loro figli dandole costi che la pongono fuori mercato. Il provvedimento di istruzione statale a costo zero al punto di utilizzo ha fatto sì che siano in grado di esistere poche scuole private che possono offrire un servizio ad un prezzo abbastanza basso da indurre la maggior parte delle persone ad usarlo 2. Solo i membri più ricchi della società possono permettersi di far istruire i propri figli in scuole private senza fare un significativo sacrificio finanziario che incide sulla vita famigliare in altre aree.

Una proporzione importante di tasse, tanto locali che nazionali, viene utilizzata per finanziare l’istruzione statale, e non ci sono rimborsi per chi non utilizzi il sistema statale. C’è una doppia imposizione in questa situazione per quei cristiani che desiderino di educare i propri figli al di fuori del sistema statale: primo, in effetti devono pagare doppio per l’istruzione dei loro figli e, secondo, sono costretti a sussidiare l’istruzione dei figli di altre persone nei termini di una filosofia dell’educazione con cui dissentono e una prospettiva religiosa — cioè l’umanesimo laico—nella quale non credono, e con denaro che potrebbe essere usato per finanziare l’istruzione dei loro figli in sintonia con il loro credo. Questa situazione costituisce una fondamentale ingiustizia perpetrata proprio da quell’istituzione, lo stato, che al di sopra di tutte le altre ha la responsabilità data-da-Dio di preservare la giustizia e di punire le ingiustizie. Così, avventurandosi nell’ambito del welfare lo stato non solo ha ecceduto la propria autorità ma ha anche inficiato la propria funzione come ministero di giustizia. Il risultato è che i cristiani sono costretti a sussidiare un sistema educativo pagano e in più finanziare l’istruzione cristiana dei propri figli. E questo avviene in una situazione in cui il prevalere del socialismo ha in generale impoverito la società e perciò nel complesso a disposizione dei genitori cristiani c’è meno reddito per provvedere all’istruzione di loro figli di quanto ce ne sarebbe se la società fosse organizzata sul modello alternativo cristiano.

Le domande che dobbiamo affrontare adesso sono queste: primo, questo costituisce una situazione speciale? Secondo, se sì, in quale misura modifica il ruolo normale che la chiesa dovrebbe svolgere? In particolare, il fatto che lo stato sia capace di sostenere il proprio programma educativo col gettito fiscale — cioè col furto — giustifica che la chiesa sussidi l’istruzione cristiana in modo maggiore di quello espresso sopra in normali circostanze? Usando altre parole potremmo chiedere: la situazione attuale nella quale lo stato saccheggia illegittimamente le risorse di cui la famiglia ha bisogno per provvedere ai suoi in accordo con i principi biblici pone in effetti quelle famiglie che non sarebbero normalmente considerate povere o indigenti nella categoria dei bisognosi e quindi nell’orbita del ministero di welfare della chiesa? Terzo, l’esistenza dell’istruzione finanziata dallo stato che ha sussidiato e promosso la ri-paganizzazione della nostra società su vasta scala e contribuito al declino della cultura cristiana e della sua influenza nella società indica che lo stato attuale delle cose costituisce una situazione di missione?

Un tentativo di risposta

La soluzione a questo problema: cioè a se, e in quale misura, la chiesa dovrebbe essere coinvolta nel provvedere istruzione cristiana in circostanze anormali, non è semplice ed è probabilmente saggio considerare la risposta a cui arriviamo, in qualche misura — tentativa. Qui potrebbe essere di nuovo che non si possano dettare regole fisse e che, a causa di una varietà di circostanze individuali il problema possa essere risolto da persone e chiese diverse in modi diversi.

La mia percezione è che in qualche misura la risposta sia sì a tutte e tre le domande, ma non in tutte le situazioni e per tutti. Mi sembra che la risposta sarà determinata in gran parte delle circostanze individuali delle famiglie e delle chiese coinvolte. Trovo difficile dare una netta risposta affermativa mentre allo stesso tempo è in molti modi evidente che la situazione attuale costituisca effettivamente una circostanza speciale.

Se a queste domande rispondiamo con un no, allora i genitori cristiani dovranno semplicemente lottare per provvedere ai loro figli un’istruzione cristiana mediante scuole private a pagamento o la scuola genitoriale, e la chiesa interverrebbe col proprio aiuto solo dove ci siano povertà e disagio. Se rispondiamo con un sì, allora la comunità cristiana avrà molte opzioni in più. Il finanziamento dell’istruzione cristiana sarebbe considerato un utilizzo legittimo di denaro della decima da parte di chiese e individui, e in questo modo scuole finanziate e operate dalla chiesa, e scuole cristiane indipendenti sostenute della decima, insieme a scuole a pagamento e all’istruzione genitoriale, diventerebbero un’alternativa al sistema statale. Verosimilmente questo risulterebbe in una maggiore partecipazione nella scolarizzazione cristiana di quanto avverrebbe diversamente e non solo per ragioni finanziarie — il senso di sicurezza nei numeri è un fattore psicologico reale per molti che non sono pionieri per natura e che pertanto esiterebbero a lanciarsi in proprio nella scuole genitoriale per esempio.

Qui bisognerebbe probabilmente osservare che come le scuole operate dalla chiesa, le scuole cristiane private che fanno affidamento su donazioni per mantenersi operative hanno effettivamente risposto affermativamente a questa domanda, visto che queste scuole non sono finanziate solo dalle rette e da donazioni dei genitori — che tipicamente fanno introitare circa la metà dei finanziamenti necessari — ma dall’utilizzo di denaro proveniente dalla decima, che deve essere usato per il ministero cristiano, e da donazioni da parte di coloro i quali ritengono la scuola una causa meritevole del loro sostegno.

Se si decida che le attuali circostanze costituiscano effettivamente una situazione speciale per genitori cristiani è importante vedere che questa è una situazione temporanea e attivarsi per cambiare queste circostanze il più presto possibile. Scuole finanziate e operate dalla chiesa dovrebbero probabilmente sforzarsi di diventare il più presto possibile scuole private che operano indipendentemente dal finanziamento e dal controllo della chiesa.

Opportunità missionarie

Alla luce del rapido deterioramento dell’educazione statale, tanto in termini di standard accademico che di disciplina, l’attuale situazione presenta alla chiesa un importante territorio di missione e un’opportunità per raggiungere non-credenti e i loro figli attraverso scuole cristiane, e queste opportunità assai probabilmente aumenterà in modo significativo nel prevedibile futuro. Le chiese e le opere di carità cristiane dovrebbero seriamente considerare le opportunità missionarie del provvedimento di istruzione cristiana. L’istruzione dei figli di non-credenti comunque non dovrebbe essere sussidiata dalla decima o da fondi della chiesa a meno che che si sia in presenza di genuina povertà, e a quel punto, tali provvedimenti che siano fatti dalla chiesa dovrebbero essere legati ad un accordo con chi riceve l’aiuto che attenderanno le funzioni della chiesa coi loro figli. Questa cosa può essere più difficile da attuare quando le scuole in capo alle chiese siano finanziate in parte dalle rette e parte da sussidi provenienti da denaro della chiesa. Dove sia così, i posti a scuola dovrebbero essere offerti prima di tutto a genitori cristiani e poi, se ci siano posti disponibili, a non credenti che desiderino che i loro figli attendano quella scuola; ma di nuovo dovrebbero esserci delle stipulazioni che genitori e figli vengano in chiesa.

Ove genitori non-credenti siano pronti a pagare in toto le rette questa stipulazione che concerne la frequenza in chiesa potrebbe non essere possibile o consigliabile, benché i genitori non-credenti possono comunque essere incoraggiati a frequentare. Tali genitori manderebbero i loro figli alla scuola cristiana perché si sono resi conto che l’istruzione statale sta andando in pezzi e non è in grado di fornire un’istruzione decente ai loro figli. Apprezzano la qualità dell’istruzione fornita dalle scuole cristiane malgrado la loro miscredenza. Questa è una situazione in cui il pragmatismo dei non-credenti può portare alla chiesa un vantaggio missionario perché i loro figli, frequentando le scuole cristiane entreranno nel campo di gravità della visione cristiana del mondo e questo porterà frutto in qualche misura a dispetto dell’ateismo dei loro genitori.

Ove una scuola cristiana indipendente offra prestiti o borse di studio a non-credenti dovrebbe naturalmente richiedere la frequenza in chiesa da parte di genitori e figli. Se un prestito o una borsa di studio sia fornita dalla chiesa ad una scuola indipendente questa clausola sarebbe comunque applicabile.

(4) Il ruolo primario della chiesa nell’istruzione

Infine, sono necessarie due parole circa il ruolo della chiesa nell’insegnamento della parola di Dio alla congregazione. Insegnare ed incoraggiare i propri membri a cominciare la ricostruzione cristiana della nostra società in tutti gli ambiti di vita è parte della responsabilità e del ministero della chiesa. Qualsiasi decisione si prenda sul ruolo della chiesa nell’istruzione, sulla validità delle scuole appartenenti alla chiesa e scuole indipendenti finanziate dalla decima, in contrapposizione a scuole private a pagamento, è chiaro che l’istruzione è oggi il principale campo di battaglia del cristiano contro l’umanesimo, e perciò è di vitale importanza che la chiesa riconosca e compia la propria responsabilità di predicare la necessità dell’educazione cristiana e istruisca i propri membri della loro responsabilità davanti a Dio di educare i loro figli in modo coerente col patto sotto il quale sono stati redenti. E la chiesa deve incoraggiare e sostenere quelli che già hanno cominciato il compito, sia in scuole cristiane private sia in casa.

Sfortunatamente, anziché ricevere sostegno e incoraggiamento, molti che perseguono un’istruzione cristiana per i propri figli sono ostracizzati dalla congregazione, in modo particolare in chiese Riformate ed evangelicali, e criticati sia dai ministri che dagli altri membri della chiesa. Che accadano queste cose è una scandalosa accusa al ministero delle chiesa. I ministri che si comportano in questo modo dovrebbero prendere in considerazione l’avvertimento della Scrittura: “Maledetto colui che compie l’opera dell’Eterno fiaccamente” (Gr. 48:10).

La chiesa, e in particolare i conduttori nella chiesa, dovrebbero sostenere ed incoraggiare l’istruzione cristiana, In particolare, dovrebbe essere reso chiaro dal pulpito che l’istruzione statale, l’istruzione pubblica atea, non è un’opzione per genitori cristiani e che mandare i propri figli in tali istituzioni è un rinnegamento della fede e tradimento contro Dio. La chiesa, perciò, dovrebbe promuovere attivamente la filosofia a la pratica cristiana dell’istruzione quale solo modo valido ed obbediente per i genitori cristiani di istruire i propri figli nella fede. Questo deve essere il costante insegnamento della chiesa, che sia in una situazione missionaria oppure no, perché che i nostri figli debbano essere allevati ed educati nella disciplina e istruzione della fede cristiana è un principio permanente. È della massima importanza che la chiesa ricordi ai cristiani le loro responsabilità e li incoraggi costantemente alla fedeltà in quest’ambito.

Il ruolo primario della chiesa nell’istruzione perciò, è svolto mediante il suo ministero dell’insegnamento della parola di Dio. Solo quando la chiesa comincia a compiere la propria vocazione data-da- Dio d’insegnare ai propri membri il loro dovere in quest’ambito cominceremo a vedere un cambiamento significativo nella pratica della comunità cristiana in generale. Fino a quel momento la pratica dell’istruzione cristiana rimarrà l’attività di poche persone dedicate e con uno spirito pionieristico e la motivazione di salpare nel mare di un mondo ostile contro la corrente di una chiesa apostata. Per i pochi che lo fanno, comunque, il residuo dei fedeli, c’è la certezza della vittoria finale malgrado le difficoltà dell’attuale burrasca. Una tale fede è quella che vince il mondo contro ogni probabilità (1 Gv. 5:4).

Conclusione

Il nostro obbiettivo deve essere lavorare per stabilire la situazione normale descritta sopra mentre allo stesso tempo riconosciamo che la realtà della situazione presente può richiedere misure speciali per mettere i genitori cristiani in grado di provvedere una pia istruzione per i loro figli. Stabilire scuole appartenenti alla chiesa e scuole cristiane indipendenti sostenute dalla decima può aiutare ad andare verso un cambiamento nella forma complessiva del provvedimento d’istruzione tra i cristiani — e probabilmente anche tra i non-cristiani nel prossimo futuro — che è più coerente con principi e criteri biblici. Che nascano oppure no scuole di chiesa o scuole finanziate con la decima il nostro obbiettivo deve essere quello di stabilire una filosofia e una pratica cristiana dell’istruzione e renderla disponibile il più ampiamente possibile. Prima che possa avvenire, comunque, la chiesa, e in particolare la sua leadership, deve cambiare atteggiamento e i ministri devono cominciare ad insegnare alla loro congregazione la necessità dell’istruzione cristiana. Con dedizione, motivazione e fede in Dio, al quale appartiene il lavoro in cui siamo impegnati, possiamo confidare che preverremo perché la Scrittura ci dice che viene il tempo in cui “La conoscenza del Signore riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare” (Is. 11:9).

 

Note:

1 Come parte del suo ministero della parola, comunque, la chiesa deve formare leader di chiesa e ministri, e istituti teologici e centri di formazione diretti dalla chiesa dedicati a questo scopo sono più che legittimi in principio — benché, se quelli del tipo esistente oggi in Inghilterra siano validi esempi di questo principio è un’altra questione. Nella formazione di ministri c’è solo un certo ammontare che possa essere effettivamente fatto nell’ambiente del seminario teologico, e forse oggi viene posta troppa enfasi sul sistema degli istituti per la formazione di ministri che in molti casi risulta in chiese condotte da accademici scollegati dal mondo reale e incapaci di ministrare ai bisogni della chiesa nel mondo d’oggi. Il sistema dei seminari di teologia tende anche a coltivare un irrealistico ethos di pietismo che separa i ministri dalla gente comune e questo rende sicuramente conto sia per molti dei problemi che i ministri affrontano oggi nel dirigere chiese, quanto per le loro incapacità di relazionarsi con la gente in modo terra-terra. Tuttavia, l’istruzione teologica è assolutamente necessaria per chi sia coinvolto nel ministero e nella guida della chiesa e questo può essere provveduto, tra gli altri modi, in istituti diretti operati dalla chiesa — benché non può sfuggire che molti che oggi attendono i seminari teologici sembrano acquisire molto poco che si possa definire una corretta educazione teologica. In principio, però, istituti operati dalla chiesa sono parte legittima e continua del ministero della chiesa in circostanze normali.
2 In contrasto con questo, scuole a pagamento e scuole di chiese nell’Inghilterra del XIX Secolo, prima dell’Education Act del 1870, provvedevano alla nazione un’istruzione che perfino la classe operaia poteva permettersi e che era, in termini di quantità e qualità, sopra la media anche per il metro di oggi, vedi E. G. West: Education and the Industrial Revolution; London and Sydney: B T. Batsford Ltd.. 1975, Capitoli 3 e 4.


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