B. Valutazione confessionale

Uno degli argomenti storici principali per la teologia 2K è che si tratta di un “recupero” del Calvinismo storico di Calvino e dell’ortodossia riformata. Se è Calvinismo storico, allora ci aspetteremmo che questo si rifletta nelle Confessioni Riformate del XVI e XVII secolo. È interessante notare che la maggior parte dei riferimenti confessionali nella presentazione di VanDrunen provengono dalla Confessione di fede di Westminster del 1647, con scarso riferimento alla teologia riformata continentale [europea] degli anni precedenti. È significativo che le teorie della legge naturale e dei due regni non siano mai state incorporate in alcun documento confessionale riformato.

Secondo VanDrunen, i precedenti credo dei riformatori non sono citati come prove a causa della sua ipotesi che la Confessione di fede di Westminster sia un documento adulto, a differenza delle formulazioni di credo immature delle confessioni del XVI secolo. Questa interpretazione è altamente problematica. In effetti, potremmo sostenere che gran parte della teologia 2K contraddice i precedenti credi riformati, se non parte della stessa WCF.

È quindi necessario considerare le parti pertinenti delle confessioni riformate per verificare le tesi storiche di VanDrunen rispetto a dottrine chiave. La nostra presentazione sarà breve; ci interessa solo l’accuratezza storica dell’affermazione di VanDrunen secondo cui il neo-calvinismo è uno sviluppo recente del pensiero riformato. Va anche affermato che per quanto riguarda la storia dei credo e confessioni, gli storici di 2K si impegnano in una non piccola attività di selezione, anche esponendosi all’accusa di buttare la parte più cospicua dei credi riformati nel proverbiale e conveniente “buco nero della memoria”.

L’unità della Persona di Cristo

La cristologia 2K è o non è in sintonia con Heidelberg e altri credi riformati? Non siamo a conoscenza di alcun credo riformato che enunci la cristologia 2K così come è delineata oggi. Ad esempio, la Confessione Belga e la Confessione di Fede di Westminster non ci incoraggiano in alcun modo a pensare in termini 2K. Dichiarano semplicemente che Cristo ascende al cielo e siede alla destra di Dio per governare la sua chiesa e tutte le cose. Non c’è dualità nella persona interiore di Cristo o nel modo in cui governa, ma piuttosto un accordo con le chiare affermazioni di credo basate su quelle enunciate nei credi niceno e atanasiano. Sono d’accordo con Calcedonia (451 d.C.) riguardo alle due nature di Cristo, che dovremmo evitare l’errore: “senza dividerle in due categorie separate (adiairetos), senza metterle in contrasto secondo l’area o la funzione (achoristos)” [1]. Il La dottrina 2K presenta una cristologia confusa e difettosa e quindi rivela un errore di fondo.

Il Catechismo di Heidelberg chiede nella domanda 50: “Perché s’aggiunge che ‘siede alla destra di Dio’?” Risposta: “Perché Cristo è appunto asceso al cielo per mostrarvisi come capo della sua chiesa cristiana, a mezzo del quale il Padre governa tutte le cose” (corsivo aggiunto). Chiede anche: “Ma in questo modo non si vengono a separare l’una dall’altra le due nature di Cristo, se non c’è la sua umanità dovunque ci sia la divinità?” Risposta: “In nessun modo. Poiché, infatti, la sua divinità è incomprensibilmente e dovunque presente, ne deve conseguire che essa sussista indipendentemente dall’umanità che ha assunta; e che si trova pur nondimeno anche in questa, e le rimane personalmente unita” (HC D.48). Con questo la Confessione di Westminster concorda: “Cristo, nella sua opera di mediatore, agisce secondo entrambe le sue nature, ognuna delle quali opera ciò che le è proprio …” (cap. 8. 7).

Allo stesso modo la Confessione Belga riguardo a “L’unione e la distinzione delle due nature nella persona di Cristo” insegna così:

Noi crediamo che mediante questa concezione la persona del Figlio è stata unita e congiunta inseparabilmente con la natura umana, in un modo tale che non vi sono affatto due Figli di Dio né due persone, ma due nature unite in una sola persona, ciascuna delle due nature ritenendo le sue proprietà distinte. …Ma queste due nature sono a tal punto unite insieme in una persona, che esse non sono state separate neppure dalla sua morte. … ma tuttavia la natura divina rimase sempre unita a quella umana … (Art. 19).

La posizione di re [kingship] di Gesù Cristo

Riguardo al triplice ufficio di Cristo, notiamo che le confessioni Riformate sottolineano l’unica Regalità di Cristo sul suo regno. Il Credo niceno descrive un solo regno di Cristo, “[egli] siede alla destra del Padre; e verrà di nuovo, con gloria, per giudicare i vivi e i morti; il cui regno non avrà fine”.

Il Catechismo di Heidelberg descrive la regalità di Cristo come segue: “Perché s’aggiunge: ‘E siede alla destra di Dio’?” “Perché Cristo è appunto asceso al cielo per mostrarvisi come capo della sua chiesa cristiana, a mezzo del quale il Padre governa tutte le cose” (D.50). Si noti il riferimento a “tutte le cose” come parte del suo unico governo. Nella preghiera del Signore, dove potremmo aspettarci di vedere un’enfasi 2K, c’è piuttosto un’enfasi sull’unità e l’universalità dell’unico regno di Cristo. “Qual è la petizione successiva?” “‘Venga il tuo regno’, cioè governaci mediante la tua Parola e il tuo Spirito, in modo che ci sottomettiamo sempre più a te; preserva e accresci la Tua Chiesa; sovverti le opere del diavolo, ogni potenza che si eleva contro di te, ed ogni malvagio consiglio escogitato contro la tua santa parola, finché si manifesti quaggiù la pienezza del tuo regno, quando tu sarai tutto in tutti ” (D.123 ).

La legge morale e la Rivelazione Generale

Le confessioni riformate dicono poco o nulla sull’idea di “legge naturale”. Questo è strano se fosse davvero vero che questo è un insegnamento della tradizione riformata importante ma perduto. Uno degli scopi delle nostre confessioni è ricordarci gli insegnamenti centrali della fede riformata. Stando così le cose, l’enfasi delle confessioni è sempre sulla legge morale di Dio e mai sulla legge naturale.

La Confessione di Westminster parla di una legge divinamente rivelata ad Adamo che è definita non come “legge naturale” ma come un Patto di Opere: “Dio diede ad Adamo una legge contenuta in un patto d’opere, per la quale vincolò lui e tutta la sua posterità ad un’obbedienza personale, integrale, rigorosa e perpetua, con una promessa di vita se vi avessero adempiuto ed una minaccia di morte se l’avessero violata. Contemporaneamente ha dato ad Adamo la forza e la capacità di adempiervi” (cap. 19,”Della legge di Dio”). C’è continuità tra la legge data alla Creazione e la successiva rivelazione morale (cap. 2). “Questa legge, dopo la sua caduta, continua a rappresentare una perfetta regola di giustizia e, come tale, fu data da Dio sul monte Sinai, nei dieci comandamenti, e scritta su due tavole: i primi quattro comandamenti contengono il nostro dovere verso Dio; e gli altri sei, il nostro dovere verso l’uomo”. Questa legge, non un’altra, lega tutti gli uomini, non solo i membri di un “regno redentivo”. Di nuovo, “La legge morale vincola tutti, giustificati o no, alla sua obbedienza; e non soltanto in considerazione del suo contenuto, ma anche per rispetto all’autorità di Dio Creatore che l’ha data. Cristo, nel Vangelo, non annulla in alcun modo questa legge, anzi, rafforza notevolmente il nostro obbligo di osservarla” (cap. 5, enfasi aggiunta).

La Seconda Confessione Elvetica parla della “legge della Natura” che “un tempo fu scritta nel cuore degli uomini dal dito di Dio” (Romani 2:15), poi con quello stesso dito dito fu incisa nelle “due Tavole di Mosè ”(Cap. 12), ma non dice nulla sulla “legge di Natura” come guida autorevole per il “regno comune”, cioè il regno occupato da credenti e non credenti al di fuori della Chiesa.

L’uomo nella caduta ha perso una corretta comprensione e uso della legge della coscienza scritta nella creazione. Dice la Confessione Belga: “Ed essendo divenuto malvagio, perverso, corrotto in tutte le sue vie, ha perduto tutti i suoi doni eccellenti che aveva ricevuto da Dio, non essendone rimaste in lui che piccole tracce, che sono sufficienti per rendere l’uomo inescusabile, dato che tutto ciò che è luce in noi è convertito in tenebre …” (Art.14).

I Canoni di Dort (1618) parlano anche della questione dell’insufficienza della legge naturale a causa del peccato che oscura la rivelazione generale. Articolo IV. 3. 4 parla di “barlumi di comprensione naturale” che rimangono nei peccatori caduti, “È vero che, dopo la caduta, ha continuato a esservi nell’uomo un qualche lume naturale, grazie al quale egli conserva ancora una certa conoscenza di Dio e delle cose naturali, discerne fra ciò che è onesto e disonesto e dimostra di avere qualche conoscenza e cura della virtù e della disciplina esteriore. Ma è ben lungi dal poter giungere, mediante questo lume naturale, alla conoscenza salutare di Dio e alla conversione a lui, che anzi non ne usa rettamente neppure nelle cose naturali e civili … ” (enfasi aggiunta) [2].

La nostra conclusione: sebbene vi sia un riferimento alla “legge di natura” nei primi credi riformati, non vi si fa appello come a standard per l’obbedienza e la cooperazione reciproca nel “regno comune”. Piuttosto, è presentata come un criterio per il giudizio dell’uomo davanti al santo tribunale di Dio.

In forte contrasto, il Catechismo della Chiesa Cattolica dice molto sulla legge naturale:

L’uomo partecipa alla saggezza e alla bontà del Creatore che gli conferisce la padronanza sui suoi atti e la capacità di dirigersi verso la verità e il bene. La legge naturale esprime il senso morale originale che permette all’uomo di discernere, per mezzo della ragione il bene e il male, la verità e la menzogna (sez. 1954). Presente nel cuore di ogni uomo e stabilita dalla ragione, la legge naturale è universale nei suoi precetti e la sua autorità si estende a tutti gli uomini. Esprime la dignità della persona e pone la base dei suoi diritti e doveri fondamentali (sez. 1956). Opera molto buona del Creatore, la legge naturale fornisce i solidi fondamenti su cui l’uomo può costruire l’edificio delle regole morali che guideranno le sue scelte. Essa pone anche il fondamento morale indispensabile costruire la comunità degli uomini. Procura infine, il fondamento necessario alla legge civile la quale ad essa si riallaccia sia con la riflessione che trae le conseguenze dai principi della legge naturale, sia con aggiunte di natura positiva e giuridica. (sez. 1959) [3].

Buone opere in unione con Cristo

Un punto sottolineato nella teologia riformata sono le buone opere del credente. Ma nella teologia 2K c’è una notevole omissione di una seria discussione sulla santificazione e sulle buone opere, in linea con la sua tendenza luterana. Perché si nega l’attuale responsabilità dei credenti di compiere opere di bene culturale e sociale? È un fallimento nel comprendere la dottrina riformata della santificazione e il ruolo appropriato delle buone opere nella vita cristiana.

Nel Catechismo di Heidelberg vediamo un’enfasi sull’ampio significato di queste opere cristiane per la cultura nel suo insieme e che il lavoro forense di Cristo non annulla la nostra obbedienza alla volontà rivelata di Dio: D. 86. “Poiché siamo liberati dalla nostra miseria dalla grazia di Cristo, senza alcun merito da parte nostra, perché dobbiamo compiere ancora delle opere buone?” R. “Perché, dopo averci riscattati con il suo sangue, Cristo ci rinnova con il suo Santo Spirito a sua immagine, affinché ci mostriamo riconoscenti verso Dio per i suoi benefici con tutta la nostra vita e lo glorifichiamo: Inoltre, affinché anche noi siamo assicurati della nostra fede mediante i frutti che essa porta e affinché con la santità della nostra condotta conquistiamo il nostro prossimo a Cristo” (D. 86, enfasi aggiunta).

La Confessione Belga collega chiaramente la santificazione e le buone opere quando afferma: “Noi crediamo che questa vera fede, essendo generata nell’uomo per mezzo dell’ascolto della Parola di Dio e per l’operazione dello Spirito Santo, lo rigenera, e lo fa un uomo nuovo, facendolo vivere di una nuova vita, liberandolo dalla servitù del peccato. Dunque è un così grande errore che questa fede giustificante raffreddi gli uomini nel vivere bene e santamente che, tutto al contrario, senza di essa non farebbero mai nulla per amore di Dio, ma solamente per amore di se stessi, temendo di essere condannati. È dunque impossibile che questa santa fede sia oziosa nell’uomo, dato che noi non parliamo affatto della fede vana, ma di quella che la Scrittura chiama fede operante per mezzo della carità (Galati 5: 6), la quale induce l’uomo ad esercitarsi nelle opere che Dio ha comandato per mezzo della sua Parola. (Art. 24).

Con questo concorda la Confessione di Fede di Westminster: “Queste buone opere, compiute in ubbidienza ai comandamenti di Dio, sono frutto ed evidenza di una fede vivente e vera e, attraverso di esse, i fedeli manifestano la loro gratitudine [verso Dio], rafforzano [in loro] la certezza della loro salvezza, edificano i loro fratelli, adornano la professione dell’Evangelo, turano la bocca agli avversari e glorificano Dio, di cui sono fattura, essendo stati creati in Cristo Gesù [proprio] per questo, in modo che, avendo per frutto la loro santificazione, essi raggiungano il fine della vita eterna. (cap. 16, 2 “Delle buone opere”).

Diversi sostenitori di 2K hanno affermato che le azioni di credenti e non credenti sono le stesse. Il Catechismo di Heidelberg descrive le vere opere buone come distintamente cristiane: “Solo quelle che procedono da una vera fede, che sono fatte secondo la legge di Dio e per la sua gloria e non quelle che facciamo di testa nostra (sulla nostra propria opinione) o che si basano su leggi umane (precetti inventati dall’uomo). (D.91).

La Confessione di Westminster è in Complera armonia con questo: “Le opere compiute da coloro che non sono rigenerati, benché possano essere per il loro contenuto [materia] cose che Dio comanda [conformi al precetto divino] e proficue [utili] sia per loro stessi che per gli altri, non procedendo da un cuore purificato dalla fede, e non essendo compiute, né in maniera giusta, secondo la Parola, né per un giusto fine, la gloria di Dio, sono perciò peccaminose e non possono piacere a Dio o far sì che l’uomo possa ricevere la grazia da Dio; e tuttavia il fatto di trascurarle è ancora più peccaminoso e dispiace ancora di più a Dio (16.7).

Concludiamo che le confessioni riformate affermano l’autentico insegnamento calvinista, mentre la teologia 2K è simile al luteranesimo sulla santificazione e sulle buone opere.

La dottrina del governo civile

Le confessioni riformate assegnano anche un posto importante al magistrato civile che semplicemente manca nella teologia 2K. Perché l’omissione? Le citazioni seguenti mostrano che i padri riformati sostenevano una profonda testimonianza di un governo civile tipicamente cristiano, e questo dovrebbe essere un modello per noi oggi.

I sessantasette articoli di Zwingli del 1523 insegnano che “il potere temporale … ha potere e conferma nella dottrina e nell’opera di Cristo” (Art. 35). Inoltre, quando i magistrati civili “sono infedeli e non agiscono secondo la regola di Cristo, possono essere deposti nel nome di Dio”.

La Confessione di Ginevra del 1536 è delineata da Giovanni Calvino e riflette i principi evangelici dell’edizione del 1536 delle sue Istituzioni. Qui Calvino parla di re e principi “come anche altri magistrati e ufficiali, essere una cosa santa …”. Parla anche di tali ufficiali come servire Dio e seguire “una vocazione cristiana” (Art. 21) [4].

La prima confessione elvetica del 1536 dichiara che il magistrato civile ha la responsabilità di punire e sradicare la bestemmia “e di esercitare tutta la diligenza possibile per promuovere e mettere in atto ciò che un ministro della Chiesa e un predicatore del Vangelo insegna e stabilisce dalla Parola di Dio”. Inoltre, un governo utilizzerà “ogni sforzo affinché la pura parola di Dio sia fedelmente proclamata alla congregazione”. “Inoltre, un governo dovrebbe governare il popolo secondo leggi giuste e divine” (Art. 26). Queste dichiarazioni sono riportate in calce da Esodo 18:13 s; Isaia 10: 1s .; Romani 13: 5 s.; Matteo. 17:24; 22:21; Atti 4:19; Atti 5:29.

La Confessione scozzese del 1560 dichiara che “la conservazione e la purificazione della religione è in particolare dovere di re, principi, governanti e magistrati. Non solo sono nominati per il governo civile, ma anche per mantenere la pura religione e per sopprimere ogni idolatria e superstizione …” (Art. 24).

La prima confessione di Basilea del 1534 afferma che “ogni governo cristiano con il quale desideriamo essere annoverati, dovrebbe fare tutto quanto in suo potere per vedere che il nome di Dio sia santificato tra i suoi sudditi, il regno di Dio esteso e la sua volontà osservata dall’assidua estirpazione di reati” (art. 8).

La seconda confessione elvetica del 1566 insegna che i migliori magistrati sono amici e persino membri della Chiesa, che avvantaggiano la Chiesa e la assistono “meglio di tutti”. Il magistrato deve essere “veramente timorato di Dio e religioso, vale a dire, secondo l’esempio dei santissimi re e principi del popolo del Signore, promuove la predicazione della verità e la fede sincera, sradica menzogne e ogni superstizione, insieme a ogni empietà e idolatria, e difende la Chiesa di Dio. Certamente insegniamo che la cura della religione appartiene soprattutto al santo magistrato”. La Confessione ingiunge inoltre al magistrato di “governare il popolo a lui affidato da Dio con buone leggi fatte secondo la Parola di Dio” (Art. 30).

Anche la Confessione belga del 1561 (non modificata) fa eco alle stesse dottrine enunciate nei credi sopra citati. Si suppone che i magistrati “proteggano il sacro ministero, e quindi possano rimuovere e prevenire ogni idolatria e falsa adorazione; affinché il regno dell’anticristo possa essere così distrutto e il regno di Cristo promosso. Devono quindi sostenere la predicazione del Vangelo ovunque …” (Art. 36).

Il Catechismo di Heidelberg parla del magistrato civile come avente il diritto divino di impugnare la spada, soprattutto per omicidio. Sebbene non affronti formalmente il criterio che il magistrato debba impiegare nel prendere decisioni e codificare le leggi, non prende mai in considerazione il concetto di legge naturale o legge di natura. In effetti, dobbiamo ricordare a noi stessi che il Catechismo era in un certo senso un “documento del governo”, concepito e nato dal principe Federico III, il sovrano del Palatinato, che era uno dei suoi revisori teologici e autori secondari. Il fatto che sia stato lo sforzo congiunto del magistrato cristiano e della Chiesa nella produzione del Catechismo di Heidelberg significa che la teologia 2K non era una forza trainante in alcun modo o forma. Come avrebbe potuto esserlo quando il DNA del magistrato civile è stato “spalmato” sulle sue pagine? Parlando come magistrato civile cristiano, Federico III si riferì persino al Catechismo di Heidelberg come “il mio catechismo” [5]. Usando la logica e la terminologia 2K, il Catechismo di Heidelberg è nato per “l’eresia del Costantinismo”.

Per quanto riguarda la Confessione di fede di Westminster, i teologi di 2K non danno abbastanza peso al fatto che l’originale WCF del 1647 concedeva al magistrato civile il potere “di convocare sinodi, di parteciparvi e far sì che tutto ciò che essi emanano [trattano] corrisponda alla mente di Dio” (Art. 33. 3). Inoltre, la Confessione originale non modificata richiedeva che il magistrato “preservasse unità e tranquillità nella Chiesa, mantenesse [custodisse] pura ed integra la verità di Dio, sopprimesse ogni sorta di bestemmia e di eresie, prevenisse e riformasse ogni corruzione ed abuso nel culto e nella disciplina, far si che fossero debitamente stabilite, amministrate e rispettate tutti le ordinanze di Dio” (Art. 23).

È chiaro, quantomeno, che il magistrato aveva una responsabilità cristiana. I teologi di 2K dichiareranno che la Confessione di Westminster è stata il prodotto di un pensiero più maturo rispetto alle precedenti confessioni riformate, ma non sottolineano che la revisione della Confessione nelle chiese americane non è iniziata fino ad almeno 140 anni dalla sua prima adozione nell’agosto del 1647.

Con la presente non stiamo sostenendo che il magistrato civile abbia il diritto di intromettersi negli affari spirituali della Chiesa, ma solo per mostrare che le prime confessioni riformate affermano che il governo civile dovrebbe essere cristiano.

In contrasto con la visione 2K di un “regno comune”: (1) Le Confessioni Riformate parlano di un “governo cristiano”, che è in conflitto con l’interpretazione del regno comune dei teologi 2K. Le confessioni insegnano che il “regno comune” non dovrebbe essere comune, ma distintamente “cristiano”. (2) L’ufficio del magistrato civile è presentato come un ufficio “santo”. Ciò è in conflitto con la visione 2K che presenta un dualismo tra sacro e profano. (3) Ci viene detto che i cristiani sono i magistrati migliori, talché i i cristiani sono i più idonei a governare come magistrati. Non solo i cristiani che sono magistrati, ma i magistrati cristiani sono ritenuti i più idonei a governare perché promulgheranno leggi che saranno distintamente cristiane. (4) Sentiamo le confessioni che dicono che lo Stato dovrebbe obbedire a entrambe le tavole della legge di Dio. Questo è un riferimento inequivocabile alla legge scritta di Dio, non alla legge naturale. (5) Entrambe le tavole della legge sono esaltate come standard del governo civile, compreso il comando di legiferare contro l’idolatria e la blasfemia e per proteggere la vera religione. Questo è un importante allontanamento dalla teologia 2K.

La nostra rassegna delle confessioni riformate ci permette di concludere che la teologia 2K è incompatibile con la teologia storica riformata.

Note:

1 John H. Leith, Creeds of the Churches (Richmond: John Knox Press, 1973), 36.

2 L’originale in latino dice: “Residuum quidem est post lapsum in homine lumen aliquod naturæ…” Che è stato tradotto da alcuni con “barlumi di luce naturale” mentre la versione RCUS dice: “barlumi di comprensione naturale.”

3 “La legge morale naturale” in Catechismo della Chiesa Cattolica Church (Editrice Vaticana, 2003), sezioni indicate sopra.

4 Calvin’s theology is the source of statements in the Heidelberg Catechism Q25 and 31, the Belgic Confession Art. 36, and the Canons of Dort, III.4.4.

5 Nella sua prefazione al Catechismo (1563), Federico pregò che: “…Piacerà a Dio onnipotente concedere la riforma anche della morale pubblica e privata, e benessere temporale ed eterno”. Heidelberg Catechism: 450th Anniversary Edition (The Reformed Church in the U.S., 2014), 16.


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