CAPITOLO TRENTASEI

Lo statalismo come fatto religioso (2)

 

Come abbiamo visto, lo stato è un’entità religiosa. Joseph R. Strayer affermò che “Uno stato esiste principalmente nei cuori e nelle menti del suo popolo; se non credono che esista, nessun esercizio logico gli darà vita” [1]. Perché un dato stato dovrebbe avere dati confini? È la “razza” a descrivere lo Stato? Gli Stati Uniti non appartengono certamente a una determinata razza, se così possiamo usare il termine. La Francia comprende una varietà di popoli, e la Gran Bretagna è composta da gaelici e inglesi, in un’unione non troppo armoniosa. È la lingua? Negli Stati Uniti, oltre alle lingue indiane, abbiamo lo spagnolo come lingua ufficiale del New Mexico, e una varietà di europei e asiatici aggrappati alla loro lingua madre. In Francia, i bretoni preferiscono la loro lingua al francese, e la Gran Bretagna ha le sue minoranze di lingua gaelica. Perché, se lingua e razza sono importanti, la Germania non dovrebbe includere la Germania Est e Ovest, l’Austria e altri territori, o gli Stati Uniti il ​​Canada, e la Francia gran parte della Svizzera, e così via? I confini nazionali sono linee artificiali, non realtà date da Dio con una loro inevitabilità naturale.

Inoltre, lo stato non può essere identificato con il governo. È una forma di governo tra le tante, delle quali le principali sono l’autogoverno del singolo individuo, la famiglia, la chiesa, la scuola, le professioni, la società e poi il governo civile. All’interno di ciascuna di queste sfere, esistono molte varietà di governo. Così, nel mondo del commercio, esiste il governo dei mercati azionari e delle materie prime. Qui, i contratti stipulati oralmente e senza testimoni vengono regolarmente rispettati, sebbene cinque minuti dopo una telefonata una variazione del prezzo di una merce possa costare a un uomo ingenti somme di denaro; tuttavia il contratto viene rispettato. Il diritto consuetudinario ha governato a lungo in molte società. In alcune parti degli Stati Uniti, come negli altopiani delle Ozarks, alcuni gruppi religiosi hanno ristretto il matrimonio ed il divorzio alla chiesa e hanno rifiutato di riconoscere in materia alcun ruolo valido allo stato; era ancora così fino agli anni ’50.

Ciò non significa che queste diverse forme di governo garantissero necessariamente un buon governo. Affermare ciò significherebbe cadere nella stessa fallacia dello statalismo, ovvero la convinzione che qualche istituzione possa garantire un buon governo a uomini cattivi. Ognuna, almeno nel suo ambito, prevedeva dei pesi e contrappesi rispetto alle altre. La Costituzione degli Stati Uniti include un elemento di pesi e contrappesi nei suoi tre rami: esecutivo, legislativo e amministrativo. Questi, tuttavia, funzionavano solo quando il governo federale era piccolo e una varietà di governo tra le tante. Ora, tutti e tre i rami sono essenzialmente uniti contro tutte le forme di governo rivali: l’individuo, la famiglia, la chiesa, la scuola, la vocazione e la società. Lo stato ora afferma di essere il governo, un’affermazione radicalmente falsa.

Non è tutto. Lo stato non si accontenta più di essere quella forma di governo che è un ministero di giustizia sotto Dio. Si proclama signore o dio della società. Cerca di subordinare tutte le altre giurisdizioni alla propria, come se lo stato rappresentasse una benevolenza disinteressata e fosse quindi il giudice legittimo di tutti. Dove esistono molti governi, la corruzione di uno non è necessariamente la corruzione di tutti. Dove trionfa lo statalismo, le piccole corruzioni vengono sostituite dalla massiccia corruzione dello stato, un male che permea l’intera società.

La questione relativa allo stato è quindi di natura religiosa. Il male è un problema per l’intera società. La corruzione del peccato colpisce la persona e tutte le sue istituzioni. La famiglia è ordinata da Dio, ma il peccato può trasformarla in un inferno. Di recente, un ragazzo ha assassinato il padre. Il padre aveva costretto la madre a prostituirsi, aveva ripetutamente violentato le figlie e aggredito il figlio. Aveva imposto droga e pornografia a tutti i figli [2]. La famiglia nelle mani di un uomo simile è chiaramente un ambiente malvagio. Lo stesso vale per la Chiesa, lo stato e la scuola nelle mani di reprobi. L’idea che lo stato possa essere il signore supremo e l’arbitro morale tra gli uomini, gli altri governi e le istituzioni è una delle illusioni più malvagie della storia. È un’illusione religiosa che cerca di eludere il bisogno di Dio. Il suo antico classico è La Repubblica di Platone; la sua espressione attuale è lo stato moderno.

La questione è se l’unità chiave di governo sulla terra sia l’uomo redento in Cristo o lo stato come un dio in terra. Dietro a tutto questo c’è la questione fondamentale: il peccato ha la sua unica vera cura in Cristo o nello stato? Come è possibile una vita buona per gli uomini? Lo stato può garantire la giustizia senza Cristo e la sua parola di legge, oppure la fine logica dello stato, come per gli uomini non rigenerati, è essere un inferno in terra?

Dobbiamo affermare che, indipendentemente da Gesù Cristo, l’individuo, la Chiesa, lo stato e tutte le altre forme di governo possono solo manifestare il peccato originale, la volontà di essere il proprio dio (Genesi 3:5). Può esserci, e deve esserci, un distacco [3] della Chiesa, ma non può esserci una separazione tra religione e Stato. È solo una questione di quale religione prevarrà.

Lo stato moderno è anticristiano per origine, concezione e amministrazione. In precedenza, abbiamo visto le implicazioni del pensiero di Marsilio da Padova. Walter Ullman, in  The Individual and Society in the Middle Ages “L’individuo e la società nel Medioevo”, ha richiamato l’attenzione sui fondamenti umanistici dello stato in Marsilio e altri, e come sono stati sviluppati dallo stato. Le leggi erano considerate valide per consenso; per mezzo di questa dottrina, la legge di Dio non era legge propria, perché i suoi sudditi non davano alcun consenso. La sovranità fu trasferita da Dio al popolo quando il potere legislativo fu affidato all’uomo. Invece di essere potere e sovranità provenienti da Dio in alto, ora si riteneva che provenissero dall’uomo in basso. Qualunque fosse la naturale disuguaglianza degli uomini, all’interno della sfera del governo civile tutti gli uomini erano considerati da Marsilio senza distinzione. Marsilio pose anche il controllo della Chiesa nelle mani degli uomini, come ha sottolineato E. A. Goertner in “Peter and Caesar”. Chiesa e stato erano quindi entrambi sotto l’uomo, non Cristo. Ancor di più, il controllo del clero fu affidato allo stato affinché l’ordine naturale potesse prevalere su quello soprannaturale. La Chiesa, infatti, era vista come un’istituzione umana. La posizione di Marsilio era un averroismo politico; lo stato umanistico di Aristotele era stato ripreso e Marsilio era un aristotelico dichiarato. Era un uomo il cui pensiero rese il cristianesimo quantomeno irrilevante, se non addirittura fastidioso. Non possiamo, tuttavia, vedere Marsilio come l’ispirazione per Machiavelli, Erasmo, Moro, Hobbes e altri. Tutti insieme facevano parte di un passaggio dal cristianesimo all’umanesimo, da Dio all’uomo e dall’uomo redento all’uomo naturale [4]. Il pensiero rappresentato da Marsilio era corrente nella sua epoca.

La rinascita del pensiero ellenico significò che la priorità fu data all’ordine naturale. Col tempo, il soprannaturale passò a un ruolo minore, per poi essere negato. George Grote (1794-1871), storico, educatore e politico inglese, scrisse la sua “Storia della Grecia” in molti volumi, un’opera che dedicò devota attenzione a tutti i dettagli della cultura e della storia greca. Turner descrisse l’atteggiamento di Grote come una “vendetta contro modalità di associazione umana diverse dai legami di cittadinanza”. La sua visione della società era quella di individui essenzialmente atomistici sotto lo Stato. Considerava i rapporti familiari dannosi per il corpo politico e cercava “una nuova genesi dell’uomo e del cittadino” nella democrazia, che per lui era “un veicolo di trasformazione morale” [5]. I vittoriani credevano che gli antichi greci avessero una virtù naturale che garantiva una buona società. Matthew Arnold e altri vedevano l’umanesimo greco come la speranza dell’uomo [6]. L’istruzione inglese per i suoi studenti d’élite era principalmente in greco e latino ed era studiatamente irrilevante per il mondo moderno, per poter essere rilevante per la propria fede umanistica.

Lo stato era visto come la speranza e la salvezza dell’uomo. Le varie società segrete in Gran Bretagna e America erano dedicate a questa fede: L’uomo, con i suoi sforzi, attraverso lo Stato, può rimodellare l’uomo e la società. Le conseguenze sono state le guerre e la politica del XX secolo, l’epoca più buia dell’uomo.

Note:

1 Strayer: On The Medieval Origins of the Modern State, p. 5.

2 Joe Morgenstern: “Judge Gamble pays off with a punishment that fits the crime,”
Los Angeles Herald Examiner, Monday, February 27, 1984, p. A3.

3 Disestablishment, cioè la privazione di una chiesa del suo carattere di chiesa di stato. (n.d.t.)

4 Sono in debito a William Bentley Ball per informazioni sugli studi di Ullman’s and Goertner, e
per copie dei loro materiali.

5 Frank M. Turner: The Greek Heritage in Victorian Britain, p. 225f. New Haven, CT: Yale University Press, 1981.

6 Ibid., pp. 23, 35.


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