CAPITOLO TRE
 Religione e la Chiesa

Come abbiamo notato, il problema “Chiesa e Stato” viene ancora formulato come se il vecchio conflitto imperiale-papale fosse ancora applicabile all’era presente. Sia la Chiesa che l’Impero rappresentavano il Cristianesimo; entrambi cercarono di fondare il Cristianesimo nei termini della loro priorità e dei loro concetti. In quella lotta, l’Impero tese ad identificare Dio ed il proprio ordine mondiale in modo troppo vicino; a volte l’insediamento nazionale ed imperiale sembrava somigliare alla dottrina pagana dello stato divino: salvezza per mezzo dell’ordinamento politico. Essere un nemico dell’imperatore o del re significava allora essere un nemico di Cristo.

Dall’altro canto, la chiesa operò per separare Dio dal mondo, proprio mentre l’imperatore operava per unire Dio e il mondo. Nelle parole di Friedrich Heer:

Fu la preoccupazione di Gregorio VII e dei suoi riformatori, ed altrettanto dello scolasticismo che si stava sviluppando a Parigi durante il dodicesimo secolo, separare Dio dal mondo (al principio dal mondo “maligno”, poi dal mondo immanente, razionale, dentro di se obbedienti solo le leggi della natura): i Gregoriani furono veementi nel loro approccio, radicali ed aggressivi (nello stile monastico ed ascetico): gli scolastici furono sobri, scientifici e razionali. Sostenuti dalla vecchia fiducia (con radici nella magia primitiva) che una sola, grande armonia univa Dio, il mondo, il cosmo, uomini, animali ed oggetti, una fiducia che a livello popolare era ancora integra, la propaganda degli Hohenstaufen si propose di dimostrare che Dio ed il mondo formavano un insieme, proprio come l’imperatore, il clero imperiale ed il papa. L’Imperatore ed il Papa regnano fianco a fianco da eguali … Regnum e Sacerdotium formano un insieme inseparabile. Chiunque cerchi di separarli o di volgerli l’uno contro l’altro è un nemico di Dio e dell’impero. [1]

Proprio come l’impero tendeva ad identificarsi troppo da vicino con Dio, così si identificò pure la Chiesa. Essere nemico del Papa significava essere nemico di Cristo. Falco, nel commentare l’era di Costantino descrisse la tensione come ineludibile:

        

Più importante di tutto, fu che da questo momento in poi il problema fondamentale di cui consiste la storia del Medio Evo si impose: il problema della co-esistenza di due universali, legati insieme inseparabilmente, tanto il quanto avevano lo stesso obbiettivo e lo stesso scopo nonostante la diversa posizione. Il sacerdozio era il depositario della Verità trascendente e portatrice di salvezza, e fu costretto dalle circostanze storiche ad imprimere la sua disciplina e il suo governo sul mondo temporale, e diventare esso stesso mondano e praticare politica; l’Impero agli inizi, per ragioni di potere e di prestigio, e per le più profonde esigenze della fede su cui fondava la sua legittimazione, fu obbligato ad assumere una missione religiosa ed essere Cristiano in tutte le sue azioni.” [2]

Questa tensione non si sviluppò allo stesso grado in Oriente perché lì le Chiese erano più profondamente infettate dal Platonismo e da altri pensieri temporali. Si sviluppò in Occidente perché l’influenza Romana era più profonda sia nella Chiesa che nello Stato in una prospettiva imperiale che come risposta ai problemi centralizzava e semplificava. La debolezza Romana verso la semplificazione portò all’incapacità di affrontare i problemi. Centralizzando e semplificando Roma rese insolubili i suoi problemi. Quando la diversità e la decentralizzazione del feudalesimo cedette all’imperialismo Romano nella Chiesa e nello Stato, si sviluppò il conflitto.

Nel ventesimo secolo non mancano nella Chiesa e nello Stato i tentativi di ritornare ad un semplificato ordine centralizzato. Le Nazioni Unite rappresentano tale sforzo al pari del Marxismo nello Stato. Il Concilio Mondiale delle Chiese e il Concilio Vaticano II rappresentano un simile sforzo all’interno della Chiesa.

Ci sono, comunque, radicali forze decentralizzanti all’opera. In più, la crescente complessità della vita preclude alla centralizzazione e alla semplificazione qualsiasi successo. Per questo, gli sforzi per tornare ad una unificazione e centralizzazione di Chiesa e Stato come nel passato Medievale rappresentano una impresa futile, sterile nonché costosa.

Il problema più immediato non è più quello Chiesa e Stato, ma piuttosto la relazione della religione, e più specificatamente della religione Cristiana con la Chiesa e con lo Stato. Poiché le istituzioni ecclesiastica e civile sono divenuti Umanistiche entrambi, entrambi hanno abbandonato il loro ruolo storico Occidentale sotto Dio per una nuova dottrina dell’ordinamento sociale. È importante perciò esaminare la relazione della religione con la Chiesa avendo già prima esaminato la relazione della religione con lo Stato.

La Chiesa è molto specificamente un’istituzione Cristiana. Non ci sono delle vere e proprie chiese nelle altre religioni. Esistono dei templi ed esistono dei credenti, ma non una comunità di credenti organizzata separatamente dallo stato come corpo organico con una origine e una chiamata trascendentali. Il concetto non-Cristiano della società è unitario; c’è un ordine sociale unificato sotto lo Stato, e la religione è un dipartimento dello Stato ed esiste solamente come uno degli aspetti della vita dello Stato.  Vari culti possono essere permessi dallo Stato ma solo fin tanto che servono lo scopo basilare dello Stato. Lo Stato non-Cristiano in questo modo fu ed è un aspetto di quel sogno della religione che trovò la sua prima e drammatica espressione nella Torre di Babele, il sogno di un ordine unificato in cui l’uomo controlla totalmente ed unifica ogni aspetto della vita sotto il suo dominio.

La chiesa invitò inevitabilmente la guerra a causa della sua stessa esistenza come istituzione Cristiana: ruppe radicalmente col vecchio concetto di società immanente e unitaria. Frantumò l’unità umanistica della società dichiarandosi il rappresentante di un Re ed un ordine trascendentali, Gesù Cristo ed il Regno di Dio. Oltre a ciò sostenne che lo Stato, ed ogni aspetto della società, è similmente tenuto a rappresentare l’ordine di Dio non quello dell’uomo. La Chiesa fu più che nuovo vino in un otre vecchio, era nuovo vino tale da richiedere nuovo otre, da richiedere che tutte le cose fossero fatte nuove nei termini di Cristo.

La Chiesa fu in questo modo una istituzione anti-Babele dedicata per la sua natura e la sua chiamata ad una decentralizzazione della società dell’uomo perché vide che l’unità deve essere interamente in Cristo. Nessuna agenzia umana può centralizzare e brandire i poteri regali del Regno di Dio.

Il Feudalesimo, nel suo aspetto decentralizzato, fu in questo modo più che un incidente storico. La relativa libertà della Chiesa Occidentale gli permise di sviluppare istituzioni, ordini e scuole che stabilirono agenzie per l’applicazione della fede. Molti degli ordini religiosi Medievali furono agenzie di carattere radicalmente decentralizzato in quanto portarono la fede al popolo, operarono a riordinare la vita in Cristo a partire dal livello locale, ed enfatizzarono la fede individuale come punto di partenza. Precisamente perché la Chiesa era decentralizzata, la chiesa poté e fu regolarmente riformata dal di dentro da nuovi movimenti e nuovi ordini. Come centralizzò, perse la capacità di riformarsi, e la riforma coinvolse la rottura della Chiesa.

Oggi, sia nelle Chiese Protestanti che nei circoli Cattolici come nelle Chiese Ortodosse Orientali, il vecchio concetto pagano unitario della società si evidenzia in modo crescente. La religione della Chiesa è sempre più l’Umanesimo e, come risultato coinvolge un radicale rinnegamento della stessa natura della Chiesa. La tendenza del pensiero e dell’azione nel Vaticano e nel Concilio Mondiale delle Chiese è un implicito smantellamento della Chiesa in nome del progresso.

Ma la missione della Chiesa è più che la decentralizzazione che ne è un sottoprodotto. È il grande mandato, l’obbligo di “ammaestrare tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: insegnando loro di osservare tutte le cose vi ho comandato” (Mt.28,19-20). Questo è il comandamento del Signore che dichiarò: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e in terra” (Mt.28,18). Questo comandamento richiede l’ammaestramento di nazioni e popoli, ed è la ricostruzione dell’uomo e della società nei termini del potere rigenerante di Dio in Cristo.

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1. Fridrich Heer: The Holy Roman Empire, p.75f.New York: Frederick A. Praeger, 1968

2. Giorgio Falco. The Holy Roman Republic, a Historic Profile of the Middle Ages p.34. New York, A.S. Barnes, 1964


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