L’Eresia dell’Amore e la Nuova Tirannia

Uno dei comandamenti più fondamentali e spesso ripetuto della Scrittura è l’amore per il prossimo e per i nemici. In Levitico 19:18, azioni di vendetta personale, farsi giustizia da sé stessi, sono proibiti e,  come aspetto positivo della stessa dichiarazione è richiesto che “amerai il tuo prossimo come te stesso”. Che questo include anche i nemici è acclarato nei versi 33-34 [1].

Della legge biblica dell’amore ci sono due interpretazioni errate particolarmente prevalenti. La prima si potrebbe chiamare la concezione monastica. L’amore del prossimo in questa  prospettiva significa il disprezzo della propria vita, della proprietà personale, e della stessa creazione da un amore altruistico per Dio e per il prossimo. La sua conclusione logica è una prospettiva ultraterrena (trascendentale), un ritiro dal mondo dentro una cella, e la chiamata a tutti gli uomini a condividere lo stesso comunismo conventuale. Il vero amore di Dio e del prossimo significa un disprezzo per le cose, una superiorità nel considerare i diritti e le proprietà come mondani, ed una assunzione di povertà volontaria come il vero modo di vivere cristiano. Il Cattolicesimo romano, il vangelo sociale, il Protestantesimo liberale o modernista, Romantici e sentimentalisti sono stati gli avvocati di questo concetto dell’amore, con variazioni. La popolarità di Francesco d’Assisi è stata dovuta alla sua applicazione estremamente sentimentale e non teologica di questo stesso principio. Un buttar via la propria vita, un abbandono al sacrificio, questo è il vero amore da questo punto di vista. Numerose corporazioni di tipo secolare sono state dedite a questa fede, tipo ad esempio le colonie di Oneida e di Kaweah, col conseguire di noti problemi. La premessa non scritta, che è basilare ad ogni interpretazione errata di questo comandamento, è immediatamente manifesta: amare il tuo prossimo come te stesso significa odiare te stesso, la tua vita, la tua proprietà, e di qui, inevitabilmente e in definitiva, odiare il tuo prossimo come te stesso. Il comandamento di amare è reso in essenza una legge dell’odio a motivo di questa premessa non scritta.

 Questa legge dell’odio, mascherata da legge dell’amore, è basilare anche alla seconda comune cattiva interpretazione, meglio evidenziata nel Marxismo, il quale richiede la condivisione forzata e la forzata auto abnegazione. Nella prima concezione, il cielo è usualmente il premio remoto e, a volte, nelle forme secolari, un futuro paradiso sulla terra. Nelle forme non volontarie, il premio è di solito il futuro ordine sulla terra, uno stato messianico senza Dio, e, in essenza, senza un uomo riconoscibile. Questo amore e condivisione forzati dovrebbero apparentemente eliminare dal mondo ogni peccato, miseria e afflizione e tutti i problemi di qualsiasi tipo. Quando si sia ottenuto il perfetto comunismo, l’uomo sia non possederà nulla sia non avrà bisogno di nulla mentre teoreticamente possederà tutte le cose in virtù dell’averle rinunciate. In questo misticismo, la visione è quella della società formicaio, non diversa da quella degli Inca. Da questo punto di vista, la vittoria in guerra deve necessariamente essere trasformata in sconfitta come obbligo morale, e, di conseguenza, gli Stati Uniti, avendo vinto la II Guerra Mondiale, procedettero a condurre un radicale programma di condivisione e di auto-abnegazione in ordine di promuovere un compulsivo desiderio per questa bancarotta indotta dall’amore. Le Nazioni Unite, la Banca per la Ricostruzione e lo Sviluppo, e altre simili agenzie, sono monumenti di questa fede largamente diffusa [2].  Sono parte integrante di questa fede anche le pretese sociologiche e letterarie che si amino i criminali, gli omosessuali, i dissennati e i depravati, i crudeli e i sadici, ed è perfino stato suggerito che l’occidente ha mancato di amare abbastanza e di conseguenza ha ‘creato’ Hitler e Stalin. Non solo questa legge dell’amore è in essenza una legge dell’odio, ma il vero amore personale è malignamente attaccato e condannato perché “carità” e perciò degradante. Un’azione personale, diretta, di gentilezza o d’amore verso una persona bisognosa e meritevole è vista come un affronto sociale, un tentativo di evadere le responsabilità sociali e atto di orgogliosa presunzione. Di fatto, nella campagna elettorale Californiana per il senato nel 1960, un politico intraprese una campagna popolare in “favore” dei “nostri cittadini anziani, sollecitando l’abrogazione della legge del parente responsabile che è una indebita sofferenza per molte famiglie”.  Così, figli con possibilità economiche devono essere sollevati da qualsiasi responsabilità per il benessere finanziario dei loro genitori quale atto d’amore e di responsabilità sociale! Cristo, dall’altra parte, rese chiaro che Dio non è onorato da qualsivoglia donazione da parte di uno che ha mancato di sostenere suo padre o sua madre (Mt. 15: 1-9, Mc. 7: 9-13); tale condotta “annulla il comandamento di Dio”, lo riduce a ludibrio da questo preteso e ipocrita amore per Dio mentre i genitori venivano negletti. Ma tutte tali azioni di responsabilità sono ora etichettate come minimo come “sofferenze” e sono considerate incuria sociale. Questa nuova legge dell’amore è molto più facile: al posto della sofferenza della responsabilità offre totale irresponsabilità a tutti gli uomini individualmente come via alla responsabilità di tutti gli uomini collettivamente.

La vera interpretazione della legge dell’amore, insegnata dalla stessa Scrittura (Le. 19:15-18, 33, 37, Mt. 22: 34-40; Ro. 13. 8-10) è molto diversa dalle connotazioni emotive o sociali che queste eresie vi hanno letto dentro. La seconda tavola della legge, e tutti i comandamenti correlati, “si riassumono brevemente in questa frase: Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Ro. 13:9). La legge dell’amore, perciò, è un riassunto di questi comandamenti: “Non uccidere, Non commettere adulterio, Non rubare, Non fare falsa testimonianza, Non desiderare …” (Es. 20. 13-17). Esaminiamo ciascuno di essi più specificamente:

  1. “Non ucciderai”. Allo stato è dato il diritto di uccidere nei termini delle leggi e dei principi dati da Dio, e per la propria difesa. L’individuo, possedendo il dono della vita, deve rispettare la stessa vita-data-da-Dio negli altri. Proprio come ama e protegge la propria vita, così deve garantire lo stesso privilegio agli altri. Può uccidere solo per difendere la propria vita o la propria proprietà  (Es. 22:2)
  2. “Non commetterai adulterio”. L’amore e il rispetto per la propria casa e la propria famiglia richiede lo stesso rispetto e la stessa immunità per le case di altri, prossimo, amici, o nemici.
  3. “Non ruberai”. La proprietà è un privilegio dato da Dio e deve essere rispettato sia per sé stessi che per gli altri. Noi non abbiamo il diritto di rubare la proprietà di un altro uomo né con un’azione personale, né per mezzo di agenti, né per mezzo di attività governative.[3]
  4. “Non farai falsa testimonianza…” Proprio come vogliamo la protezione del nostro buon nome, così dobbiamo garantire agli altri l’immunità della loro reputazione contro falsi testimoni.
  5. “Non desidererai …”. Il fatto che altri possano essere più privilegiati di noi per quanto riguarda qualunque di questi aspetti della vita dati-da-Dio non ci da titolo a quella concupiscenza interiore, in essenza idolatria (Col. 3:5), per la quale un uomo odiosamente cerca di abbassare tutti quelli che sono migliori di lui.

Poiché questo comandamento definisce così l’amare il nostro prossimo come noi stessi, esso significa chiaramente anche che nessun uomo è capace di amare in questo modo il suo prossimo se prima non ama sé stesso; se non ha rispetto per i privilegi dati-da-Dio della vita, della famiglia, della proprietà e della reputazione, difficilmente li riconoscerà ad altri. In questo modo il comandamento richiede che alla persona, famiglia, proprietà e reputazione di un uomo sia riconosciuta questa immunità da attacchi malvagi per mezzo di parole, pensieri o azioni, che riconosciamo queste immunità agli altri proprio come ce le aspettiamo per noi stessi. La legge dell’amore è così non un comunismo volontario o involontario, ma piuttosto libertà e l’essenza ogni vera Carta dei Diritti. Se le immunità di qualsiasi uomo sono attaccate, noi abbiamo l’obbligo, come dichiara la Parabola del Buon Samaritano, di agire responsabilmente e affermativamente alla domanda: “Chi è il mio prossimo?” (Lu. 10: 25-37). Il Buon prossimo, il Samaritano, vedendo un uomo derubato e ferito, offre carità, assistenza per rimetterlo in piedi e poi passa oltre. Tre cose sono degne di nota:

  1. Il Buon Samaritano non condivide alcuna proprietà ma rivela piuttosto un senso di compassione, come richiede la legge della carità.
  2. I Samaritani e i Giudei avevano differenze religiose e razziali, e si odiavano. Il Samaritano non cambiò la propria opinione dei Giudei. Dimostrò rispetto per la persona i per i bisogni del Giudeo, le cui immunità erano state assalite, e poi passò avanti.
  3. Il samaritano non sussidiò il Giudeo, semplicemente lo salvò, e andò per la propria strada.

La moderna eresia dell’amore è la proclamazione in realtà di una legge dell’odio, ed è inevitabilmente tale. La voglia di morire e l’odio per sé stesso è ineludibile per l’uomo non rigenerato, in guerra con Dio e con l’uomo, e con sé stesso, oberato dalla colpa e in fuga dalla vita, dalla realtà, e dal proprio status di  persona. La ricerca dell’oblio del Nirvana fu una conclusione ineludibile per il Buddha, per com’era tormentato dal Karma  e per come odiava la propria vita. Solo uno che ama Dio con l’osservare la prima tavola della legge, può amare sé stesso e di conseguenza rispettare la persona e i privilegi del proprio prossimo, e godere la vita e la prodigalità della vita sotto Dio.

L’eresia dell’amore prende la dichiarazione biblica che Dio è amore separatamente da tutto il resto con cui Dio definisce sé stesso, e poi ne rovescia il significato per concludere che l’amore è Dio, e quindi l’amore è onnipotente. Di conseguenza, la speranza di salvezza dell’uomo non è nell’onnipotenza di Dio ma nell’onnipotenza dell’amore umano. Questo, praticamente, rende l’uomo d’amore onnipotente e sovraumano. Gandhi per esempio, tranquillizzava sé stesso masticando la radice di una pianta di droga, evitava l’umanità del sesso e sposò il pacifismo dell’amore come mezzo per ottenere vittoria sociale e per raggiungere l’oblio dalla propria persona e dall’umanità.

Non solo l’amore è onnipotente, ma la sua onnipotenza è per definizione, secondo Anders Nygren, in Agape and Eros, è spontaneo, altruista e non causato, cioè completamente irrazionale. Tale è l’ agape o amore di Dio secondo Nygren, escludendo in questo modo il decreto eterno e il consiglio predestinante di Dio, e tale deve essere l’amore dell’uomo. Similmente, il concetto kenotico  di  Cristo nella teologia Russa rese possibile l’ingresso del comunismo in quella cultura, essendo Cristo supposto virtuoso e perfetto per mezzo del suo aver svuotato sé stesso di ogni potere, un “amore” di umiliazione, una rinuncia della proprietà e di ogni prudenza e buon senso, e l’adozione di un amore indiscriminato e promiscuo. (sulla Kenosi vedi appendice a fondo pagina)

Questo Consiglio dell’amore, secondo l’eresia, richiede una supina sottomissione al male poiché ira, resistenza e conflitto costituiscono l’essenza del peccato e sono pertanto attitudini separanti e discriminatorie. In un’espressione molto tenue di questa eresia, Oren Arnold ha scritto: “Non esiste una cosa come un litigio di chiesa. Se due fazioni di una congregazione cominciano a litigare, hanno automaticamente negato la comunanza cristiana” [4]. In tale modo di pensare tutti i princìpi sono scomparsi eccetto l’amore. Paolo fu dunque in errore nel litigare con i giudaizzanti e i legalisti e negò la comunione cristiana; Atanasio fu nel peccato nel sostenere la teologia pienamente trinitaria, e Lutero e Calvino furono malvagi per aver distrutto l’unità della Chiesa.

Qui, ancora una volta, si manifesta un altro aspetto di questa legge dell’odio mascherata da legge dell’amore: il suo interesse è per l’unità piuttosto che per verità e libertà. Di qui, tale modo di pensare è animato da un forte spirito di parte nei confronti dell’unità della chiesa e dell’ecumenicità come se fossero in se stesse buone, a prescindere dalla verità. Sostiene le Nazioni Unite e la pace mondiale ad ogni costo perché amore, pace e unità sono da valutare più di verità o libertà. La divisività è quindi il peccato dei peccati nella chiesa e nella società, mentre la verità è sempre divisiva secondo Gesù, Colui che porta la discriminante spada della giustizia piuttosto che la pace del compromesso, della resa, e del regno della menzogna (Mt. 10:34). Questa eresia dell’amore termina alla fine nella nuova tirannia dell’amore, in una coercizione talmente rigida che al mondo non ha avuto precedenti. Sia che creda in un “amore” “volontario” e personale, o in un “amore” imposto dallo stato, il sostenitore di questa eresia pretende ciò che nemmeno Dio pretende, che alla fine anche l’ultima persona sia costretta a sottomettersi al potere dell’amore. Il Dio della Scrittura permette alla dignità della ribellione della creature la sicurezza dell’inferno, ma nessun privilegio simile sarà dato ai nemici di questo strano amore. Per dirlo con le parole di uno di questi teologi: “L’obbiettivo dell’universo è la fine di ogni estraniamento” cosicché non solo le potenze demoniche ma Satana stesso sarà alla fine amato alla salvezza [5]. Questo amore diventato pazzo furioso farà perfino di Satana un angelo che pizzica l’arpa. L’uomo è in questo modo fatto diventare un automa nel nome dell’amore. L’amore di sé stessi si rivela essere odio di sé stessi e odio della propria integrità. È comandato un livellamento universale, e la verità e l’uomo devono essere schiacciati sotto questa mostruosa e malefica potenza dell’odio che urla dell’amore. Questa eresia dell’amore non permetterà all’uomo di amare la propria famiglia, la proprietà, o perfino sé stesso. Che sia predicato dal pulpito o dal governo, o affermato nei consulti psichiatrici, è il Consiglio della morte e della disperazione e il fondamento di una nuova tirannia.

Il significato di Levitico 19:18 è dunque ben delineato: “Non farai vendetta e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso. Io sono l’Eterno”. Azioni personali di vendetta, farsi giustizia da soli, sono proibiti nella prima parte di questa legge. Legge e giustizia devono essere amministrati solamente attraverso le designate istituzioni sociali e civili. Questo è l’aspetto negativo della legge dell’amore. L’aspetto positivo rende chiaro che, mentre la giustizia nei suoi aspetti penali non può essere amministrata dall’individuo, la giustizia nel suo aspetto positivo coinvolge l’individuo e si fonda fermamente nel carattere delle persone. Un uomo deve amare e rispettare i propri privilegi dati-da-Dio della vita, della famiglia, della proprietà, e della reputazione e deve rispettare questi stessi privilegi negli altri, siano amici o nemici. Perciò amare il proprio nemico non significa sentire un attaccamento emotivo nei suoi confronti, o condividere con lui la propria proprietà, ma malgrado la personale avversione, per quanto ben motivata, rispettare le sue immunità date-da-Dio a motivo dell’amore per Dio e dell’amore per sé stessi, motivato dalla convinzione che, poiché Dio è Dio, la giustizia più vera comincia con Dio e poi si manifesta nel contesto della vita personale di un uomo.

Note:

[1] Una grande trattazione del significato di ‘amore’ nel suo senso biblico si trova in Frederick Nymeyer  Progressive Calvinism, I, 1955. I Suoi “Essays Against Sanctimony and Legalized Coercion” son tra i più poderosi e brillanti studi del nostro tempo.

[2] Per un’aspetto di questo, si consulti J. Fred Rippy: Globe and Hemisphere, il posto dell’America Latina nelle Relazioni Estere degli Stati Uniti. Chicago: Regenery, 1958.

[3] La vita presentata nella legge biblica è basata sulla famiglia e orientata alla proprietà. le leggi a protezione della famiglia e della proprietà sono molte.

[4] Oren Arnold: “Family Man”, p. 37, Presbyterian Life, vol. 13, n° 9, 1° Maggio, 1960.

[5] John S. Whale: Victor and Victim, The Christian Doctrine of Redemption, p. 41. Cambridge: University Press, 1960.

Kenosi

La dottrina della kenosi è qualcosa di menzionato raramente ai nostri tempi, ma la sua malvagia influenza è opprimente e pervasiva nel nostro secolo. La dottrina ha profonde radici nelle chiese Ortodosse d’Oriente, specialmente quelle Russe. Nel 19° secolo influenzò anche il pensiero Luterano, Di lì passò poi dentro al pensiero teologico britannico e Americano.         Nadejda Gorodetzky ne “il Cristo Umiliato nel Pensiero Russo Moderno” (1938) scrisse del “tono, mente e carattere Kenotico” della religione Russa con la sua enfasi sull’autoabbassamento, povertà, non-resistenza e l’accettazione sottomessa della sofferenza e della morte. Gorodetzky commentò: “ ci sembra che la parte più importante del ‘kenoticismo’ Russo risieda proprio nel fatto che non c’era una dottrina a riguardo”. Era divenuto la vera via della pietà e della vita. La vita dei redenti, secondo questa credenza è una di umiliazione e auto-degradazione. L’obbiettivo è un mondo senza uomini ricchi, superiori o di successo. La kenosi nella nobiltà Russa preparò l’humus culturale per la rivoluzione.

Come nella Russia pre-Marxista, così oggi in America e nell’Europa occidentale la dottrina della kenosi non è più una dottrina formale ma è messa in equazione alla vita cristiana. L’assunto popolare è che un Cristiano dovrebbe essere semplicione, gonzo, vittima. Se dici la verità a persone che fanno del male, reagiranno dicendo che tu non sei cristiano perché un vero cristiano non ferirebbe mai i sentimenti di una persona. Ci si aspetta che siamo delle vittime, dei pacifisti che in ogni situazione credono nella pace ad ogni costo.

Questa dottrina è penetrata in tutto il corpo ed è divenuta parte della cultura occidentale, cristiana e non. I suoi dogmi sono basilari al cosiddetto movimento pacifista. La dottrina Russa della kenosi, avanzando verso l’occidente trovò terra fertile nel Pietismo del Protestantesimo e del Cattolicesimo Romano.

La direzione di questo stile di vita si è rivelato fin troppo chiaramente in alcune sette eretiche e mistiche Russe che portarono l’auto-degradazione comandata al punto della castrazione. Inoltre, proprio come i sicarii dell’antica Giudea i quali, se qualcuno avesse espresso un qualche interesse nel loro credo lo sequestravano e lo circoncidevano a forza, così gli Skoptsy “operavano” chiunque apparisse amichevole e a volte anche altri. (Fredick C. Conybeare: “Dissenzienti Russi”)

Questi casi estremi servono come indicatori della direzione del pensiero Kenotico: è suicida! Mentre Cristo si identifica come “la vita” (Gv. 14:6) “sono venuto affinché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.(10:10) La kenosi offre un ritiro dalla vita che è implicitamente suicidio.

Data la saturazione del mondo occidentale col pensiero kenotico, non dovrebbe sorprenderci che abbiamo oggi la politica e l’economia del suicidio. Grandissime somme di denaro vengono “prestate” a nazioni del “Terzo Mondo”. Questi fondi non arrivano mai alle persone ma sostengono regimi malvagi e corrotti. Impediscono la crescita e la produttività in quelle nazioni e creano un inflazione mondiale che sta distruggendo l’economia, il denaro e gli uomini e nazioni.  Un suicidio. Questa è la ricetta dei figli della kenosi.

Sia nella sfera dell’economia, della politica, dei conflitti internazionali ed altro, questa fede suicida è sostenuta dalla religione popolare. Molti atei, modernisti e fondamentalisti protestanti  e cattolici sono in disaccordo tra di loro su una grande varietà di idee e soggetti, ma sono d’accodo su un punto essenziale, la necessità per l’auto-degradazione, la non resistenza, la povertà e l’accettazione della sofferenza e della morte.


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