9. Lo stato e l’incarnazione

Uno dei racconti più toccanti nelle scritture è quello della guarigione del cieco. Dobbiamo solo immaginarci per un momento improvvisamente ciechi per comprendere la grande gioia di coloro che Cristo guarì. Questo fatto evidenzia ancor di più quello triste di uomini sani con una buona vista che rifiutano di vedere. Per dei “cristiani” essere volontariamente ciechi significa rinnegare la propria salvezza. Questa cecità della chiesa è in ogni modo un fatto triste e assai diffuso. Fin troppi uomini di chiesa sono così volontariamente ciechi che rifiuterebbero di riconoscere Satana a meno che non si presentasse chiaramente etichettato come tale, e a quel punto solleverebbero dei dubbi sull’autenticità dell’etichetta. Confrontati con Cristo domanderebbero di vedere le sue credenziali e chiederebbero lettere di referenza. La visione di tali uomini di chiesa è limitata a questioni irrilevanti.

Se non fosse così, la chiesa avrebbe da molto tempo riconosciuto un fatto basilare nell’era moderna, e cioè che l’umanesimo ha una dottrina dell’incarnazione, e lo stato è l’incarnazione del suo dio. Questo pensiero non è nuovo; ebbe la sua espressione classica in George Wilhelm Friedrich Hegel (1780-1831). Da allora tutto il pensiero politico è stato in qualche misura Hegeliano. Mentre molti dei suoi eredi lo rifiutano a causa di diverse puntualizzazioni, pensano comunque ancora nei termini di presupposizioni Hegeliane.

Per Hegel, “La Ragione è il Sovrano del Mondo.” La ragione “è Sostanza, ed insieme Potere Infinito.” Inoltre, “La Ragione è la sostanza dell’Universo; vale a dire ciò per cui ed in cui tutta la realtà ha il suo essere e la sua sussistenza”, ed è pure “l’Infinita Energia dell’Universo….Essa è l’infinito complesso di cose, la loro intera Essenza e Verità [1]. In breve, la Ragione, la Ragione immanente in ogni essere è il dio di Hegel. Come i greci Hegel divise l’universo in mente o ragione, e materia. Introdusse poi il concetto di Spirito in contrapposizione alla materia. Lo Spirito è esistenza auto-contenuta (autonoma), mentre la materia ha la propria essenza al di fuori di se stessa. È chiaro che Spirito o Mente è molto simile a Ragione o identico ad essa. Però Hegel dà una definizione “superiore” dello Spirito o Ragione: esso è “Libertà.” “Poiché se io sono dipendente, il mio essere è riferito a qualcos’altro che io non sono; io non posso esistere indipendentemente da qualcosa d’esterno. Al contrario, sono libero quando la mia esistenza dipende da me stesso. Quest’esistenza auto-contenuta di Spirito non è altro che auto-consapevolezza, consapevolezza del proprio essere” [2].

Che questo ci porti vicini al bersaglio, cioè all’uomo, era intenzionale. Hegel disse:

L’Oggetto Assoluto: il Vero, è Spirito, e come l’uomo stesso è Spirito, egli è presente (è riflesso) a se stesso in quell’oggetto, e così nel suo essere. Ma in modo che l’oggettività dell’Essere Essenziale possa essere eliminata e lo spirito non essere più alieno a se stesso – possa essere con se stesso (auto-armonizzato) – la Naturalità dello Spirito deve essere rimossa; in modo che l’elemento alieno possa essere distrutto, e la riconciliazione dello Spirito adempiuta [3].

L’incarnazione di Cristo per Hegel significava che “l’auto-consapevolezza aveva raggiunto le fasi dello sviluppo (Momente) la cui conseguenza (risultanza?) costituisce l’Idea di Spirito, ed era arrivato a sentire la necessità di comprendere (includere) queste fasi in modo assoluto” [4]. Poiché lo Spirito è Mente e Libertà, tutti gli uomini possono pertanto diventarne incarnazioni. L’uomo che segue la Ragione divorzia dalla religione tradizionale e con ciò afferma la propria libertà, ed è l’uomo in cui lo Spirito è manifestato. Così Hegel aveva chiaramente una grande opinione della scienza moderna e aiutò a crearla, vale a dire: l’insediamento sul trono dell’uomo autonomo come giudice su tutte le cose. Hegel, il 23 gennaio, 1807, scrisse a C.G. Zellerman, dicendo: “Solo la scienza è la teodicea” [5].  Se la scienza è la teodicea che giustifica le vie di Dio all’uomo, chi è il dio?

Abbiamo visto che per Hegel l’uomo può fare di sé un’incarnazione dello Spirito o dio, benché per lui dio sia più dell’uomo.

L’uomo, al contrario, è Dio solo fintanto che annulla il meramente Naturale e Limitato nel suo Spirito ed eleva se stesso a Dio. Ciò significa che è obbligatorio per colui che partecipa della verità, e sa che egli stesso è un costituente (Momento) dell’Idea Divina, lasciar andare il suo essere meramente naturale: poiché il Naturale è il Non-Spirituale [6].

Pertanto l’uomo è solo un momento nell’Idea Divina. “La forma che la perfetta incorporazione dello Spirito assume” è “lo Stato” [7]. In questo modo lo stato è l’incarnazione dell’Idea Divina, Spirito o Libertà. Precedentemente Rousseau aveva identificato la libertà con la volontà dello stato. Hegel fece lo stesso.

Poiché il Vero è l’Unità della Volontà universale e soggettiva; e l’Universale si trova nello Stato, nelle sue leggi, nelle sue disposizioni universali e razionali. Lo Stato è l’Ideale Divino come esiste sulla Terra. Abbiamo in esso, perciò, l’oggetto della Storia in una forma più definita di prima; una forma in cui la Libertà ottiene oggettività, e vive nel godimento di questa oggettività.

Infatti la Legge è l’oggettività dello Spirito: volizione nella sua  forma reale. Solo quella volontà che obbedisce la legge è libera, perché obbedisce se stessa – è indipendente e perciò libera. Quando lo Stato o la nostra nazione costituisce una comunità d’esistenza, quando la volontà soggettiva dell’uomo si sottomette alle leggi – la contraddizione tra Libertà e Necessità svanisce. Il Razionale ha necessaria esistenza, essendo la realtà e la sostanza delle cose, e noi siamo liberi nel riconoscerlo come legge e nel seguirlo come la sostanza del nostro essere. La volontà oggettiva e soggettiva sono dunque riconciliate, e presentano un identico omogeneo insieme. Poiché la moralità (Sittlichkeit) dello Stato, non è di quel tipo etico, riflessivo (moralische) in cui le convinzioni di una persona hanno influenza, quest’ultimo è piuttosto la peculiarità del tempo moderno, mentre la vera antica moralità è basata sul principio di adempiere il proprio dovere (verso lo stato in generale). Un cittadino Ateniese faceva ciò che gli era richiesto come fosse istintivo: ma se io rifletto sull’oggetto della mia attività, io devo avere la consapevolezza che la mia volontà è stata chiamata all’esercizio. Ma la moralità è Dovere – sostanziale Diritto – una ‘seconda natura’ come è stata giustamente chiamata; poiché la prima natura dell’uomo è la sua esistenza primaria, meramente animale [8].

Da notare il punto seguente fatto da Hegel. Primo, il suo modello è Atene e la Grecia, non Cristo e la Bibbia. Egli vuole “la vera antica moralità” del paganesimo. Secondo, “lo Stato è l’Idea Divina come essa esiste sulla terra,” cioè è l’incarnazione corrente del dio di Hegel. Terzo, poiché per definizione dio è il valore ultimo e la volontà di dio è giusta e santa, per Hegel ne consegue che lo stato è altrettanto infallibile di quanto lo sono Cristo e la Bibbia per il Cristiano ortodosso. La legge dello Stato oggettifica o manifesta in forma incarnata scritta lo Spirito, ovvero il dio di Hegel. Quarto, gli uomini non possono essere liberi nella loro personale moralità religiosa che Hegel congeda come “la peculiarità del tempo moderno” e cioè dell’era Cristiana. “Solo ciò che obbedisce la legge è libero,” e per Hegel la legge è la legge dello stato, non quella legge e moralità personale e peculiarmente biblica. Molto chiaramente, il pensiero di Hegel fu qui il fondamento per l’infallibile dittatura del proletariato nel Marxismo. Lo stato sociale scientifico è per definizione la storica incarnazione della libertà e della ragione e perciò non può sbagliare. L’uomo non può essere libero se sfida questo dio incarnato: lo stato scientifico socialista. Marxisti, Socialisti Fabiani, difensori della democrazia assistenziale ed altri tutti operano per la creazione di tale stato e ordine mondiale. Il Fascismo è una variante della stessa fede. Quinto, poiché Dio è sia l’autore della libertà sia l’origine della predestinazione, il moderno dio-stato deve essere simile. L’uomo moderno mette Dio in discussione; egli considera libertà e predestinazione da Dio una contraddizione, perché egli nega Dio. Nello stato moderno, Hegel dice “la contraddizione tra Libertà e Necessità scompare.” Tutte le cose sono riconciliate in Dio e, per l’uomo moderno, lo stato è dio in terra.

Sesto, Hegel disse: “Lo Stato è la vita spirituale universale, col quale gli individui per nascita sostengono una relazione di fiducia e d’abitudine, e nel quale hanno la loro esistenza e realtà” [9]. In altre parole noi viviamo, ci muoviamo e siamo nello stato. Con questa premessa lo stato moderno si è attivato a controllare ogni area di vita e di pensiero come parte necessaria del suo governo provvidenziale. Questo, ovviamente, è totalitarismo.

Settimo, Hegel ridusse la libertà personale ad una questione soggettiva:

In considerazione di ciò, la libertà sostanziale (oggettiva) deve essere distinta dalla libertà soggettiva. La libertà sostanziale è la Ragione astratta, non sviluppata, implicita nella volizione, che procede a svilupparsi nello Stato. Ma in questa fase della Ragione mancano ancora discernimento e volontà personali, cioè libertà soggettiva; la quale viene realizzata solamente nell’Individuo nella sua coscienza [10].                                                

Nel conflitto tra chiesa e stato degli anni 1970 e 1980, è divenuto manifesto che la definizione dello stato della libertà religiosa è Hegeliana e soggettiva: la sua area di libertà è ristretta al reame tra le due orecchie di un individuo.

Nel commentare sul “Mondo Greco,” Hegel cominciò: “Tra i Greci ci sentiamo immediatamente a casa nostra, perché siamo nella regione dello Spirito” [11]. Le sue rapsodie sentimentali sui Greci sono una lettura stupefacente.

Alcuni studiosi rifiutano la continuità con Hegel nella moderna giurisprudenza e nel pensiero politico sulla premessa che l’approccio di Hegel era metafisico, mentre il pensiero contemporaneo non lo è. Ad ogni modo, rifiutando di insegnare o di pensare metafisicamente, non sfuggiamo la metafisica; anzi facciamo le nostre presupposizioni metafisiche ingenuamente e con l’illusione della verità scientifica.

Il positivismo legale è Hegeliano in lignaggio ed in spirito. I positivisti non vedono ragione, diritto o verità staccate dallo stato. Il Giudice della Corte Suprema Holmes fu un esempio di questo modo di pensare. Un tale positivismo, come ha mostrato McClellan, non lascia possibilità di distinguere tra una legge giusta ed una ingiusta, tra un governo civile buono ed uno malvagio.

Un alleato dell’utilitarismo, il positivismo legale, mise radici per primo in Germania. Hans Kelsen, che con Rudolph Stammler fondò la scuola di giurisprudenza neo-Kantiana, rappresentava ogni dogma della tradizionale concezione di regola di legge come superstizione metafisica. Egli insisteva che uno stato non poteva agire “illegalmente” perché “ogni espressione della vita di uno Stato, ogni atto di stato, è un atto legittimo”  [12].

Ho citato Kelsen non senza interesse. Nel libro The Politics of Guilt and Pity (1970) ho analizzato Kelsen criticamente. Quelle porzioni del libro erano state scritte alla fine degli anni 50, credo. Negli anni 60, ho certe volte fatto riferimento a Kelsen in vari dibattiti pubblici. L’unico responso fu un rimprovero da una chiesa per aver criticato un grande studioso della legge che conosceva della legge più di quanto io avrei mai potuto conoscere. Inoltre, perché stavo “sprecando” tempo commentando sulla legge anziché interessarmi di materie “spirituali”? Nello stesso periodo, 50-60, i miei commenti sul pericolo dell’umanesimo incorrevano nei rimproveri di pastori che non vedevano in esso alcun pericolo. Da allora, il numero degli uomini di chiesa che sono allarmati nei confronti dell’umanesimo sono diventati legioni. Possiamo perciò sperare che a tempo debito questi uomini si sveglieranno al fatto che lo stato moderno dichiara di essere dio incarnato con diritto totale di governare su di loro. Sovranità significa signoria, e lo stato pagano e anti-cristiano ha sempre affermato la propria sovranità.

Note:

1. G.W.F. Hegel: Philosophy of History, p. 52f. New York: Collier, 1901

2. Ibid., p.62

3. Ibid., p.408

4. Ibid., p. 408f.

5. Walter Kaufmann: Hegel, Reinterpretation, text, and Commentary, p.308. Garden City, New York: Doubleday, 1965

6. Hegel, Philosophy of History, p.415.

7. Ibid., p.61.

8. Ibid., p.87f.

9. Ibid., p.164.

10. Ibid., p.164.

11. Ibid., p.300.

12. James McClellan: Joseph Story and the American Constitution. p.ix. Norman, Oklahoma. University of Oklahoma Press, 1971.


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