La filosofia dell’istruzione

Di Susan Eby

Introduzione

Alla fine degli anni ’80, mio marito ed io eravamo immersi nel pieno dell’educazione dei nostri figli piccoli. Dan era il pastore di una piccola chiesa nella parte settentrionale dello stato di New York e, sebbene i nostri figli avessero frequentato per un po’ una scuola cristiana, ci eravamo trasferiti troppo lontano per poterveli mandare. All’epoca, ero terrorizzata dall’istruzione parentale – un’idea strana e nuova per noi – e non sapevo nemmeno da dove cominciare, così quell’anno mandammo i nostri figli alla scuola pubblica.

Per tutto quell’anno, mi mancò molto l’atmosfera cristiana della loro scuola precedente, ma, inconsciamente, davamo per scontato che, sebbene avessimo certamente delle preferenze, tutti i percorsi educativi avessero validità e tutti raggiungessero lo stesso scopo di base perché le materie accademiche di per sé, dopotutto, erano neutrali, non è vero?

La scuola cristiana che i nostri figli avevano frequentato in precedenza utilizzava quello che viene definito un “curricolo biblicamente integrato”, il che significava che, sebbene le basi del curricolo fossero le stesse di quelle della scuola pubblica, erano arricchite da versetti biblici e terminologia cristiana. Per quanto amassimo l’atmosfera cristiana, questa idea non faceva che convalidare la nostra percezione che le materie accademiche stesse fossero, in sostanza, neutrali.

Io e Dan eravamo entrambi cresciuti in famiglie cristiane, eppure l’istruzione pubblica non era mai stata considerata un’idea da mettere in discussione. I miei genitori credevano che l’istruzione fosse una nobile aspirazione, e quindi ci mandavano diligentemente fuori di casa ogni mattina nei giorni feriali mentre salivamo sui grandi autobus gialli e collaboravamo con deferenza alle 3R (Leggere, Scrivere, Aritmetica) dell’indottrinamento scolastico pubblico.

A quei tempi, ogni giorno di scuola iniziava con il Padre Nostro e la recita del Giuramento di Fedeltà, quindi ovviamente non mi è mai venuto in mente – né a me né ai miei genitori – che venissimo indottrinati con una filosofia che avrebbe potuto essere contraria alla nostra fede cristiana.

Eppure, anni dopo, mentre crescevamo i nostri figli, mi sono ritrovata in uno strano paradosso: se crescere figli timorati di Dio era davvero il mio obiettivo, allora perché ero sempre così smisuratamente  preoccupata di “costruire la loro autostima”? Forse mi era stato insidiosamente insegnato, contrariamente alla mia fede cristiana, che “io”, “autos” era davvero la priorità centrale? Ero, dopotutto, forse stata inavvertitamente indottrinata in una filosofia auto-esaltante: l’umanesimo, che era in conflitto con la mia fede cristiana?

Se volevo davvero che i miei figli avessero una visione corretta di Dio, questo non presupponeva forse che ciò di cui avevano bisogno non fosse più autostima, ma una visione corretta che rivelasse il loro peccato alla luce del Salvatore che perdona i pentiti, plasmandoli mediante l’opera del suo Spirito per glorificarLo nell’ obbedienza alla sua Legge? L’uomo è stato creato per la gloria di Dio, non per la propria. Qualcosa era chiaramente incoerente con la mia comprensione dell’istruzione dei miei figli. Iniziai a sospettare di non essere dopotutto uscita indenne dalla mia istruzione scolastica pubblica.

Questo incidente divenne uno dei tanti argomenti che Dio usò per afferrare me e mio marito con una crescente convinzione su come i nostri figli dovessero essere educati.

Durante quell’anno in cui cercammo di interagire con il sistema scolastico pubblico mentre i nostri figli vi erano iscritti, Dan e io digiunavamo e pregavamo insieme per i nostri figli una volta a settimana. Insieme a un gruppo di giovani famiglie della nostra chiesa, ci siamo resi conto che probabilmente dovevamo aprire una scuola cristiana, anche se non avevamo idea di come farlo.

Di conseguenza, con questo in mente, Dan organizzò un incontro con il direttore di una scuola cristiana di grande successo in California, dove Dan stava attendendo una conferenza pastorale.

Impaziente per l’incontro, chiese al direttore: “Allora, da dove si inizia? C’è qualche programma scolastico particolare che consiglieresti?”

L’uomo rimase pensieroso per un po’. Poi disse: “Bene, Dan, perché non inizi raccontandomi la tua filosofia dell’istruzione?”

La sua cooosa?

I due uomini rimasero seduti in silenzio mentre Dan frugava disperatamente tra i file della sua mente, eppure rimase senza parole, a parte qualche balbettio. Si sentiva totalmente impreparato e a mani vuote, e alla fine dovette ammettere di non avere nemmeno una filosofia dell’istruzione. Non avevamo mai nemmeno considerato come la nostra filosofia dell’istruzione avrebbe plasmato la direzione stessa del nostro percorso.

Quell’incontro ci ha rivoluzionato. Ci ha costretto a riflettere su cosa fosse una “filosofia dell’istruzione” e a scoprire qual era la nostra, come ogni genitore cristiano dovrebbe fare.

Cos’è una filosofia dell’istruzione?

La parola filosofia deriva dalle radici greche philo, che significa “amore”, e sophos, o “saggezza”. Il Webster Dictionary of the English Language del 1828 fornisce una chiara definizione della parola: “Letteralmente, l’amore per la sapienza. Ma nell’accezione moderna, filosofia è un termine generale che denota una spiegazione delle ragioni delle cose”.

Per rispondere alla domanda su quale fosse la nostra filosofia dell’educazione, abbiamo dovuto chiederci le ragioni: “Perché educhiamo i nostri figli?” “Cosa vogliamo realizzare attraverso la loro istruzione?” “Qual è il fondamento della loro educazione?” “Cosa volevamo vedere nei nostri figli come risultato finale della loro educazione?”

In una precedente sessione, Dan ha condiviso con voi la definizione di educazione come definita nel Dizionario Webster del 1828, che vale la pena ripetere. L’educazione è “Tutta quella serie di istruzioni e disciplina che mira a illuminare la comprensione, correggere il temperamento, formare i modi e le abitudini dei giovani e prepararli a essere utili nelle loro future posizioni”.

Considerate questi obiettivi, le qualità che caratterizzano l’istruzione: illuminare la comprensione; correggere il temperamento; formare i modi e le abitudini dei giovani; prepararli a essere utili nelle loro future posizioni. Indubbiamente, questi sono gli obiettivi che ogni genitore desidera nell’educazione dei propri figli.

Eppure, ironicamente, ogni filosofia dell’istruzione soddisfa di fatto tutti e quattro questi aspetti della formazione nel proprio programma, consapevolmente o inconsapevolmente. Buddisti, musulmani, umanisti, socialisti applicano intenzionalmente i loro pregiudizi religiosi all’istruzione dei loro giovani per formare pensatori coerenti con la loro filosofia. La realtà spaventosa, tuttavia, è che ciò che molti genitori cristiani pensavano fosse neutrale è in realtà molto intenzionale nella sua filosofia, e sta attivamente contrastando la stessa filosofia che loro, i genitori, propugnano.

Noah Webster aveva detto:

Ogni governo civile si basa su una religione o una filosofia di vita. L’istruzione in una nazione propaga la religione di quella nazione. In America, la religione fondamentale era il Cristianesimo. Ed è stata seminata nei cuori degli americani attraverso le case e le scuole private e pubbliche per secoli. La nostra libertà, crescita e prosperità sono state il risultato di una filosofia di vita biblica. La nostra continua libertà e il nostro successo dipendono dalla nostra istruzione dei giovani americani nei principi del Cristianesimo.

Purtroppo, una filosofia biblica della vita non è più la forza dominante in America. L’Umanesimo ha dichiarato guerra totale al sistema di credenze cristiane che cerca di dominare, avendo plasmato con successo le menti dei bambini, anche di quelli cristiani, attraverso decenni di istruzione statale. Si consideri come l’ideologia dell’omosessualità sia riuscita a “formare i costumi e le abitudini dei giovani”, o come il socialismo abbia insidiosamente “illuminato la comprensione” di questa generazione attraverso l’istruzione.

Già alla fine del 1800, R.L. Dabney osservava che:

Pagani, cattolici, musulmani, greci e protestanti hanno tutti rifiutato qualsiasi educazione non fondata sulla religione, considerandola assurda e malvagia… L’ebreo, il musulmano, il seguace di Confucio e di Brahma, tutti quanti sono attenti a istruire i giovani del loro popolo sui principi delle religioni che professano, e non si accontentano finché, attraverso un insegnamento diretto e reiterato, non hanno familiarizzato almeno con le linee generali dei libri che contengono, secondo le loro credenze, la volontà rivelata di Dio. Perché i cristiani sono così indifferenti a un dovere così ovvio, che è così palesemente riconosciuto dagli ebrei e dai pagani? [1].

Nel suo libro Total Truth, l’autrice Nancy Pearcey fa riferimento alla pratica comune tra i cristiani evangelici di vivere con “menti divise”, quando in realtà Dio, rivelato attraverso la sua Parola, è la Verità ultima, l’autorità suprema su tutta la vita. Non può esserci coesistenza tra la fede cristiana e l’umanismo. La vita non può essere una dicotomia in cui alcuni ambiti sono soggetti alla nostra fede mentre altri – come la scienza, la storia o la matematica – sono ripartiti in categorie “neutrali”. In verità, la fede si applica a tutta la vita, senza eccezioni.

Ci sono genitori cristiani che in realtà contribuiscono a questo errore di crescere i figli con “menti divise”, credendo erroneamente che finché loro, i genitori, saranno “molto coinvolti con le loro scuole”, i loro figli si troveranno benissimo nell’istruzione pubblica. Purtroppo, accade esattamente il contrario. L’impegno dei genitori in un sistema umanistico non fa altro che comunicare al bambino, consciamente o inconsciamente, che tutto ciò che la scuola gli insegna deve essere vero, perché ha l’approvazione dei suoi genitori. I genitori addirittura vi partecipano con loro.

Se a Dio non viene concesso alcun posto in una specifica materia accademica, il bambino presumerà che l’implicita approvazione dei suoi genitori dia il consenso a una dicotomia: affermare al bambino che ci siano solo alcuni ambiti della vita in cui la nostra fede è relegata, mentre ce ne sono altri in cui la nostra fede non ha voce. La fede è relegata alle nostre case, alle nostre vite devozionali private e alle nostre chiese, ma non ha voce in Storia, Matematica, Scienze, Economia o attività extracurricolari.

In realtà, un sistema educativo è o per Dio o contro di Lui. Tutto o niente. Non può essere neutrale. La Parola di Dio è completa e ha qualcosa da dire su tutta la vita, senza eccezione, inclusi affari e politica, economia, questioni sociali, abitudini personali, amicizie, istruzione, carriera e interazioni sociali, moralità, arti, scienze, storia, geografia. La Bibbia è la fonte, il manuale di istruzioni per tutta la vita.

In virtù della sua stessa definizione, l’istruzione non può mai essere neutrale. È sempre religiosa in quanto insegna ciò che si crede su Dio, l’uomo e il governo. R.L. Dabney osservò che: “Il nostro Salvatore ha anche dichiarato che non esiste neutralità morale: chi non è con Lui è contro di Lui” [2].

Colossesi 2:8 è un invito senza compromessi a perseguire la vera fede teocentrica in ogni ambito della vita, senza mescolarsi in alcun modo con la filosofia umanistica del mondo.

Guardate che nessuno vi faccia sua preda con la filosofia e con vano inganno, secondo la tradizione degli uomini, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.

Mentre Dan e io ci confrontavamo con la nostra comprensione di quale dovesse essere la nostra filosofia dell’istruzione, rimanemmo scioccati nel riconoscere che per troppo tempo avevamo vissuto erroneamente in questa dicotomia in cui c’erano alcuni ambiti, tra cui l’istruzione, nei quali la nostra fede semplicemente non aveva voce. Avevamo inconsciamente convissuto con una filosofia dell’istruzione che andava contro la fede stessa in cui credevamo. La nostra filosofia dell’istruzione doveva cambiare!

Una completa visione cristiana del mondo

A quei tempi, festeggiavamo spesso i compleanni dei nostri figli in una pizzeria locale, dove guardavamo i bambini che si alternavano al volante di uno di quei videogiochi primitivi. Immaginate un gioco in cui un aereo che entra dal lato sinistro dello schermo si sposta verso destra, mentre per tutto il tempo decine di missili cercano continuamente di attaccarlo dall’alto e dal basso. Lo scopo è far volare l’aereo da sinistra a destra senza essere colpiti. L’obiettivo era la sopravvivenza.

Allo stesso tempo, questo era più o meno quello che avevo percepito come il nostro obiettivo nell’educazione dei nostri figli: la sopravvivenza spirituale. Se solo fossimo riusciti a guidarli dall’infanzia all’età adulta senza essere colpiti dai missili – cioè, con la loro fede intatta – avrei pensato che ci saremmo riusciti. La salvezza era il nostro unico obiettivo, il culmine del nostro successo, il punto in cui avremmo potuto tirare un sospiro di sollievo nella certezza che, indipendentemente da quanto fosse cattivo il mondo, almeno i nostri figli avrebbero alla fine goduto di pace e gioia per sempre in cielo.

Il problema era che si trattava di un obiettivo centrato sull’uomo. Il mio obiettivo finale, inavvertitamente, era la felicità eterna dei nostri figli. Francamente, non mi era venuto in mente che guidarli al pentimento e alla fede in Cristo Gesù non fosse principalmente per il loro bene, ma per quello di Dio: per equipaggiarli e mandarli in missione nel grande piano e proposito di Dio.

Uno dei momenti più toccanti della mia genitorialità è stato una sera alla scuola cristiana che frequentavano i nostri figli, quando avevamo ascoltato Dennis Peacocke, un oratore ospite, dire a un incontro genitori-insegnanti: “E se Gesù non tornasse nella generazione dei vostri figli? E se le cose peggiorassero rispetto a ora? E se la moralità declinasse e l’economia crollasse? E se i sistemi politici crollassero? E se le cose peggiorassero così tanto che il mondo esaurisse gli esperimenti e iniziasse a rivolgersi ai cristiani per trovare risposte vere. A cosa state preparando i vostri figli? Li state preparando ad avere risposte pie in una cultura che sta cadendo a pezzi?”

Allo stesso modo, R.J. Rushdoony aveva scritto: “Il centro della nostra fede non siamo noi stessi, ma Cristo e il Suo Regno. La nostra salvezza, quindi, non è il fine dell’opera di Cristo, ma il suo punto di partenza nella nostra restaurazione nella sua casa e nella sua chiamata. Calvino aveva ragione; tutta la nostra vita deve essere il nostro impegno per adempiere alla sua chiamata. Cristo è il fondamento, non noi stessi”.

Da allora, io e Dan abbiamo coltivato la passione di imparare come applicare le Verità di Dio a tutti gli ambiti della vita per la gloria di Dio e del suo Regno sulla terra. Cosa dice Dio, attraverso la Bibbia, sul lavoro? Sulla gestione di un’impresa? Sull’istruzione? Sul socialismo, la scienza, l’arte, la musica, la danza? Sulle tasse, la politica e il governo, l’assistenza sanitaria e la beneficenza? Sulle relazioni, il denaro, la famiglia, le istituzioni, il matrimonio, il divorzio, la salute, la cura del nostro corpo, su come dovremmo vestirci?

Nel suo libro La filosofia cristiana dell’istruzione spiegata, l’autore britannico Stephen Perks ha scritto:

La comprensione della vita da parte del cristiano è centrata in Dio e perciò il cristiano cerca di comprendere e d’interpretare tutte le cose noi termini dei propositi creativi del Dio delle Scritture e della parola che Egli ha dato per governare la vita dell’uomo. Poiché Egli è il Creatore e il sostenitore di tutte le cose, l’universo trova il proprio scopo e significato solamente in Lui [3].

Consapevoli che è vero, Dan e io abbiamo riconosciuto che il nostro obiettivo primario per l’educazione dei nostri figli era che sviluppassero una visione del mondo solida e completa, plasmata da un criterio di misurazione biblico. Volevamo che i nostri figli avessero una visione del mondo biblica completa, la capacità di vedere (e giudicare) ogni aspetto della vita in base alla Parola di Dio come autorità suprema. Come ha riassunto Stephen Perks, “Un’istruzione cristiana perciò, è un’istruzione che rende lo studente capace di pensare i pensieri di Dio nella sua cornice di pensiero in ogni disciplina e ambito di vita” [4].

Una visione biblica del mondo può essere raggiunta solo quando la Scrittura è fonte di insegnamento, correzione e  istruzione nella giustizia, preparando così lo studente al lavoro della sua vita.

Il timore del Signore è il principio della sapienza, e la conoscenza del Santo è intelligenza” (Proverbi 9:10).

Ogni visione del mondo, cristiana o non cristiana, è caratterizzata dalle sue idee di Dio, dell’uomo e del governo. Queste tre idee costituiscono il cuore e l’anima della visione del mondo di ogni individuo.

Chi è Dio?

Non c’è questione più fondamentale da comprendere per i cristiani e per i genitori da insegnare ai ai propri figli di una corretta visione biblica di chi è Dio, chi è l’uomo e chi di questi detiene l’autorità finale su qualsiasi cosa, e questa visione farà da fondamento a ogni idea che viene studiata, letta, considerata, giudicata e applicata.

Erroneamente, la visione di Dio del cristiano evangelico potrebbe non essere così palesemente centrata sull’uomo come quella dell’umanista, ma troppo spesso anche i cristiani evangelici aderiscono alle proprie piacevoli concezioni di Dio, fortemente influenzate dall’umanesimo. L’uomo è ancora al centro.

A dire il vero, troppo spesso l’idea di Dio degli evangelici si basa più su una sorta di Babbo Natale che sulla Bibbia. Nelle chiese di tutta l’America, Dio è percepito come nient’altro che un allegro vecchio elfo che premia il nostro buon comportamento e punisce la nostra negligenza, mentre ci fornisce tutte le cose che abbiamo scritto nella nostra lista dei desideri.

Quando l’uomo percepisce che Dio cessa di svolgere il ruolo che gli è stato assegnato, si crea la propria idea di chi sia Dio. Oprah Winfrey ha confessato di aver provato disgusto quando lesse nella Bibbia che Dio è un Dio geloso, cosa che l’ha portata a creare una propria idea più accettabile di chi Lui (Lei?) sia.

Fin dalla sua creazione, l’uomo ha cercato di diventare un dio. Vediamo l’umanesimo: l’adorazione dell’uomo, manifestarsi quotidianamente intorno a noi, mentre dichiara guerra totale alla fede cristiana. Ma questa lotta per l’autonomia dell’uomo non è una novità. Esiste da molto tempo! Il defunto R.C. Sproul una volta chiarì che “L’umanesimo non è stato inventato dagli uomini, ma da un serpente che ha suggerito che la ricerca dell’autonomia potesse essere una buona idea”.

La visione umanistica del mondo presuppone fermamente che l’uomo sia dio e quindi detenga l’autorità finale su ogni decisione. Questa illusione non è mai così evidente come nell’argomentazione pro-aborto: “Il mio corpo, la mia scelta”.

Come cristiani, affermiamo la verità che esiste un solo vero Dio e che, in virtù del fatto che ha creato tutte le cose e quindi le possiede tutte, governa gli affari degli uomini e delle nazioni. La sua gloria, non la nostra, è lo scopo della vita e l’obiettivo dell’istruzione dei nostri figli.

Poiché in lui sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, le cose visibili e quelle invisibili: troni, signorie, principati e potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui, Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui (Colossesi 1:16-17).

Il nostro Paese attualmente non soffre di mancanza di fede, ma come ha detto R.J. Rushdoony, gran parte di essa è falsa. Allo stesso modo, in questo momento, c’è una pletora di persone che credono in un Dio (o in degli dei). Ma credere che ci sia un Dio (o un dio) è una cosa, e tuttavia ciò che crediamo di Lui è tutt’altra cosa.

Come cristiani, crediamo in un unico vero Dio che governa gli affari degli uomini e delle nazioni. Crediamo che tutte le cose siano state create da Lui e per Lui, e che in Lui tutte le cose sussistono. Crediamo che Gesù Cristo sia il Figlio di Dio che venne sulla terra, morì per i nostri peccati, risuscitò e ascese al Padre. Crediamo che ogni autorità in cielo e sulla terra sia solo sua.

La nostra fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è il cuore e l’anima del perché e del come insegniamo ai nostri figli, ed è lo scopo per cui vengono educati, preparati e formati.

Chi è l’uomo

L’uomo fu creato da Dio, a immagine di Dio, per la sua gloria, per realizzare i suoi propositi sulla terra.

Alla Creazione, Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza“.

C’era un disegno intenzionale nella creazione dell’uomo da parte di Dio, maschio e femmina, due che diventano uno. Dopo aver creato l’ambiente in cui l’uomo avrebbe vissuto i suoi propositi sulla terra, Genesi 1:26, 27 riporta che Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza… Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò“. L’uomo, cioè maschio e femmina, fu creato come un’unità completa, creata a immagine di Dio. I due divennero uno.

Poi Dio diede all’uomo il suo compito, riportato in Genesi 1:28: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, e abbiate dominio su… ogni essere vivente che striscia sulla terra”.

Insieme, il maschio e la femmina, plasmati a immagine di Dio stesso, furono intenzionalmente progettati affinché potessero “essere fecondi e moltiplicarsi” per adempiere al mandato di Dio che caratterizza la vita e la fecondità del Regno dei Cieli a cui apparteniamo. Egli ripeté loro di nuovo questo mandato dopo il diluvio (Genesi 8:16,17), e lo ripeté ancora agli esuli in Babilonia (Geremia 29:6).

Stephen Perks ha scritto:

È stato il Dio delle Scritture che ha creato e che perciò lo definisce; ed Egli ha creato l’uomo a propria immagine. L’obbiettivo dell’istruzione è pertanto  di promuovere la maturazione a immagine di Dio… in termini dei propositi di Dio per la sua vita” [5].

Come esseri umani, siamo profondamente ingannati credendo che questa vita riguardi solo noi e tutto ciò che serva per renderci felici. Non è così. Abbiamo uno scopo molto migliore e molto più elevato che si estende ben oltre noi. È tutta la Storia di Dio, e Lui ci ha creati intenzionalmente allo scopo di rivelare la vita e la fecondità del suo Regno. Ci ha creati per partecipare alla sua storia.

Questo Regno di cui facciamo parte – il Regno di Dio – appare così diverso dal mondo. Parla in modo diverso dal mondo. Si comporta in modo diverso. I suoi obiettivi e i suoi scopi sono così diversi da quelli del mondo. Mentre il mondo cerca di competere e di distruggere gli altri, noi ci impegniamo a vedere il successo pio gli uni negli altri, anche quando ciò significa affrontare un peccato che al momento sembra doloroso. In questo momento, il mondo è caratterizzato da morte e sterilità. Che gioia inesprimibile essere caratterizzati dalla vita e dalla fecondità!

Chi ha il controllo

L’idea che il “governo” ricopra un ruolo così significativo nella formazione della visione del mondo è saldamente radicata nella sua definizione: “L’esercizio dell’autorità; direzione e limitazione esercitate sulle azioni degli uomini in comunità, società o stati”. In parole povere, il governo implica l’esercizio di direzione, controllo, regolamentazione, limitazione.

Lo scontro di visioni del mondo nella nostra cultura attuale, ovvero l’attacco dell’umanesimo al sistema di credenze cristiane, è in definitiva la guerra per chi ha il controllo. Chi detiene l’autorità finale su qualsiasi questione: Dio o l’uomo? Chi ha l’ultima parola su qualsiasi cosa: Dio o l’uomo?

È una questione antica! La lotta per il controllo risale all’inizio della storia. I fratelli di Giuseppe erano accesi di gelosia dopo che lui aveva sognato che i loro covoni di grano si sarebbero inchinati al suo covone, e lo deridevano con rabbia: “Quindi ci governerai?” (Genesi 37:8.) Aaronne e Mariam accusarono Mosè: “Il Signore ha forse parlato solo per mezzo tuo? Non ha parlato anche per mezzo nostro?” (Numeri 12:1,2.) In effetti, gli stessi Israeliti accusarono Mosè: “Chi ti ha costituito giudice su di noi?” (Esodo 2:14.) La lotta per il controllo assoluto dura da molto tempo!

Nella cultura odierna, c’è un intenso conflitto su questioni sociali e morali, poiché una visione del mondo antropocentrica (cioè centrata sull’uomo) muove una guerra totale contro la visione del mondo teocentrica (cioè centrata su Dio), accusata di legiferare sulla moralità. “Chi sei tu per dirmi come vivere la mia vita?”

Quindi, chi può dire a un individuo come vivere la sua vita? Chi ha l’ultima parola? Una donna ha davvero l’autorità di porre fine alla vita del bambino nel suo grembo perché è il suo corpo? Qualcuno ha il diritto di scegliere di sottoporsi all’eutanasia perché sta ponendo fine alla sua propria vita? Un uomo ha l’autorità di identificarsi come donna perché sta parlando della sua vita? È accettabile che una donna sposi un’altra donna perché sono entrambe adulte e consenzienti? È accettabile che una donna rompa il suo matrimonio perché non è più felice?

Dovremmo preoccuparcene, o dovremmo presumere che, trattandosi delle loro vite, possano farne quello che vogliono?

Una cultura umanista cerca di costringerci a credere che, poiché l’uomo è dio, l’autorità ultima spetti all’individuo. Ma non è così. L’uomo non ha l’ultima parola, nemmeno sulla propria vita o sulle questioni che avvengono nella propria vita. C’è un’autorità superiore a cui l’umanità deve sottomettersi, che l’individuo voglia accettarla o meno.

Colossesi 1:16 dice:

Per mezzo di lui [Gesù] sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, le cose visibili e quelle invisibili: sia troni o signorie o principati o potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

Dopo la risurrezione di Gesù e prima della sua ascensione al cielo, l’ultima cosa che Gesù disse fu: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni“. (Matteo 28:18.)

Efesini 1:20-21 dice:

[Dio] ha risuscitato Cristo dai morti e lo ha fatto sedere alla sua destra nei luoghi celesti al di sopra di ogni principato, potestà, potenza, signoria e di ogni nome che si nomina non solo in questa età, ma anche in quella futura.

Il nostro caro amico James Rose, che ora vive alla presenza di Gesù, diceva spesso: “Quando pensano al governo i cristiani dovrebbero pensare prima a Dio, non all’uomo. Il governo è sulle sue spalle, posato supremamente sul Dio trino”.

Non importa cosa il mondo intorno a voi stia cercando di forzarvi o costringervi a credere, l’uomo non ha l’ultima parola. Gesù Cristo ce l’ha. Lui solo è il nostro criterio per misurare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Pertanto, uccidere i bambini in utero non va bene. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso non va bene. L’adulterio non va bene. La rottura del matrimonio non va bene. L’eutanasia non va bene. L’omicidio non va bene. Fingere di essere di un sesso diverso da quello che Dio vi ha creato non va bene. Tutto ciò che offende Dio e sfida la sua autorità sovrana non va bene.

Applicare la visione biblica del mondo all’istruzione

Come educatori cristiani, dovremmo pensare immediatamente allo studio della Storia [6] come a “Gesù Cristo: la sua storia”, vedendo le prove della sua opera attraverso uomini e nazioni. Pensiamo immediatamente alla geografia come allo studio del palcoscenico su cui si sviluppa la sua storia. La matematica rivela il carattere e gli attributi di Dio. Mentre studiamo tutte le aree della scienza che furono generate al momento della Creazione, ci meravigliamo del potere creativo e dei propositi di Dio.

Applicare alla formazione la visione biblica del mondo non significa semplicemente infilare versetti della Bibbia nel curricolo, leggere solo libri o libri di testo cristiani o proteggere i nostri figli dal peccato, dal male e dalle false filosofie che sono nel mondo. Significa studiare le molteplici forme di filosofie, culture, paesi, abitudini e idee, vederne le cause e gli effetti e confrontarle costantemente con le Scritture, cercando risposte bibliche – il che è una cosa molto diversa dall’essere istruiti, formati e plasmati in quelle filosofie dagli evangelisti di quelle filosofie.

Significa non solo studiare scienze naturali, ma scoprire le origini e i propositi di Dio per le cose che ha creato, quindi giudicare se siamo stati o meno buoni amministratori di ciò che ha creato, e di conseguenza capire come, sapendo questo, ora ne siamo responsabili. Forse ci sono modi in cui dobbiamo cambiare, ora che sappiamo ciò che sappiamo.

Significa guardare alle ideologie che emergono intorno a noi (come l’omosessualità, l’umanesimo, il socialismo, il politeismo), trovarne cause ed effetti, confrontarle con la Scrittura, trovare risposte divine appropriate per esse e scoprire come dobbiamo rispondere e/o aiutare adeguatamente coloro che vi prendono parte.

Significa scoprire come il carattere di Dio e i suoi propositi si riflettono nei principi della Matematica o negli elementi della Creazione, o nelle cause e negli effetti che osserviamo nella Storia. Romani 12:2 ci avverte: “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente…“. La nostra mente: i nostri pensieri, le nostre azioni, le nostre convinzioni, la nostra comprensione del mondo,  deve conformarsi ed essere plasmata dalla Parola di Dio, non dal mondo.

Se siamo seri nel volere che Dio sia al centro della nostra vita e di quella dei nostri figli, dobbiamo essere disposti a cambiare il nostro modo di pensare o di agire, se necessario. Se avere Cristo, non l’uomo, al centro della nostra fede è davvero l’obiettivo nell’istruzione dei nostri figli, ciò può realizzarsi con successo solo con una formazione completa basata sulla visione biblica del mondo.

Stephen Perks ha riassunto splendidamente la filosofia dell’istruzione quando ha scritto:

Lo scopo di un’istruzione cristiana è di abilitare il fanciullo a crescere a immagine di Dio in un adulto maturo, di prepararlo ad addossarsi le proprie responsabilità come portatore dell’immagine di Dio e di fornirgli gli strumenti per adempiere al suo mandato  di estendere il suo dominio sulla terra come vicario di Dio [7].

 

Note:

1 Dabney, R.L.: Secular Education, Canon. 11-12.
2 Dabney, R.L.: Secular Education. 21.
3 Stephen Perks: La filosofia cristiana dell’istruzione spiegata, trad. Giorgio Modolo PDF p. 23 https://www.cristoregna.it/libri/la-filosofia-cristiana-dellistruzione-spiegata/

4 Ibid., p. 24
5 Perks: La filosofia cristiana dell’istruzione spiegata, PDF  p. 35
6 Storia con la S maiuscola, traduce non story ma  History, His story, la sua storia (n.d.T.)
7 Perks, op. cit. p. 42.


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