15. Appendice

1. I figli di Lea

 

Affinché non ci sia alcun malinteso, è forse meglio notare che, benché i figli di Lea non furono mai amati da Giacobbe nella stessa maniera dei figli di Rachele, non significa che fossero dei reprobi, e l’analogia è travisata se questa sia la conclusione. Furono figli della moglie non amata; dimostrarono nella loro vita la spaccatura tra Giacobbe e Lea. Giacobbe era sospettoso di loro fino a quando andò in Egitto, e le sue parole da morente riflettono la mancanza di stima per alcuni di loro. Alcuno possono essere stati reprobi, altri no; questo non è nostro interesse.

Il punto dell’analogia è questo: proprio come Giacobbe senza volerlo abbracciò una sposa che non era di sua scelta con infelici conseguenze, dei pensatori cristiani di buone intenzioni hanno senza saperlo ragionato su premesse che hanno assunto essere cristiane. Non erano consci che la loro Rachele era Lea. Agostino, un pensatore cristiano veramente grande, nondimeno introdusse filoni alieni nel pensiero cristiano ragionando a volte da presupposti greci anziché cristiani, senza rendersi conto della propria incoerenza. E rimane una tentazione costante in ogni generazione usare presupposti comuni e non-cristiani senza un’attenzione al fatto che  questi contraddicono i presupposti cristiani. Inoltre, l’analogia va oltre additando il consapevole e perverso abbracciare Lea e l’insistenza che ella è Rachele. Alcuni pensatori contemporanei tentano auto-consapevolmente di ragionare da premesse non-cristiane e insistono che queste sono identiche ai presupposti cristiani o che comunque possono condurre a conclusioni cristiano-teiste. Abbracciano Lea e la chiamano Rachele. Essi postulano, per esempio, il Dio dell’esistenzialismo e insistono che è il Dio di Abrahamo, di Isacco e di Giacobbe.


Altri Libri che potrebbero interessarti