Il pensiero evoluzionista ci ha abituati a pensare il politeismo, il credere in molti dei o forze, come al marchio delle culture primitive emergenti dall’animismo. Al politeismo si pretende che sia succeduto il monoteismo e al monoteismo la scienza e la ragione. Questa costruzione non è storica e per di più è filosofica e mitologica.
Il politeismo sembra piuttosto segnare una cultura in decadenza e una società atomistica. Quando, poco dopo la II Guerra Mondiale, il dottor Klark Kerr negò il concetto di un universo e di una università in favore di un multiverso e di una multiversità, egli abbracciò il politeismo. Invece di un cosmo unificato e di una verità che lega insieme ogni tempo e ogni luogo, la realtà divenne una massa di forze, valori relativi e verità strumentali limitate e puramente utilitaristiche in conflitto tra loro. Da questo punto di vista il cosmo smise di essere sia il magnifico ordine del Dio Trino e onnipotente, che la meravigliosa macchina degli scienziati precedenti. Divenne invece, come la discarica di una città, una collezione assortita e senza senso di un vasto numero di sembianze d’ordine parziali e obsolete, tutte senza significato. Questo è il mondo del politeismo: non conosce nessun ordine o verità unitario, solo frammenti e connessioni limitate nella confusione del tempo e dello spazio. Il politeismo è una realtà della decadenza e del collasso culturale.
Un fattore chiave del politeismo quindi è, che nel migliore dei casi, il campo e la portata del significato sono severamente limitati. Non c’è ambito, dominio o significato universali nel politeismo se non attraverso aggressione imperialistica. Da Alessandro Magno al presente, il mondo del politeismo non ha i mezzi per arrivare ad una verità ed un ordine comuni se non per mezzo della conquista imperialistica. In tale mondo né l’ordine né il significato hanno un dominio universale; perciò, la forza tenta di legare quei fattori che sono ritenuti mancare della coesività della verità e di un comune Creatore.
Come risultato, la religione politeistica si attiene al suo angolino. Giove, Venere, Mercurio, Apollo e gli altri “dei” non fecero tentativi per guadagnarsi una giurisdizione esclusiva o universale. Inoltre, perfino all’interno degli stretti confini della Atene città-stato, nessuno degli “dei” tentò di controllare lo stato, l’educazione o la vita sessuale. Gli “dei” non prescrissero un ordine economico né uno politico. La religione politeista è più incline a richiedere doni e bustarelle per il tempio che ad avanzare diritti su uomini e nazioni.
In questo modo, ogni volta e in ogni luogo in cui la religione diventa politeista, cessa di essere cattolica e di fare rivendicazioni universali. Limita dunque la sua giurisdizione ad un angolino e si accontenta delle briciole dal resto della vita.
Ora, col sorgere dell’Illuminismo, le chiese d’Europa cominciarono a limitare drasticamente le loro sfere. Si può discutere con buona causa che le chiese avevano a volte ecceduto i loro limiti. A questo punto bisogna fare un’importante distinzione. La chiesa, secondo le Scritture, non ha giurisdizione o controllo su altre istituzioni e sfere di vita se non una “spirituale”, vale a dire la proclamazione e l’applicazione della parola e dell’autorità di Dio ad ogni reame. Limitare la chiesa, comunque, enfaticamente non può significare e non significa la limitazione del Cristianesimo e del Dio Trino. Anzi, la chiesa deve dichiarare che ogni sfera della vita deve essere sotto la norma della parola di Dio e sotto l’autorità di Cristo il Re.
Detto molto semplicemente questo significa che un uomo deve essere un Cristiano nella chiesa, nella casa, nella scuola, nello stato, nella vocazione, nel tutto della vita. Nel passare da una sfera all’altra un uomo non si sposta dal reame di Cristo a quello di Mammona, Baal, Moloch e di nessun altro “dio”. Similmente neppure la scuola, lo stato, né alcun altro ordine di vita può sottrarsi dal potere cattolico o universale della norma e legge di Dio. È peccato rubare, dire falsa testimonianza o avere altri dei dovunque siamo.
Con l’Illuminismo, la chiesa limitò la sua sfera al reame spirituale. Dopo poco tempo Dio divenne il proprietario assente dell’universo fisico. Per esempio, dare la decima, da requisito generale e necessario divenne una pratica volontaria e sempre meno frequente. Il reame “spirituale”, Dio, poteva sempre meno comandare il reame “materiale”, lo stato e l’economia.
Il politeismo in questo modo nacque all’interno della chiesa. L’opera di Gesù Cristo fu progressivamente limitata alla salvezza delle anime e, con la costante avanzata dell’Arminianesimo, anche in questo campo l’uomo diede assistenza a Dio.
Come risultato, il Cristo cosmico fu barattato per un Cristo politeistico, e la Bibbia veniva letta non come la parola-legge di Dio ma come libro devozionale per pietisti. Lo stato (e maggior parte della vita) fu così “liberato” da Dio per seguire il corso umanistico. L’Umanesimo, diventato così la nuova cattolicità, cominciò a rivendicare la scuola e tutte le altre agenzie e istituzioni, fino a che anche lo stesso umanesimo cominciò a decomporsi internamente e perciò a ricorrere alla forza per ottenere la sua volontà all’esterno, vale a dire nel mondo fisico di uomini e nazioni.
Il Dio delle Scritture, comunque, come Signore e Creatore del cielo e della terra, reclama e possiede una giurisdizione totale e assoluta su ogni area di vita e di pensiero. Per qualsiasi area il dichiarare indipendenza da Dio è rivoluzione e peccato. È un’offesa ancor più seria per la chiesa di Cristo il negare la giurisdizione universale di Cristo il Re. Tale passo aggiunge alla rivoluzione il tradimento, incorre ed invita l’ira di Dio Onnipotente.
Una teologia dello stato è perciò una necessità Biblica. Dio come creatore si dichiara sovrano su tutti gli uomini e le nazioni; la sua legge ha portata universale. Alle nazioni viene intimato nel Salmo 2 di cessare le loro cospirazioni e le loro guerre contro di Lui e contro la sua legge, o in caso contrario essere fatte a pezzi come un vaso di terracotta da una verga di ferro. Gesù Cristo viene proclamato “RE DEI RE, E SIGNORE DEI SIGNORI” (Ap. 19,16).
Una teologia cristiana dello stato deve sfidare le dichiarazioni di sovranità e di signoria dello stato. Solo Gesù Cristo è Signore o Sovrano, e lo stato fa di se stesso un Molech quando rivendica sovranità ( Le. 20,1-5)
La chiesa del XX° secolo deve essere scossa dal suo politeismo e dal suo cedimento. I diritti regali di Cristo il Re devono essere proclamati.