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Perciò il beato Mosè dell’antichità ordinò la grande festa della Pasqua, e comandò che noi la celebrassimo perché Faraone era stato ucciso, e il popolo era stato liberato dalla schiavitù. Poiché a quei tempi, specialmente quando coloro i quali tiranneggiavano sul popolo erano stati uccisi, avveniva che in Giudea fossero osservate delle festività e delle ricorrenze temporali.
Ora però che il diavolo, quel tiranno contro tutto il mondo, è stato ucciso, noi non ci accostiamo ad una festa temporale, miei cari, ma ad una eterna e celeste. Non con ombre la presentiamo noi, ma veniamo ad essa in verità. Infatti essi essendosi saziati con la carne di un agnello muto, compirono la festa, e avendo unto gli stipiti delle loro porte col sangue, implorarono soccorso contro il distruttore. Ma ora noi, che mangiamo la Parola del Padre, e abbiamo gli stipiti del nostro cuore sigillati col sangue del Nuovo Testamento, riconosciamo la grazia dataci dal Salvatore, il Quale disse: “Ecco, vi ho dato di calpestare serpenti e scorpioni, e su tutta la potenza del nemico” [Lu. 10:19]. Poiché la morte non regna più; ma al posto della morte di qui in poi è vita, poiché nostro Signore ha detto: “Io sono la vita”[Gv. 14:6]; talché ogni cosa è ripiena di gioia e allegrezza; com’è scritto: “Il Signore regna, gioisca la terra” [Sl. 97:1].

Atanasio: Lettere [iv]  

 

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LA BESTIA E IL FALSO PROFETA (Apocalisse 13)

Il libro di Rivelazione è un documento pattizio. È una profezia, come le profezie del Vecchio Testamento. Ciò significa che non ha l’obbiettivo di fare “predizioni” di eventi stupefacenti per se. In quanto profezia il suo punto focale è redentivo ed etico. Il suo interesse è nel Patto. Non c’è nessuna possibilità che gli autori biblici avrebbero pensato che fosse importante profetizzare di elicotteri Cobra (che saranno resi obsoleti dai “Blue Thunder”), o dai personal computer, o dalla gomma da masticare o dalle navette spaziali. Né sarebbero stati interessati a predire il futuro degli Stati Uniti d’America, dell’Unione Sovietica, o del Gran Ducato di Lussemburgo. Il punto non è che queste cose siano poco importanti (in gradi variabili), o che i cristiani “spirituali” non dovrebbero essere interessati ad ogni area di vita; dovremmo. Ma il punto è che la bibbia è la rivelazione di Dio riguardo al suo patto col suo popolo. Non è stata scritta per soddisfare la nostra curiosità circa il Mercato Comune o il Tasso d’Interesse. È stata scritta per mostrare ciò che Dio ha fatto per salvare il suo popolo e glorificare se stesso per mezzo loro.

Perciò, anche quando Dio parla dell’Impero romano nel libro di Apocalisse, il suo scopo non è di fornirci eccitanti spezzoni di notizie su come si viveva a corte di Nerone. Egli parla di Roma solo in relazione al Patto e alla storia della redenzione. L’Impero Romano non è visto nei termini di se stesso, ma solamente nei termini di 1) la Terra (Israele), e 2) la Chiesa.

La Bestia che Sale dal Mare

L’Impero Romano è simboleggiato in Apocalisse come un famelico, feroce, animale selvatico e sotto la Maledizione. Giovanni dice che la sua sembianza era come un leopardo, un orso e un leone (Ap. 13:2) – gli stessi animali usati per descrivere i primi tre dei quattro grandi imperi mondiali in Daniele 7: 1-6 (Babilonia, Medo-Persia, e Grecia; cfr. la descrizione di Daniele degli stessi imperi sotto un diverso simbolo, in Da. 2:31-45). Il quarto impero, Roma, partecipa nelle stesse malvagie bestiali caratteristiche degli altri imperi, ma è molto peggiore: “ed ecco una quarta bestia spaventevole, terribile e straordinariamente forte; essa aveva grandi denti di ferro; divorava, stritolava e calpestava il resto con i piedi; era diversa da tutte le bestie precedenti e aveva dieci corna.” (Da. 7:7). La Bestia di Apocalisse è chiaramente l’Impero romano.

Questa Bestia, comunque, non è solamente un’istituzione, ma è una persona, specificamente, come vedremo, l’imperatore Nerone. Come poteva questo simbolo fare riferimento sia all’Impero sia all’imperatore? Perché, in un senso (specialmente nel modo in cui la bibbia guarda le cose), i due potevano essere considerati uno. Roma veniva identificata col suo capo: Nerone era l’incarnazione dell’Impero. In questo modo la bibbia può scorrere avanti e indietro dall’uno all’altro o considerarli entrambi insieme sotto la stessa designazione. Ed entrambi, Nerone e l’Impero erano sprofondati in attività bestiali degradate e degenerate. Nerone, che ammazzò numerosi membri della propria famiglia (inclusa sua moglie incinta che uccise a calci); che era omosessuale, lo stadio finale della degenerazione (Ro. 1:24-32); il cui afrodisiaco favorito consisteva nel guardare persone soffrire le torture più orrende e disgustose, che si vestiva come un’animale predatore per attaccare e violentare prigionieri maschi e femmine, che usò i corpi dei cristiani che bruciavano al palo come originali “candele romane” per illuminare le sue immonde feste in giardino, che lanciò la prima persecuzione imperiale dei cristiani su istigazione dei Giudei per distruggere la Chiesa; questo animalesco pervertito era il regnante dell’impero più potente sulla terra. Ed egli diede l’esempio ai suoi sudditi. Roma era la fogna morale del mondo.

Consideriamo ciò che Apocalisse ci dice di Nerone/Roma, la Bestia. Primo, Giovanni vide la Bestia “salire dal mare” (Ap. 13:1). In un senso visivo, drammatico, naturalmente, l’Impero Romano sembrava uscire dal mare, dalla penisola italica circondata da mari. Più di questo, però, c’è il simbolismo biblico del mare. Alla creazione originale, la terra era fluida, senza forma, una inabitabile massa di tenebre che fu “sopraffatta” dalla luce dello Spirito (Ge. 1:2; Gv. 1:5). Ovviamente, non ci fu un reale conflitto tra Dio e la sua creazione; nel principio tutto era “molto buono”. Il mare è nel modo più fondamentale un’immagine di vita. Ma dopo la Caduta, la figura delle profondità tumultuose è utilizzata e sviluppata nella Scrittura come un simbolo del mondo nel caos a causa della ribellione di uomini e nazioni contro Dio: “Gli empi sono come il mare agitato, che non può calmarsi e le cui acque vomitano melma e fango” (Is. 57:20; cfr. 17:12). Perciò più avanti verrà detto a Giovanni che: “le acque che hai visto sono popoli, moltitudini, nazioni e lingue” (Ap. 17:15). Fuori da questa caotica, ribelle massa di umanità emerse Roma, un intero impero fondato sulle premesse dell’opposizione a Dio.

Secondo, Giovanni vide che la Bestia aveva “dieci corna e sette teste” (Ap. 13:1), ad immagine del Dragone (12:3), il quale dà alla Bestia “la sua potenza, il suo trono e grande autorità” (13:2). Le dieci corna (potenze) della Bestia sono spiegate in Apocalisse 17:12 nei termini dei governatori delle dieci province imperiali, mentre le sette teste sono spiegate nella linea dei Cesari (17:9-11). Nerone è una di queste “teste” (torneremo su questo nel prossimo capitolo).

Terzo, “sulle sue teste un nome di bestemmia” (13:1). Come abbiamo già visto, i Cesari erano Dèi. Ciascun imperatore era chiamato Augusto o Sebasto, che significa Uno da adorare; presero inoltre il nome di divo (dio) e perfino Deus e Theos (Dio). Molti templi furono loro eretti in tutto l’Impero, in modo particolare, come abbiamo visto, in Asia Minore. I Cesari Romani ricevevano onori che appartenevano solo all’unico vero Dio; Nerone obbligò all’obbedienza assoluta, e fece perfino costruire una sua immagine alta 40 metri. Per questa ragione Paolo chiamò Cesare “l’uomo del peccato”; egli era, disse Paolo: il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio o oggetto di adorazione, tanto da porsi a sedere nel tempio di Dio come Dio, mettendo in mostra se stesso, e proclamando di essere Dio” (2Te. 2:3-4). Giovanni enfatizza quest’aspetto della Bestia: “E le fu data una bocca che proferiva cose grandi e bestemmie … Essa aperse la sua bocca per bestemmiare contro Dio, per bestemmiare il suo nome, il suo tabernacolo, e quelli che abitano nel cielo” (13: 5-6). I cristiani furono perseguitati precisamente perché rifiutarono di far parte di questo idolatrico culto dell’Imperatore.

Quarto, Giovanni vide “una delle sue teste come ferita a morte; ma la sua piaga mortale fu guarita” (13:3). Qualcuno ha indicato che, dopo che Nerone fu ucciso, cominciarono a spargersi delle voci che sarebbe resuscitato e che avrebbe ripreso il trono, in qualche modo, essi suppongono che Giovanni stesse riferendosi a quel mito. Questo mi sembra un metodo molto insoddisfacente di trattare la Scrittura. Giovanni menziona la “ferita a morte” della Bestia tre volte in questo passo (cfr. vs. 12, 14), chiaramente questo è molto di più che un simbolo casuale, e dovremmo cercarne una spiegazione biblica.

La Bestia, come abbiamo visto, somiglia al Dragone. Il fatto che riceva una ferita mortale al capo dovrebbe farci pensare alla scena nel Giardino di Eden, quando Dio promise che Cristo sarebbe venuto e avrebbe schiacciato il capo del Dragone (Ge. 3:15). Daniele aveva profetizzato che ai giorni dei regnanti romani, il Regno di Cristo avrebbe schiacciato gli imperi satanici e li avrebbe rimpiazzati, riempiendo la terra. Di conseguenza, la testimonianza apostolica proclamò che il regno di Cristo era venuto, che il diavolo era stato sconfitto, disarmato e legato, e che tutte le nazioni avrebbero cominciato a confluire verso il monte della casa del Signore. Entro la prima generazione, il Vangelo si sparse rapidamente attorno al mondo, a tutte le nazioni; spuntarono chiese dovunque, e membri della stessa casa di Cesare vennero alla fede (Fl. 4:22). Infatti, Tiberio Cesare giunse a richiedere formalmente che il Senato romano riconoscesse ufficialmente la divinità di Cristo. Per un periodo, perciò, sembrò come se stesse avvenendo un golpe. Il cristianesimo era in fase ascendente, e presto avrebbe assunto il controllo. La testa di Satana era stata schiacciata, e con ciò l’Impero Romano era stato ferito a morte con la spada (Ap. 13:14) del vangelo.

Ma poi la situazione fu rovesciata. Benché il vangelo avesse dilagato ovunque, altrettanto avevano fatto eresie ed apostasia; e sotto persecuzione da parte dei Giudei e dello Stato romano, grandi masse di cristiani cominciarono a lasciare la fede. Il Nuovo Testamento da la ben definita impressione che la maggior parte delle chiese andarono in pezzi e abbandonarono la fede; sotto la persecuzione di Nerone, sembrò che la chiesa fosse stata interamente obliterata. La Bestia aveva ricevuto la ferita alla testa, la ferita mortale, eppure viveva ancora. La realtà, naturalmente, era che Cristo aveva sconfitto il Dragone e la Bestia; ma le implicazioni della sua vittoria dovevano ancora essere sviluppate, i santi dovevano ancora vincere, e prendere possesso (Da. 7:21-22; Ap. 12:11).

Quinto, “E tutta la terra si meravigliò dietro alla bestia, e adorarono il Dragone che aveva dato l’autorità alla bestia e adorarono la Bestia dicendo ‘Chi è simile alla bestia e chi può combattere con lei?’” (13:3-4). Giovanni non sta dicendo che il Mondo seguiva la Bestia, la parola che usa dovrebbe essere tradotta Terra, a significare Israele. Lo sappiamo perché il contesto identifica i suoi adoratori come gli abitanti della Terra (Ap. 13:8, 12, 14), un idioma tecnico usato diverse volte in Apocalisse per denotare l’Israele apostata. Nel Vecchio Testamento in greco (la versione usata dalla chiesa primitiva), è una espressione profetica comune per il ribelle idolatrico Israele sul punto di essere distrutto e scacciato dal Paese (Gr. 1:14; 10:18; Ez. 7:7, 36:17; Os. 4:1,3; Gl.1:2, 14; 2:1; So. 1:8), basata sul suo utilizzo originale nei libri storici della bibbia per ribelli, idolatri pagani pronti ad essere distrutti e scacciati dal Paese (Nu. 32:17; 33:52, 55; Gs. 7:9; 9:24; Gc.1:32; 2Sa.5:6; 1Cr. 11:4; 22:18; Ne. 9:24). Israele era divenuta una nazione di pagani, ed era sul punto di essere distrutta, esiliata e soppiantata da una nuova nazione. È vero, naturalmente, che Nerone era amato in tutto l’Impero come il benevolo provveditore di welfare e di divertimento. Ma è Israele in particolare ad essere condannato per l’adorazione dell’Imperatore. Davanti alla scelta tra Cristo e Cesare, avevano proclamato: Noi non abbiamo altro re che Cesare! (Gv. 19:15). La loro reazione alla guerra apparentemente vittoriosa di Cesare contro la Chiesa (Ap.11:7) fu meraviglia e adorazione. Israele si schierò con Cesare e con l’Impero contro Cristo e la Chiesa. Perciò, in ultima analisi essi stavano adorando il Dragone, e per questa ragione Gesù stesso chiamò le loro assemblee di culto sinagoghe di Satana (Ap. 2:9; 3:9).

Sesto, alla Bestia “fu data autorità di operare per quarantadue mesi” (13:5), “di far guerra ai santi e di vincerli” (13:7). Il periodo di quarantadue mesi (tre anni e mezzo – un sette dimezzato) è una figura simbolica in linguaggio profetico, che significa un tempo di tristezza, quando i nemici di Dio sono al potere, o quando il giudizio è largito (figura presa dal periodo di siccità dalla prima apparizione di Elia e la sconfitta di Baal sul Monte Karmel). Il suo utilizzo profetico non è primariamente letterale, benché sia interessante che la persecuzione di Nerone di fatto durò quarantadue mesi pieni, dalla metà del Novembre del 64 all’inizio di Giugno del 68.

Settimo, Giovanni fornì ai suoi lettori una precisa identificazione della Bestia: “Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, perché è un numero d’uomo, e il suo numero è seicentosessanta-sei.” (13:18). Ci sono diversi aspetti significativi di questo strano numero; noi ne esamineremo qui solo due.

Il primo punto è che il Vecchio Testamento ci ha già parlato del 666. Si trova nei libri dei Re e delle Cronache, sicuramente alcuni dei libri più negletti della bibbia. È piuttosto interessante, però, che Giovanni prenda molti dei suoi numeri simbolici da questi libri (per esempio confronta 1 Cronache 24: 1-19 con Apocalisse 4:4). Questi scritti storici ci dicono che Salomone (nella bibbia un tipo sia di Cristo che della Bestia) ricevette 666 talenti d’oro in un anno, all’apice della sua potenza e gloria (1Re 10:14, 2Cr. 9:13). Quel numero segna sia il culmine del suo regno sia l’inizio della sua caduta, di lì in poi, tutto rotola in basso nell’apostasia. Una per una, Salomone trasgredisce le tre leggi di un pio regnare registrate in Deuteronomio 17: 16-17: contro la moltiplicazione dell’oro (1Re 10:14-25), contro la moltiplicazione dei cavalli (1 Re 10:26-29), e contro la moltiplicazione delle mogli (1Re 11:1-8). Per gli Ebrei, 666 era un temibile segno d’apostasia, il marchio sia del re che dello Stato nell’immagine del Dragone.

Il secondo punto da considerare riguardo al numero 666 è questo: sia nel greco che nell’ebraico, ciascuna lettera dell’alfabeto è anche un numero (si veda la tavola dei numeri alla fine del capitolo). In questo modo il “numero” del nome di qualsiasi persona poteva essere computato semplicemente addizionando il valore numerico delle sue lettere. Chiaramente, Giovanni si aspettava che i lettori a lui contemporanei fossero capaci di usare questo metodo per scoprire il nome della bestia – e questo indica una volta di più il messaggio contemporaneo di Apocalisse; egli non si aspettava che decifrassero il nome di qualche ufficiale del 21 secolo in qualche governo straniero. Allo stesso tempo, però egli dice loro che non sarà facile quanto possano credere: richiederà qualcuno “che ha intendimento”. Infatti Giovanni non aveva dato un numero che potesse essere elaborato in greco, che è ciò che un ufficiale Romano che scansionasse Apocalisse in cerca di contenuti sovversivi si sarebbe aspettato. L’elemento inatteso nella computazione era che doveva essere elaborata in ebraico, una lingua che almeno alcuni membri della chiesa avrebbero conosciuto. Dopo un po’ i suoi lettori avrebbero indovinato che stava parlando di Nerone, e quelli che conoscevano l’ebraico probabilmente lo avrebbero afferrato all’istante. I valori numerici delle lettere ebraiche in Nerone Cesare  corrisponde a 666. Consiglio di dare un’occhiata al documento scritto nel quale sono riportati i simboli ebraici e le loro corrispondenze in numeri

sono:

 

 

È significativo che tutti i primi scrittori cristiani, anche quelli che non comprendevano l’ebraico ed erano perciò confusi dal numero 666, collegarono l’Impero romano e specialmente Nerone con la Bestia. Non ci dovrebbe essere alcun ragionevole dubbio a questo riguardo. Giovanni stava scrivendo a cristiani del primo secolo, avvertendoli di ciò che doveva avvenire “in breve”. Essi erano ingaggiati nella battaglia più cruciale della storia contro il Dragone e il malvagio Impero che esso possedeva. Lo scopo di Apocalisse era di confortare la Chiesa con l’assicurazione che Dio era in controllo talché perfino l’impressionante potenza del Dragone e della Bestia non avrebbe resistito davanti agli eserciti di Gesù Cristo. Il numero dell’Uomo è il sei (Ge. 1:27, 31), Cristo fu ferito al calcagno nel sesto giorno (venerdì) eppure quello è il giorno in cui schiacciò la testa del Dragone. Al massimo della sua potenza, dice Giovanni, Nerone non è che un sei, o una serie di sei, mai un sette. I suoi piani per il dominio del mondo non si compiranno mai, e la chiesa vincerà.

La Bestia che Sale dalla Terra

Proprio come la Bestia che sale dal Mare era ad immagine del Dragone, ecco che vediamo un’altra creatura in Rivelazione 13 essere ad immagine della Bestia. Giovanni vide questa “che saliva dalla Terra”, spuntare da dentro ad Israele stesso. In Apocalisse 19:20 ci viene comunicata l’identità di questa bestia di terra: essa è “il Falso Profeta”. Come tale rappresenta ciò che Gesù aveva predetto sarebbe avvenuto negli ultimi giorni di Israele: “Poiché molti verranno nel mio nome dicendo: ‘Io sono il Cristo’, e ne sedurranno molti … E sorgeranno molti falsi profeti, e ne sedurranno molti” (Mt. 24:5, 11). L’ascesa dei falsi profeti era parallela a quella degli anticristi, ma mentre gli anticristi avevano apostatato dall’interno della Chiesa dentro al giudaismo, i falsi profeti erano capi religiosi Giudei che cercarono di sedurre i cristiani dall’esterno.

È importante ricordare che il giudaismo non è la religione del Vecchio Testamento, ma piuttosto un rigetto totale della fede biblica in favore dell’eresia farisaica, talmudica. Come i Mormoni, i Testimoni di Geova, i Moonies e altre sette, esso pretende di essere fondata sulla bibbia, ma la sua effettiva autorità proviene dalla tradizione degli uomini. Gesù è stato estremamente chiaro: il giudaismo nega Cristo perché nega Mosè. Il cristianesimo ortodosso solamente è la vera continuazione e l’adempimento della religione del Vecchio Testamento (vedi Mt. 5:17-20, 15:1-9; Mr. 7:1-13, Lu. 16:29-31; Gv. 5:45-47; 8:42-47).

I falsi profeti giudaici avevano l’apparenza di un agnello (Ap. 13:11), come Gesù aveva avvertito (Mt. 7:15), ma “parlavano come un Dragone” (Ap. 13.11). Come parla un Dragone? Usa un linguaggio ingannevole, subdolo, seducente per attrarre le  persone di Dio via dalla fede e dentro una trappola (Ge. 3:1-6, 13; 2Co. 11:3, Ap. 12:9); oltre a ciò è bugiardo, calunniatore e bestemmiatore (Gv. 8:44; Ap. 12:10). Il libro degli Atti registra numerosi esempi di Draconiana falsa testimonianza da parte di Giudei contro i cristiani, un problema enorme per la chiesa primitiva (Atti 6:9-15; 13:10; 14: 2-5; 17:5-8; 18:6, 12-13; 19:9; 21:27-36, 24:1-9; 25:2-3, 7).

I capi Giudei, simbolizzati da questa bestia che sale dalla terra, congiunse le proprie forze con la Bestia di Roma in un tentativo di distruggere la Chiesa (Atti 4:24-28, 12:1-3; 13:8, 14:5; 17: 5-8; 18:12-13; 21: 11; 24:1-9; 25:2-3, 9, 24). Essi guidarono Israele all’adorazione dell’Imperatore (Ap. 13:12), e, al servizio dell’apostasia, il falso profeta fece perfino dei miracoli (Ap. 13: 13-15). Gesù aveva avvertito che “sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni e prodigi tanto da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti” (Mt. 24:24). Ancora, gli Atti registrano casi di falsi profeti Giudei che facevano miracoli, incluso il fatto che, come Gesù aveva predetto (Mt. 7: 22-23), alcuni di loro perfino usavano il suo nome nei loro incantesimi (Atti 13: 6-11; 19: 13-16).

I capi Giudei fecero rispettare la sottomissione all’imperatore. Infatti, la loro accusa contro Cristo stesso fu che era un rivale all’onnicomprensiva autorità di Cesare (Gv. 19:12-15). Similmente, organizzarono boicottaggi economici contro coloro i quali rifiutavano di sottomettersi a Cesare come Signore, arrivando fino a metterli a morte (Ap. 13:15-17). Il libro degli Atti è costellato di incidenti di persecuzioni della Chiesa organizzate da Giudei (Atti 4:1-3, 15, 18; 5:17-18, 27-33, 40; 7:51-60; 9:23, 29; 13:45-50; 14:2-5; 17:5-8, 13; 18:17; 20:3; 22:22-23; 23:12, 20-21; 24:27; 26:21; 28:17-29; cfr. 1Te. 2: 14-16).

Il Nuovo Testamento dà abbondante testimonianza di questo fatto. La gerarchia giudaica fu coinvolta in un massiccio, organizzato tentativo di distruggere la Chiesa sia per mezzo dell’inganno che per mezzo della persecuzione. All’inseguimento di questo diabolico obbiettivo, si unirono al governo romano in una cospirazione contro il cristianesimo. Alcuni di essi furono capaci di fare miracoli al servizio di Satana. E questo è esattamente ciò che viene detto della Bestia che sale dalla Terra. Il Falso Profeta di Apocalisse altro non è che la leadership dell’Israele apostata, che aveva rigettato Cristo e adorava la Bestia.

C’è un interessante inversione dell’immagine letteraria nel testo. Il libro di Giobbe ci ha preparati per la profezia di Giovanni, poiché anch’esso ci dice di una Bestia di Terra (Behemoth, Gb. 40:15-24) e una Bestia di Mare (Leviatano, Gb. 41:1-34). Ma la visione di Giovanni sviluppa la descrizione di quei dinosauri, e il loro ordine di apparizione è rovesciato. Per primo vediamo Satana rappresentato dal Dragone, il vero Leviatano (Ap. 12), poi viene la Bestia dal Mare, la quale è ad immagine del Dragone (Ap. 13:1); infine, al seguito e al loro servizio viene la Bestia di Terra ad immagine della Bestia che sale dal Mare. Mostrando in questo modo le Bestie comparire nell’ordine inverso, Giovanni sottolinea il proprio concetto: Israele, che avrebbe dovuto essere per le nazioni del mondo un regno di sacerdoti, ha arreso la propria posizione di priorità al Leviatano. Anziché apporre un timbro di santità su ogni cultura e società, Israele è stato ricreato ad immagine dello Stato pagano, anticristiano. I figli di Abrahamo sono diventati il seme del Dragone (Gv. 8: 37-44).

Durante tre anni di ministero a Efeso, l’apostolo Paolo continuamente soffrì persecuzioni “per le insidie dei Giudei” (Atti 20: 19), nel descrivere il suo conflitto con loro,  egli li chiamò “le fiere” (animali feroci, 1Co. 15:32). La Bestia giudaica fu per la Chiesa cristiana primitiva il nemico più ingannevole e pericoloso, e Paolo allertò strenuamente la Chiesa nei confronti di quei seduttori Giudaisti:

Vi sono infatti, specialmente fra coloro che provengono dalla circoncisione, molti insubordinati, ciarloni e seduttori, ai quali bisogna turare la bocca; questi sovvertono famiglie intere, insegnando cose che non dovrebbero, per amore di disonesto guadagno. Uno di loro, proprio un loro profeta, ha detto: «I Cretesi sono sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri». Questa testimonianza è vera, per questo motivo riprendili severamente, affinché siano sani nella fede, senza attenersi a favole giudaiche né a comandamenti di uomini che rifiutano la verità. Certo, tutto è puro per i puri, ma niente è puro per i contaminati e gli increduli; anzi, sia la loro mente che la loro coscienza sono contaminate. Essi fanno professione di conoscere Dio, ma lo rinnegano con le opere, essendo abominevoli, disubbidienti, e incapaci di ogni opera buona. (Tt. 1:10-16).

Tavola della corrispondenza di numeri e lettere in ebraico e greco


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